Re: Islanda - A Nord di Reykjavík
Inviato: 25/02/2017, 17:02
L'Equilibrio, entità imparziale ed inconoscibile: esso era il pilastro da cui era sorto l'universo, il punto di partenza e di arrivo; Mana e Trama erano suoi figli, e così coloro che ne sfruttavano il potere nel bene e nel male. Esso non interveniva nelle questioni terrene, poiché superiore a tutto questo, ma ciò non significava una noncuranza per tutto quello che accadeva a chi viveva per proteggerlo, per preservarlo.
L'Equilibrio sceglieva i suoi protettori, benedicendoli col Mana, ed esso a sua volta li instradava, guidandoli quando avevano perso la strada o quando tutto sembrava senza significato: quel giorno, quella mattina di Aprile, un figlio del Mana e dell'Equilibrio stava soffrendo, ergendo i propri pensieri in alto, lì dove forse nessuno avrebbe potuto ascoltarlo; egli era uno dei tanti Acuan che popolavano la Terra, non c'era nulla di speciale in lui, ed anche le sue sofferenze se paragonate a quelle di altre persone si riducevano a sassolini fastidiosi che al massimo pungevano un po' nelle scarpe.
Perché prestargli attenzione, allora? Forse perché se l'Equilibrio era imparziale, e così anche il Mana, i suoi portavoce non sempre ne erano in grado, influenzati dalla vicinanza continua agli esseri umani, a quelle figure così complesse e cariche di sfumature che avevano imparato a conoscere e ad incontrare, per donare loro un Elemento: la Dama di Ghiaccio ricordava bene quell'Acuan, incontrato quando ancora era un ragazzo cupo, pieno di domande e pessimista riguardo al futuro; se avesse saputo fare dell'ironia, la portavoce del Mana, avrebbe considerato quanto poco fosse cambiato Zephyr Kenway in tutto quel tempo, nonostante fosse ormai diventato un uomo a tutti gli effetti.
Non era mai intervenuta nel corso degli anni, lasciandolo vivere pienamente ogni dolore, ogni sofferenza, ogni delusione: lo aveva osservato da lontano, invisibile e silenziosa, anche quando aveva toccato il fondo; era stata felice, per utilizzare un'espressione emozionale umana, nel vederlo risollevarsi ancora una volta e riprendere a vivere, ma non aveva potuto non percepire una nuova tristezza nel suo animo, derivata dalla convinzione di essere destinato alla totale solitudine.
E proprio perché non sempre i portavoce del Mana sapevano mantenere un distacco imparziale dai loro "figli", quella mattina la Dama di Ghiaccio fece ciò che l'istinto le suggeriva, sapendo quanto potersi spingere in là senza incorrere nei rimproveri dell'entità a cui faceva riferimento: lo chiamò, impercettibilmente, solleticando il suo Elemento affinché lo spingesse a chiudere gli occhi, ad abbandonarsi a quel bisogno che gli giungeva direttamente nello spirito.
Umido.
Sarebbe stata quella la prima percezione che l'Acuan fosse capace di cogliere dopo... già, quanto tempo era passato? Impossibile dirlo, e non certo perché egli non fosse in grado di regolarsi con la posizione del Sole: no, la difficoltà per il giovane uomo si manifestava nella neve che cadeva fitta sopra la sua testa, e nel fatto che ovunque fosse... non era più dove si era lasciato abbandonare al sonno.
Era un sogno, dunque?
Doveva esserlo, altrimenti come spiegare l'essersi improvvisamente ritrovato nel bel mezzo di una foresta, con la neve che cadeva copiosamente imbiancando l'ambiente circostante?
Zephyr lo avrebbe sicuramente pensato, quello era un sogno... ma un sogno diverso dal solito, molto più reale di tutti quelli mai avuti in precedenza: altrimenti come illustrare la sensazione, assolutamente reale, dei fiocchi di neve che, se avesse provato ad alzare appena la mano, gli si sarebbero poggiati sopra, raffreddandola ed inumidendola?
Quella foresta tanto solitaria e ghiacciata era la perfetta rappresentazione di ciò che albergava nell'animo dell'Acuan, ma anche di ciò che lo circondava: silenzio, rassegnazione ad una vita solitaria, l'impossibilità di avere una compagna, una famiglia, qualcuno da amare e da cui essere amato; era convinto, il semi-Vampiro di aver già avuto le sue occasioni -Melia ed Ariel- e di averle sprecate entrambe...
Ma c'era qualcuno che non era molto d'accordo con lui.
Hai davvero deciso di farci morire da soli?
Come non riconoscersi?
Quello sguardo, quell'espressione, quella voce: uno Zephyr 16/17enne, come l'aveva conosciuto la Dama di Ghiaccio, lo stava fissando con aria seria, forse vagamente infastidita e dispiaciuta.
Era sempre stato un tipo di poche parole, tanto che dopo quella domanda iniziale non disse null'altro: gli indicò, invece, il percorso da seguire, una strada semplice considerato che fosse fondamentalmente tutta dritta. Se l'Acuan l'avesse seguita, ad ogni modo, lentamente il paesaggio intorno a lui sarebbe cambiato, passando da quella foresta nevosa ad una senza più tutto quel bianco, ma dove anzi i colori della Terra facevano da padroni: una foresta rigogliosa, piena di odori, di colori e di suoni nuovi, soprattutto di suoni.
All'improvviso, infatti, di fronte al Kenway ed in lontananza apparve una figura minuta, ridente, bionda: una bambina gli stava correndo incontro, qualcuno che seppur l'Acuan non conoscesse, sentisse al contempo come familiare, tanto da sentire il desiderio spontaneo di abbassarsi per accoglierla tra le proprie braccia.
Eccoti qui, ti ho cercato dappertutto!
La mamma si sbagliava, io lo sapevo che ce l'avresti fatta a raggiungerci, ihihihihih!
La bambina gli sorrideva, felice e con gli occhi luminosi, accorgendosi però poi che qualcosa non andasse: c'era qualcosa, nel viso dell'Acuan, che non la convinceva... e che la bambina sistemò a modo suo.
Devi sorridere di più papà, o mamma dirà che sei un musone e io non ti potrò difendere!
Vieni, andiamo, ci sta aspettando all'ingresso del parco per andare a mangiare un gelato e se facciamo tardi poi non me lo comprerà più!
Lo prese per mano, tirandolo con la forza -nulla- e l'entusiasmo che solo la prospettiva di un gelato poteva suscitare: nel suo animo, il Kenway non avrebbe percepito solo la perplessità, l'incredulità e lo sconcerto per quanto stesse accadendo, ma anche qualcosa di certo, di sicuro e concreto... l'amore per quella bambina.
Ah, ecco la mamma!
Mentre alzava presumibilmente il volto per posare gli occhi sulla sua compagna, tutto si fece sfocato intorno a lui: la stretta della bimba divenne debole, e gli occhi gli si appannarono al punto da non riuscire a distinguere i contorni della donna che li aspettava sorridenti; poteva percepire il suo sorriso senza vederlo, così come il proprio cuore pieno di sentimento per lei, per lei e per il frutto del loro amore che però, improvvisamente, non gli era più accanto.
In effetti, a ben vedere, era tornato in quella foresta innevata da cui tutto era cominciato, ma ad aspettarlo non c'era più il se stesso più giovane... bensì la Dama di Ghiaccio, in lontananza, che lo fissò per un lunghissimo istante prima di sorridergli e scomparire: in quell'esatto momento il Kenway avrebbe aperto gli occhi di scatto, ritrovandosi lì dove si era addormentato, sul ghiacciaio eterno della Gilda Acuan.
Nulla era cambiato da quando aveva appoggiato la schiena sulla superficie fredda, tutto era esattamente come prima... oppure no?
Possibile che qualcosa fosse mutato nel suo spirito, nel suo cuore, nelle sue convinzioni? La Dama di Ghiaccio non avrebbe potuto fare di più per quel semi-Vampiro a cui, nel bene e nel male, si era vagamente legata: ora spettava solo a lui.Spoiler: