Re: Per i negozi...
Inviato: 03/11/2014, 17:05
[28 Gennaio 2109 – Domenica ora di pranzo – Tribal Studio]
É sicuro che sia fresca?
L'occhiata che il proprietario della farmacia magica dove si era recato a comprare gli ingredienti per preparare la versione base della Pozione Aguzzaingegno avrebbe incenerito chiunque tranne Jorge, troppo occupato a confrontare il colore e l'odore della bile di armadillo che avrebbe dovuto comprare con quella che usavano a scuola. A lezione la Bennet era stata chiara, per ottenere una Pozione perfetta la bile doveva essere fresca e considerato che si stava giocando non solo la sua pressoché ancora inesistente reputazione ma anche la salute della Everett – che Ducan avrebbe controllato la validità del suo operato prima di utilizzarlo nel composto alchemico per il tatuaggio erano dettagli - di urtare la sensibilità di uno sconosciuto non gli importava un vermicolo secco. E giusto per rimanere in tema:
Mi dia anche dieci scarafaggi e due radici di zenzero.
Il doppio di quello previsto nella ricetta originale che avrebbe pagato di tasca sua, un caro gesto scaramantico nel caso in cui avesse sbagliato qualcosa la prima volta.
Ehi ragazzo, se non sei il primo a credere in te stesso non puoi pretendere che gli altri ti diano fiducia.
Si rimproverò rivolgendo un’occhiata sospettosa alla propria immagine riflessa in una delle vetrine di Diagon Alley.
Da quando, il giorno prima, Duncan gli aveva "commissionato" la preparazione di alcune pozioni base, tra cui l'Aguzzaingegno per il composto finale che avrebbe utilizzato per il tatuaggio di Kelly, il Delfino era saltato su una altalena emozionale perenne che lo faceva oscillare da uno stato di eccitazione a uno di panico. L'ultima volta che si era avvicinato a un calderone senza la supervisione di un adulto competente era stato quando ancora lavorava al negozio di voodoo a Lisbona e nel tentativo di potenziare una pozione innocua aveva creato un veleno. Da allora erano passati anni, lui era cresciuto e la sua abilità in campo pozionistico era migliorata ma questo non gli impediva di avvertire una fune -perché un filo era troppo riduttivo- di agitazione mescolato all'euforia di potersi mettere alla prova. Era per quello che aveva insistito per andare a comprare lui stesso gli ingredienti quella mattina prima di recarsi al lavoro o perché la sera prima, appena rientrato a Hogwarts, era corso a disturbare la Bennet. Certo le aveva promesso che fino a quando fosse stato un suo studente non si sarebbe mai più avvicinato a un calderone senza il suo benestare -e in quel modo le avrebbe dimostrato che le sue non erano state promesse vane-, ma in fondo quello che aveva cercato era una rassicurazione che, grazie a Merlino, aveva ricevuto.
Lei crede che io sia in grado di prepararla?
Se non ne fosse in grado non starebbe qui a farmi da assistente, Alvares.
E' la prima volta che il suo datore di lavoro le chiede di fare una cosa simile?
Si.
Allora veda di impegnarsi con serietà.
Una pozione come l'Aguzzaingegno è roba da quinto anno, insomma una sciocchezza per uno studente che deve affrontare i M.A.G.O. non le pare?
Aveva sorriso quella mattina, entrando in negozio, al ricordo di quel breve scambio di battute e lo stesso fece in quel momento mentre si apprestava a trascorrere parte della sua pausa pranzo nel retrobottega a preparare la Pozione.
Mortaio, tagliere, coltellino, cronometro, scarafaggi, zenzero, bile di armadillo...
Elencò, puntando l'indice su ogni singolo elemento già predisposto sul tavolo, prima di sistemare il calderone pieno d'acqua su un fornello simile a quelli da campo babbano perché, non potendo ancora fare magie fuori di scuola, avrebbe incontrato serie difficoltà a regolare la fiamma usando dei ciocchi di legno. In attesa che l'acqua raggiungesse il bollore, il portoghese si premunì di pestare finemente cinque scarafaggi nel mortaio, riducendoli a una polvere sottilissima, e a tagliare la radice di zenzero con un coltellino simile alla mezzaluna usata in cucina da sua madre in modo da ottenere dei pezzetti di medio piccole dimensioni.
Vai con il primo step...
Mormorò, svuotando il contenuto del mortaio nel calderone non appena l’acqua iniziò a bollire e avviando il cronometro da tavolo che si era fatto regalare dal cugino due Natali prima. Aveva riflettuto molto sull'utilità di uno strumento come quello quando, una volta compiuti diciassette anni, avrebbe potuto lanciare un incantesimo temporale ogni volta che ne avrebbe avuto bisogno e alla fine era giunto alla conclusione che, dopo aver passato anni a reagire in maniera istantanea al trillo della sveglia, sarebbe stato troppo difficile per lui abituarsi a qualsiasi altra cosa.
Secondo step...
Contò, quando due minuti dopo il fatidico trillo gli rammentò di gettare nel calderone la radice di zenzero tritata grossolanamente, per poi, mestolo alla mano, iniziare a girare il composto in senso orario, un occhio al cronometro per essere certo di non sforare i primi cinque minuti. Il libro di testo, invece, giaceva aperto sul tavolo alla sua destra, in una sorta di gesto scaramantico, nell'ipotesi in cui fosse stato colto da un vuoto di memoria improvviso, cosa che fino a quel momento non era accaduto. Questo non voleva dire che si stava basando solo ed esclusivamente sui suoi ricordi – per quanto la Pozione fosse stata argomento di studio del quinto anno non si sentiva così arrogante e sicuro di sé – ma che controllava i passaggi effettuati dopo averli fatti, motivo per cui aveva comprato dose doppia di tutto. Trascorsi i primi cinque minuti, invertì il senso di “marcia” del mestolo, apprestandosi quindi a mescolare il tutto in senso antiorario per i restanti cinque minuti per poi abbassare la fiamma e spremere la bile di armadillo direttamente nel calderone.
E ora aspettiamo gli ultimi dieci minuti.
Mormorò, assicurandosi che la bile si fosse amalgamata perfettamente al resto della pozione prima di distogliere l’attenzione giusto il tempo per conservare gli ingredienti residui e mettere nel lavabo gli strumenti utilizzati. Trascorse così gli ultimi minuti in contemplazione della pozione che bolliva, con un’espressione più interessata ai mutamenti che avvenivano nel composto al passare del tempo che annoiata per non avere, fattivamente, nulla da fare.
Everett ti devo un favore…
Affermò soddisfatto rigirandosi tra le mani l’ampolla in cui, allo scadere dei dieci minuti, aveva versato il contenuto del calderone.
Non che avesse intenzione di raccontare a Kelly quanto la sua richiesta di un tatuaggio fuori lista gli avesse giovato in termini di esperienza, ma già il suo esserne consapevole lo poneva in una condizione di “debito” nei confronti della londinese. Appiccicata una bella etichetta di riconoscimento all’ampolla, la mise da parte insieme alle altre che aveva già preparato, per poi lavare e riordinare tutto.
Ti prego, fa che Duncan sia soddisfatto di me!
Dopo aver elevato quella sorta di preghiera a qualunque divinità magica o babbana disposta ad ascoltarlo, il portoghese si fiondò sul meritatissimo pranzo che aveva composto quella mattina in Sala Grande, rubacchiando qua e là dal buffet della colazione.
[FINE AUTOCONCLUSIVA]
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