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Riva del Lago

Messaggioda Estelle » 23/11/2014, 17:54

[Mercoledì - Ore 15.30 - Riva del lago]

Nel pieno di un nuovo anno scolastico, in un mercoledì apparentemente tranquillo, la giovane Estelle era intenta a passeggiare, da sola, nelle prime ore del pomeriggio. Il clima non era rigido: si respirava aria di primavera, anche se le temperature non si erano alzate di tanto. Si stava bene. Estelle adorava quel clima, adorava i primi fiori che sbocciavano e le foglie che tornavano a riempire i rami degli alberi. Anche se il suo mese preferito era in assoluto maggio, ma neanche marzo ed aprile le dispiacevano.

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Diretta al lago, si soffermò un attimo a pensare a come il tempo stesse trascorrendo troppo in fretta, e la sua vita stesse andando altrettanto di corsa. Non era cambiato nulla, la sua vita non era cambiata più di tanto. Era ancora docente di Babbanologia, e anche Infemiera del Castello. Adorava ancora i suoi lavori, le davano un motivo per svegliarsi al mattino ed affrontare un nuovo giorno. Certo, le mancava ancora tanto, le mancava ancora qualcosa, ma non si lamentava. Non voleva pensare al peggio, voleva affrontare ogni giornata con un sorriso, senza ripensare al passato ed alle persone che col tempo erano andate via, ma anche a quelle che aveva incontrato.
Nell'ultimo anno aveva avuto il piacere di approfondire l'amicizia con Jeremiah. Spesso si incontravano in Infermeria, pranzavano assieme, fino a quando non arrivava uno studente in cerca di aiuto; alcune volte si erano anche incontrati alla sera per una passeggiata, o una cioccolata calda, ma era avvenuto un paio di volte massimo,non perchè non volessero, ma perchè subito dopo avevano ripreso entrambi le loro vite, i loro studi e le loro professioni, e si erano accontentati di incontrarsi nei corridoi del castello, e salutarsi sempre con un sorriso.
Gradiva la sua compagnia, era un uomo pieno di risorse, ma l' affascinava soprattutto il suo essere misterioso e pieno di segreti. Aveva provato alcune volte ad interessarsi, ma Jeremiah glielo aveva impedito prima ancora che Estelle potesse approfondire. Ed alla fine si era arresa, e aveva preso tale atteggiamento con un sorriso.

Jeremiah la attendeva per quell'ora sulla riva del lago. Aveva scelto un ottimo posto per incontrarsi, ed anche l'orario era perfetto. Si respirava finalmente aria pura. Il vento accarezzava le sue guancie mentre camminava a passo tranquillo verso il lago. Scorse la figura di Jeremiah accovacciato alla riva. Sorrise d'istinto, avvicinandosi a lui silenziosamente.

Lo sai che se volessi potrei darti una piccola spinta e finiresti direttamente dentro il lago?

Spoiler:
Jeremiah
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Messaggioda Jeremiah » 23/11/2014, 19:43

La magia di quel posto non consisteva solo nella presenza di un castello in cui gli studenti venivano addestrati all'uso della magia e a ciò che era relativo ad essa: la natura di sé per sé era qualcosa di grandioso, di puro, di pulito, e dava al castello fascino e immagine: erano pochi le abitazioni medioevali che si affacciavano su una distesa d'acqua pullulante di misteriose e sconosciute creature, forse il Lago Nero era l'unico in tutta la zona.
La mano si ritraeva e si immergeva nell'acqua creando ad ogni tocco delle increspature che si allargavano formando dei perfetti cerchi concentrici. Con quel gesto era come se si lavasse da ogni genere di male, lasciava che l'Acqua purificasse il suo spirito, venendo a contatto con la sua forma concreta, corporea.
Lo stato di concentrazione in cui era sprofondato era tale che non si era accorto dell'arrivo della sua amica. Amica: quella parola era difficile da associare con qualcuno che non fosse un suo confratello gildato o un suo familiare. Era stato scettico sui rapporti interpersonali in passato, ma l'Acqua aveva sciolto anche quel nodo, lasciando che la sua anima si aprisse gradualmente anche alle amicizie, ai sentimenti, ai gesti che non giovassero solo la sua persona.
Se Estelle non avesse parlato, forse non si sarebbe nemmeno accorto che c'era qualcun altro oltre lui ora. La ragazza si palesò com'era solito fare tra loro, con una battuta di scherno nei confronti dell'altro.

Lo sai che se volessi potrei darti una piccola spinta e finiresti direttamente dentro il lago?

Jeremiah rise debolmente alla provocazione della Moreau, poi si alzò e si mise di fronte a lei, con i soliti modi che erano in grado di mettere a disagio persino un'amica, ma di cui lui non si rendeva conto.
Le labbra erano ancora ferme in una curva accennata verso l'alto; con la mano bagnata schizzò alcune goccioline di acqua cristallina sul volto dell'amica, sempre se questa non fosse stata abbastanza veloce da ritrarsi. Qualora avrebbe centrato il suo viso avrebbe continuato a ridere di gusto per poi rispondere alla provocazione: ovviamente la risposta era sempre pronta.

Se lo avessi fatto sedici o diciassette anni fa avrei rischiato di annegare.

Pausa, tono serio, del resto era impossibile ripensare a quell'evento con una risata, nonostante raccontarla lì, in quel momento, sarebbe potuto sembrare banale, addirittura ridicolo.
Quell'evento gli aveva cambiato la vita: lo aveva quasi ucciso, ma allo stesso tempo lo aveva salvato, facendo uscire l'Elemento insito in lui. In entrambi i casi gli aveva cambiato la vita.


La situazione era diversa: c'era un Jeremiah molto più piccolo, il viso grazioso, ingenuo, infantile. Mosse a tentoni i passi nell'acqua bassa, un passo dopo l'altro; il livello era ancora basso, arrivava forse alle sue ginocchia. Poteva ancora inoltrarsi.
Non ebbe nemmeno il tempo di pensarlo che improvvisamente accadde l'impensabile: l'oceano si ingrossò, il livello dell'acqua crebbe notevolmente e non fece nemmeno in tempo a fare marcia indietro per raggiungere la spiaggia che si ritrovò travolto dall'energia dell'alta marea: visioni confuse sott'acqua; occluse le vie respiratorie per evitare di rimanere affogato. Inutilmente agitò gli arti inferiori, rimanendo sempre nello stesso punto, il cuore palpitante per la mancanza di sangue ossigenato, i polmoni in fiamme.
Quando aprì la bocca per gridare aiuto ai genitori emise grosse bolle. Ingoiò parecchia acqua, prima che anche l'epiglottide cedesse al flusso insistente. Improvvisamente un dolore acuto lo trafisse al torace, poi la vista si annebbiò, prima di oscurarsi completamente.

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Quando riaprì gli occhi si trovava in una stanza bianca, triste, su un letto, un signore chino sopra di lui: era forse quello il paradiso? Quello era Dio? Sentì solo quell'uomo urlare di stupore.

Miracolo!

Non pensava che il Signore lo attendesse con tanta ansia.
Poi crollò di nuovo; sognò una distesa di acqua, lui era in apnea e nuotava libero, al sicuro, felice, libero. La sua morte era ora la sua sicurezza, la sua salvezza.
Era un'altra persona, un bambino speciale, prescelto, sotto l'Elemento dell'Acqua.


Ed eccolo lì, Jeremiah Terence Murray, Medimago di Pronto Soccorso, Insegnante di Storia della Magia, Acuan dei Laghi: l'ultimo, ovviamente, era un segreto.
Era brutto mantenere dei segreti, soprattutto per chi non era il tipo da averne: lui li riteneva insensati, senza un fine, perché per lui tutto era normale, tutto era lecito e non c'era niente di proibito che valeva la pena di essere nascosto.
Sarebbe potuto sembrare ancora ingenuo agli occhi degli altri da quel punto di vista, ma non per lui: aveva semplicemente una concezione della vita differente da quella che avevano gli altri, tutto qui.
L'espressione seria si sciolse nuovamente.
Probabilmente avrebbe trovato un'espressione interrogativa sul volto dell'amica, giustamente; non poteva certo sapere dei suoi trascorsi.
Dunque avrebbe spiegato il motivo.

Già, all'età di dieci/undici anni ancora non sapevo nuotare, e ricordo che una volta finii in ospedale perché al mare sprofondai sott'acqua, rischiando di morire.

Rise, pensando a un bambino che somigliava molto a sé stesso, più basso, mentre si dimenava sott'acqua; un pensiero balenò improvvisamente nel suo cervello.

In verità quell'evento mi salvò la vita... Ma questo, purtroppo o per fortuna, non ti è concesso saperlo, Estelle.
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Messaggioda Jorge » 01/09/2015, 12:18

[Fine Settembre 2110 - ore 17.30 - Venerdì - In Riva al Lago Nero]



Ancora pochi mesi e potrò dire di essere sopravvissuto anche a questo, forse!

Tono amaramente ironico, sguardo perso sulla superficie del Lago Nero, una smorfia di disappunto a indurirgli i lineamenti del volto. Ormai Hogwarts non era più quel posto speciale il cui solo ricordo aveva il potere di farlo sorridere e gli rallegrava la giornata. Aveva smesso di essere "casa" ed era diventata una "prigione" a cui non avrebbe voluto fare ritorno.

Nessuno sano di mente avrebbe scambiato la cacofonia di suoni e colori russi con il monotono grigiore scozzese.

Borbottò strappando con rabbia mal celata dei ciuffi d'erba. Odiava essere malinconico, rimpiangere il tempo trascorso ma non riusciva a farne a meno. La settimana trascorsa in Russia con Marissa era stata positivamente devastante, un continuo ridere, scherzare, scopare, cantare, ballare, visitare posti nuovi e assaggiare cibi strani che gli aveva fatto riscoprire la gioia di vivere.

Che é evaporata non appena sono sceso dall' Hogwarts Express!

La prima boccata d'aria di Hogsmeade aveva infranto l'illusione di serenità e normalità in cui si era cullato in quei giorni, riportando a galla quella sensazione di incompiutezza che il carattere allegro e scalmanato di Marissa aveva adombrato. Si era abituato all'idea di aver perso per sempre Victoria, agli sguardi indifferenti -o forse erano insofferenti?- della Bennet e della Vireau, al trascorrere il tempo libero in compagnia della sua chitarra portoghese -prestito di Xavier- e del blocco da disegno, eppure avvertiva ancora un vuoto all'altezza del petto che gli faceva dolere il cuore. Non serviva un Divinante per comprendere cosa, o meglio chi, avesse lasciato quel vuoto. Bastava sfogliare il suo blocco dove negli ultimi giorni lui e il suo subconscio traditore erano entrati in conflitto, volendo e non volendo tratteggiare alcune delle tappe fondamentali della "loro storia". Ogni foglio era quindi frutto di una intensa battaglia interiore.

Qui l'ho spuntata io.

Mormorò, ritoccando il polsino di una mano maschile, l'indice sollevato privo di qualsiasi imperfezione.

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Quando lo aveva abbozzato, la sera del suo ritorno a Hogwarts, il dito era decisamente più affusolato, femminile e da un taglio sul polpastrello colava una singola goccia di sangue. Il riferimento al patto di sangue che lui e Caroline Priscilla avevano stretto anni addietro era troppo marcato e soprattutto faceva troppo male per poterne sopportare la visione. Una vittoria schiacciante quanto unica, come dimostravano le due figure successive.

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Dei minidraghi che li avevano attaccati anni prima -non abbastanza da dimenticare l'odore di carne bruciata, della spalla bruciata di Cappie che aveva impregnato ogni cosa - era riuscito a tratteggiare solo alcuni particolari come le fauci da cui erano scaturite le due sfere di fuoco con cui volevano arderli vivi, la lunga coda su cui si muovevano in maniera inquietante e una delle quattro zampe. Anche quella volta si erano trovati nei guai per causa sua -lui l'aveva trascinata fino al Covo dei Centauri - ed era stato solo grazie all'intervento provvidenziale di un docente che non ci avevano rimesso le penne.

Siamo stati sospesi ed espulsi dal coro, eppure la nostra amicizia era sopravvissuta.

Solo perché lei non si é sentita tradita davvero!


Puntualizzò crudele la sua coscienza che, purtroppo per il portoghese, non poteva essere messa a tacere con la stessa facilità con cui si voltavano le pagine.

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Gli ermellini invece erano diventati la sua ossessione tanto che si era ritrovato più volte, nel corso delle lezioni più noiose -leggasi Babbanologia e Storia della Magia- ad abbozzarne il corpo sinuoso ai margini delle pergamene, mentre si ergeva sulle zampe posteriori o cercava di sgattaiolare da qualche parte. Il riferimento alla forma Animagus della Tassetta era palese ma non si sentiva patetico, non per quello almeno.

É questo a rendermi patetico!

Sbottò, sollevando la matita dal blocco per osservare i tratti femminili che inconsciamente stava tracciando.

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Erano solo l'occhio destro, un accenno di quello sinistro e parte dei capelli ma sapeva benissimo che, se avesse continuato, sarebbero spuntati due codini bassi laterali, delle labbra piene e un nasino delicato. Rimase con la gomma a mezz'aria, indeciso se cancellare tutto o meno per una manciata di secondi prima di desistere. Probabilmente fare il ritratto di Cappie non era decisamente il modo migliore per dimenticarsi di lei e andare avanti con la propria vita ma doveva esercitarsi il più possibile se non voleva perdere la tecnica acquisita durante il corso estivo. Impugnò con più decisione la matita e lentamente ma con precisione ne fece scorrere la punta sul foglio ruvido, immergendosi completamente nel suo mondo fatto di linee tonde e chiaroscuri dove gli unici rumori erano il grattare della mina sulla carta e lo sciabordio delle acque del Lago Nero. Fu circa due ore dopo, quando il sole era quasi scomparso all'orizzonte privandolo della luce necessaria per poter disegnare, che Jorge sollevò il capo dall'album.

La cena deve essere iniziata ormai da un pezzo.

La riva del Lago era infatti deserta e a giudicare dal silenzio che lo circondava non erano molti gli studenti che si erano attardati in giardino. Con qualche scricchiolio e gemito di protesta da parte dei muscoli bistrattati, il Delfino si rimise in piedi e, data un'ultima occhiata veloce al ritratto, lo ripose con cura nella borsa accanto a un pezzettino di pergamena con su scritto un semplice Grazie.

Patetico.

Si apostrofò, scuotendo la testa mestamente mentre delle parole pronunciate con voce infantile un po' per gioco un po' per convinzione gli riecheggiavano nello orecchie.


Giuro solennemente di esserti Fratello e Compagno insieme.
Supporto e Alleato in ogni battaglia.
Mai il mio cuore ti tradirà, mai la mia mano ti verrà a mancare.
Mai le mie labbra ti offenderanno, mai la mia magia ti recherà danno.
Sincerità e Rispetto ti saranno compagni.
Fedeltà e Coraggio ti guideranno.
Nel Bene e nel Male diverrò la tua ombra.
Nella Miseria e in Gloria sarò al tuo fianco.
Che del nostro Patto sia questo il Fondamento.
Suggellato dal sangue del nostro Firmamento.


Se non si fosse preso la briga di evitare qualsiasi contatto con i Tassorosso e con qualsiasi luogo ad alta probabilità di frequentazione della O'Neill, Jorge si sarebbe accorto che, almeno fisicamente, ormai di quella ragazzina con i capelli rossi che aveva ribaltato il suo modo di vedere il mondo non era rimasto quasi nulla.


[FINE AUTOCONCLUSIVA]


Spoiler:
1° Disegno
18 T/A + 7/d20= 25
15C/A + 10/d20= 25

2° Disegno
18 T/A + 9/d20= 27
15C/A + 18/d20=33

3° Disegno
18 T/A + 20/d20 = 38
15C/A + 4/d20 = 19

4° Disegno
18 T/A + 2/d20= 20
15C/A + 2/d20= 17


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Messaggioda Jorge » 19/09/2015, 22:12

[Lago Nero – Lunedì – ore 18.00 – Metà Ottobre 2110]


La mia CapoCasa sarebbe davvero fiera di me... se solo mi rivolgesse uno sguardo...

Un pensiero amaro quello che strappò al portoghese un sorrisetto ancora più amaro rivolto alle acque leggermente increspate del Lago Nero. Dopo avergli comunicato la sua punizione per gli eventi accaduti nell’Ottavo Piano, quasi un anno prima, la Vireau sembrava aver completamente dimenticato la sua esistenza e lui aveva fatto di tutto per agevolarla in tal senso. E non solo lei. Aveva tagliato i ponti con chiunque ad Hogwarts – cosa non tanto difficile visto che i suoi vecchi amici o si erano diplomati o lo odiavano profondamente – non aveva stretto nuove conoscenze e si era rinchiuso in un mondo tutto suo fatto di studio – era determinato a prendere i M.A.G.O. soprattutto dopo aver gustato con Marissa un assaggio della libertà che lo aspettava una volta uscito da scuola – lavoro e arte. Quella stessa arte per cui il Cappello Parlante l’aveva smistato tra i Delfinazzurri e da cui era circondato anche quel pomeriggio un po’ ventoso di metà Ottobre. Seduto ai piedi di un albero in riva al Lago Nero, l’album da disegno posato a terra alla sua destra e un libro di grammatica russa alla sua sinistra – aveva deciso di intraprendere lo studio di quella lingua assurda per potersi muovere meglio nell’ambiente San Pietroburghese l’anno successivo quando, a Merlino piacendo, vi si sarebbe recato per seguire i corsi all’Accademia Alchemica che gli aveva consigliato Connor - Jorge stava accordando la chitarra che gli aveva prestato Xavier o almeno tentava di farlo.

No no e no...

Borbottò tra sé lanciando uno sguardo omicida alle propria dita che sembravano muoversi sulle corde come animate da vita propria. Aveva mollato la matita pochi minuti prima proprio perché non voleva farsi trascinare per l’ennesima volta dai ricordi in una spirale di malinconia e tristezza e cosa facevano le sue mani traditrici? Lo spingevano a suonare quella melodia, quella canzone che aveva scritto pochi giorni dopo la rottura con Caroline Priscilla e Victoria in una lingua non sua nell’illusione di poter prendere le distanze dalla portata dei sentimenti che le parole lasciavano trasparire.



La situacion es dificil
(La situazione è difficile)


Mormorò quando giunse il momento, incapace di resistere al richiamo dei ricordi, di quei ricordi che aveva cercato per tutto l’anno di seppellire in fondo al cuore, facendo finta che tutto fosse normale, che la solitudine in cui era scivolato non gli dilaniasse l’anima.

y aguantarlo no puedo
ya no te noto la misma
dejarte ir yo no quiero
por favor mirame mientras te voy hablando
que estoy... agonizando por tu adios


(E non riesco a sopportarlo
Non sei più la stessa
Non voglio lasciarti andare
Per favore, guardami mentre di parlo
Sono straziato dal tuo addio)



Si erano guardati quella sera, l’ultima che avevano passato insieme, ed era stato peggio, molto peggio che se lei lo avesse ignorato perché l’immagine, il dolore, il sapore amaro di quelle lacrime che le avevano solcato il viso era rimasta marchiata a fuoco nella sua memoria ed era la prima a saltare fuori ogni qual volta che pensava a lei.

Como explicarle al corazon que hoy te vas
como decirle que sin ti puede seguir
como fingir para que no se ni cuenta
que desde hoy ya no estaras junto a mi...

(Come spiego al mio cuore che oggi te ne vai
Come dirgli che può continuare senza di te
Come fingere per non fargli notare
Che da oggi non sarai più insieme a me...)



Cappie, il tornado parlante, la sua sorellina, la persona che gli era sempre stata accanto nel bene e nel male durante gli ultimi sette anni e che ancora oggi a volte gli mancava come l’aria che respirava. La sera in cui le parole e la musica avevano presa vita uscendo direttamente dal profondo del suo cuore era alla sua fidanzata che stava pensando ma poi, con il tempo, il ricordo di Victoria era andato sbiadendo – non anche il senso di colpa che nutriva nei suoi confronti – mentre quello della O’Neill diventava sempre più forte. Quanto si era sentito meschino, ipocrita e stupido per quello? Era certo di essere innamorato della bionda Draghessa ma allora perché era per Cappie, per il suo disprezzo, per la sua delusione, per la sua mancanza che stava ancora male?

Perché nulla potrà mai eguagliare ciò che c’è stato tra noi...

Estoy vagando por las calles no se a donde ir
desorientado, confundido no se que hacer
pues lo unico que hago es pensar en ti
y este corazon a gritos va llamandote
en mi mente esta claro que ya hoy te vas
es mi corazon que no lo quiere aceptar
pues le hace falta tu cariño y tu calor
dime como aliviar el dolor...

Como explicarle al corazon que hoy te vas
como decirle que sin ti puede seguir
como fingir para que no se de ni cuenta
que desde hoy ya no estaras junto a mi...


(Sto vagando per le strade, non so dove andare
Disorientato, confuso, non so che fare
Perché l’unica cosa che faccio è pensare a te
E questo cuore ti chiama gridando
Nella mia mente è chiaro che oggi te ne vai
È il mio cuore che non lo vuole accettare
Perché ha bisogno del tuo amore e del tuo calore
Dimmi come alleviare il dolore...

Come spiego al mio cuore che oggi te ne vai
Come dirgli che può continuare senza di te
Come fingere per non fargli notare
Che da oggi non sarai più insieme a me...)


Non un amore carnale, passionale ma platonico, puro, un sentimento di amicizia così totalizzante da togliere il fiato – e lo aveva fatto quando lei era andata via – e che neanche il tempo era riuscito a cancellare del tutto. Il suo cuore infatti ancora non accettava il fatto che lei non fosse più al suo fianco. Quante volta ancora si rigirava di scatto per condividere con lei un pensiero, una intuizione o una banale battuta! L’aveva voluta lui quella separazione o almeno non aveva fatto nulla per porvi rimedio e non perché credeva di essere nel giusto, al contrario. Aveva scoperto di poter essere potenzialmente pericoloso, di non essere la persona degna di fiducia che si era reputato fino a quel momento e quindi piuttosto che metterla di nuovo in pericolo a causa della sua sconsideratezza aveva preferito lasciarla scivolare via senza far nulla per fermarla. Quella consapevolezza però non alleviava per nulla il suo dolore.

No te imaginas como esto afecta mi corazon
como aliviar con esta separacion
aun recuerdo esa primera vez
los dos envueltos y tu tocandome

(Non immagini quanto questo influisce sul mio cuore
Come alleviare questa separazione
Ricordo ancora la prima volta
Entrambi impegnati e tu che mi sfioravi)


La prima volta, sotto un albero simile a quello dove si trovava quel pomeriggio, due bambini che prendevano una decisione più grande di loro, un giuramento che lui aveva infranto più volte e le cui parole aveva trascritto sul suo album per non dimenticare.

Y ahora me encuentro aqui solo y vacio
agonizando no aguanto este frio
Dios mio ayudame que esto me mata
dime porque esto me pasa...

(E ora sono qui solo e vuoto
Moribondo, non sopporto questo freddo
Dio mio aiutami perché questo mi uccide
Dimmi perché questo accade a me...)


Rabbrividì anche se il vento che soffiava era tiepido e la giacca che indossava calda. Il freddo che gli gelava le ossa veniva da dentro e nulla avrebbe potuto affievolirlo.

y ahora se va...
se va y se va y se va...
y lo mas que me duele, que no la vuelvo a ver jamas...
hoy se va...
se va y se va y se va...
y lo mas que me duele, que no la vuelvo a ver jamas...

(E ora se ne va...
Va e va e va...
E quello che mi fa più male, è che non la rivedrò mai più...
Oggi se ne va...
Va e va e va...
E quello che mi fa più male, è che non la rivedrò mai più...)


Occhi chiusi, stretti per cercare di trattenere le lacrime che premevano contro le palpebre per uscire, per alleggerire di un po’ il peso che gli opprimeva il cuore, quello stesso cuore che lo spingeva ancora a cercarla al tavolo dei Tassi e solo con un enorme sforzo di volontà era riuscito a non alzare mai la testa dal cibo di fronte a lui. Non voleva piangere anche se era solo e nessuno avrebbe visto le sue lacrime, non voleva farlo perchè si sentiva ogni volta stupido e patetico e quella non era la soluzione giusta per voltare pagina.

Como explicarle al corazon que hoy te vas
como decirle que sin ti puede seguir
como fingir para que no se de ni cuenta
que desde hoy ya no estaras junto a mi...

(Come spiego al mio cuore che oggi te ne vai
Come dirgli che può continuare senza di te
Come fingere per non fargli notare
Che da oggi non sarai più insieme a me...)


Una folata di vento più forte, un rumore di fogli sparsi. Jorge sollevò la testa dalla chitarra, gli occhi lucidi di pianto e rimase fermo per una manciata di secondi a guardare alcuni dei disegni – una katana, un sorriso, dei codini, due dita paffute da bambini che si toccano – volteggiare in aria e avvicinarsi pericolosamente alle acque del Lago.


Immagine


Quando si alzò lo fece lentamente perché il suo corpo era ancora dolorante per la lezione ricevuta durante l’allenamento extra che aveva fatto al Ministero la sera prima, alcuni dei lividi non ancora del tutto spariti.

Spoiler:
T/A=18
C/A= 15
Ultima modifica di Jorge il 25/09/2015, 13:45, modificato 3 volte in totale.
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Messaggioda Caroline Priscilla » 19/09/2015, 23:01

[Lunedì - Metà Ottobre 2110 - Lago Nero - Ore 18:00]


Lo sai che con quel fiocchetto non sei affatto male?

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Quello, solitamente, era l'orario perfetto per uscire fuori dal castello e permettere ad Ermes di sgranchirsi un po' le zampe. Erano a metà Ottobre e le temperature non invogliavano gli studenti ad uscire fuori da scuola, nemmeno dopo un'intera giornata passata sui libri a studiare. Solo la neve spingeva i più audaci ad avventurarsi all'esterno, ma la prima nevicata era ancora ben lontana, così Cappie poteva godere della più completa solitudine per permettere al suo compagno animale di aggirarsi indisturbato. Evitava in ogni caso -per eccesso di sicurezza- i luoghi maggiormente frequentati, come il giardino, preferendo invece il limitare della Foresta Proibita (sotto la supervisione o del guardiacaccia o della professoressa Chamberlain, quando era nei paraggi) oppure il Lago Nero, osservando di tanto in tanto la piovra gigante affacciarsi sulla superficie.
Proprio quel Lunedì l'irlandese aveva scelto la seconda tappa, camminando allegra in direzione del Lago e fissando di tanto in tanto il fiocco che aveva messo al collo di Ermes. In realtà ne avrebbe dovuto scegliere uno di colore blu -dato il sesso dell'animale- ma quell'idea le era venuta in mente all'improvviso e così gli aveva annodato al collo il primo nastro che si era trovata sotto mano. Ovviamente Ermes non sembrava risentirsi di quell'errore, lasciandosi semplicemente contagiare dal buonumore della padrona, che ora lo conduceva verso uno dei suoi posti preferiti.

Aspetta!
Fermo!


Quell'ordine venne seguito subito dalla creatura, guardando prima Cappie poi il punto dove si era fissato lo sguardo di lei. C'era un ragazzo vicino alla riva del Lago, un ragazzo che la O'Neill conosceva anche fin troppo bene.

Jorge...

Era ancora troppo lontana perchè il delfino potesse sentire la sua voce, ma anche se l'avesse fatto l'avrebbe davvero riconosciuta? Incapace di fare qualsiasi cosa, la Ignis del Fulmine rimase ferma ad aspettare, osservando il ragazzo suonare e cantare una canzone che sapeva di triste e doloroso, pur non riuscendo a comprenderne le parole. Era così strano fissarlo da lontano e non corrergli incontro per chiedergli che cosa stesse facendo. Dopo quello che avevano passato, Cappie più e più volte si era barcamenata fra sentimenti contrastanti, alcuni che la volevano nemica del suo migliore amico, altri che invece la spingevano a fare pace con lui. Poi gli impegni, la Gilda, la fusione con Irina aveva cambiato tutto, stravolto completamente le carte in tavola e il tempo -che già prima non era mai abbastanza- adesso si era fatto ancora più raro.
Un tempo che lei non avrebbe più condiviso con Jorge.

Tu cosa dici?
Ci parlo o non ci parlo?


In risposta, Ermes emise il suo solito verso a metà fra un belato e il ronzio di un apparecchio elettronico, impossibile quindi da decifrare. No, era inutile chiedere a lui che cosa avrebbe dovuto fare, ma ugualmente Cappie continuò a fissarlo, come se invece la risposta avesse potuto dargliela solo la creaturina magica. Invece, qualcos'altro attirò la sua attenzione, ovvero le note che smisero di suonare e un fruscio bianco che si librava nell'aria. Erano i fogli che si erano staccati dall'album personale del portoghese e stavano adesso volteggiando sopra la superficie del lago, rischiando quindi di andare perduti per sempre.
Non sapeva il motivo, ma era consapevole che quei fogli erano importanti per il delfino, perchè lo aveva visto spesso, da lontano, trafficare con matita e album da disegno durante quei momenti -troppo frequenti- di completa solitudine. Forse fu proprio questa consapevolezza a spingerla ad agire, estraendo fulminea la bacchetta dalla tasca anteriore dei jeans e castando un incantesimo di riporto.

Accio fogli!

L'incantesimo venne pronunciato ad alta voce, mentre una serie di fogli sparpagliati si diressero verso la mano tesa dell'irlandese, pronta a prenderli e a riconsegnarli al legittimo proprietario. Peccato che la curiosità era sempre stata il peggior difetto della O'Neill, così quando i disegni furono al sicuro in mano sua, Cappie non potè fare a meno di vedere cosa Jorge vi avesse ritratto, rimanendo per qualche istante in silenzio e con la bocca serrata. Solo dopo qualche secondo mosse i primi passi verso di lui, il cuore in tumulto, lasciando che Ermes la seguisse trotterellando allegramente poco dietro di lei.

Stai più attento, rischiavi di perderli...

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Gli occhi che lo guardavano non erano più verdi ma azzurri con forse qualche sfumatura del vecchio colore. Anche il corpo era cambiato, pur mantenendo alcuni dei tratti tipici della ragazza. La voce si era fatta appena un po' più adulta ed era cresciuta in altezza così come nel fisico, sembrando finalmente una ragazza di quasi vent'anni e non una bambina troppo cresciuta.
La spilla di prefetto dei Tassorosso era attaccata al suo cappotto lungo pesante: non aveva più bisogno della divisa scolastica, ma avendo mantenuto quel ruolo all'interno della scuola non poteva fare a meno di appuntarsela all'altezza del petto.

Stai bene?
Ti ho visto un po' ammaccato qualche giorno fa...
...
Non ti ha picchiato nessuno vero?


Era preoccupata, perchè non voleva che il delfino si mettesse nei guai nè che qualcuno gli facesse del male. Stava già soffrendo di suo e non c'era bisogno di diventare un'investigatrice per capirlo. Non aveva ancora detto nulla sui suoi disegni, come se le parole si fossero momentaneamente bloccate nella sua gola.
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Messaggioda Jorge » 22/09/2015, 13:42

Una volta il piedi Jorge continuò a osservare i suoi disegni volteggiare in aria, la mano destra che accarezzava pigramente il manico della bacchetta nascosta nella tasca della giacca. Era consapevole che se avesse atteso ancora un po' i fogli si sarebbe posati sulla superficie del Lago, andando persi per sempre. Quanto tempo avrebbe impiegato l'acqua a impregnarli fino a renderli illeggibili? Quanto a sfaldare la trama di cellulosa e renderli cibo per la Piovra Gigante? Cinque minuti, dieci, quindici? Non avrebbe saputo dirlo ma era certo che prima di cena quei disegni -la prova di quanto fosse a dispetto di tutto diventato patetico e nostalgico- non sarebbero più esistiti. Quanto avrebbe voluto avere la stessa certezza riguardo ai sensi di colpa e a quella morsa dolorosa che a volte gli serrava la gola impedendogli di respirare!

Il tempo non guarisce tutte le ferite.

Comunicò al nulla (concentrato come era sullo spettacolo davanti a sé non si era accorto dell'arrivo di Carolina Priscilla)prima di estrarre la bacchetta e ...

Accio fogli!

Lo stesso incantesimo che aveva a mala a pena fatto in tempo a pensare era stato pronunciato da qualcuno alle sue spalle, quello stesso qualcuno verso cui i suoi disegni -compromettenti sottolineò la sua coscienza- stavano dolcemente volando. Si volse di scatto, mano sinistra e testa rivolti verso l'alto come se potesse richiamarli a sé con la sola forza di volontà. Per un occhio esterno erano solo particolari sfusi senza senso ma per lui erano importanti e rivelatori della direzione verso cui i suoi pensieri erano stati rivolti per tutti quei mesi. Guardò di sfuggita il mago - la strega, si corresse mentalmente- che aveva eseguito l'incantesimo per valutare quanti danni avrebbe prodotto la scoperta del suo piccolo segreto senza però giungere a nessuna conclusione. A quella prima e veloce occhiata nessun nome, Casata o flebile Lumos si era acceso nella sua testa. Non aveva la presunzione di conoscere tutto il corpo studentesco di Hogwarts ma dopo otto anni passati lì i visi degli studenti del sesto e settimo anno avevano tutti un'aria familiare. Tutti tranne quello che si stava avvicinando a lui e che non sembrava appartenere a una studentessa.

Posso ancora aver fatto l'eremita ma una così l'avrei notata di certo.

Se non fosse stato per il piccolo dettaglio che aveva evitato con il vaiolo di drago qualsiasi cosa potesse anche solo sfiorare la O'Neill. Aggrottò le sopraciglia, più guardingo e perplesso che sorpreso mentre l'altra gli porgeva i disegni.

Stai più attento, rischiavi di perderli...

Non aveva mai visto quegli occhi azzurri o quelle forme così allettanti eppure quella voce gli fece correre i brividi lungo la colonna vertebrale, rimestando il suo cuore come un calderone in procinto di esplodere. E i ricordi esplosero e la sua testa fu invasa da un fiume di parole senza senso, battute, rimproveri, urla e risate che aveva condiviso con la sua sorellina. Era più infantile la voce che riecheggiava nelle sue orecchie ma così simile a quella della ragazza di fronte a lui da lasciarlo esterrefatto. Allungò la mano alla cieca verso i disegni, mormorando un Grazie indistinto, mentre con gli occhi scandagliava quel volto sconosciuto. Vide qualche sfumatura di verde negli occhi e le labbra carnose che aveva più volte ritratto e il suo cuore perse un battito per poi accelerare vistosamente quando i due dettagli più macroscopici gli saltarono agli occhi. La spilla da Prefetto dei Tassorosso sul bavero del cappotto e la pecorella che allegramente trotterellava alle spalle della ragazza. A quel punto non ci volle molto a Jorge per fare due più due. La Vireau poteva anche aver nominato una estranea -cosa di per sé già impensabile- come nuovo Prefetto dei Tassi ma c'era una sola persona, probabilmente in tutto il mondo magico ad avere come ... famiglio -non aveva altro modo per definirlo- quella pecora.

Ermes...

Mormorò flebile e incredulo, gli occhi puntati sul viso che senza ombra di dubbio apparteneva alla sua sorellina cosa che, nonostante tutto, lui si rifiutava di accettare perché hai suoi occhi vi era una sola spiegazione per quel repentino cambiamento. Spiegazione che la sua mente cercava di rigettare con tutte le sue forze.

Stai bene?Ti ho visto un po' ammaccato qualche giorno fa......Non ti ha picchiato nessuno vero?

Sbatté le palpebre un paio di volte, per dissipare le lacrime traditrici che minacciavano di uscire nuovamente e per riscuotersi dallo shock il minimo necessario per articolare una risposta conclusa.

Una Nana Bianca. C'é andato giù pesante ma sono ancora tutto intero.

Rispose con una scrollata di spalle che gli strappò una smorfia di dolore e un tono distante, senza rendersi che conto che l'altra, non potendo sapere del corso di autodifesa, avrebbe potuto fraintendere le sue parole. Non voleva farla preoccupare inutilmente ma proprio quella nota preoccupata che aveva colto indistintamente nella voce di Caroline Priscilla l'aveva mandato nella Pluffa. Era lei di fronte a lui in carne, ossa e preoccupazione, come spesso aveva desiderato -preoccupazione esclusa ovviamente-e temuto in quei mesi e nella sua mente avevano preso ad accavallarsi tutti i discorsi di scuse e perdono che aveva formulato per quella occasione. Le parole però erano incastrate da qualche parte perché l'unico pensiero lucido che riusciva a formulare era

Cosa ti é accaduto?

ma non aveva il coraggio di pronunciarlo perché temeva che di qualsiasi diavoleria magica si trattasse fosse stata tutta...

É colpa mia...?!?

Una affermazione più che una domanda pronunciata con voce incrinata dal pianto a stento trattenuto, la mano libera sollevata verso il volto dell'altra a sfiorarne -se non si fosse spostata - una guancia con il dorso, lo sguardo un miscuglio di emozioni tra cui spiccavano il senso di colpa per l'accaduto - perché temeva che quel cambiamento fisico fosse un'altra delle conseguenze della disavventura all'Ottavio Piano - e la meraviglia che lei fosse lì con lui.
Ultima modifica di Jorge il 25/09/2015, 13:44, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda Caroline Priscilla » 22/09/2015, 20:16

Quando la bacchetta si era sollevata in aria per raccattare i disegni che volavano sparsi quasi sfiorando la superficie del Lago Nero, Cappie aveva agito seguendo il proprio istinto, un istinto che le stava dicendo che quei fogli, per Jorge, erano importanti. Quando poi se li ritrovò in mano, gli occhi caddero inevitabilmente su di essi, vedendo ora due mani piccole, infantili, che si scambiavano quella che sembrava una goccia di sangue, degli occhi e delle labbra che somigliavano moltissimo a quelli di lei e poi altro e altro ancora e tutto questo fece comprendere che cosa avesse spinto il delfino verso la solitudine più totale.
Allora non era stata l'unica a sentire la sua mancanza ma lei, a differenza del portoghese, aveva anche avuto delle sorprese inaspettate nella propria vita che l'avevano in qualche modo spinta a reagire e ad andare avanti anche senza di lui; il suo cuore però non aveva mai smesso di rivolgere un pensiero al ragazzo che la fissava senza riuscire a riconoscerla. E questa consapevolezza -la consapevolezza di non essere più sè stessa di fronte agli occhi di una persona che per lei aveva contato tanto- fece inumidire i suoi occhi e serrare le sue labbra morbide e gonfie, mentre riconsegnava i disegni al legittimo proprietario.

Stai più attento, rischiavi di perderli...

Lo vide avere un sussulto, come se la sua voce gli avesse rievocato finalmente qualcosa. Nonostante avesse voglia di parlare, di sommergerlo di parole pur di sovrastare quel silenzio soffocante, Cappie rimase zitta, scrutandolo, studiandolo, in attesa che la tipica lampadina babbana si accendesse in Jorge, riuscendo infine a riconoscerla.

Ti prego, dì chi sono...
Lo sai che sono io, dillo...
Avanti so che puoi farcela...


Non sapeva dire nemmeno lei perchè sperasse così tanto che il portoghese riuscisse a riconoscerla: forse perchè, volente o nolente, Jorge era diventato la linea di confine che segnava il passaggio fra il suo passato come Caroline Priscilla O'Neill e il suo attuale presente come Ignis Fulmen, il cui spirito si era fuso con quello di Irina Honeywell. Era una linea di demarcazione molto netta, perchè da quando l'irlandese aveva accettato di aiutare Irina tutto in lei era cambiato e niente sarebbe stato più lo stesso.
Ma avere Jorge al suo fianco sarebbe stato come non perdere mai quell'unico legame con la sè stessa del passato.

Ermes...

Sì, proprio lui...

L'animale, sentendosi chiamato, girò incuriosito la testa di lato, guardando il ragazzo per qualche secondo e poi Cappie, come se volesse essere rassicurato che non ci fosse alcun pericolo. Cappie annuì con lentezza e lasciò che la creatura si avvicinasse al portoghese, annusandolo senza però fare altro: era stata la stessa O'Neill ad insegnargli quel metodo di approccio molto delicato perchè sapeva che non tutti erano contenti di ricevere una scossa dalla sua lana elettrostatica. In ogni caso, sembrava che Jorge non fosse preso molto da Ermes, quanto dalla ex-Tassorosso, riconoscendo in lei la sua sorellina di un tempo.

Stai bene?
Ti ho visto un po' ammaccato qualche giorno fa...
...
Non ti ha picchiato nessuno vero?


Una Nana Bianca. C'é andato giù pesante ma sono ancora tutto intero.

Quindi qualcuno lo aveva effettivamente picchiato? Ma perchè? E poi era stato un Auror, che cosa diavolo era successo per farsi ridurre in quello stato?
Erano domande che si affollarono solo nella mente della ragazza, senza che però questa riuscisse a riversarle fuori. Tuttavia gli occhi brillarono dal desiderio di saperne di più, di conoscere ogni minimo particolare, perchè non voleva -in nessun modo- essere all'oscuro di ciò che stava accadendo nella vita del suo migliore amico.
Lo aveva messo da parte per troppo tempo, credendo di fare la cosa giusta.
Aveva dato per scontato che il tempo avrebbe portato lei e Jorge ad allontanarsi ed effettivamente sarebbe stato così. Ma -e lo scoprì solo in quel momento- lei non voleva in nessun modo allontanarsi dal suo migliore amico, perchè era questo che facevano gli amici: si sostenevano l'un l'altro e si perdonavano l'un l'altro, mantenendo intatto il loro legame.
Continuava a fissarlo, notando che anche gli occhi del portoghese si erano fatti più lucidi e la mano che si alzò fu delicata quando col dorso andò a sfiorarle una guancia. Un contatto al quale la O'Neill non si sottrasse.

É colpa mia...?!?

Quella domanda/affermazione la sorprese, perchè per un momento -catturata dai suoi pensieri- non seppe a cosa Jorge si stesse riferendo. Poi, l'ovvietà dell'argomento si palesò come un lampo nella sua mente: era cambiata talmente tanto da non sembrare neanche più lei. E la stessa cosa non era forse accaduta anche a Victoria? Solo che per Vicky tutto era accaduto di fronte ai loro occhi, in un istante e senza la possibilità di tornare indietro.
In lei invece era stato un processo lento e graduale, che il portoghese avrebbe dovuto notare a forza nel corso dei mesi... peccato che durante le vacanze estive il cambio era avvenuto del tutto e lei era tornata a scuola in una versione completamente nuova.
Cappie 2.0. Se in quel momento la situazione lo avesse permesso, ci sarebbe anche stato da ridere su una battuta del genere. Ma la O'Neill tutto voleva fare, tranne che ridere.

No!
E' stata colpa mia...
- cercò di correggere il tiro -Cioè del mio ritardo nello sviluppo.
Non sono cambiata per effetto di qualche strano incantesimo. Sono solo cresciuta.


Era diventata davvero una gran bugiarda negli ultimi tempi [Talento(A): 24] ma purtroppo era stato questo il prezzo da pagare per conoscere la verità su sè stessa e per mantenere viva la consapevolezza di quanto accaduto. Cappie non voleva vivere nell'ignoranza: sentiva il bisogno di sapere, sapere la verità sempre e comunque e accettarla in tutte le sue forme. Era stato proprio questo suo ideale a spingerla ad abbracciare la carriera di investigatore e pur sapendo che sarebbe andata incontro ad un continuo susseguirsi di bugie e menzogne, era andata comunque avanti per la propria strada, sapendo che adesso qualcosa di davvero enorme e complesso la separava praticamente da tutte le persone alle quali voleva bene.
Tutte tranne Axell, ma quello -dopo le ultime scoperte su Irina- l'aveva etichettato come semplice volere del Fato/Conflux.

Mi dispiace tanto.
Sono stata davvero una pessima amica.
Ti ho messo da parte per tutto questo tempo, abbandonandoti alle prime difficoltà.


Ragionava con una lucidità impressionante, come se il suo cervello fosse un movimento continuo di neuroni e sinapsi, ma gli occhi quelli esprimevano tutta l'emozione in quel momento provato dalla O'Neill.

Mi sei mancato anche tu...

Disse, accennando un timido sorriso, perchè era logico, nella sua mente, che solo un motivo poteva aver spinto Jorge a ritrarre quasi tutti i momenti che avevano condiviso insieme.
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Messaggioda Jorge » 25/09/2015, 13:43

Sì, proprio lui...

Aveva davvero bisogno di quella conferma? No perché quel musetto lanoso era impresso a fuoco nella memoria di Jorge come ogni cosa di quella dannata sera ma nonostante tutto un angolino di lui restava scettico. Aveva sperato così tante volte, al sicuro dietro la cortina di stoffa del suo letto in dormitorio, di poter avere una occasione per parlare nuovamente con Cappie -anche se non sapeva esattamente per dirle cosa- che qualcosa gli impediva di credere che non fosse tutto un sogno. E se si fosse semplicemente addormentato sotto l'albero? Quando Ermes gli si avvicinò per annusarlo il Delfino istintivamente allungò una mano per accarezzarlo, lo sguardo sempre puntato su quel viso sconosciuto e allo stesso tempo dall'aria familiare.

Ahi!

Un sibilo e la mano offesa che veniva ritratta mentre ogni dubbio residuo veniva spazzato via. La scossa era stata fastidiosa e dolorosa, sia a livello fisico che mentale, e aveva risvegliato non solo brutti ricordi ma anche la coscienza scettica del portoghese. Era lei, senza ombra di dubbio. La bimba che gli aveva strappato un giuramento e qualche goccia di sangue. Il tornado parlante che lo aveva intontito di chiacchiere durante le lezioni di Storia della Magia e subissato di consigli a volte non richiesti per impedirgli di ficcarsi nei guai. La Tassetta che, dimostrando più coraggio e avventatezza di un Grifondoro, lo aveva affiancato quando aveva affrontato la Bennet. La sua sorellina, la sua migliore amica, l'unica e sola Caroline Priscilla O'Neill.

Porca Trama quanto mi sei mancata!

Questo avrebbe voluto dirle subito, saltando ogni - inutile - convenevole e invece restò lì impalato a fissarla, rispondendo in maniera automatica e un po' vaga alla sua domanda sulle sue condizioni fisiche, il cervello bloccato su una semplice quanto terrificante equazione.

Cambio repentino di aspetto fisico = il suo egoismo aveva mietuto un'altra vittima.

Che altro poteva pensare lui che di Conflux, Gilda e sviluppo tardivo e improvviso non ne sapeva nulla? Sopratutto quando vi era il precedente di Victoria? Quella dannata notte aveva forse rovinato la vita non a una ma bensì a entrambe le donne della sua vita? Doveva assolutamente sapere, subito, togliersi quel macigno dal cuore o frantumarlo del tutto ma quando alla fine si decise a parlare più che una domanda la sua suonò come una affermazione carica di dispiacere e tristezza.

É colpa mia...?!?

Probabilmente anche Cappie, al pari della Randall aveva rivisto nel proprio riflesso i tratti del padre scomparso e la sparizione improvvisa di quel legame doveva averle fatto molto male e riaperto vecchie ferite mai del tutto rimarginate.

E tu non eri lì a sostenerla...

Si rimproverò duro, beandosi del calore che la pelle dell'altra stava sprigionando a contatto con il dorso della sua mano. Al ricordo di ciò che la O'Neill aveva passato subito dopo la scomparsa del padre seguito dal pensiero dell'effetto che quel mutamento doveva aver avuto in lei, Jorge si chiese per la prima volta in tutti quei mesi se avesse preso la decisione giusta a non cercarla, ad evitarla, spinto dalla convinzione che la sua presenza per l'altra fosse solo foriera di guai.

Non era sola, lei

Giusto. Ma lui era il suo migliore amico, quello che la conosceva meglio in assoluto e si illudeva che forse, il suo sostegno avrebbe potuto fare la differenza.

No! E' stata colpa mia...- inclinò la testa di lato, le sopracciglia aggrottate e il braccio che scivolava nuovamente lungo il fianco -Cioè del mio ritardo nello sviluppo. Non sono cambiata per effetto di qualche strano incantesimo. Sono solo cresciuta.

Il sollievo generato da quella affermazione fu tale da impedirgli di mettere in dubbio [Intuito (P)/21] le parole dell'altra. Le labbra si incresparono in un piccolo sorriso dal retrogusto amaro, che sembrava dire "almeno questo", mentre il portoghese gettava fuori tutta l'aria che aveva trattenuto nei polmoni.

Meglio tardi che mai e l'attesa non sembra averti penalizzato in nulla...

Commentò con aria un po' impacciata, come se si trovasse di fronte un'estranea o meglio come se temesse che ,dicendo la cosa sbagliata, l'altra potesse sparire all'istante lasciandolo nuovamente da solo. Si azzardò a darle una seconda occhiata, soffermandosi su quelle curve nuove, sconosciute e per molti versi allettanti - la piccola O'Neill gli piaceva molto e la nuova sembrava non essere da meno - prima di riportare lo sguardo sul suo viso.

Mi dispiace tanto.
Sono stata davvero una pessima amica.
Ti ho messo da parte per tutto questo tempo, abbandonandoti alle prime difficoltà.


Spalancò occhi e bocca sorpreso e scosse lievemente la testa con fare incredulo. Forse in fin dei conti, nonostante la scossa elettrica, si era davvero addormentato sotto l'albero perchè non poteva immaginare un universo in cui quelle parole avessero un qualche senso compiuto.

Sei TU che chiedi scusa a ME????

Chiese giusto per precauzione, per assicurarsi che le sue orecchie funzionassero davvero, il dito prima teso a indicare la ragazza e poi a battere insistentemente sul proprio petto.

Mi sei mancato anche tu...

Ahhhhh Ahhhh

Scoppiò a ridere, una risata stridula, tendente all'isterico, bagnata da qualche lacrima di sollievo e stupore e accompagnata da un gesto dettato dall'istinto e dal bisogno di sentirla di nuovo accanto a sè anche se solo per una manciata di secondi. Se l'ex Tassetta non si fosse spostata Jorge l'avrebbe coinvolta in un caldo abbraccio, stringendola forte a sè, inalando il suo profumo - era cambiato anche quello? - strusciando il naso tra i suoi capelli per poi mormorarle all'orecchio con voce anche un po' instabile:

Solo tu puoi essere così generosa, altruista e buona da considerarti una pessima amica per aver preso le distanze da uno come me dopo quello che vi ho fatto - un'altra stretta forte e poi si staccò un pochino, lasciando, se lei avesse voluto, le braccia ancora un po' intorno alla sua vita in modo da poter fare la successiva dichiarazione guardandola direttamente negli occhi - Tu non mi sei mancata, semplicemente il mondo ha smesso di avere sapore e colore da quella notte...

Patetico, sdolcinato e dolorosamente sincero.

... eppure in tutti questi mesi non sono venuto a strisciare ai tuoi piedi per chiederti perdono - continuò serio, facendo un paio di passi indietro per prendere distanza da lei, giustificando il movimento con l'intenzione di mettere i disegni al sicuro nel blocco e poi nella propria borsa - non per orgoglio o paura di essere schiantato ... quello sarebbe stato il minimo... Quelle che chiami prime difficoltà - un piccolo sbuffo per l'eufemismo usato - hanno messo in luce un lato del mio carattere pericoloso che non so gestire - sopratutto perchè non avendo avuto altre "ricadute" non aveva potuto esercitarsi a controllarsi - e non voglio che questo mio "lato oscuro" possa metterti di nuovo in pericolo...

Aveva parlato trafficando con la borsa, perchè non sarebbe mai riuscito a dire quelle cose guardandola dritta negli occhi ma quando finalmente si volse di nuovo verso di lei per Cappie non sarebbe stato difficile scorgere la sofferenza che gli procurava quel goffo tentativo di tenerla lontano dalla sua vita. La sua voce diceva una cosa mentre il suo corpo - che istintivamente si era riavvicinato alla ragazza come attratto da una forza invisibile - esprimeva tutto il suo bisogno di lei.
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Messaggioda Caroline Priscilla » 27/09/2015, 22:55

Meglio tardi che mai e l'attesa non sembra averti penalizzato in nulla...

No, infatti.
Sono cresciuta... bene...


Tutte le paranoie, le insicurezze, il sottovalutarsi, ogni cosa era sparita quando Cappie aveva cambiato aspetto, prendendo in prestito quello di Irina. Ora che era diversa, la O'Neill si sentiva anche più consapevole del proprio fascino, un fascino che era impossibile da non notare. Anche Jorge parve prendere bene quella sorta di novità e un minimo questo la fece dispiacere: Axell era stato l'unico a rimpiangere il suo aspetto di una volta, dimostrandole che di lei era innamorato al cento per cento, in ogni sua forma. Tuttavia non poteva pretendere lo stesso dal portoghese, nè voleva farlo: sorrise sempre in quel modo incerto, impacciato, perchè le sembrava davvero difficile riuscire ad essere completamente sè stessa dopo quello che avevano passato.
Le cose non sarebbero mai tornate ad essere come un tempo e forse questa consapevolezza rendeva la sua riconciliazione con il delfino amara, triste, velata di una flebile nostalgia che Cappie non avrebbe potuto dissipare, perchè troppi segreti la separavano ormai dal suo migliore amico.

Mi dispiace tanto.
Sono stata davvero una pessima amica.
Ti ho messo da parte per tutto questo tempo, abbandonandoti alle prime difficoltà.


Sei TU che chiedi scusa a ME????

Certo che gli chiedeva scusa. Non si era comportata in maniera migliore: in tutto quel tempo aveva dimostrato un egoismo simile a quello del ragazzo all'interno dell'ottavo piano, preferendo stargli lontano piuttosto che tentare di riconciliarsi. Lei aveva disatteso alla loro promessa, non il delfino: perchè mentre Jorge poteva dire che il suo modo di agire era stato inconsapevole, Cappie invece aveva ignorato deliberatamente qualsiasi cosa lo riguardasse, chiudendosi dietro ferite che avrebbero potuto sanare molto tempo prima.
Ci aveva messo circa due mesi a sbollire tutta la rabbia, ma era passato molto più tempo prima che l'irlandese si decidesse a sbloccarsi del tutto. E anche in quel caso, era stata una decisione dettata dall'istinto, non certo ponderata nei minimi dettagli. Dopo avrebbe dovuto fare i conti con Axell e Victoria, sperando che il fidanzato e la migliore amica non prendessero troppo male quella notizia.

Mi sei mancato anche tu...

Ahhhhh Ahhhh

Non si scostò quando Jorge si avvicinò a lei per stringerla in un caldo abbraccio, tuttavia il suo corpo reagì in ritardo, come se ancora trovasse strano fare qualcosa che in passato invece era una prassi costante. Ma, nonostante questo, quando il suo nuovo corpo prese più confidenza con quello del ragazzo, la O'Neill si lasciò andare, stringendo il delfino con forza e nascondendogli per un istante il sorriso che si apriva dolcemente sul suo viso.

Solo tu puoi essere così generosa, altruista e buona da considerarti una pessima amica per aver preso le distanze da uno come me dopo quello che vi ho fatto.

Ti prego, non dire così...

Disse, ritornando ad abbracciarlo come se ormai ci avesse preso gusto, come se non volesse più lasciarlo andare via.

Tu non mi sei mancata, semplicemente il mondo ha smesso di avere sapore e colore da quella notte...

Mi dispiace...

Quanto male gli aveva causato. Sapeva di averlo ferito nel profondo -forse più lei della sua ex ragazza- ma aveva preferito non vedere, andare avanti e continuare a chiudersi nella convinzione di essere completamente nel giusto. La presunzione di aver ragione l'aveva portata ad allontanarsi, nonostante più e più volte Vergil le avesse fatto presente che Jorge rimaneva pur sempre suo amico e che era proprio in quel momento che aveva più bisogno di lei.
Ora si rendeva pienamente conto di quanto si fosse comportata da ragazzina e di quanta strada ancora avesse da fare prima di definirsi una persona matura.

.. eppure in tutti questi mesi non sono venuto a strisciare ai tuoi piedi per chiederti perdono non per orgoglio o paura di essere schiantato ... quello sarebbe stato il minimo...

Rimase in silenzio, lasciandogli i suoi spazi per capire dove volesse andare a parare esattamente con quel discorso.

Quelle che chiami prime difficoltà hanno messo in luce un lato del mio carattere pericoloso che non so gestire e non voglio che questo mio "lato oscuro" possa metterti di nuovo in pericolo...

Jorge...

Fu con un sospiro dolce che pronunciò quel nome, attirando a sè il delfino come se volesse abbracciarlo e coccolarlo, in modo da fargli comprendere che andava tutto bene, che lei era lì e non se ne sarebbe andata.

... Non dire stronzate!

Invece non appena il portoghese fu vicino a lei, lo sguardo della O'Neill si indurì, così come la sua voce, non di rabbia però ma come di qualcosa simile all'essere scocciata, insomma il suo solito modo di rivolgersi al suo fratellone ogni volta che per lei diceva qualcosa di assurdo o stupido.

Lato oscuro? Ma che cosa pensi di essere? Un mostro?

Continuò, portando un braccio intorno alla nuca e piegandolo in giù [Talento (F): 25], mentre la mano destra gli martoriava la testa, come se avessero ancora 11 anni e non 18.

Hai sbagliato, e allora?
Anche io ho sbagliato, ti ho abbandonato alle prime difficoltà, sì, e dovresti saperlo anche tu perchè ne abbiamo passate tante insieme e mai ci siamo allontanati l'uno dall'altro come questa volta e tutta per colpa di entrambi.
Lo hai capito il concetto oppure devo continuare a grattarti la testa fino a fartelo entrare in zucca?


Il Fulmine la rendeva più spigliata, più aggressiva, ma sempre sè stessa, perchè mentre costringeva il delfino a quella "tortura" Cappie rideva, rideva con le lacrime agli occhi per la felicità di scoprire che quei comportamenti le venivano ancora spontanei e naturali insieme a lui.
Solo dopo che Jorge le ebbe assicurato di aver capito la lezione, allora l'irlandese l'avrebbe lasciato libero, ma solo per avvicinarsi al suo viso e in un impeto di affetto -e senza doversi nemmeno mettere sulle punte dei piedi- dargli un bacio sulla guancia.

Io non ho mai smesso di volerti bene.
E non smetterò mai di volertene perchè tu sei sempre il mio fratellone, qualunque cosa accada.
L'ho capito solo in questo momento, sono in ritardo lo so, però almeno ci sono arrivata!
Tu non sei diverso da ciò che credevo: hai solo scoperto qualcosa in più di te e se questa cosa non ti piace fai sempre in tempo a cambiare.
Anche con il mio aiuto.


Soprattutto con il suo aiuto.
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Messaggioda Jorge » 30/09/2015, 21:53

No, infatti.
Sono cresciuta... bene...


Era cresciuta più che bene, un vero bocconcino per l'esattezza, ma per quanto i suoi ormoni apprezzassero tutte quelle curve femminili, Jorge non poteva evitare di avvertire un senso di nostalgia e di perdita in fondo allo stomaco. La prima cosa in assoluto che lo aveva colpito di Cappie, ancor prima della parlantina fluente, erano stati gli occhi, verdi come le fronde degli alberi in primavera, e talmente espressivi che a volte le parole sarebbero state superflue. Quante volte quegli occhi lo aveva cercato, supportato, ammonito, rimproverato silenziosamente e quante volte li aveva ricercati bisognoso di supporto, conforto, confronto o anche solo di un indizio sulla direzione giusta da prendere. Quegli occhi erano persi ormai per sempre ma anche se di colore diverso quelli che stava scrutando in quel momento avevano la stessa espressività, vi riusciva a leggere quasi con la stessa facilità e quello che vide aumentò la morsa che avvertiva nello stomaco. Lei era triste, dispiaciuta, per lui, per essersi comportata male nei suoi confronti come se lei potesse avere davvero qualche colpa oltre quella di essersi scelta come fratello un idiota di proporzioni bibliche come si era dimostrato essere il portoghese.

Io al suo posto...

Non terminò il pensiero perché mai in quei lunghi e solitari mesi si era davvero chiesto cosa avrebbe fatto, come avrebbe reagito lui se si fosse trovato al posto della O'Neill, se fosse stato lui a correre il rischio di morire perché l'altra si era comportata in maniera egoista, superficiale e avida. Non l'aveva fatto semplicemente perché, per Jorge, era impossibile affiancare anche solo in un periodo ipotetico del sesto tipo la persona Caroline Priscilla ad aggettivi poco lusinghieri come quelli con cui Victoria prima e lui stesso dopo lo avevano definito dopo gli eventi dell'Ottavo Piano. E le sue scuse, accompagnate da un...

Mi sei mancato anche tu...

ne erano la dimostrazione. Lo scoppio di risata per nulla divertita che seguì fu terapeutico e liberatorio, lo aiutò a buttare fuori un bel carico di ansia, paure e sopratutto imbarazzo e goffaggine. Se lei era in grado di dire quelle cose sinceramente – e lui non dubitava della sua sincerità – allora forse era davvero possibile tentare di gettarsi tutto alle spalle e provare ad andare avanti, recuperare vecchie dinamiche e comportamenti, sentirsi nuovamente fratello e sorella anche se solo per un paio di minuti. Quando, seguendo l'istinto, l'abbracciò per un attimo, sentendola rigida tra le sue braccia, temette di aver fatto il classico passo più lungo della gamba, timore che si dissipò subito dopo quando lei ricambiò la sua stretta. Beandosi di quel contatto e di quel calore che credeva perso per sempre, Jorge si aprì a lei sinceramente, confidandole quanto brutti e duri erano stati i mesi passati, trascorsi lontano da lei.

Mi dispiace...

Scosse la testa con aria rassegnata, consapevole di quanto fosse inutile chiederle di smettere di scusarsi, per poi far violenza su se stesso e allontanarsi dalla Tassetta sia fisicamente che emotivamente, spiegandole perché in tutti quei mesi non fosse andato a chiederle perdono nonostante la sofferenza causata dalla lontananza. Semplicemente l'aver scoperto di non essere una brava persona, la brava[/i] persona che lei credeva, meritava che fosse il suo migliore amico l'avevano spinto a prendere una decisione drastica per l'incolumità sia fisica che emotiva della Tassetta: restarle il più lontano possibile.

Questo è il momento di tener fede ai tuoi propositi e andartene.

Lo spronò la sua coscienza, ottenendo lo stesso effetto di uno spiffero che cercava di spostare una montagna. I suoi piedi non ne volevano sapere di muoversi e anche il suo viso che restava immobile a guardare di fronte a sé, in quei due nuovi seppur adesso familiari occhi celesti.

[b]Jorge...


Era pronto ad affrontare rimproveri, ramanzine, sbotti di insofferenza per le parole pronunciate, non il suono del proprio nome pronunciato con un tono dolce e carezzevole che bloccò qualsiasi sua reazione. Docilmente si lasciò avvicinare al corpo dell'altra, socchiudendo gli occhi come a pregustare un altro abbraccio per poi spalancarli di colpo quando arrivò la batosta verbale.

... Non dire stronzate!

Eccola la sua sorellina, dritta al nocciolo della questione senza inutili giri di parole, capace di fargli comprendere la portata della sua stupidità anche solo con l'intonazione della voce. Se lo sarebbe dovuto aspettare, non era da lei lasciarlo annegare nell'autocommiserazione, eppure non ci rimase male per l'essere stato preso in contropiede anzi il suo viso si aprì in un sorriso felice e colmo di speranza. Speranza davvero di riuscire ad aggiustare le cose e recuperare completamente il rapporto con Cappie.

Lato oscuro? Ma che cosa pensi di essere? Un mostro?

Ahi ahi … - si lamentò, agitando la testa e sventolando le mani come a volersi liberare da quella morsa ma senza tentare veramente di sottrarsi a quella punizione fisica, il sorriso sul viso che diventava sempre più ampio - si ci ho … ahi… pensato… ehi ehi fa più piano che mi fai male…


Hai sbagliato, e allora?
Anche io ho sbagliato, ti ho abbandonato alle prime difficoltà, sì, e dovresti saperlo anche tu perchè ne abbiamo passate tante insieme e mai ci siamo allontanati l'uno dall'altro come questa volta e tutta per colpa di entrambi.
Lo hai capito il concetto oppure devo continuare a grattarti la testa fino a fartelo entrare in zucca?


Ho capito ho capito… Basta basta… mi arrendo…

Sollevò le mani in segno di resa, il corpo scosso dalla risata contagiosa dell'altra. Non stava mentendo solo per tenerla buona, aveva davvero capito il senso delle sue parole. Quante volte, ripensando a tutto quello che avevano passato insieme, si era chiesto in cosa quella occasione fosse stata di diversa dalle altre, perché adesso si e dopo l'espulsione no? E ogni volta si era risposto che la colpa era stata sua, solo e soltanto sua perché ci doveva essere un limite massimo entro cui si poteva deludere le persone che ti volevano bene.

A quanto pare no, non esiste un limite...

Si ritrovò a pensare, accarezzando incredulo il punto della guancia su cui Cappie aveva appena posato un bacio dal sapore riconciliatore.

Io non ho mai smesso di volerti bene.
E non smetterò mai di volertene perchè tu sei sempre il mio fratellone, qualunque cosa accada.
L'ho capito solo in questo momento, sono in ritardo lo so, però almeno ci sono arrivata!


Che vuoi farci… sono sempre stato io il cervello della famiglia…

La canzonò, perché lui il cervello in realtà lo aveva solo per determinati argomenti, prendendole la mano e accompagnandola vicino l'albero per farla sedere, se avesse voluto, sulle sue gambe. Sentiva un bisogno impellente di averla a portata di mano per essere certo che fosse tutto reale e non solo un parto della sua mente malata e sperava tanto che l'altra l'assecondasse.

Non potrei mai smettere di pensare a te come alla mia sorellina con tutto ciò che questo comporta… - aggiunse poi, indipendentemente dalla sistemazione scelta – e se mi vorrai ancora nella tua vita sarò onorato di farne parte alle tue condizioni…

Difficilmente Axell o Victoria avrebbero preso bene il loro riscoperto legame di amicizia, per non parlare del piccolo dettaglio del suo “lato oscuro” che fungeva da deterrente per, così se la O'Neill avesse deciso di tenere un profilo basso, lui non avrebbe fatto storie. Era la consapevolezza di poter far di nuovo affidamento su di lei, di poterle mandare un gufo senza temere di vederselo rimandare indietro, di poter condividere parte della sua vita ciò che più importava non il tempo reale e fisico che avrebbero trascorso insieme.

Tu non sei diverso da ciò che credevo: hai solo scoperto qualcosa in più di te e se questa cosa non ti piace fai sempre in tempo a cambiare.
Anche con il mio aiuto.


Le rivolse un sorriso di ringraziamento per poi reclinare il capo all'indietro, sul tronco dell'albero, e sospirare.

Non si tratta solo di piacere quanto di non sapere cosa aspettarsi né quando… - ci aveva riflettuto parecchio senza però giungere a una conclusione – Quella sera è stato il libro… quello che avevo letto mi aveva affascinato, irretito, volevo sapere di più, capire, comprendere, sperimentare così l'ho preso, dicendomi che avrebbe potuto rivelarsi utile per uscire da lì – il tono di voce divenne sarcastico perché era la sua intuizione si era rivelata giusta, peccato che preso dalla bramosia di assimilare altre informazioni non avesse pensato di castare un semplice incantesimo di rilevamento. Quanto sarebbero andate diversamente le cose se lo avesse fatto! - la prossima volta cosa potrà mai essere? - sollevò le spalle, incassandovi la testa, in segno di ignoranza – Ho anche pensato di lasciar perdere l'Alchimia e Pozioni, di dedicarmi a qualcos'altro perché i punti in comune con Donald mi sembravano davvero tanti e in fondo non credo proprio di essere immune al fascino oscuro dell'alchimia… ma poi la Bennet mi ha accusato di autocommiserarmi quando invece credevo di starmi solo comportando in maniera matura riconoscendo i miei limiti e che se volevo una seconda chance allora dovevo rimboccarmi le maniche e mettermi al lavoro – in realtà la docente di Pozioni non si era espressa esattamente in quei termini ma quello era ciò che Jorge aveva recepito e che lo aveva spinto a perseguire sulla sua strada – Certo senza di lei e la sua guida sarà tosta ma in qualche modo vedrò di farcela… - aggiunse sottovoce, quasi tra sé, con una nota ben evidente di rammarico nella voce. Quanto gli mancava la sua mentore! - Quindi si il tuo aiuto è ben accetto anche se ancora non so quando o come utilizzarlo… Ma dimmi un po' che hai combinato in questi mesi? Come sta tua madre? Axell? Kelly…

...Victoria...

Non pronunciò il nome della Randall ma in fondo non ce n'era bisogno, bastava il tono di voce più serio e lo sguardo triste e colpevole a far comprendere a Caroline Priscilla a chi stesse pensando.
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