Re: Ufficio VicePreside
Inviato: 22/01/2013, 15:05
Cosa?
Aveva parlato senza pensare, senza dare peso alle parole, persa nel ricordo dolce di Rose e dei momenti felici passati con lei: questo aveva portato Monique a parlare anche del padre e di quale rapporto ci fosse tra loro, ma esso non era poi un mistero e se solo Brianna si fosse presa la briga di fare qualche ricerca e avesse voluto leggere qualche giornale scandalistico, la storia della famiglia Vireau si sarebbe aperta di fronte ai suoi occhi.
Considerata una delle famiglie magiche più antiche e prestigiose di tutta la Francia, i Vireau erano la famiglia perfetta... almeno all'apparenza:
Nicholas, eccellente e potentissimo uomo d'affari, grande stratega e fine calcolatore, aveva amici potenti quanto lui sparsi per tutto il mondo, e nonostante possedesse anche un numero indefinito di nemici, la sua influenza, la sua freddezza e il suo denaro gli permettevano di sopravvivere a qualsiasi attacco contro la sua persona.
Caroline, elegante donna di mondo, bella e sofisticata, i suoi party mondani venivano celebrati da tutto il mondo magico come i migliori a cui si potesse partecipare; e in effetti, ricevere un invito per uno di essi equivaleva ad un onore immenso, e portava la propria reputazione sociale alle stelle.
E poi c'era lei... Monique, unica - almeno per quanto ne sapeva il mondo magico - erede dell'impero Vireau, ammirata per la sua bellezza ammaliatrice, per la sua preparazione magica, e soprattutto... per la sua voce angelica.
Già, una famiglia perfetta all'apparenza, ma la realtà era ben diversa: da quando una piccola Monique aveva iniziato a pensare con la propria testa, rifiutandosi di seguire i dettami del padre e di consegnargli il proprio dono così da diventare il suo burattino personale e permettergli di assoggettare chiunque al proprio volere, tutto era cambiato; e nonostante cercasse di mantenere ancora una parvenza di perfezione, tutti sapevano che la figlia del grande Vireau odiava sua padre e sua madre - lei, così debole e materialista, incapace di lasciare il marito solo per salvare le apparenze - e che sarebbe stata pronta a fronteggiarlo direttamente, se un giorno ce ne fosse stato il bisogno.
No, no niente… lasci stare.
Forse la Delfina aveva compreso di essersi lasciata andare ad un commento di troppo, e preferì tagliar corto il discorso senza approfondirlo: d'altronde, quella era una delle poche cose di cui Monique avrebbe parlato volentieri... perlomeno non davanti ad una bambina che sembrava felice e circondata dall'affetto dei genitori.
Perché rovinarle quella favola, quando l'incubo che la donna aveva vissuto era suo, e di nessun altro? Scosse appena il capo, come a voler lasciar perdere a sua volta, scusandosi poi però per essere stata forse troppo diretta, troppo cruda nel parlarle dell'immenso potere delle illusioni.
Non si deve scusare professoressa… penso di aver capito… lei ha permesso che io venissi a conoscenza del potere della musica, delle Illusioni e…. beh, come dice papà, la conoscenza è la chiave di tutto… ed io ora so.
Uomo saggio, tuo padre.
Mormorò la Vice Preside con un lieve sorriso, prima di chiederle se preferiva tornare indietro e annuendo alla sua risposta positiva: chiuse gli occhi, richiamò a sé la propria concentrazione e semplicemente, mettendo mano alla bacchetta per smuoverla una seconda volta tramite Incanto Non Verbale, pose fine all'illusione: il manto d'erba tornò ad essere pavimento, il cielo azzurro il soffitto della stanza, i tronchi degli alberi le pareti dell'ufficio, e le due si ritrovarono nuovamente sedute sulle poltroncine davanti e dietro la scrivania, l'una di fronte all'altra.
Quel ritorno alla normalità portò Monique ad essere più lucida, tanto che si mise più dritta con la schiena e si schiarì la voce, lo sguardo sempre amichevole ma più distaccato di prima.
Le sarei grata, signorina Wollis, se non facesse parola di ciò che ha visto e sentito oggi con nessuno, per nessun motivo: come avrà capito non si tratta di un argomento qualsiasi, e vorrei evitare di dover Obliviare le persone che ne verranno a conoscenza senza il mio esplicito permesso.
Probabilmente se si fosse trattato di Alvares si sarebbe preoccupata maggiormente, ma avendo davanti Brianna - alla quale aveva ripreso a rivolgersi come sempre - la donna sperò che quelle parole bastassero per farle capire che doveva davvero mantenere il segreto sempre, con chiunque, a qualunque costo.
Bacchetta ancora alla mano, riaprì la porta e pose fine all'incanto d'insonorizzazione della stanza: in fondo, non c'erano più ragioni per cui si dovessero barricare all'interno dell'ufficio.
Se non vuole chiedermi altro, allora può tornare alle sue faccende.
Mi aspetto di vederla puntuale alle prove del coro... mi raccomando.
E se la bambina non avesse davvero aggiunto altro, anche perché d'informazioni ne aveva probabilmente ricevute più di quante lei stessa si aspettasse, Monique l'avrebbe congedata con un sorriso ed un cenno del capo prima di tornare alle proprie scartoffie.
Aveva parlato senza pensare, senza dare peso alle parole, persa nel ricordo dolce di Rose e dei momenti felici passati con lei: questo aveva portato Monique a parlare anche del padre e di quale rapporto ci fosse tra loro, ma esso non era poi un mistero e se solo Brianna si fosse presa la briga di fare qualche ricerca e avesse voluto leggere qualche giornale scandalistico, la storia della famiglia Vireau si sarebbe aperta di fronte ai suoi occhi.
Considerata una delle famiglie magiche più antiche e prestigiose di tutta la Francia, i Vireau erano la famiglia perfetta... almeno all'apparenza:
Nicholas, eccellente e potentissimo uomo d'affari, grande stratega e fine calcolatore, aveva amici potenti quanto lui sparsi per tutto il mondo, e nonostante possedesse anche un numero indefinito di nemici, la sua influenza, la sua freddezza e il suo denaro gli permettevano di sopravvivere a qualsiasi attacco contro la sua persona.
Caroline, elegante donna di mondo, bella e sofisticata, i suoi party mondani venivano celebrati da tutto il mondo magico come i migliori a cui si potesse partecipare; e in effetti, ricevere un invito per uno di essi equivaleva ad un onore immenso, e portava la propria reputazione sociale alle stelle.
E poi c'era lei... Monique, unica - almeno per quanto ne sapeva il mondo magico - erede dell'impero Vireau, ammirata per la sua bellezza ammaliatrice, per la sua preparazione magica, e soprattutto... per la sua voce angelica.
Già, una famiglia perfetta all'apparenza, ma la realtà era ben diversa: da quando una piccola Monique aveva iniziato a pensare con la propria testa, rifiutandosi di seguire i dettami del padre e di consegnargli il proprio dono così da diventare il suo burattino personale e permettergli di assoggettare chiunque al proprio volere, tutto era cambiato; e nonostante cercasse di mantenere ancora una parvenza di perfezione, tutti sapevano che la figlia del grande Vireau odiava sua padre e sua madre - lei, così debole e materialista, incapace di lasciare il marito solo per salvare le apparenze - e che sarebbe stata pronta a fronteggiarlo direttamente, se un giorno ce ne fosse stato il bisogno.
No, no niente… lasci stare.
Forse la Delfina aveva compreso di essersi lasciata andare ad un commento di troppo, e preferì tagliar corto il discorso senza approfondirlo: d'altronde, quella era una delle poche cose di cui Monique avrebbe parlato volentieri... perlomeno non davanti ad una bambina che sembrava felice e circondata dall'affetto dei genitori.
Perché rovinarle quella favola, quando l'incubo che la donna aveva vissuto era suo, e di nessun altro? Scosse appena il capo, come a voler lasciar perdere a sua volta, scusandosi poi però per essere stata forse troppo diretta, troppo cruda nel parlarle dell'immenso potere delle illusioni.
Non si deve scusare professoressa… penso di aver capito… lei ha permesso che io venissi a conoscenza del potere della musica, delle Illusioni e…. beh, come dice papà, la conoscenza è la chiave di tutto… ed io ora so.
Uomo saggio, tuo padre.
Mormorò la Vice Preside con un lieve sorriso, prima di chiederle se preferiva tornare indietro e annuendo alla sua risposta positiva: chiuse gli occhi, richiamò a sé la propria concentrazione e semplicemente, mettendo mano alla bacchetta per smuoverla una seconda volta tramite Incanto Non Verbale, pose fine all'illusione: il manto d'erba tornò ad essere pavimento, il cielo azzurro il soffitto della stanza, i tronchi degli alberi le pareti dell'ufficio, e le due si ritrovarono nuovamente sedute sulle poltroncine davanti e dietro la scrivania, l'una di fronte all'altra.
Quel ritorno alla normalità portò Monique ad essere più lucida, tanto che si mise più dritta con la schiena e si schiarì la voce, lo sguardo sempre amichevole ma più distaccato di prima.
Le sarei grata, signorina Wollis, se non facesse parola di ciò che ha visto e sentito oggi con nessuno, per nessun motivo: come avrà capito non si tratta di un argomento qualsiasi, e vorrei evitare di dover Obliviare le persone che ne verranno a conoscenza senza il mio esplicito permesso.
Probabilmente se si fosse trattato di Alvares si sarebbe preoccupata maggiormente, ma avendo davanti Brianna - alla quale aveva ripreso a rivolgersi come sempre - la donna sperò che quelle parole bastassero per farle capire che doveva davvero mantenere il segreto sempre, con chiunque, a qualunque costo.
Bacchetta ancora alla mano, riaprì la porta e pose fine all'incanto d'insonorizzazione della stanza: in fondo, non c'erano più ragioni per cui si dovessero barricare all'interno dell'ufficio.
Se non vuole chiedermi altro, allora può tornare alle sue faccende.
Mi aspetto di vederla puntuale alle prove del coro... mi raccomando.
E se la bambina non avesse davvero aggiunto altro, anche perché d'informazioni ne aveva probabilmente ricevute più di quante lei stessa si aspettasse, Monique l'avrebbe congedata con un sorriso ed un cenno del capo prima di tornare alle proprie scartoffie.