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Messaggioda Dylan » 12/09/2013, 18:53

Jorge Alvares vs. Elisabeth Walker


Location: Pianterreno (Corridoio vicino alla Sala Grande)
Orario: Poco dopo l'orario di cena (21:45) - Giorno successivo alla partenza della Cyprus
Meteo: Sereno, venti forti da nord-est
Motivazione:

"Ora voglio che tu faccia una cosa per me, mio piccolo Delfino... voglio che il giorno dopo la partenza della Cyprus, tu prenda Elisabeth da parte con una qualsiasi scusa, e che c'ingaggi un bel duello all'ultimo colpo di bacchetta... voglio che l'attacchi senza pietà, senza alcun riguardo, mettendola così nei guai per averti risposto. Portala al limite, provocala fino allo sfinimento, non devi permetterle di andarsene senza prima aver lottato con te. Chiaro?"

- Cit. Melia Herbert -

Famigli: No
Primo Post: Jorge


Duellanti, le indicazioni sono precise e semplici:


1) 5 giorni a disposizione per rispondere al proprio sfidante
2) Essendo Elisabeth al IV° anno, per lei non sono ancora disponibili gli Incantesimi non-Verbali; Jorge li può utilizzare
3) Essendo i due sfidanti al V° e IV° anno, nessuno dei due può utilizzare gli Incantesimi Immobili
4) L'Amuleto MagiFortunato non ha alcun effetto
5) Le spille hanno effetto
6) Il Regolamento è sempre a disposizione
7) Idem per la Lista degli Incantesimi


Su le bacchette e che vinca il migliore!
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Messaggioda Jorge » 13/09/2013, 22:58

[21.30 – Fuori dalla Sala Grande – Dopo l’incontro con la Cyprus]


In piedi con le braccia incrociate davanti al petto, il piede destro appoggiato al muro alle mie spalle e la gamba sinistra leggermente piegata, osservavo con sguardo truce gli studenti che uscivano dalla Sala Grande diretti chissà dove per passare in maniera piacevole le ultime ore di libertà prima del coprifuoco. Un piccolo sbuffo uscì dalle mie labbra al pensiero che solitamente ero tra quelli che prolungavano l’orario della cena fino all’ultimo secondo disponibile, scambiando quattro chiacchiere con la mia sorellina o con l’Ape Maia mentre spiluccavo i resti di qualche dolce.

Quei maledetti condizionano la mia vita anche se non ci sono.

Pensai, digrignando i denti e stringendo con più forza la presa intorno alla bacchetta celata nella tasca destra dei pantaloni della divisa che indossavo, l’anello della sfinge che portavo al pollice destro che grattava contro il caldo legno. Da quando la Cyprus aveva affermato in maniera incontrovertibile e con sadico piacere la sua superiorità canora trasformando l’amichevole in una vera e propria carneficina, il mio umore era diventato nero come la notte, al pari di quello di molti dei musicanti, e le cose con il tempo non avevano fatto altro che peggiorare. Durante i dieci giorni di permanenza al Castello degli americani, tutta la scuola aveva fatto fronte comune con noi dimostrandosi unita e compatta ma una volta che furono partiti più di una persona aveva iniziato ad accusarci più o meno velatamente di aver ricoperto di ridicolo e disonore Hogwarts. Avevo quindi iniziato ad andare in giro con uno sguardo minaccioso e i pugni serrati, ringhiando a chiunque osasse posare gli occhi su di me o peggio sulla mia sorellina o su visino di pesca, che a mio avviso erano i due membri più delicati del coro.

Stupidi idioti che non sono capaci di distinguere un mandolino da un fado.

Borbottai facendo sussultare un Drago del secondo anno, colpevole di essermi passato troppo vicino e strappandomi un ghigno cattivo e soddisfatto. Potevo non essere pericoloso e temibile come Seal o Kenway ma di certo sapevo come incutere timore negli studenti dei primi anni. Se fossi stato più lucido e più consapevole di me stesso forse mi sarei fermato a riflettere che tutta quella rabbia e quell’odio che sentivo ribollire dentro di me non era giustificabile da una semplice sconfitta considerato soprattutto che nella mia breve vita di umiliazioni nei vicoli di Lisbona ne avevo subito tanti e di certo peggiori dell’essere battuti a una gara di canto. Ma la mia lucidità così come il mio libero arbitrio erano andati in letargo il giorno stesso in cui i ragazzi della Cyprus avevano lasciato Hogwarts, attivando per così dire la bomba a orologeria babbana che la mia Ninfa aveva seppellito in profondità nel mio animo. Durante l’incontro in giardino con la Prefetta verde argento, infatti, avevo sperimentato non solo l’ebbrezza e l’eccitazione di un bacio vero, da adulti, ma anche il potere ipnotico di quegli occhi che tanto mi facevano impazzire: Melia voleva che io attaccassi Elisabeth fino a costringerla a duellare con me ed essere di conseguenza punita per questo. Per combattere contro qualcuno però dovevo provare dei sentimenti negativi verso di lui e così sembrava che quel semplice ordine avesse liberato tutto l’odio e il disgusto che provavo nei confronti di Lingua Argentata, dei suoi modi affettati e di quel comportamento da snob purosangue che non la rendeva per nulla dissimile dagli americani. Probabilmente se fossi stato davvero la persona migliore che avevo proclamato di essere con tanta convinzione alla Vilvarin e alla Vireau l’ipnosi della Herbert non avrebbe trovato un terreno così fertile in me, ma in ogni caso l’ipnosi avrebbe fatto il suo corso perché non ero abbastanza forte per resistergli e soprattutto adoravo abbastanza la mia Ninfa per essere disposto a fare qualsiasi cosa mi avesse chiesto.
Così dopo aver passato parte della giornata ad alimentare l’odio verso Elisabeth e quella restante a organizzare un piano per portare a termine il compito che mi era stato assegnato, avevo optato per aspettarla fuori dalla Sala Grande e intercettarla prima che sparisse nei sotterranei.
Avevo quindi consumato la mia cena in fretta e furia e in solitudine in modo da potermi alzare da tavola prima di Lingua Argentata e sistemarmi fuori dalla Sala in sua attesa. Attesa questa che si dimostrò essere lunga, visto che la francese sembrava aver deciso di dover essere lei a chiudere i pesanti battenti di legno, ed estenuante a causa dei continui salti che dovevo fare dietro a una delle colonne lì vicino per evitare che Cappie o qualcuno dei miei amici vedendomi decidesse di fermarsi a parlare con me. Sarebbe sembrato a tutti particolarmente strano quello che stavo per fare e l’ultima cosa di cui avevo bisogno – o forse la prima ma non poteva scegliere – era di avere intorno qualcuno che avrebbe potuto distoglierlo dal mio compito.

Lingua Argentata…

La salutai a voce abbastanza alta da farmi sentire da lei non appena vidi spuntare una chioma bionda seguita da quella vocetta odiosa che aveva massacrato i timpani di tutti durante l’amichevole. Mi diedi una spinta con la gamba piegata e in pochi passi mi trovai di fronte a lei in modo da tagliarle la strada e impedirle di tirare dritto ignorandomi.

Ho bisogno di parlarti, da solo – precisai, scoccando alle sue amichette oche uno sguardo duro, gli angoli della bocca che si sollevavano in un ghigno malizioso. Non credevo di essere chissà quale bellezza ( Carisma (F)=10) ma l’aver pomiciato anche solo per una manciata di secondi con Melia mi aveva reso audace, sfrontato e più sicuro di me in presenza di esponenti del sesso femminile – Sai ho avuto uno “scontro” illuminante con la mia Capa… a quanto pare esistono esercizi capaci di fare miracoli…

Aggiunsi chinandomi verso di lei e sfruttando quei pochi centimetri che mi rendevano più alto per provare a irritarla. Nessun fremito nella voce né nell’espressione del viso e non perché fossi un bravo attore ma semplicemente perché era la verità. Avevo parlato con Monique quel pomeriggio e la conversazione era stata davvero interessante, peccato che non riguardasse minimamente né Elisabethné il coro come invece la Serpe avrebbe potuto pensare. Dopotutto una volta che gli americani erano ripartiti la VicePreside aveva espresso ad alta voce il desiderio di organizzarsi per tempo per la gara ufficiale in modo di “vendicare” l’onore ferito e se di certo non si sarebbe confidata con me, quella non sarebbe stata di certo la prima volta che avessi sfruttato la mia appartenenza alla sua stesa Casata per cercare di captare casualmente qualche notizia interessante e utile.
Aspettai quindi che lei, spinta dalla curiosità di sapere cosa avessi scoperto e attirata dalla possibilità di poter migliorare le proprie capacità canore, si congedasse dalle sue amiche e mi si affiancasse per avviarmi, le mani affondate nelle tasche, verso il corridoio lì vicino che portava all’Auditorium e che a quell’ora sapevo essere vuoto. No, non era per nulla strano che avessi deciso di condividere quella notizia proprio con lei e non solo in virtù di quella unità e complicità di cui avevamo tanto ciarlato in quei giorni. Escluso Cappie e Miyabi, che non erano momentaneamente nelle condizioni migliori per cantare, ed Elbeth e l’Ape Maia che erano ancora piccole, la Serpina infatti rimaneva la persona più vicino a me all’interno del coro.

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Messaggioda Elisabeth » 19/09/2013, 0:35

§ DORMITORIO FEMMINILE VERDE-ARGENTO:
il pomeriggio successivo la partenza della Cyprus §


Partiti gli americani, finalmente potevo concedermi un pomeriggio di riposo.
Nessuna amichevole a cui pensare.
Niente corse in Auditorium per le prove.
Niente ore passate ad eseguire esercizi per la voce.
Insomma potevo godermi un pomeriggio di quiete.
Mi ero rintanata in Sala Comune per alcuni minuti ed infine andai mia stanza in dormitorio, l’unico luogo al mondo in cui nessuno avrebbe osato disturbarmi.
Mi trovavo bellamente sdraiata sul letto a baldacchino ed ero intenta a fissare il soffitto, quando mezza addormentata mi ricordai degli esercizi di canto che non avevo ancora eseguito.
E meno male che non volevo pensare al coro.
Lentamente seppur assonnata mi alzai dal letto, per fortuna arrivata in dormitorio, mi ero cambiata ed ora indossavo un paio di pantaloni neri a sigaretta, un maglione pensante ed ai piedi del letto giacevano un paio di ballerine ed un paio di pantofole.
Mi misi seduta ed dopo aver indossato le pantofole mi alzai in piedi, mi avvicinai al baule che giaceva ai piedi del mio letto e presi una vecchia coperta che stesi sul pavimento accanto al letto. Mi posizionai al centro, mi sedetti ed infine mi sdraiai in cerca di una posizione comoda, doveva restare ferma in mobile per un ora buona ed un po’ di comodità non guastava di certo.
Sdraiata a terra e trovata una bella posizione comoda, piantai i piedi bene a terra e misi le mani all’altezza del petto, la destra sotto e la sinistra sopra, sentendo sotto l’indice della mano sinistra un oggetto freddo, ne seguii il profilo e ricordai solo in quel momento che indossavo ancora quello che era diventato il mio portafortuna, l’Anello della Sfinge.
Sorrisi ripensando alla sera in cui mi era stato donato, ma il momento di distrazione durò pochissimo, solo una manciata di secondi, dovevo muovermi avevo ancora tutti gli esercizi che Madame Vireau mi aveva consigliato durante la prima lezione extra che le chiesi subito dopo l’arrivo della Cyprus nella nostra scuola. [*].
Sdraiata e con le mani sul petto cercai di allontanare tutti i pensieri che mi affollavano la mente per concentrarmi solo ed esclusivamente sull’aria che entrava ed usciva dai polmoni, ma trovare la concentrazione necessaria per cominciare gli esercizi di musica, era più facile a dirsi che a farsi [Concentrazione=2]. Raggiunta finalmente la concentrazione necessaria per iniziare l’esercizio iniziai ad espirare ed inspirare lentamente e solo quando mi sentii pronta iniziai con gli esercizi veri e propri. Raggiunta la giusta concentrazione, cominciai ad inspirare ed espirare lentamente, liberando tutta l’aria che avevo immagazzinato poco, ripentendo il tutto per un’ora buona. Un’ora dopo, minuto più minuto meno, decisi di passare al secondo esercizio, mi alzai in piedi e provai a tenere diverse note per dieci secondi, e come al solito avevo problemi con le note basse, non potevo fare di certo un miracolo in una decina di giorni solamente, ma con un po’ di esercizio avrei raggiunto la perfezione. Dedicai a questo esercizio una buona mezz’ora ed alla fine mi dedicai all’ultimo compito in programma, il mio preferito. Ancora una volta avrei dovuto utilizzare il diagramma, ma l’avrei fatto per rilassare la voce e soprattutto per evitare di perderla dopo gli sforzi alla quale l’avevo sottoposta in quell’ultimo periodo.
Trascorsa l’ultima mezz’ora, decisi che era giunto il momento di fare un po’ di ordine, presi la coperta e dopo averla piegata la riposi sul baule, mentre afferrando un libro dalla scrivania mi sdraiavo supina sul letto, pronta per una sessione di studio.
Non ricordo bene quando ero crollata addormentata, ma ero certo di aver dormito per lo meno un paio d’ore.
Alla fine la stanchezza accumulata era venuta a galla e mi aveva regalato un paio d’ore di pace.
Ore che mi avevano per così dire ricaricata.
Mi alzai dal letto ed andai in bagno dove mi spazzolai i capelli ed indossato il mantello con i colori di Serpeverde e decisi di andare in Sala Grande, se per la merenda o la cena non riuscivo a stabilirlo, mi ero appena svegliata ed ero ancora parecchio assonnata.
Per fortuna adesso non volevo più stare da sola, ma volevo divertirmi un po’ con le mie amiche e farmi raccontare tutti i pettegolezzi che circolavano per il castello, sempre se ci fosse stato qualcosa da raccontare, ma qualcosa di comico accadeva sempre ed io ero certa che mi sarei divertita moltissimo.
Eppure presi la tracolla e vi riposi una copia della Gazzetta del Profeta, un quaderno, una piuma ed il libro di Incantesimi, nemmeno dovessi andare a lezione, chissà magari mi sarebbe venuta voglia di studiare un po’ conclusa la merenda o la cena che avrei consumato.
Una volta sistemato tutto in maniera ordinata, ripercorsi i miei passi ed uscii dalla Sala Comune diretta nella Sala Grande del Castello.


§ SALA GRANDE: ora di cena §


Entrando in Sala Grande mi resi conto che era giunta l’ora di cena, avevo dormito praticamente tutto il pomeriggio, ecco perché sentivo un certo languorino, non avevo toccato niente da dalla mattina ed ora il mi stomaco reclamava qualcosa da fagocitaree.

Capoooo … mi sei mancata.

Sentii urlare alla mia sinistra ed ancora prima di riuscire a rispondere, due braccia possenti mi afferrarono.

Come mai hai ripreso a chiamarmi Capo?

Domandai perplessa. Era trascorso tanto tempo dall’ultima volta in cui Patricia mia aveva chiamato a quel modo e risentirlo ora non mi dispiaceva affatto, suonava strano ma mi piaceva.

Perché mi va di farlo, e poi senza di te il nostro trio sembrava perso.

Abbracciandomi ancora più forte con il rischio di soffocarmi

Anch’io sono felice di rivederti Patty, ora però lasciami andare, se mi stringi ancora un po’ mi soffochi.

Aggiunsi, praticamente senza fiato, mentre al tempo stesso cercavo di divincolarmi dalle braccia della ragazza senza riuscirci [T/A=4]. Quella che cercavo di compiere era un'impresa che andava ben oltre le mie possibilità, era impossibile riuscire a liberarsi da un boa constrictor e Patricia quando ti abbracciava faceva invidia a qualsiasi esemplare di questa specie.
Ora sapevo perché la ragazza mi era mancata così tanto in quei giorni, mi mancava il suo buon umore contagioso ed ero felice di averla come amica, ma il gruppo non era ancora al completo, mancava il terzo componente.
Qualche minuto dopo Patricia allentò la presa, passando dal stritolarmi al trascinarmi, letteralmente, al tavolo delle Serpi dove ad attenderci c’era Britney, il terzo elemento del gruppo.

Brit guarda chi ti ho portato?

La ragazza si voltò immediatamente e vedendomi scattò in piedi soffocandomi in un altro abbraccio mozza fiato.

Abbiamo sentito moltissimo la tua mancanza. Ora come stai? Ti senti bene? La voce come va? – mi domandò la ragazza premurosa come sempre – Vieni siediti e raccontaci come hai passato questi ultimi giorni.

Mi sedetti accanto alle mie amiche e raccontai tutto quello che avevo passato.
Quando improvvisamente sentii il bisogno impellente di abbracciarle.

Ragazze mi siete mancate così tanto.

Stampando un bacio sulla guancia ad entrambe.

Capo dovresti cenare, sono certa che hai saltato il pranzo un’altra volta. Lo sai che alla tua età non dovresti saltare i pasti. Da domani ti terremo sott’occhio e ti costringeremo a mangiare regolarmente, vero Brit?

Verissimo.

Avete vinto ragazze, effettivamente ho fame.

Dissi mentre mettevo nel piatto un paio di fettine di polpettone un po’ di pure e dell’insalata.

Cenammo tranquille, chiacchierando allegramente e soprattutto ridendo delle battute di Britney che stava dando in meglio di se, raccontando le storie più assurde.
Finito di cenare presi dalla borsa la Gazzetta del Profeta e tutte e tre insieme ci mettemmo a leggere il giornale, commentando di tanto in tanto gli articoli che ci avevano maggiormente colpito.
Trascorse molto tempo prima che decidessimo di abbandonare la Sala Grande per il dormitorio.
Velocemente riposi il giornale nella tracolla ed insieme alle mie amiche uscimmo dalla Sala Grande.


§ FUORI DALLA SALA GRANDE: ore 21.45. §


La serata era stata molto divertente, Patricia e Britney si erano fatte in quattro per non farmi pensare al coro ed io ero grata a Salazar, Merlino ed a tutti i fondatori di Hogwarts per averle incontrate e soprattutto per averle come amiche.

Lingua Argentata …

Avevo appena messo il piede destro fuori dalla Sala Grande, quanto sentii la voce irritante di Alvares chiamarmi.

Possibile che me lo ritrovo sempre tra i piedi.

Pensai, mentre la voglia di stare ad ascoltarlo era minore uguale a zero e visto che la Cyprus era partita l’armistizio per quanto mi riguardava era cessato. Coro o non coro non avrei perso troppo tempo a cercare di sopportare il Delfino, ma sfortuna voleva che fossi stata io ad avere la pessima idea che dovevamo imparare a comportarci come un vero coro, così ero costretta a cercare una scappatoia per evitare possibili discussioni. Finsi [T/A=14] bellamente di non averlo sentito ed accelerai il passo tallonata dalle mie amiche. Sfortunatamente non fui abbastanza veloce [T/F=4] e venni intercettata dal portoghese che osava bloccare la mia strada.

Elisabeth dovremmo andare.

Capo ci stanno aspettando.

Dissero prima Britney e subito dopo Patricia, pronte come sempre a darmi una via di fuga.

Un momento ragazze, sentiamo cosa vuole.

Replicai più per amore verso il coro della scuola che per desiderio di starlo ad ascoltare.

Ho bisogno di parlarti, da solo.

Osò dire il ragazzo, lanciando nello stesso momento un'occhiataccia alle mie amiche.
Mi voltai verso le mie amiche chiedendo, anzi, era meglio dire che avevo ordinato loro di non muoversi in fin dei conti Alvares non avrebbe avuto niente di interessante da dirmi, tanto valeva evitare di perdere tempo e sbrigarsi con quella sceneggiata.

Se è una cosa importante puoi dirla tranquillamente di fronte alle mie amiche, invece se non lo è possiamo rimandare alle prossime prove del coro.

Replicai gelida fissando il mio interlocutore.

Sai ho avuto uno “scontro” illuminante con la mia Capa… a quanto pare esistono esercizi capaci di fare miracoli…

Doveva interessarmi? Non credo proprio.
In quel momento la parola d’ordine era fingere.
Avrei finto una gratitudine che non provato per l'informazione ricevuta, e soprattutto avrei finto un interesse che non provavo.
Mi sforzai, riuscendoci ovviamente [T/A=14] di essergli grata per la dritta, ma non tanto da ascoltarlo un minuto di più ed in fin dei conti perché avrei dovuto parlare con la Vireau l’indomani.

Ti ringrazio per l’informazione. Vorrà dire che domani pomeriggio chiederò direttamente alla Professoressa Vireau in cosa consistono questi fantomatici esercizi. [*]. – feci segno alle mie amiche di seguirmi e girando sui miei tacchi augurai la buona notte al delfino.

Ripresi a chiacchierare con le mie amiche e tutte e tre insieme ci dirigemmo verso il corridoio che ci avrebbe permesso di raggiungere i sotterranei e la nostra Sala Comune, mai scelta si sarebbe rivelata più sbagliata, ma io non potevo saperlo, come non potevo sapere quello che sarebbe accaduto pochi minuti dopo.


[*] // OFF:
Gli esercizi menzionati nella giocata sono stati concordati con la Professoressa Vireau tramite MP.
Lo stesso è accaduto per la lezione extra post-Cyprus che dovrebbe avere luogo concluso il duello ed a conclusione della giocata relativa allo scontro amichevole con la Cyprus.


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Messaggioda Jorge » 22/09/2013, 17:09

Passare del tempo volontariamente con Lingua Argentata rientrava di diritto tra le prime cose che non avrei mai fatto neanche sotto tortura. Ed ero certo che il mio astio e la mia repulsione nei confronti di quella biondina saccente, irritante e pressocchè inutile fosse tale che mi avrebbe permesso di resistere persino all’Imperio. Soprattutto da quando il Professor Vastnor ci aveva spiegato come riconoscere l’incantesimo quando ci veniva scagliato e cosa fare per tentare di contrastarlo. E invece contro ogni logica e buon senso quella sera mi ero ritrovato appostato fuori dalla Sala Grande per intercettare Elisabeth prima che sparisse nei Sotterranei o in qualunque altro luogo era solita passare il dopocena e parlarle a quattro occhi. In realtà tutto quello aveva sia logica che senso, era frutto di un piano semplice ma ben congeniato dalla mia Ninfa per far finire al Serpe antipatica nei guai. Peccato che insieme a lei ci sarei finito anch’io e dopo gli ultimi avvenimenti era decisamente qualcosa che non mi potevo permettere. Ma il Docente di Difesa non ci aveva mai messo in guardia nei confronti dell’ipnosi e anche se l’avesse fatto dubitavo fortemente che sarei riuscito in ogni caso a oppormi a qualsiasi cosa la mia dolce Ninfa mi avesse chiesto di fare.
Ignorando di non essere in pieno possesso delle mie facoltà mentali, non appena vidi Elisabeth uscire dalla Sala Grande la salutai usando un tono abbastanza normale e non troppo schifato. Un accenno di irritazione andò ad alimentare i sentimenti di astio e odio che l’ipnosi di Melia aveva fomentato in me quando lei tirò dritto come se non mi avesse sentito. Non potevo essere certo ( Intuito (P)= 12) che mi stesse ignorando di proposito ma in ogni caso la cosa mi irritò parecchio tanto da spingermi ad avvicinarmi a lei per bloccarle il passaggio.


Elisabeth dovremmo andare.

Capo ci stanno aspettando.

Capo!!!!!

Sgranai gli occhi davanti a quell’appellativo assurdo e per poco non scoppiai a ridere loro in faccia. Ma quanto potevano apparire ridicole e grottesche delle ragazzine snob e Purosangue a comportarsi come una pessima parodia di una gang babbana? O forse i loro elfi domestici aveva contrabbandato alcuni fumetti babbani e si erano tutte infatuate di Charlie Brown? Bè in effetti ero certo che Elisabeth assomigliasse molto di più a Piperita Patty che a una qualche Principessa delle favole babbane. In realtà quelle erano tutte delle mie supposizioni, dettate dal pregiudizio che nutrivo nei confronti della bionda. Non avevo mai scambiato più di due parole con le sue amiche ma dubitavo fortemente che fossero delle natebabbane o che avessero più di un neurone in testa, visto che sembravano pendere dalle labbra della Wlaker.

Un momento ragazze, sentiamo cosa vuole.

In realtà io personalmente non volevo nulla, ma avevo un compito da portare a termine a cui non mi sarei potuto sottrarre neanche volendo, ma che non presupponeva la presenza di un così vasto pubblico. Così, inghiottendo bile, precisai che volevo parlare da solo con lei.

Se è una cosa importante puoi dirla tranquillamente di fronte alle mie amiche, invece se non lo è possiamo rimandare alle prossime prove del coro.

Indisponente sempre e comunque. Anche se in quel caso non le potevo dare torto. A parti inverse probabilmente anch’io mi sarei comportato allo stesso modo. Inarcai un sopracciglio sarcastico e strafottente in risposta al tono gelido che mi aveva rivolto: se credeva di intimidirmi con così poco si sbagliava di grosso. O forse era solo un modo per dimostrarmi la sua superiorità come l’avermi dimostrato che le bastava un’occhiata per imporre la propria volontà sugli altri. Bah sinceramente me ne fregava poco. Di scagnozzi ne era pieno il mondo, anche io ne avevo un paio ad Alfama, non così malleabili, ma noi eravamo maschi e in più mi era difficile mantenere ferrea la mia presa su di loro stando lontano da casa per quasi dieci mesi l’anno. Quello che scarseggiavano erano gli amici, quelli veri, fidati, e fortunatamente il Destino me ne aveva donato un paio, anche se probabilmente nessuno di loro mi avrebbe rivolto la parola dopo quella sera. Ignaro di quei risvolti, gettai quella che speravo fosse un’esca abbastanza gustosa da spingerla a liberarsi delle sue scagnozze per seguirmi in un luogo più appartato. Come poteva non essere allettata dalla prospettiva di venire a conoscenza di esercizi particolari che la Vireau non aveva ancora illustrato al coro? Dopo aver pronunciato quelle parole mi voltai, sicuro che lei mi seguisse ma ovviamente la Serpe non poteva comportarsi come una ragazzina normale. Forse perché in fondo lei non lo era, una ragazzina.

Ti ringrazio per l’informazione. Vorrà dire che domani pomeriggio chiederò direttamente alla Professoressa Vireau in cosa consistono questi fantomatici esercizi.

Il prossimo che mi dice che le donne sono curiose lo affatturo.

Pensai tra me e me, stringendo i pugni con forza. Dovevo ammettere che non era il piano più brillante che avessi potuto ordire. Forse se le avessi detto che la mia Capa mi aveva incaricato di condurla da lei per parlare di Merlino solo sapeva cosa forse avrei ottenuto più successo. Ma ero restio a tirare in ballo Monique più del necessario e la mia mente non era ancora abbastanza arguta (Elaborazione =3) da essere in grado di elaborare strategie vincenti. Di certo poi non aiutava molto la concentrazione il fatto che le parole di Melia non facessero altro che rimbombarmi nel cervello.

Prendila da parte e attaccala senza pietà. Prendila da parte e attaccala senza pietà…

Mi guardai intorno guardingo. Se la Sala Grande si era svuotata lo stesso non si poteva dire dell’Atrio e dei corridoi principali, dove vi erano capannelli di studenti di Casate diverse che approfittavano delle ultime ore prima del coprifuoco per passare del tempo insieme. Inoltre quelle due ragazzine sembravano incollate a Elsabeth con un incanto di presa rapida e già da sola la loro presenza mi impediva di soddisfare l’ordine della mia Ninfa. In quelle condizioni di certo non potevo attaccarla ma nulla mi impediva di tentare di persuaderla con le cattive, visto che le buone non erano servite a nulla. Puntai gli occhi sulla sua schiena, lasciando scorrere lo sguardo su tutta la sua figura, uno sguardo calcolatore e non uno di quelli disgustati che le rivolgevo di solito. Era più bassa di me, era meno forte di me, era una femmina e se fossi stato abbastanza fortunato avrei potuto sfruttare anche l’effetto sorpresa. Si, decisamente all’apparenza tutto era a favore del mio piano B.

Non ci siamo capiti Lingua Argentata – sibilai con voce profonda e minacciosa. Stavo crescendo non solo fisicamente ma anche la mia voce si stava piano piano modificando perdendo l’intonazione infantile a favore di una più virile. Nel caso in cui si fosse voltata avrebbe notato il mio sguardo duro e cattivo, forgiato nei vicoli di Alfama a fare a botte con i ragazzi più grandi per sopravvivere, puntando su di lei e che lasciava intendere perfettamente che avrei ottenuto quello che volevo, che lei fosse d’accordo o meno a darmelo – Adesso ti liberi dei tuoi scagnozzi e vieni con me. A meno che tu non abbia paura.

Aggiunsi provocatorio, lasciando intendere con un cenno del capo che avrebbe fatto bene ad averla. Indipendentemente dalla reazione della Serpe, mentre parlavo scattai in avanti (Riflessi/3 + 20/d20=23), il braccio sinistro teso in avanti mentre il destro scivolava fuori dalla tasca dei pantaloni brandendo la bacchetta in maniera salda. Il mio nuovo piano era abbastanza semplice e molto poco da mago. Afferrarla per un braccio o per qualsiasi altra parte del corpo, capelli inclusi, e trascinarla (Talento (F)/13 + 4/d20=17) fino a un angolo appartato dove avrei potuto fare di lei quello che Melia voleva.


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Messaggioda Elisabeth » 27/09/2013, 23:05

Avevo desiderato così tanto un pomeriggio libero, che averne uno tutto per me, mi sembrava così starno.
Avevo deciso di non pensare al coro, e di rimandare gli esercizi che mi aveva insegnato Madame Vireau a prima di andare a letto, ma era stato più forte di me ed un paio d’ore dopo era prima sdraiata e poi in piedi e ripetere ogni singolo esercizio e dedicandovi non solo le consuete due ore, ma ben quattro. Avevo respirato, tenuta una nota per dieci secondi e non mi ero accorta del tempo che passava. Era bello fare un qualcosa per il gusto di farlo ed io in quel momento volevo solo svolgere al meglio i miei esercizi senza nessun altro pensiero che mi attraversasse la mente.
Ero persino riuscita a riposare un po’, peccato che ora non sapevo se fosse sera o mattina, beh qualunque fosse l’orario in questione quello che contava era che avrei rivisto Britney e Patricia e mi sarei potuta scusare con loro per averle abbandonate in quei lunghi giorni, ma non ci fu bisogno di dire nulla, appena le vidi era bastato un abbraccio perché tutto fosse dimenticato ed ora sapevo perché quella due ragazze mi erano tanto care.
Avevamo trascorso la cena chiacchierando, raccontandoci tutto quello che ci era successo nei giorni passati, mentre per il dopo cena ci divertimmo un molto a leggere una vecchia copia della Gazzetta del Profeta, commentando i vari articoli. Era come tornare indietro nel tempo, quando tre bimbe di soli sette anni si incontrarono per la prima volta ed avevano trascorso un pomeriggio piovoso a leggere le “Fiabe di Beda il Bardo” e commentarne i finali. Era come se il tempo avesse rallentato la sua corsa, eravamo ancora tutte insieme, un po’ più grandi e più amiche che mai. Per una ragazzina che non si fida nemmeno della propria ombra, era un enorme passo aventi avere due amiche con le quali confidarsi. Era stata una gran bella serata e perché falla finire tanto presto, dovevamo solo trasferirci in dormitorio e ricominciare dal punto esatto in cui c’eravamo interrotte.
Fui io a proporre alle ragazze di lasciare la Sala Grande per il dormitorio, oramai non c’era quasi nessuno al suo interno e presto sarebbe scattato il coprifuoco ed una volta raggiunto il dormitorio nessuno poteva impedirci di stare sveglie fino a notte fonda.
Poco prima di lasciare la Sala Grande Britney mi chiese nuovamente la copia del giornale che stavamo leggendo poco prima e si mise a sospirare fissando la foto di un affascinante mago.

Elle non ti sembra stupendo?

Mmm …

Possibile che tu faccia sempre così.

Disse Brit irritata dalla risposta fin troppo diplomatica che le avevo dato, era palese che non volessi dire cosa pensavo del ragazzo, ma chi poteva darmi torto, non era mica un adone.

Preferisci che il Capo ti dica che è un vecchio decrepito? Perché vecchio è vecchio, lo sai vero?

Quanto siete antipatiche.

Vedere Brit e Patty bisticciare a quel modo mi faceva sempre ridere, la verità era che noi non litigavamo mai sul serio, ci beccavamo un po’, ma niente di che, non riuscivamo a tenere il broncio per troppo tempo e le discussioni finivano sempre con una risata generale.

Capo ti senti bene?

Mi domandò Patty notando che avevo chiuso meglio il mantello.

Non preoccuparti ho solo freddo.
Risposi sorridendo, prima di fare un’amara scoperta, mettendo le mani nelle tasche del mantello, la bacchetta era sparita.

Chi di voi due ha osato impadronirsi della mia bacchetta?

Domandai secca, fissando prima una ragazza e poi l’altra.

Elle … s …

La bacchetta Brit.

Dissi fissando la ragazza mentre allungavo la mano destra in attesa dell’oggetto richiesto. Una bacchetta in cambio di una bacchetta. Quando mi avrebbe restituito la mia io avrei fatto lo stesso con la sua.

Non vorrai affatturarla Capo.

Non è che per caso anche tu c’entri qualcosa?

Chiesi fissando Patty, che all’idea che stessi perdendo la calma già iniziava a tremare.

No Capo, lo sai che la tua bacchetta non mi permette nemmeno di toccarla, la mia non fa tante storie se la impugni tu o Brit.

Disse Patricia perplessa, mentre Britney si lamentava di una bruciatura che le aveva lasciato la mia bella bacchetta quando lei aveva deciso di farmi quello stupido scherzo mentre dormivo.

Lo sai vero che appena avrò la mia bacchetta, ti affatturerò come si deve?

Si Capo, lo so bene. Ecco ti consegno la mia bacchetta in ostaggio.

Disse mansueta.
Era strano ma la bacchetta non fece storie quando la presi in mano, ma non per forza doveva farne, mica cercando di brandirla per lanciare un incantesimo, la stringevo solamente in mano.
Avevo per così dire, sequestrato la bacchetta della mia amica, in attesa che si decidesse a restituirmi la mia quando una voce irritante ruppe la nostra piccola discussione.
Di chi poteva essere quella voce irritante secondo voi? Del Delfino Spiaggiato, ma credo sarebbe meglio chiamarlo Finto Bulletto Babbano, gente quanto era azzeccato quel soprannome.
Un monumento per Sage e per la sua trovata.
Possibile che erano bastate due semplici parole per rovinarmi la serata ed il buon umore?
Sembrava proprio di si, ma perché dare al babbano la soddisfazione di far vedere che ero infastidita dalla sua inutile presenza, quando potevo evitarlo spudoratamente. Riposi la bacchetta nella tasca destra della mantello ed aumentai il passo fingendo [T/A=14] di non averlo sentito mi avrebbe permesso di evitare di dovergli parlare e poi chi mi costringeva a rispondere se mi sentivo chiamare Lingua Argentata per caso quello era il mio nome? No di certo, quindi cosa poteva aspettarsi?
Non ero stata fortunata ed il mio tentativo di fuga venne bloccato e per giunta fui costretta a sentire le sciocchezze che diceva, ma cosa mi importava delle baggianate che raccontava in giro?
Indovinate un po’ la risposta? Bravi siete dei grandi.
Dicevo non avevo evitato in babbano, ma non avrei perso tempo in chiacchiere inutili, il giorno dopo potevo farmi raccontare in dettaglio in cosa consistevano gli esercizi menzionati dal portoghese, quindi aspettare non mi sarebbe costato nessuna fatica.


Sei stata una grande, hai visto che faccia che aveva quando gli hai detto che avresti chiesto alla Vireau?

Disse ridendo Patty, mentre sentii ancora una volta la voce irritante del portoghese riempire l’aria.

Non ci siamo capiti Lingua Argentata.

Ero stanca di sentire quel nome. Come ero stanca di ritrovarmi Alvares tra i piedi. Lasciai che tutto il rancore che provavo venisse a galla e con lui una parte del mio essere che ostinatamente cercavo di celare al mondo. Alvares avrebbe conosciuto una Walker diversa, più propensa a far soffrire i propri nemici che semplicemente ad umiliarli.
Mi voltai lentamente, avevo uno sguardo gelido ed un viso ancora più freddo, se voleva spaventarmi aveva fatto male i suoi conti.

Sei tu che non hai capito Alvares, levati dai boccini è meglio per tutti.

Dissi seria, il mio non era un consiglio, ma una minaccia.

Adesso ti liberi dei tuoi scagnozzi e vieni con me. A meno che tu non abbia paura.

Non aveva sentito una sola parola di quello che avevo detto, ed a mente fredda ne fui soddisfatta, l’avevo avvisato non aveva capito l’antifona? Peggio per lui.
Stavo per rispondergli a tono quando vidi Alvares che scattava in avanti, mentre io facevo esattamente l’opposto, saltando all’indietro [Riflessi 5 + 19/d20 =24] avevo evitato il primo attacco, ma doveva fare attenzione non era ancora finita e per giunta Britney e Patricia potevano restare vittime della furia del portoghese.
Dovevo trovare loro una via di fuga, come loro avevano cercato poco prima di darne una a me, avevo solo bisogno di un piano che le convincesse ad allontanarsi, e trovare una buona tattica per neutralizzare il portoghese il più velocemente possibile, per fortuna indossavo l’anello “Occhio della Sfinge” e riuscii a trovare una rapida soluzione [Elaborazione 3 + bonus anello 2 + 4/20 = 9] speravo solo che capissero che volevo allontanarle solo per metterle in salvo e non perché pensavo che non mi sarebbero state di nessun aiuto.

Al mio segnale voi due andrete di filato in Sala Comune, non dovrete fermarmi per nessun motivo, non dovrete guardarvi indietro per nessun motivo, mi avete capita?

Si Capo.

Risposero all’unisono, per fortuna ero stata abbastanza convincente [T/A=14] e le mie amiche avrebbero fatto esattamente quello che avevo ordinato loro di fare.
Ero ancora vicino ad Alvares quando vidi un braccio avanzare, quello era il momento per fare allontanare le mie amiche.

Ora andate io mi occupo del babbano.

Dissi loro e vedendole allontanarsi, mi concentrai sul mio avversario, il braccio si stava avvicinando ed io riuscii spostandomi velocemente verso sinistra [T/F 4 + 17/d20 = 21] ad evitare che potesse afferrarmi
Iniziai a fare congetture [Elaborazione 3 + bonus anello 2 = 5] sul motivo di tutta quella insistenza nel volere che lo seguissi, non ci volle molto per capire che voleva litigare e mettermi nei guai [T/P=8 + 4/20=12] peccato che avevo capito il suo piano e non sarei stata io ad avere la peggio in quella situazione.

Ora siamo soli, vuoi combattere? Ti accontento subito?

Dissi afferrando la prima cosa che aveva a portata di mano, la tracolla, ed utilizzandola come una mazza cercai di colpire [T/A 4 + 17/20 = 21] il braccio destro di Alvares, se ci fossi riuscita avremmo lottato ad armi pari, altrimenti avrei trovato qualcos’altro per mettere il mio avversario in difficoltà. Dovevo solo pazientare, presto avrei potuto constatare se il colpo fosse andato a segno o meno.

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Messaggioda Dylan » 01/10/2013, 10:09

A seguito della prova contrapposta con i dadi sul TALENTO FISICO, Jorge si fa sfuggire di mano la bacchetta che quindi cade a terra.
Da qui, per velocizzare il duello, qualora il ragazzo decidesse di volersela riprendere ed Elisabeth di bloccarne il tentativo, dovrete effettuare un'altra prova di TALENTO FISICO per vedere chi la "acchiappa" prima.
Tirate semplicemente i dadi una volta per uno e in base al calcolo dei risultati il Delfino potrà regolarsi di conseguenza.
Per quanto riguarda invece la bacchetta prestata ad Elisabeth momentaneamente, non essendo sua di proprietà subisce, se usata dalla Serpeverde, una penalità di -3 alla CAPACITA' MAGICA e -3 ai DANNI degli incantesimi (Come da accordo con l'ADMIN Sandyon).
Avendo inserito questo SM solo in questo momento, decreto che il pg JORGE ha 24 ore in più per scrivere la sua azione di risposta rispetto al limite standard e non incorrere così in nessuna penalità di gioco.

Prego, potete proseguire!
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Messaggioda Jorge » 02/10/2013, 13:43

Insopportabili. Determinate specie di femmine erano decisamente insopportabili. E grazie a Merlino Cappie non era nei paragi e sopratutto non era in grado, o almeno lo speravo, di leggermi nella mente perchè ero certo che se mi avesse sentito rivolgermi verso una qualsiasi ragazza con il termine di "femmine" come minimo mi avrebbe esiliato qualche pezzo di corpo molto ma molto importante. Non ero in grado di sentire cosa esattamente di così divertente stesse dicendo una delle gregarie di Elisabeth ma il solo suono stridulo della sua risata bastava a darmi sui nervi e farmi credere [Intuito (S)=9] che stessero sparlando di me. Forse avevo solo la coda di paglia o forse i miei nervi erano un po' troppo tesi e qualsiasi cosa non rientrasse nell'unico e semplice schema mentale che Melia aveva dipinto nella mia testa aveva il potere di farmi salire il sangue al cervello. In ogni caso dovevo trovare il modo di appartarmi - un brivido di disgusto mi scivolò lungo la spina dorsale all'aver accostato la parola "appartarmi" a quella Serpe Purosangue - con lei o almeno spingerla a liberarsi di quelle due piattole e l'unico modo che mi venne in mente fu quello di minacciarla verbalmente, caricando nella voce tutta la cattiveria e l'odio di cui ero capace che non era decisamente poco.

Sei tu che non hai capito Alvares, levati dai boccini è meglio per tutti.

Hummm pensi che dovrei spaventarmi? - le chiesi con tono beffardo, inclinando la testa di lato con un finto fare pensieroso - O credi che tutti siano privi di cervello come le tue amichette, pronte a eseguire ogni tuo ordine così, senza discutere?

Non la stavo sottovalutando perchè era una femmina - si, mi rifiutavo categoricamente di associare Elisabeth all'universo femminile, come se facendolo potessi offendere ragazze sensibili come Miyabi, stupende come Melia o dolcemente coriacee come Cappie - ma semplicemente ero abituato a non provare paura di fronte a nessuno perchè quello, il solo provare un sentimento del genere, a Lisbona mi avrebbe procurato un mucchio di guai. E sopratutto dopo aver affrontato e sopravissuto a due minidraghi, effettivamente che paura poteva suscitare in me una semplice strega, per quanto potesse essere dotata? Non avevo però voglia nè tempo per litigare con lei, le parole di Melia mi pulsavano con forza contro le tempie, riecheggiando nel sangue che scorreva nelle mie vene, spingendomi ad agire. Risposi alla sua minaccia con un'altra minaccia stando ben attento a coinvolgere anche le sue amiche e sperando che quello la spingesse a liberarsi di loro anche solo per metterle al sicuro da me. Scattai in avanti minaccioso, la mano tesa in avanti per dar più peso alle mie parole e una nota di disappunto mi comparve sul viso quando lei si dimostrò più veloce di me.

Salazar deve essere molto orgoglio di te visto che sei sfuggente come un'anguilla.

Commentai sarcastico mentre allungavo la mano per afferrarla per un braccio e trascinarla via. Nei pochi istanti che impiegai a compiere quel movimento lei finalmente si comportò in maniera prevedibile, facendomi ottenere quello che volevo con il minimo sforzo.

Al mio segnale voi due andrete di filato in Sala Comune, non dovrete fermarmi per nessun motivo, non dovrete guardarvi indietro per nessun motivo, mi avete capita?

Si Capo.

Ora andate io mi occupo del babbano.

Soli. Finalmente eravamo soli e per quello potevo anche sorvolare sul disprezzo in cui credevo avesse intinto la parola "babbano"o sul fatto che mi avesse battuto sul tempo una seconda volta, sottraendosi alla mia presa. Ritirai la mano sinistra, il palmo aperto all'altezza del viso, come se mi fossi pentito di aver allungato il braccio verso di lei o come se mi fossi scottato. Adesso finalmente potevo dare il via al duello vero e proprio, a quello scontro che Melia voleva fosse il più cruento possibile affinchè Lingua Argentata perdesse la pazienza e mi attaccasse a sua volta, finendo così nei guai. Portai in avanti il braccio destro, la bacchetta salda nella mia mano, pronto a castare il primo incantesimo quando le parole di Elisabeth mi bloccarono sul posto, fondendosi nella mia testa con l'ordine ipnotico della mia Ninfa.

Ora siamo soli, vuoi combattere? Ti accontento subito?

...mettendola così nei guai per averti risposto ... non devi permetterle di andarsene senza prima aver lottato con te...

E lei adesso mi stava attaccando, spontaneamente, brandendo la sua borsa dall'aria pesante come se fosse stata una mazza da baseball. Probabilmente per Melia, da brava strega purosangue quale io credevo fosse, attaccarmi era sinonimo di lanciarmi qualche incantesimo, ma la mia natura babbana [3/Elaborazione + 2 Bonus Anello Sfinge =5] mi stava comunicando che avrei potuto portare a termine la missione che mi era stata inconsciamente affidata riducendo al minimo le conseguenze. Non l'avevo affatturata, nè picchiata, nè le mie impronte digitali nè la mia aurea magica avevano sfiorato il suo corpicino purosangue. Si l'avevo bistrattata verbalmente e avevo alzato una mano verso di lei ma chi poteva dire che volevo strattonarla con forza e non semplicemente darle una pacca poco amichevole su una spalla? Come in un film babbano vedevo la sua tracolla avvicinarsi pericolosamente al mio braccio mentre giungevo a un'unica e dolorosissima conclusione: per metterla nei guai avrei dovuto farmi colpire. Se ci fossimo presentati di fronte alla mia Capa, perchè ero certo che saremmo finiti in VicePresidenza, con un braccio tumefatto e lei praticamente illesa forse non sarei stato l'unico a finire nei guai. Strinsi i denti e con poca convinzione ritirai il braccio destro, troppo lentamente [13/Talento (F) + 2/d20=15] per evitare che la tracolla si abbattesse su di me.

Ahiiiiii... C***o hai là dentro, tutta la Biblioteca di Hogwarts?

Imprecai dolorante, la mano che si spalancava automaticamente lasciando cadere a terra la bacchetta e il braccio che si ritirava al petto in una posizione difensiva. Sentivo la carne all'altezza del polso pulsare dolorosamente e lacrime pungere gli angoli degli occhi ma non potevo permettere loro di uscire: le avevo dato la soddisfazione di picchiarmi non le avrei regalato anche quella di vedermi piangere. Cercando di essere più veloce di lei [13/Talento (F) + 7/d20=20] feci un saltello laterale, bloccando con la punta della scarpa la bacchetta prima che essa rotolasse irrimediabilmente lontano da me o peggio Elisabeth potesse entrarne in possesso.

Si può sapere perchè Merlino mi hai colpito? - urlai facendo un po' di scena - Cos'è se non rompi il braccio a un povero natobabbano prima di andare a dormire il Barone Sanguinario ti infesta la camera?

Non mi veniva bene fare la vittima solitamente, ma il dolore che provavo al braccio destro era abbastanza forte da rendere la mia voce incrinata anche se i miei occhi continuavano a lanciare lampi di odio mentre si chinavo a raccogliere il mio catalizzatore da terra con la sinistra*. Volevo fargliela pagare, volevo che si contorcesse dal dolore ma più di tutto volevo cancellare quel sorrisino fintamente dolce e innocente con cui era solita andare in giro per il Castello a incantare gli altri e per ottenerlo avrei passato volentieri un paio di giorni in infermeria. Riluttante spostai la bacchetta dalla mano sinistra a quella destra, digrignando i denti quando le articolazioni delle dita urlarono per lo sforzo di doversi serrare intorno a essa. Nessuno sapeva che ero ambidestro, neppure la mia sorellina, perchè a lezione usavo solo ed esclusivamente la destra. Nessuno ad eccezione della mia Capa, a cui avevo chiesto dei consigli su come poter eseguire determinati incantesimi con la mano sinistra invece che con la destra. Speravo quindi che quell'ennesima sofferenza l'avrebbe spinta a essere più clemente verso di me quando sarebbe giunto il fatidico confronto perchè avrebbe dovuto provare la mia buona fede. Se avessi davvero voluto fare del male alla Serpe non avrei usato la mano dolorante per castare l'incantesimo e correre così il rischio di non poterlo eseguire al meglio.

E comunque se è la guerra che vuoi ti accontento subito...

Dichiarai, cercando di esprimere tutto l'odio e la rabbia che provavo nei suoi confronti con una sola occhiata, la bacchetta malamente puntata contro di lei mentre la formula dell'incantesimo che le volevo lanciare prendeva forma nella mia mente insieme all'effetto che volevo ottenere.

Diffindo

Diffindo

Difficoltà: 2
Tipo: Incantesimo Generico
Descrizione: Utile per lacerare oggetti
Genere: Offensivo
Danno: 5
Attacco: 4/Capacità Magica + 3/d20=7


A fatica riuscii a ruotare il polso e a disegnare nell'aria una Z, un fascio di luce tremolante che partiva dalla punta del mio catalizzatore diretto verso l'altra o meglio verso la sua borsa, mentre nella mia mente visualizzavo l'effetto che volevo ottenere: tagliare di netto la cinghia della tracolla.

Immagine


Volevo privarla di quella sua insulsa arma babbana per costringerla ad attaccarmi anche con la bacchetta e sopratutto volevo, usando un incantesimo non verbale, convincerla che la stessi attaccando, che fosse lei il mio obiettivo. Mentre attendevo che l'incantesimo andasse a buon fine piegai la gamba destra all'indietro, distribuendo il peso sulla punta del piede e feci scivolare quella sinistra in avanti. Rivolsi il palmo aperto sinistro verso il suolo, il braccio piegato a formare un angolo quasi retto con il gomito mentre abbassavo la punta della bacchetta verso il terreno con somma gioia del mio polso dolorante, il braccio disteso in avanti e teso. Era la prima volta che mi trovavo ad assumere la posizione difensiva fuori dall'aula di Vastnor ma qualcosa mi diceva che forse, se la Serpe avesse risposto al mio incantesimo, mi sarebbe potuta tornare utile. Iniziai a ondeggiare leggermente sul bacino e le ginocchia, tenendo lo sguardo fisso carico di odio sulla mia avversaria, in attesa non tanto di vedere se il mio incantesimo fosse andato a segno ma come ella vi avrebbe reagito.

Spoiler:
*Con Elisabeth abbiamo tirato i dadi prima che scrivessi il post e il suo tiro di dadi è risultato essere pari a 12 quindi inferiore al mio.
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Messaggioda Elisabeth » 07/10/2013, 21:20

Avevo provato con le buone ad evitare Alvares ed avevo fallito.
Avevo cercato di fargli capire che non avevo intenzione di fermarmi a parlare con lui ed ancora una volta avevo fallito.
Avevo usato le buone maniere ed avevo fallito miseramente, mi restava solo una cosa da fare provare con le cattive e se fosse stato abbastanca furbo avrebbe capito il messaggio e si sarebbe levato di torno, ma avevo dimenticato che era lui che stava cercando la lite non io. Ero persino arrivata a minacciarlo, dicendogli che era meglio se sloggiava, ma ancora una volta non era servito a niente, anzi a qualcosa era servito a farmi saltare i nervi ancora più di quanto già non lo fossero.

Hummm pensi che dovrei spaventarmi? O credi che tutti siano privi di cervello come le tue amichette, pronte a eseguire ogni tuo ordine così, senza discutere?

Per lo meno loro hanno abbastanza cervello da capire quanto sono di troppo.

Dissi gelida, sapevo bene che il portoghee non avrebbe capito l'allusione, ma poco importava. Se pensava che comportarsi da bulletto poteva spaventarmi aveva fatto male i suoi conti. Più insisteva che dovevo seguirlo e più io mi rifiutavo di farlo. Avevo i nervi all'erta, non mi fidavo del portoghese ed ero certa che avrebbe provato cercato di convincermi a seguirlo con la forza e di fatto poco dopo lo vidi avanzare minaccioso con il braccio teso pronto ad afferrarmi, mentre io facevo l'esatto contrario, evitando così che potesse raggiungermi.

Salazar deve essere molto orgoglio di te visto che sei sfuggente come un’anguilla.

Non replicai nemmeno alla frase del Delfino, non ne valeva la pena, ma continuai ad osservare attentamenet i suoi movimenti, e quando lo vidi avanzare per la seconda volta mi comportai di conseguenza riuscendo ancora una volta ad evitarlo.
C'era una sola cosa che mi importava in quel momento trovare una via di fuga per le mie amiche, loro non centravano niente ed era mio dovere metterle in salvo.
Mi voltai verso le mie amiche e le esortai, alle orecchie di un estraneo poteva apparire un ordine il mio, ma Britney e Patricia sapevano bene che non lo era, quello era un nostro codice segreto, ero preoccupata per loro e non facevo nulla per nasconderlo e le ragazze lo sapevano, così si limitarono a rispondere di conseguenza. Una volta dato loro una via di fuga dovevo occuparmi del babbano.
Abbandonati i vecchi nomignoli, passai ad un sunto di quello creato da Sage, Finto bulletto babbano era lunghino, usiamo un diminutivo mmm … e perché non proprio la parola babbano, era una buona trovata potevo utilizzarla in vari modi e questo era un punto a mio favore.
Mi aveva esasperata a tal punto che ero disposta ad accontentarlo, voleva combattere? Perfetto, ma questo non significava che avrei utilizzato la bacchetta.
Stavo pensando alla bacchetta, quando vidi Alvares impugnare la sua.

Sei più stupido di quanto credessi.

Sorrisi in modo sinistro, non avrei utilizzato la bacchetta, ma la tracolla ed il libro al suo interno poteva causare qualche danno, dovevo solo giocare d'astuzia e cercare di cogliere di sorpresa il mio avversario, ma avevo parecchi dubbi sul fatto che avrei causato qualche danno al portoghese. Eppure mi sentivo soddisfatta avevo trovato un'arma per difendermi, era un po' troppo rudimentale, ma poteva fare al caso mio e poi usare la tracolla per colpire un nemico non significava contravvenire alle regole della scuola, io avevo solo un libro per difendermi mentre Alvares impugnava la bacchetta, chi di noi due sarebbe finito nei guai?
Io che ero stata costretta a difendermi o lui che mi minacciava con la sua bacchetta?
Io avevo due testimoni che potevano confermare che Alvares aveva fatto di tutto per provocarmi.
Tutti mi avevano vista ridere in Sala Grande in compagnia delle mie amiche e scherzare con i miei compagni, Alvares era l'ultimo dei miei pensieri. Certo tutti mi avevano vista, ma chi poteva confermare che Alvare non avesse abbandonato la Sala Grande con l'intenzione di costringermi a seguirlo. Per quale motivo avesse tutta quella voglia di finire in infermeria proprio non riuscivo a capirlo. Sollevai la tracolla e cercai di colpire il braccio di Alvares, volevo disarmarlo, volevo combattere ad armi pari, ovviamente non ero abbastanca forte per fare a botte, non nella maniera babbana, ma qualche colpo potevo sempre riuscire ad assestarlo come si deve. Stavo riflettendo su possibili contromosse, quando sentii la tracolla colpire qualcosa, avevo preso in pieno il braccio di Alvares e vidi la bacchetta rotalare a terra. Non mi fermai ad esultare, ero già passata oltre, pronta per la mossa successiva.

Devo solo trovare il modo per allontanare la bacchetta prima che Alvares possa raggiungerla.

Pensai mentre il babbano piagnucolava qualcosa.

… C***o hai là dentro, tutta la Biblioteca di Hogwarts?

No solo il libro di Incantesimi.

Risposi acida mentre con lo sguardo fissavo la bacchetta pronta per afferrala, peccato che questa volta scattai un attimo dopo il Delfino permettendogli di afferrare nuovamente il catalizzatore magico [T/F 4 + 8/d20 =12] .

Si può sapere perché Merlino mi hai colpito? Cos’è se non rompi il braccio a un povero natobabbano prima di andare a dormire il Barone Sanguinario ti infesta la camera?

Non fare la vittima Alvares, non ti ho rotto nessun braccio e se ti sforzi di urlare ancora un po’ potresti far accorrere un Prefetto o uno dei Professori, se siamo fortunati magari la Vireau, mmm … su Babbano sforzati, fai parte del coro, dovresti essere in grado di tirare fuori la voce.

Lo stavo provocando e lo stavo facendo volutamente.
L’averlo colpito non cambiava la situazione, ero io in svantaggio e non lui, io disponevo di una bacchetta mal funzionante e non il portoghese.

E comunque se è la guerra che vuoi ti accontento subito …

Questa poi ... sei tu che mi hai sfidata non io ... ricordalo.

Minacciai, mentre fissavo disgustata il portoghese.
Alla fine si era deciso, avrebbe utilizzato un incantesimo, ottimo, ero nei pasticci.
Utilizzare la bacchetta di Britney era da evitare non sapevo nemmeno se mi avrebbe dato ascolto. Dovevo puntare su una caratteristica innata di noi Serpi, i riflessi.
Fissai attentamente Alvares, ma non gli sentii pronunciare nessun incantesimo in compenso vidi la bacchetta iniziare a muoversi.

Un incantesimo non-verbale. Vigliacco fino in fondo ... mmm ...

Dovevo solo osservare il movimento del polso del Delfino e comportarmi di conseguenza. Stava disegnando una zeta.

Una zeta, quale incantesimo richiede una zeta nell'esecuzione?
Ma certo il Diffindo.


Non c'era voluto molto per capire quale incantesimo volesse utilizzare, come non c'era voluto molto tempo per capire [Elaborazione 3 + Anello della Sfinge 2 =5] qual'era l'oggetto che stata puntando.
La tracolla era il suo bersaglio, ma io non ero disposta a sacrificarla eppure restai ferma dove mi trovavo.
Non reagii, volevo illudere il mio avversario che sarebbe stato in grado di colpirmi, ma prima ancora di rendermene conto, le mie gambe mi avevano portata al sicuro [Riflessi 5 + 12/d20 = 17], ancora una volta ero sta più rapida del Delfino, ma ora dovevo fare in modo che quello scontro giungesse alla sua conclusione.
Osservai il portoghese assumere la posizione difensiva, che il professor Vastnor ci aveva insegnato l’anno passato, lo vidi piegare il piede destro all’indietro e rivolgere il palmo della mano sinistra verso il basso.

Tranquillo Alvares non ho intenzione di colpirti.

Pensai, socchiudendo gli occhi, mentre prendevo dalla tasca del mantello la bacchetta di Britney.
Sapevo che utilizzare la bacchetta della mia amica era un suicidio, l’incantesimo poteva non funzionare, o peggio ancora la bacchetta poteva rifiutarsi di obbedire ai miei comandi, ma dovevo provare.
Dovevo trovare il modo di mettere fuori combattimento il portoghese, senza per forza spedirlo gambe all'aria.
Guardai la bacchetta, e vidi per un secondo il volto sorridente di Britney.

Ti prego aiutami. Devo trovare il modo di neutralizzare Alvares il prima possibile e se non mi aiuti tu non so come fare. Ti chiedo un solo incantesimo uno solo, non ti chiedo il più potente in assoluto, ma solo che crei un po’ di confusione.

Non sapevo ancora se la bacchetta mi avrebbe ascoltata o meno, ma sapevo di dover provare.
Sollevai la bacchetta lentamente, non sapevo nemmeno se mi avrebbe permesso di puntarla contro un altro mago, figuriamoci se mi aspettavo che reagisse positivamente ai miei ordini, ma dovevo provare. Avevo un solo compo a disposizione e forse nemmeno quello, ma dovevo comunque rischisare.
Inizialmente puntai la bacchetta su Alvares, sorridendo in modo sinistro, come se stessi pregustando il risultato di uno schiantesimo.

Povero stolto ho in mente qualcosa di meglio.

Abbassai la bacchetta lentamento, fino a puntarla verso il pavimento, e visto che non era la mia bacchetta, decisi di fare molto di più, mi inginocchiai e feci in modo che la punta del catalizzatore magico tocasse la superficie che desideravo scuotere, ora ero pronta e con voce chiara pronunciai il mio incantesimo. [Capacità 5 – 3 (penalità bacchetta) + 17/d20 = 19]

Dominusterra

Dominusterra

Difficoltà: 4
Tipo: Incanto Generico
Descrizione: Scuote il terreno al fine di destabilizzare e far perdere l’equilibrio.
Genere: Offensivo
Danno: //


Sentii la bacchetta vibrare, mentre un lieve fascio di luce, colpiva il pavimento.
Speravo solo che l'incantesimo funzionasse in qualche modo, non chiedevo molto una piccola scossa, disarmare il mio avversario e far concludere quell'inutile scontro. Insomma volevo poco da un semplice incantesimo. Ora che avevo castato l'incanto dovevo solo attendere e vederene i risultati.


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Messaggioda Jorge » 10/10/2013, 21:32

Per lo meno loro hanno abbastanza cervello da capire quanto sono di troppo.

Sollevai un sopracciglio a quella battuta rimanendo completamente indifferente senza alcuno sforzo. Difficilmente Elisabeth avrebbe potuto dire qualcosa di interessante e preferivo che mi ritenesse troppo stupido per comprendere piuttosto che perdere tempo a parlare con lei. Non credevo che sarebbe bastato insultarla per costringerla ad attaccarmi e questo non solo escludeva a priori l’opzione di ingaggiare un duello verbale ma mi metteva anche nella condizione di dover trovare un modo per appartarmi da solo con lei. Avevo provato a chiederglielo con le buone, mentendo solo in parte, e avevo fallito così mi restava solo la forza bruta e la minaccia. Non sapendo quale delle due avrebbe avuto maggior probabilità di successo le provai entrambe simultaneamente, minacciandola mentre tentavo di acchiapparla per un braccio. Fedele alla sua Casata di appartenenza sfuggì alla mia presa ma qualcosa, e non mi interessava neanche sapere cosa, l’aveva convinta a liberarsi delle sue amiche rimanendo finalmente sola con me.
Il corridoio poco distante dalla Sala Grande non poteva essere davvero considerato un luogo appartato ma l’avvicinarsi del coprifuoco lo aveva reso praticamente deserto così che nessuno sarebbe potuto intervenire a fermarci prima che io fossi riuscito a portare a termine la mia missione. In un angolino della mia mente una vocina molto simile a quella di mio cugino mi esortava a fare in fretta, a trovare un modo per indurre Lingua Argentata a farmi del male perché le probabilità che le sue amiche fossero andate a chiamare qualcuno erano alte. Era quindi giunto il momento, per me, di realizzare alla lettera l’indicazione di Melia e quindi di attaccarla con la magia senza pietà quando la vidi sollevare la borsa e calarla con decisione contro il mio braccio. Quello, per la mia mente babbana, era un attacco in piena regola che incassai stoicamente e dolorosamente, sibilando un’imprecazione colorita mentre la bacchetta mi sfuggiva di mano.

No solo il libro di Incantesimi.

Che vita sociale triste devi avere per andare in giro la sera con un libro di scuola…

La schernii, scattando a riprendere il mio catalizzatore magico prima che rotolasse chissà dove, prima di fare un po’ di scena a beneficio di chiunque, quadri e fantasmi inclusi, fosse a portata d’orecchio, accusandola di avermi colpito così senza alcuna ragione. La mia voce risuonò sincera, dolorante e irritata nel corridoio vuoto e anche questa volta senza dover ricorrere a nessuna abilità di attore perché non c’era nulla che rendeva sincero qualcuno quanto il credere fermamente in quello che diceva. E come potevo non crederci quando il mio tentativo di strattonarla era andato a vuoto mentre il mio braccio pulsava dolorosamente per il colpo che mi aveva inferto?


Non fare la vittima Alvares, non ti ho rotto nessun braccio e se ti sforzi di urlare ancora un po’’ potresti far accorrere un Prefetto o uno dei Professori, se siamo fortunati magari la Vireau, mmm… … su Babbano sforzati, fai parte del coro, dovresti essere in grado di tirare fuori la voce.

Io sono una vittima… del tuo razzismo, dei tuoi pregiudizi nei confronti di chi non è puro – e pronunciai quella parola con tanto disgusto che per poco non le sputai contro – come te, del tuo immenso ego e del tuo senso di superiorità che ci ha reso ridicoli davanti alla Cyprus ma non sono una donnicciola …

Scrollai le spalle a quell’ultima affermazione, mordendomi l’interno della guancia per soffocare un mugolio di dolore quando il movimento si riverberò lungo il braccio destro. Non mi preoccupava l’arrivo di qualcuno, non ora che, secondo la mia personale visione del mondo, le cose erano volte a mio vantaggio.

Questa poi ... sei tu che mi hai sfidata non io ... ricordalo.

Io non ho sfidato nessuno… volevo solo parlare con te a quattr’occhi…

Un’altra verità accompagnata però da un incantesimo non verbale di disarmo e considerato che l’arma che stava brandendo contro di me era una tracolla quale modo migliore di neutralizzarla che recidere la cinghia? Osservai il fascio di magia luminosa lasciare la mia bacchetta e dirigersi tremolante contro di lei senza alcuna aspettativa. La mano destra mi faceva troppo male per poter riuscire a castare l’incantesimo nella maniera corretta e alla fine non era l’effetto quello che mi interessava quanto la reazione che avrebbe scatenato. Anzi se fosse scampata illesa anche a quell’attacco avrei potuto professarmi innocente con maggior enfasi.

Viscida e sfuggente come una serpe… e tante scuse ai rettili…

Il disappunto nella mia voce mentale nel constatare che era riuscita a evitare il mio attacco abbastanza agilmente aveva il peso di un macigno e non era per nulla attenuato dal fatto che stavo per ottenere quello che volevo o meglio quello che Melia voleva. I miei muscoli erano di certo più sviluppati e allenati di quelli di Lingua Argentata [Talento (F)=13] ma questo non mi rendeva più agile e scattante di lei.

Devo assolutamente parlare con Ferdy…

Pensai mentre mi preparavo al contrattacco ondeggiando sulle ginocchia, confidando che il Professore di Volo avrebbe saputo indicarmi quali muscoli migliorare e che esercizi fare. Non sapevo allora che il Fato aveva in serbo altro per Stone e che quindi non avrei mai avuto la possibilità di fare con lui quella chiacchierata. Un ghigno di trionfo si dipinse sul mio viso non appena Elisabeth sfoderò la sua bacchetta, perché non avevo alcun indizio che potesse farmi anche solo pensare che quella non fosse la sua. Probabilmente non sarei stato in grado di distinguere neanche la bacchetta della mia sorellina da quella di qualcun altro, o forse la sua si visto che mi trovavo a fronteggiarla a ogni esercitazione che Merlino ci mandava. Il mio ghigno si allargò esponenzialmente notando il modo sinistro in cui la Serpe stava sorridendo mentre un pensiero masochista si andava concretizzando nella mia mente.

Più farà male meglio sarà…

Hai deciso di gettarti ai miei piedi Lingua Argentata? – commentai sprezzante e un tantino perplesso visto che per quel che ne sapevo io non esisteva alcun incantesimo che necessitasse di toccare il terreno per poter funzionare – Mi spiace ma non sei il mio tipo…

Dominusterra

Un terremoto. Mi stava lanciando contro un piccolo terremoto. Dannato Salazar ma che diamine di incantesimo di attacco era mai quello? La sorpresa per quella reazione imprevista mi impedì di contrastare in maniera efficace l’effetto dell’incantesimo [ 3/Riflessi + 4 Bonus Posizione Difensiva + 4/d20= 11]. Una volta che il terreno sotto i miei piedi iniziò a tremare finii per vorticare le braccia in aria per tentare inutilmente di cercare un appiglio o per recuperare un minimo di equilibrio, ottenendo l’unico effetto di scivolare all’indietro e finire con il sedere per terra. L’impatto fu doloroso e il riverbero accentuò il dolore che già provavo al braccio destro costringendomi a mollare nuovamente la presa sulla bacchetta. Ero furente per quell’ulteriore botta e lo sguardo carico di ira e odio che le rivolsi dovette essere abbastanza eloquente e si andò a sommare ai sentimenti negativi che l’ordine ipnotico della mia Ninfa aveva alimentato in me. Volevo rimettermi in piedi, impugnare la bacchetta con la sinistra e schiantarla e poi picchiarla ma l’eco di quello che sembrava essere un rumore di passi che si dirigeva nella nostra direzione mi fece desistere dal fare alcunché. Le amichette della Serpe erano andate davvero a chiamare qualcuno o forse era un Prefetto o un Professore che si avviava verso l’esterno per iniziare la ronda oppure semplicemente qualche quadro si stava prendendo gioco di me. In ogni caso non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di provare a mettere Elisabeth in cattiva luce così tentai di mettere su uno spettacolo il più possibile veritiero e a me favorevole.

E ora che vuoi fare? Infierire ulteriormente o goderti lo spettacolo di me che zoppico fino in infermeria?

Dissi a voce abbastanza alta, permettendo al dolore che provavo al braccio di emergere nel tono della mia voce. Non mi ero mosso da dove mi trovavo, seduto a terra, con il braccio destro stretto al petto e protetto da quello sinistro, la bacchetta abbandonata a pochi centimetri da me, guardandola dal basso verso l’altro. Quando alcuni secondi dopo dal fondo del corridoio apparve Monique* ingoiai il mio orgoglio e le rivolsi il mio miglior sguardo pentito e dolorante. Speravo che vedendomi così a terra, disarmato e ferito mentre Elisabeth torreggiava su di me illesa e armata mi avrebbe dato il beneficio del dubbio prima di levarmi la pelle.

//OFF
*Ho chiesto a Monique e ad Elilsabeth il permesso di concludere il duello con l'arrivo della VicePreside in previsione della role che dovremo giocare nel suo ufficio.


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Messaggioda Elisabeth » 14/10/2013, 23:33

Sopportare ed evitare discussioni per il bene del Coro.
Potevo benissimo tramutarlo in un mantra ed utilizzarlo per evitare di rispondere alle provocazioni di Alvares.
Non solo lo stolto aveva osato bloccarmi la strada parlandomi di non so quali esercizi, ma aveva osato rincorrermi e cercare di afferrarmi, sempre menzionando il fatto che volesse solo parlare.
Certo voleva parlare, ma a chi voleva darla ad intendere [I/SS=10].
Perché doveva per forza rompermi i boccini, possibile che non avesse di meglio da fare?
Sembrava proprio di no, ed il fatto che con me ci fossero Britney e Patricia mi metteva in una posizione di svantaggio.
Indovinato? Le ragazze erano per me quello che i babbani avrebbero potuto tranquillamente definire il mio tallone d’Achille, le dovevo sapere al sicuro prima di fare una qualsiasi mossa contro il Delfino e solo dopo, avrei acconsentito a prenderlo a calci, simbolicamente si intende.
Ero arrivata al punto di sopportare qualunque cosa, per il bene del nostro amato Coro, ma sentire il babbano prendersela con le mie amiche mi fece perdere la pazienza, ed io non ero una figlia di Tosca Tassorosso e di pazienza ne avevo ben poca.
Dovevo escogitare un piano per allontanare le mie amiche e trovare un modo per disarmare il mio avversario, che intanto aveva estratto la bacchetta.
Certo che per uno che vuole solo parlare la bacchetta era uno strumento inutile, a meno che ...
Facilitata dall’anello della Sfinge, riuscii ad escogitare un piano che mi avrebbe permesso di allontanare le ragazze ed al tempo stesso di disarmare il mio avversario, dovevo solo trovare il momento giusto per coglierlo alla sprovvista.
Spiegato il piano alle ragazze, anche se alle orecchie dei presenti le mie parole suonavano più come degli ordini che non come una preghiera, ma le mie amiche conoscevano quel codice segreto, erano stati i nostri padri ad idearlo solo che noi l’avevamo modificato ed aggiornato, tanto che nessuno riusciva realmente a decodificare le nostre parole, che a volte suonavano l’esatto opposto di ciò che volevamo realmente fare e quello non era uno di quei casi.
Stavo ordinando loro di andarsene mentre invece le stavo supplicando di lasciarmi da sola e nonostante nessuno delle due volesse lasciarmi da sola acconsentirono alla mia richiesta, consce di quello che rappresentavano per me e con l’intento di essermi di qualche aiuto.
Convinte le mie amiche a lasciarmi da sola, dovevo solo trovare il modo di dare loro la possibilità di allontanarsi e contemporaneamente dovevo disarmare il mio avversario.
Insomma una cosa semplice non vi pare?
Cercare di utilizzare la forza bruta era del tutto inutile, non ero forte abbastanza [T/F=4] per poterci riuscire, ma potevo giocare d’astuzia, potevo cogliere di sorpresa il mio avversario e quale modo migliore se non utilizzare il classico modus operandi di un babbano.
Nessun incantesimo, ma scagliargli contro qualcosa potevo farlo benissimo, ed in quel momento la tracolla ed il libro al suo interno facevano al caso mio.
Il Delfino non si sarebbe mai aspettato un attacco del genere, non era da purosangue e lo sapevo bene e proprio per questo avevo deciso di comportarmi in quel modo, e poi non ero certa di poter contare sulla bacchetta di Britney, quindi meglio utilizzare quel poco che avevo per cercare di disarmare l’avversario.
Impugnai la tracolla e la utilizzai come una della mazze che i miei cugini utilizzano quanto venivano a trovarmi a Walker Manor e si divertivano a giocare in giardino a Quidditch.
Dovevo solo caricare il colpo e cercare di coglierlo di sorpresa, mi sarei accontenta persino di creare un po’ di confusione, non credevo che l’avrei colpito, ma quando sentii il doppio suono dei passi delle mie amiche che si allontanavano ed il tonfo della tracolla che picchiava contro il braccio del portoghese, non potete immaginare la soddisfazione.
Non potevo sperare in tanta fortuna e vedere la bacchetta del portoghese rotolare lontano, mi fece tirare un sospiro di sollievo. Sollievo che duro ben poco, visto che ben presto riuscì a recuperare la bacchetta e nonostante lo sentissi piagnucolando per il colpo ricevuto faticavo a trattenermi dal scoppiargli a ridere in faccia.

Un’intera biblioteca?!? Che esagerato.

Pensa,i mentre fissando il viso del Delfino gli rivelavo il contenuto della mia rozza arma babbana.

Che vita sociale triste devi avere per andare in giro la sera con un libro di scuola …

Mai quanto la tua.

Replicai secca, per lo meno io non andavo in giro ad infastidire la gente, come qualcuno di mia conoscenza.
Eppure volevo far finire quell’inutile lite il più velocemente possibile, cercando persino di provocare il portoghese così da fargli alzare la voce e visto l’ora, se tutto fosse andato per il verso giusto almeno un Prefetto o meglio ancora un professore ci avrebbe sentiti.

Io sono una vittima… del tuo razzismo, dei tuoi pregiudizi nei confronti di chi non è puro come te …

Mentre ascoltavo le accuse di Alvares, un sorriso amaro si fece strada sul mio viso, ormai conoscevo il ritornello, erano quattro anni che non facevo altro che sentirlo, eppure sentii il mio cuore andare in pezzi, non tanto per le parole che il portoghese pronunciava, ma per la consapevolezza che qualunque cosa io avessi fatto non potevo cambiare ciò che gli altri provavano nei miei confronti.
Conoscevo quel ritornello così bene che ormai pensavo non mi avrebbe più ferita, eppure sentirmi dire tutte quelle cattiverie gratuite faceva male proprio come il primo giorno.
Perché si ostinava a dire che ero razzista, che diceva che avevo dei pregiudizi?
Chi mi conosceva bene sapeva che non ne avevo, certo non avevo mai avuto contatti con i babbani, ed i pochi che conoscevano erano i miei compagni di scuola, ma questo non mi aveva impedito di avere amiche come Miyabi, Cappie o Brianna, solo per menzionarne alcune, e se questo significava essere razzisti ed avere dei pregiudizi allora era vero, avevo dei pregiudizi ed ero felice di averne.

Tu saresti una vittima dei miei pregiudizi? Non sai nemmeno di cosa stai parlando. Non sai cosa si prova. – replicai con rabbia, mentre sentivo che qualcosa stava cambiando – Vuoi sentire cosa si prova Babbano, ti accontento subito. – aggiunsi utilizzando proprio quell’appellativo che il portoghese sembrava detestare tanto, ma ciò che lo infastidiva era mio alleato, e quella semplice parola era il miglior alleato che potessi desiderare.

Alla fine Alvares aveva ottenuto ciò che voleva.
Era riuscito a spingermi oltre il limite, ma sarebbe stato disposto a pagarne le conseguenze?
Intanto lo stolto proseguiva il suo sproloquio.

… del tuo immenso ego e del tuo senso di superiorità che ci ha reso ridicoli davanti alla Cyprus ma non sono una donnicciola …

Questa poi … – replicai sorridendo in un modo del tutto innaturale, mentre involontariamente abbassavo lo sguardo in cerca di qualcosa e quando tornai a fissare il Delfino sapevo che il mio modo di guardarlo era cambiato, era diventato freddo e soprattutto molto più cattivo di poco prima – Tu dov’eri mentre i leoni della Cyprus ci divoravano? Dove ti eri nascosto? – non avevo mai utilizzato un tono tanto gelido in vita mia e non mi ero mai sentita tanto cattiva, e la cosa mi spaventava, non mi piaceva quello che stavo provando, non mi piaceva sentire il male scorrermi nelle vene, io non volevo essere così, non potevo essere così – Te ne stavi bello tranquillo dietro il tuo inutile ruolo di supporter. – intanto la rabbia continuava ad aumentare e la mia voce si faceva sempre più gelida – Sei salito su quel palco? Hai avuto il fegato di affrontare i leoni, pur sapendo che non saresti mai stata in grado di sconfiggerli? No non l’hai fatto … ed hai la faccia tosta di dire che non sei una donnicciola? Hai ragione non lo sei … – e sempre più acida e con uno sguardo minaccioso aggiunsi l’ultima stoccata al mio discorso – … sei solo un coniglio.

Nonostante le cattiverie che stavo sbattendo in faccia al Delfino ed il mio timore di poter diventare una creatura malvagia, non riuscivo, e soprattutto non potevo concedermi sensi di colpa, non dopo tutto quello che avevo dovuto sopportare. Eppure sapevo che le mie parole avrebbero potuto ferire il portoghese, ma non mi importava. Volevo ripagarlo con la stessa moneta. Volevo che provasse quello che provavo io, ogni singolo giorno. Volevo che sentisse cosa si prova a sentirsi dire solo cattiverie.
La sfortuna di Alvares era che oramai la corda si era spezzata ed io non riuscivo a tenere a freno la mia parte malvagia ed ora che l’avevo libera, mi sentivo, come posso dire … serena.
Volevo ferire a suon di insulti un mio compagno di scuola e cosa provavo?
Un senso di pace, finalmente mi sentivo in pace con me stessa.
Ero davvero così malvagia o era solo la rabbia repressa a farmi parlare.
Non mi sentivo ancora pronta per scoprirlo, preferivo credere che fosse la rabbia a spingermi ad insultare il portoghese.
Alla fine avevo trovato il coraggio per liberare la mia parte oscura e nonostante ne avessi paura, perché sapevo di non poterla controllare sentivo un senso di sicurezza, nessuno sarebbe più stato in grado di ferirmi né a parole né tanto meno con i gesti, non l’avrei più permesso.
Alvares mi aveva sfidata ed io avevo accettato la sfida che mi era stata lanciata.

Io non ho sfidato nessuno… volevo solo parlare con te a quattr’occhi …

Non aveva nemmeno finito di pronunciare l’ultima parola che vidi il Delfino muovere la bacchetta e lanciarmi contro un incantesimo, ed ancora una volta riuscii ad evitare l’attacco.
Non avevo fatto altro che difendermi, ma ora era giunto il momento di attaccare, e dopo averlo attaccato a parole, volevo farlo con un incantesimo.
Ero in vena di render pan per focaccia allo sfortunato Delfino che aveva osato sfidarmi.
Infilai lentamente la mano nella tasca del mantello e cercai la bacchetta.
Sentire un legno diverso da quello al quale ero abituata, era una sensazione stranissima.
Sentivo la bacchetta quasi ostile, come se volesse essermi nemica più che alleata e come potevo biasimarla, non ero la sua proprietaria e se nell’utilizzarla per un incantesimo mi si fosse rivoltata contro cosa avrei fatto?
C’erano moltissime incognite da analizzare, ma decisi comunque di rischiare il tutto per tutto in un unico incantesimo.
Speravo che gli astri fossero ancora dalla mia parte e mi aiutassero.
Sollevai la bacchetta continuando a sorridere, ma quel sorriso aveva ben poco di rassicurante, mi stavo preparando ad attaccare e l’avrei fatto nel modo più subdolo possibile. Dovevo giocare ancora una volta d’astuzia, far credere al babbano che volessi utilizzare un incantesimo e castarne un altro.
Posizione difensiva o meno, avevo tutte le intenzioni di mandarlo gambe all’aria.
Utilizzare uno schiantesimo era fuori luogo, meglio qualcosa di più rumoroso e che mi avrebbe permesso di ottenere lo stesso risultato.
Lentamente abbassai il braccio che impugnava la bacchetta, puntandola verso il pavimento e non del tutto sicura che l’incanto potesse funzionare mi inginocchiai sperando così di avere maggiori chance nell'evocare un buon incantesimo.

Hai deciso di gettarti ai miei piedi Lingua Argentata?

Mi dispiace Babbano, ma ho in mente ben altro.

Dissi minacciosa, nonostante non fossi per niente sicura dell’esito dell’incanto che stavo per evocare.
Era tutto un insieme di se, non sapevo se sarebbe andato a buon fine, non sapevo se la bacchetta mi avrebbe dato ascolto e non sapevo nemmeno se fossi stata in grado di causare dei danni al Delfino, ma dovevo provare, dovevo giocarmi il tutto per tutto.
Pronunciato l’incanto, vidi una luce prendere vita dal catalizzatore e colpire il pavimento, mentre una lieve scossa faceva perdere l’equilibrio al mio avversario.
La scossa non era stata molto potente, per lo meno non come quelle che la mia bacchetta era in grado di sviluppare, ma mi aveva permesso di atterrare e contemporaneamente disarmare il mio avversario.

Ti ringrazio mi sei stata di grande aiuto.

Sussurrai fissando per pochi secondi la bacchetta di Britney e giudicandola una fedele alleata.
Un rumore lontano attirò la mia attenzione.
Non ne ero certa ma sembravano dei passi, desideravo così tanto sentire il suono di un paio di piedi che si avvicinavano che credevo di sognare, ma il suono era molto strano come in due tempi, come se ci fossero più persone alla fine di quel corridoio.
Fissai per qualche minuto l'ombra che vi regnava e sperai di vedere qualcuno, ma la voce petulante di Alvares mi costrinse a voltarmi verso di lui.

E ora che vuoi fare? Infierire ulteriormente o goderti lo spettacolo di me che zoppico fino in infermeria?

Mi alzai in piedi, nel momento in cui una figura mi si fermava accanto.

Sarebbe più interessante vederti zoppicare nell’ufficio della Vireau.

Quella voce, che per me aveva un suono soave, nonostante in quel momento fosse minacciosa quasi quanto la mia, poteva appartenere ad una sola persona.

Britney - fu la prima parola che riuscii a dire voltandomi verso la mia amica – Cosa ci fai qui? Non dovresti essere in Sala Comune, perché non mi dai mai retta? - le domandai seria, ma ero troppo felice di vederla per volerla realmente rimproverare.

Lo sai che non sarei mai stata capace di lasciarti sola e per lo più disarmata.
Sei tutta intera non è vero Capo?


Sì sono tutta intera, ed in parte lo devo alla tua bacchetta. – e porgendogliela aggiunsi sorridendo – E’ stata una buona amica, proprio come lo sei tu.

Hai una strana luce negli occhi, cos’è successo?
Sembri cambiata.


Mi chiese seria, nonostante i suoi occhi brillassero di soddisfazione.
Era come se il mio cambiamento fosse qualcosa che Britney aspettava da tempo.

Hai ragione sono cambiata, e quando saremo in Sala Comune ti racconterò tutto.

Ancora una volta sentii il soave suono di passi che si avvicinavano, mi voltai e vidi un figura elegante avvicinarsi, ma i miei occhi si soffermarono sul viso di Monique Vireau.

Immagine


Ma è Madame Vireau.

Dissi incredula, mentre osservano la Vice Preside avvicinarsi.
Sapevo che mi aspettava una bella lavata di testa, ma ero lo stesso felice di vederla.

Te l’ho detto non potevo lasciarti nei pasticcio senza fare niente.

Disse mentre sorridendo mi stritolava in uno dei suoi abbracci mozzafiato.

Brit mi soffochi.

Ma invece di cercare di divincolarmi dal suo abbraccio, mi abbandonai ad esso, felice che invece di darmi ascolto avesse fatto di testa sua, ma ormai dovevo saperlo, Brit faceva sempre l’opposto di ciò che le chiedevo e per una volta la cosa non mi dispiaceva.

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