[Domenica - 8.15 - alloggi docenti - Camera di Tisifone]
Quando quella mattina la sveglia magica sul comodino suonò a quella che poteva essere considerata a tutti gli effetti l'alba Tisifone reagì in maniera molto poco femminile, grugnendo qualche imprecazione in russo e infilando la testa sotto il cuscino, non prima di aver silenziato in maniera brusca l'inopportuna scocciattrice. Non era tanto il sonno agitato che l'aveva accompagnata per tutta la notte lasciandola più stanca di quando si era coricata a renderla così nervosa, e neanche il dover rinunciare al suo rito domenicale di poltrire a letto circondata in compagnia dei suoi animali, un buon libro e del succo di zucca con i biscotti allo zenzero e cannella. Era l'ansia che le aveva attanagliato lo stomaco subito dopo aver letto il gufo di
Lucas della notte precedente, che avrebbe preferito farle rifiutare l'invito e che in definitiva l'aveva privata di quel sonno ristoratore di cui aveva tanto bisogno. Da quando erano tornati al Castello dopo la cena stupenda che avevano consumato a Hogsmeade, Tisifone aveva cercato con tutte le sue forze di non pensare a Lucas, a quanto fosse stato piacevole parlare con lui, a quanto le venisse naturale in sua presenza abbassare le sue difese, a come riuscisse a farla sentire
donna solo sorridendole o sfiorandole una mano e non un semplice essere umano di sesso femminile. Quel ragazzo poteva anche non essere quello
giusto ma di sicuro stava risvegliando una parte di lei che avrebbe dovuto restare sopita ab eternum, e invece di essergli grata era irritata e spaventata allo stesso tempo.
Potevi sempre rifiutare l'invito.Le ricordò beffarda la sua coscienza, mentre scalciava via le coperte e si alzava dal letto in uno svolazzo di seta rossa della camicia da notte. Era stata tentata di farlo ovviamente, inventando una qualche scusa in perfetto stile Serpeverde, ma la parte Grifondoro del suo animo aveva urlato allo scandalo: i problemi come le nostre paure non si aggirano ma si affrontano a testa alta.
Si si, come no, a testa alta...direi più a testa bassa tipo ariete.Borbottò tra sè, mentre con gesti lenti si preparava per uscire, chiedendosi per la millesima volta sè la sua vita non sarebbe stata più tranquilla senza quella fastidiosa doppia personalità ereditata dai genitori e coltivata amorevolmente dai suoi padrini.
[Domenica - ore 9.30 - alloggi docenti -Camera di Lucas]
Non comprendendo l’usanza tutta femminile di presentarsi in ritardo a un appuntamento, come se aumentare l’attesa potesse influenzare positivamente le cose, e odiando a sua volta le persone ritardatarie, alle nove e mezza puntuale Tisifone si trovava di fronte alla porta degli alloggi di Lucas. Aveva impiegato più tempo a uscire dai propri alloggi che a scegliere cosa mettersi, soprattutto perché non c’era nulla da decidere: quando stava tra le mura di Hogwarts indossava sempre una classica veste ottocentesca, lui lo sapeva bene, e quel giorno non avrebbe fatto alcuna differenza. Per fortuna di Lucas non tutti gli abiti di Tisifone erano di colori sgargianti e provvisti di ammennicoli tintinnanti sui bordi, così la donna poteva sfoggiare una lunga veste blu e bordò con una gonna ampia che cadeva morbida fino ai piedi e il corpetto semirigido che ne disegnava le curve, lasciava scoperte le spalle e metteva in risalto il suo decolté, evidenziato dal ciondolo a forma di drago che si adagiava perfettamente nell’incavo dei seni.

Forse i capelli in caduta libera sulle sue spalle avrebbero distratto l’attenzione del ragazzo dai lineamenti del suo volto che, benché rilassati, tradivano i segni lasciati dalla notte insonne.
Si passò distrattamente una mano su una spalla ad accarezzare Idra e sistemarsi meglio i capelli in modo da nasconderla almeno alla vista, se non all’olfatto, di Maya. Serpenti e pantere non erano soliti andare d’accordo in natura, ma non se l’era sentita di andare a quell’appuntamento del tutto da sola e poi, in ogni caso, i due animali prima o poi avrebbero dovuto imparare ad andare d’accordo e quella era un’occasione come un’altra.
Toc toc… Si risolse alla fine a bussare alla porta, attendendo nel corridoio semideserto, vista l’ora, che il ragazzo la invitasse ad entrare.