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Messaggioda Estelle » 10/07/2013, 12:19

Non credevo che la mia presenza potesse recarle fastidio né che fosse vietato andare a far visita a una ex collega che non si vede da tempo e che non si ha mai avuto la possibilità di conoscere davvero.

Se stava recitando, allora era un'attrice provetta. Se l'aspettava, in fondo. Per quel poco che aveva potuto conoscere Tisifone sapeva che era una donna dalle mille sorprese. Estelle però decise di essere ottimista. Ammise che era stata forse un po' troppo precipitosa. Sapeva perfettamente che Tisifone non era lì per parlare del più e del meno, ma allo stesso tempo doveva semplicemente attendere che fosse lei ad uscire il discorso.
Estelle, comunque, non aveva nulla da dirle. Sapeva che ad Hogwarts giravano le voci più disperate sul suo conto ed anche sulla sua ancora non certa relazione con Lucas. La gente nel castello aveva una grande immaginazione. Forse era anche per questo che aveva deciso di comprare un appartamento fuori. L'unico elemento che la teneva ancora legata al castello erano i suoi incarichi da Infermiera e Vice coordinatrice del coro scolastico. Ma, se non fosse stato per quello, non credeva che ci sarebbe tornata.
Tisifone, comunque, era libera di credere ciò che voleva, Estelle non poteva darle torto.

Mi dispiace, sono stata scortese. Mi fa piacere vederla.

Ammise di aver sbagliato, ancora impassibile. Entrambe certamente non avevano cominciato con il piede giusto. Non vi era tensione, ma nemmeno quella cordialità che poteva esserci tra due sconosciuti che si apprestavano a conoscersi. Sapeva comunque che le donne, a volte, riescono anche ad essere più velenose dei serpenti. Le piaceva anche quel tratto della propria "specie".
Non si stava arrendendo, comunque. Aveva preso decisioni importanti, tornando, e aveva dei programmi precisi.

Sa la sua partenza improvvisa, anni fa, destò non poche perplessità e come ben immagina non passò molto tempo prima che i pettegolezzi più disparati iniziassero a girare per il Castello. Qualcuno insinuò persino che stesse scappando da una delusione di amore. Con Lucas ci chiedemmo spesso cosa l'avesse spinta davvero ad andare via senza salutare nessuno. Eravate amici, se non sbaglio.

Amici, certo. Così si erano sempre definiti quando Lucas aveva scelto un'altra al posto sua. Che poi non è che ci tenesse davvero, si era semplicemente illusa che le cose potessero cambiare, ma qualcosa era andato storto. Come aveva sempre pesanto, Tisifone era sicuramente più carismatica, coraggiosa e matura. Era chiaro perchè Lucas avesse scelto lei.
Aveva trascorso tutto il periodo della sua assenza a chiedersi per quali motivo il ragazzo avesse preso tale scelta, ed era giunta a queste conclusioni. Ma le era bastato davvero per vivere in pace?
Ad ogni modo, erano stati amici, un tempo. Poi qualcosa era cambiato e la loro amicizia era scomparsa con un colpo di bacchetta. Giorno prima aveva ammesso a Lucas che la sua lontananza aveva anche una causa per ciò che era successo tra di loro, ma la ragione principale era ben altro. Purtroppo, però Estelle non aveva ancora spiegato a nessuno - se non a Simon - il motivo della sua lontananza.

Alcune volte, la famiglia viene prima di tutto il resto. Ed io ho semplicemente dato più importanza alla famiglia, che non a Hogwarts. Non avevo nulla da perdere, qui, daltronde.

Semplice e chiara. Tisifone avrebbe potuto pensare che le stesse mentendo. In parte era così. Era partita per suo padre, per quella malattia che continuava a ridurre il suo tempo di vita. Era stato accanto a lui per anni, tre lunghi anni, lo aveva visto soffrire, e poi gioire. Gioire quando, ad esempio, Alya era venuto a trovarlo. In quel momento era tornato l'uomo che l'aveva cresciuta e le aveva dato ciò di cui aveva bisogno. E poi, quando aveva ritenuto che suo padre non avesse più bisogno di lei, aveva deciso di tornare, di ricominciare. Aveva sentito la mancanza del mondo magico, della sua magia, e di quelle poche persone che aveva avuto modo di conoscere durante la sua permanenza. Le era mancato l'essere a contatto con la gente, anche nuova. Perchè no, era tornata con l'intento di conoscerne di nuova, così da poter coltivare non sempre le stesse relazioni.
Non era tornata affatto con l'intento di appropriarsi di Lucas, anche perchè aveva scoperto della loro rottura solo e soltanto durante il loro primo incontro-scontro.

E così come se ne era andata eccola tornare, come se avesse una predilezione per il teatro babbano e per le uscite e in questo caso le entrate ad effetto.
Un ritorno inaspettato e tempestivo il suo avvenuto in un frangente a dir poco delicato. Qualcuno potrebbe insinuare che il suo desiderio di tornare in Inghilterra non fosse poi così improvviso e genuino come voglia far credere ma frutto di una attenta pianificazione.


Pianificazione, certo. Estelle naturalmente aveva avuto il tempo necessario per pianificare un ritorno ad effetto, magari con l'intento di dominare il mondo, chissà. Si sarebbe messa a ridere se solo avesse potuto, ma evitò, così da non rischiare di irritarla in qualche modo. Prese semplicemente ad osservarla, mentre prendeva a camminare con fare sospetto tra i lettini. Tutto il suo lavoro, poi, mandato all'aria da quel suo modo irritante di prendere tra le mani oggetti che chiaramente non erano suoi e riporli a caso sugli scaffali. Avrebbe trascorso l'intera serata a mettere di nuovo in ordine tutto, ma per quel momento lasciava correre. Ma non era nemmeno un segno della sua resa. Semplicemente lasciava andare le cose come doveva andare, senza interferire. Ascoltava anzi attenta le varie interpretazioni per la sua partenza.
Sorrise. Ne aveva davvero di fantasia la gente. Estelle si sentì persino lusingata nell'essere stata, un tempo, oggetto di attenzione da parte dei suoi colleghi, o degli studenti.

E magari sono tornata perchè ho voglia di distruggere questo castello e tutte le persone che vi sono al suo interno.
Davvero molto fantasioso.


Tisifone ancora continuava a muoversi, questa volta descrisse delle circonferenze attorno alla sua figura, con fare circospetto. Le sembrava di essere sotto interrogatorio. La cosa si stava facendo sempre più irritante. Di certo Estelle aveva cose di meglio da fare che non perdere tempo attorno a stupide dicerie. Non sapeva se Tisifone fosse capace di leggerle nel pensiero o cose simili, ma sembrava che la donna la osservasse proprio con l'intento di capire qualcosa di lei che Estelle non aveva mai avuto modo di raccontare a nessuno.
Distolse lo sguardo, passandosi una mano tra i capelli biondi.

Purtroppo non tutti sono disposti a credere che esista ancora qualcuno privo di ombre, capace di piegarsi al volere del Fato senza cercare di opporvisi con tutte le proprie forze. E’ come se ognuno di noi dovesse per forza custodire un lato oscuro, un segreto che se rivelato potrebbe portare alla rovina. Peccato che non esista segreto che possa essere tenuto nascosto se si sa dove cercare…

Ed ecco le sue supposizioni in qualche modo che trovavano conferma. Tisifone stava insinuando che il suo ritorno al castello combaciasse con qualche segreto che custodiva gelosamente. Inarcò le labbra, lasciandosi andare ad un sorriso sghembo. Si stava facendo tutto molto divertente, doveva ammetterlo.

Ognuno ha il suo lato oscuro.. chissà, forse anche io, nascosto proprio nel profondo..

Si lasciò andare ad un piccolo sbuffo, appoggiandosi con una mano ad un lettino accanto a lei. Vedeva ancora Tisifone muoversi. Non aveva affatto intenzione di fermarsi. Chissà, magari era il suo personale modo di sbollire, in qualche modo la rabbia, se era veramente arrabbiata, oppure di calmare l'ansia. Non poteva capirlo. Non conosceva tanto bene Tisifone da poter sapere come era solita comportarsi.
Ma ancora doveva capire per quale motivo Tisifone fosse lì. Semplicemente per indagare? No, pensava di no. Tisifone era lì per sapere. E non se ne sarebbe andata fin quando non avrebbe avuto delle risposte chiare che, Estelle, era davvero pronta a darle, se solo gliele avesse posto nel modo giusto.

Forse dopotutto mi vedrò costretta a dovermi avvalere della sua consulenza professionale, Signorina Moreau.

Ma d'un tratto Tisifone sembrò lasciarsi andare. Appoggiata ad un lettino, alle spalle la vide barcollare. Una parte di lei avrebbe preferito lasciarla lì, senza sostegno, ma la parte razionale le ricordò di avere un impegno nei suoi confronti, di aver preso un impegno nel momento in cui aveva accettato l'incarico da Infermiera. Poi, sarebbe stato davvero molto infantile lasciarla senza attenzioni in quel momento. Lucas se la sarebbe potuta prendere.
Estelle non sapeva bene come comportarsi, ma fece ciò che le venne più naturale, in quanto Infermiera. Con la braccia, aiutò Tisifone ad alzarsi, cercando di non farla urtare contro nessun oggetto e di non sballottarla troppo. Quello era chiaramente una perdita di coscienza improvvisa, che andava trattato, se frequente. Ovviamente, Estelle non poteva affatto sapere che tale svenimento derivasse dal dono che Tisifone custodiva.
E quindi l'aiutò a rialzarsi, facendo in modo di riporre la donna con attenzione sul lettino più vicino. Non sapeva se Tisifone si stesse accorgendo di ciò che la collega faceva, ma se per caso non avesse accettato la sua consulenza, Estelle avrebbe semplicemente detto che stava facendo il suo lavoro.

Per sicurezza, dovrei misurarle la pressione. E, se ne ha voglia, le servono zuccheri.

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Messaggioda Tisifone » 10/07/2013, 17:49

Si era presentata in Infermeria animata, all' apparenza, dalle migliori intenzioni, rivolgendosi a Estelle in maniera garbata, assicurandosi per prima cosa che la propria presenza lì non fosse d'intralcio al lavoro dell'altra. E non poté fare a meno di sorridere interiormente quando l'altra le rispose in maniera sgarbata, dandole la possibilità di apparire offesa per essere stata attaccata in maniera ingiusta. Non sapeva cosa la francese si era aspetta vedendola entrare in Infermeria ma di certo non aveva intenzione di rendersi ridicola o peggio patetica, minacciando chissà quali ritorsioni per aver osato avvicinarsi a Lucas, soprattutto considerato che lei, agli occhi del mondo, era all'oscuro del tipo di rapporto che si era o si stava venendo a creare tra i due. Sfruttando gli insegnamenti di Demetri aveva deciso di giocare le sue carte con astuzia da Serpeverde, tessendo una tela in cui sperava di intrappolare la francese in attesa di scoprire quanto marciume si celasse dietro quella facciata da brava ragazza.

Mi dispiace, sono stata scortese. Mi fa piacere vederla.

Non si preoccupi, per quanto possa essere spiacevole, può capitare a tutti di essere fraintesi.

La rassicurò quindi con quel tono pacato che suonava del tutto naturale e che spesso aveva usato ultimamente anche a lezione ma che forse avrebbe fatto storcere il naso a chi, come Monique, la conosceva bene. Di sicuro poco rassicurante sarebbe apparso il ghigno che le si formò in mente al sentire quelle scuse. Iniziò quindi a chiacchierare, portando l'altra a conoscenza dello scompiglio che la sua improvvisa partenza aveva generato al Castello e delle congetture che erano state avanzate, il tutto con un tono colloquiale teso a invitare Estelle a raccontarle la sua verità.

Alcune volte, la famiglia viene prima di tutto il resto. Ed io ho semplicemente dato più importanza alla famiglia, che non a Hogwarts. Non avevo nulla da perdere, qui, d’altronde.

La famiglia viene sempre prima di tutto - puntualizzò con delicatezza, sottolineando l'importanza che aveva per lei - In ogni caso le fa onore aver rinunciato per essa a una carriera promettente.

Aggiunse abbozzando un lieve sorriso che non contagiò gli occhi per rimarcare quello che a tutti gli effetti suonava come un complimento, anche se non lo era. Qualcosa [Intuito(S)=36] infatti le diceva che Estelle le aveva mentito, che non era stato solo per amore della famiglia che era andata via ma che era stato quel "non avere nulla da perdere" a far pendere l'ago della bilancia sulla partenza. E se rinunciare a una cattedra in una delle scuole più prestigiose dell'intero Mondo Magico era "nulla" allora probabilmente la scala delle priorità della donna era alquanto strana.

Chissà perché penso che neanche sotto Imperio avresti lasciato Hogwarts se Lucas avesse scelto te.

Si ritrovò quindi a pensare, maligna, mentre all’esterno era tutta pacatezza ed educazione. Non credeva nelle coincidenze e questo voleva dire che non poteva credere che l’altra fosse tornata dopo tre anni proprio nel momento in cui qualcuno l’aveva costretta a tradire Turner, per non parlare della sua paranoia che la spingeva a dubitare di tutto e di tutti in quel periodo. E lasciò trapelare i suoi dubbi, celati come maldicenze che serpeggiavano per il Castello, frutto probabilmente della fantasia troppo fervida di qualche studente che non sapeva come ingannare il tempo, senza specificare quale fosse il frangente delicato – e con tutti gli attacchi che il Mondo Magico stava subendo un po’ ovunque si poteva pensare tranquillamente che si stesse riferendo a qualcosa di più generico – e soprattutto mettendo in chiaro come lei non credesse a certe cose.

E magari sono tornata perchè ho voglia di distruggere questo castello e tutte le persone che vi sono al suo interno.
Davvero molto fantasioso.


Non le converrebbe tentare con qualcosa di così complesso. L’ultimo essere che ci ha provato adesso fa da concime alla Foresta Proibita.

Commentò con un accenno di risata, anche se la battuta era forse un po’ macabra e l’altra avrebbe potuto non capirla considerato che non era a Hogwarts durante l’attacco finale del MezzoDrago, giusto per convenire con lei quanto quell’idea potesse essere assurda. Mentre parlava Tisifone si muoveva in maniera leggiadra e silenziosa per l’Infermeria, curiosando un po’ ovunque, senza mettere appartenente in disordine, come se i suoi fossero dei gesti casuali e non premeditati quanto in realtà voleva solo irritare l’altra, come credeva di essere riuscita a fare.

Ognuno ha il suo lato oscuro.. chissà, forse anche io, nascosto proprio nel profondo..

Dandole le spalle la Divinante non potè vedere il sorriso che era comparso sul viso di Estelle ma sentì in maniera indistinta lo sbuffo che uscì dalle sue labbra subito dopo aver pronunciato quella frase che invece di suonare sarcastica sembrò rappresentare una sorta di ponte tra la realtà che stavano vivendo e un episodio passato della vita di Estelle. Se prima della visione Tisifone aveva solo ipotizzato che la francese potesse nascondere qualcosa, adesso che l’aveva vista complottare con Julie era schizzata in cima alla lista dei suoi sospetti. Non aveva domande da fare, non c’era nulla che l’ex Corvetta avrebbe potuto dirle per fugare i suoi dubbi e le sue eventuali rassicurazioni sulla purezza delle sue intenzioni con Lucas non le interessavano. Per sapere come stavano le cose tra loro avrebbe chiesto direttamente a Turner, di cui nonostante tutto ancora si fidava, e l’avrebbe anche fatto il prima possibile perché in certi frangenti tentennare poteva portare alla rovina. Purtroppo però ogni visione, anche quelle che vengono cercate, hanno un prezzo da pagare e così Tisifone fu colta da un giramento di testa che la costrinse a chiedere aiuto all’Infermiera. Pur rimanendo vigile e presente a se stessa si muoveva goffamente e così dovette appoggiarsi a Estelle mentre questa l’aiutava a sedersi su un lettino per poi ascoltare la sua diagnosi.

Per sicurezza, dovrei misurarle la pressione. E, se ne ha voglia, le servono zuccheri.

Prego faccia pure – disse mettendosi a sua completa disposizione – Accetto volentieri qualsiasi cosa abbia. Sa ultimamente ho sempre voglia di qualcosa di dolce, credo che sia una sorta di virus Tassorosso che una volta contratto sia impossibile da debellare.

Aggiunse con un lieve sorriso di scuse,riferendosi a come avesse preso da Lucas l'abitudine di mangiucchiare qualcosa di dolce il pomeriggio, non preoccupandosi minimamente della possibilità che l’altra potesse associare il giramento di testa e la voglia di dolce a un suo possibile stato interessante. Lasciò quindi che Estelle svolgesse il suo lavoro di Infermiera in maniera scrupolosa per poi alzarsi dal lettino una volta che si fosse sentita abbastanza stabile sulle gambe.

Spero che i suoi problemi familiari non la costringano ad abbandonarci presto un’altra volta, un docente si sostituisce facilmente una valente Infermiera no – si informò subito dopo, facendole un altro complimento, gentile e falsa come un galeone dei leprecauni – In ogni caso mi farebbe piacere sfruttare questa seconda opportunità che il Fato ci ha concesso per conoscerci meglio. Crede che sarebbe interessata a prendere dell’Acquaviola con me uno di questi pomeriggi? Mi hanno parlato molto bene di un pub giù al villaggio che si chiama il Cigno Nero ma non ho ancora mai avuto l’occasione di andarci.

E il riferimento al pub in cui Estelle e Julie si erano incontrate non era per nulla casuale.
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Messaggioda Estelle » 26/07/2013, 15:10

Non si preoccupi, per quanto possa essere spiacevole, può capitare a tutti di essere fraintesi.

Già, e forse la stava davvero fraintendendo. Forse Tisifone non era lì per i motivi che la francese credeva, ma nulla le vietava di pensarlo. Anzi, tutta la sua coscienza sembrava esserne convinta. Lei e la collega non si erano mai potute sopportare, e non di certo per un suo stupido capriccio. Lei non piaceva alle altre donne, e basta. Con Monique era diverso. Monique, in un certo senso, si era sentita quasi costretta a conoscerla in quanto Vice preside del castello, ma alla fine le cose tra di loro sembravano essere andate bene. Forse, magari, conoscendola, anche Tisifone avrebbe potuto avere un pensiero diverso nei suoi confronti. Impossibile da credere.
Quindi, alla fine, Tisifone non aveva nessun motivo valido per essere lì, se non per scoprire qualcosa di lei, che lei pensava di sapere.
E per un attimo si passò a parlare della sua immediata partenza. Sapeva che avrebbe suscitato scalpore e mille domande, ma aveva rassicurato la preside di non farne parola con nessuno. Non che partire per far visita al proprio padre fosse un gran segreto, ma non voleva che si sparlasse di lei e, meglio ancora, di suo padre.

La famiglia viene sempre prima di tutto. In ogni caso le fa onore aver rinunciato per essa a una carriera promettente.

E' ciò che ho sempre pensato anche io.

Strano ricevere quello che aveva le sembianze di un complimento da parte sua. Evitò di ringraziare, perchè poteva essere benissimo una truffa e lei di fare la figura della sciocca non ci teneva particolarmente. Soprattutto non di fronte alla collega, per ciò che dicevano di lei e per ciò che in quei tre anni in cui era mancata era stata. L'ultima cosa che voleva era sicuramente che Lucas cambiasse idea sul volerla frequentare. Dal suo ritorno, quella era stata una decisione piacevole e saggia, che le avrebbe portato un po' di gioia durante la permanenza ad Hogwarts.
Suo padre, ad ogni modo, le aveva promesso che non avrebbe avuto più bisogno di lei ed Estelle gli aveva creduto, ma da figlia si era ripromessa di andarlo a ritrovare non appena avesse avuto il tempo. Magari avrebbe potuto chiedere a Lucas di accompagnarla, naturalmente senza alcun impegno. Solo come amico, per un po' di compagnia.
Tisifone, comunque, era ancora lì. Estelle non poteva permettersi di perdersi in ulteriori pensieri.

Non le converrebbe tentare con qualcosa di così complesso. L’ultimo essere che ci ha provato adesso fa da concime alla Foresta Proibita.

Non sarei mai capace di una cosa simile, ad ogni modo.

Confessò lei, perchè seppur l'idea di se stessa potente e volente dominare il mondo fosse molto convincente ed eccitante, era pur sempre un'immagine molto fantasiosa. Non ne sarebbe mai stata capace, in quanto non aveva mai creduto nelle proprie capacità, e non era un mago abbastanza bravo, come altri nel castello. E, in più, non aveva motivo per fare una cosa simile. Hogwarts le piaceva, e stava considerando l'idea di considerarla la propria casa, una seconda casa definitiva. Quindi, non aveva motivo per distruggerla, anche perchè non aveva alcuna intenzione di perdere l'opportunità di uscire con Lucas per il loro primo appuntamento, o di incontrarsi con Monique, o con Ferdi. Insomma, ora aveva qualcosa da perdere, una carriera che le piacesse ed un appartamento tutto suo, oltre agli affetti, ma quelli ci sarebbero sempre stati.

Prego faccia pure. Accetto volentieri qualsiasi cosa abbia. Sa ultimamente ho sempre voglia di qualcosa di dolce, credo che sia una sorta di virus Tassorosso che una volta contratto sia impossibile da debellare.

Aveva accettato di aiutarla, perchè così aveva promesso una volta decisa la carriera per Infermiera, ma avrebbe tanto voluto rinunciare. Pensava ancora che Tisifone stesse recitando, ma il suo malore, ad ogni modo, sembrava vero. Qualcosa guizzò nella sua mente alle sue parole. Il suo malore poteva essere stato anche reale, ma quelle parole mettevano indubbiamente in risolto il motivo per cui fosse lì. Aveva saputo di lei e Lucas, come non si sapeva, ma sapeva qualcosa. Magari gli era anche stato riferito. O forse Lucas glielo aveva detto subito dopo il loro pranzo, ed il loro primo bacio. Non seppe se esserne orgogliosa o meno, ma alla fine non le importava. Se lei e Lucas si sarebbero frequentati, Hogwarts lo avrebbe saputo e presto sarebbe girata la voce. Quindi, prima o poi, Tisifone ne sarebbe stata a conoscenza. Che poi le sue parole fossero state interpretate diversamente e avessero quindi valenza diversa, era un altro fatto.

Mai rinunciare a qualcosa di dolce se non si vuole rischiare brutti incidenti.

Preso lo sfigmomanometro, e misurata la pressione della donna - che dopo lo svenimento risultò anche buona - Estelle ripose tutto al proprio posto con calma, e diede modo alla collega di rialzarsi, visto che aveva anche ripreso colore.

Spero che i suoi problemi familiari non la costringano ad abbandonarci presto un’altra volta, un docente si sostituisce facilmente una valente Infermiera no. In ogni caso mi farebbe piacere sfruttare questa seconda opportunità che il Fato ci ha concesso per conoscerci meglio. Crede che sarebbe interessata a prendere dell’Acquaviola con me uno di questi pomeriggi? Mi hanno parlato molto bene di un pub giù al villaggio che si chiama il Cigno Nero ma non ho ancora mai avuto l’occasione di andarci.

Un nome familiare, ma non di certo molto conosciuto. Forse ci era stata, o forse no. Avrebbe dovuto conoscerlo? Ad ogni modo, se avesse accettato, avrebbe potuto constatare da sè se conoscesse quel pub. Ancora ritornava il destino nel discorso, parola che con Lucas si era ripetuta molte volte. Ma, con il ragazzo, aveva una valenza positiva.
Estelle considerava l'incontro con Tisifone uno scherzo del destino che voleva metterla alla prova. E lei si sarebbe fatta trovare pronta.

Certo, mi farebbe molto piacere. Mi mandi un gufo quando è disponibile e vedrò di ricontattarla.

Detto ciò, attese che la collega la lasciasse sola con i suoi mille pensieri in Infermeria, sistemò un po' ciò che le restava e ciò che Tisifone aveva toccato, e si avviò verso il proprio loft.

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Messaggioda Estelle » 11/04/2014, 11:29

[11 marzo 2108 - Ore 12.40]

Solo metà giornata lavorativa, ancora una giornata intera da completare.
Quella mattina, per fortuna, nessun paziente troppo grave. Solo qualche taglio, come di routine, o qualche allergia strana, ma nulla di che.
Estelle ormai ci aveva fatto l'abitudine alla solitudine e a quella routine un po' lenta, ed era proprio perchè le piaceva il suo lavoro che ogni giorno, anche se spesso soffriva un po' la solitudine, era lì in Infermeria.
Le piaceva il contatto con i ragazzi anche in quel modo, come le piaceva, un tempo, essere la loro professoressa. Non sapeva se un giorno sarebbe tornata ad insegnare, le sarebbe piaciuto, ma anche ora era felice.

Sorrise nel vedere l'infermeria in ordine. Tra un ragazzo e l'altro, Estelle guadagnava tempo e riponeva al loro posto tutto ciò che aveva utilizzato, in modo che a fine giornata potesse tornare prima al suo loft per prepararsi una buona cena e poi riposarsi. Quando, invece, a pranzo, restava in Infermeria, portava con sè qualche tramezzino ed una ciotola di insalata. Molto salutare, e la saziava abbastanza.

Lasciò la scrivania dove era sempre seduta, a compilare scartoffie e a rimetterle poi in ordine. Per fortuna, aveva una poltrona; senza quella, sicuramente non avrebbe saputo come trovare almeno cinque minuti di relax. Quindi si accomodò sulla poltroncina grigia, portando con sè anche la ciotola di insalata ed il tramezzino.

Questa giornata non finirà mai..

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Messaggioda Jeremiah » 14/04/2014, 14:28

[11 marzo 2108 - Ore 12:42]

La nota positiva nel trascorrere la giornata al castello era la varietà di attività a cui ci si poteva dedicare: la scuola disponeva di una fornita biblioteca, di un villaggio pieno di negozi poco lontano dal castello, di un cortile esterno molto esteso, di un lago sulla cui riva era rilassante trascorrere del tempo e una miriade di altri posti in cui potersi rilassare o trovare qualcuno per scambiare due chiacchiere: Jeremiah si fermava di rado a conversare con gli studenti, perché non voleva che essi lo sottovalutassero e fraintendessero il rapporto che lui come docente doveva avere con lui.
La maggior parte del tempo lo trascorreva a conversare con il resto del corpo docenti, o perlomeno con chi di essi aveva più confidenza: un esiguo numero, comunque.
Quel giorno avrebbe terminato i corsi l'ora prima di pranzo, dunque avrebbe speso quell'ora di buco come meglio poteva: niente libri e niente aria aperta; sapeva che c'era qualcuno che non vedeva da tempo: ricordava bene l'occasione in cui aveva conosciuto Estelle Moreau, proprio ad Hogsmeade, nel cimitero del villaggio: non il posto migliore per fare conoscenze, vero, tuttavia si parlava di Jeremiah Murray, dunque l'imprevedibilità faceva parte del pacchetto.
Dopo che era uscito dalla sua aula era salito all'alloggio docenti per lasciare i suoi libri e i vari appunti; raggiunse nuovamente le scalinate di marmo e imboccò una scalinata che era appena atterrata su quel pianerottolo (ancora doveva acquisire dimestichezza con il sistema delle scale) e - un po a fatica - raggiunse il corridoio del primo piano.
Le porte dell'Infermeria erano aperte: quell'ambiente gli ricordava un po l'ospedale; dopo aver gettato un'occhiata ai letti disposti ai due lati della parete entrò nella stanza, percorrendo a passi incerti il corridoio tra i letti.

C'è nessuno?

Qualora lei si fosse fatta vedere l'avrebbe guardata dalla testa ai piedi, così come aveva fatto la prima volta nel cimitero, per poi rivolgerle un'occhiata furba e sollevando un angolo della bocca in una sorta di ghigno.
La ragazza bionda aveva un'espressione leggermente stanca: comprendeva bene quanto fosse sfiancante e a volte noioso il lavoro da infermiera, per cui non fu necessario fare domande a riguardo. Era bello parlare con lei, quasi rilassante, un po perché avevano dei caratteri allo stesso tempo simili e dissimili, come diverse tonalità dello stesso colore.

Direi che la divisa da infermiera ti sta perfettamente bene!

Ammiccò, un po per prenderla in giro, un po perché effettivamente quei vestiti non le stavano male. Del resto Estelle aveva un bel viso e un bel corpo, non era difficile per lei trovare qualcosa che le potesse stare bene: non avendo degli evidenti difetti, poteva permettersi i vestiti più succinti e quelli meno succinti, il sogno di ogni donna.
Dopo essersi salutati si sarebbe concesso di sedere su una sedia vuota e distendere le lunghe gambe per poter scaricare la fatica accumulata nella giornata.

Come stai?

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Messaggioda Estelle » 14/04/2014, 17:00

Si sentiva stanca, di già, a metà giornata. Ed era solo l'inizio.
Di solito non era così. Spesso si sentiva stanca, a fine giornata, ma quando al mattino prendeva posto in Infermeria si sentiva appagata e felice, si sentiva come se fosse al momento giusto nel posto giusto, e a fare soprattutto la cosa giusta. Le piaceva davvero il suo lavoro, ma allo stesso tempo le mancava anche quello vecchio. Era anche per quello che aveva fatto nuovamente domanda come docente, sperando che si aprisse per lei quella nuova porta, soprattutto in un periodo in cui di porte se ne erano chiuse parecchie.
Si sentiva sola. In quel momento poteva davvero dire di essere sola, di non avere nessuno. Nessuno a parte la propria famiglia e quei pochi amici che si era fatta al castello. Ma con molta difficoltà. La lontananza da Hogwarts non l'aveva aiutata molto.
Pensare alla sua partenza la riportò con i piedi per terra, e soprattutto a pensare al motivo per cui fosse sola. Ma era meglio non pensarci. Erano passati mesi, e lei voleva davvero dimenticare, perchè ormai aveva perso ogni speranza e, soprattutto, aveva ormai preso coscienza che forse non sarebbe tornato. Ferdy aveva ragione a metterla in guardia. Ora, però, Ferdy non c'era a darle conforto, perchè lui lo avrebbe fatto, pur sapendo che Estelle aveva sbagliato.

Appollaiata con le gambe incrociate sul divano dell'Infermeria, mangiava con gusto il suo tramezzino, sperando di non essere interrotta da nessun studente bisognoso. Non che non avesse voglia di esser loro utile, ma quello era il suo momento di relax, forse l'unico in cui poteva davvero fare ciò che voleva, e in quel momento voleva solo mangiare qualcosa. Quel mattino si era svegliata con un gran mal di testa, e per questo non aveva fatto colazione. Ora, a distanza di ore, il mal di testa era ancora presente e la fame pure.

C'è nessuno?

Il boccone quasi le andò di traverso. Non badò molto alla voce che in quel momento stava cercando di accertarsi della sua presenza o meno. Il suo primo pensiero fu esattamente l'ultimo che aveva fatto. Uno studente aveva bisogno di lei, e di certo lei non si sarebbe tirata indietro, ma aveva interrotto la sua pausa pranzo. Peccato. Troppo bello per essere vero.
Decise di non attirare l'attenzione su di sè facendo notare la sua presenza magari parlando; semplicemente ripose il suo tramezzino su un tavolino, assieme alla ciotola di insalata, si mise in piedi, e sbuffando si fece notare al di fuori del separè.

Oh, ma guarda, ti sei perso per caso?

Sorrise, divertita, nel vedere Jeremiah Murray in piedi all'entrata dell'infermeria. Non se l'aspettava, nè tantomeno sapeva che Jeremiah fosse a conoscenza di dove fosse ubicata l'Infermeria. Si avvicinò a lui, sorridendo della sua espressione. Proprio come la prima volta non esitò a guardala dalla testa ai piedi, questa volta con meno stupore nel volto. In fondo, si erano già incontrati ed era già preparato a quei suoi abiti strani e quei capelli troppo biondi e sconvolti.

Direi che la divisa da infermiera ti sta perfettamente bene!

Che galantuomo. - Sorrise ancora, avvicinandosi a lui, e forse per la prima volta cominciò ad osservarlo sul serio. Indossava una t-shirt chiara ed una camicia di jeans, ed un paio di pantaloni che lo fasciavano alla perfezione, mettendo in risalto un gran bel fisico.. e soprattutto un bel.. fondoschiena. Arrossì, sorpresa di quei suoi pensieri e soprattutto di aver appena fatto un complimento mentalmente al ragazzo che le stava di fronte e che aveva conosciuto in un cimitero. Forse era proprio a causa del luogo che non era riuscita a rendersi conto di quanto fosse carino. - Possiamo, io e la mia Divisa - che a proposito, mi sta proprio bene.. - Rise, divertita, e naturalmente scherzava. Estelle non era mai stata tipa da farsi complimenti da sola. Non era neanche un po' vanitosa. Sapeva di essere una bella ragazza, ma la sua autostima non era mai stata il massimo. - ..convincerti a restare per un po'? Saresti davvero il mio salvatore..

Si lasciò andare ad un sorrisetto, forse con un po' di ironia, uno di quei sorrisi accompagnati da uno sguardo dolce. Sì, gli stava facendo gli occhi dolci, non per flirtare o altro, ma solo per convincerlo a restare con lei, giusto per due chiacchiere tra.. amici? Beh, ci stavano lavorando, questo era sicuro.
I due quindi si accomodarono su due sedie, ed Estelle pose altre due davanti a loro per poter allungare le gambe. Prima di accomodarsi, recuperò il suo tramezzino e la ciotola di insalata.

Come stai?

Diciamo bene. - Rispose, anche se avrebbe voluto rispondere in un altro modo. Ma non era assillare Jeremiah con i suoi problemi quello che voleva. In fondo, non era lì con lei per sentire la sua vita. Anzi, Estelle avrebbe voluto sentire un po' la sua. - Tu come stai? - Chiese, sporgendo un po' la ciotola in direzione del ragazzo, sorridendo. - Vuoi favorire? E' un po' dolce di sale, ma non è veleno.

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Messaggioda Jeremiah » 15/04/2014, 15:10

L'Infermeria era deserta: quando fece ingresso nella stanza ebbe la sensazione di essere in ospedale, per via della concordanza delle coperte dei letti e dei muri rigorosamente bianchi. Con la differenza che all'ospedale a quell'ora c'era un caos totale: il suo pensiero andò rapido all'Acuan Diluvium e sorrise divertito all'immagine della sua maestra indaffarata: in teoria non avrebbe dovuto ridere di lei, ma in pratica lei si sarebbe divertita con lui e per di più non poteva leggere nei suoi pensieri, o almeno, non aveva motivo di farlo. Chissà se in quel momento non le stesse fischiando l'orecchio.
Percorse il pavimento pulito, non un filo di polvere sulla superficie lucida: Estelle doveva amare davvero il suo lavoro, perché non c'era una virgola fuori posto; del resto quel tipo di lavoro o lo si odiava o lo si amava, non c'era una via di mezzo.
Rallentò per osservare meglio gli elementi presenti; non c'era mai stato, né da visitatore e né - per fortuna - da ammalato. La stanza comunicava con uno spazio nascosto da un separé, probabilmente dove la responsabile - in questo caso la sua amica - teneva i documenti e tutto il necessario, una sorta di ufficio.
La risposta al suo richiamo avvenne quasi subito: la donna si sporse dal suo rifugio per controllare chi fosse arrivato e non si accorse di lei finché non parlò:

Oh, ma guarda, ti sei perso per caso?

Nah... Ho risolto i miei problemi di orientamento in questa scuola.

La battuta sempre pronta; Jeremiah le andò incontro e osservò la ragazza nella sua tenuta da lavoro: si era concessa una pausa per via dell'assenza di pazienti; dopo averla osservata interamente scherzò sempre con quell'umorismo sottile e per il quale era inevitabile non esordire nemmeno un sorriso.
Dopo l'incontro al cimitero fra loro si era instaurato un rapporto normale, né troppo amici né sconosciuti: diciamo che si fidava di lei abbastanza. Un po legato a quella selezione che aveva con le persone: poteva dire che Estelle aveva raggiunto risultati soddisfacenti in poco tempo.
Era simpatica e gentile, soprattutto apprezzava il suo carattere un po ambiguo e a volte insopportabile: questo era abbastanza per poter riporre un minimo di fiducia in qualcuno. Lui non poteva riporre tutta la fiducia in lei nemmeno se avesse voluto, il suo segreto non andava rivelato nemmeno se avesse voluto e questo a volte poteva comportare uno stress eccessivo, ma con il tempo e l'abitudine non si badava più a quel particolare, anzi, a volte dimenticava di essere quel che in effetti era: un po come i segreti dei supereroi.
Estelle contraccambiò l'esame: lui notava tutti i comportamenti che gli altri manifestavano nei suoi confronti; si accorse di quello, ma non gli dispiaceva affatto, anzi.
Cinico fino alla fine.

Che galantuomo.

Così mi fai arrossire...

La guardò negli occhi, mordendosi il labbro inferiore e assumendo un'espressione fintamente timida per poi farle una linguaccia: certo, era in grado di arrossire, Phoebe era riuscita - pur non volendo - a suscitare rossore sulle sue guance; ma quel genere di complimenti non avevano nessun effetto sul lato emotivo: il massimo che poteva fare era rispondere con un sorriso, ma questo Estelle lo sapeva benissimo. In effetti stavano costruendo troppa complicità, una cosa da dosare e da cui stare attenti: quella ragazza stava ottenendo fin troppi risultati per l'opinione del suo stupido orgoglio dominante.
Se la parte orgogliosa detestava quel particolare, un'altra parte non poteva fare a meno di gioire per aver trovato un'amicizia: un controsenso quel ragazzo.

Possiamo, io e la mia Divisa - che a proposito, mi sta proprio bene..

Rise, ricordando quello che aveva espresso lui: le gettò un'occhiataccia orgogliosa, alzando le sopracciglia e storcendo di poco il naso.

Non ci fare l'abitudine!

..convincerti a restare per un po'? Saresti davvero il mio salvatore..

Non aspettavo di certo il tuo invito per provare una di quelle poltroncine dall'aspetto comodissimo.

E così dicendo prese posto al suo fianco, mentre lei afferrava una ciotola di insalata e un tramezzino già iniziato.
Avrebbe trascorso così quella mezz'ora prima di pranzo: conversando con lei, magari aggiornandosi su quello che accadeva nel castello, su quello che accadeva fuori da Hogwarts, nel mondo reale.
Hogwarts sembrava davvero circondata da una cupola anti-tristezza: la triste realtà che risiedeva al di fuori non riusciva a penetrare in quell'ambiente e a interferire con i loro stati d'animo: questo perché era protetto dalla forza della felicità adolescenziale: quando si è piccoli sono ben altri i problemi, di rilevanza minore; la spensieratezza faceva da scudo alle presunte minacce del mondo magico esterno. I professori erano coinvolti dalla loro forza. Uno dei motivi per cui la forza interiore dei più piccoli è superiore a quella di chiunque altro.

Diciamo bene. - rispose in merito alla sua domanda, ma qualcosa la tradiva anche se non gli sembrava il caso di insistere - Tu come stai?

Me la sto cavando bene, qui.
Certo, non è come essere in un ospedale, ma ti assicuro che le due cose non sono poi così lontane.


Disse con un sorriso incerto: pensando a quanto fosse faticosa la vita da medico; non tanto per lui, quanto per i suoi colleghi. A volte il loro ruolo faceva davvero la differenza tra la vita e la morte: lui stesso aveva visto gente perdere la vita in quel posto, da un momento all'altro. Magari l'attimo prima dell'operazione aveva scherzato con quel paziente, poco dopo era già oltre.
Una volta in ospedale gli era capitato di ridere con un ragazzino che era affetto da un comune Vaiolo di drago: doveva eseguire una semplice operazione, ma durante l'operazione c'erano state delle complicazioni. Il piccolo non aveva retto ed aveva avuto una reazione violenta ed era morto.
Era rimasto scioccato: il fatto che aveva parlato con lui una mezz'ora prima e poi era morto lo aveva spaventato così tanto da sfogarsi attraverso il pianto: un pianto vuoto, freddo. In ospedale aveva compreso il significato della vita: la vita è un filo di cotone e noi lo scaliamo fin quando questo filo, inspiegabilmente, si strappa e noi cadiamo nella morte.
Estelle allungò il braccio contenente l'insalata e lui la fissò un po sovrappensiero, rimembrando quel pensiero che gli lasciava sempre dell'amaro in bocca.

Vuoi favorire? E' un po' dolce di sale, ma non è veleno.

Oh... No, grazie.
Credo che aspetterò il pranzo, a proposito, perché mangi a quest'ora?
Tra un po saremo in Sala Grande.


Le fece notare lui, guardando prima l'orologio al polso e poi la ragazza.
Valeva la pena resistere ai richiami dolorosi del suo stomaco per poi lasciarsi andare in Sala Grande: anche se "lasciarsi andare" era una definizione troppo esagerata. Era molto rigoroso nel mangiare, dunque era raro vederlo abbuffarsi; preferiva una dieta regolare e un esercizio fisico regolare, per mantenere fresco il suo corpo e vivo e attivo il suo organismo.
Forse Estelle seguiva i suoi stessi precetti: mens sana in corpore sano, dato che mangiava i suoi pasti con poco sale: la guardò con un'espressione soddisfatta.

Chissà cosa mangeremo oggi, gli Elfi tentano di avvelenarmi: credo che parlerò alla Preside Bergman per regolarizzare i pasti e inserire una dieta.

Esordì con aria soddisfatta.
Ovviamente non l'avrebbe fatto: ci mancava solo che gli studenti gli tendessero agguati in corridoio perché impediva loro di abbuffarsi a pranzo e a cena: in fin dei conti i compiti che assegnava lui erano una dieta a tutti gli effetti per quanto erano complicati e per l'impegno che richiedevano. Alla fine, se erano fortunati, riuscivano a strappargli un "Oltre Ogni Previsione", ma potevano scordarsi l'Eccezionale fino alla fine dell'anno.

Mi chiedevo se avessi una copia del Profeta di oggi! Devo ricordarmi di attivare l'abbonamento mensile...

Si grattò la testa: era costretto a sgraffignare una copia ai suoi colleghi o a qualche studente.
Proprio ieri mattina aveva sorpreso uno studente che leggeva un articolo sulla pagina dello sport e lo aveva punito assegnandogli dei compiti extra e sottraendo dei punti alla sua casata; in più si era tenuto la sua copia della Gazzetta del Profeta; era stato un buon attenuante per tenersela e controllare le notizie del giorno.
Nulla di clamoroso, ovviamente: le notizie importanti uscivano di tanto in tanto, per di più non erano da sottovalutare quelle news che potevano sembrare idiozie, ma che celavano un vero mistero dietro: piccolo lo zecchino, grande il valore; quello lo teneva sempre ben presente.
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Messaggioda Estelle » 03/05/2014, 14:30

Nah... Ho risolto i miei problemi di orientamento in questa scuola.

Così potrai venire a trovarmi più spesso e con grande facilità.

Sorrise, sbucando finalmente dal suo nascondiglio. In fondo, si era resa conto che l'ospite inatteso non era neanche non accettato. Anzi, poteva essere ancora un'ottima opportunità per conoscersi meglio. Il loro primo incontro era stato soddisfacente, e sicuramente aveva dato loro ottimi risultati. Ovviamente non c'era ancora un rapporto di amicizia profondo, stavano cercando, forse, di costruirlo lentamente, in modo da poter essere sicuri di potersi fidare l'un l'altro. Per ora Estelle, comunque, non si faceva problemi. Era contenta di aver trovato Jeremiah, e non muoveva alcuna pretesa su di lui, di nessun genere. Non cercava un uomo, era sempre convinta che in qualche modo quello giusto sarebbe arrivato da lei. Ma con Jeremiah non ci aveva mai pensato. Forse la conoscenza ancora precoce, o forse perchè vedeva in lui solo un amico, un caro amico. Un po' come Ferdy.. Ferdy la conosceva alla perfezione, ma tra loro non c'era mai stato nulla di più profondo. Una volta, da ragazzi, tentarono anche di stare assieme, ma alla fine si accorsero che era più bella un'amicizia che una relazione, e poi tenevano troppo alla loro grande amicizia per poterla rovinare.
Sorrideva ancora, lasciandosi andare ad una perlustrazione di tutta la sua figura. Indubbiamente, Jeremiah era davvero un gran bel ragazzo. Sorrise ancora, soddisfatta di aver trovato un amico tanto carino. Ma anche divertita.

Così mi fai arrossire...

Sorrise della sua espressione fintamente intimidita, e di quel rapporto che le stava riservando grandi sorprese. Jeremiah era stato in grado di farla tornare a sorridere, ma un sorriso sincero e divertito, tralasciando così tutti i pensieri negativi e quelle giornate che si ripetevano ogni giorno sempre allo stesso modo. Aveva davvero voglia di cambiare vita, e soprattutto di trovare qualcuno che la aiutasse a farlo.

Sei molto carino quando arrossisci.. anche se per finta.

Sorrise ancora, facendogli anche l'occhiolino con fare divertito.
Se non fosse stato per lui, forse avrebbe trascorso la pausa pranzo mangiando da sola, come faceva sempre, attendendo, forse un po' egoisticamente, che qualcuno si facesse male - senza nulla di grave, però - in modo da tenerla occupata e così non darle modo di pensare. Non era triste, era semplicemente sola, ed era questa la parte più difficile. Non era neanche colpa di Lucas, perchè in fondo anche quando erano fidanzati, la solitudine c'era sempre. C'era sempre a parte quando era con lui. In più ora doveva anche convivere con il pensiero di avere una nemica, ma quello era un discorso che avrebbe volentieri evitato.

Non ci fare l'abitudine!

Rise, divertita, perchè in fondo si stava divertendo davvero. E poi lei non era mai stata una ragazza vanitosa. Anzi, aveva sempre da pensare che non fosse mai abbastanza, per nessuno, e che al mondo ci fossero ragazze indubbiamente più belle di lei.

Non aspettavo di certo il tuo invito per provare una di quelle poltroncine dall'aspetto comodissimo.

Non rispose, ma lo ringraziò mentalmente per aver accettato. Ora si sentiva più serena e tranquilla, e sapeva che la mezz'ora successiva non sarebbe stata così male assieme a lui, anzi molto piacevole.
Riprese tra le braccia la sua ciotola di insalata, ed il tramezzino già cominciato. Quello era solo uno spuntino, mentre la sera, quando aveva più tempo ed era tra le mura sicure del suo loft, si lasciava andare ad un piatto di pasta, od anche a qualcosa di più sostanzioso. In fondo, lei non seguiva alcuna dieta. Le piaceva il suo fisico, e le piaceva anche mangiare. Certo, stava attenta, ma ogni tanto le piaceva lasciarsi andare a qualche peccato di gola.
Cominciarono a chiacchierare, ed Estelle subito mise in mostra il suo stato d'animo sicuramente non troppo felice. Per quel periodo, almeno.

Me la sto cavando bene, qui.
Certo, non è come essere in un ospedale, ma ti assicuro che le due cose non sono poi così lontane.


Io preferirei tanto lavorare in ospedale.

Perchè l'infermeria non era di certo paragonabile a quell'ambiente. Così vivo, sempre di fretta, non ci si poteva stancare mai, o sentirsi soli, e c'era sempre qualcosa da fare. Le sarebbe davvero piaciuto, anche solo provare per un giorno.

Credo che aspetterò il pranzo, a proposito, perché mangi a quest'ora?
Tra un po saremo in Sala Grande.


Uhm.. io preferisco restare qui. Lontana da occhi.. e bocche.. indiscrete..

Si limitò a rispondere in quel modo, lasciando che Jeremiah percepisse il messaggio, se ne fosse stato interessato. Lei, sicuramente, non aveva nulla da nascondere, ma sentirsi derisa da persone adulte quanto lei non riusciva a sopportarlo. Loro e loro stupidi pregiudizi. Mai si erano sforzati di volerla conoscere. Però continuavano a giudicare, soprattutto una persona in particolare. Proprio non riusciva a tollerarla.

Chissà cosa mangeremo oggi, gli Elfi tentano di avvelenarmi: credo che parlerò alla Preside Bergman per regolarizzare i pasti e inserire una dieta.

Allora non venire mai a casa mia..

Rise ancora, divertita, ricordandosi di come e quanto mangiasse ogni volta che ne aveva opportunità, nel suo loft.
Mangiò un altro po' di insalata, storcendo un attimo le labbra per quanto fosse insipida. Aveva sicuramente messo troppo poco sale. La prossima volta doveva esagerare un pochino di più.

Mi chiedevo se avessi una copia del Profeta di oggi! Devo ricordarmi di attivare l'abbonamento mensile...

Si, certo. Dovrebbe essere sopra la scrivania..

Rispose, indicando la scrivania nascosta dietro il separè grigio. Continuò a mangiare mentre Jeremiah si allontanava per prendere il giornale. Neanche lei quel giorno lo aveva letto, non avendone voglia. Non sapeva perchè, forse le piaceva isolarsi dal resto del mondo, così come le piaceva restare sola in Infermeria, senza ascoltare i pettegolezzi del castello.

Raccontami.. hai già conosciuto qualcuno di interessante? Oltre me, ovviamente..

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Messaggioda Rebecca » 03/05/2015, 18:34

{Infermeria - 2 Marzo 2110 - Martedì 16:30}


Meno male che quel pomeriggio non aveva lezione: era stata una giornata particolarmente pesante per l'Auditore, ancora alle prese con i propri studi per tentare l'esame come MagiFilosofa. Mancavano ormai due settimane di intenso studio, prima di poter sostenere il tanto agognato questionario e sperare che tutti quei mesi passati sui libri dessero dei risultati concreti.
Aveva ringraziato mille volte -mentalmente- il collega di Astronomia per aver contribuito ad allargare le sue conoscenze. Ma negli ultimi tempi e con il carico di lavoro che si faceva sempre più pesante, Rebecca aveva iniziato ad accusare di frequenti e fastidiosissimi mal di testa, che non l'aiutavano certo a concentrarsi nelle sue azioni quotidiane.
Anche quel giorno si sentiva poco bene, ma pur non avendo lezione avrebbe dovuto darsi da fare per correggere i compiti e portare a termine almeno un'altra ventina di pagine dell'ultimo libro rimasto. Un'impresa più facile a dirsi che a farsi, visto che a metà giornata la testa iniziò a pulsarle dolorosamente, rallentandola e poi fermandola del tutto dopo aver concluso solo sette pagine. Forse la cosa migliore da fare era prendersi una pausa da tutto e rilassare un po' la mente, riprendendo magari quella sera stessa.
Non le sembrava poi una cattiva idea! Tuttavia sapeva che il mal di testa non le sarebbe passato semplicemente smettendo di studiare, ma aveva bisogno di qualcosa che la aiutasse a calmare un po' i dolori. Quindi perchè non fare un salto in Infermeria e sperare che Amy -la nuova infermiera part-time- avesse qualcosa di utile da darle?
Non erano grandi amiche le due donne, ma andavano parecchio d'accordo, forse a causa dei loro caratteri molto simili fra di loro. Chissà, magari l'Harada in quel momento aveva quasi finito il proprio turno ed era libera di prendere un caffè o un tè con l'italo-svedese, scambiando quattro chiacchiere insieme!
Sempre che il suo mal di testa le fosse passato in fretta, ovviamente.

Si può?

Disse, socchiudendo la porta dell'infermeria e cercando la figura di Amy in mezzo agli scaffali colmi di pozioni e decotti medicinali, fissando la collega con uno sguardo non troppo allegro e vivace come suo solito.

Immagine


Buon pomeriggio a te!

Avrebbe risposto al saluto dell'altra, sforzandosi di sorriderle ma riducendosi a fare una smorfia quando una fitta particolarmente dolorosa le trapassò il cervello da parte a parte.

Scusa, non sono molto in forma.
Ho questo terribile mal di testa da stamattina!
Non è che avresti qualche decotto super potente per farmelo passare in fretta?


Chiese, spiegando in breve il suo problema e sperando in una risposta positiva nell'altra.

Oh e volevo anche chiederti se ti andava di farmi compagnia: sto per fare una pausa, credo di averne davvero bisogno!
Sempre se non sei troppo impegnata qui...
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Messaggioda Amy » 03/05/2015, 22:23

[Infermeria - 2 Marzo 2110 - Martedì 16:25]


Signorino Thompson si tranquillizzi, lei non ha nulla che non si possa curare con un semplice colpo di bacchetta.

Miss Harada ma è sicura? Io sono certo di avere il vaiolo di drago. Vede queste pustole verdi qui?

Amy sbuffò in maniera impercettibile, sollevando mentalmente gli occhi al cielo senza far sbiadire il sorriso allegro che le aleggiava sempre in viso. Si poteva essere ipocondriaci e voler fare il medimago a quattordici anni? A giudicare dal tempo che stava impiegando per convincere quel ragazzino che non aveva nulla di grave si.

Le vedo, Signorino Thompson le vedo e, torno a ripeterle, che non è vaiolo di drago. – calcò sulla negazione con un po’ più di autorità del solito ma la situazione sembrava richiedere un polso fermo – Qualcuno si è solo divertito a lanciarle contro un Furnunculus combinato con un incantesimo per cambiare colore alla pelle, come quelli che si usano ad Halloween.

A sentirla parlare in maniera così professionale e precisa di incantesimi e dei loro effetti non sembrava quasi la stessa ragazza che aveva dovuto acquistare una fondina con incantesimo di Disillusione incorporato per essere certa di non dimenticare la propria bacchetta chissà dove o che si dimenticava di poter appellare un cambio d’abiti quando se ne ritrovava sprovvista a casa del compagno. Eppure lo era. Probabilmente una volta indossato il camice bianco da Infermiera come quello che portava in quel momento tutti i suoi sensi “da strega” si risvegliavano all’istante rendendola ultra consapevole della Trama che scorreva in lei e di ciò che questo implicava.

Questo vuol dire che non mi ricovererà in Infermeria?

Lo sguardo a metà tra il deluso e il supplichevole la fece tentennare. Non era la prima volta che il ragazzino finiva in Infermeria convinto di essere afflitto da chissà quale grave malattia che si rivelava essere immancabilmente la conseguenza di un qualche incantesimo di cattivo gusto. O era particolarmente sfigato oppure era la vittima designata di qualcuno che trovava estremamente esilarante vederlo correre spaventato fino all’Infermeria. In entrambi i casi passare una notte lontano dai Dormitori non avrebbe risolto il problema.

No Signorino Thompson, non la ricovererò perché tra esattamente un minuto starà meglio.

Il tempo di puntargli contro la bacchetta e castare un Finite.

Torni pure in classe e cerchi di non ritornare qui per almeno le prossime due settimane o dovrò pensare che si sia preso una cotta per me.

Una battuta per farlo sorridere e uscire da lì con l’animo un po’ più leggero, cosa che puntualmente accadde. Il ragazzino saltò giù dal letto su cui lo aveva salutato e, dopo aver farfugliato qualcosa di intellegibile, era corso via con le guance in fiamme e un sorriso ebete in volto. Rimasta sola, il pensiero del ragazzino non la abbandonò subito. Se si fosse trattato di uno degli studenti di Lucas, o di una qualsiasi altra Casata, non avrebbe esitato a parlarne con il responsabile, chiedendogli di tenerlo d’occhio per assicurarsi che andasse tutto bene, ma i colori rosso – oro della divisa del ragazzo la frenavano non poco. Non aveva alcuna voglia di intavolare la prima conversazione seria con la Samyliak accusandola di non saper badare ai suoi studenti, perché era certa che la Divinante avrebbe frainteso le sue parole.

Puoi sempre parlarne casualmente con un altro docente…

Riflettè tra sé per poi darsi della stupida. Quante probabilità c’erano che nelle prossime ore le sarebbe capitato di scambiare quattro chiacchiere con un docente – Turner era escluso a priori perché non voleva metterlo in mezzo – e poter far cadere accidentalmente il discorso sul piccolo Thompson?

Si può?

Becca! Buon pomeriggio…

Esclamò sorridente riconoscendo immediatamente la voce dell’Auditore e rivolgendosi a lei con quel diminutivo affettuoso che le aveva appioppato senza neanche chiederle il permesso. Non che fossero chissà quanto amiche ma Amy era fatta così, tendeva subito a prendersi confidenza con chi si dimostrava simpatica e disponibile nei suoi confronti, un po’ come aveva fatto la docente di Rune.

Immagine


Buon pomeriggio a te!

Sono i Kami che ti mandan… ma che hai?

Chiese preoccupata. No, decisamente quella che aveva di fronte non era la solita, spumeggiante Rebecca.

Scusa, non sono molto in forma.
Ho questo terribile mal di testa da stamattina!
Non è che avresti qualche decotto super potente per farmelo passare in fretta?


Qui ho tutto quello che ti serve, basta che mi dici da cosa dipende il tuo mal di testa… - si avvicinò a uno degli scaffali sfiorando con un dito alcuni vasetti di vetro contenenti diverse miscele di erbe man mano che le poneva delle domande – Sei nervosa? – lavanda – Hai mangiato troppo? – dulcamara – O forse… bevuto troppo? – iperico – Sei particolarmente stressata? – melissa – O tesa? – artiglio del diavolo – O una combinazione di uno o più fattori?

Ascoltò attentamente le parole della docente per poi procedere a prendere le erbe che avrebbero fatto velocemente sparire il suo dolore.

Oh e volevo anche chiederti se ti andava di farmi compagnia: sto per fare una pausa, credo di averne davvero bisogno!
Sempre se non sei troppo impegnata qui...


Non mi faccio mai pregare quando si tratta di passare un po’ di tempo in compagnia – rispose con voce squillante – Tra mezz’ora la Moreau finirà le sue lezioni - e di conseguenza il suo turno in Infermeria terminava - e il tuo mal di testa dovrebbe essere sulla strada della guarigione quindi possiamo fare quello che vuoi… avevi in mente qualcosa di particolare per rilassarti?
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