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Messaggioda Saana Leyla » 15/02/2012, 23:29

Ecco, ci sei quasi dolcezza, sei quasi arrivata...avanti, un altro piccolo sforzo e sarai lì...ma dove diavolo è l'infermiera quando serve, porca p*****a?

Maledizione. La gamba le faceva malissimo. Era riuscita ad arrivare all'infermeria per miracolo, e quella reticente dell'infermiera era sparita chissà dove. Se Aleph avesse fatto il suo dovere a quest'ora non sarebbe in quelle condizioni. Un paletto di legno era conficcato nella sua caviglia, appuntito e sanguinante come la sua pelle. Non riusciva a fermare il sangue, la sua bacchetta era rimasta nella sua camera, quella sera. Maledetto Aleph, maledetto stronzo. Quella sera il suo incontro a Londra con quel figlio di buona donna le aveva procurato oltre ad un dolore fisico anche un dolore nell'anima, una ferita ancora aperta, come tutte quelle che il suo passato le aveva procurato. Amr. Aleph. Katherine. Sempre. Era sempre andata così nella sua misera vita.

Brutto stronzo, questa me la paghi. Se riesco a prenderti, ti faccio scendere all'Inferno e ti ci faccio rimanere!

Imprecò, mentre la sua mano cercava di estrarre il pezzo di legno dalla caviglia. Tirò un urlo tremendo, quasi agghiacciante quando riuscì ad estrarlo, mentre le sue vesti si sporcavano sempre più di liquido denso e rossastro. Si poggiò su uno dei lettini, prendendo l'occorrente per medicarsela. Fortuna che quellla non era la sua prima ferita da battaglia, e sapeva come cavarsela.

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Messaggioda Typhon » 16/02/2012, 0:10

Punti extra, compiti in meno, mansioni inutili, accesso a qualche alcolico adatto alle anestesie locali.
Questo era il compito notturno di tutti i Venerdì per Typhon Seal, il quale come di consueto, era di turno all'infermeria del castello per attendere che si presentasse qualcuno e dare nel caso una mano, o meglio, informare l'infermiera che si era presentato qualcuno e provvedere affinché venisse curato e custodito nel migliore dei modi, ma obiettivamente Ty non era mai stato un tipo di simile buon cuore, infatti come detto poc'anzi, le sue mire per quell'attività erano ben altre che l'onesto e gentile volontariato.
Se ne stava seduto su una sedia leggermente reclinata all'indietro, con i piedi poggiati sul bordo della finestra a guardare la luna e le braccia conserte dietro la nuca con aria assolutamente soddisfatta del fatto che non ci fosse assolutamente un'anima viva.

Immagine

Tra poco un goccio di grappa distillata ammazza-mannari, poi sistemo gli armadietti con le bende e dopo posso tornarmene in camera mia, questa è una di quelle notti che io definisco "non plus ultra del relax"...

Brutto stronzo, questa me la paghi. Se riesco a prenderti, ti faccio scendere all'Inferno e ti ci faccio rimanere!

Inarcò il sopracciglio, sentendo una voce per nulla gentile e accomodante, anzi, tutt'altro. Scioccò la lingua al palato, voltando leggermente la testa abbastanza scazzato nel constatare che probabilmente si era presentato proprio all'ultimo momento del lavoro per lui, o meglio per l'infermiera, se non fosse che in via del tutto ovvia la signora si era già messa al riposo da venti minuti.

Tsk, fanculo, beh, male che va la butto giù dalla branda la vecchia! Vediamo chi è che scassa le palle...

Si mosse dalla sua posizione, palesando la sua presenza probabilmente con il tonfo che fecero le gambe della sedia quando toccarono di colpo il pavimento di marmo, poi, ecco che messosi in piedi si diresse presso la zona dei lettini dietro la tenda e le transenne che lo coprivano da eventuali ficcanaso che volessero osservare cosa faceva lui durante il suo turno.
Giacca di pelle nera, pantaloni dello stesso medesimo cromo di fantasia, sotto una camicia color viola scuro e un maglioncino attillato nero con sopra la spilla della sua casata, i Draghi.
Giunto a passo tranquillo fino al luogo dal quale proveniva la voce per niente amichevole, gli occhi del prefetto incrociarono il corpo di una ragazza più tendente verso la donna, e osservando la brutta situazione rappresentata dalla sua caviglia sanguinante, non si negò un piccolo sorriso sadico e sarcastico sulla situazione, ritornando poi con la sua solita espressione seria e tranquilla ma allo stesso tempo lievemente scocciata, avvicinandosi di più a lei e inginocchiandosi presso uno degli armadietti bassi per prendere una garza pesante e dell'acqua ossigenata.

Immagine

Come minimo avrai la ferita zeppa di schegge, prima buttaci sopra questo e poi fascia, anche se credo vivamente tu sia perfettamente a conoscenza di queste procedure, vero collega strisciante?

Già, l'aveva intravista spesso per i corridoi e aveva sentito le voci da parte degli studenti più giovani che probabilmente si toccavano la sera pensando al suo corpo provocante, lei era Saana Leyla Ayed, prefetta Serpeverde, non aveva alcun dubbio al riguardo.
Si mise nuovamente in piedi, fissandola per alcuni secondi, prima di evitare ulteriori chiacchiere e decidere per andare a far rotolare a terra l'infermiera dalla branda, sempre che lei non l'avesse bloccato.

Vado a chiamare chi se ne intende. 'Spetta qua!

A dire il vero non ho mai costretto la medica a interrompere il suo tenue e profondo viaggetto nel paese dei sogni... Sarà assolutamente... soddisfacente!
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Messaggioda Saana Leyla » 16/02/2012, 12:56

Un rumore la fece sobbalzare, mentre cercava di tamponare la copiosa onda di sangue che stava uscendo dalla ferita. Qualcuno era lì. Sperò fosse l'infermiera, ma così non fu. Un ragazzino, si e no nove o dieci anni in meno di lei, era spuntato, poggiando sul lettino delle bende e dell'acqua ossigenata. Come i suoi capelli. Mascella importante, sguardo da stronzo vanitoso, capelli quasi bianchi tenuti insieme da un litro di lacca babbana. Quello non poteva essere altro che Typhon, secondo Prefetto dei Draghi, e sicuramente non meno antipatico e velenoso della prima. lo guardò per qualche secondo, sorridendo, anche se con sforzo, al suo tentativo di essere gentile, cosa che non riusciva affatto bene. Doveva essere un difetto dei Grigi, come li chiamava lei internamente.

Come minimo avrai la ferita zeppa di schegge, prima buttaci sopra questo e poi fascia, anche se credo vivamente tu sia perfettamente a conoscenza di queste procedure, vero collega strisciante?
Vado a chiamare chi se ne intende. 'Spetta qua!


Lo guardò con cattiveria, sentendo quel soprannome, ma quello sguardo le fece tornare in mente che aveva una gamba totalmente distrutta da quel maledetto pezzo di legno marcio. Prese l'acqua ossigenata e la passo su tutta la ferita con dei pezzi di cotone, stringendo i denti ad ogni passaggio, tanto il dolore era potente.

Professoressa Ayed, per te, moccioso impertinente che non sei altro. E sì, so benissimo come curare una ferita come questa, perciò faresti meglio a stare zitto e a non chiamare nessuno, intesi?

Pronunciò con fatica mentre continuava la sua opera di medicazione sul foro, oramai colante di liquido giallastro e trasparente. Il letto e le lenzuola erano zuppe di sangue, e questo le fece voltare la testa proprio in direzione di quel bamboccio di Seal. Non poteva crederci, era lì, ferita e dolorante, e lui la prendeva per il culo. Se fosse stata in condizioni migliori l'avrebbe sicuramente ribaltato e fatto a pezzi in un solo istante.
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Messaggioda Typhon » 16/02/2012, 17:15

Fu evidente quasi subito che il suo modo di porsi nei confronti della ragazza/donna non le era affatto gradito.
Aspra e gelida come il vento che soffiava fuori dalla finestra dalla quale osservava poco prima la luna calante.
Typhon aveva un atteggiamento totalmente diverso da quello della compagna di casata Arianna Ricciardi, il suo modo di fare era sempre pacato, calcolato e assolutamente tranquillo. Era difficile farlo scaldare abbastanza con degli affronti e questo Saana Leyla l'avrebbe capito e compreso molto presto.

Professoressa Ayed, per te, moccioso impertinente che non sei altro. E sì, so benissimo come curare una ferita come questa, perciò faresti meglio a stare zitto e a non chiamare nessuno, intesi?

Già, l'avere la qualifica di insegnante probabilmente la faceva sentire al di sopra di lui, o forse semplicemente il fatto di avere un'età più avanzata. Ricordò bene il nome con il quale la fidanzata l'aveva identificata: "Gallina", o qualcosa di simile.
In quel momento il drago fissandola ancora una volta raffreddando molto gli occhi nero pece, pensò semplicemente che la donna non era altri che una persona con un bel po' di segreti alle spalle, segreti che portavano facilmente all'isteria ma che per quanto lo riguardavano, erano totalmente insignificanti di fronte alla sua vita.

In fondo cosa potrebbe mai capirne un "moccioso impertinente", non è forse così? Tsk... Stereotipi.

Fermò quindi il suo incedere, spostandosi con lentezza fino a raggiungere il muro al quale si appoggiò iniziando a guardarla mentre si occupava alla meno peggio della sua ferita. Di certo non era una medimaga e si vedeva dalla rozzezza con la quale si dedicava alla caviglia, ma di sicuro era intuibile che la pratica che stava eseguendo non le era per niente nuova.
Una persona spesso portata a doversi fasciare da sola, interessante, se non fosse che l'orario iniziava a fargli rendere conto che il suo turno era prossimo alla conclusione e lui di per certo conosceva bene, per forza di cose e tempo passato lì dentro, come sbrigarsi per far si che una ferita fosse trattata nel modo migliore possibile.
Lanciò un momento lo sguardo al cielo, quasi esasperato, inspirando con profondità, prima di incrociare le braccia e, leccandosi le labbra, decidere, ovviamente di soprassedere alle parole di lei di poco prima lasciandole senza nessun significato o peso e di parlare ancora, in un tono tranquillo, velatamente quasi amichevole, ma si sa, non sempre quello che Seal mostra è davvero quello che realmente vuole dare ad intendere.

Allora, professoressa Ayed, mettiamola su questo piano, senza ovviamente darle a pensare che voglia porre qualche ultimatum, sia ben chiaro. Non vuole che chiami nessuno e non mi interesserò affatto del perché, ma si dia il caso che in teoria ho staccato da almeno cinque minuti ma per andarmene a dormire questo luogo devo assicurarmi che sia deserto, quindi le possibilità sono due:
O lascia che mi occupi io della sua ferita così risparmiamo tempo e faccio in modo che quella fasciatura regga per più di due o tre giorni, o le chiedo, cortesemente, di dedicarsi a fare l'autodidatta nelle sue stanze, così che io possa chiudere i battenti, a meno che non vuole che le prepari una bella brandina, ma in quel caso temo proprio che all'indomani l'infermiera si accorgerà della sua presenza qui...


Nel mentre pronunciava queste parole nel modo più apparentemente sincero e disponibile che esistesse, Typhon si dirigeva verso l'armadietto principale dell'infermeria afferrando delle pasticche di antidolorifico, dell'idrossido di calcio per cicatrizzare prima le ferite e una benda elasticizzata adatta proprio a fare in modo che una fasciatura reggesse molto più che poche ore visto che sosteneva la garza con pressione e un laccio interno isolante, mostrando poi questi stessi oggetti alla donna, inarcando infine il sopracciglio aspettando solo che si decidesse a fargli capire cosa dovesse fare e in che tempi.

Io fare realmente quello per il quale dovrei essere qui. Pf, se me lo raccontassi domani mattina allo specchio non ci crederei!
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Messaggioda Saana Leyla » 04/03/2012, 15:02

Allora, professoressa Ayed, mettiamola su questo piano, senza ovviamente darle a pensare che voglia porre qualche ultimatum, sia ben chiaro. Non vuole che chiami nessuno e non mi interesserò affatto del perché, ma si dia il caso che in teoria ho staccato da almeno cinque minuti ma per andarmene a dormire questo luogo devo assicurarmi che sia deserto, quindi le possibilità sono due:
O lascia che mi occupi io della sua ferita così risparmiamo tempo e faccio in modo che quella fasciatura regga per più di due o tre giorni, o le chiedo, cortesemente, di dedicarsi a fare l'autodidatta nelle sue stanze, così che io possa chiudere i battenti, a meno che non vuole che le prepari una bella brandina, ma in quel caso temo proprio che all'indomani l'infermiera si accorgerà della sua presenza qui...


Il Drago si era spostato da un muro all'altro, mentre quelle parole echeggiavano nell'Infermeria vuota. In sottofondo un leggero respiro si sentiva dal fondo dell'ufficio Infermeria, segno che quella dannata donna stava ancora dormendo beatamente. Beata lei, avrebbe osato dire. Con una calma che lasciava decisamente il nervoso addosso,Typhon prese l'occorrente per medicare come si deve la ferita alla gamba, guardandola a lungo per cercare di capire cosa avrebbe risposto la donna. Saana respirò lentamente, guardando la ferita pulsante e ancora piena di sangue. Con estrema cattiveria si strappò le bende appena messe, gettandole lontane.

E va bene Seal, se ci tieni tanto a fare il medico fai pure.

Disse, il tono basso e poco gentile, come sempre in quel periodo. Un fiotto di acido le invase la gola, e improvvisamente un conato di vomito le scosse lo stomaco. Si alzò in fretta, zoppicando un po', per avvicinarsi al cestino. Vi arrivò giusto in tempo per versare il contenuto dalla sua gola al metallo freddo del contenitore. Era distrutta, si sentiva stanca. Si accasciò, poggiando la guancia sul pavimento freddo, mentre la gamba la faceva piangere dal dolore, i denti stretti per non far cadere le lacrime e per non imprecare contro Merlino, Morgana e tutti i Santi magici.

Se ti becco, Aleph, sei finito...è tutta colpa tua, maledetto figlio di puttana...

Pensò internamente mentre cercava di calmare il suo stomaco. Aveva la bocca amara, avvelenata, acida, come se avesse appena ingerito del fiele puro, senza essere disciolto nell'acqua. La testa le scoppiava, era tutto...caotico, non riuscì nemmeno a vedere la reazione di Seal, ne se avesse davvero reagito.
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Messaggioda Typhon » 25/03/2012, 21:41

E va bene Seal, se ci tieni tanto a fare il medico fai pure.

Più che altro ci tengo ad andarmene di qui, ma scelga lei la versione che più preferisce prof, io nel frattempo faccio il mio dovere...

Rispose senza farsi troppi problemi a dire quello che gli passava per la mente anche perchè in fondo era la verità e non poteva certo essere punito per essere stato sincero.
Stacco con i denti un bel pezzo di garza spessa e prese il flacone di acqua ossigenata, osservando nel contempo la ferita e valutando la situazione con attenzione e fermezza di immagine del volto.
Non gli piaceva affatto lasciare intendere le sue emozioni, d'altronde era un drago e come tale mostrarsi agli altri era a dir poco un disonore, almeno con le persone poco conosciute o con le quali aveva un rapporto pressoché nullo o quasi.
Non fece nemmeno un solo accenno di risata o divertimento o preoccupazione quando la vide vomitare nel cestino con tanta veemenza e disperazione opprimente del corpo, conosceva la sensazione di essere pestato e morire dentro, bruciando per aver subito e qualcosa gli diceva che per lei era stato proprio così o comunque una cosa molto simile.
Osservò nell'armadietto se ci fosse qualcos'altro di utile, o meglio qualcosa di specifico, trovandolo per giunta e prese quindi un contenitore con dentro delle foglie abbastanza piccole e sottili che sembravano piuttosto vecchie.
Lo aprì e nel frattempo prese un bicchiere riempiendolo d'acqua, estraendo nel contempo la bacchetta e rivolgendo la punta sulla superficie del liquido trasparente appena versato.

Incendio!

Esclamò senza il minimo problema, facendo scaturire delle fiamme che andarono a far bollire l'acqua nel bicchiere di vetro all'istante.
Inserì all'interno quello foglie, mescolando velocemente con un cucchiaino di plastica in dotazione, riponendo al proprio posto la bacchetta magica, lanciando uno sguardo fugace sulla docente di Antiche Rune, serio e pacato.

So bene che in quanto studente non potrei fare incantesimi, ma facciamo che per questa non ha visto, che ne dice?
... Altrimenti, mi levi quanti punti vuole, non mi azzarderò a replicare... E adesso beva lentamente, antiacido e contrastante la nausea, adesso mi occupo della gamba.


Affermò senza la minima esitazione, porgendole il bicchiere bollente per poi, una volta che lei lo avesse preso, sempre se avesse acconsentito alla cosa, scendere in ginocchio e cominciare a versare dell'acqua ossigenata sulla ferita, inspirando e cominciando a togliere le schegge di legno con una pinzetta da ospedale, ma era certo che Saana Leyla non avrebbe emesso un fiato quindi continuò fino a quanto la caviglia non fu del tutto sistemata. Adesso mancava solo un ultimo sforzo e passo.
Prese l'idrossido di calcio, un composto a polvere piuttosto secco, accompagnando il trattamento con del ghiaccio secco per anestetizzare sul momento e cominciò a cicatrizzare velocemente la ferita applicando con molta cura la polvere facendo uscire bolle di pus e sangue che intanto seccavano tutto il taglio. Per il momento il ghiaccio secco avrebbe evitato sintomi di dolore, ma tanto per quel che immaginava il prefetto, la donna non avrebbe imprecato fino a quando non fosse tornata in camera sua.

Che caviglia sottile... Una possibile ballerina oltre che professoressa, tsk... Forse avrebbe rischiato di meno se avesse fatto quello di mestiere... O forse era un regolamento di conti.
Bah, cazzo suoi!


Una volta concluso il lavoro strinse la garza intorno alla ferita con maestria data da settimane e settimane a rompersi le palle in mezzo alle medicine e all'infermiera di turno, applicando infine la benda elasticizzata che strinse la garza e la saldò alla grande, facendo in modo che anche muovendosi velocemente o camminando spediti non si fosse per nulla allentata.
Problema risolto insomma, poteva rialzarsi in piedi e sistemare il bicchiere vuoto, qualora lei avesse bevuto, nel lavandino del piano di pronto soccorso, volgendosi ancora una volta verso di lei, scrocchiando il collo.

... Risolto, possiamo andare a prenderci il maritato riposo prof!
Ovviamente... Nessuno dovrà sapere mai di questa sua piccola visitina notturna, dico bene?


Nessuna traccia di ironia o divertimento in quella frase, solo semplice informazione riguardo a quello che avrebbe dovuto riferire sul quaderno delle medicazioni di quella notte, dato che doveva specificare con esattezza all'infermiera tutti gli accadimenti delle proprie ore di turno.
Nello stesso tempo prendeva il foglio di carta con scritto sopra quel lasso di orario ed una penna, pronto a scrivere senza problemi quello che gli occhi della insegnante gli avrebbero suggerito.


Strumenti medici utilizzati per allenamento sulla medicazione e disinfezione.
Nessun paziente presentato dalle ore 21:00 fino a chiusura infermeria.
Niente da dichiarare.


Typhon Seal
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Messaggioda Saana Leyla » 27/05/2012, 19:04

Più che altro ci tengo ad andarmene di qui, ma scelga lei la versione che più preferisce prof, io nel frattempo faccio il mio dovere...

Saana era lì, distesa, la gamba bruciante di freddo dolore, ma non era quello a scocciarla maggiormente. Mostrarsi debole davanti agli altri non le era mai piaciuto, soprattutto se per altri si intendevano Draghi saccenti, stronzi patentati e schifosi mercenari, viscidi e lascivi come vermi umidi. Ma a a quanto pareva il giovane Seal non la stava prendendo per il culo, cosa che le tornò strana e inaspettata. Quello non era il loro primo incontro, ve ne erano stati altri, nei quali le battute acide di entrambi avevano regnato incontrastate sul rispetto e sulla buona educazione dei due giovani. Comunque, se da qualcuno doveva farsi toccare, lui le sembrava il più adatto in quell'occasione. Con una pazienza risoluta prese il necessario per disinfettarle e bendarle accuratamente la ferita, più qualcos'altro. Con un magistrale e preciso colpo di bacchetta, che lei avrebbe dovuto punire se ne avesse avuto la forza interiore ed esteriore, Typhon fece sobbollire un po' d'acqua per poi versarvi qualche strano medicamento erboristico. Non si aspettava tante attenzioni da lui.

So bene che in quanto studente non potrei fare incantesimi, ma facciamo che per questa non ha visto, che ne dice?
... Altrimenti, mi levi quanti punti vuole, non mi azzarderò a replicare... E adesso beva lentamente, antiacido e contrastante la nausea, adesso mi occupo della gamba.


Con cautela Saana afferrò il bicchiere, l'ennesimo conato di vomito mandato indietro lentamente da quel liquido caldo e amaro. Che schifo di robautilizzavano in quella diamine d'infermeria? Con lentezza esasperante il giovane prese a medicarle la gamba, mentre un leggero sollievo arrivò allo stomaco oramai vuoto di Saana. Si vedeva che il giovane Seal era pratico, perché il suo modo di toccarla era incredibilmente minuzioso, accurato quasi come quello di un medico diligente ed esperto. La gamba le faceva un po' meno male adesso, ma quel gorgoglio rabbioso che infuocava la sua anima non aveva accennato a spegnersi. Posando il bicchiere sul comodino, fece per alzarsi, sentendo appena le parole del Prefetto.

... Risolto, possiamo andare a prenderci il meritato riposo prof!
Ovviamente... Nessuno dovrà sapere mai di questa sua piccola visitina notturna, dico bene?


Con un lieve cenno della testa Saana annuì, sia in segno di ringraziamento sia in segno di assenso verso quello che il giovane aveva appena detto. Non riusciva a spiccicare nemmeno una parola, la bocca impastata e ancora amara dopo aver ingerito quella specie di veleno curativo. ora che era in piedi sembrava che il mondo girasse intorno a lei, ma tenendosi stretta alla sbarra del letto riuscì a non cadere, e a riacquistare un po' di lucidità.

Sei stato bravo, Seal, ma non ci prendere l'abitudine. Questa è stata la prima e l'ultima occasione che ti darà il destino di sentire un complimento da me. Non ce ne sarà un'altra. E ringrazia che non sono ancora del tutto sveglia.

Disse poi in un sussurro, dirigendosi verso l'uscita dell'infermeria. Gli fece un cenno della mano a mo di saluto, e si chiuse la porta alle spalle. Aveva appena fatto un complimento a Typhon Seal. Quel cane bastardo e figlio di buona donna di Aleph l'avrebbe pagata anche per questo.

[Fine]
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Messaggioda Lindë » 12/06/2012, 12:20

[Lunedì - ore 08.25]


Una nottata terrificante, che molti avrebbero ricordato.
Altri probabilmente no.
La cosa sicura era che agli studenti non sarebbe stato difficile notare come la Foresta Proibita fosse inaccessibile ora, e come da essa si alzassero ancora volute di fumo scuro. Oltretutto con quattro professori in Infermeria, il fatto che qualcosa fosse successo veniva ulteriormente confermato.
Ferdy Stone, Tisifone Samyliak, Monique Vireau ed Estelle Moreau, queste le vittime di quell'incendio che aveva distrutto anche parte del lavoro di Lindë: per sua fortuna, Sandyon Vastnor era intervenuto in tempo, salvando il salvabile.
Dopo essere rientrata a scuola, nell'Infermeria, la donna aveva congedato Typhon Seal - in modo anche piuttosto brusco e scortese, e Madeline Bergman, affermando di non volere troppa gente intorno. Irvyne Trigger si era congedato quasi subito, capendo che era inutile discutere con la donna, e lo stesso avevano fatto la Preside e Seal seppur il secondo abbastanza stizzito. Non aveva tempo per lui al momento, ci avrebbe pensato più avanti.
Più difficile era stato far uscire Sandyon Vastnor e Lucas Turner dall'Infermeria: i due uomini, infatti, sembravano ben decisi a non mollare l'uno la Vice Preside, l'altro la docente di Divinazione. Si sarebbe persino potuto pensare a due relazioni segrete, o almeno segrete per lei che al Castello non metteva mai piede, tra le due coppie. Non era affare suo comunque, aveva ben altro su cui concentrarsi.
Verso le 5 del mattino, finalmente i due uomini avevano lasciato l'Infermeria, o per meglio dire Vastnor aveva trascinato via Turner, permettendo a Lindë di controllare senza più persone esterne le condizioni dei quattro.
Stone era solo un po' ammaccato, un giorno intero di riposo gli sarebbe stato sufficiente oltre ad una bella cucchiaiata di pozione Ricostituente da lei leggermente modificata.
Un paio di giorni ferma se li sarebbe dovuti subire la Vice Preside, mortalmente stanca e pallida: Lindë non sapeva che diavolo avesse combinato in quella Foresta, ma di sicuro qualunque incantesimo avesse usato per un bel po' ne avrebbe dovuto fare a meno.
A seguire la Moreau per la quale erano necessari almeno tre giorni lì dentro: oltre a diverse ustioni ed ammaccature, aveva una mano fuori uso, ora fasciata a dovere. Con uno dei suoi unguenti sarebbe guarita in fretta, ma la donna preferiva tenerla sotto osservazione.
E per ultima... lei. Tisifone Samyliak: ci sarebbero voluti almeno sei giorni in Infermeria, visto e considerato che aveva il culo arrostito come un hamburger sui barbecue babbani. Lindë stava ancora studiando quale fosse il modo giusto per intervenire, per il momento aveva disinfettato la zona ustionata e fermato l'eventuale comparsa di complicazioni.
Quattro pazienti con problemi diversi, sistemati agli angoli della grande stanza al primo piano del Castello: tre di loro erano profondamente addormentati, avendo bisogno di molto riposo e poco più.
La quarta, quella più vicina a lei, continuava a lamentarsi nel sonno come se non riuscisse a riposare bene: comprensibile visto quello che aveva dalla vita in giù.

Darle una pozione per il sonno sarebbe inutile, ho bisogno di parlare con lei. Meglio aspettare che si svegli.

Con fare pratico, Lindë iniziò a preparare degli impacchi con alghe ed estratti di altre erbe da posare sul corpo della donna steso a pancia in giù sul lettino, con il preciso intento di darle un po' di sollievo. Sarebbero stati giorni lunghi ed intensi per lei, c'era solo da sperare che avesse la forza di resistere.

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Messaggioda Tisifone » 12/06/2012, 14:14

Ostorogna… ahhh... nje... nje… poghialuista… ahhhh .... nje kochiu…

Sdraiata semincosciente su uno dei letti dell’Infermeria di Hogwarts, Tisifone delirava nella sua lingua madre, alternando a parole in russo a gemiti di dolore per le ferite che aveva subito.

Appena l’illusione creata da Monique si era spezzata, la sensazione delle fiamme che lambivano la sua pelle era tornata centuplicata come se avesse dovuto scontare tutto insieme quel po’ di sollievo di cui aveva goduto fino a quel momento. Le ustioni alla gamba e alla schiena erano state di un’intensità tale che aveva avuto la sensazione di essere sorretta da dei tizzoni ardenti che penetravano nelle sue carni sempre più in profondità a ogni respiro. Devastante, poi, era stato il dolore provato quando il MezzoDrago le aveva rimandato indietro l’Incantesimo Cruciatus, facendo attraversare dagli spasmi della maledizione le sue di membra. Il suo corpo, provato dalla corsa in mezzo alle fiamme, bruciato dal fuoco del drago, squassato dagli spasmi della maledizione, non aveva resistito oltre e, pietoso, aveva messo a tacere il suo orgoglio che voleva aspettare il sopraggiungere dei soccorsi in piedi, cadendo a terra svenuto.
Tutto ciò che era accaduto dopo era come avvolto in una nebbia oscura che non aveva neanche tentato di dipanare. Inconsciamente sapeva che qualcuno l’aveva sollevata da terra e portata al sicuro, aveva avvertito il cambio di ambiente e i suoi polmoni erano stati grati di poter respirare di nuovo dell’aria pulita e non resa pesante dal fumo. La sua parte cosciente, invece, non aveva avuto alcun sentore di tutto ciò: lo shock delle ferite subite l’aveva fatta sprofondare di nuovo nella parte più profonda di sé, dove il dolore era solo un eco lontano e nessuno poteva minacciarla, come aveva fatto più di venti anni prima quando era stata rinvenuta in una radura nel cuore della Siberia.

Quella sorta di non luogo, un tempo immacolato, adesso però era popolato dai fantasmi del passato che andavano a mescolarsi con la terribile esperienza che aveva appena fatto, negandole quindi l’oblio tanto agognato e facendola precipitare in un incubo senza fine in cui passato e presente si sovrapponevano.
Lampi di luce rossa e verde attraversavano i suoi occhi, serrati, facendole tremolare le palpebre come in preda a un elettroshock babbano. Le mani che si erano serrate intorno alle vesta dei suoi genitori, artigliavano l’aria mentre stille di dolore le percuotevano le membra ogni volta che tentava di muovere le gambe, in un vago tentativo di correre, se per scappare dai mercenari che li avevano circondati o per cercare di entrare nella caverna per salvare quella povere vittima innocente, non lo avrebbe saputo dire neanche lei. L’unica cosa che sembrava poter muovere senza grosse conseguenze era la testa che scuoteva con forza, a scatti, a destra e a sinistra, come a volersi liberare di tutte quelle immagini che non facevano altro che aggiungere sofferenza a sofferenza. Era una battaglia cruenta quella che si stava combattendo nel suo animo, tra il desiderio di scavare nel passato per raggiungere di nuovo l’oblio, e la necessità di tornare in sé, come se avesse qualcosa di importante da fare, anche se non riusciva a ricordare esattamente cosa.

Aiu…to….

Mormorò in inglese, in un attimo di lucidità, come se si fosse finalmente resa conto di dove si trovava. Riemergere in superficie era come nuotare in un mare di gomma liquida, a ogni bracciata in avanti qualcosa la ritirava indietro, e da sola non aveva la forza né, in parte la voglia, di vincere quella sorta di resistenza passiva che stava opponendo una parte della sua coscienza. Aveva bisogno di aiuto, di qualcosa che le ricordasse chi era.

Zen…ze…ro… can..nel…la…

Due parole, ai più incomprensibili, due spezie per lo più innocue ma che Demetri, venti anni prima aveva trasformato nella sua ancora di salvezza, in quel quid che teneva ancorato al mondo la sua essenza quando qualcosa minacciava di farla cadere di nuovo in uno stato catatonico.


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Messaggioda Lucas » 12/06/2012, 14:39

Ancora faticava a credere a quanto fosse successo: era stato svegliato nel cuore della notte, sentendo un gran trambusto - ululati prima, voci preoccupate dopo - fuori dalla porta della sua stanza: incendio, Foresta e feriti erano state le prime cose che, ancora preso dal sonno, era riuscito a captare; si era vestito di corsa, pronto a dare una mano in caso di bisogno, e per questo aveva seguito i colleghi Vastnor e Trigger fuori dalla scuola, verso la Foresta Proibita in fiamme.
Non ebbe tempo né modo di chiedere spiegazioni sull'accaduto, un po' perché nessuno sembraba saperne più di lui, ed un po' perché una volta addentratosi coi colleghi all'interno della Foresta, si era ritrovato davanti una scena terrificante: Tisifone, la sua Tisifone, giaceva a terra svenuta, il corpo dalla vita in giù come sfigurato, ustionato e sanguinante oltre l'inverosimile; accanto a lei la Vice Preside, Estelle e Ferdy erano immobili a terra, probabilmente svenuti anche loro.
Lucas aveva preso tra le braccia la docente di Divinazione, lasciando agli altri due il compito di trasportare gli altri feriti, ed era subito corso verso l'Infermeria dove vi aveva trovato la Preside ed il Prefetto di Dragargenteo Seal, pronto a curare i feriti come poteva: lasciare lì gli altri feriti non era stato menefreghismo da parte sua, ma la consapevolezza che per quanto aveva visto Tisifone era certamente la più grave tra i quattro; quell'ipotesi venne confermata dall'Infermiera della scuola, la professoressa Vilvarin, solo un'ora e poco più dopo, quando fece il suo ingresso all'interno della stanza con aria lucida ma provata. Ancora una volta, Lucas non riuscì a domandarle nulla, ad interessarsi ad altro se non alla donna con cui fino al giorno prima aveva passato delle ore bellissime, e che ora sembrava sospesa in un limbo di dolore da cui lui non era in grado di salvarla.
La docente di Erbologia aveva preso ben presto il comando, mandando tutti fuori dall'Infermeria, ma lui era rimasto e così il collega di Difesa, che sembrava essere molto preoccupato per la Vice Preside: non ci furono commenti da parte di Lucas, anche se forse in altre circostanze avrebbe ipotizzato qualcosa, magari parlandone proprio con Tisifone; erano le 5 quando Vastnor lo costrinse di peso ad andarsene per dormire un po', sostenendo che ne aveva bisogno, perciò Lucas non aveva potuto fare altro che dare un bacio sulla fronte a Tisifone ed uno anche ad Estelle e lasciare l'Infermeria per dirigersi nella propria stanza.
Da quando aveva lasciato l'Infermeria erano passate solo tre ore e mezza circa, ma Lucas era già di nuovo all'ingresso della stanza: aveva dormito poco o niente e si era limitato a farsi una doccia veloce per poi lasciare il suo alloggio e prendere passo per andare da Tisifone; aveva un aspetto malandato e si vedeva, ma non era nulla a confronto di quello di lei che sembrava soffrire le pene dell'inferno.
Turner fece un passo verso di lei, l'espressione sul viso stravolta e frustrata di chi sa di non poter fare niente se non attendere.

Professoressa Vilvarin... come sta? Cosa posso fare?

Domandò allora l'uomo alla collega che stava trafficando con qualcosa lì vicino: sapeva che Lindë non avrebbe gradito la sua presenza lì, ma non sarebbe riuscita a farlo andare via se non schiantandolo.
Nessuno gli avrebbe impedito di stare accanto alla sua compagna.
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