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Messaggioda Mark » 12/02/2013, 20:45

Wow davvero sei originario dell'Africa? Davvero non si capisce! Beh, io sono Inglese puro, ho sempre vissuto a Birmingham!

Mark sorrise. Non conosceva la città di cui aveva parlato Paul quindi rispose ad alta voce

Birmingham? Non la conosco... dove si trova più o meno?

Dopo un po' parlarono delle loro araldiche. Il piccolo mago poi disse che il suo compagno di casata aveva ragione, cioè che non si doveva mai chiedere a qualcuno che origini aveva perché per alcuni era una cosa offensiva

Esatto, alludevo proprio a quel termine, come sai in passato ci sono state delle persecuzioni e non è bello ricordare quei momenti.

Hai ragione, sono stato stupido... ma da ora in poi non chiederò a nessuno le sue origini!

Poi cominciarono a parlare delle persone che conoscevano a Hogwarts e Mark disse che voleva diventare amico con molti studenti verde-argento per poter cambiare le cose lì

Perchè dovrei pensar male di te? E' una cosa correttissima, siamo tutti della stessa scuola dopotutto! Beh, conosco... Elisabeth, Brianna, Cappie, Jorge, e poi meno bene Kayleen, Miyabi ed altri, alla fine le persone sono quelle!

Il piccolo mago Africano rimase sbalordito. Conoscevano praticamente le stesse persone.

Wow! Anche se non sembra Hogwarts è piccola... cioè, intendevo dire... conosciamo le stesse persone!

Dopo diversi minuti il piccolo Grifo chiese a Paul se voleva imparare da lui un po' di Arabo e la risposta fu la seguente

Beh... certo! Ci posso provare, anche se non parlerò mai bene come te!

Il bambino lo guardò e si mise a ridere, non perché il suo compagno gli aveva detto che non poteva mai parlare Arabo bene come lui ma perché aveva capito il contrario di quello che aveva sentito

Dai! Tutti possono imparare una lingua in più dall'inglese! Vedrai che non te ne pentirai...

Poi ripensò alla risposta di Paul e arrossì

...Oh scusa! Beh... ok, non te ne pentirai! Possiamo vederci qualche volta così ti insegno le parole più semplici e poi passiamo a quelle più complicate! Quando vuoi tu... io sono seeeempre libero, sempre!

Gli si illuminarono gli occhi. Finalmente qualcuno aveva voglia di condividere qualcosa con lui! Era al settimo cielo... poi pensò

Ed io che avevo paura di dire a qualcuno le mie vere origini!

Infine con tanta grinta Mark chiese a Paul

Tu quali altre lingue sai?

Così almeno forse potevano entrambi scambiarsi delle culture diverse. O almeno questo pensò il piccolo Grifondoro...

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Messaggioda Paul » 13/02/2013, 19:41

Mark era Africano? Che sorpresa! Paul non lo avrebbe mai immaginato. Le origini di quest'ulimo invece erano Inglesi, ma Mark non sembrava conoscere bene l'Inghilterra.

Birmingham? Non la conosco... dove si trova più o meno?


Non lo sai? Beh più o meno al centro dell' Inghilterra... e dire che è una città famosa!


Poi i due parlarono di come ci fossero stati atti di violenza e persecuzione sui maghi "ibridi" , infatti Mark stava raccogliendo informazioni sull'araldica degli studenti della scuola.

Hai ragione, sono stato stupido... ma da ora in poi non chiederò a nessuno le sue origini.


Ehi non ho detto questo! Dico solo che dovresti usare un termine diverso, perche la gente si potrebbe offendere!

Dopo aver chiarito con Mark i due scoprirono di aver conosciuto molte persone in comune, e poi l'argomento ricadde sulla lingua madre di Mark, l'arabo.

Dai! Tutti possono imparare una lingua in più dall'inglese! Vedrai che non te ne pentirai...
...Oh scusa! Beh... ok, non te ne pentirai! Possiamo vederci qualche volta così ti insegno le parole più semplici e poi passiamo a quelle più complicate! Quando vuoi tu... io sono seeeempre libero, sempre!


Ok, magari un giorno ci mettiamo d'accordo eh!


Poi Paul sentì i rintocchi della torre dell'orologio.

Beh ora è meglio se andiamoMark, devo finire i compiti e secondo me non è prudente stare vicino a quel bagno, ho sentito dire che ci abita il fantasma di una ragazza... ma non chiedermi di più, non so altro! Dai andiamo.


Così Paul incitò il ragazzo a seguirlo mentre tornavano alla Sala Comune dei Grifondoro.

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Messaggioda Caroline Priscilla » 25/11/2013, 20:20

[Aprile, Martedì ore 19:10 - Subito dopo l'incontro con Tisifone]


Camminava come una furia. Le lacrime le offuscavano gli occhi, impedendole di vedere bene ciò che la circondava: i muri, i quadri, le scale, le persone...tutto aveva un contorno sfocato, niente contava qualcosa per la giovane Tassorosso.

Hey Cappie, dove stai...

Qualcuno le aveva rivolto la parola, ma la Tassorosso in preda al panico si era messa a correre, seminando lo studente o la studentessa che l'aveva riconosciuta, per allontanarsi dalla Torre Nord. La sua mente era un guazzabuglio di pensieri, una matassa impossibile da districare e nella quale le parole di Tisifone risuonavano più forti e potenti che mai.

Non è accaduto nulla nel mio ufficio mesi fa di cui valga la pena parlare...


Bugiarda!

Ucciso? Non sapevo che gli Auror avessero fatto dei progressi nelle indagini sulla scomparsa di suo padre.


Bugiarda! Lo sapeva! Lo sapeva perfettamente!

...fino a quando la sua educazione e la sua crescita saranno in parte una mia responsabilità non ho intenzione di correre alcun rischio in quel senso.


BASTA! SMETTETELA!
Io non sono più una ragazzina!


Urlava e gridava nella sua mente, tentando di scacciare quelle parole che la ferivano come mille Crucio lanciati tutti assieme sul suo corpo minuto e indifeso. La rabbia aumentava dentro di lei, spingendola a desiderare vendetta contro coloro che le avevano portato via suo padre, contro la Samyliak che le aveva negato il diritto di conoscere la verità, che l'aveva trattata come una ragazzina, una poppante capace solo di mettersi nei guai.

Io non sono una ragazzina...

Continuava a ripetere sussurrando, pensando al luogo migliore dove poter nascondersi e sfogare la rabbia che minacciava di uscire fuori incontrollata dal suo corpo. Aveva detto ai suoi due amici che gli avrebbe raggiunti una volta finito di parlare con l'insegnante, ma in quel momento Cappie non aveva voglia di farsi vedere da Jorge o da Kelly in quello stato: per questo, la cosa migliore era escludere sia la Sala Grande, dove avrebbe sicuramente trovato il Delfino, sia la propria Sala Comune, nella quale probabilmente la stava attendendo la sua compagna di stanza. C'era solo un luogo che, solitamente, veniva evitato da molti ad Hogwarts: il bagno di Mirtilla Malcontenta. E fu proprio lì che si diresse la Tassorosso, in preda ai singhiozzi e alle lacrime, correndo per tutte le rampe di scale che l'avrebbero portata finalmente al Secondo Piano.

Come...ha osato...quella....!
Ritornare una volta diplomata?! Sarà troppo tardi, quando mi diplomerò!
L'assassino di mio padre...non lo troverò mai...non lo troverò mai...


Con un colpo del braccio, la giovane strega entrò dentro il bagno, fortunatamente vuoto, facendo sussultare il fantasma che vi abitava e a causa del quale era stato dato quello strano nome alla stanza. La studentessa uccisa a causa dello sguardo di un Basilisco era una storia ormai risaputa da decenni all'interno della scuola, ma nonostante questo i continui lamenti e i pianti dirotti di Mirtilla erano ancora talmente leggendari da tenere lontane da quella toilet la maggior parte delle ragazze.
Cappie non badò minimamente alla presenza dell'ectoplasma, ignorandola a tal punto che quella, indispettita, se ne andò sparendo in uno dei tanti tubi presenti nella stanza.

E' tutto finito...non lo rivedrò più...non lo rivedrò più!

Immagine


Si avvicinò ad uno dei lavandini, aprendo i rubinetti e continuando a singhiozzare, piangendo più lacrime di quante il suo corpo fosse capace di contenere. Aveva bisogno di schiarirsi le idee, di calmarsi, prima che il suo desiderio di vendetta e distruzione prendesse il sopravvento, facendole commettere qualche enorme stronzata che la Vireau le avrebbe fatto pagare cara. La ragazza fece scorrere l'acqua fino a quando non divenne talmente bollente da scottarle le mani, infilandole di getto sotto di essa e portandole al viso, per lavare via tutte le lacrime che aveva fino ad allora buttato fuori. Ripetè quell'operazione altre due volte, scottandosi la pelle delicata del viso che si arrossò subito sulle guance, ma non riuscì a far sparire il dolore per ciò che implicavano le parole dette da Tisifone. Da quando si era cacciata nei guai insieme a Jorge nella Foresta Proibita, molti professori avevano cambiato atteggiamento nei suoi confronti, fissandola con sguardo a volte deluso a volte compassionevole, data la scomparsa di suo padre. Ma era stata proprio Monique Vireau, l'insegnante di Incantesimi, a mettere sempre in soggezione con lo sguardo la giovane Tassorosso, che si era sentita una stupida, un'idiota, un'incapace in tutto ciò che faceva e che aveva fatto a causa dei sensi di colpa. E adesso che anche la Samyliak non l'aveva ritenuta degna di conoscere la verità su suo padre, qualcosa dentro la ragazza si era rotto, spezzato, come il suo cuore il giorno in cui aveva compreso che Nathaniel O'Neill non sarebbe mai più ritornato a casa.

Che cosa devo fare...
CHE COSA DEVO FARE?!


Cosa poteva fare per far capire che era cambiata? Non bastavano i voti alti a scuola? Non bastava il suo comportamento, impeccabile fino a quel momento? Non era sufficiente che fosse buona e tranquilla a lezione, dedita allo studio e alle attività extra-scolastiche come il coro, attenta e ubbidiente in ogni dove? No, lei sarebbe sempre stata una delusione, per suo padre che era morto senza poterla riabbracciare un'ultima volta, per Monique, che in lei vedeva solo la ragazzina che con la sua bravata aveva rischiato di far radere al suolo l'intera Hogwarts. Lo sguardo si fissò nella sua immagine riflessa allo specchio, che la guardava con lo stesso sentimento carico di odio verso sè stessa.

Mi dispiace papà, mi dispiace...non ce l'ho fatta...!
Io...non posso aspettare, non ci riesco....


Le dita andarono a sfiorare la superficie liscia dello specchio, per poi chiudersi di scatto a pugno e premendo contro il proprio riflesso. Voleva sapere come era morto, voleva vederlo mentre moriva e vedere colui o colei che avevano osato tanto contro l'uomo. Non era autolesionismo il suo, ma solo un disperato bisogno di sentirsi vicina alla persona amata nell'ultimo istante della sua vita, un modo per poter avere almeno un ultimo ricordo di lui.

Calmati Cappie...devi calmarti...

Aveva smesso di piangere, ma i singhiozzi continuavano a scuoterle il petto impedendole di respirare tranquillamente. La ragazza cercò di calmarsi, concentrandosi sull'inspirazione e contando fino a cinque prima di espirare nuovamente, per poi ripetere l'operazione più volte [Concentrazione: 4]. Quando il suo respiro si fu regolarizzato, la Tassorosso si asciugò nuovamente il viso, cercando di far sparire con un po' d'acqua le tracce lasciate dalle sue lacrime. Aveva imparato quel sistema di autocontrollo per evitare di lasciare che le sue emozioni avessero il sopravvento su di lei: non poteva permettersi certe sfuriate, doveva mantenersi tranquilla e pacata e far ragionare il cervello, anche se a volte le risultava troppo complesso. Tuttavia, nonostante ora si sentisse vuota e priva di forze, il pensiero che Tisifone Samyliak l'avesse maltrattata e negato un suo diritto era fin troppo radicato nella mente della ragazza per poterlo scacciare. L'aveva insultata, non la riteneva abbastanza matura da conoscere la verità e questo, più di ogni altra cosa, aveva ferito profondamente Cappie.

Non poteva perdonare il comportamento di Tisifone.

Non poteva perdonarle la compassione nei suoi confronti.

Insomma, ti stavo dicendo che...

Un vociare fuori dalla porta portò Cappie a ricomporsi, cercando ulteriori tracce del suo recente pianto sul volto per scacciarle via. Purtroppo, gli occhi erano talmente rossi che, a meno che la ragazza non fosse andata a letto senza cena, non avrebbe potuto nasconderli nè a Jorge nè a Kelly. Ed il suo stomaco, provato da tutte quelle emozioni, aveva già deciso per lei.

Scusatemi...

La Tassorosso scansò a testa bassa le due studentesse, chiudendosi alle spalle la porta del bagno e dirigendosi verso il proprio dormitorio. Sperava che Kelly non la tartassasse di domande, perchè in quel momento non avrebbe avuto la forza di risponderle, ma in fondo conosceva la sua compagna di stanza e la sua eccessiva preoccupazione per lei. E sapeva anche che da quel momento in poi tutto sarebbe nuovamente cambiato, a partire dalla sua considerazione personale sulla docente di Divinazione.

Col cavolo che dopo i G.U.F.O. seguirò di nuovo le sue lezioni....

Disse fra sè e sè, camminando a passo svelto verso i Sotterranei e preparandosi mentalmente all'attacco verbale che, la Everett prima e Alvares dopo, le avrebbero rivolto nel vederla in quello stato fisico e mentale.

[Autoconclusiva - Fine]
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