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Boschetto Nascosto

Messaggioda Elisabeth » 24/05/2014, 23:09

Ti piace proprio Cappie non è vero? - domandò Elisabeth sorridendo - Va bene puoi andare a salutarla, ma fai attenzione a non spaventarla - aggiunse la ragazza inginocchiandosi ed accarezzando la testolina della sua piccola amica - Su va da lei - le sussurrò sorridendo, seguendola con lo sguardo fino alla Tassorosso e contemporaneamente alzandosi in piedi per avere una visuale maggiore di cosa stava combinando la sua piccola amica.

Meno male che le avevo detto di non spaventarla. - osservando Cappie sollevare la testa e trovandosi di fronte Daphne - Chissà cosa le starà dicendo - pensò la ragazzina fissando la ragazza, mentre i suoi piedi si muovevano da soli, percorrendo il piccolo sentieri che la separava dalle due. Sua madre aveva ragione era fin troppo apprensiva nei confronti di Daphne ed il fatto che in quel periodo fosse strana non la faceva stare tranquilla ed anzi l'aveva spinta a portarsela dietro ovunque ad eccezione delle lezioni, non che prima non lo facesse, ma ora volpe e padrona sembravano più attaccate che mai e persino nei corridoi della scuola quando passavano accanto agli Auror, l'animale sembrava fissarli di sottecchi proprio come la sua padroncina.

Ellie! Che bello vederti!

Le disse Caroline Priscilla alzandosi in piedi e dandole un bacio l'abbracciò cosa che Elisabeth ricambiò sorridendo.
Dopo i saluti la Serpeverde decise che era giunto il momento di togliersi una curiosità, come avrebbe dovuto chiamare l'amica, Prefetta O'Neill o Cappie come aveva sempre fatto? Beh l'unica che poteva rispondere era proprio l'interessata e di fatti poco dopo arrivo la risposta della Tassetta.

Ti prego, solo Cappie...

Staccandosi dalla francesina per sedersi nuovamente per terra e facendo segno alla ragazzina di fare lo stesso, cosa che Elisabeth fece senza problemi. Appena la ragazzina si sedette accanto all'amica Daphne le andò vicino e le si acciambellò in grembo. Era una cosa che la piccola volpe amava fare fin da piccola ed Elisabeth non aveva mai avuto cuore di toglierle quell'abitudine, un po' perché non le dispiaceva ed un po' perché d'inverno il mantello di Daphne la teneva al caldo magnificamente.

Sei mia amica, non hai bisogno di chiamarmi "prefetta O'Neill" solo perchè ora ho una spilla sulla divisa!

Mentre la Tassetta pronunciava queste parole, Elisabeth la vide sfiorare con rispetto la spilla che le era stata consegnata durante la nomina a Prefetto.

Anzi, se ho il permesso della padrona, dentro la tracolla dovrei avere qualche snack ai cereali. Credi che le farebbe piacere mangiarne un po'?

Elisabeth ci pensò un po' su, non voleva offendere la sua amica, ma era meglio evitare che Daphne mangiasse dolci di qualsiasi tipo e natura.

Cappie non offenderti, ma sarebbe meglio non farle mangiare niente che contenga zuccheri, sai in questi ultimi giorni è iper attiva e la mamma mi ha suggerito di farle fare lunghe camminate e di non farle mangiare niente che contenga zucchero. - e di fatti l'ultima discussione con Samuel era nata proprio da questo, eppure quei due giorni di pace ad Elisabeth pesava un po', quel ragazzino rompigobiglie le mancava più di quanto volesse ammettere persino con se stessa, figuriamoci con gli altri - Piccolina lei - sussurrò continuando ad accarezzare la piccola volpe che sembrava sul punto di addormentarsi e vederla così tranquilla, inconsciamente tranquillizzò persino la padroncina.

E' da molto che non ci vediamo!

Hai ragione ci vediamo solo per le prove del coro ed è passato un secolo dall'ultima volta che abbiamo chiacchierato tu ed io da sole.

Replicò sorridendo la francesina.

Dai avanti, raccontami un po' come ti vanno le cose!

Le chiese sorridendo mentre il libro che la tassetta stava leggendo venne chiuso.

Niente di eccezionale le solite cose. Britney e Patricia un giorno si e l'altro pure litigano con i rispettivi ragazzi ed a me tocca sistemare i cocci. Lezioni di musica extra, con relativi esercizi supplementari e proprio in questo periodo sto provando una nuova canzone, giusto per tenermi in allenamento, almeno unisco l'utile al dilettevole. - ed un attimo dopo con un sorriso che le andava da un orrecchio all'altro e gli occhioni che le brillavano aggiunse raggiante - Quest'estate torniamo finalmente a Paris, papà si è finalmente deciso, ora stanno ristrutturando la nostra vecchia casa ed intorno a metà luglio ci sarà l'inaugurazione di Château Walker, e vorrei tanto che ci fossi anche tu, naturalmente puoi portare chi vuoi con te, con le dovute eccezioni.

Si affrettò ad aggiungere Elisabeth, non c'era bisogno di fare nomi, Cappie sapeva perfettamente a chi si stesse riferendo e poi poteva sempre attivare i vecchi incantesimi di protezione e babbani e natibabbani non sarebbero mai potuti entrare nella sua proprietà.

Ora è il tuo turno di raccontare, amici particolari, progetti dopo Hogwarts?

Domandò la francesina sorridendo, sperando ovviamente che Cappie fosse disposta a confidarsi con lei.

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Messaggioda Caroline Priscilla » 27/05/2014, 20:43

Non aveva previsto alcun tipo di incontro durante quella piacevole giornata, anzi: la Tassorosso aveva scelto un luogo appartato e tranquillo proprio per poter continuare in santa pace di leggere il libro, lasciandosi coinvolgere dall'atmosfera da giallo poliziesco che esso emanava per tutto il tempo. Tuttavia i suoi piani vennero subito interrotti dall'arrivo di una piccola palla di pelo che rispondeva al nome di Daphne. E dove c'era Daphne c'era sempre anche la sua padroncina, Elisabeth. Poco dopo infatti la ragazzina fece capolineo da uno dei sentieri, spingendo la Tassorosso ad alzarsi e a salutarla con un abbraccio affettuoso e pieno di calore. Si, nonostante i diverbi che esistevano fra la Serpeverde e il suo migliore amico, Cappie era convinta che la Walker fosse una brava ragazza, con un carattere tutto suo e molto particolare ma non per questo etichettabile come persona cattiva. Jorge era sempre stato convinto che la ragazza ce l'avesse con lui per i suoi natali, ma fin da quando l'aveva conosciuto (ovvero fin dal primo anno) la O'Neill aveva visto solo una persona che invece che chinare il capo di fronte alle provocazioni, reagiva e provocava altrettanto. A volte anche in maniera spropositata. Ma dal momento che il portoghese non poteva definirsi proprio uno stinco di santo, Cappie preferiva non mettersi in mezzo alle loro diatribe, lasciando che fossero loro a risolversele e sperando vivamente che i due non si cacciassero troppo nei guai.

Cappie non offenderti, ma sarebbe meglio non farle mangiare niente che contenga zuccheri, sai in questi ultimi giorni è iper attiva e la mamma mi ha suggerito di farle fare lunghe camminate e di non farle mangiare niente che contenga zucchero.

La Tassorosso aveva chiesto il permesso alla padroncina della volpe di poterle offrire un delizioso snack ai cereali, ma dal momento che la piccola palla di pelo non poteva mangiare cose dolci, Cappie mise via la propria barretta, sillabando uno "Scu-sa" verso Daphne, che nel frattempo ignara di tutto si era acciambellata nel grembo di Elisabeth.

Non mi sono offesa! Se pensi che non sia il caso, non le darò nemmeno una briciola!

E per farle capire che non ce l'aveva con lei, le mostrò uno dei suoi sorrisi più aperti e solari. Subito dopo la tassetta diede il via alla loro conversazione, chiedendo all'amica Serpeverde di aggiornarla un po' sugli ultimi avvenimenti della sua vita.

Niente di eccezionale le solite cose. Britney e Patricia un giorno si e l'altro pure litigano con i rispettivi ragazzi ed a me tocca sistemare i cocci. Lezioni di musica extra, con relativi esercizi supplementari e proprio in questo periodo sto provando una nuova canzone, giusto per tenermi in allenamento, almeno unisco l'utile al dilettevole.

Annuì alle parole della Walker, ricordando le figure delle due ragazze che spesso e volentieri accompagnavano la ragazza verde-argenteo. Un altro duo che Jorge mal sopportava, ma insomma il suo fratellino poteva forse sopportare qualsiasi cosa che riguardasse Elisabeth? Sentirla parlare invece delle lezioni di musica fece sentire un po' in colpa la Tassorosso che, sia perchè la sfida con la Cyprus si era ormai conclusa, sia perchè era ossessionata dall'idea della carriera che avrebbe voluto prendere una volta uscita da Hogwarts, aveva trascurato un po' le lezioni del Coro.

Dovrei riuscire a ritagliarmi un po' di tempo libero anche per quello...

Pensò sconsolata, non sapendo dove sbattere la testa per attingere l'energia necessaria che le serviva per stare dietro a tutto quanto.

Quest'estate torniamo finalmente a Paris, papà si è finalmente deciso, ora stanno ristrutturando la nostra vecchia casa ed intorno a metà luglio ci sarà l'inaugurazione di Château Walker, e vorrei tanto che ci fossi anche tu, naturalmente puoi portare chi vuoi con te, con le dovute eccezioni.

No, Cappie non aveva bisogno di sforzare troppo la mente per comprendere a chi si stesse riferendo la ragazza. Ma dal momento che sapeva perfettamente che Jorge mai e poi mai avrebbe accettato un invito da parte di Elisabeth a visitare la sua nuova reggia, la Tassorosso si sentì meno in colpa ad escluderlo dalla lista delle persone che avrebbe voluto invitare lì. In fondo non era neanche detto che lei stessa riuscisse a farci un salto.

Sono molto contenta per te Ellie e se mi sarà possibile sarò felicissima di venire da te quest'estate!- in fondo non aveva mai visto Parigi e non le sarebbe dispiaciuto visitare qualche posto nuovo- Per quanto riguarda gli invitati...tranquilla, non credo che comunque a Jorge farebbe piacere venire...

Lo disse con un tono un po' amaro, ad indicare che anche se lo eslcudeva dalla sua lista le dispiaceva non poterlo avere con sè in quel frangente e in particolar modo che lui ed Elisabeth non andassero per nulla d'accordo. Ma quella era una battaglia che ormai Cappie non combatteva più da tempo.

Ora è il tuo turno di raccontare, amici particolari, progetti dopo Hogwarts?

Amici particolari...no nessuno, al momento sono sempre gli stessi!-rispose con una leggera alzata di spalle. Da quando Ariel era uscita da scuola le mancava e non poco e sperava di poterla rivedere presto, magari approfittando di una bella giornata per andare a fare un po' di shopping insieme. Con Jorge e Kelly le cose andavano alla grande e anche Vergil era presente il necessario. La beata coppia Ethan e Miyabi erano sempre più dolci e carini insieme e finalmente la tassetta aveva imparato ad apprezzare l'atteggiamento burbero di Typhon Seal, nonchè il suo favoloso cugino -Per quanto riguarda i progetti dopo Hogwarts...direi proprio di si, ne ho una marea! Cioè, in realtà ne ho solo uno, ma sto impiegando talmente tanto tempo ed energie che penso che quando uscirò da scuola sarò ancora più stecchino di quanto già non sia!- una cosa altamente improbabile dal momento che la O'Neill mangiava come una fogna qualsiasi cibo le venisse messo sotto il naso -Ho deciso che intraprenderò la carriera da investigatrice- rispose un po' più seria, fissando sorridendo l'amica -Non credevo che avrei dovuto impegnarmi tanto, ma a quanto pare ci vuole una preparazione completa e totale su quasi tutte le materie. Ah e dovrò anche diventare un Animagus...- quello si che costituiva un bel problema!- La persona che mi sta aiutando è anche egli un investigatore, molto bravo nel suo lavoro! -in fondo mica si era affidata a Marshall Rosenberg senza prima informarsi un po' sul suo conto- Tu invece? Hai già deciso che cosa farai una volta uscita da scuola?

Domanda legittima quella della Tassorosso, che attese con pazienza la risposta della ragazza mentre scartava la barretta ai cereali, offrendone un pezzo ad Elisabeth prima di addentarla.
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Messaggioda Caroline Priscilla » 12/10/2014, 17:19

[5 Novembre 2108 - Boschetto nascosto - Ore 14:15]


Possiamo vederci alle 14:30 nel boschetto?
Ho bisogno di parlarti.

C.


La sua grafia era inconfondibile, tanto da non richiedere una firma completa per capire chi fosse il mittente. Il destinatario invece era il delfino che quel giorno si era ritrovato quel pezzo di pergamena nascosto dentro il libro di Pozioni, infilato lì dentro dalla sua (si sperava ancora) sorellina. Cappie sapeva di dovergli non solo una spiegazione ma anche delle scuse per il pessimo comportamento tenuto in quei giorni: dopo il 31 Ottobre aveva passato ogni singolo minuto ad evitare il suo migliore amico e a chiedersi se ciò che era accaduto quella sera potesse influire in qualche modo sul loro rapporto.
Ne era innamorata? Aveva frainteso tutto quanto? Dopo averne parlato con Vergil e Kelly, la Tassorosso era giunta alla conclusione che no, non stava iniziando a provare dei sentimenti d'amore per il suo migliore amico. Ma attrazione fisica si. Era una cosa che la O'Neill stava ancora cercando di comprendere per bene, perchè era stato difficile separare i suoi reali sentimenti dalle paranoie, che avevano generato per ben quattro giorni una serie di circoli viziosi, nel quale la ragazza non riusciva a distinguere una cosa per l'altra.
Alla fine però era giunta all'unica conclusione veramente giusta di tutta quella storia: doveva parlarne col suo migliore amico. Per questo stava lì, in attesa che Jorge si presentasse all'appuntamento, sperando che lo facesse in realtà. Non aveva mai messo in dubbio che il portoghese ci sarebbe sempre stato per lei, ma in quel frangente lo avrebbe giustificato se lui avesse disatteso quell'accordo. Nel caso in cui il ragazzo non si fosse presentato, Cappie avrebbe dovuto cercarlo per tutto il castello e convincerlo a rivolgerle di nuovo la parola.

Speriamo bene...

Sedeva su una panchina naturale lì presente, una sorta di masso molto levigato, con le gambe incrociate e i gomiti appoggiati su di essi. Guardava fisso in un punto per terra, cercando di fare il punto della situazione e ripetendosi una sorta di scaletta mentale con il quale avrebbe voluto approcciarsi al delfino. Faceva molto freddo quel giorno, ma aveva scelto di incontrari subito dopo pranzo proprio per evitare di congelare loro due da soli e permettere ai raggi del sole di scaldarli almeno un po'. Indossava infatti un maglioncino bianco, sotto una gonnellina a pieghe nera e gialla, come i colori della sua casata, dei calzettoni neri che le arrivavano poco sotto la linea della gonna e un paio di ballerine classiche ai piedi. Al dito, aveva un anello con un topazio incastonato nella montatura e per coprirla il pesante mantello foderato in pelle di drago che gli studenti erano tenuti a portare durante il loro periodo scolastico.

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Naturalmente, era talmente tesa che si era presentata sul luogo dell'appuntamento in netto anticipo rispetto all'orario detto a Jorge. Per una volta non voleva fare sempre la solita figura della ritardataria e rischiare di spazientirlo ancora di più. Questo però non le impediva di essere impaziente a sua volta, mentre controllava, all'incirca ogni minuto, le lancette del proprio orologio da polso, mordendosi nervosamente il labbro inferiore.

Calmati Cappie!

Non riusciva a comprendere neanche lei perchè si stesse agitando tanto in quel momento. Sentiva soltanto che il proprio stomaco si era chiuso e in quanto tale era stato difficile mandare giù qualche boccone quella mattina sia a colazione che a pranzo. Forse temeva il confronto con Jorge, perchè per quante spiegazioni e decisioni potesse prendere, ignorava ancora del tutto quali fossero i sentimenti e le sensazioni del suo migliore amico. Che cosa le avrebbe detto, se veramente le avesse confessato che anche lui si era eccitato? Avrebbe fatto finta di niente? Avrebbe provato a baciarla?
Era vero, aveva preso la scelta di non lasciarsi coinvolgere sentimentalmente da lui, ma per quanto ci provasse le era difficile scacciare dalla mente l'immagine di lei e Jorge che si baciavano. Ora che la sua curiosità e i suoi ormoni si erano scatenati, per la O'Neill era difficile tenerli a freno, almeno col pensiero. Se ci fosse riuscita anche col corpo, quella è una cosa che avrebbe visto solo tornando a stare a stretto contatto col suo migliore amico.
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Messaggioda Jorge » 12/10/2014, 18:36

[5 Novembre 2108 - Hogwarts - Ore 08:00 – 11:00]


Se tu pensi di non aver fatto nulla di sbagliato, non credo dovresti essere tu a cercarla... capisco il desiderio di chiarire, è normale, ma è anche vero che di solito è chi ha il problema a cercare l'altro per risolverlo, non viceversa!

Parole sante quelle che la sua Draghessa – si frequentavano da poco più di due giorni e quello era il modo con cui gli veniva spontaneo riferirsi a Victoria - gli aveva rivolto mentre si salutavano frettolosamente dopo colazione per evitare di fare tardi a lezione, parole probabilmente che avevano avuto l’unico scopo di rasserenarlo e che gli avevano strappato un mezzo sorriso grato anche se tirato. Una parte di sé, infatti, non era completamente convinto di essere innocente e dopo aver ripensato mille e mille volte a quello che si erano detti la sera di Halloween – non fatto perché nei gesti lui non ci aveva visto nulla di strano o sbagliato – era giunto a un bivio. O lui non era riuscito a dissipare tutti i dubbi della Tassetta sul futuro della loro amicizia, che avrebbe tenuto al sicuro da tutto e tutti, oppure l’Americano l’aveva contatta e in qualche modo costretta a scegliere tra loro – e lui ovviamente aveva avuto la peggio. Dei due scenari Jorge non sapeva quale poteva essere il peggiore perché,in entrambi i casi, non aveva alcuna possibilità di farle cambiare idea dato che tutto l’eloquio di cui era dotato l’aveva sfruttato proprio quella fatidica sera. Certo c’era anche una terza opzione e cioè che Caroline Priscilla fosse impazzita tutta all’improvviso, che i famosi Nargilli di cui nessuno era ancora riuscito a dimostrare l’esistenze – e la non esistenza – si fossero accampati nel suo cervello e banchettato con la sua razionalità, ma anche in quel caso c’era davvero poco da fare se non sperare in una disinfestazione lampo.

Non le correrò dietro, tranquilla. Non prima di Sabato almeno…

Aveva risposto alla Randall, valutando in una settimana il termine massimo che sarebbe riuscito a sopportare di vivere in una situazione ambigua e frustrante come quella che si era venuta a creare. E la sua sorellina doveva ringraziare la maturità che stava faticosamente conquistando e gli esercizi indiretti che la Bennet gli faceva esercitare sul suo carattere impulsivo e sul suo autocontrollo se non l’aveva già bloccata in un angolo e costretta a sputare il rospo. Cosa che in ogni caso avrebbe di sicuro fatto che, durante le due ore di Pozioni, dal suo libro non fosse scivolato a terra un biglietto striminzito ma dal contenuto abbastanza chiaro. Mentre ripiegava il biglietto con un’espressione il più indifferente possibile in volto, Jorge sperò ardentemente che la Tassetta avesse una valida spiegazione per quello che era accaduto perché la sua già esigua pazienza era giunta agli sgoccioli ancor prima di incontrarsi.

[5 Novembre 2108 - Boschetto nascosto - Ore 14:30]


Aveva pranzato con calma e di gusto, scambiando qualche battuta con i suoi compagni di dormitorio e lanciando qualche occhiata al tavolo dei Dragargento, di spalle al tavolo dei Tassorosso. Inconsciamente forse voleva tenere Cappie sulla corda, farle credere di non aver trovato il suo biglietto e quindi di star continuando ad adeguarsi alla linea di condotta che lei aveva imposto al loro rapporto. Consciamente, invece, Jorge non voleva sprecare più tempo di quello che aveva già impiegato, facendosi riprendere più volte da Murray nel corso della lezione di Storia, a rimuginare su quello che lo attendeva nel boschetto da lì a pochi minuti, scrutando con maniacale attenzione il volto della Tassetta alla ricerca di qualche indizio che potesse fargli capire cosa volesse dirle. Terminato di mangiare si era messo la borsa con alcuni libri a tracolla e, infilato il mantello pesante sopra la divisa dei Delfinazzurro – non era passato su alla Torre a cambiarsi dopo le lezioni del mattino – si era recato al posto dell’appuntamento trovandolo stranamente già occupato.

A memoria si possono contare sulle dita di una mano le volte in cui è stata puntuale…

Commentò tra sé, le mani infilate nelle tasche del mantello, quella destra che batteva il tempo di una vecchia canzone portoghese contro la bacchetta, distorto dal rumore prodotto dall’anello della sfinge che sfregava sul legno. In un'altra occasione avrebbe pronunciato la battuta ad alta voce, per prenderla in giro, ma in quel momento sarebbe risuonata un’accusa e per quanto un bel po’ di rabbia ribollisse ancora dentro di lui era ben deciso a tentare di tenere la conversazione su livelli civili ed accettabili.

Ciao.

Disse quindi solamente per palesare la sua presenza, avvicinandosi di un paio di passi alla ragazza fino a trovarsi di fronte a lei ma senza fare alcun cenno di sedersi – forse aspettava un invito o forse non credeva che la conversazione sarebbe durata tanto da necessitare di mettersi comodi. Il tono era appena trattenuto e per quanto suonasse pacato in sottofondo chi lo conosceva bene – e si sperava che Caroline Priscilla fosse una di questi – poteva avvertire un suono simile al ruggito di un leone in gabbia. Nessuno invece avrebbe potuto fraintendere l’occhiata che le rivolse, dura, indagatrice e palesemente inca****a nera.

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Messaggioda Caroline Priscilla » 12/10/2014, 20:39

Ciao.

Lo aveva sentito arrivare, aveva riconosciuto i suoi passi sul fogliame del bosco, ma il saluto che le rivolse la fece ugualmente sussultare, come se non si aspettasse di sentirlo così carico di rabbia nei suoi confronti. Non alzò subito lo sguardo sull'altro, perchè il suo cuore aveva preso a battere all'impazzata e le mani a tremare, non sapeva bene neanche lei se a causa dei sensi di colpa o per qualcos'altro ancora. Quando infine si decise a guardarlo dritto negli occhi, per poco non le venne un colpo e il suo primo istinto fu quello di tramutarsi nella sua forma animale e nascondersi dentro una delle tante tane lì presenti.

Sta calma e non farti prendere dal panico!

Anche perchè non sarebbe mai riuscita a trasfigurare il suo corpo in quel completo stato di agitazione. Invece tentò di rivolgere un debole sorriso all'amico, ma anche in quello sentì di aver fallito e alla fine semplicemente lasciò perdere, ricordandosi solo all'ultimo momento che non aveva risposto al saluto dell'altro.

Ciao, Jorge...

Raramente lo chiamava per nome. Era sempre il suo fratellone, lo zuccone, l'idiota, a volte Jorge Alvares quando era arrabbiata, ma quasi mai solo il nome. Stava a significare forse che c'era qualcosa di grave che l'aveva sconvolta? Sicuro, ma non era detto che il delfino avrebbe compreso all'istante qual era il problema dell'irlandese. Più probabile che pensasse di lei che fosse impazzita, il che in effetti sarebbe risultata in parte la verità, visto che la stessa Cappie si sentiva completamente fuori di testa.

Non vuoi sederti?

Gli chiese, aspettando che il ragazzo decidesse di prendere posto ( e in quel caso si sarebbe spostata per farlo sedere) oppure semplicemente di rimanere in piedi. Qualunque cosa avesse deciso il delfino, la Tassorosso non gli diede il tempo di aprire nuovamente bocca, sputando fuori di colpo tutte le scuse che si era preparata in vista di quel momento.

Mi dispiace, mi dispiace da morire!
Sono una cretina, lo so, e ti ho fatto preoccupare a morte in questi giorni.
Io...credimi, non ti ho evitato perchè volevo farti un dispetto è solo che...non avevo il coraggio di guardarti in faccia.


Più parlava, più le parole prendevano un ritmo tutto loro, diventando sempre più frenetiche e veloci, tanto che la ragazza fu costretta a prendere un bel respiro prima di riprendere il proprio discorso.

Io...immagino che tu non ti sia reso conto di quello che è successo la notte di Halloween, vero?

Era una domanda retorica, ma doveva pur fare un tentativo: magari il portoghese sapeva già tutto, ma aveva preferito non dirle nulla per non farla preoccupare. Più probabile in realtà che non avesse la minima idea di cosa stesse dicendo la tassetta, ma questo Cappie non poteva saperlo fino a quando non avesse avuto la conferma diretta dal suo migliore amico.

Mentre stavamo seduti, io sopra di te, e io stavo dando fuori di matto...?

Riconosceva di aver esagerato e sperava che Jorge recepisse il messaggio implicito di scuse per il comportamento avuto durante quella sera.
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Messaggioda Jorge » 12/10/2014, 21:33

Non era stato particolarmente furtivo, dopotuttoCaroline Priscilla lo stava attendendo quindi non ci sarebbe stato motivo di volerla prendere di sorpresa, eppure lei aveva sussultato al suo saluto, come se non si aspettasse di sentirlo o peggio, come qualcuno con la coscienza sporca che veniva colto con le mani nel sacco. Delle due l’ultima ipotesi era, ovviamente, quella più accreditata visto che era stata lei a mettere in stand by la loro amicizia per un motivo a lui ancora – per poco si sperava – ignoto. Non provò neanche a ricambiare l’ombra di sorriso che comparve sulle labbra della Tassetta, limitandosi ad avvicinarsi a lei con un’espressione torva in volto.

Ciao, Jorge ...

Inarcò un sopracciglio, perplesso e anche un po’ stranito nel sentire pronunciare il proprio nome di battesimo dalla ragazza con quella voce… titubante? Cauta? Di certo non allegra, canzonatoria o irritata come quella con cui era solita rivolgersi a lui. Se mai avesse avuto il dubbio che qualcosa di grave tra loro fosse realmente accaduto sarebbe bastato quella singola parola, il suo nome, a dissiparli all’istante.

Non vuoi sederti?

Spostò lo sguardo, sempre serio e severo, dal viso della sua sorellina – ma poteva davvero ancora reputarla tale? – al masso su cui era seduta, valutando se ci sarebbero entrati in due o meno. Non appena il suo cervello si impegnò in quella valutazione, Jorge sussultò interiormente e la rabbia che già provava venne alimentata da un senso di perdita che gli chiuse lo stomaco. Non si era mai posto quel genere di problema prima, non con Cappie, perché lo spazio sarebbe sempre bastato, anche a costo di prenderla in braccio come alla festa di Halloween, cosa che non era mai stato un grosso sacrificio per lui. Ma ora? Il loro rapporto si era così deteriorato da costringerlo a riflettere ogni volta prima di agire? E soprattutto quanto mai lui rifletteva prima di fare qualcosa?

Mai! E non ho intenzione di iniziare proprio ora. Se ha un qualche problema con me che me lo dica chiaro e tondo. Non ho intenzione di impazzire dietro alle sue follie.

Si disse, scuotendo la testa per liberarsi da un mare di ipotesi e illazioni che non gli appartenevano per poi prendere posso su quella panchina naturale, gambe larghe, piedi ben piantati a terra e braccia posate sulle cosce,le mani penzoloni all’interno, incurante come al solito dello spazio vitale dell’altra o del fatto che la stesse sfiorando. Se la sua vicinanza aveva in qualche modo iniziato a darle fastidio che fosse lei a spostarsi o a farlo presente. Ogni gesto, incluso quello di posare la borsa accanto al masso, fu compiuto in silenzio. Quando le uniche parole che ti vengono sulla punta della lingua sono accuse e ingiurie, meglio tacere!

Mi dispiace, mi dispiace da morire!
Sono una cretina, lo so, e ti ho fatto preoccupare a morte in questi giorni.


Giusto per usare un eufemismo…

Mormorò, il viso rivolto verso il basso e la postura visibilmente più rilassata di pochi attimi prima anche se non ancora completamente a proprio agio. L’aver ricevuto delle scuse, come prima cosa, sincere e accorate da un lato lo sollevava e dall’altro alimentava la sua preoccupazione: che diavolo era accaduto?

Io...credimi, non ti ho evitato perchè volevo farti un dispetto è solo che...non avevo il coraggio di guardarti in faccia.

Cosa? – esclamò, non irritato più che altro sorpreso, raddrizzandosi di scatto e voltando la testa verso la Tassetta il cui sguardo, presa dal suo stato di agitazione, saettava ovunque senza fermarsi su un punto preciso. Quel dettaglio, ovvio trattandosi di Cappie, gli diede in quel contesto particolarmente fastidio così con fermezza, ma senza l’intento di farle del male, tentò di afferrarle il mento con la mano con l’intento di costringerla a guardarlo dritto negli occhi – E perché mai?

Chiese e, nel caso fosse riuscito nel suo intento, l’avrebbe scrutata a fondo, in quegli occhi verdi che aveva la sensazione di conoscere da sempre per scorgervi un qualche barlume di insofferenza, disgusto o qualsiasi altro sentimento negativo. In ogni caso dopo quella eventuale manciata di secondi di indagine, l’avrebbe “liberata”, riportando la mano sulla propria gamba e chinandosi in avanti,la testa solo rivolta verso di lei.

Io...immagino che tu non ti sia reso conto di quello che è successo la notte di Halloween, vero?

Esattamente quando? Prima o dopo aver fatto la più grossa figura di Troll mai vista con Ymir?

Chiese, meno irritato di quello che avrebbe voluto essere mentre un nuovo dubbio, mai contemplato fino a quel momento, si insinuava in lui. Possibile che mentre lui era impegnato con quella bellezza mozzafiato qualcuno avesse creato dei problemi alla sua sorellina? Problemi tanto gravi da non avergliene voluto parlare subito o che peggio avevano scatenato tutte le paranoie che gli aveva vomitato addosso alla fine della serata? Difficile, considerato che l’unica persona con cui l’aveva vista era Cartwright, ma non impossibile.

Mentre stavamo seduti, io sopra di te, e io stavo dando fuori di matto...?

Solo fuori di matto? – chiese con un ghigno ironico leggendo in parte tra le righe ma poco incline ad accettare le sue scuse non per la conversazione in sé ma per come si era comportata fino a quella mattina. Se l’averlo ignorato dipendeva da quello che era accaduto quella sera voleva vederci chiaro prima di fare o dire qualcosa – Per favore, fa un respiro profondo, salta i convenevoli e va dritta al punto. Cosa è accaduto durante quella conversazione per spingerti a ignorarmi per tutto questo tempo?

Domanda diretta, pronunciata cercando di guardarla dritta negli occhi, con un tono di chi non avrebbe accettato altri tentennamenti.
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Messaggioda Caroline Priscilla » 13/10/2014, 13:49

Jorge non aveva aperto bocca da quando era arrivato e solo quel dettaglio bastò alla Tassorosso per entrare nel panico più totale: cercare di darsi una calmata stava risultando davvero difficile, specie quando ti rendi conto di essere in torto e non solo per il modo nel quale si era comportata con lui durante quei giorni. Cappie continuava a sentirsi in colpa perchè si riteneva l'unica responsabile di tutta quella vicenda. Era lei che era entrata in paranoia, lei che non aveva saputo affrontare il suo migliore amico, lei che, nonostante le decisioni prese, continuava a farsi domande inopportune, a farsi mille problemi, a mettere cerotti là dove non si erano ancora create delle ferite...insomma, stava dando completamente di matto e sapeva per esperienza che il delfino non sarebbe riuscito a stare dietro alla sua follia, se lei stessa non fosse riuscita a tenerla sotto controllo.
Per questo la prima cosa che fece fu chiedergli di sedersi su quello stesso masso dove aveva preso posto anche lei, spostandosi in maniera da lasciare quanto più spazio possibile al ragazzo. Non l'aveva fatto con l'intento di non sfiorarlo, semplicemente si sentiva elettrica e temeva in qualche modo di poter contagiare lo stato d'animo del suo fratellone. Forse però, a giudicare dallo sguardo assassino nei suoi confronti, non sarebbe stato male donargli un po' della sua energia. Invece, seguendo per filo e per segno la sua scaletta mentale, Cappie si scusò con l'amico per l'atteggiamento avuto nei suoi confronti dopo la sera di Halloween, spiegando senza ancora scendere troppo nei dettagli il motivo che l'aveva spinta a comportarsi in quel modo. Gesticolava, parlava a raffica e muoveva in continuazione gli occhi, fissandoli ora su Jorge, ora sul masso, ora sui propri piedi, le mani, per poi ritornare nuovamente sul viso del portoghese. Era incapace di stare ferma, ma alla sua frenesia il ragazzo avrebbe dovuto esserci abituato. In quel frangente, invece, Jorge aveva già perso da tempo la sua pazienza e forse fu proprio per quello che afferrò all'improvviso il mento della Tassorosso e la costrinse a fissarlo dritta negli occhi senza poter distogliere lo sguardo.

E perché mai?

La spiegazione stava lì, sulla punta della lingua, una spiegazione anche bella lunga e ben articolata, che la tassetta si era preparata quella stessa mattina durante le ore di Storia della Magia. Ma quando il ragazzo puntò i propri occhi nei suoi, Cappie dimenticò ogni singola parola del proprio discorso, convinta com'era che Jorge sarebbe riuscito a vedere immediatamente i sensi di colpa che la facevano sentire sporca. Si, quella era la cosa peggiore per la O'Neill ovvero che il suo migliore amico potesse abbandonarla perchè aveva in qualche modo distrutto il loro rapporto, solo per le sue stupide paranoie. O per il suo corpo, che sembrava reagire agli stimoli che il ragazzo le mandava.
L'irlandese non si rese conto di aver smesso di respirare fino a quando il delfino non la lasciò andare, permettendo ai suoi polmoni di riempirsi nuovamente di tanto prezioso ossigeno. Avrebbe voluto raccontargli tutto, ma ormai il suo discorso era bello che andato ed era inutile recuperarlo, visto che l'agitazione le aveva fatto perdere la memoria. Invece, Cappie elaborò in fretta e furia un piano B, facendo delle domande al suo fratellone per scoprire se egli fosse a conoscenza, per chissà quale strano motivo, del problema o se lo ignorasse completamente e del tutto.

Per favore, fa un respiro profondo, salta i convenevoli e va dritta al punto. Cosa è accaduto durante quella conversazione per spingerti a ignorarmi per tutto questo tempo?


Il piano B era fallito e la Tassorosso si rese conto che ormai era agli sgoccioli. Era inutile cercare un piano C, perchè avrebbe finito per allungare il brodo e fare esattamente il contrario di quello che le aveva chiesto il portoghese. Così, socchiuse gli occhi e fece un bel respiro e quando li riaprì una nuova determinazione era nata nel suo sguardo. Doveva la verità a Jorge, gliela doveva a tutti i costi. Ricordava ancora come l'aveva fatta sentire la Samyliak quando le aveva negato quel diritto e anche se l'esempio non era dei più calzanti, la Tassorosso sentiva comunque che per amore della loro amicizia non avrebbe compiuto lo stesso errore. Quindi, imponendosi di guardarlo negli occhi, la ragazza schiuse le labbra e ne fece uscire un sospiro, iniziando così a dargli quella fatidica spiegazione.

Quella sera, mentre io stavo seduta sopra di te, mi hai dato una serie di baci sul collo, ricordi?- aspettò che le diede conferma, prima di continuare -A questo punto immagino che tu non ti sia accorto di niente ma io, quando lo hai fatto, mi sono eccitata....- non poteva impedirsi di arrossire come un pomodoro quando disse infine la verità, taciuta fino a quel momento -E ho sentito che a te è successa la stessa cosa. Questo mi ha fatto andare nel panico più totale: sono stati quattro giorni di inferno, perchè per un attimo ho creduto di provare qualcosa di più per te e la cosa mi ha spaventata a morte. Avevo paura di rovinare tutto, l'amiciza con te, la storia con Devo e non sapevo più come comportarmi.
Per questo non riuscivo a guardarti in faccia e ho preferito evitarti: se ti avessi riversato addosso tutte le mie paranoie, di sicuro saresti scappato via per sempre da me!
- si permise di fare una battuta, anche se poi tanto battuta non era, visto che non aveva davvero la minima idea di come avrebbe reagito.

Tu non ti sei sentito strano?
Cioè, non me lo sono immaginato vero, che tu ti sei...
- preferì non concludere la frase, anche perchè si sentiva le guance andare a fuoco e non aveva sicuramente bisogno di alimentare quel calore ancora di più -Non volevo farti star male, ma alla fine ci sono riuscita...
Perdonami Jorge...per tutto quanto.


Cioè non solo per averlo ignorato, ma anche per aver rovinato, secondo il suo giudizio, quel rapporto provando attrazione fisica nei suoi confronti.
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Messaggioda Jorge » 13/10/2014, 22:12

Aveva preso con determinazione – ma nello stesso tempo attento a non farle male – il mento della Tassetta per costringerla a voltarsi verso di lui e finalmente guardarlo dritto negli occhi – cosa che a quanto sembrava aveva avuto addirittura paura di fare nei giorni precedenti – e quello che vi lesse lo lasciò ancora più confuso di prima, spingendolo a porre fine a quel contatto il prima possibile.

Sensi di colpa? Porca Morgana perché dovrebbe sentirsi in colpa? Di cosa?

Si chiese il Delfino, stringendo a pugno entrambe le mani che aveva appoggiato nuovamente sulle proprie gambe, segno che era quasi giunto al limite. Si sentiva come una pentola a pressione babbana piena di sentimenti contrastanti e non del tutto positivi in procinto di esplodere e l’avrebbe fatto davvero – e al diavolo le conseguenze – se non avesse ricevuto e in fretta una spiegazione chiara ed esaustiva. Il tempo dei tentennamenti e dei giri di parole era finito e lo fece capire chiaramente a Cappie ponendole una domanda semplice e diretta che richiedeva una risposta se non altrettanto semplice almeno diretta.

Quella sera, mentre io stavo seduta sopra di te, mi hai dato una serie di baci sul collo, ricordi?

Si…

Confermò aggrottando le sopracciglia, il suo cervello che lavorava a pieno regime nel tentativo di comprendere dove la conversazione sarebbe andata a parare per giungervi preparato. Inutile dire che l’accenno ai baci – sperando vivamente che fosse in qualche modo pertinente alla causa scatenante tutto quel trambusto – lo aveva preso in contropiede. Non era la prima volta che si lasciava andare a leggere effusioni con Caroline Priscilla, che l’abbracciava, la faceva sedere sulle sue gambe o le dava qualche bacio e fino a quel momento la ragazza non aveva mai dato segni di fastidio o disagio. Allora cosa diavolo era accaduto di diverso quella sera?

A questo punto immagino che tu non ti sia accorto di niente ma io, quando lo hai fatto, mi sono eccitata....

F**a!
(C***o!


Imprecò mentalmente in portoghese,riportando tutta la sua attenzione sulla sua sorellina il cui viso assomigliava a un pomodoro maturo tanto era il rossore che le stava colorando le guance. Quella volta però Jorge non lo trovò adorabile ma piuttosto inquietante e foriero di guai.

E ho sentito che a te è successa la stessa cosa.

Duplo p***a!

(Doppio c***o! )


Continuò, sperando vivamente di non doversi scusare per quella che era una reazione del tutto normale del suo corpo da sedicenne perennemente arrapato o dover dare una qualche spiegazione di sorta. Non era la prima volta che gli capitava ma non aveva mai sprecato neanche un secondo per chiedersi perché po per come: Cappie era la sua migliore amica, felicemente fidanzata con un altro quindi a che pro porsi domande scomode e per di più inutili che avrebbero solo rovinato il loro bel rapporto? Alla luce delle successive parole della Tassetta sembrava che lui fosse stato l’unico a essersi fatto tutto quegli scrupoli per preservare la loro amicizia.

Questo mi ha fatto andare nel panico più totale: sono stati quattro giorni di inferno, perchè per un attimo ho creduto di provare qualcosa di più per te e la cosa mi ha spaventata a morte. Avevo paura di rovinare tutto, l'amicizia con te, la storia con Devo e non sapevo più come comportarmi.
Per questo non riuscivo a guardarti in faccia e ho preferito evitarti: se ti avessi riversato addosso tutte le mie paranoie, di sicuro saresti scappato via per sempre da me!


Al di là del fatto che quella era a tutti gli effetti una pessima battuta, Jorge non aveva alcuna voglia di ridere, il cervello che si affaccendava su più fronti per cercare di comprendere il senso di quello che per lui erano un mare di assurdità senza capo né coda. Per le donne esisteva una equazione per cui “eccitazione = amore o sentimenti simili”? Ed era una cosa così spaventosa scoprirsi innamorata di lui? Bè di certo la loro amicizia non ne sarebbe uscita indenne ma tutt’al più si sarebbe evoluta in qualcosa di ancora più forte. Perché avvertiva in fondo al cuore un fastidio prurito simile alla delusione? Era innamorato di lei? No, però il fatto che lei valutasse una cosa talmente negativa innamorarsi di lui da farla scappare per quattro giorni lo feriva profondamente. Che si trattasse di orgoglio maschile o altro non avrebbe saputo dirlo né voluto, a essere sinceri, soprattutto perché nel sentirla pronunciare l’ultima frase gli era sorto un piccolo atroce dubbio.

Su chi hai riversato le tue paranoie allora? E cosa ti ha consigliato di fare esattamente?

La conosceva bene, forse fin troppo, e sapeva che quando finiva per andare in loop su se stessa per una qualsiasi problema, reale o immaginario che fosse, aveva bisogno di confrontarsi con qualcuno che le restituisse la giusta prospettiva o che la tenesse ancorata con i piedi per terra. Se non era stato lui la sua ancora, allora a chi si era rivolta?

Tu non ti sei sentito strano?
Cioè, non me lo sono immaginato vero, che tu ti sei...


No e no. Non mi sono sentito strano e non ti sei immaginata nulla. Nel caso non te ne fossi accorta non sono fatto di legno e il mio corpo reagisce alle stimolazioni come quello di chiunque altro. Ho semplicemente preferito non dargli troppo peso...

Non volevo farti star male, ma alla fine ci sono riuscita...

E’ inutile che ti dica come mi sono sentito in questi quattro giorni no?

Era certo che se si fosse messo nei propri panni, Cappie avrebbe avuto la percezione esatta del dolore che gli aveva inflitto e quindi non vedeva la necessità di rigirare il classico coltello nella piega

Perdonami Jorge ...per tutto quanto.

Perdonarti? – ripetè rigirandosi quella parola sulla lingua come se non ne conoscesse il significato – Potrei anche farlo se solo riuscissi a comprendere cosa questa comporta… - perché quello era uno dei suoi problemi, il non sapere se e come il loro rapporto sarebbe cambiato a partire da quel momento in poi –Non posso più avvicinarmi a te? Scapperai ogni volta che ti sfiorerò anche solo casualmente? Non potrò più consolarti o abbracciarti anche solo perché mi va? – mentre parlava con la voce più bassa e seria aveva raddrizzato la schiena, aveva ruotato il busto verso la Tassetta e si stava avvicinando lentamente come a saggiarne le reazioni – Sono solo i baci che ti destabilizzano o anche delle semplici carezze? – e così dicendo sollevò una mano per tentare di sistemarle una ciocca di capelli dietro l’orecchio sfiorando volontariamente la sua guancia e il lobo dell’orecchio – Dovrai darmi una mappa di ciò che posso o non posso fare per evitare di metterti in crisi?

Un sorriso amaro gli comparve sul viso perché quello che stava delineato con voce calma e controllata, senza l’intenzione di accusare nessuno, era davvero un pessimo, pessimo futuro.
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Messaggioda Caroline Priscilla » 14/10/2014, 0:04

Alla fine la Tassorosso aveva dovuto svuotare il sacco, evitando i soliti giri di parole e le mille frasi senza senso che l'agitazione la spingeva a buttare fuori. Aveva messo a nudo per l'ennesima volta la propria anima, cercando di far comprendere al delfino come si era sentita, che cosa aveva provato e quale fosse stata la causa scatenante di tutto quel trambusto messo su da Cappie stessa. La O'Neill non si aspettava certo di essere perdonata subito, ma almeno un po' di comprensione da quello che avrebbe dovuto essere il suo migliore amico. Lo adorava e la conosceva meglio di chiunque altro. Eppure la prima domanda che le rivolse non fu di chiederle come si era sentita, perchè si era lasciata buttare giù e perchè avesse avuto tanta paura: insomma Jorge non si preoccupò minimamente di indagare più a fondo nel problema, ma si limitò a porle una sola domanda, che lasciò interdetta la piccola Tassorosso.

Su chi hai riversato le tue paranoie allora? E cosa ti ha consigliato di fare esattamente?

L'istinto la mise subito sull'attenti, perchè quelle parole parevano alla ragazzina piene di astio e di accuse velate. Non sapeva bene neanche lei perchè si stesse mettendo sulla difensiva, ma non le piacquero le domande del portoghese e, per quanto sentisse di aver sbagliato modo di comportarsi, non si sentiva però in colpa per aver chiesto aiuto a due persone che erano anche sue amiche. Tuttavia, il suo intento in quel momento era riuscire a chiarire tutto con il delfino, per questo cercò di scendere a patti con l'impulso, molto forte a dire il vero, di non rispondere affatto alla sua domanda. Lo avrebbe accontentato in parte e l'altra parte semplicemente l'avrebbe ignorata.

Con Vergil e subito dopo con Kelly...- disse con tono di voce calmo e pacato -Ma non è importante quello che mi hanno detto.

Quello che contava era sapere se anche a lui fosse accaduto la stessa cosa e conoscere il suo parere al riguardo. Era vero, Cappie si riconosceva lo sbaglio di non aver chiesto subito al delfino come aveva affrontato l'intera situazione, ma si aspettava che anche l'altro ci avesse pensato quando era accaduto la prima volta e che semplicemente, essendo ormai rodato, era risultato molto più tranquillo della tassetta. La risposta che le diede, invece, fece rimanere molto male la O'Neill, che forse aveva preso fin troppo sul serio la questione, ma almeno l'aveva ritenuta importante e non relegata in un angolo della mente fra le cose alla quale non "dava peso".

No e no. Non mi sono sentito strano e non ti sei immaginata nulla. Nel caso non te ne fossi accorta non sono fatto di legno e il mio corpo reagisce alle stimolazioni come quello di chiunque altro. Ho semplicemente preferito non dargli troppo peso...

Quindi, come aveva ipotizzato all'inizio, la colpa era solo sua? Non bastava essersi sentita uno schifo nei confronti di Devo e in quelli di Jorge, ma doveva anche assumersi la responsabilità di aver creato su un macello solo perchè voleva essere sicura di ciò che voleva il suo cuore? Si la Tassorosso lo fece, si assunse le proprie responsabilità, perchè stava provando ad immedesimarsi nell'altro, a compredere quanto avesse dovuto star male. Per carità, lei stessa non si era certo andata a divertire in quei quattro giorni, ma era convinta che il delfino avrebbe compreso anche quella cosa. Invece, nuovamente, le sue aspettative vennero disattese, da un Jorge che si stava dimostrando sempre più arrabbiato con lei e sempre meno disposto a starla ad ascoltare.

E’ inutile che ti dica come mi sono sentito in questi quattro giorni no?

Io mi sono sentita una merda...

Non riuscì a trattenersi, non riuscì a non dirgli che anche lei, come lui, era stata male, se non il doppio visto che stava cercando di risolvere un dubbio per il quale aveva messo in gioco la sua vita sentimentale con Devo. Certo, se Cappie avesse saputo esattamente come il ragazzo avesse trascorso il 3 Novembre (ovvero a provare le labbra della nuova Dragargenteo), probabilmente sarebbe andata in escandescenze, reputandosi offesa dal tono accusatorio dell'altro nel menzionare quanto aveva sofferto in tutto quel periodo. Ma, ignorando quei fatti, la O'Neill fece l'unica cosa che reputava sensata in quel momento: chiedere il perdono del suo migliore amico.

Perdonarti? Potrei anche farlo se solo riuscissi a comprendere cosa questa comporta…Non posso più avvicinarmi a te? Scapperai ogni volta che ti sfiorerò anche solo casualmente? Non potrò più consolarti o abbracciarti anche solo perché mi va? Sono solo i baci che ti destabilizzano o anche delle semplici carezze? Dovrai darmi una mappa di ciò che posso o non posso fare per evitare di metterti in crisi?

Era amaro il suono di quelle parole, un'amarezza che la tassetta stava iniziando ad odiare, perchè la faceva sentire ancora di più una merda. Era vero, non poteva garantire che i primi tempi (all'incirca i primi giorni) sarebbe stato tutto come prima, quello no. Ma si sarebbe impegnata, avrebbe fatto uno sforzo per mettere da parte le sue paure, perchè di quelle si trattava, e ritornare ad avere lo stesso rapporto di sempre. In quel momento la spaventava l'aspettativa di ciò che avrebbe provato se si fosse lasciata toccare, ma sapeva che solo provando lo avrebbe scoperto. Per riuscirci però avrebbe dovuto contare sull'appoggio del delfino, che in quel momento sembrava più propenso a metterla in difficoltà piuttosto che aiutarla. Cappie non sorrideva più, era seria ora, mentre fermava la mano del ragazzo a metà strada, evitando quindi che andasse a sfiorarle la guancia e l'orecchio, ma tenendola ben salda nella propria di mano, per fargli comprendere che il contatto fisico con lui non la spaventava al punto da volerci rinunciare.

Smettila. Smettila di dirmi queste cose, smettila di farmi stare peggio.
Non ho bisogno che tu mi faccia capire che sei stato malissimo, perchè anche io sono stata malissimo e forse più di te, visto che almeno IO il problema di quello che poteva diventare la nostra amicizia me lo sono posto.
- alla fine non era riuscita a trattenersi dal dimostrare quanto ci era rimasta male per la frase detta prima dal portoghese -Non voglio cambiare le cose fra di noi. Ho reagito in maniera eccessiva e ti ho già chiesto scusa per questo, ma io non ho mai provato attrazione fisica per te e quando è successo la cosa mi ha fatto male, perchè per ben quattro giorni ho temuto di perderti, di perdere quello che siamo, quello che saremo in futuro...
Avevo bisogno di tempo per capire che cosa volessi esattamente e adesso lo so.
Quindi se vuoi toccarmi...
- avvicinò la mano al proprio viso, proprio nel punto che voleva accarezzare prima, strofinandoci appena la guancia morbida e calda -O vuoi baciarmi, fallo.
Abbracciami e fammi sentire che anche se dovesse esserci attrazione fisica fra di noi
- perchè ormai poteva supporre che la stessa identica cosa accadesse al delfino-non influirà sul nostro rapporto.

Lo stava spronando ad essere di nuovo spontaneo con lei, di nuovo un fratello per lei, il solito vecchio Jorge che si cacciava sempre nei guai, ma che al contempo stava imparando a crescere e a maturare esattamente come lei.

Quando ne ho parlato con Vergil, mi ha detto una cosa che mi ha fatto piangere per il dolore che mi ha causato. Ha detto che d'ora in avanti il nostro rapporto non sarebbe più stato lo stesso e io gli ho creduto. Ma adesso, non mi importa più sapere se quello che ha detto è giusto o sbagliato.
Io so cosa voglio.
E voglio che il nostro rapporto non cambi affatto. Può crescere, evolversi, ma non cambiare.


Da dove nasceva tanta determinazione nella Tassorosso? Forse dalla piccola scintilla Ignis che si era insidiata nel suo animo; forse le era sempre appartenuta, fin dalla nascita; o forse era la persona che le stava di fronte a darle tutta quella carica. Una persona che nonostante i litigi, nonostante i difetti, rimaneva la migliore che avesse mai potuto incontrare in tutta la sua vita.
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Messaggioda Jorge » 14/10/2014, 21:13

Se Jorge avesse dovuto stilare in quel momento una graduatoria dei propri stati d’animo, empatia e comprensione si sarebbero trovati decisamente in fondo alla lista non perché traesse chissà quale piacere dal comportarsi come un freddo egoista – poteva ben immaginare come Caroline Priscilla avesse passato quei giorni,insonne per i dubbi ingigantiti dalle sue stesse paure e paranoie, incapace sia di affrontarlo che di lasciar correre, rosa dai sensi di colpa per quello che sarebbe potuto accadere – ma perché fermamente convinto che per uscire indenne da quella crisi doveva mantenersi lucido e razionale. I caratteri dei due giovani, sotto alcuni punti di vista, si assomigliavano molto e spesso, lasciate la loro parte emotiva libera di esprimersi al meglio – o al peggio- di sé finivano per autoalimentarsi a vicenda, spingendoli a dire e fare cose di cui poi, nel periodo di calma dopo la tempesta, li portava a scusarsi l’uno l’altro. Era capitato rare volte in realtà, e sempre per causa diretta o indiretta del ragazzo di Cappie, e dopo ognuna erano riusciti a ripartire da zero senza che la loro amicizia risentisse in alcun modo dalla lite appena terminata. Quella circostanza, però, era completamente diversa perché a essere oggetto di discussione (?) era proprio il loro rapporto, la reciproca attrazione fisica e i sentimenti che potevano o non potevano trovarsi alla base di essa e alzare i toni, anche solo di poco, avrebbe potuto determinare un incendio degno di un Ardemonio e quindi impossibile da spegnere. Per quello la domanda che pose alla ragazza non riguardava le sue paure o cosa li aveva generati ma bensì con chi si fosse confrontata prima di – o per – trovare il coraggio di affrontarlo e soprattutto cosa questi le avesse consigliato. La sua non era solo curiosità ma un tentativo di comprendere cosa si sarebbe dovuto aspettare nei prossimi minuti.

Con Vergil e subito dopo con Kelly...

Non battè ciglio – o meglio chiuse per un attimo gli occhi – facendo un profondo respiro. Se poteva contare sul fatto che Cartwright le avesse dato dei consigli saggi e sensati, il coinvolgimento di Kelly in quella situazione non lasciava presupporre nulla di buono. Conoscendo la londinese – molto meno di quanto conoscesse l’irlandese in effetti – probabilmente poteva averle consigliato solo due cose: di mandarlo a quel paese senza farsi troppe paranoie o di scoparselo per togliersi ogni dubbio.

Ma non è importante quello che mi hanno detto.

Questione di punti di vista!

Commentò tra sé, non trovando nulla di eccitante al pensiero della Tassetta che gli faceva delle avances di qualsiasi tipo solo perché spinta dalla Everett. In altre circostanze, come per esempio, la serata incriminata invece il suo corpo non aveva avuto alcun problema a reagire in maniera abbastanza veemente – e a quanto pareva evidente – a una eccessiva vicinanza della ragazza. A differenza di Cappie però Jorge non si era mai soffermato a riflettere più di tanto sull’accaduto un po’ perché i suoi ormoni sembravano essere perennemente in festa e l’inquilino del piano di sotto si “agitava” quasi per un nonnulla un po’ perché considerava la loro amicizia più importante di una passeggera tempesta ormonale. A essere sinceri il fatto che lei fosse felicemente fidanzata e quindi che nel suo cuore non c’era posto per lui in veste di “qualcosa di più di un amico” aveva contribuito non poco a soffocare sul nascere qualsiasi riflessione ingombrante e questo a Jorge era sempre andato bene. Forse avrebbe potuto trovare un modo più gentile per spiegare quei concetti alla ragazza ma fedele al principio “ meno dico meno possibilità abbiamo di esplodere” era stato telegrafico pur stando attento a utilizzare un tono il più possibile pacato e privo di inflessioni che avrebbero potuto dare adito a chissà quale speculazione da parte della Tassetta. Per lo stesso motivo evitò di raccontare nel dettaglio come si era sentito in quei giorni, della rabbia e della frustrazione che aveva accumulato, di come si fosse rinchiuso in palestra, finendo poi in Infermeria, per evitare di appiccicarla a un muro in corridoio e scaricarsi su di lei. Certo in quell’ultimo frangente il Fato gli aveva arriso, facendogli incontrare Victoria ma neanche la vicinanza della Draghessa era riuscito a rasserenarlo e impedirgli di essere nervoso e scattare per un non nulla o quasi – e per fortuna che le aveva raccontato subito il motivo di quel suo carattere scontroso o sarebbe scappata a gambe levate il più lontano possibile da lui.

Io mi sono sentita una merda...

Annuì comprensivo perché quella frase condensava perfettamente anche il suo stato d’animo di quei giorni. In un guizzo di empatia Jorge si voltò verso la sua sorellina per abbracciarla e cercare di lenire in parte il dolore che avevano provato ma la richiesta di perdono da parte della ragazza lo bloccò, ricordandogli che avevano ancora dei punti in sospeso da chiarire e che probabilmente – e al solo pensiero una mano invisibile gli stritolò la bocca dello stomaco – non si sarebbe più potuto permettere certi comportamenti. Ancora una volta, per essere sicuro di non fraintendere le parole della sua sorellina, le pose una – in verità più di una – domanda chiara che pretendeva una risposta altrettanto chiara e cioè come avrebbe dovuto comportarsi da quel momento in poi. Il cuore del Delfino mancò un battito o due quando, con un’espressione seria, Cappie impedì alla sua mano di portare a compimento un gesto innocuo e spontaneo che faceva spesso e cioè riporle una ciocca di capelli dietro un orecchio. Liberò con una scrollata energica il polso dalla presa dell’altra, spostandosi spontaneamente un po’ più indietro con il sedere per togliere la Tassetta dall’impiccio di dover essere lei ad allontanarsi da lui.

Smettila.

Assottigliò lo sguardo, aumentando la respirazione, la rabbia che aveva a stento trattenuto fino a quel momento che premeva per uscire.

Smettila di dirmi queste cose, smettila di farmi stare peggio.
Non ho bisogno che tu mi faccia capire che sei stato malissimo, perchè anche io sono stata malissimo e forse più di te, visto che almeno IO il problema di quello che poteva diventare la nostra amicizia me lo sono posto.


IO il problema non me lo sono posto proprio perché la nostra amicizia è più importante di qualsiasi altra cosa… A cosa avrebbe portato scervellarmi sul perché ho una erezione in determinate situazioni quanto TU sei felicemente fidanzata e la mia vita è un casino quasi ben organizzato? Esattamente a questo… o meglio a una versione peggiorata perché se ti avessi detto ” per un attimo ho creduto di provare qualcosa di più per te e la cosa mi ha spaventato a morte” – ripetè le stesse parole usate dalla ragazza poco prima ma senza scimmiottarle in alcun modo ma con quel tono serio e pacato che aveva adottato fin dall’inizio di quell’incontro – il tuo cervellino iperattivo avrebbe iniziato a lavorare a pieno regime, chiedendosi se ero sincero o se stessi mentendo per non perderti e ponderando ogni gesto per paura che potessi eccitarmi e soffrire…?

Sulla fine di quel minimonologo la voce di Jorge scivolò in una sfumatura interrogativa, perché oggettivamente si era inoltrato in un campo sconosciuto in cui la conoscenza approfondita dell’altra poteva aiutarlo fino a un certo. Toccava a Caroline Priscilla il compito di smentire o confermare le sue parole e chissà se nel farlo avrebbe colto una leggera sfumatura e cioè che il ragazzo non aveva messo in dubbio la sua affermazione, credendole immediatamente quando gli aveva detto che non provava altro per lui se non un profondo senso di amicizia.

Non voglio cambiare le cose fra di noi. Ho reagito in maniera eccessiva e ti ho già chiesto scusa per questo, ma io non ho mai provato attrazione fisica per te e quando è successo la cosa mi ha fatto male, perchè per ben quattro giorni ho temuto di perderti, di perdere quello che siamo, quello che saremo in futuro... Avevo bisogno di tempo per capire che cosa volessi esattamente e adesso lo so. Quindi se vuoi toccarmi...- avvertì una scossa al contatto tra le loro pelli, piacevole ma senza alcun risvolto sessuale, un po’ come quella che lo scuoteva ogni volta che tornato a casa per le vacanze abbracciava sua madre -O vuoi baciarmi, fallo. Abbracciami e fammi sentire che anche se dovesse esserci attrazione fisica fra di noi non influirà sul nostro rapporto.

Per lui l’attrazione fisica non aveva mai rappresentato un ostacolo per il loro rapporto ma poteva essere davvero certo che anche per lei sarebbe stato lo stesso. Quello che era accaduto la sera di Halloween poteva essere un caso che non si sarebbe mai più ripetuto ma se così non fosse stato? Cappie si sarebbe davvero abituata a provare, eventualmente ed occasionalmente, certe sensazioni con una persona che non era il suo ragazzo? O a lungo andare quella situazione l’avrebbe logorata?

Quando ne ho parlato con Vergil, mi ha detto una cosa che mi ha fatto piangere per il dolore che mi ha causato. Ha detto che d'ora in avanti il nostro rapporto non sarebbe più stato lo stesso e io gli ho creduto. – si portò una mano, la stessa su cui lei aveva appena strusciato la guancia, all’altezza del petto come se potesse in qualche modo lenire il profondo dolore che quelle parole gli stava causando - Ma adesso, non mi importa più sapere se quello che ha detto è giusto o sbagliato. Io so cosa voglio. E voglio che il nostro rapporto non cambi affatto. Può crescere, evolversi, ma non cambiare.

Sciocca… il cambiamento è insito nell’evoluzione e nella crescita – puntualizzò per poi avvolgere la mano intorno al suo gomito e, se non avesse opposto resistenza, attirarla in un abbraccio deciso ma non soffocante. Le fece posare il viso sul suo petto e posò a sua volta il mento sulla sommità della sua testa, le mani che si muovevano lungo la sua schiena in quelle carezze consolatorie che voleva darle fin da quando gli aveva confidato di essere stata male tanto quanto lui. – Non so più come dirti che l’unica cosa che può uccidere la nostra amicizia siete tu e le tue paranoie… - mormorò con un tono dolce e, se fosse riuscito nel suo intento, dandole un leggero bacio tra i capelli – Se tu riesci a gestire questa attrazione fisica e conviverci serenamente essa non ostacolerà il nostro rapporto in futuro come non l’ha ostacolato fino a ora… - la strinse un po’ più forte consapevole di essere a un tanto così dal perderla davvero e che il pericolo non era ancora del tutto scomparso – Se ti può tranquillizzare personalmente non mi trovo in uno stato perenne di eccitazione – no lui non aveva alcun problema nell’affrontare determinati argomenti – quando siamo insieme ma allo stesso tempo non posso stilarti un elenco delle situazioni a rischio… Capita all’improvviso e così come viene passa e no, non faccio nulla per farla passare – e una nota maliziosa gli sfuggì in mezzo a quel discorso semiserio. – Ti va di raccontarmi cos’altro ti hanno detto il Capitano e la Everett? Così mi rendo conto di quanto hai sovraccaricato questo piccolo cervellino iperattivo che ti ritrovi…

Non c'era curiosità nel suo tono di voce ma bensì solo preoccupazione per le immense e inutili seghe mentali che la ragazza si era fatta in quei giorni. E giusto perché era lui, il solito lui, accompagnò le parole con un bacio sulla tempia e picchiettandole gli indici su entrambi i fianchi con il chiaro intento di farle il solletico e strapparle così almeno qualche risolino sincero.
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