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Salvador

Messaggioda Nylea » 12/10/2014, 21:39

Erano rare le volte in cui si poteva dire di averla vista piangere in quel modo, e in ogni occasione c'era stato Cole, accanto a lei: non aveva pianto così tanto quand'era morto il padre, ed era riuscita a contenersi discretamente anche durante gli abusi ad Azkaban… stavolta, invece, era crollata.
Una parte di lei se ne vergognava, e a posteriori forse si sarebbe odiata per questo… ma un'altra parte sentiva che quella era esattamente la cosa giusta da fare, che aveva bisogno di piangere, di sfogarsi: perché essere fredda, insensibile verso il mondo, forte ed impenetrabile era più faticoso di quanto chiunque potesse pensare… e anche la roccia, per quanto spessa, si poteva crepare.
Per questo, senza pensare troppo alle conseguenze, si lasciò cullare dalle braccia di Venser, cercando un appiglio di fredda razionalità a cui aggrapparsi per tornare la stessa di sempre, per recuperare l'auto-controllo che di solito possedeva: non credeva che Laghoon sapesse gestirla in quello stato, onestamente temeva che in quel preciso istante fosse spaventato a morte; e invece…

... Il vento che scorre tra le fronde, il rumore delle foglie secche autunnali calpestate, i raggi del sole che filtrano attraverso le nuvole, riscaldando il viso. Il frutto maturo che cade dal ramo, lo scorrere del fiume in mezzo ai piccoli sassi bianchi della riva, il cantare delle cicale e dei grilli, le ninfee che galleggiano sul lago e le lucciole che popolano le caverne.

La sua voce, calda, ferma, rassicurante, era per lei come il balsamo adatto a curare le ferite del suo cuore, perlomeno quelle più esterne e superficiali: lentamente, pur ancor piangendo, Nylea cominciò a respirare in modo più regolare, e i singhiozzi presero a diminuire.

L'erba alta delle colline, l'odore della rugiada fresca al mattino, le coccinelle sui fiori, il tronco dell'albero secolare che nasconde funghi, muschio profumato e le ghiande degli scoiattoli.
La pioggia che cade sulle grandi foglie rimbalzando, il tappeto di stelle notturno, l'arcobaleno dopo il temporale e la tenue nebbia invernale.


Chiuse gli occhi, concentrandosi sulle sue parole, sforzandosi di immaginare il più dettagliatamente possibile ciò che lui le stava descrivendo, quei luoghi che, più di altri, per lei avevano il sapore di casa.
Sentiva le sue carezze, i suoi baci lievi, ed immaginava fossero delicate coccole del Vento in una tiepida serata estiva, quando più che in ogni altro momento si potevano apprezzare i suoi refoli: e quando Venser la prese in braccio, la Herbert per la prima volta non oppose resistenza a quel prolungato contatto fisico, posando invece la testa sul suo petto ed un braccio dietro al suo collo.
La prima cosa che percepì, la prima meravigliosa sensazione che il suo corpo registrò, fu quello del Sole che le baciava il viso, e che le fece capire come fossero usciti dall'edificio: poi, il ragazzo la poggiò delicatamente a terra, su un giaciglio preparato fuori dalla sua tenda, cosicché potesse essere ancora a contatto con la natura che le piaceva tanto; non le andava a genio che lui la spogliasse, che osservasse le ferite riportate - soprattutto le ultime a causa di quella dannata incantatrice, ma non provò nemmeno a fermarlo. Era troppo stanca.

Allora... Ti senti meglio?

Intendi meglio di quando stavo per morire? - domandò lei debolmente, ma con quel tocco d'ironico sarcasmo che la contraddistingueva - Certo…

Hai bisogno di qualcosa?
... Ce l'abbiamo fatta, missione compiuta Caporale.


Credo di averne ucciso qualcuno di troppo… - replicò lei con aria stanca, sbattendo lentamente le palpebre per poi posare gli occhi su di lui e fissarlo intensamente - Venser… vieni qui, vicino a me.

Era un ordine sussurrato dolcemente, che sperava l'altro avesse seguito.

Ascolta… e ricordalo…

Mormorò in un soffio, concentrando le forze sulle note che poco dopo fischiò per due volte, così da permettere a Laghoon di stamparsele bene a mente.



Quando ero ad Azkaban, ho sentito queste note cantate da una ghiandaia che si era appoggiata sulla finestra della mia cella: è successo il primo giorno che mi avevano violentata, dopo che le guardie avevano finito di divertirsi con me, e… mi è sembrato il suono più bello del mondo. - raccontò, con un debole sorriso amaro sulle labbra: fragile, come lei in quel momento - Ho fischiato quelle note ogni notte, dopo che quegli uomini abusavano di me… le ripetevo per ore, fino ad addormentarmi.
È una cosa che non ho mai raccontato nemmeno a Cole… non so perché lo sto dicendo proprio a te, ma sento che è giusto così.


Prese un lento respiro, una smorfia di dolore che le attraversò il volto per un secondo prima di permetterle di distenderlo nuovamente.

Voglio… voglio che lo impari.
E che lo usi, se in futuro… avrai bisogno di me. Tu fischia quelle quattro note, ed arriverò.
- una promessa, questo sembrava, pronunciata solennemente nonostante la stanchezza, la debolezza e le ferite - Ed io farò lo stesso con te.
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Messaggioda Venser » 13/10/2014, 18:58

Intendi meglio di quando stavo per morire?

Beh sì, ovvio!

Certo…

Questo è l'importante.
Hai bisogno di qualcosa?
... Ce l'abbiamo fatta, missione compiuta Caporale.


Credo di averne ucciso qualcuno di troppo…

Hai ucciso il giusto, riporteremo sei prigionieri su dieci, è comunque più della metà!

Venser… vieni qui, vicino a me.

Uh, wow, forse mi vuole baciare!
Dai che ci siamo, abbiamo dovuto rischiare la pelle entrambi ma ci siamo!


Ascolta… e ricordalo…

ASCOLTA!?

Mh?

Già partito per la tangente, Venser si era avvicinato alla ragazza speranzoso che finalmente le loro labbra si sarebbero sfiorate in un bacio languido, romantico, sentimentalmente intenso tra il ringraziamento al proprio eroe per averla salvata e la presa di coscienza che quel ragazzo le piaceva e voleva finalmente stare con lui. Tralasciando il discorso "eroe", buttato in mezzo alla fantasia giusto per proprio gusto personale, il Tenente credeva sul serio che comunque il senso della richiesta di annullare le distanze tra loro fosse baciarsi, ed invece, Nylea Herbert si mise a fischiare, imitando una melodia per due volte di fila. Probabilmente l'avrebbe voluto fare ancora ma le mancava il fiato e quindi smise.

Quando ero ad Azkaban, ho sentito queste note cantate da una ghiandaia che si era appoggiata sulla finestra della mia cella: è successo il primo giorno che mi avevano violentata, dopo che le guardie avevano finito di divertirsi con me, e… mi è sembrato il suono più bello del mondo.

Vio... Violentata?
... Divertirsi...


Durante il periodo di prigionia ad Azkaban, le guardia avevano abusato di lei. Si erano prese la libertà di sfogare i loro istinti sessuali su una ragazza giovane e indifesa, magari minacciandola che non avrebbe ricevuto la cena o l'ora d'aria se non avesse acconsentito a dar loro piacere.
La Herbert gli aveva raccontato di essere stata in cella per circa un anno, ma evidentemente aveva deciso di omettere il dettaglio dello stupro, ritenendo Venser ancora troppo sconosciuto per essere al corrente di una storia così terribile e assolutamente disgustosa. Il ragazzo la fissò negli occhi, ma non c'era pietà in essa, sapeva che lei non l'avrebbe voluta, solo la lucida consapevolezza dell'accaduto e la richiesta di proseguire.

Ho fischiato quelle note ogni notte, dopo che quegli uomini abusavano di me… le ripetevo per ore, fino ad addormentarmi.
È una cosa che non ho mai raccontato nemmeno a Cole… non so perché lo sto dicendo proprio a te, ma sento che è giusto così.


E' un po' la tua... Ninna nanna speciale...

Voglio… voglio che lo impari.
E che lo usi, se in futuro… avrai bisogno di me.
Tu fischia quelle quattro note, ed arriverò.


Essere stata aiutata da lui in quel frangente, poco prima, doveva averle fatto aprire gli occhi sulla possibilità di poter contare su qualcun altro, aprendole ulteriormente il cuore e allo stesso tempo curandolo di qualche grossa ferita subita proprio dietro le sbarre della prigione per maghi.
Con Venser evidentemente sentiva un legame di aiuto reciproco nato e sviluppatosi dalla vicinanza di età, mentre con Cole sussisteva più un rapporto tra protetta e difensore, forse per quel motivo non lo aveva mai messo al corrente di quella nenia. Quello era un segnale da usare reciprocamente, sul quale fare affidamento, un segnale che il Tenente dei Sicari si stampò nella memoria meglio del proprio nome.

Ed io farò lo stesso con te.

L'ho già imparato, puoi credermi.

In qualità di MagiDottore, aveva tutte la conoscenza necessaria per farla stare meglio nell'arco di nemmeno una mezz'ora, doveva soltanto avere fiducia in lui ed accettare di esporre le proprie ferite a pelle nuda, tranne ovviamente quelle facenti parte delle zone intime e più femminili dove avrebbe agito il tempo, le piastrine e i globuli bianchi con maggiore calma. Sfruttando la valigetta del pronto soccorso e il kit medico, Venser si preoccupò di spargerle unguenti, fasciarle alcune porzioni di pelle e darle piccole pillole con abbondanti quantità d'acqua, assicurandole che avrebbe sentito tornare le forze in men che non si dicesse. Arrivate poi le 12:30, si allontanò qualche minuto per poi tornare da lei con qualcosa.

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Salame, prosciutto crudo, caciotta e sottiletta, appetito?
Ah, giusto, ecco qui anche l'acqua!


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C'è ancora qualche punto che ti fa male o ti brucia?
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Messaggioda Nylea » 13/10/2014, 20:04

Mh?

Mai, mai avrebbe pensato di far udire quella melodia a qualcuno: quando si era resa conto che non se la sentiva di condividerla con Cole, aveva pensato tra sé che sarebbe rimasto un segreto solo suo; e invece, ecco che quel fischio si era librato nell'aria, unendola al Tenente Venser Laghoon in un modo così profondo che forse lui non avrebbe nemmeno capito a pieno…
Ma lei sì, lei lo capiva.

Vio... Violentata?
... Divertirsi...


No, non gliel'aveva mai raccontato, e non perché si vergognasse di se stessa - anche se i primi tempi dopo essere uscita da Azkaban si sentiva così sporca da non riuscire nemmeno a guardarsi allo specchio - bensì perché si trattava di qualcosa di talmente personale che, di sicuro, uno come il ragazzo non avrebbe mai potuto conoscere… almeno, fino a quel momento.
Ma onestamente, dopo avergli fatto ascoltare la sua melodia segreta, quanto senso poteva avere tacergli quel dettaglio? E poi era stato quel suono ad impedirle di impazzire, ed era necessario spiegagli perché.
Ed ora voleva che lui la imparasse, che ricordasse quelle quattro notte perché lo legavano a lei, era la prova che da quel momento in poi, almeno sul lavoro, la Herbert si sarebbe affidata a lui, e si sarebbe preoccupata che a Venser non succedesse nulla di male.

L'ho già imparato, puoi credermi.

Annuì, stanca e spossata, lasciando che lo sguardo dell'altro la esaminasse con fare clinico senza obiettare, facendosi ungere con pomate, fasciare con garze e riempire d'acqua e pillole che lui le somministrò, finendo poi col mangiare un panino che le aveva portato.

Salame, prosciutto crudo, caciotta e sottiletta, appetito?
Ah, giusto, ecco qui anche l'acqua!


In realtà al momento ho lo stomaco sottosopra - forse anche per quello che gli aveva raccontato - … ma grazie per il pensiero.

E infatti diede un morso al sandwich senza fare troppe storie, mentre magari anche solo 12 ore prima gliel'avrebbe tirato dietro senza troppi complimenti.

C'è ancora qualche punto che ti fa male o ti brucia?

Bruciare no.
Fare male… beh, un po' tutto.
- rispose lei, consapevole che probabilmente tempo 48 ore e sarebbe tornata come nuova o quasi - Dovremmo informare il Quartier Generale di quant'è successo, non pensi?

Chiese poi all'altro, bevendo un lungo sorso d'acqua per poi leccarsi le labbra e fissarlo intensamente.

Non hai detto nulla su quello che ti ho raccontato.
Di solito la gente fa sempre qualche commento quando viene a sapere dello stupro.
- lo disse così, con un distacco quasi surreale - Tu non hai niente da dire?
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Messaggioda Venser » 13/10/2014, 21:16

In realtà al momento ho lo stomaco sottosopra… ma grazie per il pensiero.

Hai perso molto sangue, ingerire cibo ti permetterà di ripristinarlo in poco tempo.
So che è uno sforzo, ma ti assicuro che è fatto tutto per te...


Il comportamento del Caporale era cambiato moltissimo rispetto al solito, ma Venser di sicuro non avrebbe cantato vittoria tanto presto.
Poteva anche essere il momento di shock e di recupero fisico a renderla così tanto docile nei suoi confronti, bisognava aspettare il giorno successivo, o anche meglio la settimana, il mese successivo, per capire se davvero fosse avvenuto un cambiamento nel suo atteggiamento base.
Le bende erano state tutte sistemate, pomate e unguenti distribuiti sulla pelle ed anche i medicinali per via orale in teoria dovevano aver cominciato a fare i primi effetti per limitare il bruciore delle ferite e degli ematomi. Quella maledetta incantatrice ci era andata davvero giù pesante, sarebbe stato meglio parlarne poi con il Capitano, per quanto comunque la Herbert mostrava un miglioramento a velocità ottimale.

Bruciare no.
Fare male… beh, un po' tutto.


È nella norma.
Domani mattina ti sveglierai in forma come al solito, parola mia!


Dovremmo informare il Quartier Generale di quant'è successo, non pensi?

Una volta rientrati con i prigionieri, ma adopererò a scrivere un rapporto dettagliato.
Lascia stare tutte le burocrazie a me, tu pensa solo a riposarti e rimetterti in forze.


Un sorriso gentile e premuroso, quello che si stampò sul volto del Tenente. Era così contento di potersi preoccupare per lei senza che lo guardasse male o lo mandasse a quel paese. Tra l'altro sembrava anche essersi momentaneamente dimenticata dei "compiti svolti bene" dal ragazzo, che per altro non voleva dare esattamente l'impressione di quello che sapeva solo copiare. La guardò bere un sorso d'acqua e poi leccarsi le labbra, beh, un fremito lungo tutto il corpo raggiunse zone proibite e nascoste. Scosse appena il capo, abbassando lo sguardo per concentrarsi sul terreno, le formiche, tutto ciò che lo allontanasse dal tornare a fissarle le labbra umide e carnose. La voce di lei però, lo richiamò forzatamente. La domanda che gli fece fu abbastanza seria da permettergli di accantonare ogni idea poco decorosa, portandolo a diventare serio a sua volta.

Non hai detto nulla su quello che ti ho raccontato.
Di solito la gente fa sempre qualche commento quando viene a sapere dello stupro.
Tu non hai niente da dire?


Proprio per questo non ho detto niente: ho ipotizzato che ormai avessi già sentito tutto.
Inoltre, soffermarsi sulle tue parole avrebbe significato apporvi un accento, sottolineare di nuovo l'accaduto.
Sono convinto che le ombre del tuo passato in cella ti perseguitino già abbastanza, un "Oh, mi dispiace", "Deve essere stato terribile" o "Maledetti bastardi, possano morire al più presto" rievocherebbe ogni scena, non voglio rigirare il coltella nella piaga, al massimo esserne la cura.
E poi per me non cambia nulla, non cambia la mia considerazione di te, non cambia il fatto che ti vedo bellissima, anzi, il fatto che stai continuando a reagire giorno per giorno senza arrenderti mi dà solo ulteriore conferma di quanto tu sia fantastica.
Certo, anche il Capitano avrà dato il suo aiuto fondamentale, ma sei tu che ti sei alzata ogni mattina, sei tu che ti sei guardata allo specchio accettandoti a poco a poco, sei tu che hai trasformato il dolore in volontà. Io non ho nemmeno la metà di quello che hai tu nell'anima.
... Forse è proprio per questo che mi piaci così tanto.


Senza nemmeno accorgersene, aveva abbandonato ogni possibile costruzione artificiosa del suo essere con lei al fine di conquistarla per dare spazio alla semplice verità, ad un pensiero profondo e sincero che esulasse da ogni tentativo di affascinarla in alcun modo. Venser era un ragazzo con tante buone caratteristiche, un modo di fare e di essere particolare, il quale comunque l'aveva sempre un po' incuriosita, quindi non serviva che rincarasse la dote provando a comportarsi similmente ad un altro. Non era un concetto raggiunto in quell'istante, bensì un processo spontaneo e naturale; dimenticando strategie e tattiche le aveva posto davanti il Tenente Laghoon originale: simpatico, ironico, sfacciato, ma anche sensibile, comprensivo, affidabile e abbastanza maturo. Prese un gran respiro, nel silenzio che giunse successivamente, decidendo di fare qualcosa affinché Nylea non si sentisse né a disagio, né in dovere di rispondergli.

Vado a preoccuparmi di recuperare tutti i nostri prigionieri e poi torno qui, così potremo dirigerci al Ministero.
Mi affido a te per rabbonire il Capitano ed evitare la nostra decapitazione, ok?
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Messaggioda Nylea » 13/10/2014, 21:58

Hai perso molto sangue, ingerire cibo ti permetterà di ripristinarlo in poco tempo.
So che è uno sforzo, ma ti assicuro che è fatto tutto per te...


Lo immagino.

Commentò Nylea, visto che per un qualche strano motivo - strano per lei logicamente - Venser sembrava deciso e desideroso a prendersi cura di lei, un particolare che aveva colto in lui fin da prima che quella missione avesse luogo.
Per questo, forse - o magari solo perché era debilitata all'ennesima potenza - non fece storie e cominciò a mangiare lentamente il suo panino, chiedendo al ragazzo se non fosse giusto avvisare il QG dei Sicari della missione che avevano svolto, per quanto non autorizzata, e della sua riuscita.

Una volta rientrati con i prigionieri, ma adopererò a scrivere un rapporto dettagliato.
Lascia stare tutte le burocrazie a me, tu pensa solo a riposarti e rimetterti in forze.


Ci avevo già pensato, odio scrivere i rapporti delle missioni.

Replicò lei con espressione sardonica: il sottinteso? L'avrebbe fatto scrivere a lui a prescindere.
Mentre finiva il suo panino, comunque, alla Herbert venne spontaneo chiedergli se non avesse un commento da fare su quanto appena detto da lei, visto che non si era trattato di un argomento leggero… anzi.

Proprio per questo non ho detto niente: ho ipotizzato che ormai avessi già sentito tutto.
Inoltre, soffermarsi sulle tue parole avrebbe significato apporvi un accento, sottolineare di nuovo l'accaduto.
Sono convinto che le ombre del tuo passato in cella ti perseguitino già abbastanza, un "Oh, mi dispiace", "Deve essere stato terribile" o "Maledetti bastardi, possano morire al più presto" rievocherebbe ogni scena, non voglio rigirare il coltella nella piaga, al massimo esserne la cura.


Puntò gli occhi chiari su di lui e lo fissò intensamente, l'espressione concentrata ed uno sguardo così tanto profondo da sembrare quasi nel pieno tentativo di sondargli l'anima.

E poi per me non cambia nulla, non cambia la mia considerazione di te, non cambia il fatto che ti vedo bellissima, anzi, il fatto che stai continuando a reagire giorno per giorno senza arrenderti mi dà solo ulteriore conferma di quanto tu sia fantastica.
Certo, anche il Capitano avrà dato il suo aiuto fondamentale, ma sei tu che ti sei alzata ogni mattina, sei tu che ti sei guardata allo specchio accettandoti a poco a poco, sei tu che hai trasformato il dolore in volontà. Io non ho nemmeno la metà di quello che hai tu nell'anima.


Buffo, lei per molto tempo non aveva nemmeno pensato di averla l'anima, di averla persa nella foresta il giorno in cui era stata trasportata ad Azkaban con la forza: nel tempo, invece, si era dovuta ricredere.

... Forse è proprio per questo che mi piaci così tanto.

Venser non le aveva mai parlato in quel modo, non era mai stato così diretto e sincero con lei, al punto da mostrare una sua debolezza… ma almeno non stava copiando il modo di fare di qualcun altro.
Nylea, dal canto suo, rimase in silenzio per diversi secondi, fissandolo con la stessa intensità di prima e spingendolo forse per questo, vista l'assenza di parole, a muoversi di conseguenza.

Vado a preoccuparmi di recuperare tutti i nostri prigionieri e poi torno qui, così potremo dirigerci al Ministero.
Mi affido a te per rabbonire il Capitano ed evitare la nostra decapitazione, ok?


Lo fissò ancora, silenziosa quasi come se avesse perso la parola, osservandolo probabilmente alzarsi per andare di nuovo nell'edificio… ma quando lui le diede le spalle per compiere il primo passo, Nylea lo afferrò istintivamente per la maglia e la tirò verso di sé per costringerlo ad abbassarsi.
E poi…

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Fu un contatto breve e fugace ma, almeno per lei, molto intenso.
Non appena si fu staccata da lui, la Herbert riaprì gli occhi e li posò sull'altro, seria ed apparentemente distaccata quanto prima di quella missione.

Mi occuperò io di Cole, tu non fiatare quando gli saremo davanti.
Intesi?


Eppure sì, non c'erano dubbi, la voce aveva una sfumatura nuova che prima non c'era, un velo di calore inatteso e improvviso.
Quello forse, per Venser, poteva essere ben più che un ottimo segno.
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Messaggioda Venser » 14/10/2014, 14:30

Ci avevo già pensato, odio scrivere i rapporti delle missioni.

Peccato non ci fosse Douglas, avremmo potuto chiederlo a lui.
Il Capitano adora leggere i suoi rapporti!


Era una strana sensazione stabilire un contatto con lei di quel tipo, quasi scherzoso, quasi stretto, come due persone normali.
Nylea non gli aveva mai permesso di avvicinarsi troppo, che fosse stato coi gesti o con le parole, costringendolo al silenzio o all'incertezza.
Ora invece, il dialogo che stavano svolgendo non sembrava avere falle di alcun tipo, aiutato dalla condizione di debolezza e shock della ragazza.
Dovevano per forza arrivare a quello per cambiare un poco le carte in tavola e il tipo di "gioco" da giocare? A quanto sembrava sì.
Venser avrebbe preferito mille altri modi, perché non voleva ripensare a quando il Caporale era sdraiato a terra pieno di tagli e sangue, ma considerando che se non altro erano ancora tutti vivi e vegeti, ci si poteva passare sopra concentrandosi solo sui risvolti positivi della tragedia.
Grazie sempre a quel particolare evento , Nylea si sentì così intima con lui da rivelargli un segreto piuttosto sconcertante: era stata violentata.
Curiosa del perché lui non replicò nulla a quella verità resa nota, la ragazza gli chiese spiegazioni, ritrovandosi ad ascoltare un discorso proveniente direttamente dal cuore di Venser, senza preparazioni. Non era la prima volta che il Tenente esprimeva un pensiero spontaneo, ma mai aveva avuto inerenza con un argomento tanto delicato e difficile da affrontare senza inciampare o peccare di superficialità.
La Sicaria Herbert, a giudizio dell'Aberrazione, era come una specie di "battaglia navale" vivente, dal punto di vista emotivo. I suoi punti deboli erano ben nascosti e possedeva differenti "sottomarini" da affondare prima di poterla dichiarare sconfitta. Come da regolamento del gioco c'erano quello da cinque caselle, quello da quattro, quello da tre e due da due. Ecco, forse in quel preciso istante il Tenente riuscì a far esplodere almeno il primo da due caselle, aggiudicandosi una piccola quanto fondamentale vittoria momentanea. Infatti, dopo aver finito con il proprio discorso sulla questione "stupro", Venser si alzò in piedi, vedendola silenziosa, decidendo di non creare ulteriore imbarazzo spostandosi verso l'edificio per recuperare i prigionieri; quando però mosse i primi passi dando le spalle alla collega militare, la sentì afferrarlo, come a richiamarlo un momento. Gli chiese implicitamente di abbassarsi su di lei e seguendo quelle indicazioni, si ritrovò con le labbra di Nylea sulle proprie per un contatto breve, fugace ma così intenso da fargli perdere momentaneamente la cognizione dello spazio del tempo e di quanti battiti cardiaci stesse effettuando in quei pochi secondi, ma su per giù si poteva parlare di almeno un miliardo. Non era facile crederci, perché non se lo aspettava minimamente, però stava effettivamente accadendo e di sicuro le medicine non potevano averla drogata per qualche effetto collaterale. Ciò che lei aveva deciso di fare era tutto per sua volontà e per suo desiderio.
Ovviamente lui corrispose all'istante, azzardandosi anche ad avvicinare la mano alla guancia della ragazza per farvi una piccolissima carezza.
Quando però tutto finì, lo sguardo della Herbert tornò serio e freddo come sempre, per quanto nella sua voce si poteva cominciare a sentire una leggera differenza rispetto al passato: meno dura, meno distaccata, forse anche solo di un 10%, ma aveva pur sempre buttato giù appena un sottomarino da due, cosa poteva pretendere?

Mi occuperò io di Cole, tu non fiatare quando gli saremo davanti.
Intesi?


... Mi limiterò a mettere in bella mostra i nostri prigionieri.
Finisci di mangiare, ci metterò quindici minuti al massimo.


Non commentò nemmeno quel bacio, conscio che sarebbe stato da pazzi fare domande o chiedere spiegazioni.
Era avvenuto, quello era l'importante, probabilmente Nylea Herbert ci avrebbe pensato e ripensato per tutti i giorni seguenti, magari parlandone anche con il Capitano Darksteel, ma a lui questo interessava fino ad un certo punto: fondamentale era che non se ne pentisse, tutto lì.
Dal suo canto, ovvio che lui ne avrebbe discusso con la migliore amica, anzi, LE migliori amiche, chiedendo ad ognuna il proprio parere, ma per il momento doveva dedicarsi solo a concludere quella missione e tornarsene presto a casa per riposare. Troppe emozioni tutte insieme in quella mattina, doveva far rilassare i nervi altrimenti gli sarebbe salita la pressione a 200 di minima.
Rivolgendo un ultimo sguardo intenso al Caporale, comunicandole silenziosamente che non avrebbe dimenticato mai quello che era avvenuto, Venser Laghoon riprese il cammino per raggiungere la grande struttura in abbandono e mezza distrutta dall'esplosione di due ore prima.
Se non altro aveva la sicurezza che, lasciando tutto in mano alla ragazza, avrebbero ricevuto soltanto una strigliata senza conseguenze disastrose.

Wow... Quanto erano morbide...
Mai assaggiate così buone in vita...


[aoncariceltic]CHIUSURA PER ENTRAMBI[/aoncariceltic]
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