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Boschetto Nascosto

Messaggioda Elbeth » 29/07/2013, 12:01

Tanto lavoro. Chiunque può ottenere la fiducia di chiunque. Nyssa è stata solo più...ostica. Non voleva avere a che fare con me. Mi misi davanti alla sua porta e stetti lì per tre giorni e tre notti. Al quarto giorno mi lanciò dalla finestra del cibo. Ovviamente non voleva farmi morire di fame nella sua foresta. Da quel giorno, ogni giorno mi dava da mangiare e da bere. Infine, mi fece entrare in casa.

E se uno non ci riesce ad ottenerla… la fiducia intendo. Casomai non ne è in grado…

La voce di Elbeth era quasi un sussurro. Non sapeva come mai, ma il tranquillo professore di Cura le ispirava fiducia e comprensione e le veniva spontaneo parlare con lui, a cuore aperto. Quasi potesse sentire veramente il suo cuore, la sua anima. Ed in quel momento la sua anima era in subbuglio. I riferimenti che aveva l’anno prima le erano venuti meno (Richard), quelli nuovi che aveva trovato erano improvvisamente spariti (Steve) e quelli ancor più recenti la avevano sorpresa con sentimenti che non aveva mai considerato fino ad ora (Jorge).
Alla sua domanda sull’amore espresso o inespresso, Simon McDullan le rispose serio. La ragazzina voltò il capo a fissarne il profilo: era sereno, ma concentrato, non balbettava, sembrava comprendere appieno i turbamenti dell’anima e riusciva a dare un nome alle cose, ad ordinare quel caos emotivo che le appesantiva il cuore. Il sole stava tramontando: la luce rossastra sembrava agevolare riflessioni e confidenze. Sembrava avvolgerli con dolcezza, tingendo il mondo intorno a loro di un altro colore più caldo, più rassicurante.
Così le parole di Simon, vennero percepite dal cuore di Elbeth.

Non serve dimostrarlo. Elbeth l'amore è come un atto di fede. Dobbiamo crederci. Io...voglio credere! A volte è impossibile dimostrarlo a parole o con fatti concreti. Uno sguardo, una parola, un gesto. Questi sono segni dell'emozioni delle persone. L'amore è una di queste emozioni. Hai mai notato come alcune persone ti vedono con un determinato sguardo ed altri con uno completamente diverso?

La ragazzina fece cenno di sì con la testa.

Quando sarà il tempo di dimostrarlo con i fatti, coloro che ti amano metteranno anche in pericolo loro stessi per te. Ma per il momento, bisogna credere ed esserne certi. Il dubbio ti attanaglia l'animo lo so, ma è quello che ti fa stare così male.

Crollò il capo, quasi sconfitta. McDullan aveva ragione: andava dimostrato con i fatti. Quindi se quei fatti non c’erano… La conclusione si traeva da sola, ampliando a dismisura la sua delusione. Ma questo il professor McDullan non poteva saperlo.

Allora...vuoi dirmi chi ti fa soffrire?

I miei genitori…

Gli confessò in un sussurro. Quella strana conversazione così intima, si stava svolgendo quasi come un bisbiglio, almeno da parte di Elbeth. Come spiegargli che le delusioni in quel periodo di erano susseguite senza sosta e che quella era stata solo la goccia che aveva fatto traboccare il vaso? L’ennesima volta in cui venivano meno alla parola data e che quindi, nei fatti, le dimostravano di non tenere a lei abbastanza?

Le vacanze. Anche quest’anno non le passeremo insieme…

Forse il fatto, in sé e per sé, poteva sembrare una sciocchezza, ma per lei…
Nella sua affermazione c’era tutto il dolore e la tristezza di essere stata “abbandonata” e proprio da chi meno si aspettava.

Dovrei esserci abituata. Non è la prima volta che accade. Invece non ci si abitua…

Ammise con amarezza e una punta di orgoglio ferito.
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Messaggioda Simon » 29/07/2013, 22:37

E se uno non ci riesce ad ottenerla… la fiducia intendo. Casomai non ne è in grado…

Le parole di Elbeth raggiunsero le orecchie dello scozzese. Facile avere quei pensieri dopo una grande delusione. Il professore si umettò le labbra. Anche lui ebbe gli stessi dubbi della piccola grifa. Se avesse avuto qualcuno accanto alla quale confidare le proprie debolezze, forse sarebbe stato un uomo diverso. Un cenno di diniego con la testa. Il passato ormai era passato non si poteva fare niente. Gli occhi verdi di Simon si mossero verso la testa della ragazza. Il suo sorriso ormai era fisso sul suo volto. Voleva rassicurarla. Non desiderava lasciarla nel dubbio, anche se ciò era quasi inevitabile. Semplicemente voleva farla stare meglio, come non riuscirono a fare con lui tempo addietro.

Ecco il problema di voi ragazzi d'oggi! Pensate sempre alla conseguenza negativa! Dovresti farti un'altra domanda: "e se riesci ad ottenerla?" Tutti siamo in grado! Elbeth tira fuori il grifone che è in te!

La mano si mosse verso la sua spalla, forse voleva stringerla dolcemente per infonderle un po della sua energia positiva, il tutto stava alla decisione di Elbeth, se lasciarglielo fare o no. Fatto questo ritirerebbe la mano e si rimise nella sua posizione originaria. Osservava il Solo crogiolarsi tra le foglie del boschetto nascosto. Voleva quasi partecipare a quel discorso, un discorso che stava aiutando Simon a capire meglio le emozioni della signorina Queen ed i suoi pensieri.

I miei genitori…
Le vacanze. Anche quest’anno non le passeremo insieme…
Dovrei esserci abituata. Non è la prima volta che accade. Invece non ci si abitua…


Eccolo quale era il problema. Simon fece un cenno d'assenso, aveva capito bene perché la grifa soffrisse così tanto. Lui aveva optato per un amore non corrisposto ma, in fondo, lui che ne poteva sapere? Si strinse nelle spalle andando a chiudere gli occhi. Si morse le labbra come per riflettere su qualcosa. Su questo purtroppo non aveva tantissimi aneddoti. In fondo fu lui ad allontanarsi dalla sua famiglia, non il contrario. Infine sorrise, sorrise pensando alla sua Stella Rossa. Sua sorella era la persona che più gli mancava, il suo brio, il suo modo di porsi...Courtney era la metà di Simon, era il suo lato socievole, l'altra faccia della medaglia.

Sai...

Cominciò a dire appoggiando la schiena all'albero osservando in alto. Fissava un punto qualsiasi. Rimase in silenzio come ad organizzare meglio le parole. Stava cercando il modo di spiegarle la verità, o almeno, quello che per lui era la verità. Fece un respiro profondo continuando a sorridere. Era proprio una bella serata e Simon non poté fare a meno di accorgersene. Il cielo privo di nuvole, il Sole così luminoso, tutto raccontava di una giornata fantastica.

Anche io, per più di una decade, non ho passato le vacanze con la mia famiglia. Ero sempre io a disdire all'ultimo per impegni e per decisioni prese all'improvviso. Courtney, mia sorella, non mi volle parlare quando mi presentai a casa. Mi odiava per essere sparito così tanto tempo. Come biasimarla... Alla fine riuscì a parlarle. Aveva uno sguardo così duro nei miei confronti e quando aprivo bocca lei gonfiava le guance stizzita! Era davvero adorabile! Mi disse una frase, me la ricordo ancora : "Tu non vuoi passare le vacanze con noi perché non ci vuoi bene!"

Un attimo di silenzio. Gli occhi divennero lucidi. Ricordarsi la piccola sorella. Invece adesso si stava quasi per diplomare in una scuola babbana. Il tempo passava davvero tropo velocemente, le tante opportunità di Simon perse come granelli di sabbia in un pugno.

Mi sentii davvero male dopo quella frase. Ma non era così, io amavo la mia famiglia più della mia stessa vita! E questo potrebbe essere anche il tuo caso Elbeth. I tuoi genitori possono non esserci, ma non vuol dire che non ti amino, anzi. Devi solo aver fiducia in loro. Normale che tu stia male per questo. Nessuno ci si abitua. Ma sappi che non sei l'unica a starci male. Anche i tuoi genitori lo sono per non passare le vacanze con te! Ne sono più che certo!

Concluse così il suo discorso. Si umettò le labbra. Anche lui avrebbe passato le vacanze da solo. I genitori si erano smaterializzati chissà dove per festeggiare le loro nozze d'argento, Katherine avrebbe lavorato tutto il periodo natalizio e Courtney sarebbe stata in vacanza a Dublino con le amiche. Fece un respiro profondo e poi fece un grande sorriso verso la ragazza.

Ho trovato! Visto che anche io non posso essere con la mia famiglia, Perchè non la passiamo insieme le vacanze? Ho un appartamento a Londra! Ovviamente se i tuoi genitori sono d'accordo!

Concluse così quell'invito un po' strano. Forse aveva accelerato i tempi ma non voleva vedere una sua studente stare così male. Simon stesso si rintanava in quel boschetto nascosto per estraniarsi dal Mondo che lo circondava. Purtroppo lui però non ebbe un professore che poteva aiutarlo e con cui si poteva confidare. Non voleva che Elbeth provasse lo stesso dolore che aveva provato lo scozzese.
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Messaggioda Elbeth » 30/07/2013, 14:13

Ecco il problema di voi ragazzi d'oggi! Pensate sempre alla conseguenza negativa! Dovresti farti un'altra domanda: "e se riesci ad ottenerla?" Tutti siamo in grado! Elbeth tira fuori il grifone che è in te!

Punta nel proprio orgoglio la ragazzina si tirò immediatamente su con le spalle, proprio nel momento in cui il professore la toccò. Voltò il capo verso di lui, sorridente.
Ha ragione...
Ascoltare, poi le sue confidenze fece il resto. La bimba lo ascoltò assorta, paragonando la sua esperienza a quella di McDullan, fino all'imprevedibile epilogo.

Ho trovato! Visto che anche io non posso essere con la mia famiglia, Perchè non la passiamo insieme le vacanze? Ho un appartamento a Londra! Ovviamente se i tuoi genitori sono d'accordo!

Si voltò a guardare sorpresa Simon McDullan.
Sbagliava o sembrava felice anche lui di quel programma natalizio?
Le aveva veramente detto di passare le vacanze insieme?
Perchè no? - pensò tra se e se.
Come le aveva detto prima? Di tirare fuori il grifone che era in lei?
Era vero. Il carattere deciso dei Grifondoro le apparteneva come caratteristica, non era da lei lasciarsi andare così.
Forse era stato il periodo un po’ impegnativo, il rientro a scuola con delle condizioni che erano cambiate ed un certo Delfino che aveva pensato bene di sconvolgerla ancor di più, ma il suo carattere indipendente e deciso doveva venir fuori.
Probabilmente era stata la sensibilità del professore di Cura a farla sentire a suo agio e le sue parole di incoraggiamento.
Forse aveva ragione lui.
Nonostante le apparenze, i suoi genitori le volevano bene, solo avevano un modo diverso di dimostrarlo e forse anche loro avrebbero sofferto per la separazione forzata.
Il giovane insegnante era stato sincero con lei. Elbeth lo fissò grata ed ammirata allo stesso tempo.
Non l’aveva solo consolata: l’aveva trattata da adulta e le aveva spiegato come potevano stare le cose. Un altro punto di vista. Era quello che le serviva per non vedere tutto nero.
Forse anche il resto avrebbe trovato la sua giusta collocazione.
Forse anche ad altro c’era rimedio o c’era un altro punto di vista, da cui le cose sarebbero apparse in modo diverso.

La ringrazio… - gli sussurrò grata - … chiederò ai miei genitori il permesso, ma essendo lei un mio professore, non penso avranno problemi. La vita ad Hogwarts mi piace, ma passarci le vacanze… Insomma sarei più felice di passarle da lei!

Concordò entusiasta.
Il sole era ormai tramontato, lasciando indietro solo il colore rossastro a tingere i monti e le valli in lontananza. Elbeth sorrise, godendo ancora di quello spettacolo e del silenzio che naturalmente si era creato con il timido professore di Cura.
Il suo cuore, ora, era un po’ più leggero.
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Messaggioda Simon » 05/08/2013, 0:37

La ringrazio…
chiederò ai miei genitori il permesso, ma essendo lei un mio professore, non penso avranno problemi. La vita ad Hogwarts mi piace, ma passarci le vacanze… Insomma sarei più felice di passarle da lei!


Fece un sorriso alla ragazza. Almeno era riuscito a farla stare meglio. Si morse il labbro inferiore, la sua casa non sarebbe stata più il suo luogo di solitudine, fredda e inospitale. Ci sarebbe stato un bell'albero addobbato. La musica natalizia avrebbe preso possesso dell'abitazione. Di solito Simon passava il Natale insieme alla sua famiglia. Quell'anno sarebbe stato diverso. Aveva già organizzato di ritirarsi da solo nel suo monolocale a Fortis Green, da solo, festeggiando con un buon tè caldo la notte nella quale doveva passare St. Claus a portare i regali ai bambini buoni. Osservò per bene Elbeth, certo, avere lei in giro per casa avrebbe ravvivato l'atmosfera. Osservò infine il cielo farsi in fiamme. Si stava facendo tardi ed era quasi il momento di presentarsi in Sala Grande per poter prendere posto alla tavolata della cena. Simon dal canto suo si alzò in piedi, sistemandosi i pantaloni un poco sporchi di erba e terra. Si girò verso la Grifa con il suo solito sorriso solare. Lentamente tese la mano verso di lei.

Bene allora, e puoi dire ai tuoi genitori che se vogliono parlarmi io sono sempre disponibile! Vieni su, altrimenti Monique ci farà una bella ramanzina per aver fatto tardi alla cena!

Disse ridacchiando. Rimase così fermo, attendendo che la ragazza decidesse di alzarsi e di sistemarsi. Non mancava tanto tempo alla riunione in Sala Grande. Simon dal canto suo era soddisfatto e felice di essere stato d'aiuto ad una sua studentessa, una delle più promettenti doveva dire. i suoi occhi verdi erano fissi su Elbeth. Non sapeva se avrebbe passato il Natale con lei, ma vederle quel sorriso sul viso era uno dei più bei regali che avesse mai ricevuto. Si è sentito utile, degno della sua carica da professore. Ora il Boschetto Nascosto non era solo il luogo preferito da Simon, un'altra persona si era presentata in quel loco e quella era Elbeth Queen. lo scozzese sperava, in cuor suo, che anche la natura in sé potesse aiutare la ragazza a diradare la nebbia che offuscava la sua serenità,la cosa più importante adesso per una bambina della sua età.
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Messaggioda Ariel » 28/11/2013, 16:46

[tahoma]
(Venerdì 14 Aprile - ore 15.24)


Basta, mi arrendo, io non ce la faccio proprio!

Dai, Ariel, non devi prendertela così...

Sam ha ragione, ti devi calmare... è solo una canzone, cavolo!

No... non è una semplice canzone, ragazze!
E' un compito, un compito ben preciso che mi ha assegnato il nostro nuovo coach del Coro, e io sto miseramente fallendo!!


Le due amiche si guardarono, incerte sul da farsi: avevano visto spesso la Grifondoro agitata, preoccupata e nervosa... ma nemmeno all'incontro con la Cyprus aveva dimostrato di essere così tanto nel panico.

Ariel, io e Samantha siamo preoccupate per te... ti vogliamo bene e sappiamo quanto tu sia brava, ma non ti stai stressando un po' troppo per questa storia?

Mary-Jane ha ragione, magari è questo il problema!

In che senso?

Che magari non riesci a cantare come vorresti perché sei troppo concentrata sulla tecnica, e così facendo ti innervosisci e non ti godi la musica!
Non sei tu quella che ripete sempre che cantare è il tuo rimedio contro ogni male? Beh, non mi pare che in questi giorni tu abbia usato la tua voce come palliativo per il nervosismo, semmai il contrario!


Ariel sbatté le palpebre più volte, incapace di ribattere: possibile che fosse stata talmente cieca da non accorgersi di quanto si stesse auto-logorando con la cosa che più le piaceva fare al mondo?
Sospirò ed abbassò lo sguardo, rilassando i pugni chiusi delle mani, le unghie che si erano conficcate nella carne e che, ora, lasciarono dei bei segni rossi e visibili sui palmi.

Avete ragione, io... non so davvero cosa mi sia preso - mormorò, alzando infine gli occhi sulle amiche - Vi ringrazio, non so davvero come farei senza di voi, sono un disastro!
Sam, Mary... siete delle amiche fantastiche.


Aaaw, ecco l'Ariel dolce e coccolosa che tanto ci piace!!

Abbraccio di gruppo, subito!

Fu un momento bellissimo quello, per le tre ragazze, che finirono stese sull'erba a ridere come delle pazze: ma era di quello che la Jiménez aveva bisogno, di affrontare quel compito con un bel pizzico di serenità in più; lasciò che quel momento così bello e divertente le penetrasse nel cuore e nell'anima, placando l'agitazione che faceva battere il primo a mille e torceva dolorosamente la seconda, dopodiché salutò le due amiche che sarebbero andate nelle loro sale comuni - Delfinazzurro per Samantha e Corvonero per Mary-Jane - mentre lei sarebbe rimasta lì, a provare ancora un po'.
Una volta sola, la Grifondoro si sistemò i capelli dietro le orecchie, la divisa un po' fuori posto ma presente sul suo corpo e la spilla da Prefetta in bella vista, e riordinò i fogli degli appunti che aveva preso sulla canzone; su di essi aveva scritto le proprie considerazioni, i punti che più le riuscivano difficili da raggiungere e quelli su cui invece si sentiva piuttosto sicura... inutile dire che i primi superavano di gran lunghi i secondi.
E poi, ovviamente, i due punti che la spaventavano di più: la nota alta da prendere e l'interpretazione, e che aveva scritto nei suoi appunti sottolineandoli tre volte per uno; scosse il capo con forza per impedire al pessimismo, che stava montando dentro di lei, di prendere il sopravvento.

Non devo lasciarmi abbattere, nossignore, posso farcela!

Si disse a bassa voce la Grifondoro, tanto era da sola in mezzo al boschetto e nessuno avrebbe potuto romperle le scatole o provare pena per la musicante del Coro di Hogwarts con l'autostima sottoterra - e di parecchi metri.
Riprese il testo della canzone e fece dei respiri profondi, riprovando a cantarlo a cappella così da ascoltarsi in modo totalmente pulito, senza strumenti o suoni ad ammortizzare la sua voce, ed eventuali errori: socchiuse gli occhi, concentrandosi sulla respirazione dal diaframma come tante volte le aveva ripetuto la professoressa Vireau, e pronunciò la prima strofa della canzone.

Don't cry to me
If you loved me,
You would be here with me
You want me,
Come find me
Make up your mind


Quelle parole la fecero pensare a Zephyr: in fondo anche lui l'aveva voluta e l'aveva cercata per trovarla, infine, anche se non poteva esimersi a distanza di mesi dal chiedersi perché proprio lei, vista la vasta scelta di ragazze ben più carine della colombiana che sarebbero morte pur di uscire con lui; e poi le diceva sempre che era più bella di Melia, ma come poteva essere possibile? Che Kenway non si rendesse conto di quanto la Herbert fosse spettacolare?
Una piccola scrollata di spalle la riportò alla realtà, così da farla concentrare sulla seconda strofa della canzone.

Should I let you fall?
Lose it all?
So maybe you can remember yourself
Can't keep believing
We're only deceiving ourselves
And I'm sick of the lie
And you're too late


Anche le ultime note non erano, per lei, le più semplici da raggiungere, un appunto che Ariel corse subito ad aggiungere ai precedenti, un'altra cosa insomma sulla quale avrebbe dovuto lavorare nel corso di quella settimana abbondante che le era rimasta; purtroppo era consapevole che, da sola, probabilmente non ce l'avrebbe fatta, e si era già messa l'anima in pace sul fatto di dover andare da Robyn per chiedergli una mano.
Morendo di vergogna ed imbarazzo, certo, ma che altra scelta aveva?
Cantò anche il ritornello, che era uguale alla prima strofa, senza troppe difficoltà, e si concentrò su quella successiva, che come tonalità copiava la seconda, soprattutto nelle note basse che, di nuovo, rappresentarono un problema per lei: forse il punto era il controllo della voce, era quello che le mancava.
E poi, certo, stava cantando con forse un millesimo dell'energia che aveva sentito nella cantante originale, ma sapeva anche che focalizzarsi su quello l'avrebbe portata alla sicura depressione; ancora un ritornello, e poi... sì, la parte più brutta di tutte, quella in cui cominciavano le note - letteralmente - dolenti.
Facendosi forza e posandosi una mano sullo stomaco, altezza diaframma, Ariel strinse con più forze gli occhi, serrando le palpebre, cercando di mantenere le note più alte della canzone senza stonare, controllando così la canzone senza lasciare che, al contrario, fosse quest'ultima a controllare lei.

You never call me when you're sober
You only want it cause it's over,
It's over


Piccola pausa per riprendere fiato, poi il momento critico, il punto massimo della canzone, dove... stonò.
Sentì distintamente la voce incrinarsi e storpiarsi, producendo un suono sgradevole e disarmonico che strideva completamente col precedente: il primo istinto fu d'interrompersi e mandare al diavolo tutto, ma qualcosa dentro di lei la spinse invece a concludere la canzone, a cantare l'ultimo ritornello fino alla fine, perché i veri cantanti facevano così e proseguivano nonostante qualsiasi intoppo.
Solo quando l'ultima nota si spense e tutto intorno a lei fu silenzio, la Grifondoro si permise di riaprire gli occhi che, però, erano ora velati da un'ombra di disappunto, e leggermente lucidi per le lacrime che in essi si stavano raccogliendo: al di là dell'interpretazione, perché non riusciva a cantare come avrebbe voluto? Se era vero ciò che Robyn e Monique avevano visto in lei, il suo potenziale, perché lei non riusciva ad esprimerlo?
Sospirò, scuotendo leggermente il capo ed appoggiandosi al tronco dell'albero alle sue spalle: avrebbe provato ancora per quel pomeriggio, ed il lunedì dopo sarebbe andata da Laars per farsi dare una mano... ma in quel momento, giusto per qualche minuto, un bel pianto liberatorio non gliel'avrebbe tolto nessuno.[/tahoma]
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Messaggioda Vergil » 28/11/2013, 17:39

Venerdì 14 Aprile / ore 15:15 / Poco prima che Ariel iniziasse a cantare


E allora perché non Krisha di Dragargenteo?

Studentessa...

Va bene abbiamo capito!
... Oh si, giusto giusto! La barista di quel pub in Ontario, Tiffany di Giacomo?!


In parte italiana e per un po' le vorrei evitare...

Sei incontentabile!
... Ci sono! McFlurry di Serpeverde!


E' UNA STUDENTESSA!
E' UNA STUDENTESSA!

Scusate!

Senza contare che ha il nome di un dessert... E' deprimente!

Beh, sarà anche deprimente il cognome, ma il davanzale un po' meno!

Sempre a pensare alle stesse cose Evan... Uff, eterosessuali!

Va beh ragazzi, io vi saluto, mi faccio una passeggiata per il boschetto e poi ho una lezione alle 16:00, non mancate!

NO PROF!
NO PROF!

Il fantastico trio si divise momentaneamente, con Calvin ed Evan che tornarono alle loro faccende di studio, loro che la scuola ancora non l'avevano finita ed avevano estrema necessità di studiare, sopratutto il secondo che avrebbe avuto i M.A.G.O. quell'anno.
Dal canto suo Vergil Cartwright ormai si era abituato alla sua vita da professore ma non si stancava mai di allenarsi per l'esame pratico come Auror.
Il test teorico era andato abbastanza bene per uno come lui che non impiegava mai più di quattro ore giornaliere a ripassare, ma adesso mancava la prova più complessa e difficile, ovvero dimostrare davvero di poter essere un difensore dei civili, uno sgominatore di magia oscura.
La madre non faceva che scrivergli preoccupata, chiedendogli sempre di rinunciare e fare qualcosa di più calmo, di più tranquillo, mentre il padre lo informava di non badare alla donna e concentrarsi sul proprio obiettivo: se la sarebbe vista lui con la moglie per placare le sue ansie.
Quelle lettere erano le uniche che lo facevano sorridere e stare bene, mentre altre avevano avuto l'effetto di buttarlo giù in una maniera assurda.
Arianna aveva deciso di dare un taglio quasi netto alla loro non più esistente relazione effettiva, essendosi avvicinata ad un altro tipo, per quanto la cosa fosse ancora in forse, ma già che lo aveva fatto presente al Tassobello voleva dire che era molto più seria di tante altre, Robyn Laars compreso. Esatto, lo stesso Robyn che stava facendo lezione alle ragazze di Hogwarts, anzi, del coro di Hogwarts, al fine di migliorarle.
La prima volta che l'aveva visto avrebbe voluto fare dietro front e tornarsene in camera, ma non aveva più sedici anni, non era più così impulsivo, i tempi cambiavano per tutti, perfino per una testa calda come lui, adesso più "posato" e più "maturo".
Ciò che invece non era cambiata per nulla era la sua moda, sempre la stessa, intramontabile: camicie a quadrettoni, jeans scoloriti dal celeste al bianco e catenelle/catenine di ogni genere attaccate al pantalone o al polso, nello specifico quel giorno al pantalone perché al polso aveva un regalo di diploma della famiglia, un bell'orologio magico di pregiata qualità che per altro Cartwright adorava.

Don't cry to me
If you loved me,
You would be here with me
You want me,
Come find me
Make up your mind


Uh...
Ma questa voce è di...


Ariel Jiménez, Prefetta Grifondoro e collega del coro, in fase di allenamento vocale, probabilmente.
Vergil camminò immediatamente più piano in concomitanza con l'inizio del boschetto nascosto, non volendo disturbarla, ma ascoltarla si.
La sua qualità canora era nettamente inferiore a quella di molti elementi del coro ma non se ne faceva una tristezza, al massimo era dispiaciuto di non poter fornire un valido avversario da far fronteggiare all'accademia americana e al suo gruppo di fenomeni.
Si anche ripromesso di scrivere due righe a Noel, anche per chiederle il motivo di quel poco astio o presa in giro mostrati nei suoi confronti, ma le vicende, gli impegni, la vita, insomma tutto quanto glielo avevano impedito, tanto che al primo attimo libero più che scrivere ad una fiamma sopita e sepolta preferì mandare il gufo alla bionda italiana del suo cuore: pessima scelta, o forse la migliore, calcolando che aveva più tempo per mettersi il cuore in pace ed andare avanti in qualche maniera dopo la "fortunata" scoperta.
Tralasciando certi dettagli, il Tassobello si appostò dietro un albero per continuare a sentire la colombiana, notando la netta bravura e la tecnica vocale non indifferente, sempre in continuo miglioramento.

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And I'm sick of the lie
And you're too late


Cavoli si vedeva che c'era tutto l'impegno possibile e immaginabile, oltre che la chiara capacità di saper gestire le note.
Tuttavia nella voce della giovane sudamericana si riusciva a scorgere spesso qualche accenno di insicurezza, paura di non farcela, un classico se si parlava di Ariel, la quale autostima fin dai tempi della Cyprus rasentava la Batcaverna di Bruce Wayne.
Vergil incrociò le braccia al petto, lasciandosi anche trasportare dalla melodia e dal ritmo della canzone, niente male per altro.
Evidentemente era quello il compito assegnato alla Jiménez: Evan gli aveva parlato di quel progetto di Robyn Laars, essendo stato chiamato in causa parecchie volte per accompagnare le studentesse durante le prove di quei giorni, ma non si era sbottonato sugli effettivi brani disposti ad ognuna, forse per una esplicita richiesta dell'assistente della vice Preside di mantenere il silenzio fino alle esibizioni finali.
L'opera comunque si stava avviando verso la conclusione ed Ariel verso una palese e potente stonatura, ma erano gli imprevisti del mestiere.
O meglio, lui l'avrebbe vista così, però sapeva bene come l'avrebbe interpretata l'amica rosso-oro.

You never call me when you're sober
You only want it cause it's over,
It's over


Appunto...
Argh! Per poco!


Gli sfuggì quel pensiero che venne subito dopo sostituito dalla stima nei confronti della colombiana perché nonostante tutto volle portare a termine il brano, finendo anche discretamente bene, riprendendosi dopo la steccata esponenziale per via di una settima ottava ancora troppo difficile.
Tutto il resto però... Beh, Barbara avrebbe fatto bene a prepararsi moooooolto adeguatamente, per non rischiare una sonora bastonata artistica.
Terminata la canzone e calato il silenzio, Vergil rimase ancora qualche secondo dietro l'albero, contando mentalmente fino al tre e quando al termine della conta sentì un piccolo singhiozzo della Prefetta, alzò le spalle facendo il classico gesto con la mano alla "just cause I expected".
Un bel sospiro, comunque ancora sottovoce, poi, finalmente si decise ad uscire da quel nascondiglio provvisorio, dirigendosi proprio verso la ragazza, perfettamente visibile e udibile con dei passi che si facevano spazio in mezzo ai fili d'erba alti e rigogliosi, oltre al fatto che si presentò anche con un lento e progressivo applauso.

Stavo proprio dicendo a Calvin l'altro giorno: "Adesso non esagerare, mica è possibile che Ariel migliori di giorno in giorno!"
E tu che fai? Mi smentisci così, senza vergognarti nemmeno un po'?
Cattiva Jiménez, cattiva cattiva cattiva!


Immagine


Un bel sorriso solare e sereno, di quelli suoi soliti, divertiti.
Giunto a circa un metro da lei, si mise in ginocchio, afferrando dalla tasca della camicia un pacchetto di fazzoletti.
Prima O'Neill, poi lei, ormai stava diventando una specie di distributore di soffice doppio velo aromatizzato all'eucalipto.

Ecco a te, senti che buon profumo!
... Fammi indovinare, avevi quasi sperato di riuscire nell'epico urlo, dico bene?


Piccolo gesto giocoso nel prendere la punta del nasino della studentessa con l'indice e il medio semichiusi.

Da quant'è che la provi, cantante prodigiosa?
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Messaggioda Ariel » 28/11/2013, 23:55

[tahoma]Piangere era spesso un'operazione sottovalutata: molti credevano fosse un modo per dimostrarsi deboli e fragili, e spesso lo era; lei, ad esempio, piangendo di fronte agli avversari della Cyprus aveva dato proprio quell'impressione... ma al tempo stesso, spesso piangere era il modo migliore per lasciarsi andare, per sfogarsi.
Ed era proprio quello che Ariel stava facendo, piangendo le sue lacrime amare e facendo così uscire all'esterno tutto il proprio disappunto verso quella canzone, le note che non riusciva a prendere e se stessa, che pur sforzandosi non riusciva ad ottenere il risultato voluto: la sua idea di piangere da sola, circondata solo dal verde, però, dovette necessariamente mutare quando, poco dopo, sentì dei passi non troppo distanti da lei, e due mani battere l'una contro l'altra a mo' di applauso; si asciugò in fretta gli occhi e volse il capo in direzione del rumore, ritrovandosi di fronte una figura ben conosciuta.

Stavo proprio dicendo a Calvin l'altro giorno: "Adesso non esagerare, mica è possibile che Ariel migliori di giorno in giorno!"
E tu che fai? Mi smentisci così, senza vergognarti nemmeno un po'?
Cattiva Jiménez, cattiva cattiva cattiva!


Vergil...

Mormorò di rimando la colombiana, abbozzando un piccolo sorriso nei confronti del Tassorosso: le faceva ancora effetto ritrovarselo di fronte, non capitava spesso di trovarsi da sola con lui, e per di più Cartwright era e sarebbe sempre stato il suo primo amore, ma ora riusciva a guardarlo senza sentire delle fitte al cuore dolorose per l'amore non corrisposto e questo, dal punto di vista della Grifa, era un gran miglioramento.

Ciao...

Lo salutò, cercando d'imprimere una convinzione maggiore al lieve sorriso che gli aveva fatto poco prima, osservandolo intanto sederle di fronte ed allungarle un pacchetto di fazzolettini di carta: evidentemente aveva sentito tutto, dalla canzone al pianto compreso.

Ecco a te, senti che buon profumo!

Ti ringrazio...

Sussurrò, usando il fazzoletto per asciugarsi il naso che, in risposta, divenne appena più rosso.

... Fammi indovinare, avevi quasi sperato di riuscire nell'epico urlo, dico bene?

Beh... sì... - ammise Ariel, leggermente imbarazzata, abbassando per un secondo lo sguardo sullo spartito della canzone lasciatole da Robyn prima di tornare, un po' sconsolata, a guardare il Tassorosso... anzi, ex - ma con scarsi risultati, purtroppo.

Da quant'è che la provi, cantante prodigiosa?

Da lunedì pomeriggio... ho tempo due settimane da allora per riuscirci, ma l'acuto mi sta dando non pochi problemi, e... - si fermò di colpo, come se avesse improvvisamente ricordato qualcosa, ed immediatamente le gote divennero rosso fuoco - Oh mamma, scusami, cioè, mi scusi! Tu... lei è un professore ora, e io sono ancora una sua studentessa, dovrei portarle maggior rispetto!

Anche se le faceva strano pensare a Vergil come ad un professore, in effetti: chissà se la Vice Preside l'avrebbe fatto esibire comunque con loro, adesso che era un docente, o se semplicemente l'ex Tasso sarebbe rimasto con loro come un supporter, un coach anche lui, senza però gareggiare col resto del gruppo... a prescindere, comunque, era giusto che lei mantenesse le distanze dall'altro, ora che era un suo insegnante.

Comunque, cosa ci fai... scusi, cosa ci fa qui?[/tahoma]
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Ariel
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Messaggioda Vergil » 02/12/2013, 22:39

Vergil...

In carne, ossa e tre palline di gelato ancora allegre nello stomaco!

Ciao...

Soffiati il naso e asciuga le lacrime, su, odio vederti piangere...

Per un attimo divenne molto più dolce, con un tono di voce leggero, delicato, pieno di gentilezza e premurosa attenzione.
Non era semplice vedere Vergil così, forse perché aveva imparato da poco a comportarsi in una maniera simile, crescendo, maturandosi.
Arianna, la sua fiamma ormai allontanatasi del tutto gli aveva insegnato molte cose durante la sua assenza, seppur sembrasse un concetto strano.
Per migliorare, per essere alla sua altezza, la mente del ragazzo si era evoluta, provando ad avvicinarsi a quella di un ragazzo più grande, e forse c'era anche da contare la nuova carica come Professore e un lavoro come quello del barman che lo metteva a contatto anche con mentalità nuove, più adulte, mature, insomma di ogni genere. Forse era per quello che si sentiva più in grado di stare vicino al prossimo, di ascoltarlo, senza fare battute sopra, una cosa che la ex proprio non sopportava, quando lui rideva e cercava di buttarla sul ridere per tutto, anche per i problemi veri.

Beh... sì... ma con scarsi risultati, purtroppo.

Proprio scarsi non direi, ma comunque... Da quant'è che la provi, cantante prodigiosa?

Da lunedì pomeriggio... ho tempo due settimane da allora per riuscirci, ma l'acuto mi sta dando non pochi problemi, e...

Mh?

Oh mamma, scusami, cioè, mi scusi!
Tu... lei è un professore ora, e io sono ancora una sua studentessa, dovrei portarle maggior rispetto!


Maggior rispetto verso Vergil Cartwright?
Ok, stava cominciando a diventare decisamente una novità assurda e spassosa, a cominciare da O'Neill la quale aveva avuto una reazione simile non molti giorni prima, quando l'aveva incontrata e fermata lungo il corridoio del bagno di Mirtilla.
Ariel era arrossita di colpo, abbassando il capo ed esprimendosi con un tono molto più controllato, più riverente, da studentessa verso professore.
Da un lato era giusto comportarsi così, dall'altro considerando che erano stati alla pari per tutto quel tempo, appariva quasi fuori luogo, strano.
Inarcò un sopracciglio, sorridendo divertito da quella scena, scuotendo il capo e sospirando solare come al solito.

Comunque, cosa ci fai... scusi, cosa ci fa qui?

"Cosa ci FAI", "FAI", ok?
Sono sempre io, il Ver che conosci da sempre, quella testa calda adesso un po' meno calda che con la quale scherzavi ogni giorno...
Comunque passavo di qui assieme ad Evan e Calvin per fare una semplice passeggiata, ti ho sentita e ho deciso di avvicinarmi.
Tentavano in ogni modo di consigliarmi una prossima fidanzata dopo la generosa botta tra capo e collo di Ary.


Non ne aveva parlato con nessuno e per sua fortuna gli amici non erano così pettegoli da mettere in giro la storia senza il suo consenso, per questo soltanto pochi secondi dopo, magari osservando un volto più perplesso di Ariel, Vergil si accorse che non comprendeva minimamente a cosa si stesse riferendo, essendo rimasta al "io sto aspettando Arianna Ricciardi".
Se non altro almeno una cosa in chiaro l'aveva già messa: dargli del "tu", comportarsi in modo naturale, non da allieva impacciata, quello lo poteva fare con Trigger, Vastnor, Samyliak o Bennet, non certo con Cartwright, che fosse insegnante di Volo o giornalaio all'angolo della strada di casa.
Per qualche istante comunque i suoi occhi si spensero appena e le dita del giovane si avvicinarono ad un fiore che ondeggiava al vento.
Sfiorando quei petali delicati e morbidi, parve perdersi nelle sue idee, nei suoi pensieri, nei suoi ricordi, parlando con un tono non più malinconico, ma solo rammaricato.

Giusto, tu non puoi sapere niente...
Ary mi ha definitivamente dato il due di picche finale e conclusivo. Si vede con un'altra persona e pare piacerle parecchio.
Comunque, la sto superando, spero in breve di riuscire ad andare avanti, forse questo capitolo della mia vita è decisamente chiuso...


Non disse altro, non c'era da dire altro, perché aveva detto tutto, senza bugie, senza omissioni, quella era la verità.
Lui che proseguiva con il cammino, lui che decideva di non pendere più dalle labbra dell'italiana dei suoi sogni passati... Sembrava assurdo.
Eppure non stava mentendo, eppure non c'era traccia di risentimento, dolore, mancanza, solo una presa di coscienza, bruciante, ma reale.
Un'ultima carezza ai petali del fiore, non una lacrima, non più, le aveva consumate tutte quante nelle notti passate e stava meglio.
Rialzò lo sguardo per fissare negli occhi la bella colombiana e in men che non si dicesse, tornò un'altra volta focalizzato solo su di lei e sul suo problema, importante, fondamentale e bisognoso del supporto dell'ex Tassorosso.

Ma qui il protagonista non sono io, bensì tu, cara la mia cantante preferita!
Due settimane non sono tante, è vero, ma se posso darti un consiglio spassionato... Prima di esercitarti su questa canzone, cantane altre due o tre.
Ti spiego: quando voglio dare il meglio vocalmente su un brano, cerco prima di sciogliere e scaldare moltissimo la voce, c'è tutto un altro effetto!
Dovresti vedere che miracoli compie il diaframma e i polmoni quando lo hai oliato prima con due o tre melodie più semplici...


Le fece un occhiolino ed un refolo di vento gli attraversò la capigliatura color del grano, segno che forse qualche nuvola avrebbe fatto presto visita.
In realtà quelli non erano consigli veri e propri nati da una sua esperienza personale, ma tutte dritte che Veronique Vireau, sorella segreta di Monique, la Vice Preside, gli aveva dato per lettera scritta, poiché non aveva molto tempo per dargli quelle lezioni private che lui con tanto ardore le aveva chiesto. Aveva i suoi impegni comprensibile, ma aveva tentato di supportarlo come poteva, aiutandolo non poco.
Quindi perché non condividere quelle perle di saggezza anche con un'amica e collega del coro in difficoltà?
Per quanto, adesso che Vergil ci pensava...

Oh ma... Beh magari queste cose per te sono già ovvie!
Scusa se ho offeso la tua preparazione musicale, cavoli, sei il doppio più brava di me e mi metto a fare il vecchio saggio della montagna ahahah!
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Messaggioda Ariel » 02/12/2013, 23:50

[tahoma]In carne, ossa e tre palline di gelato ancora allegre nello stomaco!
Soffiati il naso e asciuga le lacrime, su, odio vederti piangere...


Rimase per un secondo perplessa a quelle parole: il Vergil che conosceva lei avrebbe fatto qualche battuta per stemperare la tristezza... ma era evidente che il Tassorosso fosse cambiato, maturato, pur mantenendo sempre quello stile ironico che tanto aveva amato in passato; Ariel, comunque, apprezzava quel cambiamento, perché si accostava bene alla nuova immagine che il ragazzo dava di sé, quella di un professore di Hogwarts che in più stava pure studiando per diventare Auror.
Non gliel'aveva detto, perché non pensava fosse importante per lui saperlo, ma era molto orgogliosa del percorso che il Tassorosso aveva intrapreso.
Si asciugò le lacrime, tirò appena su col naso, e prese poi a rispondere alle domande di Vergil... salvo poi rendersi conto che stava parlando col professor Cartwright, un docente, anzi, il suo docente visto che ancora non si era diplomata; come aveva potuto essere così tonta da non rendersene conto?
Cercò subito di rimediare e gli chiese anche scusa, ma era evidente che a Vergil non andasse proprio di essere considerato superiore a lei.

"Cosa ci FAI", "FAI", ok?

Oh... o-okay...

Mormorò Ariel tutta imbarazzata, grattandosi il naso e schiarendosi la voce perché le faceva strano continuare a parlare con Vergil come sempre, ma al tempo stesso le avrebbe fatto ugualmente strano trattarlo per tutto il tempo col distacco dovuto ad un professore; insomma, forse tra le due era meglio la prima soluzione.

Sono sempre io, il Ver che conosci da sempre, quella testa calda adesso un po' meno calda che con la quale scherzavi ogni giorno...
Comunque passavo di qui assieme ad Evan e Calvin per fare una semplice passeggiata, ti ho sentita e ho deciso di avvicinarmi.
Tentavano in ogni modo di consigliarmi una prossima fidanzata dopo la generosa botta tra capo e collo di Ary.


La... botta?

Lo fissò perplessa, assolutamente, non capendo affatto di cosa stesse parlando: era rimasta alla situazione in cui lui stava ancora aspettando il ritorno dell'italiana, e nel frattempo si stava esercitando per diventare un uomo migliore non solo per se stesso, ma anche per lei... allora di che stava parlando?

Giusto, tu non puoi sapere niente...
Ary mi ha definitivamente dato il due di picche finale e conclusivo. Si vede con un'altra persona e pare piacerle parecchio.
Comunque, la sto superando, spero in breve di riuscire ad andare avanti, forse questo capitolo della mia vita è decisamente chiuso...


Oh, Vergil... mi, mi dispiace tanto...

Ed era vero.
Se anche fosse stata ancora innamorata di lui, se anche avesse ancora mantenuto nel cuore la flebile speranza che un giorno Vergil
si potesse accorgere di lei, comunque non avrebbe mai voluto che fosse infelice, che soffrisse: lei sapeva cosa volesse dire soffrire per amore, e non l'avrebbe mai augurato a nessuno.
Allungò la mano, quasi a voler sfiorare la sua per consolarlo, per fargli sentire il proprio calore e la sua partecipazione a quel momento difficile... ma si trattenne: no, non era saggio lasciarsi andare a gesti di quel tipo, anche perché tra loro non ce n'erano mai stati ed ora tutto sarebbe apparso ancora più strano.

Ma qui il protagonista non sono io, bensì tu, cara la mia cantante preferita!
Due settimane non sono tante, è vero, ma se posso darti un consiglio spassionato... Prima di esercitarti su questa canzone, cantane altre due o tre.
Ti spiego: quando voglio dare il meglio vocalmente su un brano, cerco prima di sciogliere e scaldare moltissimo la voce, c'è tutto un altro effetto!
Dovresti vedere che miracoli compie il diaframma e i polmoni quando lo hai oliato prima con due o tre melodie più semplici...


Sono... la tua cantante preferita?

No, non lo dava affatto per scontato: Miyabi era dolcissima, Cappie era solare, Brianna era tenace ed Elisabeth tecnica, e ciascuna nel suo aveva una voce splendida, quindi perché pensare egocentricamente di essere quella, tra tutte, che lui preferiva?
Naturalmente ascoltò anche il resto delle parole di lui, ma all'inizio si focalizzò solo su quelle, provando una piacevole bolla di calore all'altezza dello stomaco dopo quella sorta di rivelazione.

Oh ma... Beh magari queste cose per te sono già ovvie!
Scusa se ho offeso la tua preparazione musicale, cavoli, sei il doppio più brava di me e mi metto a fare il vecchio saggio della montagna ahahah!


Oh, ehm, ecco...

Mormorò Ariel, stringendosi le labbra con fare piuttosto imbarazzato, abbassando lo sguardo per un secondo prima di tornare a guardarlo, un po' rossa in viso.

Immagine


A dire il vero io... non ci avevo proprio pensato...

Ammise, quasi sperando che la terra le si aprisse sotto il sedere in quello stesso istante e la inghiottisse.

E poi io non sono il doppio più brava di te, tu sei eccezionale![/tahoma]
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Messaggioda Vergil » 03/12/2013, 17:12

Oh, Vergil... mi, mi dispiace tanto...

E dispiaceva tanto pure a lui, peccato che fosse servito a poco dispiacersi in quegli ultimi giorni, in quelle ultime notti.
Fermo, sdraiato sul suo letto con quella lettera sempre nella mano destra, si faceva venire gli occhi lucidi ripensando al perché e al per come.
Una follia quella di abbandonarla, di lasciarla, una pazzia pagata un caro prezzo, non ricordandosi nemmeno le dinamiche che lo avevano spinto a tutto ciò, anche a distanza di diverso tempo dall'accaduto.
Eppure dentro di lui aveva perennemente pensato che fosse stata una colpa esterna, un problema della sua psiche, una specie di folle schizofrenia assurda e maledetta che lo aveva tradito, ridotto solo e addolorato.
Nel corso degli anni successivi però, quel problema non capitò più, nemmeno lontanamente: Vergil ricordava ogni dettaglio e non ci furono più comportamenti sbagliati che altri gli facevano presente senza che lui ne avesse memoria.
Magari era guarito, magari davvero quei problemi con Arianna c'erano stati sul serio, non sapeva proprio che cosa dire o fare, se non ogni tanto ricordare le parole della cara amica Melia Herbert che con una carezza lo tranquillizzava che evidentemente aveva sperato così tanto in quella storia che la mente forse aveva rimosso quel ricordo chiudendolo in qualche remoto cassetto dell'anima.
Un gioco sporco quello dell'Aberrazione Serpeverde, ma per lui ormai era un'amica sincera e fidata, seppur fossero pensieri artificiali e programmati dalla stessa greca.

Sono... la tua cantante preferita?

Lo trovi tanto strano?
Siete tutte brave, senza dubbio, ma per me sei una persona più speciale delle altre e questo mi spinge a preferirti...
Inoltre hai una tecnica pressoché completa e saresti capace di cantare praticamente ogni genere!


Già, stavano parlando di lei, infatti il Cartwright cercò subito di passare dal discorso "Arianna" al discorso "Ariel", ed anche nella sua mente si stava formando una sostituzione simile, per quanto fosse assurdo pensarlo a distanza di così tanto tempo dalla conoscenza con la colombiana.
Vergil per la prima volta stava guardando il volto della ragazza con un occhio diverso, con l'occhio di un ragazzo che stava guardando... Una ragazza! Nel senso effettivo e reale della questione, ovvero si stava accorgendo solo ora di quei piccoli dettagli che facevano rientrare la Jiménez nella categoria delle giovani possibilmente presente nei pensieri nascosti di un maschio quale era lui.
Molto molto strano, ma nemmeno troppo a pensarci bene: più la presenza dell'italiana Ricciardi veniva archiviata dal suo cuore e dalla sua vita, più i paraocchi che aveva portato fino a quel momento scomparivano, lasciandogli lo spazio necessario per ammirare altro, in quel caso, Ariel.
Gli occhi verdi, le labbra carnose, la pelle profumata, la forma del seno, ogni cosa adesso assumeva un richiamo più distinto.
Mentre si chiedeva come mai provasse un calore più forte del normale e perché non gli fosse più così semplice guardarla sempre dritta in volto, ella arrossiva accorgendosi di non aver mai tentato il consiglio piuttosto elementare fornito dal ragazzo poc'anzi.

Oh, ehm, ecco... A dire il vero io... non ci avevo proprio pensato...

... Eh?
Che... Che cosa?


E poi io non sono il doppio più brava di te, tu sei eccezionale!

Attimo di smarrimento anche per l'americano, il quale soffermandosi troppo sulla bellezza della ragazza si era perso metà del discorso fatto da sé stesso, dimenticandosi del consiglio, dell'aiuto, del parere, di ogni cosa. Sbattendo le palpebre e scuotendo il capo ricercò lucidità, utile per non rischiare di sembrare quello poco attento alle parole altrui, in particolare a quelle della colombiana che tanto imbarazzata desiderava scomparire sotto terra... Un imbarazzo che lui, dal suo canto, non comprendeva. Poteva succedere di non conoscere alcune dritte semplici, proprio perché spesso le cose più scontate venivano tralasciate per errore generale, senza una apparente sfiducia o sottovalutazione.
La luce del sole splendeva sul viso di Ariel, ma non stava splendendo anche prima?
Vergil si grattò la nuca, chiedendosi se ci fosse già stato tutto quel bel tempo oppure prima c'era una gran coltre di nuvole ad ovattare il cielo.
In realtà era la sua mente che lentamente andava ad incensare sempre di più l'effettiva preziosità di quella studentessa, una preziosità negli anni passati mai colta per via della sempiterna presenza della Ricciardi nel cuore.

Naaaahh!
Me la cavo, quello si, adoro la musica e questo mi spinge a dare il meglio.
Ma tu la musica la ami e per questo non dai il meglio ma l'impossibile.
Beh, adesso che hai messo in conto anche questa nuova tattica di allenamento, le tue possibilità di fare bella figura tra due settimane sono aumentate esponenzialmente, dico bene?


Un occhiolino, poi un pizzicotto velato sulla guancia sinistra della ragazza, saggiando la morbidezza della pelle, una pelle molto più chiara per essere quella di una sudamericana, ma a quanto ricordava lui la madre o il padre avevano origini di tutt'altra landa.
Le sorrise con dolcezza e la convinzione che ce l'avrebbe fatta, poi, ad un tratto, si rese conto che gli andava di dire una cosa che forse era fuori luogo, ma non poteva o voleva impedirsi di dirla, come se sentisse il bisogno di far sapere alla sua cantante preferita quel piccolo pensiero segreto.

La sai una cosa?
Kenway è davvero un ragazzo fortunato... Sono stato proprio uno stupido a lasciarti andare...
Diventi bella dentro e fuori ogni giorno di più, Ariel.
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