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Giardino Interno

Messaggioda Cyprus » 17/08/2013, 16:56

Spoiler:
Legenda:

Viola = Clarissa
Rosso = Noel
Giallo = Regina
Verde = Brian
Oro = Devo
Celeste = Barbara
Rosa = Ashley
Arancione = Charlie
Marrone = Jake
Blu = Kevin
Lime = Sam


[Giovedì 13 Ottobre - Personaggio mosso: Devo Nightmare - ore 11.12]


Aveva zittito Ashley, che aveva fulminato con lo sguardo Caroline Priscilla quando questa le aveva mostrato il dito medio - e bisognava ringraziare Charlie se non aveva messo mano alla bacchetta per schiantarla contro il muro - ed ora stava seguendo la Tassorosso verso il giardino di Hogwarts, il passo lento e deciso e l'espressione seria, imperturbabile; non aveva emesso un fiato, non una singola sillaba era stata pronunciata dalla sua bocca da quando aveva invitato la O'Neill a precederlo, così da lasciarle campo libero nella scelta su dove parlare.
E la scelta era stata quella del giardino, un luogo dove potersi confrontare da soli senza troppa gente intorno, ma al tempo stesso nemmeno troppo lontani dall'atrio dove la delegazione americana attendeva solo di poter ripartire.

Sei stato molto gentile a difendermi...
Ti ringrazio...


Ashley è troppo abituata a parlare a sproposito.
M'infastidisce.


Replicò Devo in modo lapidario e schietto, un modo atto a farle capire, almeno apparentemente, che non l'aveva fatto per lei, per difenderla, perché era preoccupato per lei, ma perché lui per primo considerava fastidioso il modo di fare della compagna di coro.
La seguì fino all'albero al quale lei si appoggiò di schiena, lasciandosi le mani nelle tasche del cappotto e fissandola con espressione imperturbabile, piatta.

Forse ti starai chiedendo perchè ti ho chiesto di vederci.

Non rispose a quella domanda indiretta, limitandosi silenziosamente ad ascoltare il prosieguo del discorso della Tassorosso che, evidentemente, non sapeva bene cosa dire, o forse semplicemente come dirlo.

Volevo...dirti che mi dispiace per come mi sono comportata. Ti ho evitato per tutto il tempo che sei stato qui e ti ho dato buca ad Hogsmeade...e ora mi pento di quel che ho fatto...
Ci sono tante ragioni per cui mi sono comportata così, ma temo che siano una più noiosa dell'altra...
So che ormai non posso riparare al danno, però, per quel che vale...questo week-end sarei volentieri venuta con te ad Hogsmeade...


Ancora una volta, dalle labbra di Devo non uscì alcun suono, né l'espressione sul suo viso mutò in qualche modo: sembrava solo molto concentrato, come se stesse lentamente assimilando le parole di lei, il senso del suo discorso, ciò che ora la stava portando ad essere così tesa e nervosa.
Chiaro che fosse sincera, chiaro che stesse provando del reale senso di colpa, ma a Nightmare interessava molto poco... non era tipo da preoccuparsi per gli altri, forse solo di Charlie, l'unica eccezione alla regola, perciò si stava semplicemente limitando ad aspettare il momento buono per risponderle.

Ci sei rimasto...molto male, per quello che ho fatto?

No - fu la risposta lapidaria e diretta dell'americano, gli occhi neri imperturbabili e fissi in quelli della Tassorosso - Inizialmente mi sono sentito preso in giro, lo ammetto.
Poi ho pensato che in fondo ti sei comportata esattamente come i miei compagni, perciò non mi sarei dovuto sentire troppo triste o dispiaciuto.
Mi hai reso Pluffa per Bolide, no?
- aggiunse, rivisitando il detto babbano "pan per focaccia" - Ho cercato di essere gentile, sono stato sincero nel mostrare il mio interesse verso di te, e tu mi hai dato una bella lezione... un po' come abbiamo fatto noi il primo giorno, quando voi avete cercato di essere gentili e noi vi abbiamo insultato.

Si fermò un momento, alzando le spalle come a voler simulare un'aria noncurante e tranquilla, quasi serena nonostante il suo viso apparisse sempre come adombrato da un'aura cupa e di mistero.

Non ti sei comportata in modo tanto diverso da Ashley e gli altri, è qualcosa a cui sono abituato, perciò non ci sono rimasto male, puoi tranquillizzarti - aggiunse, facendo un paio di passi verso di lei per muovere poi la mano destra e tentare, se lei glielo avesse permesso, di spostarle i capelli dietro l'orecchio, così da sfiorarle delicatamente la guancia - Immagino che i tuoi amici saranno molto fieri di te...
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Messaggioda Caroline Priscilla » 18/08/2013, 15:13

Ashley è troppo abituata a parlare a sproposito.
M'infastidisce.


La risposta secca e indifferente di Devo fu come uno schiaffo in faccia per la Tassorosso, per nulla preparata ad affrontare una reazione simile. Era così convinta che quello fatto dall'americano fosse un gesto gentile nei suoi confronti che rimase spiazzata quando questo sembrò invece voler dimostrare tutto il contrario. Ma in fondo, chi era lei per lui? Nessuno a dirla tutta e la sua coscienza le imponeva di non dispiacersi troppo per quella risposta, perchè non c'era nessun legame affettivo fra i due. Poteva rimanerci male, ma non fargliene una colpa. Per questo, seppur a malincuore, la Tassorosso cercò di sorridergli, sebbene il suo sorriso non fosse allegro e contagioso come al solito. Cercava di mantenere una facciata di serenità che dentro non riusciva a provare appieno per il dispiacere di aver fatto un torto ad una persona, seppur conosciuta da poco tempo. Tutti quei pensieri si rincorrevano nella sua mente, mentre Cappie accompagnava il musicante della Cyprus all'interno del Giardino, dove avrebbero potuto avere un minimo di privacy e parlare quel tanto che basta per chiarire tutta la situazione che si era venuta a creare. Le parole della ragazza suonavano sincere anche se un po' incerte, dovute sia al fatto che la tassetta non era riuscita a prepararsi un discorso decente, sia perchè la figura di Devo, con la sua fredda cortesia e il suo silenzio incessante, gravavano sull'animo della strega mettendola in agitazione. Talmente tanto le sembrava strano e distante quell'atteggiamento, che la Tassorosso dubitò per un attimo che il ragazzo in realtà ci fosse rimasto veramente male per quello che era successo. Questo la spinse ad accertarsene con una domanda, la cui risposta non fu delle più felici.

No

Quella semplice negazione adombrò per un attimo il volto della tassetta, che si sentì una stupida a stare lì in piedi a scusarsi di fronte a Devo. Forse l'aveva presa in giro quel giorno in Osservatorio, forse non era veramente interessato a lei, da nessun punto di vista. La tassetta scosse appena la testa, scacciando quei pensieri e ascoltando attentamente il continuo dell'americano, cercando di ripetere dentro di sè che, in ogni caso, lei si era comportata male ed era giusto chiedergli scusa.

Inizialmente mi sono sentito preso in giro, lo ammetto.
Poi ho pensato che in fondo ti sei comportata esattamente come i miei compagni, perciò non mi sarei dovuto sentire troppo triste o dispiaciuto.


Gli occhi strabuzzarono per la sorpresa, mentre le sopracciglia si corrucciavano in un'espressione dubbiosa. In che modo si era comportata come quelli della Cyprus? Lei non l'aveva preso in giro nè insultato! Non voleva distruggerlo emotivamente, nè dimostrargli quanto era superiore a lui! La mente della tassetta era in subbuglio e Cappie dovette attendere le seguenti parole del musicante per capire meglio che cosa intedesse dire.

Mi hai reso Pluffa per Bolide, no?

...Cosa? No! Io...

Ho cercato di essere gentile, sono stato sincero nel mostrare il mio interesse verso di te, e tu mi hai dato una bella lezione... un po' come abbiamo fatto noi il primo giorno, quando voi avete cercato di essere gentili e noi vi abbiamo insultato.
Non ti sei comportata in modo tanto diverso da Ashley e gli altri, è qualcosa a cui sono abituato, perciò non ci sono rimasto male, puoi tranquillizzarti


Cappie non riusciva a credere che quelle parole fossero veramente dirette a lei. Devo pensava veramente che il suo comportamento fosse una vendetta di gruppo nei suoi confronti per fargliela pagare di quello che i suoi compagni avevano fatto al coro di Hogwarts? Per la giovane strega era una cosa inconcepibile. Chiuse più volte le palpebre, quasi volesse sincerarsi di non trovarsi in un sogno ma nella realtà vera e propria. Era talmente sotto shock che neanche provò a scostarsi quando vide il ragazzo avvicinare la mano al suo viso, nell'intento di spostarle una ciocca ribelle di capelli dietro l'orecchio.

Immagino che i tuoi amici saranno molto fieri di te...

Quell'ultima frase fece scattare qualcosa nell'animo della Tassorosso. Poteva aver frainteso il suo comportamento, poteva associarla ai suoi compagni tutte le volte che voleva, ma non doveva mai e poi mai pensare nè mettere in mezzo i suoi amici. Loro non erano come gli Americani. Loro erano migliori. Loro erano la sua famiglia.

No.- disse con decisione, scostando gentilmente la mano di Devo dal suo viso col dorso della destra -Nessuno di loro sa che sono qui. Nessuno di loro sa che ti sto parlando. A parte il mio migliore amico, ma a lui mi è impossibile nascondergli qualsiasi cosa- con quelle poche parole chiarì al ragazzo che il coro di Hogwarts non era coinvolto in tutta quella faccenda, ma solo lei, solo e unicamente lei -Mi dispiace che tu abbia pensato una cosa del genere ma ti posso assicurare che non ho voluto prenderti in giro. Ti ho evitato per tutto questo tempo e anche ad Hogsmeade perchè...avevo paura- le fu difficile confessare quella debolezza, soprattutto perchè non sapeva ancora quanto potesse fidarsi dell'americano. Tuttavia la tassetta agiva spesso d'impulso e il fuoco che le bruciava dentro la spinse a dire ciò che per lei era giusto confessare. -Avevo paura in primo luogo per i miei compagni, anzi per i miei amici. Forse tu non sei legato ai tuoi, ma io si. E questa settimana è stata...dura per noi- si azzardò a confessare, ma in fondo era una cosa che i musicanti della Cyprus avevano già capito o almeno così credeva la tassetta -Non volevo dar loro altri problemi- concluse con un'alzata di spalle- In secondo luogo avevo paura per me. Dici di conoscermi, di sapere che cosa sto passando in questo periodo. Io invece vorrei tanto saperlo...- la Tassorosso si stava spingendo molto più in là di quanto lei stessa avrebbe voluto fare. Un velo di tristezza adombrò i suoi occhi verde smeraldo, sebbene la volontà di continuare la spinse a parlare ancora- Mi dispiace di aver sottovalutato...quello che mi hai detto su all'Osservatorio- perchè la ragazza non sapeva ancora se poteva parlare di sentimenti oppure no- Credevo che dopo avermi vista piangere come una stupida, mi avresti presa in giro e non avresti più voluto vedermi. E' stato questo il mio sbaglio più grande...- disse con un timido sorriso, cercando di smorzare in quel modo la serietà della conversazione -Ma se sono ancora in tempo, mi piacerebbe rimediare al mio errore. Credo che, al di là della competizione nel quale sono coinvolte le nostre squadre, non ci sia nulla che ci impedisca di essere buoni amici!- la tassetta sciolse le braccia incrociate sul petto, tendendo la destra in un segno di riappacificazione -Scusami per come mi sono comportata. Se pensi che ne valga la pena, possiamo ricominciare tutto daccapo. Altrimenti non ti biasimerò se vorrai finirla qui. Vorrà dire che ci batteremo da buoni nemici e in maniera leale!- o almeno lei avrebbe cercato di essere quanto più leale possibile. La tassetta sorrise dolcemente verso l'americano, con la mano tesa attendendo la sua risposta. Le sarebbe dispiaciuto certo se lui avesse rifiutato la sua proposta, ma in cuor suo sapeva di non poterlo costringere a fare diversamente. Certo, se lui si fosse rifiutato di esserle amico, non avrebbe più dovuto preoccuparsi di sedare le gelosie da fratello maggiore di Jorge, nè gli eventuali problemi che sarebbero nati in seno al Coro. Ripensando ai suoi compagni, la Tassorosso si sentiva ancora un po' in colpa, ma avrebbe fatto di tutto per non danneggiarli nelle sfide contro la Cyprus.

Per te...va bene?
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Messaggioda Cyprus » 25/08/2013, 17:12

Spoiler:
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Viola = Clarissa
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[Giovedì 13 Ottobre - Personaggio mosso: Devo Nightmare - ore 11.12]


Era stato troppo cattivo?
No, non troppo... il giusto.
Il fatto che non condividesse lo spirito competitivo dei colleghi americani non faceva certo di lui un santo, al contrario: Devo Nightmare aveva ben altri progetti, progetti precisi che era intenzionato a portare avanti per conto proprio, senza guardare in faccia a niente e nessuno, coro, sfide o imprevisti che fossero.
Per questo aveva punzecchiato volutamente Caroline Priscilla, paragonando il suo comportamento a quello dei musicanti della Cyprus, insinuando che lei gli si fosse avvicinata e avesse accettato di vederlo fuori Hogwarts solo per dargli buca e vendicare così le cattiverie subite per colpa degli avversari americani.

No.
Nessuno di loro sa che sono qui. Nessuno di loro sa che ti sto parlando. A parte il mio migliore amico, ma a lui mi è impossibile nascondergli qualsiasi cosa.


Non disse nulla, non sorrise, non si mosse: la lasciò parlare, semplicemente, spiegarsi e dire le cose per com'erano dal proprio punto di vista, sicuro che, al momento giusto, avrebbe saputo come colpirla.

Mi dispiace che tu abbia pensato una cosa del genere ma ti posso assicurare che non ho voluto prenderti in giro. Ti ho evitato per tutto questo tempo e anche ad Hogsmeade perchè...avevo paura.
Avevo paura in primo luogo per i miei compagni, anzi per i miei amici. Forse tu non sei legato ai tuoi, ma io si. E questa settimana è stata...dura per noi.
Non volevo dar loro altri problemi.


Certo, chissà che sarebbe mai potuto succedere loro se avessi passato con me un'ora del tuo tempo in un luogo pubblico... - commentò Devo, e seppur non ci fosse traccia di sfumature negative nella sua voce, era abbastanza ovvio che il tono delle sue parole affondasse le sue radici proprio in un pacato sarcasmo - Avrebbero potuto pensare che tu fossi una traditrice solo per aver superato le apparenze e aver cercato di essere migliore di chi vi aveva preso in giro... capisco perfettamente.

Annuì appena col capo, invitandola a proseguire nel suo discorso: poteva anche comprendere, forse, che gli Hogwartsiani fossero tristi e demoralizzati per com'erano andate le cose, ma il resto gli sembrava solo un cumulo di scuse; giustificazioni per cui, comunque, la bella bambolina sarebbe stata punita a tempo debito.

In secondo luogo avevo paura per me. Dici di conoscermi, di sapere che cosa sto passando in questo periodo. Io invece vorrei tanto saperlo...
Mi dispiace di aver sottovalutato...quello che mi hai detto su all'Osservatorio.
Credevo che dopo avermi vista piangere come una stupida, mi avresti presa in giro e non avresti più voluto vedermi. E' stato questo il mio sbaglio più grande...


Davvero bassa la considerazione che hai di me se hai pensato che dopo esserti stato vicino mentre piangevi e non aver detto nulla che facesse pensare un mio volermi tirare indietro, mi sarei davvero messo a riderti alle spalle per non degnarti più nemmeno di uno sguardo.

Pacato il tono dell'americano mentre pronunciava quelle parole, un commento espresso con voce bassa, quasi atona, prima che essa si spegnesse di nuovo e le lasciasse modo di concludere il proprio monologo imbarazzato.

Ma se sono ancora in tempo, mi piacerebbe rimediare al mio errore. Credo che, al di là della competizione nel quale sono coinvolte le nostre squadre, non ci sia nulla che ci impedisca di essere buoni amici!
Scusami per come mi sono comportata. Se pensi che ne valga la pena, possiamo ricominciare tutto daccapo. Altrimenti non ti biasimerò se vorrai finirla qui. Vorrà dire che ci batteremo da buoni nemici e in maniera leale!


Abbassò lo sguardo sulla mano destra tesa della ragazza, come soppesandola mentre rifletteva sulle sue parole, o almeno fingeva di farlo a giudicare dallo sguardo assorto.

Per te...va bene?

Allungò anche la propria, di mano, ma quando le dita sfiorarono quelle di lei, fecero presa sulla sua mano per tentare di attirarla a sé, sfruttando il fatto di averla presa in contropiede, facendole così perdere l'equilibrio e costringerla ad appoggiarsi a lui.
Che il tentativo fosse andato o meno a buon fine, lo sguardo nero e profondo di Devo si posò comunque sul viso della Tassorosso, serio e quasi magnetico in alcuni casi.

No, non mi va bene.
Ti ho detto delle cose, all'Osservatorio, e non ho intenzione di smuovermi da esse. Ti ho detto che mi piaci, che mi hai colpito, perciò non ho alcun interesse ad essere solo tuo amico.


Lapidario forse, ma sincero, almeno apparentemente.
Si avvicinò al suo volto per tentare, qualora Cappie gliel'avesse lasciato fare, di posare sulla guancia pallida della ragazza un lieve bacio, prima di allontanarsi da lei e lasciarla andare, facendo un passo indietro.

Se e quando deciderai che vale la pena provare qualcosa per te stessa, mettendo al primo posto il tuo benessere e non quello di altre persone che, evidentemente, non si curano di ciò che può renderti felice... sai come trovarmi.

Perché in fondo le sarebbe bastato scrivergli alla Cyprus per essere sicura di riuscire a comunicare con lui.

Ci vediamo all'amichevole.
Ti auguro una buona giornata... bambolina.


E se Cappie non avesse aggiunto altro, allora Devo le avrebbe semplicemente dato le spalle, allontanandosi così da lei e dal giardino per ripartire insieme ai propri compagni alla volta dell'Accademia Magica Cyprus.
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Messaggioda Caroline Priscilla » 25/08/2013, 18:57

Le parole che Devo le aveva rivolto, il suo tono, il suo discorso le avevano fatto capire quanto il ragazzo fosse rimasto deluso dal suo comportamento scorretto. Cappie aveva compreso il suo errore e cercato di porvi rimedio nell'unico modo che conosceva, chiedendo scusa e giustificandosi di tutte le accuse che le erano state rivolte. Ma la Tassorosso non poteva immaginare che avrebbe trovato di fronte a sè un osso così duro. Che l'americano fosse diverso dagli altri suoi compagni, già questo lo sapeva; ma che fosse diverso anche dalle persone che lei era abituata a frequentare, questo non lo aveva previsto. La sua diffidenza, la sua parlantina mordace e aggressiva a volte la mettevano in difficoltà, impedendole di riuscire a portare avanti le sue argomentazioni.

Certo, chissà che sarebbe mai potuto succedere loro se avessi passato con me un'ora del tuo tempo in un luogo pubblico...Avrebbero potuto pensare che tu fossi una traditrice solo per aver superato le apparenze e aver cercato di essere migliore di chi vi aveva preso in giro... capisco perfettamente.

Cappie non rispose, non sapendo bene come ribattere a quella nuova osservazione del musicante. C'era qualcosa di profondamente sbagliato nell'osservazione del ragazzo, seppur la tassetta non riuscisse a comprendere cosa. Lei sapeva che i suoi amici avrebbero fatto di tutto per farla stare bene. Lei sapeva che loro non avrebbero mai voluto farle del male. Ma temeva la loro reazione, perchè nessuno di loro si sarebbe fidato di Devo e se lei avesse rivelato loro di frequentarlo, ci sarebbero rimasti male, malissimo. Non avrebbe mai voluto questo per loro, ma come spiegare al ragazzo della Cyprus che lui non era ai loro occhi...affidabile? Cappie scosse la testa e preferì tacere su quel punto, continuando invece a spiegare i vari motivi che l'avevano spinta ad evitarlo in quel periodo.

Davvero bassa la considerazione che hai di me se hai pensato che dopo esserti stato vicino mentre piangevi e non aver detto nulla che facesse pensare un mio volermi tirare indietro, mi sarei davvero messo a riderti alle spalle per non degnarti più nemmeno di uno sguardo.

Le parole di Devo la fecero arrossire, ma per la vergogna di aver veramente dubitato di lui. Non c'era nulla da ribattere a questa affermazione, in quanto per la Tassorosso l'americano aveva perfettamente ragione ad essersi sentito offeso dal suo comportamento. Abbassò la testa quindi, facendo un bel respiro, per poi riprendere a parlare, chiedendogli scusa del suo comportamento e invitandolo, se avesse voluto, a ricominciare da capo come buoni amici. Tese la mano destra, in attesa della prossima mossa di Nightmare, mentre il braccio sinistro continuava a stringere al petto il libro di Pozioni e quello di Incantesimi. Si era preparata ad un suo rifiuto, ad una dichiarazione di reciproca ostilità che li avrebbe portati ad essere nemici sul campo di battaglia, ma onesti e leali, almeno secondo le aspettative della tassetta; ma non a quello che accadde subito dopo. Devo strinse la mano della Tassorosso, che si ritrovò a sorridere felice per quel risvolto positivo della vicenda. Tuttavia, quando la sua mano l'attirò a sè, facendola sbilanciare in avanti e costringendola ad appoggiarsi al suo corpo, per evitare di cadere a terra insieme a tutti i suoi libri, Cappie lo fissò sbalordita, mentre lo sguardo magnetico e oscuro dell'altro la intrappolava in quella presa dalla quale era impossibile fuggire.

No, non mi va bene.
Ti ho detto delle cose, all'Osservatorio, e non ho intenzione di smuovermi da esse. Ti ho detto che mi piaci, che mi hai colpito, perciò non ho alcun interesse ad essere solo tuo amico.


Rimase stordita da quelle parole, non riuscendo bene a comprendere cosa avrebbe dovuto rispondergli. Quando Devo si avvicinò al suo viso, la tassetta nel panico voltò la testa di lato, lasciando che il ragazzo le posasse un casto bacio sulla guancia che tuttavia, per un attimo, la lasciò senza fiato.

Se e quando deciderai che vale la pena provare qualcosa per te stessa, mettendo al primo posto il tuo benessere e non quello di altre persone che, evidentemente, non si curano di ciò che può renderti felice... sai come trovarmi.
Ci vediamo all'amichevole.
Ti auguro una buona giornata... bambolina.


Si stava allontanando, lasciandola lì da sola con una mano sulla guancia e lo sguardo attonito. La mente della Tassorosso era nel panico più totale: le aveva ancora una volta rivelato dei sentimenti che lei non era sicura di poter ricambiare; e poi, l'aveva insultata chiamandola bambolina o le aveva fatto un complimento? Cappie non riusciva a capirci niente, non riusciva a dire niente. Sapeva solo che Devo stava per andarsene via e che lei non era disposta a lasciarlo andare senza prima avergli risposto per le rime.

Come puoi pretendere che io provi qualcosa per te senza neanche conoscerti?!

Aveva lasciato cadere i libri che aveva in mano, inseguendolo e cercando di afferrarlo per il braccio, per costringerlo a girarsi nella sua direzione [Talento(F)= 11]. Non stava pensando a quello che stava facendo, semplicemente la tasetta seguiva il suo istinto che la spingeva a parlare e a confessargli quali fossero i suoi dubbi.

Non so chi sei! Non so come sei! Non conosco nulla del tuo passato, figuriamoci del tuo presente! Volevo essere tua amica per conoscerti meglio, perchè...è così che si fa!

Lo sguardo della Tassorosso mostrava forza e determinazione mentre parlava al ragazzo. Non le stava bene che pensasse male dei suoi amici, che li accusasse di cose che non erano vere. Non le stava bene che non fosse in grado di scendere a compromessi, come stava facendo lei. O che se ne andasse, senza prima aver chiarito tutto fra di loro.

Ti ho detto che mi dispiace per come mi sono comportata e tu...hai attaccato i miei amici, che in questa storia non centrano nulla! Se devi prendertela con qualcuno, prenditela con me, non con loro! Loro pensano al mio benessere e tu non puoi giudicarli per questo...
Mi dispiace Devo...mi dispiace per tutto, per come mi sono comportata e per averti ferito...io sono disposta a frequentarti, ma come quella volta nell'Osservatorio, non posso garantirti nulla su come si evolveranno i miei sentimenti. Non voglio frequentarti perchè voglio mettermi insieme a te ma perchè...mi piaci come persona e credo che potrebbe nascere un bel rapporto...


L'ardore che l'aveva spinta a parlargli faccia a faccia, quasi con veemenza, lentamente andò scemando, lasciando solo un'espressione amara sul volto. La mano che per tutto quel tempo era rimasta aggrappata al braccio dell'americano lasciò la presa, scivolando al fianco della ragazza. Si sentiva triste, svuotata, ma non avrebbe saputo come continuare, cos'altro dirgli. Voltò lo sguardo, fissando l'albero vicino al quale aveva lasciato cadere i suoi libri. Era ora di lasciarlo andare, non poteva trattenerlo lì per sempre. Eppure non ce la faceva a chiudere così, senza prima aspettare la sua risposta. Cappie sospirò, fissandolo imbronciata, mentre riprendeva fiato per dirgli l'ultima cosa che le stava a cuore prima che l'altro parlasse.

E non chiamarmi bambolina...se è un insulto...
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Messaggioda Cyprus » 25/08/2013, 20:32

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Aveva detto tutto quello che sentiva di dirle per smuoverla, per farla sentire in colpa, per farle stringere il cuore in una morsa dolorosa: voleva che soffrisse all'idea di aver sbagliato tutto perché era così che una donna - ragazza, in questo caso - si poteva legare a sé, o perlomeno così gli avevano insegnato a fare.
E sapeva, dallo sguardo attonito di Caroline Priscilla, di aver colpito nel segno, fino in fondo, che avesse detto cose giuste o meno: era questo il bello delle persone buone, e la O'Neill evidentemente lo era, che si potevano ferire facilmente, molto più dei cinici o dei menefreghisti, come lui credeva di essere.
Stava dunque camminando per allontanarsi, quando la mano della Tassorosso raggiunse il suo braccio, costringendolo suo malgrado a voltarsi per incrociare lo sguardo di lei e capire cosa ancora avesse da dirgli.

Come puoi pretendere che io provi qualcosa per te senza neanche conoscerti?!

Non l'ho mai preteso.

Non so chi sei! Non so come sei! Non conosco nulla del tuo passato, figuriamoci del tuo presente!

Ed è per questo che ti ho chiesto di uscire con me... non potevo immaginare di ricevere, anzi, di non ricevere, un rifiuto da parte tua.

Volevo essere tua amica per conoscerti meglio, perchè...è così che si fa!

Dalle mie parti se t'interessa qualcuno provi a frequentarlo per conoscerlo meglio ma non come amico, semplicemente come un ragazzo che conosce una ragazza o viceversa... evidentemente qui le cose sono molto diverse.

Un commento dopo l'altro, senza sosta.
Seppur con la pacatezza che l'aveva contraddistinto fino a quel momento, Devo stava ribattendo ad ogni parola della Tassorosso, smontando ogni sua affermazione pezzo dopo pezzo con quella voce che manteneva un livello di atonicità quasi totale, come se non gli importasse veramente di quello che diceva o come se, per quanto lui sapesse che non fosse vero, stesse cercando di non far sentire la ragazza più in colpa di quanto già non si sentisse di suo.

Ti ho detto che mi dispiace per come mi sono comportata e tu...hai attaccato i miei amici, che in questa storia non centrano nulla! Se devi prendertela con qualcuno, prenditela con me, non con loro! Loro pensano al mio benessere e tu non puoi giudicarli per questo...

Attaccato i tuoi amici? Non credo di averlo fatto - replicò nuovamente l'americano, alzando le spalle con assoluta e tranquilla nonchalance - Mi sono solo attenuto ai fatti... e parte del motivo per cui non mi hai più degnato di uno sguardo è che non volevi creare loro problemi o pensieri, così hai detto poco fa.
Per te attenersi al concreto è sbagliato?


La logica, ecco l'arma fondamentale di Devo Nightmare: un'arma a doppio taglio in molti casi, ma in quel frangente gli permetteva di esporre, con una logica asettica quasi, il proprio punto di vista, un modo di vedere le cose secondo cui se Cappie era felice nel vedere l'americano ed evitava di farlo anche per non dare pensiero agli amici, allora erano colpevoli, semplicemente.

Mi dispiace Devo...mi dispiace per tutto, per come mi sono comportata e per averti ferito...io sono disposta a frequentarti, ma come quella volta nell'Osservatorio, non posso garantirti nulla su come si evolveranno i miei sentimenti. Non voglio frequentarti perchè voglio mettermi insieme a te ma perchè...mi piaci come persona e credo che potrebbe nascere un bel rapporto...

Non te l'ho chiesto allora, e non te lo sto chiedendo ora.
Ma frequentare una persona perché potrebbe nascere qualcosa e frequentarla da amico sono due cose molto diverse: la prima è ciò che voglio io, una frequentazione che potrebbe portare a qualcosa di più profondo o ad un'amicizia... la seconda, partire direttamente da amici... no, grazie.


Pacato ancora, come sempre, ma al tempo stesso molto diretto, sincero, schietto.
Si prese qualche secondo di pausa dopo quelle parole, poi sorrise leggermente mentre si leccava il labbro superiore, come se si fosse reso conto solo in quel momento di una cosa importante.

La tua pelle... è molto buona.

Sussurrò alla Tassorosso, gli occhi che brillarono per qualche secondo quando sentì il successivo commento della ragazza in merito al soprannome che Devo le aveva dato.

E non chiamarmi bambolina...se è un insulto...

Se dovessi insultarti, credimi, userei parole molto meno dolci di questa.
Non è un insulto, è il mio modo speciale di chiamarti... solo te.


Bugia, per lui ogni donna interessante era una bambolina, ma lei non avrebbe mai potuto saperlo e in effetti, se avesse mai per assurdo chiesto ai compagni di Devo se avesse mai chiamato qualcuna così, la risposta sarebbe stata negativa.
Un modo per farla sentire speciale, nonostante tutto.

Mi tocca andare ora, mi staranno aspettando.
A presto, bambolina... fatti sentire.


E questa volta si sarebbe allontanato davvero da lei, per raggiungere il resto del gruppo americano: aveva fatto tutte le sue mosse, almeno per il momento... doveva essere la Tassorosso, ora, a sporcarsi un po' l'anima per raggiungerlo... e se l'avesse fatto, avrebbe potuto stare certa che Nightmare l'avrebbe portata all'Inferno.
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Messaggioda Caroline Priscilla » 25/08/2013, 21:43

Non l'ho mai preteso.
Ed è per questo che ti ho chiesto di uscire con me... non potevo immaginare di ricevere, anzi, di non ricevere, un rifiuto da parte tua.
Dalle mie parti se t'interessa qualcuno provi a frequentarlo per conoscerlo meglio ma non come amico, semplicemente come un ragazzo che conosce una ragazza o viceversa... evidentemente qui le cose sono molto diverse.


Botta e risposta. La loro conversazione era un susseguirsi di frasi veloci e schiette, che tentavano di prevalere sulla ragione e la logica dell'altro. Ed in questo match era la Tassorosso a perdere. Cappie si era lasciata andare alla rabbia che aveva sentito montarle dentro, per le parole che l'americano le aveva rivolto in precedenza. Ma adesso, mentre lui rispondeva calmo ad ogni sua protesta, sentiva sempre di più scemare le proprie ragioni, non riuscendo a trovare un punto da ribattere. Era in balia della sua logica e del suo sguardo, che cercavano di comunicarle quanto lui ci tenesse a lei e quanto lo avesse ferito nel profondo il suo rifiuto di dargli una possibilità [Intuito(S): 4]. Già, la tassetta era ancora troppo inesperta per comprendere appieno il piano del musicante, che tutto voleva da lei fuorchè amarla veramente.

Attaccato i tuoi amici? Non credo di averlo fatto
Mi sono solo attenuto ai fatti... e parte del motivo per cui non mi hai più degnato di uno sguardo è che non volevi creare loro problemi o pensieri, così hai detto poco fa.
Per te attenersi al concreto è sbagliato?


Ma sono stata io a comportarmi così! Loro non mi hanno proibito nulla...

Rispose imbronciata, non volendo almeno su quel punto dargliela vinta. Per lei i suoi compagni del Coro non avevano colpe sul suo comportamento. Aveva deciso tutto quanto da sola, aveva agito da sola e non li avrebbe mai accusati nè di fronte a lui nè di fronte a nessun altro. Erano meravigliosi e se lei si preoccupava per loro cosa c'era di male? Certo, aveva fatto un torto ad un'altra persona, ma era lì proprio per rimediare al suo sbaglio, suo e di nessun altro.

Non te l'ho chiesto allora, e non te lo sto chiedendo ora.
Ma frequentare una persona perché potrebbe nascere qualcosa e frequentarla da amico sono due cose molto diverse: la prima è ciò che voglio io, una frequentazione che potrebbe portare a qualcosa di più profondo o ad un'amicizia... la seconda, partire direttamente da amici... no, grazie.


Avevano esaurito gli argomenti. Cappie si sentiva esausta dopo quello sfogo, ma adesso sembrava aver compreso meglio il punto di vista dell'americano. No, non aveva torto a dire quelle cose, che mostravano ampiamente la loro logica di fondo. Ma come riuscire a venirgli incontro, senza rischiare di ferirlo? Devo sembrava intenzionato a rischiare il tutto e per tutto, lei invece? Lei aveva paura di soffrire, una paura che derivava dal dolore che stava vivendo in prima persona in quel momento.

La tua pelle... è molto buona.

La ragazza lo fissò arrossendo di colpo, torcendosi le mani e non sapendo cosa rispondergli. Sembrava tipico dell'americano riuscire a metterla in imbarazzo con la velocità di uno schiocco di dita. Scosse la testa, assumendo poi uno sguardo imbronciato preferendo cambiare discorso e parlare invece del nomignolo che le aveva dato. Nomignolo che la tassetta non sapeva se prendere come insulto o complimento.

Se dovessi insultarti, credimi, userei parole molto meno dolci di questa.
Non è un insulto, è il mio modo speciale di chiamarti... solo te.


Ah...grazie...

Qualcosa si contrasse all'altezza dello stomaco, una stretta piacevole e intensa che la Tassorosso non riuscì a comprendere bene. Ancora una volta, Devo la stava facendo sentire speciale, con le sue parole e con il suo modo di fare e lei, ancora una volta, non sapeva che cosa rispondere esattamente.

Mi tocca andare ora, mi staranno aspettando.
A presto, bambolina... fatti sentire.


Si...fai buon viaggio!...
...Devo...


Lo guardò voltarsi e andarsene via da lì, lasciandola sola con i suoi pensieri. Avrebbe voluto poter fare qualcosa, rincorrerlo, stringergli la mano ancora una volta, sentire il suo tocco caldo e lieve. Eppure la Tassorosso rimase immobile, con un sapore amaro in bocca, come se non tutto fosse stato detto. Cappie rimase lì a fissarlo, fino a quando non scomparve dalla sua vista, mentre il vento le accarezzava i capelli, facendoli ondeggiare intorno al suo volto attonito. Qualcosa l'aveva turbata, ma la Tassorosso non riusciva a compredere se fossero state le parole di Devo o la sua imminente partenza.Tutto ciò che voleva in quel momento era di starsene da sola per conto suo. Ritornò quindi a prendere i suoi libri, lasciati sotto l'albero, sedendosi sotto le sue fronde color oro e fissando il cielo pensierosa.

[Fine Role]


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Messaggioda Jeremiah » 06/04/2014, 0:13

| Giardino interno, all'ombra di un albero | Ore 16:03 |

Che posto strano quel castello: nemmeno la Cyprus offriva spazi tanto ampi e naturali; su questo non c'era dubbio su quale delle due preferisse. La sua scuola poteva disporre di tutto il comfort possibile e inimmaginabile, ma lui aveva avuto bisogno proprio di quello, ma si era accontentato sempre di una panchina solitaria o di un posto lontano da sguardi indiscreti.
Ad Hogwarts non si era sforzato di cercarlo, quella era la scuola che faceva per lui, un vero peccato non averci studiato. Il professore di Storia della Magia, Jeremiah Murray, era uscito all'aria aperta nel primo pomeriggio proprio per godersi l'arrivo della primavera con i suoi fiori e il suo primo sole dopo un lungo inverno gelido; non che a lui il freddo dispiacesse, anzi, per chi lo conosceva davvero a fondo sapeva che amava l'inverno, proprio per quello aveva scelto uno spiazzo sotto un albero abbastanza grande da far ombra per alcuni metri sul prato verde, in modo da potersi godere quella tenue freschezza in tranquillità.
Indossava una camicia color carta da zucchero e una giacca verde trifoglio. Sul capo indossava un cappello - un borsalino - che gli conferiva un'aria al contempo elegante e sportiva se si considerava il complesso. Si poggiò con la schiena su un tronco tagliato poco distante dall'albero, in modo da trovare una posizione confortevole per stendersi e guardare tra i piccoli spazi tra una foglia e l'altra, lì dove filtrava il sole e a chiazze riscaldava debolmente il suo viso.

Immagine

Il canto degli uccelli era l'unico elemento di disturbo della quiete del posto, anche se il complesso risultava armonioso: forse fra un'ora il posto sarebbe stato pieno di studenti e allora se ne sarebbe dovuto andare (non amava farsi soprendere in quegli atteggiamenti poco professionali dai suoi alunni).
Chiuse gli occhi e rilassò la smente, sgombrandola da ogni peso: avvertì una sensazione di sollievo. Sentiva l'Acqua scorrere dentro di se, placida, piatta, come l'acqua di un lago.
Se solo avesse saputo che di lì a poco una graziosa ragazza avrebbe potuto notarlo sarebbe stato più cauto, ma i sensi si assopirono e così anche la mente, le palpebre calarono sulle iridi grigie, stanche e poi si addormentò: un riposo che avrebbe potuto essere interrotto dal minimo rumore.

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Messaggioda Phoebe » 06/04/2014, 15:20

§ 4 Marzo 2108 - ore 16.21 §


Stava iniziando ad abituarsi, tutto sommato.
Era stato difficile, all'inizio, a tratti anche irritante: nuovi ritmi da seguire, nuovi orari da ricordare, nuove regole da rispettare. Per lei, abituata ad essere autonoma ed indipendente in tutto e per tutto, a non dover mai chiedere il permesso per fare qualcosa, era stato stressante inizialmente contenere la propria quotidianità e plasmarla secondo le esigenze che la scuola richiedeva.
Aveva lottato, contro se stessa e la parte di sé, fomentata dal Vento, che le suggeriva di lasciar perdere tutto e tornare ad un ambiente a lei più consono, come le riserve naturali doveva aveva vissuto per anni.
Ma lì c'era Lindë, la sua Sempreverde, e anche Rebecca, la sua migliore amica di un tempo - con cui aveva ancora avuto poco modo di parlare approfonditamente - ed inoltre non avrebbe potuto scappare per sempre dal resto del mondo; ripensando a com'erano stati felici i suoi genitori quando aveva comunicato loro di essere stata assunta ad Hogwarts, si era resa conto che doveva provarci un po' di più, con maggiore volontà.
Aveva messo dunque a tacere il proprio Elemento, riprendendo il controllo di sé, e aveva cominciato ad abituarsi a quei nuovi modi di fare, così da farli diventare una sua routine: ora non le riusciva più tanto difficile essere pronta in tempo per la cena, o mangiare insieme ai colleghi. Stava persino iniziando a ricordare i nomi dei propri studenti, ed era divertente, a volte, vedere le loro facce incredule quando portava a lezione una Creatura particolarmente strana o interessante.
Quel pomeriggio, però, non aveva lezione, per questo Phoebe si era decisa a concedersi una passeggiata in giardino, così da rilassarsi e respirare un po' d'aria fresca: alcuni uccellini le svolazzavano intorno, cinguettando e salutandola, riconoscendo nel suo spirito la forza di un Elemento che le apparteneva fin dalla più giovane età - fatto raro, soprattutto tra i Terran.
La Luna era all'inizio del suo percorso per diventare piena, quindi la variazione sul suo umore era minima al momento… per questo si era detta che non sarebbe successo nulla di male se anche avesse incontrato qualcuno - professore o allievo che fosse.
Un vestiario semplice per lei, che di rado mostrava la sua piena femminilità: pantaloni di lino, ballerine di stoffa ai piedi, ed una maglia con maniche a tre quarti, morbida, tutto di colore chiaro e dall'aria fresca; a completare il tutto, capelli sciolti e sguardo penetrante per la Terran più "libera" che ci fosse in Gilda, o quasi.

Immagine


Non si era accorta di non essere sola, quel pomeriggio: gli studenti erano quasi tutti a lezione, oppure nelle loro sale comuni a chiacchierare e ripassare - non escludeva che alcuni fossero anche in Sala Grande, per la merenda - ma fu il Vento dentro di lei a farle intendere la presenza di una seconda persona, in quel perimetro: essendo Phoebe all'ultimo stadio del suo Elemento, era in grado di percepire l'Acqua che scorreva nel collega di Storia della Magia, ancora sconosciuto per lei. Egli, al contrario, essendo al secondo stadio, quello del Lago, ancora non riusciva a cogliere l'Elemento della ragazza - una capacità che si otteneva dal quarto grado in poi.
Poco male, comunque, perché Phoebe non vedeva motivo di non andare d'accordo con un Acuan: lavorava per il bene del Conflux, come lei, erano un po' come due parenti alla lontana in un certo senso.
Lo individuò seguendo la scia del Vento, ma le pareva che stesse riposando e dunque non voleva avvicinarsi troppo e disturbarlo: gli uccellini intorno a lei, invece, non sembravano affatto intenzionati a fare silenzio, e questo forse avrebbe comportato il risveglio dell'Acuan.
Nel caso in cui effettivamente ciò fosse avvenuto, Phoebe avrebbe aperto le labbra ad un lieve sorriso di scuse, avvicinandosi a quel punto all'altro con un passo leggero, quasi inconsistente sul terreno - e come poteva essere altrimenti, con ciò che governava il suo spirito?

Mi dispiace averti svegliato… ho tentato di farli stare in silenzio, ma non c'è stato verso.
Sei uno dei miei colleghi, vero? Se ricordo bene… Storia della Magia.


Anche quella per lei era una novità, rapportarsi con persone che non fossero della sua Gilda - né ovviamente animali - ma le sembrava che, come inizio, fosse piuttosto buono.

Phoebe Chamberlain, professoressa di Cura delle Creature Magiche…
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Messaggioda Jeremiah » 06/04/2014, 17:49

Incredibile, si era addormentato sul prato del giardino: un posticino tranquillo in effetti. Non era da lui lasciarsi andare ai riposi pomeridiani all'aperto. Nonostante il cinguettio degli uccellini che volteggiavano felici da un albero all'altro, era riuscito ad addormentarsi, probabilmente perché la fatica era tanta da spingerlo a dormire anche nel bel mezzo di una fiera babbana. Si era abituato all'odore del prato e del terriccio, amava l'odore della terra, soprattutto dopo la pioggia. Nonostante la spigolosità del tronchetto sul quale era poggiato era riuscito lo stesso a trovare comodità. Aveva fatto un sogno confuso: una serie di eventi scollegati fra loro, ambigui. L'oramai lontano canto degli uccelli si era fatto via via più vicino ed era divenuto difficile fare finta di nulla: le palpebre vibrarono prima di aprirsi debolmente, molto lentamente: le iridi chiare furono per un momento accecate da un raggio di luce che ricadeva proprio all'altezza degli occhi, che si richiusero automaticamente per un paio di volte, prima che si abituassero nuovamente alla luce. Sospirò appena, come rassegnato e cercando di riflettere sugli eventi che erano appena trascorsi nella sua testa, durante il sonno. Fece leva sui palmi della mani e sollevò il busto per poi passarsi una mano sul viso e poi sui capelli ora disordinati: il cappello era un po più distante - probabilmente gli era caduto dal capo mentre dormiva - ma la sua attenzione fu distratta da quella solita impressione che lo colpiva quando si sentiva osservato: in un posto tanto solitario era molto più facile avvertire la presenza di un'altra persona. Dunque si voltò, notando con la coda dell'occhio una seconda figura: la ragazza gli restituiva lo sguardo e lui, un po assonnato com'era, non sapeva se fosse vero o solo frutto della sua mente assonnata: gli rivolse un sorrisino, quasi per scusarsi di averlo svegliato: quando si avvicinò comprese che non stava ancora sognando.
Man mano che si avvicinava poté studiarla meglio - sempre nei limiti della lucidità - il suo passo era leggero sul terreno e aveva un corpo niente male. Quando gli fu davanti la studiò in viso: i lineamenti particolari e delicati al contempo, incorniciavano due occhi nocciola, molto chiari: sarebbe valsa la pena vederla arrabbiata solo per ammirarne la bellezza in preda all'ira.

Mi dispiace averti svegliato… ho tentato di farli stare in silenzio, ma non c'è stato verso.
Sei uno dei miei colleghi, vero? Se ricordo bene… Storia della Magia.


Jeremiah Murray - disse rialzandosi, per poi pulirsi le mani impolverate sui fianchi e notare che il timbro della voce era ancora "assonnato" - Che figuraccia...

Disse portandosi velocemente una mano davanti la bocca, per poi grattarsi la testa leggermente imbarazzato. Non proprio quella che si potesse chiamare buona impressione, ma avrebbe trovato il modo per riparare, non che si sarebbe sforzato per farlo: per quanto era sfacciato e naturale, Phoebe avrebbe conosciuto fin da subito la sua personalità e il suo carattere e avrebbe potuto decidere se rivalutarlo oppure lasciargli la prima etichetta, sempre se era un tipo da etichette; la sua prima impressione in merito alla professoressa di Cura delle Creature Magiche era sicuramente positiva: ovviamente era un'impressione legata all'aspetto fisico.
I suoi occhi avevano un qualcosa di affascinante, Jeremiah trovava piacevole guardarla negli occhi, ma il suo modo di fare non era così evidente e invadente, pertanto l'Allevatrice non si sarebbe sentita uno sguardo fisso addosso.

Phoebe Chamberlain, professoressa di Cura delle Creature Magiche…
Piacere di conoscerti!


Ho sentito parlare di te, ma penso che sarebbe stato un piacere se non mi avessi sorpreso a dormire sotto l'albero del giardino... ma troverò il modo per rimediare.

Disse infine, ridendo appena per poi passare un'altra volta la mano nei capelli, scompigliandoli appena: la sua intenzione era quella di dar loro un'ulteriore sistemata - magari riacquistare qualche punto - ma non ottenne il risultato sperato, tuttavia era certo che non dovesse avere un brutto aspetto con i capelli alla rinfusa. Non si era mai comportato in quel modo, notava una punta di agitazione nel suo comportamento: sentiva che l'Acqua al suo interno era rimasta piatta, dunque non sapeva a cosa fosse dovuto. Forse conoscere una nuova persona? Ma da quando? Quello era un problema superato da tempo, eppure era proprio Phoebe Chamberlain la causa di quel subbuglio: probabilmente per la situazione imbarazzante, o forse quello era uno dei motivi; era evidente che Phoebe era una ragazza carina, dunque si comportava in quel modo inconsciamente: era abituato a fare sempre una bella impressione sulle ragazze che riscuotevano interesse in lui dal punto di vista estetico.

Vai di corsa? Altrimenti potremmo fare un giro per il Giardino...

Avanzò quella proposta seguendo l'istinto: un comportamento che non aveva mai avuto; di solito aspettava che fosse l'interlocutore a prendere quel genere di iniziative, un po perché si sentiva donare attenzioni e quindi non poteva che provare una sorta di piacere. Si accorse dell'errore - se così poteva chiamarlo - non appena l'ebbe commesso: lì per lì non gli parve una cattiva idea, dunque sorrise compiaciuto e se lei avesse accettato avrebbero fatto due passi nei dintorni: imprevedibile Murray.
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Messaggioda Phoebe » 06/04/2014, 20:47

Non aveva mai avuto occasione di parlare con Jeremiah, prima: l'aveva visto spesso in Sala Grande, ed incrociato ogni tanto per i corridoi, ma non si erano mai fermati e presi del tempo per conoscersi. Non dava certo la colpa all'altro, lei per prima non aveva mostrato, da quando aveva messo piede nel Castello, chissà quali doti di socializzazione, o una spiccata volontà di diventare amica dei suoi colleghi; si poteva dire che la mancanza era stata da parte di entrambi, ma il Conflux - e poteva parlare di esso per entrambi - pareva averli messi sulla strada per rimediare a quella situazione d'ignoranza reciproca.
Tuttavia si dispiaceva di averne turbato il sonno, seppur non fosse stata propriamente lei l'artefice del suo risveglio quanto più gli uccellini che le cinguettavano allegramente intorno, disegnando figure immaginarie solo per attirarne l'attenzione: il Vento in lei era un richiamo talmente forte da essere del tutto riconoscibile per loro, che quasi vedevano in Phoebe una sorta di sorella maggiore - e quanto mai bizzarra.

Jeremiah Murray. Che figuraccia...

Sorrise, la Chamberlain, non con l'intento di prenderlo in giro, bensì con divertita cordialità: non credeva che lui avesse fatto una brutta figura, dopotutto quel luogo era talmente tranquillo, silenzioso e piacevole che effettivamente il sonno veniva conciliato non poco. Per questo il sorriso le si ampliò sul volto, abbastanza delicato da stemperare l'imbarazzo che il giovane uomo provava ma sempre e comunque fermo, deciso come la personalità di colei a cui apparteneva.
Si presentò all'altro, palesando dunque la propria identità con semplicità e forse un poco di stranezza al pensiero di definire se stessa come una docente del Castello di Hogwarts, lei che non si etichettava mai - e che al massimo veniva considerata come Allevatrice.

Ho sentito parlare di te, ma penso che sarebbe stato un piacere se non mi avessi sorpreso a dormire sotto l'albero del giardino... ma troverò il modo per rimediare.

Spero che i commenti, ovunque tu li abbia sentiti, fossero positivi. - commentò Phoebe, scuotendo leggermente il capo - Posso capirti, questo luogo ora è talmente calmo e rilassante che verrebbe spontaneo chiudere gli occhi… - lo rassicurò, mentre gli uccellini continuavano a girare loro intorno.

Non si sentiva particolarmente a disagio, come magari era successo con altri colleghi, nel parlare con lui, forse grazie all'Elemento che gli scorreva in corpo e che lei riusciva a percepire: non era lo stesso di quello che alimentava l'animo di lei, ma la sua presenza le faceva comunque capire di avere di fronte qualcuno che lottava per il Conflux, che aveva accettato quella missione tanto quanto lei, perciò in qualche modo… si capivano.

Vai di corsa? Altrimenti potremmo fare un giro per il Giardino...

In realtà non ho lezione oggi, quindi sono libera… mi fermo volentieri con te.

Rispose Phoebe, sentendo di potersi permettere quella decisione perché ancora la Luna non influenzava troppo il suo essere: non si stava concedendo a lui come fosse chissà quale persona importante, ma in altre circostanze, in altre fasi lunari, avrebbe forse dovuto declinare l'invito e rimanere sola, per sicurezza degli altri e propria tranquillità; in tal senso, a Jeremiah era andata bene, era il momento giusto per conoscerla.

Sei un nuovo acquisto di Hogwarts anche tu, vero? La Preside mi ha detto che noi due eravamo gli ultimi arrivati... - commentò la giovane donna, prendendo a camminargli di fianco con le mani dietro alla schiena, le dita intrecciate tra loro.

Il passo era leggero e morbido sul terreno, come se il Vento l'alzasse dalla superficie di qualche millimetro così da farle solo sfiorare l'erba sotto di sé: in realtà le impronte le lasciava come qualsiasi altro essere umano, ma rispetto a coloro che Terran del Vento non erano, c'era in lei una maggiore delicatezza che forse l'Acuan avrebbe notato, o che forse sarebbe passato come un dettaglio trascurabile, poco importava.
Si guardò intorno, la Licantropa, e solo quando fu sicura che fossero soli si permise di commentare la loro vicinanza elementale, usando però la lingua delle Gilde cosicché, comunque, nessuno potesse capirli.

Finora avevo conosciuto solo una Acuan tra i miei colleghi… è un piacere scoprire ora che ce n'è anche un altro. - gli disse dunque nella lingua che entrambi avevano studiato nei rispettivi villaggi, e facendo ovviamente riferimento alla collega di Pozioni, Martha Bennet - Io sono protetta dal Vento, comunque. Spero che andremo ancora più d'accordo, ora, per il bene del Conflux. - concluse, con un bel sorriso sulle labbra.
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