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Ufficio Preside

Messaggioda Madeline » 21/11/2011, 23:55

[Lunedì - ore 08.16 circa]


Era una donna eccentrica, e ne era perfettamente consapevole: ma la cosa non le dava affatto fastidio, anzi, trovava che rendesse la sua vita molto più divertente; per questo era stata scelta come Preside, o perlomeno così credeva la donna, secondo la quale una figura divertente e furba era un'ottima guida per il Castello.

Uff, finalmente a casa!
Uhm, dopo essere stata in Giappone credo sia necessario qualche cambiamento...


Esclamò la donna, guardandosi intorno: le piaceva cambiare, anzi, stravolgere ogni tanto l'arredamento del suo ufficio, e la visita in Oriente le aveva giusto dato l'ispirazione che cercava; una mano alla bacchetta, un movimento rapido del polso, un incantesimo ben pronunciato nella mente, e tutta la stanza cambiò totalmente look.

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Ora sì che ci siamo, è adorabile!

Commentò Madeline, guardandosi intorno con aria soddisfatta prima di andarsi a sedere sulla poltroncina nera dietro la scrivania di un bianco perlaceo ora, e posare i gomiti su di essa incrociando le dita delle mani.

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Chissà quante cose sono successe in mia assenza, non vedo l'ora di farmele raccontare tutte da un professore d'eccezione! Ihihih... Artemis, caro, potresti gentilmente avvisare il professor Vastnor che sono tornata al castello e lo aspetto per una tazza di tè nel mio ufficio?

Disse la donna, rivolgendo la sua attenzione ad un esemplare di fenice dal manto infuocato, che la fissò con intensità per un lungo istante prima di emettere un verso e lasciare l'ufficio della Preside in cerca del destinatario di quel messaggio.

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Madeline intanto si appoggiò allo schienale della sedia, socchiudendo gli occhi: Monique e Sandyon avevano avuto occasione di parlarsi, di avvicinarsi? La francesina era forse riuscita a scalfire il cuore di roccia dell'uomo? Era molto curiosa, oh sì, ma sperava tanto che l'altro fosse in vena di un po' di sano pettegolezzo per placare il suo animo agitato.
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Messaggioda Sandyon » 22/11/2011, 0:28

La porta si spalancò con una furia a dir poco inaudita.

BERGMAN!

Già, di certo era un approccio totalmente diverso da quello che avrebbe potuto avere la Vice nei confronti di Madeline, ma a lui non interessava assolutamente nulla di chi o cosa fosse lei, visto che era lì chiamato da lei e sapeva di per certo di essere la persona unica indicata per il compito che aveva assegnato.
I suoi occhi sprizzavano una rabbia inaudita, molto più di parecchie altre volte. Certo, non erano gli stessi iniettati di sangue ma ci andavano molto... mooolto vicino.
Canottiera bianca attillata, giacchetto di pelle, barba incolta e pugni chiusi, furiosi più che mai.

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Richiuse dietro di se l'ingresso con il piede proprio mentre stava per arrivare una studentessa con un mazzo di fiore tra le mani per via del benvenuto riferito alla signora Madeline appena tornata dal Giappone.
Sapeva bene che non poteva comportarsi a quel modo con una studentessa, visto che sarebbe stato fin troppo poco carino ed anche lo sguardo tra il divertito e l'ammonitivo della Preside lo fece ancor più irritare ma voltare di scatto ed aprire la porta fissando negli occhi quella bambina con l'aria più agghiacciante che potesse esistere.

Ci puoi... scusare?

Ce... certamente...

Grazie!

E dopo aver detto ciò richiuse la porta di bottò fingendo quello che poteva essere interpretato come il più falso dei gesti educati sulla faccia della terra.
Si voltò di nuovo fissando tutto l'arredamente modificato in maniera assolutamente da capo a piedi riversata.
Sospirò ancora rabbioso e infine diede un sonoro pugno sul comodino più alto facendolo tremare, fissando intensamente negli occhi la Preside come se avesse l'insana voglia di strozzarla da un momento all'altro.

Quella donna... E' braccata peggio di un omicida con una taglia sopra di 100.000 galeoni! E per di più se ne va anche alla festicciola di compleanno della mamma dopodomani, ed io dovrei farle da accompagnatore ufficiale con la mia reputazione in mezzo alla peggiore malavita parigina, C***O!

Respirava quasi affannato tanta era la rabbia repressa, senza considerare sopratutto l'agitazione per quello che appunto in breve sarebbe accaduto, e cioè quella festa per la quale lui stava cercando una strategia da giorni ma che ancora non vedeva una facile risoluzione. Era tutta colpa sua, tutta colpa di quella donna maledetta che aveva un nipote ancora più maledetto che aveva avuto la stragrande fortuna di accorgersi di quel crucio prima di lui, ma se fosse tornato indietro... se avesse potuto tornare indietro!

Ma non posso tornare indietro... F*****O!
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Messaggioda Madeline » 22/11/2011, 0:51

Du da dum... du di da...

Canticchiava Madeline, ben consapevole della furia che si stava avvicinando al proprio ufficio sottoforma di un uomo dagli occhi che emavano lampi: Sandyon, il professor Vastnor, il mercenario, l'insegnante di Difesa... al momento, semplicemente colui che avrebbe tanto voluto strozzare la donna con le proprie mani.

BERGMAN!

Oh professor Vastnor, che piacere vederla!
Come sta?


E Madeline dovev essere davvero molto sicura di non essere strozzata, visto che a livello obbiettivo l'espressione irata dell'uomo faceva paura: ma la donna ne aveva viste troppe per farsi impressionare, difatti lasciò che l'altro liquidasse - in modo più gentile del previsto visto il soggetto - una ragazzina, e si voltasse nuovamente verso di lei con furia omicida, prendendosela con un mobile lì vicino.

Quella donna... E' braccata peggio di un omicida con una taglia sopra di 100.000 galeoni! E per di più se ne va anche alla festicciola di compleanno della mamma dopodomani, ed io dovrei farle da accompagnatore ufficiale con la mia reputazione in mezzo alla peggiore malavita parigina, C***O!

... del tè?

Gli propose la donna in risposta a quella sparata, indicando la tazza con un piatto di biscotti accanto che era apparsa sulla scrivania della Preside.

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Siediti Sandyon... per favore.

Ed in un secondo ecco lo sguardo di Madeline farsi più grave e serio, mentre indicava all'uomo ancora furibondo la sedia di fronte a dov'era seduta lei: il suo viaggio in Giappone infatti non le aveva permesso solo di prendere accordi per il prossimo Torneo TreMaghi, ma anche di venire a conoscenza di informazioni molto poco piacevoli.

Che Monique Vireau fosse costantemente sorvegliata me l'aspettavo. Suo padre è un uomo molto influente nell'ambiente politico parigino, sembra addirittura che voglia candidarsi come prossimo Ministro della Magia francese. Quello che invece non mi aspettavo, era che Monique fosse conosciuta persino in Giappone: Nicholas ha degli... amici anche lì; amici potenti, molto interessati al dono della figlia.

Lo sguardo era vacuo, pensieroso adesso, come perso in un mare di ragionamenti sconosciuti all'uomo che Madeline aveva di fronte, ma che comunque poteva capire quanto la questione fosse grave.

Se Nicholas dovesse diventare così potente da controllare il Ministero francese, l'intero equilibrio magico potrebbe essere spezzato e non escludo che si possa arrivare ad una guerra per la supremazia magica mondiale: a quel punto, un'arma come Monique potrebbe decretare la sua vittoria e lo schiacciamento di una qualsiasi ribellione... non oso nemmeno immaginare quanto sangue innocente verrebbe versato per questo.

Aggiunse la donna, passandosi una mano sul viso con aria stanca: sì, non sembrava più così divertita e spensierata ora, al contrario il suo sguardo tradiva una certa nota d'ansia e di preoccupazione.

Finchè rimane dentro al castello è al sicuro, ma non appena mette piede fuori da queste mura potrebbe diventare una preda fin troppo rara e preziosa... e non solo per suo padre. Tuttavia non possiamo dirle niente, non ancora, è troppo presto... deve rimanere all'oscuro di tutto, altrimenti rischiamo un crollo emotivo di cui suo padre potrebbe approfittare per farle fare Merlino solo sa cosa.

Ancora qualche istante di silenzio, poi la Preside parlò ancora, questa volta guardando Sandyon direttamente negli occhi.

So che ti chiedo molto... ma devi proteggerla, a qualunque costo. Ho promesso a Rose che avrei impedito a Nicholas di vincere e di rovinarla, ma non posso farcela da sola. Ci sono troppe cose in ballo.
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Messaggioda Sandyon » 22/11/2011, 1:48

Se non fosse stato che lo sguardo della donna fosse diventato maggiormente serio dopo quell'offerta di tè al seguito della sua sfuriata, probabilmente Sandyon avrebbe pensato che aveva di fronte una pazza folle e scatenata.
Fortunatamente non fu così, anzi, a quanto sembrava c'erano in ballo delle informazioni piuttosto importanti da sapere e subito gli occhi dell'uomo divennero molto più tranquilli anche se ancora affilati più che mai, come rasoi pronti a tagliare idee come fossero burro. Si avvicinò ancora di qualche passo, osservando la poltrona a pochi passi da lui e quel tavolino con sopra del tè, infine, vi si sedette con fare scattoso e innervosito ancora, afferrando il cucchiaino ed inserendo una zolletta piena dentro la tazza.
Aveva cambiato atteggiamento nell'arco di pochi secondi, ma probabilmente era questo il rapporto che si celava dietro quelle due persone così apparentemente diverse ma così simili, adesso più che mai nell'opera di protezione di quella donna, Monique Vireau, che tutto poteva essere, qualsiasi cosa, ma di certo figlia di suo padre proprio no, quello era all'ultimo posto tra le scelte volute.
Nell'arco di pochi secondi dunque, Madeline Bergman gli diede la spiegazione ben delineata sulla situazione che stavano trovandosi ad affrontare, una situazione decisamente...

Di merda...

Prese la tazza da tè portandola alle labbra per assaggiare un po' del liquido bollente e la ripose di nuovo sul suo piattino.
Il discorso proseguì per ancora alcuni minuti fino a quando in breve la signora non decise di parlare finalmente di un'altra figura importante, quella Rose che Monique era andata a trovare al cimitero.
Sandyon sospirò profondamente, elaborando tutta la faccenda anche se trovava veramente pochissimi sbocchi, anzi, quasi nessuno ed in più tutta quella faccenda stava diventando sul serio molto più grande di quanto si era prospettato di affrontare.
Mosse il viso verso di lei, fissandola ancora dritto negli occhi e si schiarì la voce con un po' di tosse, scrocchiando entrambe le nocche, per certi veris ancora più rabbioso e nervoso di prima.

I patti non erano affatto questi e non mi era stato detto che il mio compito sarebbe stato proteggere una potenziale arma di distruzione di massa.
Non era questo l'accordo Bergman, lei doveva essere una ragazza protetta dal papino che voleva farci i comodi suoi, non un potere da difendere dalle maggiori organizzazioni mondiali, quindi a questo punto le cose crollano.
Non mi son fatto salvare la vita per farmela togliere all'istante da qualche centinaio di scagnozzi della feccia francese o dagli occhi a mandorla...


Si, probabilmente qualcuno avrebbe avuto parecchie cose da ridere a quel proposito, visto che un uomo che parlava così non poteva di certo essere lo stesso che aveva sterminato truppe su truppe in passato facendo letteralmente tremare di terrore la maggior parte dei generali Auror e Mangiamorte, eppure era proprio lui, proprio lui era stato in grado di fare tutto ciò, ma forse quella sua affermazione poteva essere interpretata con una semplice questione e significato...

Io non sono più quello che ero Bergman, non lo sono più. Allora ero rabbia che correva sulla bacchetta, oggi, sono solo un'ombra di ciò che faceva rabbrividire un tempo persone come Nicholas Vireau, che per altro non escludo che sappia già chi sono, cosa sono e cosa ero e gettarmi in mezzo a questo casino sarebbe come firmare la mia condanna a morte!

No, non aveva affatto paura, per nulla, anzi, guardava in faccia la realtà e la gravità della situazione come se fosse la cosa più semplice del mondo anche perchè in passato aveva fatto anche molto peggio, ma era anche vero che da alcuni mesi a quella parte la rassegnazione al passato aveva preso il sopravvento su di lui e lo aveva trasformato in un essere più docile con se stesso, furioso se troppo disturbato quello si, ma desideroso della pace e non quella eterna e a dire la verità quello rappresentava tutto meno che la pace e la tranquillità di quei suoi giorni.
Doveva ancora difendersi dai fantasmi del passato e non sarebbe stato in grado di difendere un'altra persona quando ancora doveva apprendere come difendere se stesso e il suo spirito dall'irrequietezza più totale.

Perchè è tutto così difficile?

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"Molti pensano che dimenticare sia la strada più facile, che l'unico modo per andare avanti sia lasciar indietro il passato... l'anno scorso quando Rose è morta ho fatto così anch'io, sai? Ho preso tutte le lettere che mi aveva scritto e le ho chiuse in un cassetto, rifiutandomi di trovarmele davanti ancora: e così ho fatto con tutti gli spartiti, le canzoni, gli oggetti che mi ricordavano lei...
Ma poi ho capito... non si deve dimenticare.
Si deve affrontare il passato, si deve combattere contro ciò che ci ha fatto del male e superare la cosa, capire che nulla sarà più come prima ma che questo non vuole necessariamente dire che non si potrà più essere felici come allora... sarà solo diverso.
E' solo affrontando, accettando e superando il passato che si può tornare a vivere..."


Sgranò gli occhi di improvviso, inspirando e per un secondo quegli occhi divennero lucidi e luminosi come non mai, trasportati da un'energia piena di ricordi, speranze, battiti e sensazioni da tempo dimenticate.

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"Tu non sei nato per uccidere. Lo fai, è vero, ma seguendo sempre un tuo codice morale, niente donne o bambini e questo è importante perchè fa capire che dentro di te ci sono ancora dei valori fondamentali...
Non pensare mai di aver perso quello che sei, quello che ti ha distinto e che ti ha fatto diventare quello che oggi ho davanti, perchè non perderai mai nulla fino a quando ci sarai, fino a quando nel tuo cuore sarà presente la stessa forza che adesso vedo nei tuoi occhi...
Non aver paura mai di tirare fuori dall'anima quello che ti serve per far tornare quella stessa elettricità nello sguardo che mi ha fatto innamorare di te... Perchè sono certa che non svanirà mai ed ogni volta che scoprirai una nuova forza, essa non ti abbandonerò mai... come non lo farò mai nemmeno io... Sand..."



"Sandyon, attento!"

"Rachel, Sonya... NOOOO!!!"


AAAAAAHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!

Quell'urlo così potente nella sua testa carico di dolore e sofferenza, insopportabile per tutta la mole di pensieri, ricordi, domande, motivazioni e stimoli che gli stavano saltando addosso tutti insieme, fu così potente che la tazza da tè davanti a lui esplose in mille pezzi all'istante ed il suo contenuto venne polverizzato magicamente.
Sudava freddo, teneva gli occhi aperti e fissava il pavimento portando le mani alle tempie, tremando all'altezza delle gambe e rifiutandosi ancora di parlare. Dentro il suo cuore c'era un conflitto enorme che non riusciva a superare, per quanto ci fosse qualcosa, solo ora ci fosse, che stava tentando di farlo reagire in qualche maniera, seppur minima.
Batteva forte, all'impazzata, più che mai, impercettibile la differenza tra una palpitazione e l'altra e il respiro era irregolare e pesante. In quel momento Madeline non la calcolava nemmeno, anche perchè non c'era nulla che lo potesse portare di nuovo ad avere un'attenzione fissa su qualcosa che non fosse se stesso e quello che stava imperversando dentro di lui da qualche momento a quella parte.
Ma nonostante tutto era un uomo forte ed anche molto, sapeva capire quando era il momento di reagire, seppure in superficie, così, alzò ancora lo sguardo, incontrando quello della Bergman, ancora scosso da tutto quell'insieme di emozioni e sensazioni terribilmente esplosive.

Chi... Chiedo scusa...

Scosse il capo come a voler buttare giù un po' di tensione, leccandosi le labbra e sbattendo le palpebre qualche volte, prima di riprendere con lucidità e rimanere, almeno per il momento, ancora con il suo pensiero precedente, dettato dalla ragione e non dal cuore, un cuore che ancora non aveva imparato a battere come doveva, o troppo forte o troppo piano.

In ogni caso, ripeto... non posso.
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Messaggioda Madeline » 22/11/2011, 16:02

I patti non erano affatto questi e non mi era stato detto che il mio compito sarebbe stato proteggere una potenziale arma di distruzione di massa.
Non era questo l'accordo Bergman, lei doveva essere una ragazza protetta dal papino che voleva farci i comodi suoi, non un potere da difendere dalle maggiori organizzazioni mondiali, quindi a questo punto le cose crollano.
Non mi son fatto salvare la vita per farmela togliere all'istante da qualche centinaio di scagnozzi della feccia francese o dagli occhi a mandorla...


Madeline non replicò a quelle parole, anche perchè riconosceva appieno la loro veridicità: la prima volta che aveva parlato con Sandyon, era convinta che l'unico pericolo per Monique fosse Nicholas, e che dovesse essere protetta quindi solo da lui; quello sconsiderato probabilmente pensava davvero d'impadronirsi non solo del Ministero francese, ma a poco a poco anche dell'intero potere politico del mondo magico. E per un pazzo del genere, un'arma come il dono della figlia poteva decretare la sua vittoria senza che nemmeno si sforzasse troppo per ottenerla.

Io non sono più quello che ero Bergman, non lo sono più. Allora ero rabbia che correva sulla bacchetta, oggi, sono solo un'ombra di ciò che faceva rabbrividire un tempo persone come Nicholas Vireau, che per altro non escludo che sappia già chi sono, cosa sono e cosa ero e gettarmi in mezzo a questo casino sarebbe come firmare la mia condanna a morte!

Un'ombra che però è tornata a sentire il battito del proprio cuore...

Mormorò la Preside, scostando gli occhi da Sandyon sulla propria fenice, mentre lui riviveva quei ricordi passati e dolorosi in modo così intenso, forse la prima vera volta, che la tazza di fronte a lui esplose in mille pezzi: non un movimento da parte di Madeline, che semplicemente mettendo mano alla bacchetta fece ritornare tutto come pima.

Chi... Chiedo scusa...
In ogni caso, ripeto... non posso.


Mormorò l'uomo di fronte a lei, e Madeline si limitò ad annuire semplicemente, alzandosi dalla propria poltroncina per avvicinarsi alla finestra che dava sul giardino ed osservare l'esterno del castello: lì, a giocare con Fire e Dastel, vi era proprio Monique che rideva scherzosa e si faceva riempire di coccole dai due animali.

Quando decisi che per proteggere Monique avrei avuto bisogno del migliore in circolazione, non pensavo davvero che sarei riuscita ad arrivare a te: il fato invece mi ha aiutata, e tu ti sei trovato nella condizione di dover saldare un debito; ero felice che fossi proprio tu a proteggerla, ma ancora di più che fosse proprio lei la persona da salvare.

Un piccolo sorriso stanco le incurvò le labbra mentre continuava a fissare quella scena dolcissima che si stava svolgendo fuori, all'aria aperta.

Ogni persona ha un impatto su un'altra quando queste vengono a contatto, un impatto che può essere più o meno forte a seconda delle personalità e delle anime che s'incontrano... e anche se non affar mio, e me ne rendo conto, speravo che la sua anima potesse scuotere la tua.

Perchè fare quella confessione, col rischio di far arrabbiare Sandyon ancora di più? Semplice, perchè se quella fosse stata l'ultima possibilità di avere una conversazione di quel tipo con lui, allora desiderava aprire il proprio cuore e parlare, raccontando ogni cosa.

Sono stata via, è vero, ma c'è stato qualcuno a farmi da occhi ed orecchie per questo tempo, non è vero Artemis? - aggiunse, sorridendo lievemente alla sua fenice che rispose con un verso orgoglioso - Vi ha tenuti d'occhio tutto il tempo, con risultati davvero sorprendenti: per quanto vi conosciate appena, Monique si è conquistata la fiducia del tuo coyote... ed è riuscita a fare una breccia, seppur minima, nelle mura che ti sei costruito intorno al cuore.

Prese una piccola pausa, spostandosi nuovamente per avvicinarsi alla libreria sulla destra rispetto a dove si trovava seduto Sandyon, iniziando poi a cercarvi qualcosa all'interno.

A volte nella nostra vita arriviamo ad un punto per cui non sappiamo più niente, tutte le nostre certezze ci sono state portate via e noi non sappiamo più a cosa credere: sentiamo che ci sono ancora motivi per vivere, ma non riusciamo a visualizzarli correttamente, a farci dare da essi la spinta necessaria per lottare. Ma a volte... a volte capita qualcosa d'inaspettato: un incontro con un'anima così preziosa che non possiamo, non riusciamo ad abbandonarla, a lasciarla andare senza assicurarci che stia bene. Forse perchè quell'anima ha fatto entrare in risonanza la nostra, forse perchè ne riconosciamo il valore... chi lo sa.

E dalla libreria estrasse qualcosa, un piccolo diario dentro cui era celato un foglio di pergamena piegato in quattro, che Madeline aprì lentamente per poi passarlo a Sandyon: non l'avrebbe obbligato a leggere, ma lui sapeva bene che di solito la donna, per quanto particolare ed eccentrica, non faceva mai niente per caso.


25 Settembre 2098


Cara Rose,

ti scrivo dall'India: mi trovo a Motihari, una città dello stato federato del Bihar; non ero mai stata in un posto del genere, è tutto così suggestivo da non sembrare nemmeno reale.
Qui c'è così tanta povertà che ne rimarresti sconvolta, come lo sono io mentre ti scrivo: i bambini babbani muoiono ogni giorno senza che nessuno faccia niente per evitarlo, intere famiglie sopravvivono a stento raccogliendo cibo tra i rifiuti o con quel poco di elemosina che riescono a racimolare.
Credevo che una condizione del genere riguardasse soltanto l'Africa, ma più vado avanti e più mi rendo conto di come tutte le mie certezze si fondassero su delle menzogne: ed è in momenti come questi che mi sento... sporca, e sbagliata. Perchè non posso aiutarli? Dici sempre che io ho un dono, un dono raro e prezioso che può portare la felicità: ma allora perchè non lo posso usare per alleviare in qualche modo le pene di queste persone?
Inoltre... so che mio padre mi sta facendo seguire: sento il suo fiato sul collo, percepisco occhi sconosciuti ed infimi studiarmi mentre mi muovo per le strada di Motihari. Vogliono ancora il mio dono, non è vero? ... vogliono che diventi una maledizione per il prossimo, ma io non posso.
Non posso, Rose.
Vedo tutte queste persone soffrire, osservo le loro lacrime, sento le loro urla di dolore, guardo la straziante agonia nei loro occhi... e so che se aiutassi mio padre, se gli concedessi ciò che ho, tutto questo diventerebbe quotidianità, e non solo in India... ma dovunque.
Ci sono momenti in cui vorrei sparire, semplicemente: cambiare nome, volto, identità, e vivere da qualche parte una vita tranquilla, monotona... di quelle che quand'ero piccola mi facevano schifo. Quanto ero stupida... allora era tutto semplice, ricordi? Una volta entrata ad Hogwarts, ho ottenuto tutto quello che volevo: voti eccellenti, amicizie importanti, un sacco di ragazzi disposti a tutto per stare con me... mi sentivo come una Principessa.
Eppure ora mi guardo allo specchio, e non vedo più niente: la luce di soddisfazione che una volta animava i miei occhi ora è diventata triste consapevolezza di chi sono... anzi, di cosa sono.
Un'arma. Un mezzo per ottenere il potere ed usarlo contro gli altri. Un modo per vincere e schiacciare chiunque sia così pazzo da volere un mondo giusto, un luogo dove l'equilibrio magico permette di vivere serenamente.
Per questo continuo a viaggiare, senza fermarmi mai: scappo continuamente, e non solo da mio padre o dai suoi scagnozzi... ma anche da me stessa. Oh Rose, ci sono così tante cose che vorrei fare: vorrei trovare un lavoro che mi piaccia, magari come cantante, o girare il mondo col mio violino, vorrei comprarmi una casa tutta mia e non pagata dai miei... vorrei innamorarmi.
Sono una stupida a dire una cosa del genere? Forse, però... perchè non posso avere un compagno? Perchè non posso essere felice con qualcuno? ... se mi avvicinassi a qualcuno adesso... lo metterei in pericolo, lo farei diventare un mezzo nelle mani di mio padre per costringermi a fare ciò che vuole: e allora come posso anche solo pensare all'amore, sapendo quali potrebbero essere le conseguenze?
Perdonami, sto divagando troppo, vero? E' solo che ho così tante cose da dirti che i pensieri mi si accavallano gli uni sugli altri e finisco per fare sempre un gran casino... per questo, per il momento, ti saluto.
Non ho ancora trovato un solo accenno di magia in questa città, possibile? Voglio esplorarla meglio, forse troverò qualcosa d'interessante.
Mi manchi tanto, ed ogni notte sogno di venire da te per raccontarti tutto ciò che mi è successo da quando te ne sei andata: ma rimarrà sempre e soltanto un sogno, vero?
Ti voglio bene


Moni


Lunghi attimi di silenzio, nei quali Madeline diede nuovamente le spalle a Sandyon: stava leggendo quella lettera, una delle tante che Rose aveva fatto sì che la donna custodisse, oppure no? Non voleva voltarsi, non voleva sapere, forse perchè se l'uomo avesse voluto leggere probabilmente non avrebbe gradito percepire lo sguardo dell'altra su di sé.

Non posso costringerti a proteggerla, perchè ora so quanto la posta in gioco sia alta. Non posso chiederti di prenderti cura di lei, di assicurarti che le sue paure non diventino mai realtà e che suo padre non arrivi mai ad usarla come arma. Non posso sperare che tu possa volerla salvare per il bene del mondo magico, perchè è stato quello stesso bene, seppur nelle mani sbagliate, a portarti via ciò che di più caro avevi.

Una decisione grave quella della donna, che poco dopo si volse e tornò a sedersi di fronte a lui, incrociando le dita delle mani e posando le braccia sulla scrivania con un sospiro.

Naturalmente non posso permettermi di cercare un nuovo insegnante di Difesa così su due piedi, perciò ti pregherei di rimanere comunque per tutto l'anno scolastico come insegnante... ma sei libero dalla tua missione. Non ti chiederò più niente che riguardi la protezione della VicePreside, sei libero di evitarla da questo momento in poi.

Artemis la guardò come se fosse impazzita: stava davvero dicendo all'unica persona in grado di proteggere Monique che poteva non ritenersi più obbligato a farlo, che poteva abbandonarla al suo destino come se nulla fosse? Eppure Madeline sembrava ferma sulla sua decisione ora, tanto che la fenice semplicemente abbassò il capo, scuotendolo appena quasi con rassegnazione.

Non ho altro da aggiungere.
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Messaggioda Sandyon » 22/11/2011, 20:12

Quel crollo emotivo non se lo aspettava nemmeno lui.
L'incredibile energia negativa che si era scatenata nel suo interno, nella sua mente e nel suo cuore non era paragonabile a nulla che avesse mai provato prima nemmeno nei più grandi e temuti periodi di dolore del corpo e dello spirito al seguito del brutto fatto passato con Rachel.
Non c'erano moltre altre spiegazioni in merito: evidentemente la sua vita gli stava scivolando addosso andando completamente fuori controllo e lui non sapeva più come porre rimedio a quel fiume in piena che erano le sue emozioni e le sue sensazioni, qualsiasi esse fossero state, qualsiasi.
La donna si alzò in piedi e si avvicinò alla finestra. Da lì potè osservare qualcosa che lui per ovvi motivi conosceva già, dato che allo scuro di tutti ed anche di Madeline, un esserino invisibile vegliava in segreto su Monique così da tenerlo sempre aggiornato su tutta la situazione e menomale che era così altrimenti se fosse stato presente avrebbe cominciato a tentare di impietosirlo per accettare a forza l'incarico, ma quello non era solo un incarico, era un vero e proprio suicidio e questo malgrado tutto portava la voglia di rischiare di Sandyon Vastnor al minimo conosciuto.
Le parole che disse poco dopo la Preside però, gli fecero alzare il capo ad osservarla attentamente.
Non era affatto un uomo che mostrava attenzione con troppa facilità, ma in quell'occasione trovò che in qualche modo sarebbe stato giusto sentire quanto poteva avere da dire la donna in merito a tutto ciò che aveva visto, in merito a tutto ciò che provava, anche perchè il mercenario sapeva bene che avrebbe tentato giustamente di fargli cambiare idea in qualche modo e da qualche parte dentro di lui, sperava davvero che ci riuscisse.

A volte nella nostra vita arriviamo ad un punto per cui non sappiamo più niente, tutte le nostre certezze ci sono state portate via e noi non sappiamo più a cosa credere: sentiamo che ci sono ancora motivi per vivere, ma non riusciamo a visualizzarli correttamente, a farci dare da essi la spinta necessaria per lottare. Ma a volte... a volte capita qualcosa d'inaspettato: un incontro con un'anima così preziosa che non possiamo, non riusciamo ad abbandonarla, a lasciarla andare senza assicurarci che stia bene. Forse perchè quell'anima ha fatto entrare in risonanza la nostra, forse perchè ne riconosciamo il valore... chi lo sa.

Perchè mi sta dicendo tutto questo, cosa vuole ancora? Mi sembra che la risposta l'abbia già avuta, si, ma non vuole cedere. Perchè è così importante per lei, Preside? E' un'arma, questo è vero, è una brava donna, già, ma c'è di più... ma sembra che quel "più" lei non lo voglia ancora dire...

Cominciò a sfregare le mani, quasi impaziente, non voleva restare lì se l'intento era utilizzare belle parole senza un fine ultimo giustificato e quelle erano di sicuro belle parole ma che all'uomo facevano caldo solo fino ad un certo punto, visto e considerato che adesso come adesso il suo unico intento era sistemare la faccenda e comprendere cosa fare una volta per tutte.
Si alzò in piedi quand'ella estrasse quel foglio di pergamena e per qualche secondo ebbe come il flash di quando la professoressa di incantesimi aveva preso e risistemato il foglio con scritto sopra il testo di quella canzone che aveva scritto lui tempo prima.
Ma ovviamente non si trattava dello stesso foglio, poichè all'interno di esso vi erano parole di una lettera scritta da una persona ad un'altra e quella lettera non era minimamente indirizzata alla Preside, bensì a questa figura misteriosa che rispondeva al nome di "Rose".
Gli venne porta quella lettera e Sandyon affilò lo sguardo un secondo dulla donna, prima di prenderla con una delicatezza non di certo sua e cominciare a darvi sopra uno sguardo. Nell'arco di poco tempo le parole divennere un fiume incontenibile di emozioni, per quanto negli occhi del mercenario non si mostrasse nessuna di quelle inserite all'interno.

Vorrebbe contrastare il padre ma non sa che adesso non è solo seguita ma anche tenuta sotto stretta sorveglianza. Vorrebbe evitare quello che ha visto lì ma sarebbe lo strumento ideale per crearlo se usato nel modo sbagliato. Vorrebbe cambiare identità ma non può visto che ormai il suo passato fa parte... fa parte di lei...

"Si deve affrontare il passato, si deve combattere contro ciò che ci ha fatto del male e superare la cosa, capire che nulla sarà più come prima ma che questo non vuole necessariamente dire che non si potrà più essere felici come allora... sarà solo diverso.
E' solo affrontando, accettando e superando il passato che si può tornare a vivere..."


Lei ha accettato il suo passato e sta cercando di tornare a vivere ma non può, non può perchè è bloccata da qeull'uomo che vuole farla tornare in quell'incubo che le sembrava fosse terminato una volta diventata abbastanza adulta per camminare con le proprie gambe... Lei adesso sta camminando da sola... ed io... io cosa sto facendo? Aspetto che una persona defunta mi spinga ancora a reagire ma quella persona non c'è più... non c'è più ed anche se io rimanessi così ad attenderla lei... non tornerà mai...

E' solo affrontando, accettando e superando il passato che si può tornare a vivere...

"Eppure ora mi guardo allo specchio, e non vedo più niente: la luce di soddisfazione che una volta animava i miei occhi ora è diventata triste consapevolezza di chi sono... anzi, di cosa sono.
Un'arma."


"E' solo affrontando, accettando e superando il passato che si può tornare a vivere..."

"Sand, io non ti abbandonerò mai..."

"...ma rimarrà sempre e soltanto un sogno, vero?
Ti voglio bene
Moni"


"Molti pensano che dimenticare sia la strada più facile, che l'unico modo per andare avanti sia lasciar indietro il passato... l'anno scorso quando Rose è morta ho fatto così anch'io, sai? Ho preso tutte le lettere che mi aveva scritto e le ho chiuse in un cassetto, rifiutandomi di trovarmele davanti ancora: e così ho fatto con tutti gli spartiti, le canzoni, gli oggetti che mi ricordavano lei...
Ma poi ho capito... non si deve dimenticare."


E se lei morisse... Avrebbe raggiunto una consapevolezza che io sto cercando da lungo tempo... per niente... per nulla... e tutto questo vorrebbe dire che la volontà di sperare e di lottare per qualcosa in cui crediamo ed essere disposti a dare la vita per morirebbe con lei, ancora una volta... se lei morisse allora...

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... Sarebbe come se le sue parole... Non fossero servite a niente... Forse le disse proprio perchè sapeva che forse un giorno... Rachel...

...non posso permettermi di cercare un nuovo insegnante di Difesa così su due piedi, perciò ti pregherei di rimanere comunque per tutto l'anno scolastico come insegnante... ma sei libero dalla tua missione. Non ti chiederò più niente che riguardi la protezione della Vice Preside, sei libero di evitarla da questo momento in poi.
Non ho altro da aggiungere.


Aveva ascoltato poco e nulla delle parole precedenti riguardante la sua vita e il non volerla rischiare, riguardante lui e la sua situazione e riguardo la preoccupazione della donna riguardo il suo destino e su quello che sarebbe potuto accadere o meno.
Una volta conclusa di leggere quella lettera, la posò sul tavolino, non incontrando ancora il suo sguardo, adesso contemplando tutto quello che stava elaborando nella testa e sopratutto nel cuore, mentre allo stesso momento Madeline si sentiva di dirgli che poteva ritenersi sollevato dal suo incarico.
Strinse il pugno con veemenza, chinando il capo e chiudendo gli occhi, nello stesso istante tutti i libri nelle scaffalature presero a tremare ed anche le poltrone e i tappeti fecero la stessa sorte e tutto quello per qualche secondo buono fino a che lentamente quel tremolio smise e lasciò spazio al suo respiro che pesante e lento era l'unico che creava scompiglio e rumore in quella stanza.
Ma anche quello, ebbene si, fu costretto a terminare dato che nell'arco di pochi secondi, l'ultimo suono emesso furono i passi di Sandyon che avviatosi verso la porta di ingresso, la aprì lentamente, trovandosi a poca distanza, appoggiata al muro, la stessa bambina con i fiori di pochi minuti prima che appena lo vide si fece tre metri indietro con sguardo terrorizzato.
L'uomo si avvicinò a lei sovrastandola con la sua ombra e la piccola tremava come una foglia fino a quando...

... Scusami...

Disse semplicemente, posandole una mano sulla testa, eseguendo quella che poteva definirsi quasi una carezza gentile e affettuosa che le scompigliò di poco i suoi capelli ricci color rosso acceso.
Gli occhioni verde acqua della bimba si alzarono ad incontrare quelli azzurro-giallo di lui e in mezzo a quelle lentiggini nacque una piccola tonalità di rosso, a simboleggiare che quella paura era divenuta semplice timidezza di una bambina di fronte ad un adulto così grande e così imponente.
I loro occhi si incrociarono solo per poco, prima che lui alzasse la mano dalla testa di lei lasciandola libera di entrare nell'ufficio della Preside e riprendesse a camminare lento per il corridoio...

A... a presto professore!

La sua mano, mentre le dava le spalle e camminava si alzava come a salutare lei e forse, chissà, anche a salutare Madeline Bergman. Adesso non poteva fare nulla, vista che la maggiorparte delle emozioni avevano preso il sopravvento su di lui, adesso aveva ben poche scelte e quelle a disposizione erano molto differenti tra loro, quindi sarebbe dovuto giungere ad una conclusione e ad una definitiva traccia del suo essere entro poco tempo altrimenti non l'avrebbe perdonato a se stesso.
Decidere che strada seguire è giusto, ma bisogna farlo coscienti e sopratutto sicuri che sia stata la soluzione migliore, qualunque essa fosse. Si doveva ritenere sollevato dall'incarico, questo si, questo gli era stato detto, ma Sandyon Vastnor si poteva ritenere fuori da un lavoro solo ed esclusivamente in un caso... Nel caso in cui fosse stato lui a deciderlo.
E per fare ciò, ora c'era solo una sola meta da raggiungere, per capire o meno, fino a che punto si sarebbe dovuta spingere la sua follia suicida... e quella meta...

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Era Monique Vireau
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Messaggioda Madeline » 22/11/2011, 20:39

L'aveva scosso? Non lo sapeva.
Gli aveva fatto cambiare idea? Non lo sapeva.
L'aveva fatto riflettere quanto bastava per rimettere in discussione la sua scelta anche solo per un momento? Non lo sapeva.
Ma Madeline Bergman non sembrava preoccuparsene al momento, perchè aveva fatto ciò che doveva, ciò che riteneva moralmente ed eticamente giusto: aveva lasciato libero Sandyon di riprendere la sua vita, ma allo stesso tempo l'aveva messo a conoscenza di una piccola parte della vita di Monique; perchè? Perchè le loro anime anche se per poco si erano incontrate, e se c'era anche solo una speranza che quella dell'uomo decidesse di non abbandonare quella dell'altra, lei aveva il dovere di tentare.

Te lo dovevo, Rose.

Pensò la donna mentre osservava il professore di Difesa Contro le Arti Oscure alzarsi ed avvicinarsi alla porta, di fronte alla quale stava la studentessa di poco prima: un piccolo sorriso illuminò il volto della Preside, quando lui le fece una piccola carezza, scusandosi per il comportamento avuto poco prima, e si allontanava salutandole entrambe.

Una carezza ad una persona sconosciuta...
Che tu riesca davvero a fare il miracolo... ma pétite?


Lo lasciò dunque andare senza emettere un suono, quasi sicura che in qualche modo, Monique fosse entrata nel cuore freddo, all'apparenza, dell'uomo: se questo sarebbe o meno bastato all'altro per rimettersi in gioco, non era qualcosa che al momento poteva prevedere. No, ci poteva solo credere.

Cara, ma che bei fiori!
Sono per me? Ma che pensiero gentile... accomodati.


Sì, poteva solo sperare.


[Fine]
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Messaggioda Madeline » 28/11/2011, 23:10

{ GIOVEDI' - ORE 12:51 }

Gradirei moltissimo poterti avere mia ospite a pranzo Giovedì poco prima dell'una per poter parlare e discorrere per qualche minuto sulla situazione scolastica, sul rendimento delle casate e sul bilancio generale dei pro e contro del nuovo anno. Gli eventuali ordini da discutere puoi pensarli tu, cara, non ho preferenze in merito. Ti aspetto con ansia!

M.B.


Lei sapeva tutto, o meglio, veniva sempre a sapere tutto, ogni cosa, qualsiasi cosa riguardasse gli affari non solo della scuola ma anche delle persone alle quali era connessa, in particolare, le ultime vicende trascorse avevano come protagonisti due professori molto singolari e particolari, quello di Difesa e quella di Incantesimi, entrambi invischiati in un problema non poco interessante quanto complesso.
La Preside era una donna saggia, seppur nascondesse tutte le sue qualità logico-mentali dietro il viso di un signora di una certa età un po' eccentrica e affabile, e sapeva quindi bene che c'era poco da scherzare su tutti i fatti che stavano avvenendo in quelle ultime giornate di Ottobre.

Già più di un mese di scuola, non mi sembra vero, il tempo passa quando le novità sono tante!

Pensò fra se la donna, sorridendo appena seduta nella sua stanza privata di direttrice scolastica, fissando davanti a lei tre tavoli imbanditi di ogni ben di Morgana e Merlino messi insieme. Quello non era il suo pranzo, oh no assolutamente, quello era il loro pranzo, di lei e della persona che aveva invitato personalmente a sedere con lei per mangiare un boccone quello stesso primo pomeriggio, un po' per fare due chiacchiere, un po' per farsi aggiornare su tutte le situazioni che stavano avvenendo, dato che Madeline Bergman aveva comunque le sue amicizie ed erano anche molto potenti e ben infiltrate ovunque, anche ai rinfreschi di famiglie molto più che benestanti.
Peccato che non poteva affatto pensare di chiedere a Monique direttamente cosa era successo quella notte, sarebbe stato tutto troppo intuibile e strano. Doveva prendere delle vie traverse e dunque, proprio perchè la donna vestiva la carica di Vice Preside, trovò piuttosto facile la scusa di parlare adeguatamente di tutte le novità riscontrate in quel primo mese di scuola, magari vedendo anche se lei in un modo in un altro, magari mossa da un po' di stress, si fosse anche aperta un poco con lei e allora si che ci sarebbe stato da fare parecchie chiacchiere, ma il cibo per alimentarle di sicuro non mancava.

Bene, penso ci sia proprio tutto: gli antipasti e gli stuzzichini, so che li adora...

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... La frutta fresca di ogni stagione...

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E per concludere in bellezza non poteva mancare il set di dolci!

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La Preside della scuola si sentiva estremamente soddisfatta dell'operato richiesto agli elfetti domestici che si erano premurati di preparare tutto quelo richiesto da lei in aggiunta al menù giornaliero per gli studenti in sala mensa che a quell'ora stavano sicuramente arrivando per rifocillarsi dopo un'intensa mattinata di studio e magari anche qualche piccola punizione.
Quel giorno la donna indossava un abito lungo di colore nero con dei leggeri e sobri motivi floreali di tipologia orientale in linea con la sua ultima modifica mensile al suo studio. Struttura che cambiava e veniva sostituita magicamente da lei almeno quattro i cinque volte durante l'anno in diverse forme e colori, tutte tipologie alle quali poi Madeline si rifaceva per scegliere il proprio abbigliamento sempre in abbinato con il suo studio cangiante.
Fissava tutte e tre le tavolate contenta e con occhi scintillanti, ma adesso mancava soltanto una persona all'appello, e cioè l'invitata ed ospite di quel pranzo regale che si sperava davvero risultasse essere non solo gradevole ma anche meritevole di far avvicinare un poco di più le due più alte sfere presenti attualmente ad Hogwarts.

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Messaggioda Monique » 29/11/2011, 0:01

[Giovedì - ore 12.53]


Gradirei moltissimo poterti avere mia ospite a pranzo Giovedì poco prima dell'una per poter parlare e discorrere per qualche minuto sulla situazione scolastica, sul rendimento delle casate e sul bilancio generale dei pro e contro del nuovo anno. Gli eventuali ordini da discutere puoi pensarli tu, cara, non ho preferenze in merito. Ti aspetto con ansia!

M.B.


In fondo se l'era aspettata, quella convocazione: un po' perchè conosceva Madeline, ed un po' per sesto senso; era anche convinta che la donna non avrebbe voluto affatto parlare di scuola... o perlomeno, non solo di quello. Altrimenti, che ragione ci sarebbe stata per parlare "qualche minuto"? Sarebbe bastato convocarla, parlarci e rimandarla a farsi gli affari propri.

Quella pettegola non riesce proprio a resistere.

Si disse Monique, anche se in fondo era contenta di avere qualcosa da fare: parlare con la Preside, infatti, le avrebbe impedito di pensare a lui.
Sandyon. Da quella sera in biblioteca era scomparso, non l'aveva incrociato mai, nemmeno durante i pasti: si sentiva ferita per questo, perchè era ovvio che la stesse evitando, per quale altro movito avrebbe dovuto fare il fantasma sennò?

E' dannatamente... scortese.

Pensò la donna mentre usciva dalla sua stanza in ritardo per dirigersi verso l'ufficio della Preside, fregandosene se il suo abbigliamento - pantaloni neri di seta, canotta scollata dello stesso colore e scarponcini in tinta di pelle col tacco - non fosse propriamente consono all'appuntamento che a cui stava per andare. Che la Bergman la mandasse via, se le dava così fastidio.

... ma cosa pensa di ottenere così?!

Appunto, ormai era quasi una malattia pensare a lui: da quella sera lei si era... esposta, con lui. Aveva parlato, messo in tavola le sue carte, e l'uomo... le aveva baciato la fronte. Doveva pur significare qualcosa, no? Eppure niente, sembrava essere scomparso nel nulla.

Alla faccia del "mi sei mancata" ...
... uff, basta, sto diventando patetica.


Scosse il capo con un movimento deciso, promettendo a se stessa di eliminarlo dalla propria mente almeno il tempo di quell'incontro: bussò due volte alla porta con decisione, dopodichè si apprestò ad entrare; l'arredamento era cambiato dall'ultima volta che l'aveva visto, era in stile Orientale ora come gli abiti della Preside.

Meglio delle tende floreali, comunque.

Commentò silenziosa Monique, mentre si chiudeva la porta alle spalle e lanciava una veloce occhiata alla tavola imbandita fatta preparare dalla Preside per quel loro incontro: e a giudicare dalla quantità di cibo che c'era, ne avrebbero avuto per parecchio.

Preside Bergman.

La salutò semplicemente Moni, lasciando perdere il banchetto per andarsi subito a sedere sulla sedia di fronte alla scrivania, gli occhi che brillavano quasi in segno di sfida ed il busto leggermente allungato in avanti: se la donna avesse voluto estorcerle qualcosa, era il momento di darle qualcosa in cambio.

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Messaggioda Madeline » 29/11/2011, 0:31

La Preside immaginava perfettamente che Monique sapesse molto bene che quella non sarebbe stata una semplice chiacchierata professionale e formale, insomma, non la credeva mica così poco perspicace da farsi ingannare da una lettera scritta in modo così ambiguo e poco preciso?
Sorrideva molto all'idea di essere sul punto di scoprire qualcosa di più, anche se dentro di se il moto di preoccupazione per le sorti della vita della sua Vice Preside la tormentava non poco, ma già il fatto che Sandyon fosse riuscito a riportarla sana e salva a scuola dopo la serata alla casa della famiglia, già le dava molte più speranze che ci fossero meno problemi da affrontare e magari la situazione fosse un po' più rosea di quanto prospettato.

Bene, eccola che arriva...

Si alzò in piedi proprio nel momento stesso in cui la porta bussò, e con un caloroso sorriso, si preoccupò di salutare Monique con la sua solita aria solare e luminosa.

Preside Bergman.

Oh, che piacere vederti cara, accomodati pure, tra poco potremo servirci di tutte queste cose che spero davvero saranno di tuo gradimento!

Attese quindi che si sedesse, prima di fare la stessa cosa e posare i gomiti sulle gambe con il mento poggiato su entrambe le mani vicine a pugni chiusi, fissandola intensamente con i suoi grandi occhi neri come la pece più scura, timico tratto delle persone di colore.

Allora, siamo già ad un mese di distanza dall'inizio della scuola e a quanto ho saputo al mio ritorno, il tuo compito di organizzare la riunione con i professori l'hai svolto in maniera eccellente ed esemplare, ti faccio i miei complimenti, non è da tutti riuscire in un simile intento per la prima volta in una carriera di così alto prestigio... ma sapevo che potevo contare su di te...

Affermò con estrema sincerità Madeline, prendendo nel contempo la brocca dell'acqua fresca ed un bicchiere pulito riempiendone uno per se ed uno per la sua ospite a pranzo, avvicinandoglielo lentamente proprio di fronte, sul tavolino basso che Monique teneva avanti alla propria poltrona di colore nero, comodissima e leggermente inclinata per dare una sensazione di maggiore comfort... e favorire anche molto la sonnolenza, almeno questo era l'effetto che faceva su Madeline che non si risparmiava mai un bel sonnellino su un simile gioiello di relax.

I tuoi occhi sono opachi, qualcosa ti turba piccola mia, non è vero? Che ti avrà combinato quel cattivone di un mercenario...

Bene, hai pensato a qualche aggiornamento da farmi? Ci sono studenti troppo lavativi o prefetti inadeguati? Qualche giorno fa ho ricevuto segnalazione di una punizione data ai due di Dragargenteo, Ricciardi e Seal: non possono accedere al bagno dei prefetti per due mesi a partire da Dicembre. La professoressa Samyliak è stata molto lapidaria nel suo giudizio scritto, sarebbero proprio da conoscere queste due teste calde non trovi?

Per il momento era ovvio che la volesse prendere alla larga, anche perchè forse, parlare un poco di altre cose che non riguardassero il vero motivo della sua venuta lì non potevano che sollevarla un po' e farla calmare, riflettere su altri argomenti così da sgombrare un po' il cervello... e probabilmente anche il cuore, anche se quello di certo non era così fesso come la mente.
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Data Utente Tipo Dado Risultato  
2012-10-29 00:05:52 Monique d20 12  
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