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Messaggioda Melia » 16/10/2012, 21:50

Sorrise deliziata nel vedere quanto Jorge fosse felice di poter andare alla festa con lei: in fondo, che male c'era? Si sarebbe divertita, ci sarebbe stato Dylan forse e chissà, anche Zephyr... oh sì, se la sarebbe spassata alla grande.

Però…
Non ci vestiamo da coppia, va bene?


Il sorriso divenne una risata vera e propria, di quelle spontanee ed argentine che avrebbero scaldato un ambiente anche con 20 gradi sotto zero e che tanto piacevano al Delfino: gli occhi dorati dal taglio felino scintillavano di divertimento mentre il capo della Serpeverde veniva smosso in un cenno di diniego, facendo danzare così i capelli a destra e poi a sinistra ed espandendo il loro profumo nell'aria, così intensamente che Jorge si sarebbe potuto spostare fino all'uscita dell'Osservatorio e l'avrebbe comunque potuto distintamente percepire.
Ma c'era altro su cui Melia si focalizzò subito dopo: irretire il bambino al punto di legarlo a sé senza nemmeno dover ricorrere all'ipnosi; che bisogno c'era di usare il suo potere quando Jorge pendeva dalle sue labbra con una semplice risata o uno sguardo della Prefetta?
E infatti, quandi la Serpeverde gli assicurò che sarebbe stata sua se lui, a sua volta, si fosse sempre considerato suo, la reazione del Delfinazzurro fu la migliore in cui potesse sperare.

Tuo… mia…
Si si…tuo…


Bravo piccolo mio.
Saremo sempre uniti, te lo prometto.


Aggiunse Melia, annuendo subito dopo come a voler enfatizzare quelle sue parole, come a voler promettere solennemente al Delfino che lei ci sarebbe stata sempre, che non l'avrebbe mai lasciato solo e che, soprattutto, di lei si poteva totalmente fidare perché niente li avrebbe potuti separare.
E la riprova arrivò al ragazzino poco dopo, quando la Serpeverde decise che sì, l'avrebbe preso sotto la sua ala per insegnargli ciò che sapeva.

Mi insegnerai a difendermi senza mettermi nei guai?

Ti insegnerò a fare ciò che vuoi senza avere paura delle conseguenze.

E per lei era una cosa ben diversa, perché guardando ad un futuro dove Jorge sarebbe stato più grande, maturo e consapevole, non sarebbe stato tanto il volerla passare liscia per i guai combinati quello che gli sarebbe interessato, quanto piegare le persone al suo volere ed ottenere il controllo su esse - o almeno era questo che lei puntava a raggiungere col Delfino.
Ma era necessario che lui si fidasse di lei totalmente, altrimenti come avrebbe mai potuto insegnargli qualcosa? Quel pensiero, il pensiero che Jorge non avesse fiducia in lei, portò Melia ad adombrarsi anche se per finzione, una finzione che comunque il bambino percepiva come reale, tanto da tranquillizzarla subito non solo con le parole ma anche con una piccola carezza sulla guancia.

Certo che si… Tu sei la mia Ninfa, la mia amica e la mia mentora… come potrei non fidarmi?
Farò tutto quello che mi dirai… su dai, mettimi alla prova.


Una prova.
Musica per le orecchie della Herbert che si lasciò accarezzare il viso freddo, quella pelle levigata e perfetta, dalla mano del bambino per poi alzare gli occhi su di lui, quello sguardo che riprendeva ad animarsi di una luce pura ed intensa in grado di far risaltare al massimo l'oro delle iridi.

Una prova? Va bene piccolo Delfino... allora voglio che tu faccia una cosa per me.
Voglio che tu ti metta a spiare un Tassorosso di nome Vergil Cartwright, e che mi riferisci tutto ciò che scopri su di lui.
Pensi di poterlo fare?
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Messaggioda Jorge » 17/10/2012, 12:44

Aveva avanzato la richiesta di non vestire allo stesso modo, tipo coppietta, spinto da una repulsione tutta infantile di poter essere preso in giro dai compagni di Casata, paura che però cozzava decisamente con il senso di orgoglio e di importanza che gli stava montando nel petto all'idea di poter fare il suo ingresso nel negozio portando al braccio una creatura stupenda come la sua Ninfa. Il mondo dei bambini poteva anche essere privo di problemi, ma di sicuro non di contraddizioni. In ogni caso, temendo una reazione negativa da parte di Melia, Jorge aveva cercato di farsi piccolo piccolo, incassando la testa nelle spalle e solo quando l'Osservatorio si riempì della sua risata cristallina si rilassò visibilmente, rilassando i muscoli delle braccia e sollevando la testa come un fiore che rinasceva ai primi raggi del sole.
Un fiore totalmente succube del suo sole, visto il modo estasiato con cui aveva accettato subito, senza alcuna remora o pensiero, di essere suo. Non sapeva il piccolo Jorge che in quel modo si stava andando a mettere in un guaio enorme, mettendo la sua giovane età e inesperienza nelle mani di una persona sadica e subdola come la Prefetta verde argento. E anche se lo avesse saputo, probabile che non gliene sarebbe importato nulla perchè la sua Ninfa gli stava dando quello che aveva sempre voluto: ascolto, accettazione, importante e affetto. Che poi Melia non provasse nulla di tutto questo nei suoi riguardi era tutto un'altro discorso.

Bravo piccolo mio.
Saremo sempre uniti, te lo prometto.


Sorrise raggiante, a quella ulteriore promessa che non faceva altro che farlo sentire importante e rendere ancora più profonda la fossa che si stava scavando da solo.

Ti insegnerò a fare ciò che vuoi senza avere paura delle conseguenze.

Fare quello che voleva, sempre e comunque, senza aver paura di essere ripreso, espulso o arrestato. Prendersi le sue infantili rivincite su amici babbani e studenti più grandi, proteggere la sua mamma e darle finalmente la vita che meritava: queste erano le cosa che voleva Jorge e per ottenerle avrebbe seguito Melia anche fino all'Inferno. Che poi sarebbe stata una dolce discesa se poteva bearsi del dolce profumo di lei e della sua melodiosa risata. E infatti suggellò il loro patto con una totale ammissione di sottomissione, con un sorriso splendente in volto e una carezza lieve sulla guancia della ragazza, invitandola a metterlo a prova se proprio non gli credeva.


Una prova? Va bene piccolo Delfino... allora voglio che tu faccia una cosa per me.
Voglio che tu ti metta a spiare un Tassorosso di nome Vergil Cartwright, e che mi riferisci tutto ciò che scopri su di lui.
Pensi di poterlo fare?


Vergil Cartwright? - ripetè con voce sorpresa,mentre un ghigno saputo gli compariva sul volto. Poteva essere così fortunato? Cosa poteva esserci di più semplice per lui che sapere tutto quello che riguardava il Prefetto più giovane dei Tassi quando il suddetto Prefetto era l'amore segreto della sua sorellina? Doveva solo trovare il modo di fare a Cappie le domande giuste senza insospettirla - Non c'è alcun problema.

Affermò quindi serio, senza fare altre domande. Dopotutto non era suo interesse sapere perchè la sua Ninfa voleva avere delle informazioni sul ragazzo e il fatto che questo fosse fidanzato teneva anche a bada la gelosia infantile del piccolo Delfino.

Ti va di andare a cena ora? - chiese poi con una punta di imbarazzo, mentre il suo stomaco si faceva sentire imperioso - O vuoi forse dirmi qualcos'altro?

E nel caso in cui Melia avesse acconsentito ad andare a cena, Jorge le avrebbe offerto il suo braccetto come un vero cavaliere. In caso contrario sarebbe rimasto lì fermo a pendere dalle sue dolci labbra.
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Messaggioda Melia » 17/10/2012, 14:31

Perché proprio Cartwright?
Primo, perché voleva mettere alla prova le capacità di "spionaggio discreto" di Jorge e capire cosa effettivamente fosse in grado di fare... e secondo, perché voleva sapere ogni cosa di lui, da chi frequentava a quali corsi seguiva, così da capire come e quando agire per rendere il desiderio di Alexis realtà.

Vergil Cartwright? Non c'è alcun problema.

Sono sicura che farai un ottimo lavoro, piccolo Delfino mio.
Mi raccomando, non dire a nessuno cosa ti ho chiesto di fare, d'accordo? E cerca tutte le informazioni che puoi.


Si raccomandò la Serpeverde con voce suadente e complice, strizzando l'occhio al bambino: oh sì, era sicura che il Delfino sarebbe stato un ottimo complice e che, crescendo, sarebbe diventato un mago perfetto.
Perfettamente cattivo, s'intende.
Per un momento, gli occhi della Prefetta brillarono con ancora più intensità, e la mano delicata e fredda di lei si posò sulla guancia del bimbo in una carezza dolce ed intima che sapeva quasi di ringraziamento per ciò che avrebbe fatto per lei.

Ti va di andare a cena ora? O vuoi forse dirmi qualcos'altro?

Certo che mi va, non sai che fame che ho.
Andiamo?


Rispose la Prefetta, accettando il braccio del Delfinazzurro con una piccola risatina deliziata che venne accompagnata dal braccio di Melia incrociato a quello di Jorge.
In quel modo, i due se ne sarebbero potuti andare insieme in direzione della Sala Grande, e se qualcuno li avesse visti insieme... no, non le sarebbe importato nulla.
Perché lei era il suo Delfino, e lei... la sua unica e sola Ninfa.


[Fine]
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Messaggioda Cyprus » 01/07/2013, 20:15

Spoiler:
Legenda:

Viola = Clarissa
Rosso = Noel
Giallo = Regina
Verde = Brian
Oro = Devo
Celeste = Barbara
Rosa = Ashley
Arancione = Charlie
Marrone = Jake
Blu = Kevin
Lime = Sam


[Martedì 4 Ottobre - Personaggio mosso: Devo Nightmare - ore 18.23]


Mi spieghi perché vuoi andare proprio in c**o al Castello? Con un sacco di bei posti dove potremmo rilassarci...

Perché io non voglio rilassarmi, Ashley, voglio rimanere da solo.
E vista l'ora, nessuno passerebbe mai da quelle parti, non avrebbe senso.


Uff, come sei antipatico... va bene, fai come ti pare e rimani solo, musone che non sei altro!!

Ghignò, alzandosi in piedi per lasciare Ashley da sola, sul divano della sala comune per gli studenti della Cyprus che la Preside Bergman aveva concesso loro, insieme alla parte più interna dell'ala Ovest, a pochi passi dal dormitorio di Delfinazzurro: non che a lui importasse molto dove li avessero sistemati, tanto avrebbero schiacciato il coro di Hogwarts comunque.
In realtà a lui, del coro, importava proprio poco: aveva una bella voce, quello sì, ma non è che sentisse la competizione come sua: in realtà era stata Charlie a spingerlo - costringerlo - a chiedere a Clarissa di ammetterlo; era l'unica persona in tutta la Cyprus che considerasse lontanamente come un'amica, e all'epoca di quella richiesta avevano 12 anni, quindi al ragazzo era stato piuttosto semplice, allora, accettare di accontentarla. Far parte di quel gruppo, comunque, l'aveva portato a togliersi un sacco di problemi, ad esempio mantenere una posizione di prestigio all'interno dell'Accademia, e la cosa non gli dispiaceva affatto; se poi a questo si aggiungeva il fatto di potersene andare dagli USA per un bel viaggetto in Europa, la scelta veniva ancora più considerata come eccellente.
Il suo obiettivo, ad Hogwarts, comunque, non era di certo vincere, a differenza degli altri: voleva trovare una bambolina con cui divertirsi un po' per tutto il tempo del loro soggiorno lì, e passare in modo molto piacevole il suo tempo. Gli piaceva l'idea di trovare una ragazza da sporcare, qualcuna di molto dolce, pura e candida da macchiare e corrompere; non a caso, il suo nome significava nell'antica lingua "Diavolo", e il cognome... beh, quello parlava da solo.

Umphf, qui andrà bene.

Si disse Devo, leccandosi le labbra e chiudendosi alle spalle la porta che dava accesso all'Osservatorio di Astronomia della scuola di Hogwarts: aveva scelto quel posto perché era silenzioso, tranquillo, e perché a quell'ora, col Sole che si apprestava a tramontare ma ancora presente nel cielo, nessuno si sarebbe mai sognato di passare di lì, dato che le stelle non si vedevano.
Si guardò intorno per un po', decidendo poi di mollare a terra la borsa che si era portato appresso con spartiti magici, una fiaschetta con della vodka e la bacchetta e di sedersi sul pavimento, allungandosi all'indietro così da stendersi su di esso, un braccio incrociato dietro la testa e l'altro poggiato mollemente sul fianco.

Immagine


Passarono almeno dieci minuti buoni prima che il ragazzo si decidesse a muoversi, cercando senza rimettersi seduto la bacchetta nella borsa, e prendendo sia essa che uno spartito scarabocchiato, dov'era stata incisa - visto che su quelli magici bastava un colpo del catalizzatore per riprodurre la musica trascritta - una melodia: odiava cantare coi colleghi del coro o di fronte agli altri, la reputava una cosa stupida, mentre da solo...

E' tutto un altro mondo...

Si disse Devo, sfiorando lo spartito con la punta della bacchetta così da permettere alla musica di avvolgerlo, chiudendo nuovamente gli occhi per iniziare poi a cantare, credendo di essere e di rimanere solo.

[yt]http://www.youtube.com/watch?v=rx7h2thalzQ[/yt]


Wake up lonely with you by my side
One more night it doesn't feel
There are movies playing in your eyes
You dream of our fortunes

But you're wrong
I don't belong to you

The moon is the only friend I have outside
One more drink and I'll be healed
I told you the words and then knew it was a lie
I wish I could offer an appeal

You're wrong
I don't belong
You're wrong
I don't belong to you

What I'd give for that first night when you were mine
Tried with all that I have to keep you alive

I wasn't taught this way
With a thousand things to say
I was born with a broken heart
What I'd give for that first night when you were mine
Thought you were mine

So I'll put this cigarette to bed
Pull some sheets from off your side
I put my arm around you safe in the night
Still dreaming of fortune
But you're wrong
I don't belong
You're wrong
I don't belong
I don't belong


Spoiler:
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Messaggioda Caroline Priscilla » 01/07/2013, 23:05

[Martedì 4 Ottobre - Ore 18:30]


La lezione di Storia della Magia quel giorno stava mettendo veramente a dura prova la pazienza della Tassorosso. Non perchè il professore fosse noioso e apatico, cosa che praticamente era tutti i giorni e quindi non provocava più quella sonnolenza pesante e continua alla ragazza, ma perchè la giovane strega avrebbe voluto che la lezione finisse quanto prima possibile, per poter schizzare in cima alla Torre Nord e cercare il suo prezioso cimelio all'interno dell'Osservatorio di Astronomia. Non era la prima volta che, per comodità, si slacciava il cinturino dell'orologio poggiandolo da qualche parte sul banco, riprendendolo poi a fine lezione. Eppure quel giorno, durante la lezione del professor Trigger, la tassetta era dovuta uscire in fretta e furia dalla stanza, dimenticandosi immancabilmente l'orologio lì dentro. In realtà, era più che convinta di averlo preso ma, probabilmente, l'oggetto del delitto invece che finire dentro la sua borsa era scivolato per terra, nascondendosi alla vista della ragazza. Solo qualche ora più tardi, quando la noiosità del professor Armstrong era arrivata a livelli a dir poco epici, Cappie, controllando l'ora, si era resa conto che il suo prezioso orologio era sparito.

Cappie va tutto bene?

Si si, ho solo dimenticato una cosa in Osservatorio...

Rispose alla sua compagna di casata Kelly, rassicurandola che la sua impazienza era dovuto solo a quello. In realtà, l'aver dimenticato un oggetto tanto importante per lei la rendeva molto più che ansiosa. Era uno dei regali che le avevano regalato i genitori per festeggiare la sua ammissione al Coro di Hogwarts e, soprattutto, per garantire la puntualità della figlia agli occhi di Monique Vireau. Ripensando al passato incontro con quelli della Cyprus, la Tassorosso non poteva fare a meno di sentire le proprie viscere contrarsi dalla rabbia nel ricordare come quei bellimbusti li avessero attaccati senza pietà, dimostrando non solo di essere sleali, ma anche malevoli e crudeli. Il sangue le ribolliva dentro ripensando alle lacrime di Ariel, ma Cappie sapeva di non poter fare niente di concreto: il suo compito era di sostenere la squadra, non di cantare. E in effetti, ripensando all'esibizione dei bellimbusti, Cappie si riteneva quasi fortunata. Probabilmente avrebbe fatto sfigurare la sua squadra se le fosse stato permesso di cantare. Eppure, la rabbia nei loro confronti riusciva per un attimo a dare sollievo all'animo rancoroso e colmo di sensi di colpa della tassetta. Scagliare tutta la sua energia negativa contro persone concrete era quasi un sollievo per lei in quel difficile periodo. Aveva cercato di convogliare tutto ciò che provava all'interno di una canzone, ma per quanto si sforzasse le parole non volevano proprio uscire dal suo cuore. Erano rimaste forzatamente chiuse là dentro, dove nessuno sarebbe potuto entrare per riprenderle e portarle alla luce.

Merlino benedetto! Finalmente è finita!

Pensò mentalmente la ragazza, quando sentì la campana della scuola suonare la fine delle lezioni. Sbrigandosi a ficcare tutte le sue cose all'interno della borsa a tracolla, Cappie raccomandò alla sua amica di avvertire lei Jorge che avrebbe fatto ritardo e che, probabilmente, si sarebbero visti direttamente a cena. Non sapeva, infatti, quanto tempo le avrebbe portato via la ricerca del suo orologio, per questo non voleva limitare il suo migliore amico che, probabilmente, avrebbe colto l'occasione per poter passare un po' più di tempo con Elbeth, la ragazza per cui aveva una cotta. Con quei pensieri in testa, quindi, la tassetta schizzò fuori dall'aula prima che qualcuno potesse fermarla, salendo le scale in quattro e quattr'otto verso la Torre Nord. Una volta arrivata in cima, la giovane strega dovette fermarsi per un attimo a riprendere fiato, allentandosi la cravatta giallo-nera della divisa scolastica per permettere all'aria di entrare meglio nei suoi polmoni. Aveva una corporatura minuta e apparentemente delicata, ma la tassetta era più che in grado di tener testa a molti in una corsa [Talento(F): 10]. Stessa cosa non si poteva dire se la ragazza doveva correre in salita, saltando gradini dispettosi e superando scale mobili, tutto compreso in comodi e pratici sette piani. Una volta ripresasi, Cappie si avvicinò verso l'Osservatorio della scuola, dove almeno una volta a settimana il professore di Astronomia li portava là dentro a fare lezione e ad osservare le stelle. Era del tutto convinta che, a quell'ora, non avrebbe più trovato nessuno al suo interno [Intuito(P): 8]: invece, aguzzando bene le orecchie, la ragazza si fermò proprio sulla soglia della stanza, ascoltando una voce sconosciuta intonare una canzone dal suo interno. La persona che possedeva quella voce doveva essere davvero molto brava e le parole della canzone, per quanto esprimessero un sentimento che per la Tassorosso era ancora estraneo, riuscirono comunque ad emozionarla a tal punto da strapparle un dolce sorriso.

Immagine


Se questo ragazzo entrasse nel nostro Caro saremmo a cavallo...

Pensò la ragazza, intuendo che la voce che stava ascoltando era tipicamente maschile. Cappie si azzardò a sbirciare all'interno dell'Osservatorio, convinta che si sarebbe trovata di fronte qualche studente di Hogwarts: quando però il suo sguardo infine incontrò, o per meglio dire, si scontrò con la figura di Devo, steso per terra e ad occhi chiusi, la Tassorosso non potè fare a meno di sentire un moto di delusione arraffarle il cuore, spingendo il suo sorriso a trasformarsi in un broncio. Non avrebbe mai ammesso che quelli della Cyprus ci sapevano fare. Eppure il suo udito l'aveva tratta in inganno, spingendola addirittura a provare un moto di gioia quando il ragazzo tenebroso si era messo a cantare. Questo non fece altro che aumentare il proprio malumore, spingendola alla decisione di abbandonare il proprio orologio lì dentro e di tornare a riprenderlo quando sarebbe stata sicura che non vi fosse veramente nessuno al suo interno. Tuttavia, il volto del padre si fece strada con prepotenza nel suo cuore, facendola ricredere sulla decisione appena presa. Attese quindi che la sua nemesi finisse di cantare, non volendo dargli la soddisfazione di aver assistito in privato ad una sua performance, e materializzandosi all'interno della stanza qualche minuto dopo. La tassetta avrebbe voluto ignorarlo apertamente, ma sapeva che se voleva ritrovare il suo orologio avrebbe dovuto far scomodare le chiappe del regale signorino dal pavimento, per controllare anche là sotto. Quindi, fingendosi sorpresa di trovarlo lì, si schiarì con una certa forza la voce, iniziando a parlare.

Ehm...quest'aula non è un dormitorio

Merda Cappie! Se la Vireau scopre che sei stata scortese con uno di quelli ti farà a fette! Sii più...gentile!

Ho dimenticato una cosa qui dentro e devo cercarla...quindi mi spiace ma sarò costretta a disturbarti

Oh si, mi spiace davvero tanto...faccia da fesso!

Ma se vuoi cambiare luogo dove dormire, ti consiglio l'Aula di Pozioni...fa un po' freddo, ma si sta molto bene sul pavimento

E magari ti becchi una Bennet inviperita che ti crucia all'istante...

Il tono di voce usato dalla tassetta, per quanto cercasse di trattenersi, risultò essere sarcastico e molto ostile nei confronti del ragazzo. Ma in fondo, chi poteva biasimarla, quando giorni addietro aveva visto la Cyprus al completo dare sfogo a tutta la cattiveria di cui erano capaci, insultando i suoi amici? No il messaggio era chiaro per il giovane Devo: non sei il benvenuto, non ti voglio qui.
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Messaggioda Cyprus » 02/07/2013, 11:04

[Personaggio mosso: Devo Nightmare]


L'atmosfera intorno a lui era silenziosa, rilassata; era perfetta per la pace solitaria che il giovane americano tanto desiderava, lontano dai compagni della Cyprus e dagli studenti di Hogwarts, che se avessero potuto avrebbero volentieri fatto a pezzi gli avversari, visto che la voce del loro primo "pacifico" incontro si era sparsa per tutto il Castello. A lui importava poco visto che, durante l'incontro preliminare col coro di lì, non aveva detto una sillaba contro gli avversari, ma di essere guardato male tutto il tempo non gli andava per niente.
Ad occhi chiusi aveva finito di cantare una canzone struggente, beandosi del suono delle ultime note che si spargevano nell'aria dal magi-spartito: quello era l'unico suono che avrebbe voluto sentire per il prossimo paio d'ore...

Ehm...quest'aula non è un dormitorio

Una voce femminile, giovane ed infastidita spezzò l'idillio che tanto si era creato intorno; pigramente e soprattutto controvoglia, Devo aprì un occhio per mettere a fuoco la figura di Caroline Priscilla: sapeva chi fosse, Clarissa aveva mostrato loro ogni fascicolo personale dei loro avversari per memorizzarne i punti deboli, perciò il ragazzo sapeva tutto di lei anche se, ufficialmente, poteva solo ricordarsi il suo volto come appartenente ad uno dei componenti del coro di Hogwarts.

Ho dimenticato una cosa qui dentro e devo cercarla...quindi mi spiace ma sarò costretta a disturbarti.
Ma se vuoi cambiare luogo dove dormire, ti consiglio l'Aula di Pozioni...fa un po' freddo, ma si sta molto bene sul pavimento


Devo aprì anche l'altro occhio, soppesando con lo sguardo la figura della Tassorosso, leccandosi lentamente le labbra prima di schiuderle e risponderle con voce estremamente pacata e tranquilla, nonostante il sarcasmo palese nel tono di lei.

Non stavo dormendo.
Fuori ci sono troppe persone, troppa confusione, ed io volevo rimanere un po' da solo.


Lo sguardo chiaro del ragazzo si fissò su quello di lei, quasi sondandole l'anima: era penetrante, intenso, sfacciato e quasi inopportuno, come se con quegli occhi riuscisse a vedere anche ciò che gli altri non avrebbero voluto mostrare; ed essendo anche un ragazzo piuttosto piacente, non ci si sarebbe dovuti stupire se quell'occhiata prolungata e magnetica verso la O'Neill l'avrebbe portata ad arrossire.

Se hai perso qualcosa qui, non ti basterebbe usare la bacchetta ed appellarla?

Le domandò poi, logico nel ragionamento quanto pacato nel tono, come se le stesse facendo quasi un favore a darle quel suggerimento che, forse, così tanto sbagliato poi non era.

Comunque, se ti serve un aiuto... posso pensarci io.

Improvvisamente gentile, mentre le labbra si distendevano in un breve e fugace sorriso, e il busto si alzava, portando l'americano a mettersi a sedere di fronte a lei, con un braccio poggiato sulla gamba destra, piegata verso l'interno, e l'altro disteso, con la mano poggiata sul pavimento.

Deduco che tutto questo astio derivi dallle cose che i miei colleghi - già, non lui - hanno detto ieri... posso almeno sapere il nome di colei che mi odia tanto?

Le chiese, fingendo dunque d'ignorare le sue generalità così da darle modo di presentarsi in prima persona... ammesso che il fastidio per averlo lì non la spingesse alla maleducazione, naturalmente.
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Messaggioda Caroline Priscilla » 02/07/2013, 13:46

Era sorprendentemente facile prendersela con qualcuno che, in fondo, non centrava assolutamente nulla. La Tassorosso stava scoprendo un nuovo mondo dentro di sè, modi di fare, pensieri e comportamenti che mai prima di allora avrebbe pensato facessero parte del suo essere. C'era da dire che la scomparsa di suo padre aveva avuto un brutto effetto su di lei: era diventata nervosa e permalosa, meno sorridente e molto più sulle sue di quanto non fosse mai stata in tutta la sua vita. Erano piccoli cambiamenti che chiunque avrebbe potuto notare e che avrebbero potuto giudicare di poco conto. Eppure nessuno conosceva il turbamento profondo nel quale versava in quel periodo la tassetta, un turbamento che le impediva di andare avanti serenamente nella propria vita. Un limbo, come lo aveva definito lei, un limbo dal quale non poteva fuggire. E l'unico cosa che poteva fare era concentrare tutte le sue energie sulla realtà, impiegandole in qualcosa di utile o di distruttivo non aveva importanza. Per questo, il pessimo comportamento dei ragazzi della Cyprus era stato un buon motivo per reagire a quell'apatia che minacciava costantemente di rapirla. Trovarsi di fronte uno di quelli che la ragazza aveva etichettato come nemici, aveva fatto montare una rabbia repressa in lei, che l'aveva spinta a parlare in quel modo poco cortese e molto acido. Ma la risposta di Devo, tranquilla e per nulla infastidito dal suo tono di voce, destabilizzò per un attimo la sua voglia di insultarlo pesantemente per le cose che i suoi compagni avevano detto ad Ariel e al resto della squadra.

Non stavo dormendo.
Fuori ci sono troppe persone, troppa confusione, ed io volevo rimanere un po' da solo.


No, decisamente non era la risposta che si sarebbe aspettata. Un insulto, una presa in giro, quello si, ma non una voce calma e pacata che le spiegava addirittura con logica e razionalità cosa ci faceva dentro l'Osservatorio di Astronomia. Ma quello che la lasciò più interdetta, fu lo sguardo che subito dopo le lanciò il ragazzo tenebroso. Nessuno l'aveva mai guardata in quel modo. Non dritto negli occhi, non insistentemente, quasi il suo intento fosse quello di sondarle l'anima, di carpirne ogni minimo segreto. In altre circostanze, l'orgoglio l'avrebbe spinta a sostenere quello sguardo, come in una sorta di gara a chi avrebbe abbassato per prima gli occhi. Tuttavia, la sua fragilità nascosta rischiava di venire a galla ogni qual volta qualcuno tentava di sfidare la corazza che si era costruita intorno al cuore. Distolse gli occhi verde smeraldo, concentrandosi sulla ricerca del suo orologio da polso. Non potè, però, evitare di sentire il volto infiammarsi per l'imbarazzo: quel ragazzo era il demonio in persona, se riusciva a suscitare in lei una simile reazione.

Se hai perso qualcosa qui, non ti basterebbe usare la bacchetta ed appellarla?

E' esattamente quello che avevo intenzione di fare!

Rispose piccata alle sue parole, interpretando la frase del ragazzo come un insulto alla sua intelligenza. Cosa non avrebbe fatto, la tassetta, pur di attribuire alla suo avversario pessime qualità.

Arrogante, stupido, infido, verme, saccente...è il peggio del peggio!

Comunque, se ti serve un aiuto... posso pensarci io.

No grazie, so farlo anche da sola...

Rispose, senza degnarlo di uno sguardo mentre si metteva eretto col busto. Non voleva dargli modo di scoprire nessuna delle sue debolezze, cosa che probabilmente il ragazzo conosceva già. Ed in ogni caso, era davvero superfluo chiderle se volesse aiuto con un Incantesimo d'Appello, visto che era una delle specialità della Tassorosso. Già, Cappie non aveva dimenticato come fosse riuscita ad appellare il proprio fischietto, che si trovava nella sua stanza ad Hogwarts, dall'interno del Labirinto, durante il suo primo anno lì a scuola. Da quel momento, la giovane strega non aveva mai sbagliato ad appellare neanche un oggetto ed era più che convinta a dimostare al bellimbusto che, anche se era fuori dal Coro e non brava quanto lui a cantare, anche lei sapeva fare qualcosa. Certo, era una minima parte, ma la tassetta mise a tacere il suo buon senso, per dare modo al suo orgoglio di esultare non appena avesse messo le mani sopra il proprio orologio. Quindi, estraendo la bacchetta dalla sua borsa a tracolla, Cappie si preparò mentalmente, muovendo il polso nel modo in cui le aveva insegnato la Vireau tanto tempo fa e pronunciando le parole dell'incantesimo [Capacità Magica: 3 +1 Bonus Bacchetta= 4].

Accio orologio!

Il suo prezioso cimelio venne fuori all'istante, sollevandosi da dietro un angolo e dirigendosi verso la mano tesa della tassetta. Un sorriso compiaciuto si aprì sul suo volto, mentre controllava che l'oggetto non fosse danneggiato in qualche modo e allacciandosi poi il cinturino sul polso sinistro. Era soddisfatta, aveva ottenuto quello che voleva ed era più che intenzionata a lasciare il ragazzo a sonnecchiare, cantare, inventare insulti lì nell'Osservatorio da solo. Tuttavia, la sua frase successiva le impedì di muoversi dal suo posto, almeno per il momento.

Deduco che tutto questo astio derivi dalle cose che i miei colleghi hanno detto ieri... posso almeno sapere il nome di colei che mi odia tanto?

Io non ti odio!

Rispose istintivamente Cappie, fermandosi poi di colpo a pensare quanto era stata stupida a rispondergli. Avrebbe dovuto andarsene subito da lì e invece era caduta nella sua trappola, dandogli corda e rispondendo ad una sua domanda. Ripensandoci meglio, però, la Tassorosso non odiava il ragazzo: no, pensava che fosse stato scorretto e si, provava tanto astio nei suoi confronti per quello che i suoi compagni avevano fatto. Un lampo passò nella mente della ragazza, ricordando perfettamente come si, il resto della squadra li avevano presi in giro, ma non lui: lui era rimasto silenzioso per tutto il tempo, senza dire nulla, ma solo squadrandoli uno ad uno. La tassetta lo aveva inserito nel gruppo dei malfattori solo perchè andava alla Cyprus. Ma, come le aveva sempre insegnato sua madre, non si fa di tutta l'erba un fascio. E se Cappie non avesse creduto a quelle parole, non avrebbe mai fatto amicizia con Elisabeth, la sua amica Serpeverde. Dovette ammettere a sè stessa che forse lo stava giudicando male, ma la prudenza, in quel caso, non era mai troppa. Lo fissò un po' guardinga, le braccia incrociate sul petto e un simil broncio sulle labbra. Poi, distese la fronte corrugata, sospirando appena e appoggiando la schiena sul muro dietro di sè. Doveva concedergli il beneficio del dubbio, no?

Cappi...cioè, Caroline Priscilla- Non era un suo amico, non si fidava di lui, quindi non poteva dirgli il soprannome col quale si faceva chiamare. Preferiva mantenere le distanze con quel ragazzo dallo sguardo profondo, riferendogli il suo nome per intero, quello che mal sopportava -Tu invece sei...Nightmare, giusto? Non ricordo il nome, scusa...- disse sincera perchè di lui l'aveva colpita maggiormente il cognome per il suo significato rispetto al nome, che alla tassetta non diceva nulla -E scusa anche per l'acidume di prima...ma sai, i tuoi amici non sono stati molto carini con noi!- continuò, tentando di giustificare il proprio comportamento agli occhi dell'altro, non mancando però di sottolineare quanto i ragazzi della Cyprus fossero stati crudeli. Forse il ragazzo stava fingendo, forse lui era come tutti gli altri, ma questo la ragazza non poteva saperlo. E non potendolo sapere, preferiva optare per l'unica via che conosceva: innocente fino a prova contraria. Nel frattempo, sarebbe stata molto attenta a non rivelare troppo nè di sè e nè dei suoi compagni.
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Messaggioda Cyprus » 02/07/2013, 14:33

[Personaggio mosso: Devo Nightmare]


Sapeva che sarebbe arrossita: quando Caroline Priscilla abbassò lo sguardo, anzi, lo distolse da quello di lui, le guance le si avvamparono, facendo nascere un piccolo sorriso di compiacimento sulle labbra di Devo; l'aveva notata al coro per il modo in cui aveva risposto alle provocazioni dei propri compagni, e gli era parso chiaro fin da subito che si fosse trattenuta non poco per evitare di attaccarli lì, subito.
Una bambolina focosa e al contempo timida, fragile, probabilmente non abituata a rapportarsi coi ragazzi... ma forse, chissà, proprio la più adatta per lui.

E' esattamente quello che avevo intenzione di fare!

Alla Cyprus non ci sono regole molto severe nell'uso della bacchetta fuori dall'orario delle lezioni... non sapevo se fosse lo stesso anche qui.

Replicò Devo, usando nuovamente quel tono pacato e quasi disarmante, unito ad un ricorso alla logica che mirava a prendere in contropiede l'altra, costringendola ad abbassare progressivamente la guardia per minare tutte le sue certezze; ma di sicuro non lo stava facendo per carpire chissà quale segreto del coro di Hogwarts, no, quello era un divertimento che voleva concedere solo a a se stesso, in esclusiva.
Per questo, in quel momento, le rispose così tranquillamente, sottolineando il fatto che, per quanto ne sapeva lui, a differenza della Cyprus lì potevano esserci regole restrittive che impedivano l'uso di qualsiasi incantesimo, anche dei più semplici ed innocui, fuori dalle aule di lezione, e dunque questo impedisse alla Tassorosso di mettere mano alla bacchetta: da lì anche l'affermazione successiva sul poterla aiutare, che si poteva tradurre ora come un "se non puoi usare la bacchetta per via delle regole, posso farlo per te". Una gentilezza, dunque, non una presa in giro, affatto; chissà se Caroline Priscilla si sarebbe sentita stupida ed infantile, ad acidume concluso.

No grazie, so farlo anche da sola...

Non ne dubito.

Accio orologio!

L'oggetto che tanto le premeva trovare le finì sul palmo della mano, facendole nascere un sorriso sulle labbra: era carina, quando sorrideva, per quanto sicuramente più piccola di lui; lo sapeva, sapeva che aveva di fronte una 14enne - grazie tante, Clarissa - ma avrebbe fatto finta di niente.
Anzi, si limitò solo a domandarle il suo nome, visto che se doveva essere odiato da lei, almeno avrebbe saputo da chi provenisse l'astio nei suoi confronti: e l'esclamazione di getto della ragazzina fu quanto di meglio Devo potesse sperare di sentire.

Io non ti odio!

Le sorrise leggermente, quasi come a volerla ringraziare per la veemenza con cui aveva risposto al suo dire, osservandola silenzioso mentre incrociava le braccia al petto e si appoggiava al muro alle sue spalle: evidentemente, per il momento, aveva deciso di rimanere lì con lui.

Cappi...cioè, Caroline Priscilla.
Tu invece sei...Nightmare, giusto? Non ricordo il nome, scusa... E scusa anche per l'acidume di prima...ma sai, i tuoi amici non sono stati molto carini con noi!


Caroline Priscilla... - pronunciò il suo nome a voce bassa, carezzevole, volutamente sensuale quanto poteva essere un ragazzo di 17 anni, e agli occhi di una 14enne che cominciava a scoprire gli ormoni poteva voler dire parecchio, con un po' di esperienza con l'altro sesso sulle spalle - Mi piace. Da' l'idea di una persona forte, fiera, importante. E tu lo porti molto bene.

Aggiunse, chiaro riferimento a com'era sbottata verso i rivali dell'Accademia americana nell'incontro del giorno prima. Scostò la borsa dal posto in cui l'aveva lasciata, di fronte a sé sulla destra, lanciandole così un tacito invito a sedergli accanto, qualora non le fosse andato di rimanere in piedi.

Io sono Devo.
E sì... i miei compagni
- no, non amici, l'aveva sottolineato - sono fin troppo esaltati dalla competizione... mi dispiace se qualcuno di voi c'è rimasto male. Quella ragazza... - aggiunse, riferendosi ad Ariel - non se lo meritava.

In realtà gl'importava poco della Jiménez, così come dell'intera competizione: aveva una considerazione un po' più alta per la musica che catalogarla come mero strumento di vittoria.

Sei del quinto anno, vero?

Domandò poi, aggiungendo volutamente un anno in più alla sua età reale per provare a lusingarla, a farle intendere che lui la vedeva più grande di quanto non fosse, più matura e dunque più donna, più femminile; e in effetti, il modo in cui la guardava probabilmente assomigliava molto a quello che si leggeva nei romanzi rosa, babbani e non.
Intenso, penetrante, lo sguardo di Devo sembrava non volesse lasciare il viso di lei: ed il lieve sorriso che le stava mostrando non era beffardo o affettato, almeno in apparenza, ma gentile, curioso forse.
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Messaggioda Caroline Priscilla » 02/07/2013, 21:02

Alla Cyprus non ci sono regole molto severe nell'uso della bacchetta fuori dall'orario delle lezioni... non sapevo se fosse lo stesso anche qui.

Se Devo voleva apparire innocente e privo di secondi fini agli occhi della Tassorosso, con quelle poche e semplici frasi ci stava riuscendo. Cappie era infastidita non solo dal comportamento che teneva il ragazzo della Cyprus, ma anche dal proprio, che doveva risaltare agli occhi dell'altro come maleducato e scortese, o almeno questo era quella che pensava la tassetta. Non avrebbe mai immaginato, infatti, che egli avesse dei secondi fini che non riguardassero la competizione fra il suo Coro e quello di Hogwarts. Forse Cappie era ancora troppo ingenua, ma come avrebbe mai potuto mostrarsi matura e piena di esperienza una ragazzina di appena quattordici anni? Aveva perso il padre da poco (è scomparso, è solo scomparso continuava a ripetersi dentro di sè la ragazza) e già questo fatto l'aveva fatta crescere più del dovuto. Si era assunta la responsabilità di sostenere sua madre nei momenti più bui e di proteggerla dai fantasmi che erano apparsi nella sua mente la notte in cui il marito era sparito. La sua mente era fragile, come la sua anima, ma la ragazza non lo avrebbe mai ammesso con nessuno, nemmeno col suo migliore amico.
Fatto sta che le sue precauzioni per non mostrarsi debole si tradussero nell'orgoglio di dimostrare al suo avversario che, anche se piccola, non aveva bisogno dell'aiuto di nessuno. Men che meno per cercare il proprio orologio. Infatti, il suo incantesimo d'Appello andò a buon fine e Cappie dimostrò la propria soddisfazione sorridendo fiera. Un sorriso, però, che non era sfuggito agli occhi penetranti di Devo. Quando poi questi le chiese il nome, sottolineando anche il fatto che la ragazza provava un sentimento d'odio nei suoi confronti, la Tassorosso non potè fare a meno di smentirlo con veemenza. Non perchè le importasse ciò che pensava il ragazzo, ma la tassetta non era proprio in grado di mentire. Quindi, perchè avallare un sentimento che mai, fino ad allora, aveva mai provato? Mal sopportava quelli della Cyprus vero, ma non li odiava. Odiava il loro atteggiamento, ma ipotizzava che probabilmente fra di loro i ragazzi si volessero molto bene.

Caroline Priscilla...Mi piace. Da' l'idea di una persona forte, fiera, importante. E tu lo porti molto bene.

La strana sensazione che le aveva percorso il corpo nel sentire il tono usato da Devo nel risponderle, faceva a pugni con lo scetticismo e l'incredulità della ragazza nell'ascoltare le considerazioni più che lusinghiere dell'altro sul proprio nome. Probabilmente il mago avrebbe notato la confusione che aleggiava nella mente della tassetta e che si palesava sul suo volto, fin troppo sincero a volte. Non riusciva a comprendere come qualcuno potesse trovare bello il suo nome, quando lei stessa lo ripugnava. Solo sua madre era stata capace di dire che era stupendo: ma lei era sua madre e Cappie non la contava.

Be'...grazie, anche se mi fa strano sentirmelo dire...

Ammise quindi, inclinando leggermente la testa di lato e lasciando che la coda laterale le ricadesse morbidamente sulla spalla. Quel ragazzo l'attirava e la respingeva allo stesso tempo e il fatto che la tassetta non riuscisse a decidere quale delle due fosse più forte dell'altra non faceva altro che aumentare la sua confusione. Certo, prima di essere attaccati dalla sua squadra, l'aveva anche considerato abbastanza carino. Ma ora, cosa vedeva in lui? Misterioso. Strano. Sinistro. E stranamente affascinante.

Io sono Devo.
E sì... i miei compagni sono fin troppo esaltati dalla competizione... mi dispiace se qualcuno di voi c'è rimasto male. Quella ragazza...non se lo meritava.


Anche tu hai un nome particolare. In effetti non avrei mai pensato di trovare qualcuno con un nome più strano del mio!- rispose sincera mentre, senza rendersene conto, l'abbozzo di un sorriso leggero si disegnò sul suo volto- No, Ariel non se lo meritava. E non se lo meritavano neanche gli altri miei compagni- aggiunse, ancora dispiaciuta per quello che era successo durante il loro incontro ma decisamente sollevata di vedere che, in mezzo a quella marasma di vipere, ci fosse qualcuno che la pensava come lei, che la pensava come tutti loro -I tuoi...compagni...sono stati dei veri stronzi. Ma mi fa piacere vedere che tu non la pensi come loro.

La tassetta preferì non aggiungere altro e in fondo che cosa avrebbe potuto dire? Anche se avesse fatto una ramanzina a Devo su come ci si comportava durante una competizione, sicuramente non sarebbe valso a nulla. Se veramente quelli della Cyprus erano talmente esaltati dall'imminente scontro da attaccarli in maniera scorretta e spregevole, Cappie da sola non avrebbe potuto fare nulla contro di loro. A meno che non avesse deciso di schiantarli uno ad uno prima dell'esibizione. Ma, fino a quando non fosse diventata abbastanza potente per farlo (e soprattutto invisibile agli occhi di Monique), doveva accontentarsi di supportare la propria squadra, donando loro quel poco di allegria che ancora il suo corpo riusciva a produrre.

Sei del quinto anno, vero?

Cosa? No no! Frequento ancora il quarto anno! Eheh, non credevo di sembrare più grande...
Tu invece sei del...settimo, giusto?
Allora? Come mai tanta voglia di solitudine? Ti sta piacendo il tuo soggiorno ad Hogwarts?


Bastava poco per far sciogliere la Tassorosso e in fondo chiacchierare con qualcuno che veniva da oltreoceano non era poi così male. Cappie non potè fare a meno di sentirsi lusingata quando Devo sbagliò la sua età, anche perchè lei stessa spesso si vedeva troppo bambina con quel corpo minuto e bassa più di tutti i suoi coetanei. In effetti, c'era solo un'altra persona che la superava in bassezza e quella era Miyabi. Ma la ragazza giapponese, ne era convinta, risultava tanto bassa anche a causa di quel lampione di Ethan che le stava sempre vicino. Cappie non lo avrebbe mai rivelato, ma sperava che quei due alla fine si mettessero insieme, soprattutto ora che la sua amica Grifondoro aveva perso tutta la sua famiglia nella strage di Enoshima. In ogni caso, la giovane strega stava iniziando a palesare sempre di più la sua curiosità, ponendo tutte quelle domande al ragazzo-demonio. E, probabilmente, anche la soggezione che provava quando lui la fissava in quel modo così intenso era più che palese sul suo volto dai tratti, è proprio il caso di dirlo, di una bambola.

Spoiler:
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Messaggioda Cyprus » 03/07/2013, 17:32

[Personaggio mosso: Devo Nightmare]


Non era stato così difficile far abbassare la guardia a quella Tassorosso: Devo sapeva come rapportarsi col genere femminile, perlomeno con quello simile alla sua età - ed in fondo, tre anni di differenza non erano poi molti; e Caroline Priscilla, beh, aveva un viso delizioso che praticamente parlava da solo, bastava solo stare attenti alle sfumature.
Come il sorriso che le era comparso sulle labbra quando l'incantesimo di appello le era riuscito, o il rossore sulle sue guance dovuto, forse, allo sguardo penetrante che Devo manteneva fisso su di lei; e in ultima, la confusione che l'americano leggeva sul viso della ragazzina, come se non sapesse se essere felice per quel complimento o considerarlo, invece, una presa in giro.

Be'...grazie, anche se mi fa strano sentirmelo dire...

Non ti piace il tuo nome? - domandò Devo, non immaginando nessun'altra motivazione per cui la ragazzina dovesse essere a tratti scettica e a tratti lusingata - Se preferisci che ti chiami in un altro modo, basta che tu me lo dica.

Aggiunse, gentile e disponibile: una tattica, ovviamente, dall'inizio alla fine, ma non è che gli venisse complicato fingere perché, all'effettiva, non è che gli costasse molta fatica chiamarla in un modo diverso, se lei avesse voluto; le sarebbe bastato dirgli come voleva essere chiamata, e lui si sarebbe adeguato.

Anche tu hai un nome particolare. In effetti non avrei mai pensato di trovare qualcuno con un nome più strano del mio!

Lo prendo per un complimento.

Commentò l'americano, inarcando le labbra in un sorriso piuttosto divertito, come a farle comprendere che insomma, forse non aveva detto qualcosa di molto simpatico, ma lui la stava prendendo sul ridere invece che rimanerci male.

No, Ariel non se lo meritava. E non se lo meritavano neanche gli altri miei compagni.
I tuoi...compagni...sono stati dei veri stronzi. Ma mi fa piacere vedere che tu non la pensi come loro.


Sì, non hanno alcuna giustificazione in effetti.
E' che sono così tanto legati a questa storia dei cinquant'anni di vittorie...
- alzò le spalle, come a far intendere che lui considerava il tutto piuttosto stupido - Una volta ho provato a far notare loro che siamo abbastanza bravi da poter evitare tutto questo, ma quando mi sono ritrovato tutta la squadra contro, ho preferito lasciar perdere. In fondo e per fortuna, queste sfide non accadono spesso...

Aggiunse, lasciando però la frase in sospeso come se mancasse ancora qualcosa da dire: si leccò il labbro superiore, lentamente, e poi si passò il pollice su quello inferiore con aria pensierosa; lo sguardo, quello era sempre e solo fisso su di lei, sul suo volto da bambolina.

Anche se da qualche minuto a questa parte... quasi spero che le nostre scuole si scontreranno più spesso...

Mormorò a voce più bassa, volutamente maliziosa, così da farle intendere - e in effetti era difficile non capirlo - che era grazie a lei se ora Devo aveva più voglia di venire ad Hogwarts o di ricevere una delegazione del coro alla Cyprus, perché lei l'aveva colpito. E tanto per rimarcare la cosa, la considerò apposta di un anno più grande, pur sapendo che in realtà la Tassorosso frequentava il quarto anno al Castello.

Cosa? No no! Frequento ancora il quarto anno! Eheh, non credevo di sembrare più grande...
Tu invece sei del...settimo, giusto?
Allora? Come mai tanta voglia di solitudine? Ti sta piacendo il tuo soggiorno ad Hogwarts?


Davvero, solo? - domandò Devo, aprendo un po' di più gli occhi per simulare stupore - Sì, ti facevo più grande... forse perché ho pensato alle ragazze della Cyprus. Ma rispetto a loro tu sei molto più carina.

Commentò il ragazzo, alzando appena le spalle come per dare poca importanza alla cosa: in realtà le aveva appena fatto un bel complimento, ma doveva sembrare il più noncurante possibile, nulla doveva apparire ai suoi occhi come calcolato.

Esatto, frequento il penultimo anno - perché alla Cyprus gli anni scolastici erano otto, non sette come ad Hogwarts - Avevo voglia di rimanere da solo perché... tra i miei compagni non si parla di altro che della sfida contro di voi, mentre in giro per il Castello non ricevo altro che occhiatacce... - e le lanciò uno sguardo eloquente, come a dire che anche lei, in effetti, era stata piuttosto acida all'inizio - Perciò volevo un posto dove potermene stare in pace; per quanto riguarda il soggiorno... - proseguì, questa volta posando la mano sul posto accanto a sé, per terra, battendo su di esso col palmo un paio di volte, un invito più che esplicito a sedergli accanto - Difficile goderselo quando non sai se qualcuno ti lancerà uno Schiantesimo appena metti piede fuori dal dormitorio che ti è stato assegnato. Mi piacerebbe andare in giro per Hogwarts, o magari Hogsmeade, ma non voglio andarci coi miei compagni, e da solo è piuttosto deprimente.

Concluse, passandosi una mano tra i capelli per poi tornare a guardarla in quel modo, quello intenso e penetrante di chi sembrava cercare di sondare l'animo dell'altra, e alla fine fare un piccolo sorriso, quasi divertito.

Ti metto in soggezione?
Se così fosse, mi dispiace. Non lo faccio apposta, è che...
- si fermò un momento, come in difficoltà, poi riprese - è difficile non guardarti. Sai, mi chiedevo... per caso hai un ragazzo?
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