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Messaggioda Lindë » 13/01/2014, 16:10

Attendevo i miei studenti all’interno delle Serre, nella numero 6 per la precisione.
Come sempre, d’altronde, da quando Windam aveva celebrato il superamento della mia prova come Terran Verdigris restituendomi i ricordi.
Nessun peso nel trovarmi con loro, nessun fastidio nel dover loro insegnare.
E ormai bene o male tutti si erano abituati alla nuova Lindë.
Anche Typhon, silenzioso accanto a me.
Gli avevo detto che non era più obbligato a starmi accanto durante le lezioni, ma lui aveva ribadito che la cosa gli faceva piacere.
Io, dal canto mio, non avevo alcuna intenzione di cacciarlo.
Sapevo che aveva fatto la sua scelta, alla fine.
E sospettavo che fosse stato aiutato proprio dal Vento in cui lui tanto diffidava.
Ma non avevo detto né chiesto nulla.
Ero tornata a sorridere, ma la discrezione faceva ancora parte di me.
Se e quando si fosse sentito pronto, sarebbe stato lui a parlarmene.
E io l’avrei ascoltato.
La porta della Serra si aprì, e con essa filtrò il vociare degli studenti.
Quasi nessuno più si stupiva nel trovare sempre mezza Foresta Proibita o poco meno accanto a me.
Avevo tentato di spiegare agli animali che era un po’ strano che la professoressa di Erbologia fosse circondata da così tanti esserini.
Sarebbe stato più logico che questo accadesse per il docente di Cura.
Ma poi avevo visto uno scoiattolino quasi in lacrime, e avevo ritrattato tutto.
Se volevano stare con me, che lo facessero.
Confidavo nel fatto che nessuno degli studenti avrebbe fatto domande.
C’era anche da dire, comunque, che ero riuscita a trovare un compromesso.
La Serra 6, infatti, era l’unica con un patio esterno e scoperto, dove gli animali potessero stare senza intralciarmi, ma in costante contatto visivo con me.
In fondo dovevo fare lezione, e poi non volevo che le spore dei fiori o delle piante potessero danneggiarli - per quanto, essendo nati in cattività, fosse molto improbabile.
L’avevo fatto anche per permettere a Glaedr, il petauro di Brianna Wollis, di rimanere sott’occhio della padrona.
Era insieme a Gaoth e agli altri sul patio, infatti, e la Delfina avrebbe potuto notarlo senza difficoltà.

Buongiorno a tutti ragazzi!
Avete dormito bene?


Domandai, con un sorriso premuroso.
Alcuni studenti mi parevano un po’ assonnati ancora, in realtà.
Sperai che si sarebbero svegliati in tempo per scoprire quali meraviglie della natura avevo in serbo per loro quella mattina.

Oggi voglio analizzare con voi una classifica molto speciale nel campo dell’Erbologia magica: una lista dei dieci fiori più rari al mondo.
Perché, vi chiederete forse… perché la loro rarità è pari alla loro preziosità nel nostro mondo, e anche perché alcuni di essi sono davvero originali!


Iniziai a dire.
Mi concessi un sorriso verso una teca di vetro coperta da un panno di lino, all’interno della quale si trovavano i fiori che avevo appena citato.
Grazie alla copertura nessuno avrebbe potuto notare che i fiori all’interno avevano avuto un fremito per il mio complimento.
A parte me e Typhon, ovviamente.

Visto che sarebbe pesante spiegarli tutti e dieci in una sola lezione, ho deciso di suddividere la classifica in tre parti, d’accordo?
Bene, partiamo con l’esemplare al decimo posto! Typhon, saresti così gentile da prenderlo e portarlo qui, sul tavolo?


Domandai al Terran del Vento nonché mio Apprendista.
Volevo che poggiasse il fiore sul tavolo di legno di fronte al quale mi trovavo io.
Gli studenti, come sempre, formavano un semi-cerchio intorno a me.
Era il modo migliore per permettere a tutti di osservare le piante senza problemi.

Grazie mille.

Sorrisi leggermente anche a lui, mentre poggiava sul tavolo l’incredibile fiore che mi apprestavo ad analizzare.

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Ragazzi e ragazze, vi presento lo Strongylodon macrobotrys, comunemente diffuso col nome di “Vite di Giada”: non lo trovate incredibilmente bello?

Quasi cercai conferma nei miei studenti, per capire se qualcuno di essi era portato per l’Erbologia.
Per me era uno spettacolo fuori dal comune.
E speravo lo fosse anche per loro.

Notate come foglie e fiori sono legati?
I secondi sono queste piccole gemme turchesi, simili nella forma a delle olive, mentre le seconde sono quelle che si generano direttamente dai fiori, e che portano la pianta a risultare pendente, vedete?


La accarezzai con la mano, prima di riprendere a parlare.

Non solo al tatto i fiori risultano incredibilmente duri, e per questo si deve fare un bello sforzo per staccarli dal loro gambo, ma possono svilupparsi fino a coprire, grazie alla foglie, tre metri di lunghezza!
Queste ultime, al contrario, risultano molto delicate: bisogna maneggiarle con cura quando si cerca di raccogliere i fiori, poiché è molto facile che alla fine di fiori non se n’è raccolto uno, ma di foglie se n’è fatte cadere un sacco!


La mia voce si fece più seria, nel pronunciare quelle parole, e al tempo stesso più dolce verso la Vite di Giada.
Percepivo la fragilità di quel fogliame così diverso dal solito, e faceva quasi male.

Questa pianta è rarissima e si trova, in cattività e con pochissimi esemplari, solamente nelle foreste tropicali delle Filippine; è un pianta che non sopporta il freddo, e il cui habitat deve essere impostato ad una temperatura minima di 15°.
Il nome datole dagli indigeni del posto è “tayabak”, ed è il fiore preferito dalle farfalle e dalle api dello Stato; il suo odore è delicato e lievemente dolciastro, ma piuttosto piacevole.
Venite a darle un’occhiata più da vicino, su, ma attenti alle foglie!


Mi feci leggermente da parte.
Lasciai che gli studenti la analizzassero da una distanza minore.
Osservai curiosa alcuni di loro.
Come Alvares, ad esempio.
Era un ragazzino sveglio, e questo non poteva che essere un bene.
Bastava solo un po’ di buon senso.
Li osservai, sapendo che anche Typhon li teneva d’occhio.
Non volevo che qualcuno facesse inavvertitamente male alla Vite di Giada, magari staccandone una foglia.
Ne avrebbe sofferto troppo, ed io con lei.

Bene, e ora passiamo a ciò che più c’interessa: perché è così rara, e a cosa serve nel campo Magi-Erbologico.
Partendo dal primo quesito, il problema della Vite di Giada è la tempistica nella quale essa si sviluppa fino a raggiungere la piena maturità, quando cioè diventa utile per noi: questa meraviglia, infatti, impiega ben 16 anni per svilupparsi, partendo dalla prima foglia che sbuca dal terreno per raggiungere l’apice del suo percorso; non solo, è anche impossibile piantare più di un seme alla volta, poiché tale è la quantità prodotta dalla pianta dopo la sua maturazione.
Naturalmente è possibile usare composti magici e naturali per velocizzarne il processo, ma questo la renderebbe, ahimé, inutilizzabile.


Il che spiegava perché anche io dovevo attenermi a quella regola.
Purtroppo.

Per poterne sfruttare il potenziale, infatti, questo esemplare deve crescere nel modo più naturale possibile: ed in effetti bastano un terreno ben inumidito e ricco di sostanze nutritive per darle questa possibilità, oltre ovviamente alla temperatura minima sopra-citata.
Allo stesso modo, sarebbe possibile dare un aiuto alla pianta per permetterle di produrre più di un seme alla volta, ma solo quello originale attecchirebbe al terreno.


Una limitazione che avevo tentato di superare in mille modi diversi.
E che ancora, dopo anni, mi vedeva uscire sconfitta.

Spostandoci invece verso la risoluzione del secondo quesito, dovete sapere che della Vite di Giada sono i fiori ciò che davvero ci interessa: ne bastano undici per il nostro composto, che dovranno essere raccolti in questo modo.

Da sotto il tavolo di legno presi un oggetto specifico.
Lo alzai verso l’alto, per mostrarlo alla classe.

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Si tratta di una pinza di legno di faggio, un materiale piuttosto comune quindi, che dovrà essere lasciata immersa completamente in acqua e miele di arancio per 24 ore prima di esser fatta riposare al Sole per altre 72 ore: solo allora sarà possibile utilizzarla seguendo i movimenti che vi sto per mostrare.

Mi avvicinai alla Vite di Giada.
Allungai la pinzetta verso di essa, puntando un fiore ben preciso, quello che si trovava davanti a me.
E come per magia, i fiori e le foglie che gli stavano accanto… si spostarono.

Come vedete, i fiori reagiscono al legno e alla sua patina di acqua e miele: scostandosi, vi permettono di staccare il fiore senza danneggiare le foglie che lo circondano.

Prendendolo con le mani, infatti, avrei fatto cadere almeno una decina di foglie innocenti.
Così, invece, non ne danneggiavo nessuna.
Afferrai delicatamente ma con mano ferma la gemma turchese tra le estremità della pinzetta.
La tirai verso di me con molta attenzione.
Ed essa si staccò con la sua sola, singola foglia.

Questa era solo una dimostrazione, naturalmente, perché come vi dicevo vi servirebbero undici di questi fiori.
Per cosa? Per creare un decotto dalle proprietà straordinarie!


Esclamai.
Li stavo lasciando un po’ nella suspense, e lo sapevo.
Ma avrei finito presto.

Per la preparazione vi serviranno, come già detto, 11 fiori di Vite di Giada, 20 grammi di foglie di Achillea, 35 grammi di corteccia di Betulla, 50 gr di radici di Giusquiamo e mezzo litro d’acqua di fiume raccolta nel secondo giorno di Luna con un mestolo di ceramica bianca.
Una volta che avrete reperito tutti gli ingredienti, dovrete pestare grossolanamente i fiori con un mortaio di legno di ciliegio e metterne il risultato, insieme a foglie, corteccia e radici, sul fondo di un pentolino di rame, e coprire il tutto con tutta l’acqua che avrete lasciato riposare a temperatura ambiente per 36 ore prima del suo utilizzo: dovrete poi portare il tutto ad ebollizione e lasciarlo sobbollire per 5 minuti e mezzo, filtrandolo poi con un colino a maglie strette, possibilmente di canapa, e lasciando riposare poi il decotto così ottenuto per 4 ore, rigorosamente in luogo asciutto e lontano da fonti di calore, la cui temperatura ideale dovrebbe essere di 12,7°.


Mi fermai.
Avevo parlato velocemente, e tutti stavano scrivendo febbrili.
Sapevo che la curiosità era molta.
Perché mai darsi tanta pena per preparare un decotto del genere?

Se avrete svolto con precisione ogni passaggio, il decotto da voi preparato avrà la proprietà, una volta ingerito…

Ripresi a dire.
Ero giunta al momento clou della spiegazione.

… di raddoppiare la vostra forza fisica.
Sì, avete sentito bene: non ci sarebbe nessun cambiamento visibile esternamente, ma il vostro corpo cambierebbe in modo notevole.
Sarebbe molto più prestante, più allenato, più forte sia nella resistenza che nella vera e propria forza bruta.


Una cosa mica da poco, insomma.
Ma c’era un motivo per cui un decotto del genere non si trovava in commercio.

Prima che vi facciate venire strane idee, sappiate che procurarsi i fiori della Vite di Giada è praticamente impossibile.
Non viene venduta nei negozi babbani né in quelli magici per la sua rarità, ovviamente, e se anche nei secondi riusciste miracolosamente a trovarne i fiori, v’informo che il prezzo si aggira intorno ai 3000 galeoni.
A fiore.


Il che avrebbe significato 33mila galeoni, per tutti e undici.
Una cifra esorbitante, il che spiegava perché nessuno li vendesse.

L’unica alternativa sarebbe cercarla nel suo luogo di origine, nelle foreste tropicali filippine… ma non credo che gli indigeni del posto ve la farebbero toccare, la considerano la loro pianta sacra.

Anche io avevo fatto fatica, in effetti.
Ma la mia fortuna era stata essere la Terran Verdigris.
Gli uomini e le donne del villaggio Quta’ewa, infatti, avevano percepito la mia aura, pur non essendo magici.
Avevano osservato il comportamento di fiori ed animali.
Ed avevano capito che, qualsiasi cosa fossi, non avrei mai potuto danneggiare la Vite di Giada.
Era solo grazie a questo che potevo ora mostrarla alla classe.

Al nono posto troviamo la Rafflesia Arnoldii, ve la ricordate?
Visto che è già stata materia di studio per voi, eviterò di ripetermi e passerò subito all’esemplare che si trova all’ottavo posto: la Silene Tomentosa, nota anche come la “Licnide di Gibilterra”!
Typhon, ci pensi tu?


Lasciai che il mio Apprendista spostasse la Vite di Giada, rimettendola al suo posto.
Gli feci anche un cenno del capo, affinché prendesse poi la nuova protagonista della spiegazione.
Era una piantina molto piccola, con un solo fiore.

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Pensate che questa pianta è stata dichiarata estinta per quattro volte nel corso dei secoli, e per ben quattro volte gli Erbologi hanno dovuto ricredersi ed affermare il contrario!
Gli unici esemplari presenti in natura, oltre a questo che vedete qui, si trovano sugli strati rocciosi presenti sulle coste dello Stretto di Gibilterra, poiché roccioso è il terreno ideale per la Licnide.
Attualmente sono stati contati solo 12 esemplari di Licnide in tutto il mondo, seppure si stia cercando in molti laboratori erbologici, e qui nelle Serre, di riprodurre il terreno perfetto per questa piccola rarità in modo da poterne produrre più esemplari: attualmente, però, l’unico terreno utile per il suo sviluppo è proprio quello delle coste dello Stretto, ed oltretutto qualsiasi tentativo finora effettuato di prendere un po’ di esso e coltivarlo in laboratorio, così da farvi attecchire il seme della Licnide, è risultato fallimentare per ragione che anche gli Erbologi considerano sconosciute.


Non era esattamente così.
Io lo sapevo.
Sapevo che non era solo una questione di terreno.
C’entrava anche il clima, il vento, l’aria, l’acqua dello Stretto che a volte bagnava il terreno.
Era un insieme di elementi naturali che non era possibile replicare alla perfezione.
E la Licnide richiedeva la perfezione.

L’esemplare che si trova di fronte a voi ha quasi terminato il suo ciclo vitale, di appena un mese: l’ho raccolta proprio sulle coste dello Stretto qualche giorno fa, poiché sapevo che avrebbe avuto vita breve e che non le avrei fatto un torto spostandola dal suo luogo d’origine per portarla qui.

Stavo mentendo.
In realtà il senso di colpa non mi aveva dato pace.
Ci era voluta la saggia dolcezza di Raiden per calmarmi.
Per farmi capire che se la pianta stessa, quando le avevo parlato, si era sporta verso di me per farsi prendere, era perché lo voleva.
Ma io non potevo fare a meno di pensare che l’avevo privata dei suoi ultimi istanti di vita nella sua terra natia.
Per questo avevo prelevato anche del terreno che avevo messo con lei in un ampio vaso, tre volte più grande del fiore.
Volevo che stesse comoda.
E non appena la lezione fosse finita, l’avrei riportata dove l’avevo presa.
L’avrei riconsegnata alla sua terra perché potesse spegnersi in pace.

Ogni esemplare di Licnide produce tre o quattro semi per ogni ciclo vitale, non di più; come potete vedere, il colore caratteristico dei petali varia dal viola pallido al rosa, e non produce alcun tipo particolare di odore.
Un altro appunto degno di nota sta proprio nel ciclo vitale di questo fiore: esso sboccia dopo appena tre giorni che il seme ha attecchito al terreno, e rimane invariato fino al 29esimo giorno, nel quale si accartoccia su se stesso e muore, dopo aver lasciato i semi a terra.


Non si poteva, insomma, mai essere sicuri del punto di maturazione della pianta.
Non variando esternamente, era impossibile capire a che giorno fosse arrivata quando la si studiava.
Una bella fregatura, la cui unica soluzione era quella di piazzarsi sulle coste dello Stretto.
Dal primo giorno in cui il fiore sbocciava, fino all’ultimo.
Molti pensavano non ne valesse la pena.
Io l’avrei fatto, se solo non avessi avuto altro di cui occuparmi.

L’utilità della Licnide farebbe la gioia di tutti coloro che, illegalmente o meno, fanno ricorso a tatuaggi che potenziano il corpo o le proprie capacità, e che poi vorrebbero cancellare quello stesso tatuaggio senza però vanificarne i benefici.
Con le foglie della Licnide, infatti, si può preparare una pomata che, stesa sul tatuaggio in questione, è in grado di farlo scomparire: ovviamente non potremo pretendere che il segno scompaia dalla pelle già dopo la prima applicazione, ma dovremo usarla in modo costante per due settimane almeno tre volte al giorno, con una distanza minima di 4 ore da un’applicazione all’altra.
La cosa migliore, però, è proprio che il tatuaggio, benché scomparso, manterrà comunque gli effetti benefici sul nostro corpo, e dunque chi avrà cercato un incremento della propria potenza magica, ad esempio, non se la vedrà sottratta se anche decidesse di eliminare il tatuaggio corrispondente dalla propria pelle.


Spiegai, cercando di risultare il più chiara possibile.
Immaginavo che molte persone si tatuassero non perché quel simbolo avesse un significato, ma per il beneficio che ciò avrebbe comportato.
Ed ovviamente un rimedio come la pomata di Licnide avrebbe potuto essere molto utile.

Per preparare una pomata vi serviranno 30 centilitri di paraffina liquida, una miscela d’idrocarburi solidi, per i cui dettagli farete meglio a chiedere al collega di Alchimia, le foglie e le radici della Licnide per un totale di 50 grammi da dividere a metà, 25 per le une e 25 per le altre, una pietra di allume di rocca e 12 grammi di resina in propoli.
Il procedimento è molto semplice: dovrete avvolgere la pietra di allume con un panno di lino, pulito mi raccomando, e poi romperla il più sottilmente possibile con un martello; a quel punto potrete sminuzzarla più finemente in un mortaio di legno di noce o con un mattarello da cucina dello stesso legno, trasformandola in una polvere sottilissima. Dopo aver fatto lo stesso con fiori e radici di Licnide, unirete le due polveri alla paraffina e al propoli, e metterete il tutto in un pentolino di acciaio che metterete su fuoco moderato per 4/5 minuti, spegnendo appena prima che il composto inizi a bollire.
Lasciato riposare per 12 ore a temperatura ambiente, la pomata così ottenuta si sarà raddensata e raffreddata, e potrete procedere nell’applicazione sulla pelle come spiegato precedentemente.


Un procedimento anche piuttosto semplice.
Sfortunatamente era la Licnide ad essere praticamente introvabile.
Per questo chi era deciso a farsi un tatuaggio doveva pensarci bene: toglierselo, poi, risultava quasi impossibile.

Bene, spero che vi rimangano un po’ di energie per l’ultimo esemplare di oggi!
Typhon…


Lui capì al volo.
Prese la Licnide di Gibilterra e la posò, andando a prendere il terzo esemplare utile alla lezione.
Era diverso dagli altri, poiché protetto da una teca di vetro.
Strano, all’apparenza.
Ma c’era un motivo specifico per cui l’avevo protetto in quel modo.
E presto sarebbe stato chiaro a tutti.

Vi presento il numero sette della nostra speciale classifica: la Franklinia alatamaha, comunemente chiamata anche “Albero di Franklin”!

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È un esemplare appartenente alla famiglia delle piante da tè originario della Georgia Settentrionale, che si credette estinto nel 19esimo secolo e che solo dal XXIesimo venne riscoperta come ancora presente e coltivabile, anche se in pochissimi esemplari.
Le particolarità di questa pianta sono l’altezza, poiché pur essendo considerata un albero può arrivare al massimo a 50 centimetri, e soprattutto il fatto che, a differenza delle altre piante da tè, è l’unica per la quale si può constatare una specifica fioritura: per essere precisi, in effetti, ogni pianta produce un solo fiore, che è poi quello che c’interessa in campo erbologico.
Come potrete notare, esso presenta dei petali di un bianco candido, mentre il pistillo è di un colore giallo acceso: le foglie hanno generalmente una colorazione verde o rossastra, ed il profumo è delicato, con una nota che potremmo quasi definire piccante, un po’ come l’odore del pepe per intenderci.
Come le precedenti è una pianta che difficilmente si può coltivare in una qualsiasi Serra: richiede un terreno ad alto tasso di acidità e pochissima acqua, ma necessita altresì di un clima umido e freddo, con una temperatura ideale intorno ai 2/3° al massimo.
L’Albero di Franklin, chiamato così da William Bartram, l’Erbologo che nel 1777 per primo lo scoprì, in onore del suo grande amico Benjamin Franklin produce anche dei frutti che però crescono molto lentamente, e che solitamente vengono utilizzati come concime per gli altri esemplari della medesima pianta data la loro alta concentrazione acida.
L’ultima particolarità, quella che ho tenuto da parte perché in effetti è la più strana, se così vogliamo definirla, è che questa pianta non supporta i rumori forti: abituata a crescere nella natura, immersa in un ambiente silenzioso come quello delle foreste naturali del Nord della Georgia, ha sviluppato una sensibilità particolare ai suoni che la circondano. Per questo l’ho protetta con una teca di vetro, per evitare che possa venire ferita dal rumore della mia voce, il che vi fa capire quanto sia sensibile: un’esposizione prolungata ad un suono che la infastidisce la porterebbe a richiudersi su se stessa e a marcire all’istante, un altro dei motivi per cui non è semplice da coltivare.


L’ennesimo monologo da parte mia.
Sperai che non mi odiassero, per questo.
Sapevo che l’Erbologia poteva piacere a pochi.
Non c’erano incantesimi da fare o pozioni da mescolare.
Non bisognava cavalcare una scopa o curare un animale ferito.
Stava tutto nell’amore e nella devozione per le piante, che non emettevano suoni, non davano gratificazioni immediate.
Era una materia che pochi potevano apprezzare davvero.
Ma andava bene così, per me, perché a coloro che ne coglievano la bellezza, tutto ciò sarebbe apparso speciale.

Soffermandoci per l’ultima volta, in questa lezione, sull’utilità pratica dell’esemplare che abbiamo di fronte, come vi ho già anticipato è il fiore la parte che a noi interessa: sia i petali che il pistillo, infatti, possono essere utilizzati per la preparazione di un infuso che, se preparato correttamente, permette di aumentare per un numero di ore che varia in base alla quantità assunta - 5 ore per ogni 50 cl ingeriti - l’elasticità mentale del soggetto, la sua capacità di elaborare concetti e di pianificare strategia per fronteggiare eventuali ostacoli.
Scendendo nel dettaglio, l’infuso di cui vi ho parlato si prepara con tre fiori di Franklinia alatamaha, 10 grammi di foglie di Tarassaco, 21 grammi di radici di Boldo e 6 foglie grandi di Rosmarino: dopo aver fatto essiccare tutti gli ingredienti dovrete metterli sul fondo di una brocca, possibilmente di ceramica, munita di coperchio; poi, aggiungerete nella brocca circa 50 centilitri di acqua di mare salata che avrete fatto precedentemente arrivare quasi, e sottolineo quasi, ad ebollizione a fiamma vivace, in un pentolino di ottone, chiuderete il coperchio e lascerete il tutto in infusione per 13 minuti, al termine dei quali filtrerete l’infuso ottenuto, lo verserete in una caraffa di vetro accuratamente pulita e fresca, lo lascerete riposare per 4 ore ad una temperatura di 8°, ed infine lo potrete assumere, traendone i vantaggi sopra indicati.


Naturalmente le dosi che avevo dato valevano per un’assunzione.
Il che significava un incremento della capacità mentale per sole cinque ore.
Ma come sempre, una cosa così semplice era resa complicata dal reperimento dell’ingrediente principale.

Come per la Vite di Giada, anche in questo caso è possibile, anche se molto raro, reperire in commercio nel mondo magico i fiori di questa pianta, il cui singolo costo è però di 2600 galeoni.

Tanto valeva studiare, insomma, applicarsi.
Sviluppare la mente in altro modo.
Il tempo era volato.
La lezione era finita.
Ed io avevo una pianta da riportare a casa.

Bene ragazzi, per quest’oggi è tutto!
Questi sono i compiti per la prossima volta…


Fu Typhon ad agitare la bacchetta.
Così, di fronte ad ogni studente, comparve una pergamena con ciò che avrebbero dovuto fare e consegnare per il lunedì successivo (14 Febbraio ore 9.00).

… ormai sapete quale sia la procedura, perciò mi aspetto ottimi elaborati da voi!
Mi trovate alle Serre per qualsiasi dubbio, alla prossima lezione!


Li salutai.
Sorridente, come riuscivo ad essere da un po’.
Appena la classe si fu svuotata, diedi disposizioni precise al mio Apprendista, dopodiché scomparii appena fuori dai confini di Hogwarts.
Le coste dello Stretto di Gibilterra aspettavano solo me.





Una buona ricerca, hai rielaborato bene le informazioni che ti sono state date a lezione e hai cercato di essere sufficientemente esaustiva.
Forse si poteva aggiungere qualcosa di più, ma puoi essere soddisfatta.
6

Idem come sopra.
6

Idem come sopra.
Per caso le ricerche le hai fatte con lo stampino?
Scherzo!
6

Un ottimo GdR, in linea con l'evoluzione del tuo personaggio: è bello vedere Miyabi che lentamente si sta riprendendo, e ammetto di essermi fatta una piccola risata alla fine, perché in effetti per la poca forza che ha la tua PG, anche raddoppiandola non è che si possano ottenere chissà quali risultati straordinari!
Bene la trasposizione dell'ambiente che fa da contorno al GdR, e mi è piaciuto molto vedere come Miyabi si è approcciata alla preparazione del decotto… farebbe meglio a pensare di meno, però, prima di combinare qualche disastro!
In generale, comunque, un buon compito!
13

punti 31 per Miyabi




Evidentemente le ricerche sono il tuo forte: ben fatta e presentata, sono contenta che tu abbia fatto anche delle ricerche esterne per aggiungere qualcosa in più di quanto già detto.
Per rispondere alla tua domanda, comunque, sì, è possibile - almeno per quanto mi riguarda - aggiungere dettagli di tua fantasia, se sono spiegati in modo sufficientemente dettagliato: peccato che non credo avrò modo di leggere un altro tuo compito prima del diploma!
8

Come sopra, nulla da aggiungere.
8

Come sopra, nulla da aggiungere.
8

Nel GdR invece ti sei un po' persa: non è andato male, intendiamoci, ma l'ho trovato più basso rispetto ai tuoi soliti standard - forse l'hai scritto di fretta?
Bella comunque la scelta della pianta da usare, sicuramente la Franklinia alatamaha ti potrebbe essere molto utile per affrontare al meglio i M.A.G.O., ma sono sicura che te la caverai benissimo anche senza!
In bocca al lupo, e brava per il compito!
10

punti 34 per Ariel




Una buona ricerca, ben rielaborata e abbastanza ricca d'informazioni, ma a voler essere pignoli si poteva aggiungere ancora qualcosa in più.
6

Evidentemente la Licnide di Gibilterra ti è piaciuta davvero molto, visto che l'hai anche scelta come pianta per il tuo GdR!
Questa ricerca, a differenza delle altre, è davvero completa e ben fatta, hai aggiunto tutto ciò che si poteva dire ed anche qualcosina di più, bravissima!
8

Idem come per la prima domanda.
6

Splendido GdR, anche se non credo che il professor Connor sarebbe felice di sapere che crei pomate per i tatuaggi da sola, senza ricorrere al suo aiuto!
Battuta a parte, ottimo GdR, ben presentato ed articolato: come sempre leggere le sfumature caratteriali della tua PG è sempre molto interessante, anche se a volte è difficile stare dietro le sue elucubrazioni mentali!
Come per la tua collega Jiménez, in bocca al lupo per i M.A.G.O.!
16

punti 36 per Melia




Un amore sviscerato per le ricerche, a quanto sembra, ma forse essendo un Corvonero non mi dovrei stupire troppo: sei andato molto bene e hai presentato una risposta ben rielaborata, completa e ricca di dettagli aggiuntivi, davvero complimenti!
8

Idem come sopra.
8

Questa invece è stata una risposta, rispetto alle precedenti, meno completa: non che sia andata male, intendiamoci, ma confrontandola con le altre due sopra si è visto un leggero calo di livello, che non mi permette di darti punteggio pieno.
Bravo in ogni caso!
6

Concordo che, in effetti, l'infuso di Franklinia alatamaha non ti sarebbe servito troppo viste le tue particolarità, ed è stato interessante vedere l'utilizzo che faresti della Vite di Giada… sono sicura che Melia ne sarebbe piacevolmente sorpresa, ma contenta!
Detto questo, un buon GdR, forse un po' troppo povero nella parte più importante, ovvero la preparazione del decotto, ma comunque ben fatto.
Anche a te, come per Jiménez e Herbert, faccio un grandissimo in bocca al lupo per gli esami!
13

punti 35 per Zephyr




Una ricerca a dir poco perfetta: sei stato preciso, accurato, non ho nulla da ridire.
Bravissimo, Alvares!
8

Idem come sopra.
8

Idem come sopra.
8

Posso ammettere senza alcun problema che questo è decisamente il GdR che abbia letto, soprattutto perché sei stato l'unico ad aver scelto di non far funzionare, in questo caso per un errore nella scelta della pianta, il tuo "diabolico" piano, e dunque non sei riuscito a raggiungere il risultato sperato.
Ben inserito nel contesto di vita del tuo PG, ottimamente presentato, prolisso quanto basta per renderlo interessante e coerente: bravissimo, un compito eccellente!
Anzi… il migliore!
16

punti 40 per Jorge




Una ricerca nella media: non hai scritto cose sbagliate - a parte ripetere due volte i dettagli sui fiori e la loro lunghezza - ma è abbastanza stringata, e non troppo approfondita.
Si può sicuramente fare di più, ma non è andata malissimo; ricordati solo che la Vite di Giada è femminile!
4

Questa è una ricerca ancora più povera della precedente, ed è un peccato perché ci sarebbe stato molto altro da dire!
Non so se la sua scarsità sia stata dovuta alla fretta nel fare il compito, ma ti suggerisco, per la prossima volta, di concederti più tempo per effettuare delle ricerche, soprattutto quando ti si chiede di essere esaustiva ed approfondita!
3

Un po' meglio della seconda risposta, ma anche qui mi è sembrato che la ricerca sia stata svolta in fretta e furia, soprattutto perché in alcuni punti la punteggiatura viene a mancare e si perdono persino le maiuscole ad inizio frase.
Come prima, ti consiglio per la prossima volta di leggere con calma tutte le informazioni, rielaborarle e cercare di essere più precisa - ad esempio in nessuna delle tre risposte ho letto l'uso che si può fare, in campo Erbologico, della pianta che dovevi presentare.
4

Partiamo da un piccolo appunto tecnico: la Vite di Giada raddoppia la tua forza fisica, è vero, ma non ti fa diventare una sorta di "Incredibile Hulk" in miniatura… devi considerare come se, invece che 8, Aowin avesse 16 al Talento (Fisico), e con quel punteggio nessuno riuscirebbe ad alzare un tavolo di legno con una mano sola.
Detto questo, ammetto che questo GdR non mi ha molto entusiasmata: punteggiatura che a tratti manca, incoerenza di tempi verbali che rendono difficile la lettura, e quasi nessuna interazione col contesto presentato - ad esempio non c'è nessun dialogo con la zia di Aowin, col signor Little, è tutto veloce e frenetico, come se avessi scritto di corsa per toglierti il pensiero.
Devi pensare che quando ti si chiede di scrivere un racconto in GdR è come se tu dovessi scrivere un'azione per una giocata: in quel caso dai spazio ai pensieri della PG, ai suoi stati d'animo, a ciò che la circonda, e ovviamente la fai interagire con le altre persone… qui ti si chiede di fare la stessa cosa, lasciandoti però la libertà totale di scegliere il luogo in cui si svolge la vicenda e le persone che Aowin incontra.
Purtroppo il compito non è andato bene, trovo che in generale ci siano le potenzialità ma che non siano affatto state sfruttate: ti suggerisco, per questo, di leggere con attenzione il compito di Jorge Alvares che posterò qui sotto a fine correzione dei compiti, credo ti potrà essere molto utile per comprendere ciò che ho cercato di spiegarti nel corso della mia valutazione!
8

punti 19 per Aowin




Una ricerca piuttosto buona: ci sarebbe stato altro da dire, ad esempio avresti soffermarti di più sull'uso della pianta e spiegarlo meglio, essere in generale più esaustivo.
Comunque non è male per essere il tuo primo compito di Erbologia.
5

Come sopra, la ricerca non è male, ma poteva essere arricchita maggiormente, presentando maggiori dettagli e, in generale, una cura maggiore nella sua presentazione - anche nel suo uso, citato piuttosto miseramente.
Si può fare di meglio, ma la base è piuttosto buona.
5

Attenzione, intanto, alle maiuscole ad inizio frase e ai punti alla fine di essa, sono piccolezze che però di sicuro infastidisce notare.
Anche qui, come sopra, la cura data all'uso della Franklinia alatamaha è citato solo alla fine e in modo del tutto superfluo, mentre invece avresti potuto soffermartici di più; il resto delle informazioni non sono sbagliate, semplicemente poco approfondite.
Per la prossima volta t'invito a curare di più questi particolari, e vedrai che andrà meglio!
5

Qui i problemi principali sono due: il primo sono le maiuscole e i punti alla fine della frase, che sono completamente trascurati - niente che una rilettura prima d'invitare il compito non possa risolvere; il secondo problema, il più grave a mio avviso, è che hai scritto il GdR in prima persona, quando invece nelle indicazioni è scritto specificatamente che bisognava presentarlo in terza.
Questo indica un'attenzione pari a zero nella lettura della domanda, che ovviamente comporta un abbassamento notevole del punteggio.
Passando al GdR vero e proprio, il racconto in sé non è male, ma attenzione: la Stanza delle Necessità non può riprodurre le piante (altrimenti la mia PG se le procurerebbe lì invece che girare per il mondo), e non è esatto dire che il cotone è uguale alla canapa per filtrare il composto... c'è un motivo per cui ho specificato che dovesse essere canapa, altrimenti non l'avrei sottolineato nel corso della lezione!
La base c'è, ma sicuramente, come ti ho detto sopra, si può migliorare di molto, prestando una maggiore attenzione ai dettagli e curando meglio il tutto.
Come per la tua collega Cerestian, ti suggerisco la lettura del compito del Delfinazzurro Alvares, perché penso che potrebbe esserti molto d'aiuto nel comprendere cosa si intenda per "compito ben fatto".
9

punti 24 per Sheldon
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Lindë
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Messaggioda Lindë » 14/02/2014, 14:05

Qui di seguito ho deciso di postare il compito svolto dall'utente Jorge, poiché si è rivelato il migliore tra tutti coloro che l'hanno eseguito: mi auguro che la lettura del suo elaborato possa aiutare a migliorare chi ancora ha difficoltà a fare i compiti.
Vorrei porre l'accento soprattutto sull'ultima domanda presentata: non pretendo di leggere sempre dei GdR del genere, e così non credo nemmeno i miei colleghi, ma quando chiediamo di scrivere dei racconti sotto questa forma è a questo che intendiamo, ovvero una risposta che presenti una narrazione coerente con la vita e le vicende del proprio Personaggio, esaustiva e ricca di dettagli.
Sperando che possa esservi utile, vi lascio alla lettura.


1. Presenta la Vite di Giada nel dettaglio: esponi le sue caratteristiche, il suo sviluppo, l'uso che se ne può fare.
Cerca di essere il più esaustivo ed approfondito possibile, rielaborando le informazioni date in classe e cercando anche, previa rielaborazione, nuove informazioni da fonti esterne. [8 pt]


La Strongylodon macrobotrys è una leguminosa perenne e legnosa appartenente alla famiglia della Fabaceae, originaria delle foreste tropicali delle Filippine dove viene considerata una pianta sacra e chiamata tayabak cioè Vite di giada, nome con cui è conosciuta in tutto il mondo. Essa è caratterizzata da un delicato fogliame verde pallido che si genera direttamente dai fiori, rami che possono raggiungere i 18 metri e pseudo racemi penduli che possono raggiungere i 3 metri di lunghezza e portare fino a un massimo di 75 fiori. Dall’odore delicato e vagamente dolciastro che attira api e farfalle, i fiori della Vite di giada risultano essere duri al tatto come se avessero preso dai minerali quali il turchese e la giada non solo il colorito, che varia dal blu verde al verde menta, ma anche la consistenza, e ricordano nella forma il corpo di una farfalla con le ali piegate. Essa non tollera per nulla il freddo, necessita di un terreno umido e ricco di sostanze nutritive dove la temperatura minima si aggiri intorno ai 15°, come appunto nelle foreste tropicali delle Filippine, ha un ciclo di maturazione lentissimo di circa 16 anni e produce un unico seme che a sua volta può essere piantato. Non potendo utilizzare nessun composto magico o naturale per velocizzarne la crescita né per produrre un numero superiore di semi, questo la rende una pianta estremamente rara e il valore dei suoi fiori è stimato in circa 3000 galeoni l’uno. Nel caso in cui si riuscisse a convincere la popolazione indigena delle Filippine ad avvicinarsi a uno dei pochi esemplari ancora esistenti, è necessario avere con sé una pinza in legno di faggio precedentemente trattata per lo scopo – immersa in acqua e miele d’arancio per 24 ore e poi fatta riposare al sole per altre 72 – in modo da poter cogliere il fiore senza far cadere neanche una foglia. La Vita di giada, infatti, sembra essere “allergica” all’acqua e miele tanto che fiori e foglie si allontanano spontaneamente dalla traiettoria della pinza.
E’ interessante notare come secondo alcuni studiosi babbani l’esemplare che noi conosciamo di questa pianta è in realtà frutto di un’evoluzione naturale legata al fatto che la Vita di giada è impollinata da una specie di pipistrello che per bere il suo nettare deve pendere a testa in giù sull’infiorescenza.
Nel campo Magi – Erbologico sono i fiori la parte più importante di questa pianta in quanto ingrediente fondamentale di un decotto che permette di raddoppiare sia la forza fisica che la resistenza di chi lo ingerisce, insieme alle foglie di Achillea, alla corteccia di Betulla e alle radici di Giusquiamo. Inoltre è necessario raccogliere nel secondo giorno di Luna mezzo litro di acqua di fiume utilizzando un mestolo di ceramica bianca e conservarla per 36 ore a temperatura ambiente. Una volta raccolti tutti gli ingredienti si può procedere alla preparazione vera e propria sistemando 11 fiori della Vita di Giada, precedentemente tritati grossolanamente con un mortaio di legno di ciliegio, sul fondo di un pentolino di rame insieme a 20 grammi di foglie di Achillea 35 grammi di corteccia di Betulla e 50 gr di radici di Giusquiamo. Successivamente si versa tutta l’acqua nel pentolino, si porta a ebollizione e lo si fa sobbollire per 5 minuti e mezzo. Trascorso questo tempo si deve prendere un colino a maglie strette di canapa e filtrare il decotto che dovrà riposare per 4 ore in un luogo asciutto e lontano da fonti di calore, la cui temperatura ideale dovrebbe essere di 12,7°.

2. Presenta la Licnide di Gibilterra nel dettaglio: esponi le sue caratteristiche, il suo sviluppo, l'uso che se ne può fare.
Cerca di essere il più esaustivo ed approfondito possibile, rielaborando le informazioni date in classe e cercando anche, previa rielaborazione, nuove informazioni da fonti esterne. [8 pt]


La Silene tomentosa è una pianta molto rara alta circa 40 cm con foglie lanceolate e fiori inodori e bilobati, cioè con due lobi, dal colore che varia dal viola pallido al rosa e un ciclo vitale singolare. Dal momento in cui il seme attecchisce nel terreno, infatti, passano appena tre giorni prima che il fiore sbocci completamente per poi accartocciarsi su stesso e morire, lasciando a terra non più di quattro semi, dopo 29 giorni in cui non ha subito alcun tipo di cambiamento. Ciò vuol dire che a meno di essere presenti al momento della fioritura è impossibile stabilire a che punto del suo ciclo vitale si trova un dato fiore in un dato momento. Questa pianta appartiene alla famiglia delle Caryiohyllaceae e al genere Silene, anche se il secondo nome con cui è conosciuta – Licnide di Gibilterra – sembrerebbe ricondurla al genere Lychnis. Secondo alcuni studiosi questa doppia nomenclatura non dovrebbe creare alcun tipo di ambiguità in quanto il genere Lychnis è strettamente correlato e in alcuni casi è incluso nel genere Silene, e vi differisce sostanzialmente per il numero di stili dei fiori, cinque nei primi e tre nei secondi, per il numero dei denti delle capsule dei semi, cinque per i primi e sei per i secondi, e per la consistenza dello stelo che nel genere Lychinis risulta essere molto appiccicoso. La Silene tomentosa cresce in natura solo ed esclusivamente sulle coste dello Stretto di Gibilterra grazie al terreno roccioso tipico di quella zona e a una particolare combinazione tra acqua, clima, vento e condizioni ambientali che gli erbologi non sono ancora stati in grado di riprodurre in modo da riuscire a coltivarla in laboratorio. Ad oggi esistono solo 12 esemplari di Silene in tutto il mondo e sono tenuti costantemente sotto controllo per evitare di doverla dichiarare estinta per la quinta volta.
Nel Mondo Magico la Licnide viene utilizzata per produrre una pomata in grado di far sparire un tatuaggio magico dalla pelle senza però dover rinunciare ai benefici che lo stesso ha apportato alle capacità magiche di chi se lo è fatto. Per poter preparare questa pomata è necessario ridurre in una polvere sottilissima una pietra di allume di rocca, 25 grammi di foglie di Licnide e 25 grammi di radici, versarli in un pentolino di acciaio insieme a 30 centilitri di paraffina liquida e 12 grammi di resina di propoli e mettere il tutto su fuoco moderato per 4/5 minuti. Appena prima che il composto inizi a bollire è necessario spegnere il fuoco e lasciarlo riposare a temperatura ambiente per 12 ore. Perché la pomata produca gli effetti desiderati è necessario che la pietra di allume venga prima rotta grossolanamente con un martello, dopo averla avvolta in un panno di lino pulito, e successivamente sminuzzata o in un mortaio di legno di noce o mediante l’uso di un mattarello da cucina dello stesso materiale. Affinchè il tatuaggio sparisca del tutto, inoltre, è necessario applicare la pomata tre volte al giorno per almeno due settimane, avendo l’accuratezza di far passare tra un’applicazione e l’altra almeno 4 ore.

3. Presenta l'Alberto di Franklin nel dettaglio: esponi le sue caratteristiche, il suo sviluppo, l'uso che se ne può fare.
Cerca di essere il più esaustivo ed approfondito possibile, rielaborando le informazioni date in classe e cercando anche, previa rielaborazione, nuove informazioni da fonti esterne. [8 pt]


La Franklinia alatamaha, detta anche “Albero di Franklin”, deve il suo nome all’Erbologo William Bartram che, nel 1777, decise di dedicare la sua scoperta in campo erbologico a uno dei suoi più grandi amici, Benjamin Franklin, e allo stesso tempo di lasciare impresse nelle generazioni future il luogo in cui quella scoperta avvenne e cioè lungo il fiume Altamaha in quella che all’epoca era la colonia britannica della Georgia. In realtà, come lo stesso Bartram scoprì poco dopo, al di là della Georgia Settentrionale è molto raro riuscire a trovare dei luoghi in natura dove questa pianta crescesse in maniera spontanea e, specularmente, è altamente difficile avviarne la coltivazione in Serra. Essa infatti ha bisogno di un luogo umido e freddo, dove la temperatura si attesti intorno ai 2/3° gradi massimo, ma allo stesso tempo l’umidità non deve essere assorbita dal terreno che quindi deve avere una bassa percentuale d’acqua e un alto tasso di acidità. Nel 19esimo secolo si pensò che questa pianta fosse estinta anche se nessuno seppe spiegarsene il motivo. Secondo alcuni studiosi babbani fu a causa di una malattia trasmessa da alcuni agenti patogeni presenti nelle piantagioni di cotone che vennero impiantate in quella zona, i magistudiosi invece attribuirono la sua estinzione all’azione dell’uomo e in particolar modo al progresso che ne modificarono l’habitat in maniera irreversibile. Immersa nel silenzio delle foreste naturali del Nord della Georgia, la Franklinia, infatti, ha sviluppato una forte sensibilità ai suoni tanto che se esposta per un lungo periodo di tempo a un qualche suono fastidioso, essa potrebbe marcire all’istante. In ogni caso si dovette aspettare il XXIesimo secolo per ritrovarne rari esemplari coltivabili in natura. Anche se viene definita “albero”, la Franklinia non supera i 50 centimetri d’altezza e per quanto appartenga alla famiglia delle piante da tè, ogni pianta produce un unico fiore, solitamente in tarda estate, a forma di coppa molto simile alla Camelia, con i petali bianchi, il pistillo giallo accesso e un odore un po’ piccante simile a quello del pepe. Cresce solitamente con un unico tronco dalla forma simmetrica vagamente piramidale dalla corteccia zigrinata e il colorito grigio con striature bianche verticali ed è caratterizzato da foglie a forma di uovo con l’estremità più stretta alla base di colore verde o rossastra e produce dei frutti a crescita lenta non commestibili a causa dell’alto tasso di acidità e per questo utilizzati per concimare altri esemplari di questa pianta. Probabilmente fu proprio la rarità di questa pianta che spinse i babbani americani nel 1969 a immortalarla su una serie di francobolli. Presso i babbani la Franklinia viene utilizzata prettamente come una pianta ornamentale da arredo mentre nel Mondo Magico i suoi fiori vengono venduti praticamente a peso d’oro, 2600 galeoni l’uno, non solo per la difficoltà insita nel riuscire a coltivarla in Serra ma anche per il loro impiego in un infuso capace di aumentare le capacità strategiche e intellettive di un individuo per un numero di ore pari ai cl ingeriti in un rapporto di uno a uno – 1 ora per ogni cl. Per ottenere tale infuso è necessario far essiccare, insieme a tre fiori di Fanklinia, 10 grammi di foglie di Tarassaco, 21 grammi di radici di Boldo e 6 foglie grandi di Rosmarino e riscaldare 50 centilitri di acqua di mare salata quasi a fiamma viva in un pentolino di ottone fino a quando non abbia quasi raggiunto il punto di ebollizione. Una volta reperiti gli ingredienti è necessario disporre le erbe secche sul fondo di una brocca in ceramica, versarvi sopra l’acqua bollente e richiuderla con un coperchio anch’esso di ceramica. Trascorsi 13 minuti è necessario filtrare l’infuso in una caraffa di vetro, precedentemente pulita e fresca, e riporla per 4 ore in un ambiente con una temperatura che non superi gli 8° prima di poterla assumere e ottenere una mente più elastica e reattiva.

4. Scrivi un GdR (terza persona al passato) in cui il tuo PG prepara il decotto di Vite di Giada/la pomata di Licnide di Gibilterra/l'infuso d'Albero di Franklin.
Qualunque sia la tua scelta, soffermati sul modo in cui il tuo PG si è procurato il materiale, sul contesto nel quale prepara il decotto/la pomata/l'infuso, sul motivo che l'ha spinto a farlo.
A te la scelta sulla sua efficacia o meno. [16 pt]


La seconda cosa che Jorge aveva fatto, terminata la lezione di Erbologia, era stato procurarsi del miele di arancio con cui trattare la pinza in faggio che aveva comprato a Hogsmeade il primo weekend disponibile -perché era stata quella la sua priorità. Era stato un gesto istintivo, dettato dal bisogno di sapere che il suo kit di sperimentatore - aveva smesso di definirlo semplicemente di Pozioni fin dal colloquio con la Vilvarin - fosse perfetto e pronto a supportarlo in ogni evenienza e non, come temeva la sua sorellina, da un qualche piano ingegnoso che lo avrebbe portato a morte certa ad opera di Seal o in alternativa ad essere cacciato da Hogwarts. Avevano infatti entrambi la sensazione che tanto la Vilvarin si fosse ammorbidita nei confronti degli studenti quanto il suo Assistente si era trasformato in un Drago-Mastino pronto a sbranare chiunque si fosse avvicinato un po' troppo alle Serre. Dopo averla lasciata immersa completamente in acqua e miele di arancio per 24 ore e fatta riposare al Sole sul davanzale del Dormitorio per altre 72, l'aveva riposta nella sua valigetta accanto a un altro strumento che dubitava avrebbe mai usato nella sua vita, la spatola in legno di agrifoglio dodecennale intagliato con un coltello in argento necessaria per raccogliere la resina della Rafflesia, e lì era rimasta fino a metà delle vacanze estive quando suo cugino Xavier decise di fargli inconsapevolmente il più bel regalo della sua vita o quasi.

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Vuoi andare a fare free-climbing sulla Rocca di Gibilterra insieme a Gorca e le ragazze?

Ripeté allibito, gli occhi talmente spalancati che non si sarebbe minimamente meravigliato di vederli rotolare fuori dalle orbite.

Esatto - confermò il babbano per poi riprendere a parlare a ruota libera, mal interpretando l'espressione attonita del Delfino -
Lo so che l'arrampicata libera non é il tuo forte ma i genitori di Iole e Ana non daranno il loro assenso se con noi non viene almeno un maggiorenne...

E li puoi biasimare? Gorca é tutto tranne che un maturo e assennato diciottenne.

Commentò senza particolare enfasi, i suoi neuroni ancora completamente sconvolti.

È per questo che ci siamo rivolti a Rosita ma lei non ci tiene a fare la quinta incomoda per quattro giorni, ma se vieni anche tu che sei il suo ragazzo ...

Non sono il suo ragazzo.

Puntualizzò e questa volta si poteva notare una nota di amarezza nella sua voce. Qualsiasi cosa ci fosse tra lui e Rosy difficilmente sarebbe sopravvissuto a quattro mesi di silenzio- non avrebbe saputo come fare a tenersi in contatto con lei senza parlarle di Hogwarts - e quindi aveva deciso di mettere dei ferrei paletti alla loro storia.

Te l'ho già che sei uno stupido a lasciarti sfuggire una ragazza come lei vero? Dio solo sa perché ti sta dietro ... In ogni caso passi tra le sue tette lo stesso numero di ore che sprechi dietro ai tuoi abracadabra e considerato che a Settembre parti é il caso che ti porti in vantaggio finché sei in tempo.

Ridacchiò a quella battuta, scuotendo la testa con aria fintamente rassegnata. Per un qualche motivo a lui ignoto Xavier era convinto che a Hogwarts non ci fossero donne da corteggiare o circuire e che il cugino sarebbe giunto vergine alla maggiore età, un'onta quella che doveva assolutamente scongiurare in qualsiasi modo. In realtà di streghe appetitose ce ne erano fin troppe ma nessuna sembrava interessata al Delfino vandalo e combinaguai, qualità quelle che invece sembravano attirare le ragazze babbane.O forse semplicemente stare rinchiuso in un Castello per quasi dieci mesi l'anno guardato a vista da una dozzina di adulti lo avevano fatto maturare più velocemente rispetto ai suoi coetanei portoghesi.

Pensa - stava continuando Xavier - quattro giorni in tenda a stretto contatto con la natura e con le curve di Rosy senza nessun adulto a cui rendere conto delle nostre azioni.

Certo quella prospettiva era molto allettante ma non quanto la possibilità di mettere le mani su uno dei fiori rari di cui aveva parlato loro la Vilvarin, anche se ancora non sapeva quale. Il nome Gibilterra infatti aveva fatto suonare una sorta di campanellino nella sua testa a cui era seguita l'immagine della pinza di faggio, senza dargli però ulteriori indizi.

Dovrò chiedere a Madama Lemourt quattro pomeriggi di ferie e questo vuol dire che al ritorno mi toccherà lavorare quattro giorni interi.

Come se ti dispiacesse passare del tempo in quell'inquietante negozio voodoo...

Fece spallucce, incassando la testa nelle spalle con la speranza che il cugino passasse oltre. Non aveva molta voglia di litigare nuovamente su quanto fosse stupido rovinarsi le vacanze regalando quattro sere a settimana alla Signora del voodoo, e lo scontro sarebbe stato certo se avessero sollevato l’argomento. Sarebbe stato molto più semplice insegnare ai Troll a ballare piuttosto che far capire a Xavier che per lui avere la possibilità di accedere agli ingredienti delle pozioni e a un laboratorio in cui esercitarsi valeva molto di più dei trenta euro in nero che prendevano alcuni loro amici per lavorare nei supermercati.

Comunque, quello era un si?

Ovvio ma solo se mi fai un favore.

Tutto quello che vuoi.

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Chiedimi qualsiasi cosa ma non questa. Non posso fare flowerwatching o come diavolo si dice penzolando su uno strapiombo.

Una volta tornato a casa Jorge aveva rivoltato i suoi appunti di Erbologia fino a quando non aveva trovato la lezione in cui si parlava della pinza. L'euforia nel riscoprire che la Vite di Giada veniva impiegata per creare un decotto capace di migliorare la forma fisica di una persona fu pari alla delusione nel leggere che non era quella la pianta che cresceva in Gibilterra ma bensì la Silene Tomentosa. Aveva chiuso il tomo di scatto, liquidando la pomata come qualcosa di scarso interesse rispetto alla possibilità di potenziare il proprio fisico, prima di darsi dello stupido, cosa che quella estate sembrava accadere un po' troppo spesso. Dopo la lezione di Erbologia, lui e Cappie avevano fatto una piccola ricerca sui tatuaggi magici, decidendo di regalarsene uno per Natale ma quella idea non aveva riscosso un gran successo presso i suoi genitori - le urla di Alvares Senior si erano sentite fino a Belem - costringendolo a rivedere i suoi piani.

Questo però cambia tutto.

Aveva mormorato, riaprendo il libro e studiando attentamente sia il fiore che la ricetta. Ed era proprio una fotocopia babbana della Silene quella che stava mostrando a un recalcitrante Xavier al sicuro da orecchie indiscrete.

Chi devi ringraziare per poter essere partito? Chi ha convinto Iole a dormire in tenda con te giocando la carta della partenza imminente?

Come se anche tu non ci avessi guadagnato.

Chi ti ha trovato il resto dei soldi per il treno?

Continuò con tono basso e mellifluo, ignorando l'interruzione del cugino. Nulla di quello che gli stava rinfacciando gli era costato qualcosa, ma fare leva sui sensi di colpa altrui a volte dava dei vantaggi.

Va bene, dammi qua - cedette alla fine l'altro, strappandogli dalle mani la foto - Quanti ne devo prendere di questo affare?

Neanche una foglia. -precisò, temendo che potesse sradicare tutta la pianta. In realtà era quello che avrebbe dovuto fare, visto che gli servivano le radici oltre alle foglie, ma si illudeva di saper essere più delicato e in grado di prendere solo il minimo indispensabile. Aveva fatto un po’ di esperimenti prima di partire e credeva che sarebbe bastato prendere solo una piantina per avere il quantitativo giusto.- Tu pensa a trovarla e io poi andrò su in cordata con Gorca.

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Quella breve vacanza era praticamente giunta al termine e Jorge aveva quasi rinunciato al fiore e al tatuaggio quando uno scarmigliato Xavier si era gettato ansimante al suo fianco con un sorriso sornione sul viso.

Se vuoi raccontarmi di nuovo quanto bollenti diventano i baci di Iole quando siete finalmente in cima ti prego risparmiami.

Gemette coprendosi il viso con un braccio. Quello successivo sarebbe stato l'ultimo giorno e lui si sarebbe dovuto arrampicare con o senza fiore a causa dell'alibi preventivo che si era dovuto costruire e ai profondi occhi neri carichi di aspettative di Rosy. La ragazza infatti era rimasta con i piedi ben piantati a terra al suo fianco a fare i turisti, alimentando inconsapevolmente i suoi sensi di colpa ogni volta che rivolgeva uno sguardo bramoso alla Rocca quando credeva che lui non la stesse guardando.

Insensibile. Comunque no, volevo solo dirti che ho visto un po' di quei cosi lungo il costone di destra. Sai quello che offre la migliore vista sui confini del mondo, uno spettacolo che un codardo come te non può perdersi.

Non sono un codardo.

Si lamentò, colpendo il cugino su una spalla senza però troppa convinzione. Non aveva paura dell'altezza e librarsi nell'aria a cavallo di una scopa era una delle esperienze più esaltanti e liberatorie che avesse mai provato. Eppure c'era qualcosa che lo disturbava profondamente nell'idea di penzolare nel vuoto attaccato a un "esile filo" ( corda).

Qualsiasi cosa sia domani sarà meglio che si faccia gli affari propri.

Borbottò tra sé, avvicinandosi a Gorca - a cui sarebbe spettato il compito di aiutarlo a giungere in cima - per chiedergli se il giorno dopo avrebbero potuto "fare una sosta" durante l'arrampicata per fare una sorpresa a Rosy.

Ricapitoliamo pazzoide.

Borbottò con voce autoritaria Gorca, controllando per la decima volta lo stato dei moschettoni e delle corde che li assicuravano l'un l'altro. Avevano iniziato a chiamarlo in quel modo fin da quando aveva iniziato a frequentare una "scuola per ragazzi speciali", interpretando quell'aggettivo come problematico, socialmente pericoloso e quindi degno di rispetto, almeno nel loro giro .

Afferri le rocce che io afferro, ti insinui negli anfratti in cui io mi insinuo, e non perdi di vista il mio culo per nulla al mondo. Devi essere la mia fottuta ombra e strattona la corda solo in caso di estrema necessità. Due colpi veloci se stai per crepare e tre distanziati per portare a termine questa tua folle impresa schifosamente romantica che di certo ci farà ammazzare.

Jorge annuì con un sorriso tirato in viso e neanche una battuta pungente sulla punta della lingua, le mani che nervose si spostavano lungo l'imbragatura. Doveva essere stato vittima di un Confundus davvero potente per aver accettato anzi no addirittura proposto di affrontare una prova del genere. Poteva benissimo vivere senza un tatuaggio o ipotecare il resto della sua vita lavorativa presso Madame Lemourt se proprio voleva provare a realizzare quella dannata pomata. Si passò i palmi delle mani sulle cosce prima di infilare nel sacchettino legato in vita per prendere una manciata di magnesite e strofinarle l'un l'altra per avere una migliore presa sulla roccia. Si avvicinò quindi alla parete rocciosa e osservò con invidia palese Gorca arrampicarsi come un ragno, mani e gambe che si muovevano veloci trovando subito l'appiglio giusto e tirare su il resto del corpo senza uno eccessivo sforzo. Quando si voltò a guardare in basso verso di lui, Jorge comprese che era giunto il momento di dare inizio a quella follia. Stese il braccio destro il più possibile fino a raggiungere uno spuntone di roccia, piegò quello destro fino a renderlo parallelo o quasi alle spalle, piede destro incastrato in un anfratto abbastanza in alto da far toccare lo stomaco con il ginocchio, piede sinistro ben piantato a terra per dargli la spinta iniziale.

Uno due Quidditch!

Erano più o meno a metà percorso, la fascia che teneva intorno alla fronte era completamente zuppa di sudore,i muscoli delle cosce e delle braccia bruciavano e iniziava a non sentire più le dita delle mani ma non si era mai sentito così vivo e consapevole di sé e del proprio corpo in vita sua. E se non fosse bastata quella sensazione a compensare tutta quella fatica di certo lo avrebbe fatto la vista della Silene alla sua destra. Puntellò i piedi in parallelo, incastrandoli tra due rocce e con qualche difficoltà chiuse la mano destra intorno alla corda per dare il segnale convenuto all'amico per poi concentrarsi sulla pianta. Avrebbe voluto essere delicato, poterla dissotterrare con attenzione e riporla con cura in un contenitore di vetro e non doverla trattare come dell'erbaccia, strappandola con un colpo secco che lo fece ondeggiare leggermente e riponendola nella tasca esterna del giacca a vento che indossava. Altri due strattoni e riprese la scalata con un sorriso ebete stampato in volto.

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Già al lavoro a quest'ora giovane pozionista? Non credevo ti sarei mancata tanto. O forse è stato il mio laboratorio?

La voce di Madama Lemour colse Jorge mentre cercava di sgattaiolare alle sette e mezza di lunedì mattina nel retrobottega del negozio dove aveva intenzione di preparare la pomata contro i tatuaggi prima dell'orario di apertura. L'ipotesi che gli incantesimi di guardia, nel permettergli l'accesso al locale, avrebbero avvertito la strega del suo arrivo si era affacciata nella sua mente ma l'aveva liquidata in fretta, contando sul fatto che la donna non si presentava mai prima delle dieci, troppo eccitato dall'idea di mettersi al lavoro per farsi distrarre da altro.

Il suo laboratorio... - rispose sincero, perchè credeva fermamente che quella di essere sincero fosse l'unica strada da percorrere per tenersi il lavoro - lei non parla mai con me...

Aggiunse come a volersi giustificare per quella mancanza di tatto, spinto più dall'educazione che sua madre aveva cercato in tutti i modi di inculcargli che dalla paura di averla offesa. Sinceramente non pensava che esistesse qualcosa al mondo in grado di offendere la donna, o spaventarla.

E' stata una vacanza così noiosa? O proficua?

Il Delfino si bloccò nell'atto di togliersi la giacca, giocando con l'orlo delle maniche, prima di sospirare e portare a termine il gesto. Non era solo per il desiderio di mettersi subito all'opera senza essere disturbato da insulsi clienti che si era presentato lì all'alba. Data la rarità della Licnide temeva che Madama Lemourt trovasse il modo di impossessarsene e lui non sarebbe riuscito a opporsi a lei.

Proficua. - mormorò alla fine, tirando fuori dalla borsa il baratto di vetro in cui aveva riposto il suo tesoro con ancora dei frammenti di terra e roccia sulle radici - E' un esemplare di Silene Tomentosa, l'ho raccolta mentre facevamo free climbing sulla Roccia di Gibilterra...

Una pianta estremamente rara che potrebbe renderti molto giovane pozionista.

Non ho intenzione di venderla. Io... voglio preparare una pomata contro i tatuaggi magici.

Sprecare una tale rarità per un fine così frivolo?

Non è frivolo.

Ribattè con determinazione, mordicchiandosi il labbro inferiore con fare nervoso perchè in fondo si, era una motivazione frivola, ma non gli interessava. Era partito per Gibilterra con il preciso intento di raccogliere quella pianta e cimentarsi nella preparazione erbologica e non aveva intenzione di permettere a nulla e a nessuno di intralciare i suoi "frivoli" piani.

Primo o poi la tua testardaggine ti porterà alla tomba, Jorgito.

Gli rammentò la sua coscienza con la voce preoccupata di sua madre. Si, quella era una possibilità ma era ancora troppo giovane, impulsivo e inesperto per comprendere a pieno la portata di quella esclamazione.

Va bene giovane pozionista. Fammi vedere cosa sai fare e forse potrei non addebitarti il costo di ciò che prenderai.

Annuì sollevato, posando sul bancone, oltre al barattolo con la Licnide anche una pietra di allume di rocca e della resina di propoli che aveva comprato in una Erboristeria il giorno prima. L'unica cosa che gli mancava era la paraffina liquida ma quella aveva preferito prenderla in negozio perchè non era certo che quella che avrebbe trovato in commercio presso i babbani avesse le stesse proprietà. Dopotutto la Vilvarin aveva detto loro di chiedere a Connor, quindi il suo era un dubbio legittimo. Cercando di ignorare la presenza della strega alle sue spalle prese un panno umido e ripulì le radici e le foglie della Licnide, prima di posarle separatamente sulla bilancia e trarre un sospiro di sollievo nel constatare che era riuscito a strappare alla roccia 25 gr di ognuna. Memore della pessima figura che aveva fatto durante la pozione di prova il giorno in cui era stato assunto, prese la bilancia e con attenzione pesò i 12 grammi di resina di propoli e successivamente verso in una boccetta graduata 30 centilitri di paraffina liquida.

Nel secondo cassetto a sinistra.

La voce di Madama Lemourt lo raggiunse mentre stava cercando un martello con cui frantumare la pietra di allume di rocca che aveva avvolto in un panno di lino pulito. La ringraziò con un sorriso spontaneo prima di prendere un posare il fagotto sul ripiano e calare una decina di colpi decisi. Soddisfatto del risultato ottenuto, rimise il martello al suo posto e prese un mattarello da cucina per ridurre in polvere la pietra. Sarebbe stato più agevolare usare un mortaio ma non aveva intenzione di far lievitare il suo debito prendendolo in prestito così, con ben in mente l'immagine di sua madre mentre stendeva la pasta frolla, posizionò le mani ai due lati del mattarello e iniziò a spingere in avanti, caricando con tutto il suo peso. Una decina di minuti dopo non si sentiva più i palmi delle mani ma il panno era ripieno di una polvere molto sottile. Sminuzzare i fiori e le radici della Silene fu molto più semplice e meno doloroso e in poco tempo ebbe tutti gli ingredienti pronti. Versò quindi in un pentolino di acciaio la paraffina e il propoli insieme polvere di allume e di Licnide, mescolandoli con un cucchiaio di legno per farli amalgamare.

5 minuti.

Puntò quindi la sveglia del suo orologio dopo aver posizionato il pentolino sul fornelletto da campo che si era portato dietro e regolato la fiamma in modo da avere un fuoco moderato. Poi si mise a riordinare, poggiando in un lavandino gli utensili che aveva usato e che avrebbe dovuto lavare a meno visto che non poteva utilizzare la sua bacchetta. Al trillo della sveglia spense il fuoco e rimase ad osservare soddisfatto il contenuto del pentolino per poi cercare un posto dove farla riposare.

Mi complimento con te giovane pozionista. Sei stato molto più attento e preciso della scorsa volta - se Jorge fosse stato un pavone avrebbe fatto la ruota con la coda per quel complimento - ma fossi in te non tenterei di applicarla sulla pelle. Quella che hai raccolto era della volgare Licnide Alpina e i suoi effetti in un composto del genere non sono mai stati testati.


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Presenta la Vite di Giada nel dettaglio: esponi le sue caratteristiche, il suo sviluppo, l'uso che se ne può fare.
Cerca di essere il più esaustivo ed approfondito possibile, rielaborando le informazioni date in classe e cercando anche, previa rielaborazione, nuove informazioni da fonti esterne. [8 pt]
Presenta la Licnide di Gibilterra nel dettaglio: esponi le sue caratteristiche, il suo sviluppo, l'uso che se ne può fare.
Cerca di essere il più esaustivo ed approfondito possibile, rielaborando le informazioni date in classe e cercando anche, previa rielaborazione, nuove informazioni da fonti esterne. [8 pt]
Presenta l'Alberto di Franklin nel dettaglio: esponi le sue caratteristiche, il suo sviluppo, l'uso che se ne può fare.
Cerca di essere il più esaustivo ed approfondito possibile, rielaborando le informazioni date in classe e cercando anche, previa rielaborazione, nuove informazioni da fonti esterne. [8 pt]
Scrivi un GdR (terza persona al passato) in cui il tuo PG prepara il decotto di Vite di Giada/la pomata di Licnide di Gibilterra/l'infuso d'Albero di Franklin.
Qualunque sia la tua scelta, soffermati sul modo in cui il tuo PG si è procurato il materiale, sul contesto nel quale prepara il decotto/la pomata/l'infuso, sul motivo che l'ha spinto a farlo.
A te la scelta sulla sua efficacia o meno. [16 pt]

 

 

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