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Messaggioda Jorge » 30/08/2013, 10:37

Aveva avanzato la sua richiesta e come previsto aveva ricevuto un netto rifiuto che aveva incassato con una maturità che probabilmente, visti i suoi trascorsi, gli faceva onore. Non si era offeso, non si era chiuso a riccio imprecando mentalmente contro l'insensibilità degli adulti, ma aveva ascoltato con attenzione, grato del fatto che Monique stesse sprecando un po' di tempo per spiegargli quello che avrebbe dovuto essere ovvio ma che lui non aveva compreso. La VicePreside infatti non era tenuta a giustificare con nessuno, men che meno con lui, il perchè delle sue decisioni e questa era una delle cose che aveva capito durante i suoi mesi di isolamento. Scoprire poi che il suo ruolo di supporter non era solo decorativo o una pena accessoria aveva attenuato di molto la delusione per il non potersi esibire accanto ai suoi compagni e lo aveva spinto a effettuare alcune riflessioni ad alta voce su come si stava muovendo all'interno del Coro e delle problematiche, per così dire, che aveva riscontrato. Era così preso dal suo monologo da non far caso che si stava confidando con un adulto, fidandosi del fatto che lo avrebbe ascoltato, compreso, consigliato e non usato quello che stava dicendo contro di lui, ed era così tanto a proprio agio che per poco non si trovò a fare una gaffe stratosferica usando parole volgari di fronte alla sua Capa.

La signorina Jiménez ha un talento spiccato, e credo di non fare torto a nessuno ammettendo che sia la voce migliore del coro...

Mosse la testa su e giù un paio di volte, rilassandosi contro lo schienale della sedia e rilasciando finalmente la stoffa dei pantaloni, ormai irrimediabilmente sgualciti, concordando con il giudizio della donna. Già prima di essere sospeso dal Coro Jorge aveva stilato una sua personale classifica delle voci di Hogwarts con l'obiettività tipica di un dilettante condita con un pizzico di pregiudizio: inutile dire che Lingua Argentata risultava come "non classificata".

E tuttavia sì, la sua fragilità è un punto di debolezza almeno fino a che non imparerà a trarre forza da essa, a sfruttare la rabbia dolorosa che le parole possono provocare per convertirla in adrenalina e voglia di riscatto.

Quindi secondo lei è meglio alimentare questa rabbia o provare a minimizzare?

Chiese titubante, le sopracciglia aggrottate nello sforzo di concentrarsi per trovare la strategia migliore per poter essere di aiuto alla colomba rosso - oro. La fragilità d'animo non era qualcosa che lui conosceva, abituato a subire le angherie dei cugini e dei teppisti del suo quartiere aveva imparato fin da piccolo a farsi scivolare addosso praticamente qualsiasi cosa e affrontare i problemi con sarcasmo o ironia. Due doti queste che però non poteva utilizzare per cercare di aiutare visino di pesca perchè il suo dolore era qualcos'altro che, ringraziando Merlino, lui non aveva dovuto mai provare.

La signorina Stevens è una questione ancor più delicata, e temo che per il momento non ci sia molto da fare: starle vicini, naturalmente, può aiutarla, ma fino a quando lei stessa non riuscirà a superare il dolore per la perdita niente e nessuno riuscirà a smuoverla.
Perdere qualcuno che per noi era un punto di riferimento è... devastante. E' un dolore sordo che ti annulla, ti disorienta, ti acceca. E' come una forza che ti priva di qualsiasi energia, di qualsiasi stimolo, anche i più elementari come mangiare o bere.
La musica potrebbe essere una sorta di appiglio per Miyabi, un faro di speranza... ma non gliela si può imporre: la voglia di cantare, la forza per riuscire a farlo, deve partire da lei.
Perciò tutto ciò che possiamo fare è aspettare, e farle sentire il nostro sostegno.



Proverò a essere più presente nella sua vita ma ho paura che la prenda male. Lei è sempre stata molto riservata e temo che possa pensare a spronarmi sia la compassione e non il semplice desiderio di farla sentire meglio.

Discorso profondo per un ragazzo del calibro di Jorge, ma in realtà non era tutta farina del suo sacco. Stare accanto a Cappie gli stava insegnando molto in tema di sensibilità, sopratutto adesso che anche lei si trovava a dover gestire una difficile situazione familiare. Approfittando dell'atmosfera rilassata che si era venuta a create, il Delfino decise di approfittare del momento per rinnovare le proprie scuse alla VicePreside,riconoscendo ancora una volta le proprie colpe e giurando solennemente che non avrebbe mai più fatto nulla di avventato o sciocco.


... le credo, signorino Alvares.
E sono certa che ha imparato dai suoi errori: d'altronde, non c'è modo migliore, o peggiore, dipende dai punti di vista, per imparare qualcosa, che rendersi conto in prima persona di quanto si ha sbagliato. L'unica cosa che mi auguro è che, da adesso in poi, sarà più propenso ad ascoltarmi quando le dico che gli adulti non vogliono rovinarle il divertimento, ma tenerla al sicuro... e che di alcuni di loro ci si può fidare.



Le assicuro che vedere Cappie con la spalla bruciacchiata ha cambiato decisamente il mio modo di vedere le cose. A volte ho ancora la sensazione di sentire quel nauseabondo odore di carne bruciare intasarmi il naso e la gola coff... coff.

Tossì un paio di volte e boccheggiò per incamerare aria, come se il solo averlo nominato avesse fatto materializzare quell'odore inesistente all'interno della stanza.

Mi scusi - mormorò mortificato, sperando che la docente non lo prendesse per pazzo. Sua madre lo aveva portato da un medico babbano a Lisbona che con paroloni altisonanti aveva decretato che sentire odori fantasmi poteva essere una conseguenza di un evento traumatico, ma non sapeva se anche nel Mondo Magico erano a conoscenza di questa sorta di patologia. - Le assicuro che sono decisamente più propenso ad ascoltare lei e tutti i nostri insegnanti: quando qualcuno rischia la propria vita per proteggere quella degli altri non può avere fini malvagi - affermò con la serietà e la determinazione tipica della sua giovane età e con la stessa veemenza che anni prima aveva utilizzato per ribadire esattamente il concetto opposto - Per quanto riguarda gli adulti in generale... bè quello sarebbe un po' troppo però... - si morse l'interno della guancia, di nuovo titubante, temendo di dire la cosa sbagliata e deludere di nuovo la donna - ... potrei venire da lei a chiederle un consiglio prima di fare qualcosa di stupido no?
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Messaggioda Monique » 30/08/2013, 11:23

Non aveva trovato stupido o fuori luogo il desiderio di Jorge di confidarsi... al contrario, lo considerava perfettamente normale: per quanto si potesse essere diffidenti, spesso quando si era ragazzi era necessario confrontarsi con un adulto, se ne sentiva il bisogno; lei lo faceva con Rose tramite un fitto scambio di lettere, molti lo facevano coi propri genitori o, se ne avevano, con fratelli/sorelle più grandi... e poi c'erano loro, i professori di Hogwarts.
Certo, non tutti erano ben disposti e propensi al dialogo, bastava pensare a Sandyon... eppure anche lui con Arianna, per quanto, secondo Monique, la Draghessa rappresentasse un'eccezione alla regola, aveva imparato ad essere presente per avere un confronto costruttivo con lei quando le serviva, per consigliarla e guidarla, perché era questo il compito di una persona matura verso chi era più piccolo ed inesperto.
O almeno questo era, secondo l'ottica della Vice Preside, il dovere dei docenti della scuola, e non solo quello di spiegare agli studenti come si facesse un incantesimo, si preparasse una pozione o si curasse un animale; a pensarci bene, in effetti, non era sicura che una professoressa come la Bennet - o la cugina stessa - fosse molto propensa a quel tipo di dovere che esulava dalla materia che insegnava, ma quello era un altro discorso.

Quindi secondo lei è meglio alimentare questa rabbia o provare a minimizzare?

Minimizzando si rischierebbe di farla sentire inadeguata per le sue reazioni, come a volerle giudicare eccessive - commentò Monique, dando un parere non sicuramente giusto o infallibile, ma semplicemente personale - Credo che la cosa migliore sia fomentare la rabbia spingendola però a modificarne la sostanza... invece di premerla per arrabbiarsi e farla pagare a chi le fa del male, ad esempio, si dovrebbe cercare d'indirizzarla a fare meglio per se stessa, per sentirsi fiera del proprio operato.
La rabbia in sé non può essere considerata positiva se non si riesce a plasmarla in qualcosa di costruttivo.


Aggiunse la Vice Preside, stupendosi un po' di essersi ritrovata a fare quel discorso proprio con Alvares: era cresciuto, ed era normale che il buon senso avesse finalmente iniziato a farsi strada in lui - e si sperava anche nella O'Neill - ma da qui a disquisire sulle tecniche migliori per stare vicino ai compagni in difficoltà il salto era lungo; era pur vero che era nei diritti di Jorge chiederle dei consigli in merito, soprattutto quando era stata lei stessa ad indicarlo come idoneo per il ruolo di supporter.
Purtroppo però non era sempre così semplice ricoprirlo, soprattutto quando si avevano di fronte situazioni molto delicate, come quella della Grifondoro Stevens.

Proverò a essere più presente nella sua vita ma ho paura che la prenda male. Lei è sempre stata molto riservata e temo che possa pensare a spronarmi sia la compassione e non il semplice desiderio di farla sentire meglio.

Ciò che le posso suggerire e di non eccedere, in nessun caso.

Gli consigliò Monique, lo sguardo che, senza nemmeno rendersene conto, si era fatto meno distaccato e tagliente di quand'era entrato nel suo ufficio.

Sia presente per lei, nella sua vita, ma con discrezione e leggerezza cosicché lei non si senta soffocare.
Potrebbe ad esempio compiere con lei il tragitto fino alle aule di lezione, se ne avete in comune, o fino all'Auditorium, magari ogni tanto potrebbe provare a coinvolgerla nei discorsi che fa con la signorina O'Neill o gli altri suoi amici... ma tutto con misura.
Miyabi non deve sentirsi oppressa dalle attenzioni, ma spinta gentilmente e gradualmente a tornare a vivere
- piccolo attimo di pausa, il suo, prima di sorridere quasi con dolcezza al Delfino - Non è semplice, lo so, e non solo perché lei è un supporter, ma perché mi sembra di capire che voglia bene alla signorina Stevens; vedere un amico in difficoltà è penoso, soprattutto perché spesso si ha la convinzione di non poter fare nulla per farlo sentire meglio.
Ma mi creda se le dico che chi sta male finirebbe per crollare del tutto senza avere delle spalle amiche su cui piangere... la signorina Stevens è fortunata ad avere dei compagni che si preoccupano per lei.


E lo pensava davvero: lei per prima aveva cercato di spingere la Grifondoro a ricominciare a vivere, insistendo affinché rimanesse nel coro seppur come supporter, perché sperava che l'amore per la musica potesse essere per la ragazza la spinta necessaria a cambiare, a ricominciare... ma sicuramente poteva fare poco, meno di quanto avrebbero potuto realizzare i suoi amici standole vicini.

Le assicuro che vedere Cappie con la spalla bruciacchiata ha cambiato decisamente il mio modo di vedere le cose. A volte ho ancora la sensazione di sentire quel nauseabondo odore di carne bruciare intasarmi il naso e la gola coff... coff.

Respiri, signorino Alvares, faccia dei respiri profondi...
Coraggio, va tutto bene.


Mi scusi.

Non si deve scusare, è normale che sia ancora scosso per quanto accaduto.
Se volesse qualcosa per evitare questi piccoli attacchi, sono certa che l'Infermiera Moreau o la professoressa Vilvarin saprebbero aiutarla...

Soprattutto ora che la seconda sembra aver scoperto come si sorride.


Ovviamente la seconda parte la pensò soltanto, la francese, ma la sostanza era che i rimedi, per fortuna, c'erano, e non v'era ragione perché il Delfino continuasse a stare male.
Quella conversazione però aveva portato il portoghese ad un punto di svolta, per così dire: sarebbe stato pronto, finalmente, a fidarsi di lei, se non proprio degli adulti, o ancora non c'era speranza?

Le assicuro che sono decisamente più propenso ad ascoltare lei e tutti i nostri insegnanti: quando qualcuno rischia la propria vita per proteggere quella degli altri non può avere fini malvagi.
Per quanto riguarda gli adulti in generale... bè quello sarebbe un po' troppo però... potrei venire da lei a chiederle un consiglio prima di fare qualcosa di stupido no?


L'espressione seria sul volto di Monique venne lentamente sostituita da un sorriso lieve ma soddisfatto: forse, finalmente, anche Jorge era pronto per crescere; c'era voluto un po', ma in fondo era sicura che fosse un bravo ragazzo - per quanto fino a quel momento l'avesse dato poco a vedere - ed era stato quello il motivo che l'aveva spinta a difenderlo di fronte al padre, ribadendo la necessità che lui proseguisse gli studi di magia.
Sapeva che non se ne sarebbe dovuta pentire.

Certo che può venire da me, signorino Alvares... la mia porta era aperta per lei quattro anni fa, lo è anche adesso e lo sarà sempre, glielo posso assicurare.

Confermò la docente, sicuramente più morbida ora che si era ritrovata faccia a faccia con lui e soprattutto più bendisposta a credere che si stesse veramente impegnando per migliorare.
Non disse altro, comunque, ipotizzando che se il Delfino avesse avuto qualche dubbio o qualche domanda ancora da esplicitare o porre, l'avrebbe fatto senza troppi problemi.
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Messaggioda Jorge » 30/08/2013, 14:31

Minimizzando si rischierebbe di farla sentire inadeguata per le sue reazioni, come a volerle giudicare eccessive. Credo che la cosa migliore sia fomentare la rabbia spingendola però a modificarne la sostanza... invece di premerla per arrabbiarsi e farla pagare a chi le fa del male, ad esempio, si dovrebbe cercare d'indirizzarla a fare meglio per se stessa, per sentirsi fiera del proprio operato.
La rabbia in sé non può essere considerata positiva se non si riesce a plasmarla in qualcosa di costruttivo.


Ascoltò con attenzione il consiglio che Monique gli stava dando su come comportarsi con Ariel in modo da poterla aiutare a trasformare un punto debole, la sua fragilità appunto, in un punto di forza.

Usare la rabbia come strumento di vendetta dimostrando a quegli snob che lei è mille volte migliore di loro.

Certo non riusciva a comprendere esattamente tutte le sfumature del discorso della VicePreside, e il pensiero con cui lo aveva sintetizzato ne era una prova, ma era evidente quanto si stesse impegnando affinchè quelle piccole perle di saggezza non andassero sprecate. Lo sforzo però sarebbe stato compensato in futuro perchè gli avrebbe dato modo di svolgere al meglio il ruolo di supporter che gli era stato assegnato e che ora che ne aveva compreso tutte le implicazioni non gli sembrava più una inutile perdita di tempo. Fomentare la Prefetta rosso - oro però era una bazzecola rispetto al riuscire a stare accanto a Miyabi senza farla sentire oppressa o compatita.

Ciò che le posso suggerire e di non eccedere, in nessun caso.

Parola d'ordine sobrietà. Qualsiasi cosa significhi.

Si disse, prendendo in prestito una delle massime preferite della madre e ripromettendosi di scriverle per chiederle cosa esattamente volesse dire e sopratutto come si faceva a metterla in pratica, senza rendersi conto che la spiegazione era insita nelle successiva spiegazione che gli stava dando la sua Capa.

Sia presente per lei, nella sua vita, ma con discrezione e leggerezza cosicché lei non si senta soffocare.
Potrebbe ad esempio compiere con lei il tragitto fino alle aule di lezione, se ne avete in comune, o fino all'Auditorium, magari ogni tanto potrebbe provare a coinvolgerla nei discorsi che fa con la signorina O'Neill o gli altri suoi amici... ma tutto con misura.
Miyabi non deve sentirsi oppressa dalle attenzioni, ma spinta gentilmente e gradualmente a tornare a vivere.


Annuì rincuorato. Poteva invitare visino di pesca a studiare con lui, Cappie e il gigante buono nella Stanza delle Necessità in modo che nessuno potesse disturbarli. Di sicuro alla sua sorellina non sarebbe dispiaciuto condividere quel segreto con i due Grifi sopratutto quando, appartenendo a Casate differenti i posti in cui potevano stare per conto loro durante i mesi invernali erano praticamente nulli.

Non è semplice, lo so, e non solo perché lei è un supporter, ma perché mi sembra di capire che voglia bene alla signorina Stevens; vedere un amico in difficoltà è penoso, soprattutto perché spesso si ha la convinzione di non poter fare nulla per farlo sentire meglio.
Ma mi creda se le dico che chi sta male finirebbe per crollare del tutto senza avere delle spalle amiche su cui piangere... la signorina Stevens è fortunata ad avere dei compagni che si preoccupano per lei.


Gli amici sono ciò che rendono la vita degna di essere vissuta. Senza di loro il mondo sarebbe così vuoto... - mormorò Jorge con un tono di voce triste e un sorriso amaro sulle labbra. Lui era stato senza amici per i primi undici anni della sua vita, solo nel suo quartiere circondato da persone pronte a tirarti qualsiasi brutto scherzo pur di conquistarsi il rispetto dei capibanda e solo da quando era giunto a Hogwarts aveva iniziato ad apprezzare il vero valore dell'amicizia. - però è difficile... Cappie, Miyabi... sembra che il mondo si stia rivoltando contro le persone buone...

Strinse i pugni, adirato, e assottigliò lo sguardo come se il responsabile di quelle morti potesse sbucare da dietro l'angolo da un momento all'altro e lui potesse schiantarlo. Ma non si poteva schiantare il Destino e quello che rimaneva era solo la rabbia e il senso di impotenza che logorava i nervi. Quanto si era sentito frustrato durante le vacanze estive, costretto a supportare la sua sorellina solo mediante lentissimi gufi! L'isolamento forzato però lo aveva spinto anche a riflettere molto su se stesso e su quello che voleva fare nella vita, portandolo a maturare e dandogli una consapevolezza maggiore di sè e di quello che lo circondava anche se il ricordo dello scontro con i minidraghi lo perseguitava ancora, rendendogli la respirazione difficoltosa per via di un inesistente puzza di bruciato che gli ostruiva le vie respiratorie.

Respiri, signorino Alvares, faccia dei respiri profondi...
Coraggio, va tutto bene.
Non si deve scusare, è normale che sia ancora scosso per quanto accaduto.
Se volesse qualcosa per evitare questi piccoli attacchi, sono certa che l'Infermiera Moreau o la professoressa Vilvarin saprebbero aiutarla...


Più tardi andrò alle serre. Devo fare le mie scuse anche alla Professoressa Vilvarin.

L'ultima frase la pronunciò con un tono di voce più basso perchè in fin dei conti nessuno sapeva quello che lui aveva pensato della docente quando li aveva scortati fuori dalla Foresta Proibita. Inoltre con quella scusa avrebbe potuto porle un paio di domande che gli frullavano in testa dall'ultima lezione di Erbologia e di Cure, con la speranza che da lì a un paio di giorni la burbera e scostante Erbologa non tornasse a reclamare il suo posto.

Certo che può venire da me, signorino Alvares... la mia porta era aperta per lei quattro anni fa, lo è anche adesso e lo sarà sempre, glielo posso assicurare.

La ringrazio Professoressa Vireau e le assicuro che varcherò più spesso quella soglia per venire a chiederle consiglio. - affermò con il suo solito sorrisetto divertito e impertinente mentre si alzava dalla sedia - Vado a prendere i libri e la precedo in aula. A dopo Professoressa e grazie di tutto.

E così dicendo fece un piccolo inchino e uscì dall'ufficio. Non aveva avuto il permesso per suonare durante l'amichevole ma in compenso aveva guadagnato molti consigli e forse recuperato un po' di punti agli occhi della VicePreside.

[Fine]
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Messaggioda Zephyr » 18/01/2014, 23:01

[newsgoth]
03/06/2107 - Ufficio della Vice Preside - 10:15


C'era una ragione per tutto.
Una ragione per sperare, per crescere, per amare, per sognare, per vivere, per camminare, per respirare... Per tutto.
Una ragione intrinseca in ogni essere, viva in ogni forma di vita esistente, annidata nel cuore, nell'anima, nello spirito, in comunicazione eterna.
Guardando dalla finestra della propria stanza, osservando i compagni, gli animali del bosco, le piante del giardino, Zephyr Kenway accettava tutta quella teoria, quella filosofia tanto naturale quanto ovvia in quel mondo dove lo scontato veniva erroneamente scambiato per l'inutile.
Se solo quelle persone avessero saputo il meraviglioso dono che possedevano, che non gli era stato strappato, forse avrebbero dato molta più importanza a quelle ragioni che reputavano palesi e gratuite, come se chiunque ne avesse diritto e quindi perdessero importanza.
Chiuse gli occhi, respirando un'aria pesante, immettendo nei polmoni dolore e frustrazione.
Non si era mai sentito così: nemmeno rendendosi più adulto riusciva a scacciare le ombre dei ricordi e delle vicende, degli sguardi e delle speranze.
Aveva creduto davvero che sarebbe andato tutto per il meglio, anche solo un istante.
Poi, tutto a un tratto, qualcosa cambiò e Zephyr tornò nuovamente da solo, rinunciando ancora una volta alla luce nel cuore.
Melia non poteva fare niente, il ghiaccio dentro di lui lo caricava solo di domande sempre più frequenti e come se non bastasse, la vedeva tutti i giorni e non voleva in alcun modo smettere di farlo.
Il perché? Non era esattamente noto o forse non si dava lui la spiegazione, l'interpretazione adatta.
La partizione in sé non umana ma "immortale" gli permetteva di andare oltre il rancore, oltre l'odio verso quell'avversario uscito vincitore, oltre qualsiasi cosa, vedendo chiaramente un lato di quella storia, di quella vicenda, che prendeva una forma quasi di muto ringraziamento.
Non possedeva più quella luce, vero, ma se non altro ora sapeva di averla avuta per un po' in lui, segno che la sua anima, vera o falsa che fosse, poteva provare emozioni nuove, emozioni autentiche, simili a quelle di qualunque altro essere vivente.
Anche se il dono della "normalità" e dell'imprevedibilità gli era stato strappato, Zephyr era capace di sentirsi un po' più simile a ciò che sarebbe voluto essere, per quanto le difficoltà di guardare allo specchio una creatura che non aveva niente a che fare con il resto del mondo rimanevano ancora moltissime e da una parte si dannava e dall'altra ringraziava la bella esperienza passata con Ariel Jiménez, Grifondoro.
Lacerato da due prese di coscienza, Zephyr per quanto percepisse la fortuna di aver provato anche solo per qualche settimana la bellezza di sentirsi vivo, dall'altra desiderava scomparire da quel mondo, pensando che, adesso che tutto era finito e lei non gli stava più accanto, egli non avesse più alcuna possibilità di riprovare le stesse cose e per certi versi doveva sentirsi soddisfatto così.
Un conflitto terribile: morire, poiché tutto quello che una vita normale gli poteva regalare l'aveva già fatto ed era concluso tutto, oppure vivere per la scoperta di assomigliare in minima parte a quelle creature che tanto invidiava e che invece Melia o Dylan tanto compativano.
Inutile forse pensarci, non ora, specie perché effettivamente la vita gli poteva aver regalato praticamente ogni cosa, ma non tutto; mancava un ultimo barlume di emozione umana che Zephyr non aveva mai e poi mai vissuto da quando era nato e voleva far si di provare anche quello, prima della decisione, forse, di andarsene definitivamente da quella terra.
Avrebbe indossato la divisa scolastica per il pomeriggio, quando sarebbe andato a lezione.
Invece, essendo le dieci del mattino, davanti alla porta dell'ufficio della Vice Preside Monique Vireau Zephyr indossava una camicia estiva blu metallizzato, una canottiera bianca, dei jeans blu scuro e degli scarponcini neri.
Un quasi 18enne, perché così doveva apparire a tutti lì dentro, con a tracolla la fodera di una chitarra e annesso strumento.
Sapeva che l'avrebbe trovata lì, l'aveva sentito a colazione distintamente mentre lo diceva al compagno, il professore di Difesa.
Bussò quindi, attendendo di ricevere il permesso per entrare.

Kenway, professoressa.
... Buongiorno.
La disturbo?


Immagine


Rispettoso.
Educato.
Pacato.
Serio.[/newsgoth]
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Messaggioda Monique » 19/01/2014, 0:07

[Inizio Giugno 2107 - ore 10.16]


Ancora sei mesi, prima della sfida con la Cyprus: dopo giorni, settimane, anzi mesi passati a dannarsi all'idea di non essere in grado di preparare i suoi Musicanti per una competizione del genere, e di essere quindi lei ad avere qualche grave mancanza come Coordinatrice, una chiacchierata con Celine l'aveva decisamente aiutata ad abbassare i livelli d'isterismo.
Coi soliti modi bruschi - e discutibili - infatti, la sua migliore amica le aveva fatto presente che era solo una competizione, e che non poteva certo sfinire i propri studenti solo per vincere un concorso idiota che non avrebbe dimostrato nulla di rilevante sui ragazzi di talento che la francese aveva selezionato: quel talento, proprio perché tale, andava coltivato nel tempo, lasciato maturare e non forzato come facevano in America, con quel metodo che Monique tanto disprezzava.
Insomma, doveva prendere la cosa meno sul serio, così da liberarsi e liberare i suoi ragazzi dall'ansia che sembrava attanagliare un po' tutti: era convinta che, in questo senso, la presenza di Robyn sarebbe stata molto utile, ed aveva anche scelto Vergil Cartwright, stupendosi da sola per quella scelta - imputata all'eccessiva stanchezza - come Vice Coordinatore, sicura nonostante tutto che la positività dei due ragazzi avrebbe giovato al gruppo.
E visto che doveva rilassarsi anche lei, aveva approfittato della mattinata libera per correggere un po' di compiti, sistemare alcune pratiche burocratiche e fare qualche coccola a Fire, sistemato di fronte al camino spento del suo ufficio: erano da poco passate le 10, quando Monique aveva deciso di fare una pausa golosa con cappuccino e brioche.

Immagine


Scommetto che era esattamente questo che intendeva Celine...

Mormorò tra sé la francese, con un sorriso divertito: non fece in tempo a toccare nulla, però, che dei colpi alla porta le fecero alzare lo sguardo su di essa, appena perplessa da quel suono che non si aspettava di udire.

Avanti!

Kenway, professoressa.
... Buongiorno.
La disturbo?


Zephyr... - no, decisamente non si aspettava una visita, men che meno la sua - No, nessun disturbo.
Prego, si accomodi. Stavo facendo una piccola pausa caffè... cappuccino, nel mio caso.
Ne vuole uno anche lei?


Gli chiese con un sorriso gentile, invitandolo a sederle di fronte ed addocchiando la sua chitarra nella fodera senza però fare alcun commento a riguardo: Fire si alzò in piedi e scodinzolò fino al nuovo arrivato, annusandogli i piedi prima di dare una leggera leccata alla sua mano destra, qualora Kenway l'avesse lasciato fare, e tornare poi a sonnecchiare nel suo angolino.
A prescindere dalla risposta di Zephyr sul cappuccino, la donna si sarebbe fatta più seria ed attenta una volta che lo avesse avuto di fronte, mantenendo comunque il sorriso sulle labbra.

Allora, mi dica...
Cosa posso fare per lei?
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Messaggioda Zephyr » 19/01/2014, 22:35

[newsgoth]
Zephyr... No, nessun disturbo.
Prego, si accomodi.
Stavo facendo una piccola pausa caffè... cappuccino, nel mio caso.
Ne vuole uno anche lei?


No, ma la ringrazio lo stesso.
E' come se avessi accettato.


La risposta giunse veloce, istintiva e senza alcuna inflessione che facesse pensare ad un rifiuto per complimenti di qualsivoglia genere.
Si guardò attorno, lentamente, focalizzando la propria attenzione su un animale, un lupo bianco per la precisione, in arrivo vicino a lui.
Gli occhi rossi scuri si abbassarono e colsero quella figura con aria persa, ferma, indecifrabile e indefinibile; il lupo chiedeva attenzioni.
Si inginocchiò, Zephyr, allungando la mano per fare qualche piccola carezza alla creatura che, secondo la propria definizione specifica, apprezzava molto più i climi freddi rispetto quelli caldi e questo entrava in connessione col freddo gelido ma avvolgente che da qualche anno egli sentiva in sé.
Non durò molto quel contatto: Fire scelse di ritornare nella propria posizione, come se avesse salutato più per educazione che per curiosità, ma questo non dispiaceva affatto al ragazzo che tornò eretto col busto per donare la doverosa attenzione alla donna a capo del coro di Hogwarts.

Allora, mi dica...
Cosa posso fare per lei?


Avrei bisogno di chiederle due cortesie.


Non aggiunse altro per il momento, limitandosi ad aspettare che la donna si fosse abbastanza incuriosita da permettergli di parlare più chiaro.
Come espresso nei suoi pensieri nemmeno un'ora prima, Zephyr necessitava di qualcosa prima di scegliere il momento del suo abbandono al mondo.
Voleva provare l'ultima emozione e l'ultima esperienza che nemmeno da solo, la notte, nei meandri dei suoi pensieri, riusciva a vivere, a tirare fuori. Non comprendeva adeguatamente il perché e allo stesso tempo immaginava che il motivo fosse legato alla sua natura.
La sua astrazione dalla realtà e dall'umano lo rendevano più in difficoltà di fronte a certi tentativi e la fragilità dell'uomo in lui era dimezzata, così per sentire sulla pelle il brivido del dolore aveva deciso che c'era bisogno di un aiuto.
Tisifone Samyliak era la sua maestra e una donna di grande esperienza e giudizio, ma non era adatta allo scopo, non era indicata per quel particolare supporto, mentre invece Monique Vireau possedeva un dono che, secondo i suoi calcoli, era ciò che gli serviva per affrontare l'ultima decisiva prova, percepire nel suo animo fittizio e artificiale una scintilla di verità e realtà.
Camminò fino alla sedia, prendendo posto. Posò la custodia con la chitarra al pavimento ed aprì la zip, con calma controllata e calcolata.
Non era sua volere interrompere la colazione della professoressa di incantesimi ma il destino aveva scelto quell'occasione, aveva scelto quel momento e al ragazza non andava di contraddirlo, sarebbe stato come urlare inutilmente addosso al cielo, un cielo guardato per 17 anni con odio senza mai ricevere alcun risultato in cambio se non il moto immobile e inesorabile delle stelle.
Estrasse dalla custodia un tubo di plastica nero, di quelli adatti a contenere fogli o disegni.
Svitò il tappo e ne fece uscire uno spartito musicale. A quel punto la Vireau avrebbe potuto pensare che stava per cantarle qualcosa, invece...

Mentre mi esercitavo per l'esercizio che volevo mostrarle oggi, qualora mi avesse voluto ascoltare...


Ecco dunque l'entità svelata di una delle due cortesie.

... Ho trovato questo, sul quale c'è la sua firma.
Deduco che questa canzone l'abbia scritta lei, è così?


Le porse lo spartito, rimanendo nuovamente in silenzio, in attesa di responso.

- Because You Loved Me -

di Monique Vireau


"For all those times you stood by me
For all the truth that you made me see
For all the joy you brought to my life
For all the wrong that you made right
For every dream you made come true
For all the love I found in you
I'll be forever thankful baby
You're the one who held me up
Never let me fall
You're the one who saw me through through it all

You were my strength when I was weak
You were my voice when I couldn't speak
You were my eyes when I couldn't see
You saw the best there was in me
Lifted me up when I couldn't reach
You gave me faith 'coz you believed
I'm everything I am
Because you loved me

You gave me wings and made me fly
You touched my hand I could touch the sky
I lost my faith, you gave it back to me
You said no star was out of reach
You stood by me and I stood tall
I had your love I had it all
I'm grateful for each day you gave me
Maybe I don't know that much
But I know this much is true
I was blessed because I was loved by you

You were my strength when I was weak
You were my voice when I couldn't speak
You were my eyes when I couldn't see
You saw the best there was in me
Lifted me up when I couldn't reach
You gave me faith 'coz you believed
I'm everything I am
Because you loved me

You were always there for me
The tender wind that carried me
A light in the dark shining your love into my life
You've been my inspiration
Through the lies you were the truth
My world is a better place because of you

You were my strength when I was weak
You were my voice when I couldn't speak
You were my eyes when I couldn't see
You saw the best there was in me
Lifted me up when I couldn't reach
You gave me faith 'coz you believed
I'm everything I am
Because you loved me

You were my strength when I was weak
You were my voice when I couldn't speak
You were my eyes when I couldn't see
You saw the best there was in me
Lifted me up when I couldn't reach
You gave me faith 'coz you believed
I'm everything I am
Because you loved me

I'm everything I am
Because you loved me..."


Non appena la donna avesse confermato l'appartenenza dei diritti di autore di quella canzone dal testo non solo facile da ricondurre alla situazione ormai conosciuta del ragazzo ma anche dall'immensa profondità e poesia filosofica esistenzialista, Zephyr avrebbe sospirato, abbassando il capo per alcuni secondi, rialzando poco dopo per fissarla dritto negli occhi, occhi supplichevoli quelli di lui, occhi non più scintillanti ma oscurati dall'assenza d'amore, in contrasto con un tono sempre pulito e rispettoso ma leggermente più basso e graffiante, rotto da una sottile nota di emozione mentre imbracciava la chitarra, pronto a suonare.

... Potrebbe cantarmela, adesso, per favore?
Avrei bisogno di ascoltarla... Da lei.
[/newsgoth]
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Messaggioda Monique » 20/01/2014, 0:22

No, ma la ringrazio lo stesso.
E' come se avessi accettato.


Annuì lentamente, d'altronde non avrebbe mai potuto né voluto costringerlo: c'erano molte cose di Zephyr che alla Vice Preside non quadravano per niente, segreti ch'ella era convinta lui possedesse e che forse lo schiacciavano, o magari in quantità talmente alta da non poterne permettere la scoperta; queste erano le sensazioni (Sesto Senso 32), magari sbagliate, che il suo istinto le inviava nel mentre osservava il Corvonero salutare Fire, ben contento di farsi fare qualche carezza da quel ragazzo che portava con sé una temperatura molto più bassa del normale, ovviamente facendo il paragone con un essere umano.
Attese che il lupo finisse di farsi accarezzare, e quando Zephyr tornò in posizione eretta subito Monique andò a chiedergli come potesse risultargli utile, ricevendo una risposta che la sorprese.

Avrei bisogno di chiederle due cortesie.

Lo conosceva da diversi anni, ormai, ma non capitava spesso che il ragazzo si presentasse nel suo ufficio per chiederle un favore, men che meno due; una novità che rendeva la francese molto curiosa, e che la spinse a fare un cenno del capo in direzione del Corvonero per invitarlo a proseguire nel suo discorso.
Lo osservò silenziosamente mentre apriva la custodia della chitarra, e faceva scivolare fuori da un tubo di plastica nero uno spartito musicale, forse per cantarle qualcosa, forse per farle ascoltare ciò che la sua mente aveva prodotto sotto forma di musica.

Mentre mi esercitavo per l'esercizio che volevo mostrarle oggi, qualora mi avesse voluto ascoltare...
... Ho trovato questo, sul quale c'è la sua firma.
Deduco che questa canzone l'abbia scritta lei, è così?


E così, finalmente, avrebbe potuto ascoltare Zephyr: egli era stato, per Monique, una vera ed autentica scommessa al buio, un azzardo ad occhi chiusi che la donna aveva compiuto nel momento in cui l'aveva fatto entrare nel Coro perché, effettivamente, nessuno aveva mai potuto ascoltarlo cantare, lei compresa; aveva seguito l'istinto senza però avere mai riscontri reali, e quel giorno finalmente avrebbe scoperto se la fiducia riposta nel suo sesto senso fosse stata ben ripagata o meno.
Intanto però c'era altro che il ragazzo voleva fare, anzi sapere: prendendo lo spartito in silenzio, la donna ci mise forse un secondo prima di sorridere leggermente ed annuire a quella domanda, tornando con lo sguardo su Zephyr.

È esatto, questo testo è di mia creazione.

Confermò, ricordando bene come fosse uno degli spartiti che aveva messo a disposizione del Coro di Hogwarts, non tanto per un'esecuzione da voce solista, quanto più per le armonizzazioni delle voci secondarie e per le esercitazioni dei musicisti.
In effetti, non riusciva a capire perché proprio Zephyr l'avesse preso, ma la risposta arrivò poco dopo, lasciandola incredula ed a dir poco sorpresa.

... Potrebbe cantarmela, adesso, per favore?
Avrei bisogno di ascoltarla... Da lei.


Era da molto che qualcuno non le chiedeva espressamente di cantare una canzone, una richiesta che mai si sarebbe aspettata: effettivamente era già pronta a rifiutarsi gentilmente, preferendo non dare spettacolo su ordinazione, quando qualcosa le fece cambiare idea... gli occhi di Zephyr, per la precisione, la supplica che vi lesse dentro e che le fece morire le parole in gola.
Chiuse la bocca che già stava per dare voce ai suoi pensieri e sospirò lentamente, abbassando lo sguardo per qualche secondo prima di annuire ed alzarsi in piedi: mise mano alla bacchetta, con la quale insonorizzò e bloccò la porta cosicché nessuno potesse disturbarli, dopodiché non tornò seduta, ma rimase in piedi, vicino al camino spento.
Abbassò nuovamente lo sguardo e lo socchiuse, sospirando lieve, la mente che formava dietro le palpebre della francese l'immagine della persona alla quale aveva sempre dedicato quella canzone.

Immagine


Riaprì gli occhi appena velati di lacrime, come sempre le accadeva quando pensava intensamente a Rose ed agitò ancora una volta la bacchetta, silenziosa in quel movimento, verso lo spartito musicale sulla scrivania; dopodiché la posò sulla mensola sopra al camino, osservando Fire che la stava fissando di rimando, la coda appena scodinzolante quasi avesse capito cosa stesse per succedere.

For all those times you stood by me
For all the truth that you made me see
For all the joy you brought to my life
For all the wrong that you made right
For every dream you made come true
For all the love I found in you
I'll be forever thankful baby
You're the one who held me up
Never let me fall
You're the one who saw me through through it all


(Per tutte quelle volte che mi sei stata vicina
Per avermi messo davanti alla verità
Per tutta la gioia che hai portato alla mia vita
Per tutto l’'ingiusto che hai reso giusto
Per ogni sogno che mi hai fatto realizzare
Per tutto l’'amore che ho trovato in te
Ti sarò per sempre grata tesoro
Sei l'unica che mi abbia sostenuto
Non mi hai mai lasciata cadere
Sei l'unica che mi abbia visto
Al di là di tutto il resto)


Iniziò a cantare così, senza preavviso, da un secondo all'altro: e la musica seguì il suono della voce della francese come fosse un'orchestra dal vivo che aveva ricevuto cenno da parte della donna d'accompagnarla in quella esecuzione decisamente fuori programma.

You were my strength when I was weak
You were my voice when I couldn't speak
You were my eyes when I couldn't see
You saw the best there was in me
Lifted me up when I couldn't reach
You gave me faith 'coz you believed
I'm everything I am
Because you loved me


(Eri la mia forza quando ero debole
Eri la mia voce quando non potevo parlare
Eri i miei occhi quando non potevo vedere
Hai visto ciò che di meglio c'era in me
Mi hai sollevata quando
Non riuscivo a rialzarmi
Mi hai dato fiducia perché hai creduto
Che io sono tutto ciò che sono
Perché mi hai amata)


Ancora voltata di fianco rispetto a Zephyr, il corpo di Monique si mosse lentamente, ruotando per trovarglisi di fronte: lo sguardo era dritto di fronte a sé, ma gli occhi erano vacui, come se stessero guardando al di là del Corvonero, persino del muro stesso del suo ufficio, persi in un mondo tutto suo governato dalla musica.
E dai ricordi.

You gave me wings and made me fly
You touched my hand I could touch the sky
I lost my faith, you gave it back to me
You said no star was out of reach
You stood by me and I stood tall
I had your love I had it all
I'm grateful for each day you gave me
Maybe I don't know that much
But I know this much is true
I was blessed because I was loved by you


(Mi hai dato ali e mi hai fatto volare
Hai toccato la mia mano, potevo toccare il cielo
Ho perso la fede, tu me l’'hai restituita
Dicevi che nessuna stella era irraggiungibile
Mi stavi vicino ed io mi sentivo forte
Ho avuto il tuo amore, l’'ho avuto tutto
Sono grata per ogni giorno che mi hai dato
Forse non so molte cose
Ma intanto so che tutto questo è vero
Sono stata benedetta perché ero amata da te)


Poiché lo spartito era stato incantato magicamente da Monique stessa, il coro di voci alle sue spalle che normalmente ci sarebbe dovuto essere in un'esibizione dal vivo era invece concentrato nello spartito, permettendole di giocare con le note in modo del tutto naturale, quasi automatico, come se nemmeno ci dovesse pensare.

You were my strength when I was weak
You were my voice when I couldn't speak
You were my eyes when I couldn't see
You saw the best there was in me
Lifted me up when I couldn't reach
You gave me faith 'coz you believed
I'm everything I am
Because you loved me


(Eri la mia forza quando ero debole
Eri la mia voce quando non potevo parlare
Eri i miei occhi quando non potevo vedere
Hai visto ciò che di meglio c'era in me
Mi hai sollevata quando
Non riuscivo a rialzarmi
Mi hai dato fiducia perché hai creduto
Che io sono tutto ciò che sono
Perché mi hai amata)


Si portò una mano, quella destra, al cuore, quasi gli stesse chiedendo di pompare sangue più forte, di darle una forza maggiore che desse più intensità e corpo alla sua voce: un cambiamento che comunque anche Zephyr avrebbe potuto notare, sentendola più decisa da quel secondo ritornello in poi.

You were always there for me
The tender wind that carried me
A light in the dark shining your love into my life
You've been my inspiration
Through the lies you were the truth
My world is a better place because of you


(C’'eri sempre per me
Eri il vento tenero che mi trasportava
Il tuo amore nella mia vita
Una luce splendente nell'oscurità
Sei stata la mia ispirazione
Tra le bugie tu eri la verità
Il mio mondo è un posto migliore grazie a te)


La voce della donna divenne ancora più forte ed intensa, vibrante quasi: tutto sembrava essersi fermato in quel momento, persino Fire pareva non riuscire più a respirare, o forse non voleva farlo per non disturbare quell'atto d'amore... perché tale era, un atto d'amore di Monique nei confronti della donna alla quale doveva tutto, compresa se stessa.

You were my strength when I was weak
You were my voice when I couldn't speak
You were my eyes when I couldn't see
You saw the best there was in me
Lifted me up when I couldn't reach
You gave me faith 'coz you believed
I'm everything I am
Because you loved me


(Eri la mia forza quando ero debole
Eri la mia voce quando non potevo parlare
Eri i miei occhi quando non potevo vedere
Hai visto ciò che di meglio c'era in me
Mi hai sollevata quando
Non riuscivo a rialzarmi
Mi hai dato fiducia perché hai creduto
Che io sono tutto ciò che sono
Perché mi hai amata)


E mentre il ritornello veniva cantato una seconda volta e la francese lasciava andare tutta l'intensità e la potenza vocale delle sue corde vocali cosicché Zephyr potesse farsi circondare da esse, facendosi abbracciare dalla capacità della francese di scuotere gli animi (Carisma (Arte) 40 + 20/d20 = 60), le briglie dei suoi sentimenti vennero sciolte senza che potesse trattenersi, che ne fosse in grado, troppo presa da quel momento per rendersi conto di quanto stesse accadendo, di come il suo ufficio stesse cambiando forma e consistenza per diventare qualcosa di totalmente diverso, d'inaspettato, di sconvolgente.
Una perfetta illusione.

You were my strength when I was weak
You were my voice when I couldn't speak
You were my eyes when I couldn't see
You saw the best there was in me
Lifted me up when I couldn't reach
You gave me faith 'coz you believed
I'm everything I am
Because you loved me


(Eri la mia forza quando ero debole
Eri la mia voce quando non potevo parlare
Eri i miei occhi quando non potevo vedere
Hai visto ciò che di meglio c'era in me
Mi hai sollevata quando
Non riuscivo a rialzarmi
Mi hai dato fiducia perché hai creduto
Che io sono tutto ciò che sono
Perché mi hai amata)


Chiuse gli occhi, ma non riuscì ad impedire ad una lacrima di rigarle la guancia, percorrendola per la sua lunghezza fino ad arrivare al mento e da lì cadere, non su un pavimento di pietra levigata, ma su qualcosa che col suo ufficio non aveva più nulla a che fare.

Immagine


I'm everything I am
Because you loved me...


(Io sono tutto ciò che sono
Perché mi hai amata)


La musica si concluse, ma niente nel paesaggio che si era venuto a creare si modificò, né sembrò intenzionato a tornare ad essere ciò che era prima: il vento scompigliava i capelli della donna e quelli del Corvonero, il Sole scaldava coi suoi tiepidi raggi ed un profumo delicato di fiori si espandeva nell'aria.
Riaprì gli occhi, Monique, ritrovandosi di fronte uno spettacolo che sorprese anche lei, come se, ed in effetti così era, non si fosse nemmeno resa conto di quanto successo: eppure, nei suoi occhi, il ragazzo avrebbe potuto leggere la consapevolezza di chi non solo sa cosa sia successo, ma che probabilmente ne è persino l'artefice.
E non aggiunse altro per diversi istanti, la Vice Preside di Hogwarts, limitandosi a sfiorare un tulipano rosso accanto a sé con la punta delle dita.

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Messaggioda Zephyr » 23/01/2014, 16:38

[newsgoth]Una proposta insolita, ma Zephyr non era mai stato un tipo prevedibile, dimostrandolo sempre, anche con le persone a lui più vicine.
In parte odiava Dylan Connor, ma non si era permesso di incolparlo quando il docente lo colpì al viso senza pietà, per via della gelosia.
Quando Ariel lo aveva lasciato per, probabilmente stare con Vergil Cartwright, non espose la questione all'attenzione della Preside e non insultò l'ex fidanzata, preferendo rimanere nel silenzio, ricercando il conforto nel buio della propria camera, ragionando solo con sé stesso.
Certo, si era incontrato qualche giorno dopo con la confidente Melia Herbert per raccontarle l'accaduto e non solo, ci era anche andato a letto in parte anche per sfogare il dolore e la frustrazione di tutto quel periodo privo di ossigeno e speranza, ma per il resto aveva sempre preferito non stare a contatto con le persone, non scambiare frasi con nessuno ed aiutare il meno possibile al coro chiunque glielo richiedesse, per quanto fossero davvero in pochi così coraggiosi da farlo, sapendo dell'accaduto con la Jiménez.
Adesso invece, se ne stava seduto di fronte alla Vice Preside Monique Vireau chiedendole di cantare una canzone scritta da lei, una canzone che in sostanza rispecchiava tutte le sfaccettature delle sue emozioni e dei suoi pensieri riferiti alla Grifondoro.
Inizialmente la donna si mostrò un poco interdetta, magari anche pronta a rifiutare una cosa simile, ma evidentemente furono gli occhi del ragazzo a convincerla nel desistere e concedere quella particolare grazia, si, perché per lui di quello si trattava, anche se la donna non poteva immaginarlo.
Se i suoi piani fossero andati a buon fine, la voce e l'interpretazione della Coordinatrice gli avrebbero permesso di raggiungere l'ultimo traguardo della propria partizione umana, ancorata a quelle sensazioni nuove iniziate a prender forma solo dopo aver cominciato la storia con Ariel.
Infatti, non appena ella prese a pronunciare le prime parole seguite dalla musica e dalla melodia, Zephyr percepì un lieve pizzicore alle tempie che si dipanò fino agli occhi rossi, un pizzicore che si tramutò in una lucentezza umida... In lacrime.
Piangere, ecco che cosa gli mancava, piangere, sentire le lacrime colare lungo le guance, testimoni del dolore più di ogni altra cosa al mondo.
La Vireau evidentemente stava riflettendo su qualcosa di molto importante e toccante, visto che anche lei piangeva mentre cantava, ma questo aveva poca importanza per lui, lui che la stava ringraziando silenziosamente, non serrando nemmeno le palpebre ma lasciando cadere ogni goccia salata e fredda mantenendo un'espressione imperturbabile e un'attenzione continua nei confronti dello stile artistico della Vice Preside di Hogwarts.
Poggiando la mano sul petto, Monique Vireau emise ancora più energia da quella voce che di per sé già era straordinaria.
Con un tale livello di potenza c'era quasi pericolo che si distruggessero le barriere dell'incantesimo insonorizzante lanciato poc'anzi.
Mentre il brano andava avanti e Zephyr poteva viaggiare nei ricordi tanto quanto stava facendo la professoressa di incantesimi, l'atmosfera e tutto quanto il paesaggio andò modificandosi con una metamorfosi calma ma spontanea, viva e incontrollata.
Per qualche istante, le pupille del semi vampiro si dilatarono permettendo a quel nero intenso di prendere quasi tutto l'occhio.
Girò piano la testa, conscio dei poteri della francese (la Setta aveva informato bene sia lui che i due colleghi della questione), ma un conto era sapere ed un altro osservare dal vivo quello spettacolo magico che irradiava ogni angolo della stanza modificando non solo la vista ma anche la percezione dei colori, degli odori, del calore, di tutto.
Quando terminò la musica e lo spartito smise di emettere note e cori di sottofondo, Monique fece qualche passo avanti, fissando attentamente il Corvonero forse volendo comprendere la sua vera reazione a quel potere immenso e irrazionale.
Lo studente si alzò da una roccia (quella che prima era una sedia) e si inginocchiò, provando ad annusare un fiore: autentico.
Dal suo canto, la docente di incantesimi portò le dita a sfiorare il tulipano rosso facendo cadere l'ultima lacrima al terreno (ora prato).

I suoi preferiti...


Non sapeva a chi si riferisse, e questa volta era vero, non ne aveva la più pallida idea, ma lo studente era perfettamente in grado di ascoltare con precisione il battito cardiaco della Vice Preside decisamente più accelerato, ancor più che durante l'esecuzione del brano cantato.
Ciò poteva significare una cosa sola: uno sbalzo nelle emozioni, la rievocazione di qualcosa ormai scomparso, la morte di una persona cara.
Se ne accorse soltanto poco dopo di aver smesso di piangere, ma percepiva ancora il segno delle lacrime sulle guance ed era meraviglioso.
L'ultimo desiderio da realizzare prima di scegliere il suo destino l'aveva portato a termine grazie a lei e per questo le sarebbe stato riconoscente, fino alla morte. Questo significava che avrebbe detto a Melia di prendersela in futuro con chiunque ma non con la Vireau, lei non doveva essere toccata. Lei e la professoressa di Divinazione, perché si, in effetti un poco si era affezionato.
Ariel, beh, lei non bisognava nemmeno che fosse presa in considerazione.
Sicuro del fatto che ormai tutto il corpo docente lo conosceva per il suo perfetto auto-controllo in ogni situazione, Zephyr non si sprecò a far finta di rimanere chissà quanto impressionato. Al contrario, si limitò a guardarsi ancora un po' intorno, lanciando un'occhiata anche nei confronti del lupo bianco, chiedendosi se anche quella creatura fosse vittima dell'illusione e vedesse anche lei le stesse proiezioni mentali opera dell'insegnante.
Dopo di che, con voce calma, appena strozzata dal pianto appena avvenuto, le rispose con cortesia e rispetto.

Sono mortificato di averle fatto rievocare memorie tanto dolorose.
E' forse questa un'opera di smaterializzazione indolore che deve ancora insegnarci il professor Turner, Vice Preside?
[/newsgoth]
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Messaggioda Monique » 23/01/2014, 17:19

Aveva cantato con tutta se stessa, acconsentendo alla richiesta di Zephyr per quanto inaspettata e sorprendente fosse: bisognava considerare che proveniva dal Prefetto Corvonero, un ottimo studente che però a volte sembrava quasi invisibile, sia in classe che fuori, sia nel Coro che nel suo ruolo all'interno della Casata; era stato forse questo, anche, a spingere Monique verso quella decisione, la consapevolezza che per la seconda volta - la prima era stata quando aveva deciso di entrare nel Coro - il ragazzo stava in qualche modo chiedendo il suo aiuto... il denominatore comune? La musica, ma reputava Kenway abbastanza sveglio da arrivarci da solo.
Aveva dunque eseguito una canzone scritta di proprio pugno, lasciando andare le briglie dell'illusione senza nemmeno rendersene conto, lasciando che essa prendesse il sopravvento sulla ragione: come essere razionali, d'altronde, quando si stava comunicando con l'anima? Il suo ufficio era ormai trasformato in un campo pieno di papaveri rossi, col Sole ormai in procinto di tramontare, in un'illusione perfetta che aveva abbracciato non solo lei, ma anche il Corvonero e Fire che ora si era messo ad annusare i fiori e a rotolarsi giocoso nell'erba, trovando subito gli aspetti piacevoli della situazione.
La francese, dal canto suo, non si era resa conto delle lacrime del ragazzo, più concentrata sulle proprie e su quei fiori, nati dalla propria mente e dalla magia della musica che era insita dentro di lei, come un secondo cuore vivo e pulsante tanto quanto l'organo vero e proprio che la manteneva in vita.
Si riscosse solo quando lo osservò muoversi, rendendosi conto di quanto avesse fatto: eppure, per chissà quale strana ragione, non si preoccupò della possibilità che Zephyr potesse rivelare a qualcuno ciò che aveva appena visto; contava sul fatto che quel ragazzo misterioso sapesse ben più di altri cosa fosse la discrezione.

Sono mortificato di averle fatto rievocare memorie tanto dolorose.

Non deve sentirsi in colpa, Zephyr - rispose lei, asciugandosi le lacrime e sorridendogli dolcemente - Il dolore a volte è utile... ci fa sentire più che mai in contatto con la realtà, ci ricorda quello che siamo: esseri umani, e come tali sensibili, capaci di essere feriti e per questo di stare male.
E rievocare certi pensieri, per quanto da una parte dilani l'anima... dall'altra ci permette di ricordare parte del motivo per cui siamo diventati ciò che siamo. O almeno, questo vale per me.


Perché era diventata la donna che aveva di fronte il ragazzo soprattutto grazie a Rose, e questo Monique non avrebbe mai potuto né voluto in alcun modo negarlo.

E' forse questa un'opera di smaterializzazione indolore che deve ancora insegnarci il professor Turner, Vice Preside?

No, non c'entra la smaterializzazione... in realtà non ci siamo mossi dal mio ufficio - rivelò la docente, sedendosi sull'erba (pavimento) con un sospiro leggero ed invitando il Prefetto a fare lo stesso mentre Fire ancora giocava col nuovo paesaggio intorno a sé - Si tratta di una mantica molto antica, conosciuta solo da pochissime persone al mondo... è un'illusione, Zephyr, un'illusione che nasce dal connubio tra musica e magia: mi permette di modificare il paesaggio intorno a me e alle persone che mi stanno accanto a seconda di ciò su cui la mia immaginazione si focalizza, ma è solo un'illusione, non è reale, cambia solo il modo in cui il cervello la recepisce.

E se dunque qualcuno fosse entrato ora nel suo ufficio, avrebbe visto quello stesso ufficio dove effettivamente si trovavano: solo in quel momento, osservando il volto del Corvonero, la donna si rese conto degli occhi lucidi di lui.

... perché ha voluto che cantassi per lei?
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Messaggioda Zephyr » 27/01/2014, 22:51

[newsgoth]
Non deve sentirsi in colpa, Zephyr.
Il dolore a volte è utile... ci fa sentire più che mai in contatto con la realtà, ci ricorda quello che siamo: esseri umani, e come tali sensibili, capaci di essere feriti e per questo di stare male.
E rievocare certi pensieri, per quanto da una parte dilani l'anima... dall'altra ci permette di ricordare parte del motivo per cui siamo diventati ciò che siamo. O almeno, questo vale per me.


In un certo senso lui pensava la stessa identica cosa, seppur con qualche sfumatura diversa, giustamente, essendo una persona diversa.
Nel ricordare il dolore provato dopo la perdita di Ariel, Zephyr si rendeva conto di aver vissuto una nuova gamma di emozioni, di aver raggiunto uno stadio tipico dell'essere umano totalmente nuovo e sconosciuto, che aveva arricchito il suo bagaglio personale di sentimenti e sensazioni.
Tuttavia, questo non lo faceva stare meglio e non lo rendeva più felice, al massimo più soddisfatto e sicuro di aver vissuto abbastanza su quel mondo, debitore nei confronti della Jiménez per quel regalo anche se a vederlo dall'esterno somigliava più ad una condanna e un colpo gobbo.
Kenway, pervaso dall'amore e dai buoni intenti, non riusciva a collocare il gesto della ragazza in un insieme di brutte azioni, bensì riusciva a cogliere solo il lato che il suo cuore pulsante desiderava che lui cogliesse. Una di quella imprese che difficilmente l'essere umano era in grado di portare a termine con successo per via del suo naturale più forte attaccamento agli sbalzi dell'umore e dell'anima.
Ad ogni modo, non rispose alla Vice Preside, non perché trovasse poco importante la sua considerazione ma perché impelagarsi in un discorso simile valeva a dire entrare nei meriti di esempi e punti di vista eccessivamente intimi che adesso come adesso il Prefetto non poteva sopportare.
Si concentrò più che altro sulla descrizione che ella diede a proposito delle illusioni, da lui già conosciute in precedenza ma che aveva giustamente fatto finta di non aver mai visto in vita sua.

No, non c'entra la smaterializzazione... in realtà non ci siamo mossi dal mio ufficio.
Si tratta di una mantica molto antica, conosciuta solo da pochissime persone al mondo... è un'illusione, Zephyr, un'illusione che nasce dal connubio tra musica e magia: mi permette di modificare il paesaggio intorno a me e alle persone che mi stanno accanto a seconda di ciò su cui la mia immaginazione si focalizza, ma è solo un'illusione, non è reale, cambia solo il modo in cui il cervello la recepisce.


Se davvero è così antica e poco conosciuta... Deduco allora che lei sia una persona eccezionale, professore Vireau.
Mi sento onorato di essere iscritto alla scuola dove lei è insegnante e Vice Preside.
E' tutto davvero realistico ma...


Fece una pausa, guardandosi attorno, sfiorando ancora un filo d'erba, un fiore, alzando lo sguardo al Sole, facendosi baciare dai suoi raggi.

Credo sia necessaria una grande forza di volontà per non rinchiudersi qui dentro nei momenti più tristi.
Bisogna avere molto coraggio e capacità di affrontare i dolori della vita, o un tale potere può trasformarsi facilmente in una prigione.
... Non è così?


A quel punto, non esisteva più il concetto di cosa sapeva delle illusioni: lì entrava in gioco la considerazione su di esse e il loro funzionamento.
Zephyr sapeva di cosa si trattassero e in parte come funzionassero, ma ciò non significava che conoscesse le limitazioni, i rischi e i vantaggi che una tale arte magica e musicale conferisse al suo possessore, ideatore e creatore.
Quelli erano solo suoi pensieri, sue idee, suoi dubbi, esterni alle consapevolezze e alle conoscenze... In effetti in quell'istante lui non era affatto un bugiardo, perché ora sapeva che cos'erano e parlava senza sapere realmente se ciò che stesse dicendo fosse vero o una idiozia.
Il suo giudizio nacque dall'idea di poter vivere per sempre in una illusione dove lui non era altri che un umano e Ariel e Melia stavano con lui.
Egocentrico e bigamo, già, senza dubbio, ma quella era una illusione, cosa gli importava della morale e dell'etica?
Guardandosi nello specchio illusorio di un lago non vero avrebbe visto i suoi occhi di colore celeste chiaro, sorridendo avrebbe notato nessuna differenza tra i canini di una persona qualunque e i propri, stesso vale per la pelle e poi l'impossibilità di mutare il proprio aspetto.
E Melia poi... Lei avrebbe avuto occhi non da rettile, rimanendo ugualmente bellissima ed eccitante.
Ariel, infine, sarebbe rimasta lì, sempre al suo fianco, tenendolo per mano, imbarazzata in eterno, innamorata in eterno... Sua in eterno.
No, lui non avrebbe mai saputo gestire adeguatamente un potere, una capacità simile. Sarebbe invecchiato lì dentro, morendovi molto probabilmente, avvolto da una realtà distorta e malata, mai capace del tutto di soddisfarlo.

... perché ha voluto che cantassi per lei?

Ariel Jiménez era la mia fidanzata.
Mi ha lasciato qualche giorno fa.
Non riuscivo a piangere, ne avevo bisogno.


La pura, semplice e onesta verità.
Aveva chiesto alla Vice Preside di Hogwarts di cantare per lui perché... Necessitava di piangere e soffrire.
Come avrebbe preso Monique Vireau una notizia simile?
Non c'era alcuno scopo propedeutico alla musica, bensì una esigenza personale, una esigenza del cuore.
Adesso che ci pensava, se fosse vissuto in una illusione avrebbe potuto rendere spesso reali emozioni vissute a metà.
Quante volte avrebbe imposto all'illusione di fargli credere di stare piangendo e non solo di dolore, ma anche di gioia.
E poi le risate, la spensieratezza e magari perché no... Anche percepire dentro di sé un'anima sicuramente reale, sicuramente originale.
Il ghiaccio in lui forse non avrebbe gradito un simile bisogno ma Zephyr non dava mai per scontato che quell'elemento si fosse legato ad uno spirito già esistente o ne avesse formato lui uno artificiale... Chissà se l'avrebbe perdonato o se anche lui l'avrebbe abbandonato per qualcosa di meglio, per un sorriso più felice, per un sentimento più autentico, per una complicità più serena... Come aveva fatto la sua dolce Ariel.
No, non più sua.

... Ma non ero venuto qui solo per questo, non si preoccupi.
In realtà, sono passati molti mesi da quando mi ha preso in prova al coro e volevo mostrarle... A che punto ero arrivato.
E' ancora libera per sentirmi cantare oppure preferisce un altro momento?
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