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Ingresso Foresta

Messaggioda Dylan » 12/10/2012, 23:23

Finalmente era giunto il momento per lui di spiegarle tutto, ogni cosa, ogni minimo dettaglio e pensiero, trovare il coraggio di farle capire che quanto era avvenuto il primo giorno di scuola non era un tentativo come un altro per avere accesso alle intimità di una studentessa da usare e poi buttare via come se fosse un giocattolo utilizzato e con non più tanta attrattiva.
Più pensava che Melia Herbert potesse pensare una cosa simile di lui e maggiormente accelerava il passo verso il luogo designato per il loro incontro.
Trovare la forza per uscire da quel guscio di timidezza e darsi da fare affinché lei potesse conoscere le sue ragioni era stato un comportamento per nulla incline al vecchio Connor.
Il nostro Dylan infatti qualche anno prima innanzitutto non avrebbe mai e poi mai osato avvicinarsi tanto ad una studentessa da darle un bacio a tradimento, e in secondo luogo probabilmente dopo un fatto del genere si sarebbe rintanato nei suoi pensieri, in camera, per almeno sei mesi, contemplando l'idea di essere un pazzo, uno sporco stupratore o uno sporco approfittatore delle studentesse indifese ed ingenue.
Insomma, qualche passo avanti quindi, anzi, molto più di uno, direi una buona serie vista la quantità di strada che il ragazzo stava macinando avvicinandosi sempre di più verso l'ingresso della Foresta Proibita, alla conclusione anche del coprifuoco che di certo non induceva a star tranquilli ma forse, essendo l'ingresso, si correvano meno rischi del solito.
Il cuore batteva all'impazzata più si avvicinava, non sapendo nemmeno bene come cominciare il discorso, un discorso che lo metteva ancora in serio imbarazzo, ma in qualche modo avrebbe fatto, quello era certo, scontato, ovvio.
Giunto quindi nei pressi della zona scelta, il nostro artista iniziò a guardarsi attorno per ricercare la figura di Melia che forse era già giunta e lo stava aspettando, si sperava non da molto.

Melia... Ci... Ci sei?

Chiese alzando di poco il tono della voce, in maniera da farsi sentire adeguatamente e permettere alla collega di mostrarsi a lui, qualora avesse voluto. Dylan Connor quella sera portava un abbigliamento molto giovanile, quasi studentesco, forse per metterla ancora più a suo agio e allo stesso tempo per dimostrare la sua grande predisposizione a considerarsi ancora un membro del castello più vicino al mondo dello studio che a quello dell'insegnamento.
Camicia invernale a quadri, maglietta a maniche lunghe, jeans color blu scuro e capelli questa volta lasciati un poco andare per conto loro, neri come la pece, come la notte, come l'oscurità che ancora non regnava lì, essendo quasi appena al tramonto, un tramonto che, semmai la ragazza avesse scelto di farsi vedere, avrebbe incorniciato meravigliosamente le di lei fattezze rappresentandola come la ragazza in assoluto più bella ed affascinante sulla faccia del pianeta Terra.
Gli occhi del professore si illuminarono a dir poco e la bocca si spalancò lentamente, incapace sul momento di dire qualunque cosa, semplicemente non credeva ai suoi occhi, non poteva credere che la vedesse sul serio ogni giorno a lezione.
Lei non era la solita Melia, lei era... Era... E come trovare parole?
Deglutì sonoramente, sbattendo le palpebre con calcolata lentezza per cercare di abbandonare il meno possibile quel contatto visivo, le mani che si asciugarono al vento del sudore nervoso accumulato.
Adesso come adesso non ricordava nemmeno più il motivo per il quale era lì, non ricordava nemmeno di averle fatto un torto, la sua mente era Tabula Rasa e lei poteva riempirla con le informazioni che più preferiva, senza dubbio alcuno.

Io... Ciao... Ecco... Sei tu o forse è solo un miraggio della mia fervida fantasia che cerca di ritrarre la perfezione?
Questa volta, per altro, con risultati più che consistenti...


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Messaggioda Melia » 12/10/2012, 23:48

Non dovette aspettare molto prima di notare la sagoma di Dylan avvicinarsi a lei, ma se anche così fosse stato bisognava ammettere che Melia non aveva alcuna fretta: in fondo non era lei quella con, teoricamente, la coscienza sporca, perciò poteva anche attendere senza sentirsi particolarmente nervosa o in ansia; Connor non lo poteva sapere, naturale, ma la Herbert sapeva bene di avere il coltello dalla parte del manico e questo, questa consapevolezza, la rendeva estremamente tranquilla.
Si nascose un poco di più quando il docente di Alchimia fu più vicino, quasi non volesse farsi notare subito ma puntasse a farsi chiamare da lui, come infatti avvenne poco dopo.

Melia... Ci... Ci sei?

... Dylan...

Sussurrò Melia, perfettamente calatasi nella parte della fanciulla giovane ed indifesa, nella ragazzina dolce, timida e perfetta che aveva ricevuto un primo bacio inaspettato - il suo primo bacio, peraltro - da un professore molto più grande di lei che si era rifatto vivo dopo mesi.
Uscì allo scoperto e fece qualche passo verso di lui, mordendosi appena il labbro inferiore carnoso e naturalmente di color rosso ciliegia: una camicia a maniche lunghe color bordeaux, pantaloni verde scuro, ballerine nere ai piedi e quei capelli castani, morbidi e setosi, che le circondavano il viso di porcellana dai lineamenti assolutamente perfetti; come sempre il punto focale erano gli occhi, color dell'oro più puro e dal taglio verticale, mentre il suo profumo naturale, quello che si sprigionava dalla sua pelle per andare ad avvolgere ed irretire Dylan, era il tocco finale ad una creatura tanto ammaliante quanto pericolosa.
Peccato che lui non se ne sarebbe mai potuto rendere conto, troppo preso a fissarla imbambolato ed incredulo probabilmente di fronte a tanta bellezza per poter anche solo concepire qualcosa di negativo su di lei.

Io... Ciao... Ecco... Sei tu o forse è solo un miraggio della mia fervida fantasia che cerca di ritrarre la perfezione? Questa volta, per altro, con risultati più che consistenti...

Rise a quelle parole la Serpeverde, permettendo a Dylan di ascoltare così la sua risata argentina, melodiosa e più calda di qualsiasi suono musicale esistente sul Pianeta, quella stessa risata che qualcun altro - ad esempio Jorge - avrebbe dato qualsiasi cosa per poter udire ancora e ancora e ancora.
Scosse appena il capo quando la risata si spense, la mano delicata, con le unghie bianchissime e perfette, che andava a portare i capelli dietro all'orecchio come a volerli fermare seppur questi, dispettosi, cercassero in tutti i modi di accarezzarle il viso come se non potessero farne a meno.

Sono proprio io... - confermò la Serpina con voce avvolgente, melodica e di puro miele, chiedendosi per un momento se a lui fosse mancata ascoltarla visto che a lezione non parlava quasi mai, preferendo prendere appunti in silenzio ed alzando la mano per intervenire solo in casi eccezionali - Sono contenta che tu sia venuto.

Aggiunse, facendo un paio di piccoli passi verso di lui così da avvicinarglisi, aumentando non solo l'abbraccio del suo profumo intorno al corpo del giovane uomo ma anche probabilmente l'attrattiva che lui sentiva verso la ragazza.
E tuttavia non aggiunse altro, limitandosi a posare gli occhi dorati sul suo viso in attesa di qualche sua parola.
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Messaggioda Dylan » 13/10/2012, 15:36

... Dylan...

Quella voce lo destò, facendogli muovere immediatamente lo sguardo nella direzione d'arrivo di quella voce tanto melodiosa quanto ipnotica.
E quanto era azzeccato il termine "ipnotico", peccato che lui al momento non poteva affatto saperlo, impegnato fin troppo a contemplare quella bellezza che giunse lentamente quasi fosse al rallentatore, quasi fosse una Dea appena giunta davanti a un devoto fedele, il nostro Dylan in questo caso, che per poco non si sentiva invogliato ad inginocchiarsi di fronte a lei per l'emozione forte che provava.
Eppure era una studentessa come le altre, insomma, ce ne erano di bellezze nel suo corso, tutte davvero affascinante e deliziosamente sensuali, come la Ricciardi, o la sua collega stretta Parker, eppure nella Herbert lui sentiva un impulso diverso, una sensazione totalmente complessa, che lo portava spesso a chiedersi il motivo di tutto ciò.
Peccato che a tale realtà non riuscisse ancora a fornire una risposta, dunque si limitò ad ascoltare ancora la voce di lei, beandosi della dolce eccitazione che provocavano i suoi movimenti nel mordersi appena il labbro inferiore di un colore intenso e luminoso.

Sono proprio io... Sono contenta che tu sia venuto.

Il profumo della ragazza si espandeva a parecchia distanza, facendolo quasi tremare all'altezza del cuore.
Nelle narici l'aroma della pelle di lei si tramutava in qualcosa di indescrivibile e onirico, ancora più calmante ed eccitante allo stesso tempo.
Ora forse ricordava e capiva il perché tempo fa si era spinto a tanto, facendo in modo di avvicinarsi e baciarla a tradimento, ma forse proprio quel pensiero improvviso lo riportò con i piedi per terra, permettendogli di scuotere appena il capo, sbarrare gli occhi, concentrato e serio, e fissarla con tanta intensità da volerle trasmettere l'importanza delle sue successive parole.

Melia, non devi pensare assolutamente che ti abbia voluto ingannare o mi sia voluto prendere gioco di te perché non è così...
... Ho ripensato a quella notte ogni giorno, ma ero troppo preoccupato per il male che avevo recato in te per farmi sentire o vedere.
Non potevo ignorare però quello che potresti aver pensato nel notarmi così sfuggente.
Quello che è successo è stato... Bellissimo e non l'ho fatto per approfittarmi della tua meravigliosa bellezza e innocenza, te lo giuro!


In linea di massima, dentro di se probabilmente la collega di SerpeVerde si sarebbe potuta fare una bella e grassa risata, ma lui cosa poteva saperne, poverino, cosa poteva pensare se non di essersi comportato come una persona spregevole e priva di cuore.
Gli occhi della ragazza, color dell'oro più brillante e prezioso, lo guardavano e lui non capiva più niente, reso inerme da quella Veela che teneva umide quelle labbra talmente tanto che in alcuni secondi particolari il nostro pittore viveva un sogno ad occhi aperti dove la baciava di nuovo attaccandola ad un albero, prendendola lì e subito.
Benedetto Merlino, cosa gli stava prendendo?
Quello era forse... Amore?
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Messaggioda Melia » 13/10/2012, 16:34

Quanto era divertente osservare il rimorso ed il pentimento negli occhi di Dylan sapendo che quello che lui credeva di aver fatto era tutto falso, frutto della cattiveria e del divertimento sadico di Melia?
Naturalmente nulla all'esterno sarebbe mai trapelato dallo sguardo o dai modi di fare della Serpeverde, che infatti rimase immobile, con lo sguardo leggermente abbassato senza posarsi sul suo viso, come fosse troppo intimidita e forse spaventata per guardarlo direttamente negli occhi.
Comportamento comprensibile in qualcuno che, come lei, era teoricamente stata baciata a tradimento da un suo collega più grande, da un Professore che, dopo quel gesto, era praticamente scomparso dalla circolazione.

Melia, non devi pensare assolutamente che ti abbia voluto ingannare o mi sia voluto prendere gioco di te perché non è così...
... Ho ripensato a quella notte ogni giorno, ma ero troppo preoccupato per il male che avevo recato in te per farmi sentire o vedere.


... credevo che non t'importasse più nulla di me...

Sussurrò Melia in risposta a quelle parole, alzando timidamente lo sguardo su Dylan per posare gli occhi dorati sul suo volto, quasi pregandolo di darle delle risposte: il labbro inferiore venne nuovamente morso con forza, quasi stesse per mettersi a piangere di fronte al Delfino che l'aveva ferita, che le aveva provocato un grande dolore.

Non potevo ignorare però quello che potresti aver pensato nel notarmi così sfuggente.
Quello che è successo è stato... Bellissimo e non l'ho fatto per approfittarmi della tua meravigliosa bellezza e innocenza, te lo giuro!


... ti è piaciuto davvero?

Gli domandò, sgranando leggermente gli occhi quasi non potesse credere alle sue parole: quelle gemme color del miele si fissarono su quelle di lui nere come la notte, le guance nivee si colorirono di un rosa tenue delicatissimo, e quelle labbra color sangue che fino a poco prima erano state morse con sofferenza ora s'incurvavano appena in un sorriso felice.

Anche se è successo senza che lo volessi... devo ammettere che... - aggiunse, in un soffio di voce calda, morbida, tenue, avvolgente e meravigliosa - ... anche per me è stato bellissimo...

E dicendo quelle parole si avvicinò al suo corpo muovendosi con fluidità, come se fosse fragile, delicata e sensuale al tempo stesso, e si rifugiò qualora lui gliel'avesse permesso tra le sue braccia, abbracciandolo con le mani posate sul suo petto ed il volto tra esse, anch'esso posato sul petto di Dylan come a voler nascondere il proprio sguardo da quello dell'altro.

Sono stata così male... pensavo non mi volessi più...
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Messaggioda Dylan » 13/10/2012, 19:30

... credevo che non t'importasse più nulla di me...

Quello si chiamava esattamente "Colpo al cuore con trivella appuntita d'acciaio".
Melia sapeva dove colpire, lo sapeva eccome, aveva un intuito per quello che faceva morire dentro Dylan che era a dir poco spaventoso e lo sfruttava in un modo ancor più spaventoso.
D'altronde però, anche lui onestamente era ormai suo succube senza che lei utilizzasse minimamente il suo potere, cosa che rendeva la cosa per la Herbert ancora più facile di quanto lei stessa forse potesse immaginare.

Non mi importasse nulla?
Oh no no, Melia ti prego non lo dire nemmeno per scherzo!
E' vero, è stata tutta colpa mia ma non dire più una cosa simile perché non è vero, io... Mi importa tantissimo di te...


... ti è piaciuto davvero?

Non ho mai provato un'emozione più grande, anche se mi distrugge il pensiero che io me la sia presa così, senza il tuo permesso, non avrei dovuto lasciare che il mio istinto prendesse così il sopravvento, il che è anche una cosa strana ed incredibile visto che non mi era mai capitato di...

Anche se è successo senza che lo volessi... devo ammettere che... anche per me è stato bellissimo...

Quelle parole bloccarono le sue.
In un primo momento fece quasi fatica a credere a quello che la ragazza aveva appena detto, sbattendo più volte le palpebre, il nostro povero Dylan, ignorante e tonto fino al midollo, capace di intendere e di volere realmente solo quando c'era da creare un'opera d'arte.
Totalmente senza parole, nel silenzio più totale, cercò di incanalare dentro di se quell'emozione che rischiava di esplodergli dal cuore da un momento all'altro, manco fosse la prima cotta di un bambino.
La voce di lei era così bella, così avvolgente, lo trasportava su una dimensione parallela colma di zucchero, desiderio, affetto e aspettativa di qualcosa di ancora più bello ogni volta che si superava un secondo appresso ad un altro.
Melia si avvicinò ulteriormente al giovane Connor, appoggiandosi al suo petto che racchiudeva comunque una fisicità piuttosto massiccia, anche se a prima vista nessuno l'avrebbe detto.
Il ragazzo la strinse immediatamente a se, come se fosse un gesto istintivo e impossibile da controllare; alle sue narici giunse l'odore ammaliante dei capelli della giovane collega, misto a quello dell'aria che lei stessa emetteva fuori dalle labbra e che profumava di rosa bianca e acqua di fonte sulle montagne, fresca, che sgorgava e dissetava automaticamente il suo bisogno, la sua necessità di averla vicino, averla tutta e solo per se.

Sono stata così male... pensavo non mi volessi più...

No Melia... Invece è proprio il contrario...
Io... Vorrei che tu stessi solo con me...


Aveva realmente detto una cosa simile?
Pazzo, folle, idiota, imbecille fino al midollo e per di più testa vuota, caduto nella trappola tentatrice di lei, ma forse, in parte era davvero alimentato da sentimenti importanti nei confronti della ragazza ed io stesso sinceramente mi auguro che anche per lei fosse un minimo lo stesso, altrimenti per il nostro giovane pittore, erano in vista molti, parecchi guai.
Cercò il suo sguardo, per fissarla negli occhi, serio, sospirando velocemente, emozionato come non mai, nemmeno ai suoi M.A.G.O. era stato così agitato come in quell'istante.

E' solo la nostra posizione a fermarmi un poco...
Io professore, tu studentessa... Non so, forse sto sbagliando tutto, e se poi ti creassero dei problemi disciplinari per questa follia?
Oh, mi sento uno sconsiderato a volerti trascinare in un problema simile!


E il melodramma ebbe inizio.
Anche questo, signori, era Dylan Connor.
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Messaggioda Melia » 13/10/2012, 20:25

Oh sì, quanto era brava nel farlo sentire in colpa, nel fargli credere di averla ferita, di averle provocato dolore, tristezza e sofferenza... sarebbe potuta essere una valida attrice babbana, bisognava ammetterlo.
Tutto in Melia, dallo sguardo timido e addolorato al capo chino, dalle mani che sembravano torturarsi vicendevolmente al corpo quasi racchiuso su se stesso, sembrava voler testimoniare il dolore che il ragazzo le aveva fatto provare con quel suo comportamento egoista e spregievole per certi versi, comportamento che la Serpeverde aveva sottolineato molto velatamente e che aveva quindi spinto Dylan a sentirsi ancora più un verme di quanto già non si sentisse da solo.

Non mi importasse nulla?
Oh no no, Melia ti prego non lo dire nemmeno per scherzo!
E' vero, è stata tutta colpa mia ma non dire più una cosa simile perché non è vero, io... Mi importa tantissimo di te...


Internamente sorrideva, anzi, probabilmente rideva a squarciagola: stava facendo sentire quel povero ragazzo uno straccio, facendogli credere di avere davvero pensato che a lui non importasse più nulla di lei.
Eppure, ironia e sadismo a parte, Melia non poteva che apprezzare quel modo di fare e quei sentimenti da lui provati: certo, lei l'aveva ipnotizzato per fargli credere di averla baciata senza permesso, ma non aveva intaccato col proprio potere la sua volontà di pensare e provare sensazioni specifiche verso di lei... quindi era tutta farina del suo sacco.
Insomma, questo voleva forse poter dire che Dylan Connor provava qualcosa per Melia Herbert in modo del tutto spontaneo e non costretto da fattori esterni?

Non ho mai provato un'emozione più grande, anche se mi distrugge il pensiero che io me la sia presa così, senza il tuo permesso, non avrei dovuto lasciare che il mio istinto prendesse così il sopravvento, il che è anche una cosa strana ed incredibile visto che non mi era mai capitato di...

Non lo fece finire di parlare, ammettendo a sua volta che per quanto fosse stato tutto improvviso - teoricamente - anche a lei era piaciuto davvero dargli quel bacio, assaporare le sue labbra e condividere con lui un momento così tanto importante.
E bastarono quelle parole a bloccare sul nascere qualsiasi altra sua affermazione o discorso, anche perché quando una come Melia ti diceva una cosa del genere tu che altro potevi ribattere?
Si avvicinò a lui, consapevole che il Delfino non l'avrebbe mai potuta respingere, e lo abbracciò dolcemente, come fosse fragile e delicata, lasciandosi avvolgere dalle braccia di lui che in modo del tutto autonomo la strinsero e permettendo all'odore inebriante della sua pelle e dei suoi capelli di irretirlo ulteriormente, di impedirgli di pensare ad altro che non fosse lei.
Gli occhi erano socchiusi ed il respiro lento e flebile mentre ammetteva con Dylan le sue parole ed il suo dolore per la convinzione di essere stata respinta da lui.

No Melia... Invece è proprio il contrario...
Io... Vorrei che tu stessi solo con me...


Sgranò gli occhi a quelle parole, incredula che lui potesse davvero aver detto una cosa del genere: si scostò appena da lui perché sentiva che Connor stava cercando il suo sguardo, e permise ai loro occhi d'incontrarsi; quelli dorati di lei, dal taglio verticale e felino sembrarono trapassare i suoi color del carbone più puro, luminosi come non mai ed accompagnati da un'espressione stupita ed incredula di chi non può credere a ciò che hai sentito e ne ricerca una conferma.
Di sicuro quello non dipendeva dal potere che la Herbert possedeva: certo, era spinto probabilmente dall'attrattiva che la ragazza esercitava in tutti i maschietti, ma a parte quello non c'era altro che potesse giustificare quelle parole se non...

Un reale interesse per me...

Pensò la Serpeverde, cogliendo il tormento nello sguardo di lui confermato poi dalle sue successive parole.

E' solo la nostra posizione a fermarmi un poco...
Io professore, tu studentessa... Non so, forse sto sbagliando tutto, e se poi ti creassero dei problemi disciplinari per questa follia?
Oh, mi sento uno sconsiderato a volerti trascinare in un problema simile!


Non potrebbero crearmi problemi per qualcosa che non conoscono...

Sussurrò con voce innocente e suadente al tempo stesso Melia, sbattendo le palpebre con calcolata lentezza: voleva nuovamente ipnotizzarlo, usare ancora una volta il suo potere su di lui per vedere se la prima volta era stato solo un caso, per capire come effettivamente poteva usarlo e per quanto.
Si scostò appena da lui così da guardarlo ancora meglio, cercando le sue dita per intrecciarle con le proprie: le labbra rosse e carnose si curvarono verso l'alto e lo sguardo assunse una sfumatura intima, complice, come il loro piccolo segreto della prima volta che si erano conosciuti.

Se tenessimo segreto il nostro rapporto allora nessuno potrebbe separarci, Dylan... potremmo vivere tranquilli ciò che proviamo, senza alcuna paura.

Aggiunse, sempre a voce bassa come se temesse che qualcuno potesse ascoltare quella loro conversazione; si fece di un passo nuovamente vicino a lui, facendo aderire il proprio petto a quello del ragazzo senza smettere di guardarlo negli occhi, intensamente, con quello sguardo ammaliatore che sembrava aver fatto di lui il centro del suo mondo.

Se decidessimo di fare di questo rapporto il nostro segreto, io sarei solo tua, non starei con nessun altro... ne saresti felice?
Se qualcuno mi si avvicinasse, saresti... geloso di me?



[Uso Potere "Ipnosi": Concentrazione => 8 + Bonus Potere => 8 + Tiro d20 => 7 = 23]
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Messaggioda Dylan » 14/10/2012, 15:48

Non potrebbero crearmi problemi per qualcosa che non conoscono...

Qualcosa che... Non conoscono?

Se tenessimo segreto il nostro rapporto allora nessuno potrebbe separarci, Dylan...
Potremmo vivere tranquilli ciò che proviamo, senza alcuna paura.


Ecco la lì la mossa azzardata effettuata dalla ragazza.
Dylan non solo ci stava cascando sempre di più, come una pera cotta a puntino, per di più così matura da esser caduta dall'albero con il tonfo più sordo possibile, ma inoltre non si stava accorgendo di come Melia Herbert lo stava circuendo, lo stava conducendo verso una strada tortuosa e molto oscura, quella del mistero, del segreto, della menzogna, o della mezza verità come dir si voglia.
Il nostro artista era rimasto a tratti incredulo da quella volontà di lei, ma non certo per il voler mantenere quel fatto allo scuro di tutti, bensì che anch'ella sembrava accettare il fatto che volesse star con lei, accettando anche di buon grado, quindi, beh, quindi significava che ricambiava quei sentimenti.
Povero illuso, o forse, solo in parte...

Se decidessimo di fare di questo rapporto il nostro segreto, io sarei solo tua, non starei con nessun altro... ne saresti felice?
Se qualcuno mi si avvicinasse, saresti... geloso di me?


Bene, fantastico, ecco quello che ci voleva, una bella ipnosi allo stesso modo di circa un mese prima.
Il nostro Connor, forse già indebolito dai propri sentimenti, o forse troppo debole di fronte alle capacità dell'Aberrazione, non riuscì a sottrarsi all'effetto imposto dai poteri di Melia, iniziando a diventare ancora più accondiscendente e pendente dalle labbra di lei, dalle sue parole, dalle sue domande che non potevano che ricevere risposta affermativa, in modo forse a tratti un poco imbambolato ma, che volete farci, era già cotto di lei anche senza l'utilizzo di nessuna ipnosi, mannaggia a lui.

La felicità sarebbe forse solo il primo stadio delle emozioni crescenti che proverei, Melia...
Non potrei sopportare un'altra persona osservata dai tuoi occhi allo stesso modo con il quale osservi me, o sfiorata dal tuo corpo, dal tuo viso...
Possibile che mi senta già così possessivo nei tuoi confronti? Ti prego, perdonami... Non voglio limitare la tua libertà col mondo...


Nonostante l'ipnosi fosse completamente attiva su di lui, forse, da qualche parte, la collega prefetta avrebbe potuto captare ed intuire che molte delle parole espresse dal giovane pittore erano completamente dettate da sentimenti realmente esistenti.
Già, Dylan Connor sentiva davvero delle forti emozioni e sensazioni nei confronti della ragazza, di sicuro contrastanti vista la loro posizione, ma non poteva ignorare la possibilità offertagli di mantenere il segreto sul loro rapporto con la condizione che lei fosse stata sempre e perennemente sua, la sua ragazza, la prima ragazza, in effetti.
La prima fidanzata era anche la prima manipolatrice creata dalla Setta per mettere a soqquadro Hogwarts e creare scompiglio, bene, alla grande, qui si che possiamo notare l'incredibile fortuna che permeava il nostro "eroe", che di eroico al momento purtroppo conteneva davvero poco, anzi, praticamente nulla.

... Posso... Avere un altro bacio?
Visto?... Questa volta te l'ho chiesto, non te l'ho rubato... L'unica cosa che vorrei rubarti è il cuore...
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Messaggioda Melia » 14/10/2012, 17:14

Non c'erano avvisaglie particolari per la riuscita dell'ipnosi da parte di Melia, nessuna reazione plateale che testimoniasse come il ragazzo fosse ora sotto la sua influenza, ma le pupille leggermente dilatate di Dylan erano, per la Serpeverde, la testimonianza migliore che sì, ce l'aveva fatta ancora una volta; non sapeva se fosse merito suo, o se magari con Connor le venisse più facile perché all'effettiva lui già provava dei sentimenti per lei... ma aveva poca importanza.
Era suo, era una pedina nelle sue mani e Melia... oh, sì, Melia sapeva perfettamente cosa fare stavolta, come comportarsi: non era più una sprovveduta che scopriva per caso il proprio potere, era consapevole di esso e della sua pericolosità... e per Dylan questo non era certo un bene.

La felicità sarebbe forse solo il primo stadio delle emozioni crescenti che proverei, Melia...
Non potrei sopportare un'altra persona osservata dai tuoi occhi allo stesso modo con il quale osservi me, o sfiorata dal tuo corpo, dal tuo viso...


Ipnotizzato, sì, ma Melia era quasi certa che in parte ciò che il Delfino stava dicendo era veicolato e spinto dai sentimenti che già provava per lei, che gli facevano battere il cuore.
Tutto di guadagnato per lei, che a quelle parole sorrise timidamente con le guance che arrossivano leggermente e gli occhi che brillavano ancora di più, facendo quasi apparire inutile la stessa luce del Sole.

Possibile che mi senta già così possessivo nei tuoi confronti? Ti prego, perdonami... Non voglio limitare la tua libertà col mondo...

Io voglio... che tu sia geloso di me - mormorò Melia, fissando Dylan dritto negli occhi così da incanalare in essi il proprio potere: le pupille verticali della Serpe si dilatarono leggermente così da ipnotizzarlo ancora di più, e la voce si fece suadente, calda, melodica, così da amplificarne al massimo il risultato - Voglio che pensi solo a me, voglio... voglio diventare la tua ossessione.

Stava giocando col fuoco, lo sapeva bene, ma non poteva farne a meno, si sentiva come inebriata da quella sensazione di forza e potere che stava provando.
E poi... sì, Dylan le piaceva.
Non come Zephyr, era su tutto un altro livello, ma le piaceva come la guardava, come la adorava... voleva averlo intorno, voleva...

... amami.

Lei voleva che fosse suo.

Voglio che mi ami, che mi veneri con ogni fibra del tuo essere e che muori di gelosia non appena qualcuno mi parla o mi guarda con bramosia, come se mi volesse per sé.
Voglio che pensi a me, sempre e solo a me, che mi cerchi e stai male se non mi vedi.
Ma anche che tieni tutti questi sentimenti per te, perché dobbiamo mantenere il segreto. Voglio che mi ami in silenzio quando siamo in pubblico e che invece lo urli quando siamo da soli, voglio che tu ti faccia corrompere dalla gelosia senza darlo troppo a vedere, e magari vendicandoti poi in modo sottile e cattivo.


Oh sì, si stava decisamente mettendo nei guai, o forse ci stava mettendo Dylan che passava così dall'essere un bravo ragazzo ad un fidanzato geloso e possessivo, pronto a venerare la ragazza e a scagliarsi contro chiunque provasse ad avvicinarsi a lei.
Chissà come l'avrebbe presa Kenway, ma era sicura che l'avrebbe scoperto presto.

... Posso... Avere un altro bacio?
Visto?... Questa volta te l'ho chiesto, non te l'ho rubato... L'unica cosa che vorrei rubarti è il cuore...


Melia sbattè gli occhi a quelle parole, sorridendo più ampiamente e donando così al suo viso un'espressione angelica, celestiale, pura.
Annuì lentamente, tornando ad appoggiare le mani sul suo petto, così da mettere in contatto i loro corpi e fargli vibrare ancora di più l'anima.

... puoi avere tutti i baci che vuoi... sono tua...

Sussurrò vicino alle sue labbra, prima di annullare la distanza tra loro e catturare la sua bocca con la propria, con quelle labbra carnose, rosse e zuccherate, dolci nel modo più buono che potesse esistere: non solo, ma la lingua scivolò fuori da esse e andò a stuzzicare quelle del Delfino, come a chiedergli di poter accedere all'antro caldo che racchiudeva la gemella.
Dylan Connor era ufficialmente, totalmente ed inevitabilmente... fregato.
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Messaggioda Tisifone » 15/10/2012, 15:27

[Mercoledì sera - ore 19]


Il nuovo anno scolastico era iniziato da più di un mese e per quanto fosse preparata a quello che avrebbe dovuto affrontare, Tisifone riuscì a fatica a stare dietro a tutti gli impegni scolastici e non legati alla sua doppia carica di Insegnante e CapoCasa dei Grifondoro. Infatti se da un lato la nomina di una nuova Prefetta l'aveva sollevata da molte delle incombenze legate all'andamento della Casata, dall'altro la giovane età di Ariel era stata fonte di non pochi dubbi per la Divinante. Il tempo quindi per sè era davvero poco e solitamente concentrato nel tardo pomeriggio poco prima di cena e subito dopo cena o almeno lo era quando, come quel giorno, non doveva scortare una delle sue studentesse a scontare una punizione.

Signorina Ward prenda il mantello e mi segua.

Così aveva esordito una volta entrata nel dormitorio della ragazza, il tono di voce freddo e atono in modo che Kayleen non potesse cogliere il disappunto che provava nell'essere li, uno sguardo duro che non ammetteva repliche o rimostranze di nessun tipo. Avvolta nel suo mantello blu notte chiuso da un drago d'argento che celava alla vista tutto il suo corpo fino alle caviglie, aveva attraversato la Sala Comune in silenzio persa nei propri pensieri che vertevano principalmente sulla propria stupidità. Dopo aver stabilito, l'anno prima, la punizione per aver infranto il coprifuoco si era dimenticata di avvertire il collega di Cure che, la sera prima, aveva risposto in maniera vaga e più confusa del solito al suo gufo. Quello era il motivo principale per cui aveva deciso di accompagnare di persona la studentessa all'ingresso della Foresta Proibita.

Come penso avrà capito - disse una volta usciti in giardino e prendendo la strada verso la Foresta - da oggi avrà inizio la sua punizione con il Professor McDullan. Non so quali attività ha in serbo per lei ma pretendo che ogni mese venga nel mio ufficio per farmi una relazione dettagliata.

Probabilmente alle orecchie della giovane quella richiesta poteva suonare come un aggravio della pena, considerato che avrebbe dovuto passare in compagnia di Simon tutto il nuovo anno scolastico, mentre in realtà Tisifone voleva solo essere certa che la ragazza stesse bene. Si fidava molto del collega per quanto riguardava la cura di Creature magiche anche pericolose, ma non tanto per quanto riguardava i rapporti con gli altri esseri umani.

Ecco, dovrebbe giungere a momenti.

Affermò quindi fermandosi sul limitare della Foresta Proibita, lo sguardo rivolto verso l'interno da cui sarebbe dovuto giungere il collega.
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Messaggioda Kayleen » 16/10/2012, 15:15

[Mercoledì sera - Ore 19 circa || Dormitorio femminile]

Un'altra giornata era andata.
Le lezioni erano iniziate ormai da più di qualche giorno ed un po' tutti, alunni e professori, erano ormai entrati nel pieno della routine scolastica. Una quotidianità ovviamente stancante, visto che presupponeva un notevole sforzo, sia fisico che mentale. Ed a fine giornata, in particolare verso l'ora di cena, si concentrava la stanchezza. Il tardo pomeriggio infatti era il tipico momento in cui il suo corpo si rilassava e la sua mente si svuotava: si toglieva la divisa scolastica, si dimenticava dei compiti fatti o ancora da fare e si preparava psicologicamente all'abbondante pasto.

Quella per lei era una sera come tante. Se ne stava bellamente spaparanzata sul suo letto, a pancia in giù, con lo sguardo fisso nel vuoto tipico di chi non sta pensano a nulla.
Immagine

Si sarebbe anche quasi addormentata se qualcuno non avesse irrotto all'improvviso nella stanza.
Quel qualcuno era Tisifone e ce l'aveva proprio con lei.

Signorina Ward prenda il mantello e mi segua.

Non appena realizzato cosa stava succedendo, cercò di rimettersi in piedi in tutta fretta.
Oltre ad un paio di comodi pantaloni della tuta di colore rosso, aveva indosso solo una canottiera giallo fosforescente, per cui dovette andare a recuperare, oltre al mantello, una felpa arancione, con il cappuccio. Era decisamente troppo colorata, per quell'ora della sera e per cosa sarebbe andata a fare, ma la Professoressa non le aveva dato il tempo di cambiarsi.
In realtà il tono usato dalla donna era tutto tranne che amichevole ed anche il suo modo di porsi non invogliava assolutamente una conversazione. Non osò neppure fare domande, si limitò ad annuire ed a fare ciò che lei gli ordinava.

Sì, Professoressa. Arrivo.
Aveva risposto, in tono leggermente balbettante, prima di infilarsi un paio di scarpe a caso ed il mantello scuro della divisa.

Che ho combinato stavolta?
Le venne istintivo chiederselo, avendo ormai rimosso la questione "punizione" dell'anno precedente. Più che altro sperava che ad averla rimossa fosse proprio la docente.
Iniziò a seguirla stando un passo dietro a lei. Attraversarono la Sala Comune Grifondoro, quindi scesero le scale e, una volta arrivati nell'atrio, si portarono all'esterno. Fuori dai portoni, un freddo venticello autunnale le colorò le guance di rosso ed un leggero brivido le percorse la schiena, ma ancora non chiese nulla.

[Ore 19e11 - Parco di Hogwarts || In direzione della Foresta Proibita]

Ci stiamo allontanando dal Castello..
Continuò a pensare, continuando a muoversi alle spalle di Tisifone, in direzione della Foresta Proibita. La stessa foresta tra l'altro che era stata la scenografia della sua punizione.

Come penso avrà capito da oggi avrà inizio la sua punizione con il Professor McDullan.

La parola "punizione" collegata alla persona di Simon le fece accendere la famosa lampadina.

Va bene..
Rispose solo, anche se il suo stato d'animo era del tutto cambiato. Da insicuro e leggermente spaventato, ora si sentiva curiosa ed anche un filino emozionata. Si doveva essere una punizione, ma magari si sarebbe potuta trasformare in qualcosa di avventuroso! Magari il Professore di Cura l'avrebbe mandata a prendersi cura dei Grifoni!
Cominciò a dondolare quasi impercettibilmente sui talloni, segno inequivocabile di eccitazione.

Non so quali attività ha in serbo per lei ma pretendo che ogni mese venga nel mio ufficio per farmi una relazione dettagliata.

Ehm.. Ok
Anche se non era troppo convinta di quella richiesta.
Cosa dovrei riportarle in particolare Professoressa?
Ebbe finalmente il coraggio di chiedere alla donna, ma solo per essere sicura di non sbagliare. L'ultima cosa che voleva era che Tisifone si arrabbiasse ancora per una sua mancanza.

Ecco, dovrebbe giungere a momenti.

E nel veder voltare la sua interlocutrice in direzione della Foresta Proibita, fece lo stesso. Puntò gli occhi nello stesso punto, portandosi anche accanto a lei ed abbandonando la sua postazione sulle retrovie.
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