I patti non erano affatto questi e non mi era stato detto che il mio compito sarebbe stato proteggere una potenziale arma di distruzione di massa.
Non era questo l'accordo Bergman, lei doveva essere una ragazza protetta dal papino che voleva farci i comodi suoi, non un potere da difendere dalle maggiori organizzazioni mondiali, quindi a questo punto le cose crollano.
Non mi son fatto salvare la vita per farmela togliere all'istante da qualche centinaio di scagnozzi della feccia francese o dagli occhi a mandorla...
Madeline non replicò a quelle parole, anche perchè riconosceva appieno la loro veridicità: la prima volta che aveva parlato con Sandyon, era convinta che l'unico pericolo per Monique fosse Nicholas, e che dovesse essere protetta quindi solo da lui; quello sconsiderato probabilmente pensava davvero d'impadronirsi non solo del Ministero francese, ma a poco a poco anche dell'intero potere politico del mondo magico. E per un pazzo del genere, un'arma come il dono della figlia poteva decretare la sua vittoria senza che nemmeno si sforzasse troppo per ottenerla.
Io non sono più quello che ero Bergman, non lo sono più. Allora ero rabbia che correva sulla bacchetta, oggi, sono solo un'ombra di ciò che faceva rabbrividire un tempo persone come Nicholas Vireau, che per altro non escludo che sappia già chi sono, cosa sono e cosa ero e gettarmi in mezzo a questo casino sarebbe come firmare la mia condanna a morte!
Un'ombra che però è tornata a sentire il battito del proprio cuore...
Mormorò la Preside, scostando gli occhi da Sandyon sulla propria fenice, mentre lui riviveva quei ricordi passati e dolorosi in modo così intenso, forse la prima vera volta, che la tazza di fronte a lui esplose in mille pezzi: non un movimento da parte di Madeline, che semplicemente mettendo mano alla bacchetta fece ritornare tutto come pima.
Chi... Chiedo scusa...
In ogni caso, ripeto... non posso.
Mormorò l'uomo di fronte a lei, e Madeline si limitò ad annuire semplicemente, alzandosi dalla propria poltroncina per avvicinarsi alla finestra che dava sul giardino ed osservare l'esterno del castello: lì, a giocare con Fire e Dastel, vi era proprio Monique che rideva scherzosa e si faceva riempire di coccole dai due animali.
Quando decisi che per proteggere Monique avrei avuto bisogno del migliore in circolazione, non pensavo davvero che sarei riuscita ad arrivare a te: il fato invece mi ha aiutata, e tu ti sei trovato nella condizione di dover saldare un debito; ero felice che fossi proprio tu a proteggerla, ma ancora di più che fosse proprio lei la persona da salvare.
Un piccolo sorriso stanco le incurvò le labbra mentre continuava a fissare quella scena dolcissima che si stava svolgendo fuori, all'aria aperta.
Ogni persona ha un impatto su un'altra quando queste vengono a contatto, un impatto che può essere più o meno forte a seconda delle personalità e delle anime che s'incontrano... e anche se non affar mio, e me ne rendo conto, speravo che la sua anima potesse scuotere la tua.
Perchè fare quella confessione, col rischio di far arrabbiare Sandyon ancora di più? Semplice, perchè se quella fosse stata l'ultima possibilità di avere una conversazione di quel tipo con lui, allora desiderava aprire il proprio cuore e parlare, raccontando ogni cosa.
Sono stata via, è vero, ma c'è stato qualcuno a farmi da occhi ed orecchie per questo tempo, non è vero Artemis? - aggiunse, sorridendo lievemente alla sua fenice che rispose con un verso orgoglioso - Vi ha tenuti d'occhio tutto il tempo, con risultati davvero sorprendenti: per quanto vi conosciate appena, Monique si è conquistata la fiducia del tuo coyote... ed è riuscita a fare una breccia, seppur minima, nelle mura che ti sei costruito intorno al cuore.
Prese una piccola pausa, spostandosi nuovamente per avvicinarsi alla libreria sulla destra rispetto a dove si trovava seduto Sandyon, iniziando poi a cercarvi qualcosa all'interno.
A volte nella nostra vita arriviamo ad un punto per cui non sappiamo più niente, tutte le nostre certezze ci sono state portate via e noi non sappiamo più a cosa credere: sentiamo che ci sono ancora motivi per vivere, ma non riusciamo a visualizzarli correttamente, a farci dare da essi la spinta necessaria per lottare. Ma a volte... a volte capita qualcosa d'inaspettato: un incontro con un'anima così preziosa che non possiamo, non riusciamo ad abbandonarla, a lasciarla andare senza assicurarci che stia bene. Forse perchè quell'anima ha fatto entrare in risonanza la nostra, forse perchè ne riconosciamo il valore... chi lo sa.
E dalla libreria estrasse qualcosa, un piccolo diario dentro cui era celato un foglio di pergamena piegato in quattro, che Madeline aprì lentamente per poi passarlo a Sandyon: non l'avrebbe obbligato a leggere, ma lui sapeva bene che di solito la donna, per quanto particolare ed eccentrica, non faceva mai niente per caso.
25 Settembre 2098
Cara Rose,
ti scrivo dall'India: mi trovo a Motihari, una città dello stato federato del Bihar; non ero mai stata in un posto del genere, è tutto così suggestivo da non sembrare nemmeno reale.
Qui c'è così tanta povertà che ne rimarresti sconvolta, come lo sono io mentre ti scrivo: i bambini babbani muoiono ogni giorno senza che nessuno faccia niente per evitarlo, intere famiglie sopravvivono a stento raccogliendo cibo tra i rifiuti o con quel poco di elemosina che riescono a racimolare.
Credevo che una condizione del genere riguardasse soltanto l'Africa, ma più vado avanti e più mi rendo conto di come tutte le mie certezze si fondassero su delle menzogne: ed è in momenti come questi che mi sento... sporca, e sbagliata. Perchè non posso aiutarli? Dici sempre che io ho un dono, un dono raro e prezioso che può portare la felicità: ma allora perchè non lo posso usare per alleviare in qualche modo le pene di queste persone?
Inoltre... so che mio padre mi sta facendo seguire: sento il suo fiato sul collo, percepisco occhi sconosciuti ed infimi studiarmi mentre mi muovo per le strada di Motihari. Vogliono ancora il mio dono, non è vero? ... vogliono che diventi una maledizione per il prossimo, ma io non posso.
Non posso, Rose.
Vedo tutte queste persone soffrire, osservo le loro lacrime, sento le loro urla di dolore, guardo la straziante agonia nei loro occhi... e so che se aiutassi mio padre, se gli concedessi ciò che ho, tutto questo diventerebbe quotidianità, e non solo in India... ma dovunque.
Ci sono momenti in cui vorrei sparire, semplicemente: cambiare nome, volto, identità, e vivere da qualche parte una vita tranquilla, monotona... di quelle che quand'ero piccola mi facevano schifo. Quanto ero stupida... allora era tutto semplice, ricordi? Una volta entrata ad Hogwarts, ho ottenuto tutto quello che volevo: voti eccellenti, amicizie importanti, un sacco di ragazzi disposti a tutto per stare con me... mi sentivo come una Principessa.
Eppure ora mi guardo allo specchio, e non vedo più niente: la luce di soddisfazione che una volta animava i miei occhi ora è diventata triste consapevolezza di chi sono... anzi, di cosa sono.
Un'arma. Un mezzo per ottenere il potere ed usarlo contro gli altri. Un modo per vincere e schiacciare chiunque sia così pazzo da volere un mondo giusto, un luogo dove l'equilibrio magico permette di vivere serenamente.
Per questo continuo a viaggiare, senza fermarmi mai: scappo continuamente, e non solo da mio padre o dai suoi scagnozzi... ma anche da me stessa. Oh Rose, ci sono così tante cose che vorrei fare: vorrei trovare un lavoro che mi piaccia, magari come cantante, o girare il mondo col mio violino, vorrei comprarmi una casa tutta mia e non pagata dai miei... vorrei innamorarmi.
Sono una stupida a dire una cosa del genere? Forse, però... perchè non posso avere un compagno? Perchè non posso essere felice con qualcuno? ... se mi avvicinassi a qualcuno adesso... lo metterei in pericolo, lo farei diventare un mezzo nelle mani di mio padre per costringermi a fare ciò che vuole: e allora come posso anche solo pensare all'amore, sapendo quali potrebbero essere le conseguenze?
Perdonami, sto divagando troppo, vero? E' solo che ho così tante cose da dirti che i pensieri mi si accavallano gli uni sugli altri e finisco per fare sempre un gran casino... per questo, per il momento, ti saluto.
Non ho ancora trovato un solo accenno di magia in questa città, possibile? Voglio esplorarla meglio, forse troverò qualcosa d'interessante.
Mi manchi tanto, ed ogni notte sogno di venire da te per raccontarti tutto ciò che mi è successo da quando te ne sei andata: ma rimarrà sempre e soltanto un sogno, vero?
Ti voglio bene
Moni
Lunghi attimi di silenzio, nei quali Madeline diede nuovamente le spalle a Sandyon: stava leggendo quella lettera, una delle tante che Rose aveva fatto sì che la donna custodisse, oppure no? Non voleva voltarsi, non voleva sapere, forse perchè se l'uomo avesse voluto leggere probabilmente non avrebbe gradito percepire lo sguardo dell'altra su di sé.
Non posso costringerti a proteggerla, perchè ora so quanto la posta in gioco sia alta. Non posso chiederti di prenderti cura di lei, di assicurarti che le sue paure non diventino mai realtà e che suo padre non arrivi mai ad usarla come arma. Non posso sperare che tu possa volerla salvare per il bene del mondo magico, perchè è stato quello stesso bene, seppur nelle mani sbagliate, a portarti via ciò che di più caro avevi.
Una decisione grave quella della donna, che poco dopo si volse e tornò a sedersi di fronte a lui, incrociando le dita delle mani e posando le braccia sulla scrivania con un sospiro.
Naturalmente non posso permettermi di cercare un nuovo insegnante di Difesa così su due piedi, perciò ti pregherei di rimanere comunque per tutto l'anno scolastico come insegnante... ma sei libero dalla tua missione. Non ti chiederò più niente che riguardi la protezione della VicePreside, sei libero di evitarla da questo momento in poi.
Artemis la guardò come se fosse impazzita: stava davvero dicendo all'unica persona in grado di proteggere Monique che poteva non ritenersi più obbligato a farlo, che poteva abbandonarla al suo destino come se nulla fosse? Eppure Madeline sembrava ferma sulla sua decisione ora, tanto che la fenice semplicemente abbassò il capo, scuotendolo appena quasi con rassegnazione.
Non ho altro da aggiungere.