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Messaggioda Monique » 10/03/2013, 18:43

Una nuova lezione d’Incantesimi equivaleva, per la sottoscritta, alla possibilità di passare del tempo a contatto coi miei studenti: stavano crescendo, me ne rendevo conto, e volevo assicurarmi che ciò accadesse nel miglior modo possibile, almeno da un punto di vista didattico; non sapevo cosa sarebbero diventati una volta usciti da Hogwarts, e non potevo in alcun modo condizionare il loro percorso… ma potevo far sì che fossero preparati, almeno magicamente, ad affrontare la vita, e in fondo era quello lo scopo ultimo del mio ruolo da insegnante.
Che poi nell’ultimo periodo la mia mente fosse focalizzata su ben altro, beh, quello era indubbio: meno di un mese separava il coro della scuola dall’incontro con la Cyprus e la Musashi, e dire che ero nervosa sarebbe stato quasi sicuramente l’eufemismo dell’anno. Se i giapponesi mi preoccupavano poco, ben più competitivi su altri fronti, gli americani rappresentavano per me una dannata spina nel fianco: erano sempre stati i migliori, e volevo che le cose cambiassero, volevo che assaporassero per la prima volta il gusto della vera sfida, e l’incertezza di una vittoria che sarebbe potuta scivolare loro dalle mani come un nastro di seta sottile. Questi i miei pensieri mentre attendevo l’ingresso degli studenti nella mia personalissima aula di lezione, come sempre trasfigurata in una rigogliosa foresta carica di pace e di silenzio: e visto che anche i ragazzi sembravano apprezzare, non c’era motivo per il quale non dovessi continuare su quella scia.
Seduta su una sedia di soffice erba, con Fire accucciato accanto a me, accolsi con un lieve sorriso ed un cenno del capo gli studenti che, a gruppi o singolarmente, iniziavano ad entrare in aula, prendendo posto sotto gli alberi, sopra una roccia o semplicemente sull’erba, tirando fuori piume, pergamene ed inchiostro. Mi conoscevano bene, ormai, sapevano che non tolleravo il chiacchiericcio di sottofondo durante le lezioni, e che il silenzio era per me sacro: severa, ecco come mi si sarebbe potuta definire quando mi trovavo in quel luogo, ma entravo totalmente nel mio ruolo d’insegnante e se il compito di chi copriva tale carica era di preparare i propri studenti, beh, essere simpatica non sarebbe servito allo scopo.

Buon pomeriggio.

Li salutai, dunque, quando finalmente il silenzio scese nella foresta: come sempre alcuni, soprattutto i primini, fissavano Fire con aria incerta, mentre gli alunni più grandi che ormai avevano imparato a conoscerlo nemmeno ci facevano più caso.

Mi auguro abbiate mangiato sufficientemente a pranzo, perché avremo molto da lavorare durante questa lezione ed uno stomaco vuoto potrebbe essere una fastidiosa distrazione, per voi.

Iniziai a dire, puntando lo sguardo sulla coppia Alvares-O’Neill, due bambini il cui stomaco sembrava a dir poco infinito.
Sapevo, anche per ciò che mi avevano detto i miei colleghi, che il Delfinazzurro sembrava aver imparato l’arte della calma, come se si fosse immerso in una bolla di saggezza che gli impediva di commettere delle sciocchezze, ed ero curiosa di vedere fino a che punto egli fosse diventato uno studente modello.

La scorsa lezione ha visto come protagonisti gli Incantesimi Elementali Offensivi di Acqua, Vento e Fuoco. Se ben ricordate, questi tre incanti hanno la particolarità di presentare due versioni ciascuno: la prima, quella base, che s’impara nei primi anni di scuola; la seconda, quella complessa, il cui apprendimento avviene successivamente, ma che comporta l’uso di un incanto di portata sicuramente maggiore in quanto a potenza, danni e velocità.

Studiai i volti degli studenti per capire se avessero dei dubbi sull’argomento della lezione precedente, ma dai loro visi non notai nessuna esitazione, nessun tentennamento: vuoi perché l’argomento era piaciuto, vuoi perché la materia era, in fondo, vitale per la crescita di un/a mago/strega, sembrava che tutto fosse ancora perfettamente stampato nella loro mente, il che mi avrebbe permesso di proseguire con la spiegazione senza troppi intoppi; meglio per me, dunque.

Quelli che voglio presentarvi oggi sono due Incantesimi che appartengono alla stessa famiglia di quelli della volta precedente, e sono sempre quindi degli incanti offensivi che sfruttano la magia degli Elementi: la differenza sostanziale è che questi non presentano due varianti come i loro predecessori, ma sono costituiti di un’unica forma, quella complessa, che difatti viene insegnata ai ragazzi a partire dal sesto anno.
Oggi, infatti, vi presenterò questi Incantesimi solamente da un punto di vista teorico, e vi avverto sin da subito che se proverete a rifarli per conto vostro, le conseguenze potrebbero essere fastidiose
- e lanciai un’occhiata ammonitrice all’intera classe, per far capire che non stavo scherzando - Quando provai io, al mio quinto anno, passai una settimana in Infermeria completamente congelata.

Confessai, un piccolo sorriso che intanto mi si palesava sulle labbra a quel ricordo: quant’ero stupidamente testarda, all’epoca, facevo quello che volevo fregandomene delle conseguenze. Ma almeno, ora, potevo avvisare i miei studenti su ciò a cui sarebbero andati incontro, se avessero seguito il mio esempio.

Ed è proprio il Ghiaccio, l’Elemento che per primo prenderemo in considerazione oggi: l’Incantesimo di cui sto per parlare è quello in grado di creare una sfera di ghiaccio che si abbatte sul nemico; la formula per questo incanto è “Glacius”, e per castarlo correttamente è necessario disegnare un otto partendo dall’altro con la bacchetta e mimare poi un affondo con essa, in questo modo.

Spiegai, facendomi scivolare tra le mani il mio fedele catalizzatore per disegnare nell’aria il numero pronunciato prima, iniziando dall’alto, e spingere poi il braccio in avanti, come se davvero stessi effettuando un affondo con una spada - o con la bacchetta, in questo caso.
Nello stesso momento, dalle labbra uscì con voce chiara e scandita la formula dell’incanto, che diressi verso l’albero più vicino.

Glacius!

Immagine


Dalla punta del mio catalizzatore scaturì una sfera di medie dimensioni che si abbatté sul tronco d’albero alla mia sinistra… congelandolo in parte.
Lanciai un’occhiata curiosa alle facce degli studenti per saggiarne le reazioni e poi abbassai la bacchetta, tornando subito dopo impassibile.

Se avrete eseguito correttamente l’Incantesimo, questo sarà il risultato, mentre la percentuale di congelamento sarà pari, come già spiegato la volta scorsa, alla capacità, esperienza e bravura del mago che usa questo incanto.
Per aiutarvi nel corretto lancio dell’Incantesimo, potete immaginare il vostro obiettivo avvolto dal Ghiaccio, ad esempio, ma come non mi stanco mai di ripetere la fantasia è una cosa assolutamente soggettiva.


Proseguii, mentre Fire si alzava dalla sua posizione per andare ad annusare il tronco congelato con curiosità, prima di spostarsi tra gli studenti e salutare con un’occhiata più intensa alcuni di loro, come Brianna, Jorge, Cappie o Elisabeth, quelli con cui aveva avuto modo, insomma, di stare più a contatto, e tornare infine accanto a me, accucciato ai miei piedi.
Mi ricordava così tanto sua madre, in alcuni momenti, da farmi provare dolorose fitte al cuore, sensazioni che però cercavo di scacciare con forza dal mio animo: il passato era passato, e non sarei mai potuta tornare indietro.

La scoperta dell’incanto Glacius è quanto mai ambigua: si hanno documenti che ne testimoniano l’uso solo a partire dal 1759, ma altre fonti più misteriose e non del tutto affidabili affermano che in realtà questo Incantesimo sia vecchio tanto quanto quello che sfrutta il potere del Fuoco.
Alcune leggende narrano infatti che a concepire questo incanto fu quello che nella mitologia islandese veniva allora considerato come un Dio, il cui nome è Aleékjavik, perdutamente innamorato di una fanciulla mortale: allora non era concepibile l’amore tra un Dio e un mortale, e avere una relazione del genere sarebbe stato punibile con la morte di entrambi da parte di Mo’hao, il Capo del Concilio Supremo degli Dei.
Aleékjavik era consapevole di questo, e perciò si limitava a fissare la sua amata da lontano, nel suo Castello in cima alla montagna innevata Chrjadet, sognando una vita con lei in cui nessuno avrebbe potuto impedire loro di stare insieme; un giorno, però, accadde qualcosa che il Dio non aveva preso in considerazione: la sua amata conobbe un giovane proveniente da un villaggio vicino, e se ne innamorò perdutamente, al punto da acconsentire subito a sposarlo.
Per Aleékjavik fu quasi un tradimento, e la sua collera fu talmente grande e inarrestabile che, per vendetta, fece radere al suolo l’intero villaggio dove lei viveva, sterminando la popolazione.


Anche la donna che amava?

Posai lo sguardo su Elbeth, la ragazzina di Grifondoro che aveva parlato senza riuscire a trattenersi, e che ora fissava il terreno come se sperasse di essere inghiottito da esso: sapeva bene quanto odiassi essere interrotta senza prima aver chiesto il permesso, ma la capii, capii quanto fosse presa da quel racconto perché, all’epoca, aveva colpito anche me; per questo attesi che rialzasse appena il capo, lanciandomi un’occhiata di sottecchi, ed annuii leggermente, rispondendo così alla sua domanda.

Sì, anche la donna che amava.
L’amore spesso fa commettere degli errori imperdonabili, se non lo si sa gestire… come successe al Dio. Fu solo dopo aver distrutto tutto, che Aleékjavik si rese conto di cosa avesse combinato, ma ormai non c’era più modo per rimediare: la sua amata era morta, e nemmeno il suo grande potere poteva riportarla in vita.
Ma egli non voleva, non poteva lasciare che ella sparisse e diventasse polvere: per questo, usò la sua magia per fare l’unica cosa che gli era concessa… congelare il corpo inerme della donna in una bara di ghiaccio, per impedire che il tempo potesse intaccare la sua bellezza.
Da qui, si racconta, nacque proprio l’incanto Glacius.


Conclusi, lasciando che gli studenti assimilassero quelle parole e perché no, che vi riflettessero sopra, commentandole anche magari tra loro, silenziosamente, prima di riprendere con le spiegazioni.

Bene, passiamo all’altro Incantesimo che è oggetto di questa lezione, e che riguarda l’ultimo Elemento da considerare: l’Elettricità.
Come già detto, anche per questo incanto non esistono due varianti, ma solo una che è quella complessa, e che può portare la vittima ad essere paralizzata: la formula per questo incantesimo è “Elettro”, e deve essere pronunciata mentre si compie un quarto di giro in senso orario ed un giro e mezzo in senso anti-orario.
Per aiutarvi, potreste immaginare che un fulmine colpisca il vostro bersaglio, od usare la fantasia secondo ciò che essa vi suggerisce.
Se avrete compiuto tutto correttamente, il risultato dovrebbe essere questo.


Mi volsi verso la destra, e puntai la bacchetta di fronte a me, lasciando che la mia mano compisse quei gesti appena spiegati e che le labbra si schiudessero per pronunciare correttamente la formula.

Elettro!

Immagine


Una sfera di pura elettricità scaturì dal catalizzatore, che volò contro il primo tronco e che contro di esso s’infranse, con piccoli crepitii blu e viola che poco dopo si spensero, svanendo.
Li fissai per qualche istante, come immersa nei miei pensieri, per poi voltarmi in direzione della classe, e piegare le labbra in un leggero sorriso.

Non c’è da scherzare, mi sembra ovvio, con un Incantesimo del genere, forse uno dei più pericolosi, poiché l’elettricità scaturita potrebbe provocare, contro un essere umano, danni irreversibili.

Avrebbe potuto colpirne il cervello, e allora a quel punto era forse meglio essere morti; sospirai leggermente, come se mi pesasse pensare in modo così acido, e a volte era davvero così, ma avevo visto troppe cose brutte per potermi permettere di essere un’ingenua.

Questo Incantesimo è, tra i cinque presentati nelle ultime due lezioni, il più recente in assoluto: usato per la prima volta nel 1896 da Juan Domelvedas, un mago spagnolo di origine babbana, si racconta ch’egli sia riuscito a creare tale incanto per aiutare il suo villaggio, troppo povero per poter godere dell’elettricità che proprio agli inizi dell’Ottocento aveva iniziato a diffondersi nel mondo dei non-maghi, migliorando di molto la loro vita.

Un gesto nobile quindi, quello di Domelvedas…

Spostai lo sguardo sulla Prefetta di Serpeverde, che mi fissava senza alcun cenno di pentimento negli occhi per avermi interrotta nel corso della mia spiegazione; affilai lo sguardo ma non dissi nulla sul suo comportamento, limitandomi ad annuire.

Non sempre le persone fanno qualcosa per un proprio tornaconto, signorina Herbert.

Replicai atona, cercando sul viso dell’altra una qualsiasi reazione che però non arrivò; sapevo che aveva un grande successo tra i ragazzi e non faticavo a capirne il motivo, ma questo non voleva dire che mi piacesse o che l’apprezzassi, benché fosse un’ottima studentessa e una brava Prefetta per la propria Casata.

In ogni caso, il tempo a disposizione è finito.
So che vi sarebbe piaciuto provare questi Incantesimi, ma credetemi se vi dico che ci sarà per voi molto più gusto nel farlo quando ne avrete le capacità.
Questi sono i vostri compiti…
- ed agitai la bacchetta, così da far comparire davanti a ciascuno un foglio di pergamena - … che voglio sulla mia scrivania non oltre il 12 Aprile alle ore 20.
Come sempre, se non rielaborerete vi ritroverete con una “T” sul compito, nessuna eccezione. Se avete domande, sapete dove trovarmi.
Buona giornata.


Ed attesi così che tutti gli studenti uscissero dall’aula, chi più velocemente e chi meno, così da potermi poi dirigere nei miei alloggi in cerca di un po’ di pace.


||NOTE OFF||

• Le due leggende citate a lezione sono frutto della fantasia della sottoscritta, quindi non tentate di cercarle online perché non troverete niente.
• Quando chiedo di scrivere un racconto in formato GdR, valgono le stesse regole di una giocata normale: si ruola al passato e in terza persona. Mi raccomando, concentratevi sull'ambiente che circonda il vostro PG, sulle sensazioni/emozioni che prova, sui pensieri che lo fanno ragionare e sul suo modo d'interagire con gli altri.
• La prima domanda vale 10 punti: ricordo che per questo quesito non esistono risposte giuste o sbagliate, voglio conoscere il vostro pensiero e i motivi che vi spingono a pensarla in questo modo, nient'altro.
• La seconda domanda vale 15 punti: valgono le regole per il GdR scritte sopra.
• La terza domanda vale 15 punti: in questo caso la narrazione può avvenire in prima persona e al passato, il resto è lasciato tutto alla fantasia degli studenti.





Come sempre, non potevo aspettarmi nulla di meno da lei, signorina Parker.
Una spiegazione molto personale, ho apprezzato molto i vari riferimenti alla sua storia personale e a quella della magia in generale.
Bravissima
10

Glacius non riuscito, un vero peccato!
Nonostante questo, devo dire che come sempre il suo GdR è stato impeccabile: un ottimo contesto, coerente con la PG, l'ambiente e il suo interlocutore, ho apprezzato anche il link per l'immagine, molto azzeccata.
15

La stimo soltanto per la lunghezza della risposta, che mi sembra più simile ad un piccolo racconto con vita propria piuttosto che una rielaborazione della leggenda raccontata in classe: credo che il suo lato babbano l'abbia aiutata molto ad immedesimarsi nella donna che assiste alla magia di Juan, ma in alcuni punti è stata quasi struggente... complimenti davvero.
Sarà un vero peccato vederla diplomarsi, mi mancheranno i suoi compiti perfetti.
15

punti 40 per Alexis
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Monique
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2013-03-25 15:16:33 Alexis d20 2  
Quale tra i due Incantesimi consideri più pericoloso e perché? Quale conseguenza tra congelamento e paralisi ti spaventa di più? Motiva le tue risposte con considerazioni personali.
Scrivi un racconto in formato GdR in cui scegli uno di questi Incantesimi e tenti di utilizzarlo per allenarti, poiché presupponi di averne le capacità. Tira il d20 e regolati nel modo che segue:

- Da 1 a 10, decidi di provare il Glacius
- Da 11 a 20, decidi di provare l'Elettro

Tirate il d20 e unite al risultato la vostra Capacità Magica: se il risultato sarà pari o superiore a 16, la vostra prova avrà successo. Per il GdR valgono le regole riportate nelle Note OFF della lezione.
Scegli una delle due leggende raccontate in classe e prova ad interpretarla a modo tuo tramite un piccolo racconto: immagina di essere il Dio Aleékjavik che scopre come la sua amata si sia promessa ad un altro e decide di vendicarsi, o la fanciulla che vede il suo villaggio essere raso al suolo dai poteri del Dio, o il mago Domelvedas che dona l'elettricità al villaggio babbano dov'è nato e cresciuto, o ancora uno degli abitanti di tale villaggio che assiste alla magia di Juan.
Il racconto non dev'essere eccessivamente lungo (minimo 500 parole, nessun limite massimo) e può essere incentrato su un momento qualsiasi della leggenda.
E' data la massima libertà alla fantasia.

 
 

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