Re: Johannesburg
Inviato: 21/04/2014, 23:52
Avrebbe pagato qualsiasi cifra affinché quell'incubo avesse fine: non aveva importanza che ora fosse sicura al mille per cento di non avere legami con quell'essere spregevole che si era rivelato essere Giovanni Ricciardi, avrebbe fatto di tutto per potersene tornare nel proprio tempo, per non dover più stare lì e sentire quelle cose, vedere il volto di quella donna, di Roberta, di colei che si definiva sua madre e aveva sempre preteso di decidere della sua vita.
Se l'Esarca le avesse chiesto il pendente gliel'avrebbe dato, se avesse dovuto smettere di fare la Mercenaria si sarebbe cancellata dall'albo della categoria, avrebbe venduto ogni sua ricchezza e sarebbe diventata povera in un istante, se questo le avesse garantito di tornare al suo presente e magari dimenticare tutto.
Invece era ancora lì, all'esterno di quel maledetto ospedale, rannicchiata su se stessa in lacrime nell'attesa che quell'essere maledetto fosse stufo di giocare con lei, con le sue emozioni e la sua fragilità, e la lasciasse in pace, libera di tornare alla sua realtà.
... Allora.
La voce familiare di Sandyon la costrinse ad alzare lo sguardo di scatto, individuando e mettendo subito a fuoco la sua figura: stava aspettando Roberta… ma come avrebbe fatto a riconoscerla, ora che non era sotto Polisucco?
Ah eccoti qui, non sapevo dove cercarti...
Evidentemente la donna l'aveva intravisto dall'interno della struttura, e si era trasformata apposta per l'occasione: quasi in un gesto spontaneo, l'italiana digrignò i denti alla vista della persona che si considerava sua madre pur avendola concepita sotto sembianze del tutto diverse dalle proprie, e per la prima volta provò la forte, intensa e quasi incontrollabile voglia di prenderla a ceffoni fino a farle uscire il sangue dal naso e dalla bocca, senza pietà.
Voglio solo sapere se devo prendermi le mie responsabilità.
Perché, lo faresti forse?
Naturalmente, non ho molti soldi ma non sono tanto vigliacco da lasciarti in grembo qualcuno che è anche mio.
Beh non ti penare troppo, non sono incinta, sei andato a vuoto ragazzo mio.
E comunque, anche fosse stata diversa la situazione, ti avrei chiesto comunque di lasciar perdere…
A vuoto… certo, ora gli stava anche mentendo.
Stronza.
La odiava, cazzo.
Per quale motivo scusa?
Me lo chiedi anche?
Sei un povero pezzente che sbarca il lunario con qualche lavoretto qua e là da Mercenario Dilettante.
Non hai nemmeno i soldi tra un po' per te stesso, figuriamoci per tirar su una famiglia...
L'amore e la responsabilità per te non sono ricchezze forse?
Forse... ma di certo non ci compri gli abiti firmati!
Schifo, le faceva schifo.
Non aveva mai provato così tanto disgusto nei confronti di un essere umano, forse persino suo padre le provocava meno ribrezzo della donna latina che ora fronteggiava Vastnor come se fosse la padrona del mondo.
Sai... da un certo punto di vista sono proprio felice che sia andata così.
Ah si, perché?
... Perché saresti stata proprio una madre di merda.
E non poteva che essere d'accordo con Sandyon, dopo quelle parole.
Osservò l'uomo andarsene, e si trattenne dall'abbracciarlo forte e pregarlo di non credere alle parole di Roberta, di cercarla, di comprendere che era tutta una bugia, che quella donna, quella… stronza egoista ed ipocrita lo stava solo prendendo in giro.
E invece dovette lasciarlo andare, così come la signora Ricciardi che sparì allo stesso modo dalla sua vista: nuove lacrime di frustrazione si erano ammassate agli angoli dei suoi occhi, ed un paio erano già scivolate lungo le guance.
Credeva di aver visto davvero tutto, di essere stata abbastanza ferita mentalmente da aver scontato la sua penitenza o qualsiasi cosa ci fosse dietro quell'assurdo viaggio spazio-temporale… ed invece, per l'ennesima volta, si stava sbagliando.
Il Sole iniziò a percorrere il suo giro in cielo sempre più veloce, e così ecco che la Luna arrivò e gli si succedette ad un ritmo spropositato… l'anticamera dell'Inferno, per Aryanne.
Di nuovo.
No… no cazzo, basta, mi hai sentito?!
Basta, basta, bas--
Non riuscì a finire di parlare, anzi, di urlare, nemmeno quella volta: nuovamente, e senza possibilità di fare nulla per evitarlo, la Vastnor svenne impietosamente a terra, con le guance ancora bagnate delle lacrime versate poco prima: forse era la volta buona per lei di tornare al presente?
Ma assolutamente no!
Quando finalmente il cervello si ricollegò e il corpo riprese a funzionare, facendola rimettere seduta con una mano sulla fronte e la testa che minacciava un'esplosione imminente per il dolore, l'italiana riuscì a realizzare molto in fretta dove si trovasse, questa volta… perché era un luogo che conosceva fin troppo bene; ci aveva passato sette lunghi anni della sua vita, era cresciuta tra quelle mura e in mezzo a quei paesaggi, si era innamorata, aveva instaurato un legame con la sua migliore amica…
Quella era Hogwarts, la sua seconda casa.
Ma cosa ci faccio qui…
Si domandò Aryanne, sbattendo le palpebre per mettere a fuoco il punto preciso, ancora piuttosto sfocato, in cui si trovava e realizzare dove fosse: era l'esterno del Castello, in un luogo ben preciso dove passava spesso molto tempo, e mai da sola.
La collinetta che si affacciava sul Lago Nero, quella dove battibeccava spesso, anzi, quasi sempre, con Typhon… ma perché l'Esarca l'aveva spedita lì?
Ti rendi conto?
Quello stronzo di mio padre non capisce niente di me e pretende di sapere, di poter decidere per la mia vita senza nemmeno interpellarmi!
Ora, c'era davvero qualche possibilità che la Mercenaria dilettante non riconoscesse la propria voce? La risposta era talmente ovvia che, in un secondo, gli occhi dell'Aryanne più grande oltrepassarono l'albero dietro cui era nascosta, per cogliere un'immagine che glieli fece spalancare per la sorpresa: stava osservando se stessa e… sì, Typhon!
Un Typhon adolescente, era ovvio, ma il suo amato e bellissimo Seal dai capelli biondi platino - che probabilmente, a quell'epoca, stava ancora con la Parker.
Ma a che pro?
Ok, Cartwright è stato un idiota a comportarsi in quel modo, ma lui non aveva il diritto di uscirsene con "Ah ma tanto lo so che non era il ragazzo giusto per te, dovresti avere standard più elevati, senza contare che si vede lontano un miglio che non te ne importa più di tanto".
Cosa si vede? Si vede che sei un insensibile coglione, ecco cosa si vede!
Dai, adesso vai che tra un po' inizia la ronda, non ci pensare, tuo padre è sempre stato un idiota...
Uff... d'accordo, ci vediamo più tardi, che fai resti ancora un po' qui?
Penso di si, mi godo un po' di pace e poi torno in camera a studiare.
Ad adesso farti le seghe si chiama "studiare", non sapevo!
'Fanculo!
Fu la prima volta che la Vastnor riuscì a sorridere, da quando l'Esarca Temporale l'aveva sbattuta avanti e indietro nel tempo come una marionetta senza alcun controllo con se stessa: vide quella che all'epoca era ancora una Ricciardi andarsene, lasciando solo l'olandese; ricordava quel momento, naturalmente, uno dei tanti passati insieme… ma non avrebbe mai potuto ricordare o conoscere quello che successe dopo, e che la fece piangere per l'ennesima volta - dannata sensibilità - ma questa volta di dolce commozione.
Non so se esiste una forza superiore, un qualcosa di più che controlla il destino o il Mondo...
Ma se c'è... ti prego fa che la sua vita cambi, fa che si stacchi da quel padre in qualche modo, che egli non controlli più la sua vita.
... Tsk, a volte vorrei proprio che fosse stata adottata, perché più la guardo e più penso che una speciale come lei non può essere uscita fuori da un testa di cazzo di quel calibro...
Ehi, Trama, entità o come diamine ti chiami... puoi fare qualcosa oppure no? Tutto ciò che posso prometterti in cambio... è che le sarò sempre vicino, in un modo o nell'altro…
Il suo amore.
C'erano altre parole per descriverlo? Sì, ne avrebbe potute impiegare mille, ma nessuna sarebbe bastata per spiegare quanto lo amasse, quanto l'avesse sempre amato e fosse lui l'unico e solo uomo della sua vita.
Lo osservò allontanarsi per tornare da Alexis, allora convinto che fosse lei la sua anima gemella: le venne spontaneo uscire dal nascondiglio dove si era rifugiata e muovere qualche passo verso di lui, ma per fortuna - come gli avrebbe spiegato chi fosse e cosa ci facesse lì? - Seal era già troppo lontano per potersi accorgere della sua presenza.
Tirò su col naso e si abbracciò le spalle, sentendo freddo: non per la temperatura, ma un freddo interiore che le gelava l'anima: c'era un limite alla sopportazione di una persona… ed Aryanne l'aveva di gran lunga superato.
Altre lacrime le bagnarono le guance, ma si sentiva talmente stremata da non provare più nemmeno a frenarle, a costo di sembrare - di fronte a chi, poi - una frignona patetica.
Tutto ciò che poté fare fu levare un sussurro tremulo al cielo, sperando che se davvero la Trama poteva ascoltare i loro desideri - e quello di Typhon in fondo si era avverato - allora esaudisse anche il suo.
Basta… abbi pietà di me, io non ce la faccio più.
Lasciami tornare, lasciami finire ciò che ho cominciato… ti prego…
Se l'Esarca le avesse chiesto il pendente gliel'avrebbe dato, se avesse dovuto smettere di fare la Mercenaria si sarebbe cancellata dall'albo della categoria, avrebbe venduto ogni sua ricchezza e sarebbe diventata povera in un istante, se questo le avesse garantito di tornare al suo presente e magari dimenticare tutto.
Invece era ancora lì, all'esterno di quel maledetto ospedale, rannicchiata su se stessa in lacrime nell'attesa che quell'essere maledetto fosse stufo di giocare con lei, con le sue emozioni e la sua fragilità, e la lasciasse in pace, libera di tornare alla sua realtà.
... Allora.
La voce familiare di Sandyon la costrinse ad alzare lo sguardo di scatto, individuando e mettendo subito a fuoco la sua figura: stava aspettando Roberta… ma come avrebbe fatto a riconoscerla, ora che non era sotto Polisucco?
Ah eccoti qui, non sapevo dove cercarti...
Evidentemente la donna l'aveva intravisto dall'interno della struttura, e si era trasformata apposta per l'occasione: quasi in un gesto spontaneo, l'italiana digrignò i denti alla vista della persona che si considerava sua madre pur avendola concepita sotto sembianze del tutto diverse dalle proprie, e per la prima volta provò la forte, intensa e quasi incontrollabile voglia di prenderla a ceffoni fino a farle uscire il sangue dal naso e dalla bocca, senza pietà.
Voglio solo sapere se devo prendermi le mie responsabilità.
Perché, lo faresti forse?
Naturalmente, non ho molti soldi ma non sono tanto vigliacco da lasciarti in grembo qualcuno che è anche mio.
Beh non ti penare troppo, non sono incinta, sei andato a vuoto ragazzo mio.
E comunque, anche fosse stata diversa la situazione, ti avrei chiesto comunque di lasciar perdere…
A vuoto… certo, ora gli stava anche mentendo.
Stronza.
La odiava, cazzo.
Per quale motivo scusa?
Me lo chiedi anche?
Sei un povero pezzente che sbarca il lunario con qualche lavoretto qua e là da Mercenario Dilettante.
Non hai nemmeno i soldi tra un po' per te stesso, figuriamoci per tirar su una famiglia...
L'amore e la responsabilità per te non sono ricchezze forse?
Forse... ma di certo non ci compri gli abiti firmati!
Schifo, le faceva schifo.
Non aveva mai provato così tanto disgusto nei confronti di un essere umano, forse persino suo padre le provocava meno ribrezzo della donna latina che ora fronteggiava Vastnor come se fosse la padrona del mondo.
Sai... da un certo punto di vista sono proprio felice che sia andata così.
Ah si, perché?
... Perché saresti stata proprio una madre di merda.
E non poteva che essere d'accordo con Sandyon, dopo quelle parole.
Osservò l'uomo andarsene, e si trattenne dall'abbracciarlo forte e pregarlo di non credere alle parole di Roberta, di cercarla, di comprendere che era tutta una bugia, che quella donna, quella… stronza egoista ed ipocrita lo stava solo prendendo in giro.
E invece dovette lasciarlo andare, così come la signora Ricciardi che sparì allo stesso modo dalla sua vista: nuove lacrime di frustrazione si erano ammassate agli angoli dei suoi occhi, ed un paio erano già scivolate lungo le guance.
Credeva di aver visto davvero tutto, di essere stata abbastanza ferita mentalmente da aver scontato la sua penitenza o qualsiasi cosa ci fosse dietro quell'assurdo viaggio spazio-temporale… ed invece, per l'ennesima volta, si stava sbagliando.
Il Sole iniziò a percorrere il suo giro in cielo sempre più veloce, e così ecco che la Luna arrivò e gli si succedette ad un ritmo spropositato… l'anticamera dell'Inferno, per Aryanne.
Di nuovo.
No… no cazzo, basta, mi hai sentito?!
Basta, basta, bas--
Non riuscì a finire di parlare, anzi, di urlare, nemmeno quella volta: nuovamente, e senza possibilità di fare nulla per evitarlo, la Vastnor svenne impietosamente a terra, con le guance ancora bagnate delle lacrime versate poco prima: forse era la volta buona per lei di tornare al presente?
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Ma assolutamente no!
Quando finalmente il cervello si ricollegò e il corpo riprese a funzionare, facendola rimettere seduta con una mano sulla fronte e la testa che minacciava un'esplosione imminente per il dolore, l'italiana riuscì a realizzare molto in fretta dove si trovasse, questa volta… perché era un luogo che conosceva fin troppo bene; ci aveva passato sette lunghi anni della sua vita, era cresciuta tra quelle mura e in mezzo a quei paesaggi, si era innamorata, aveva instaurato un legame con la sua migliore amica…
Quella era Hogwarts, la sua seconda casa.
Ma cosa ci faccio qui…
Si domandò Aryanne, sbattendo le palpebre per mettere a fuoco il punto preciso, ancora piuttosto sfocato, in cui si trovava e realizzare dove fosse: era l'esterno del Castello, in un luogo ben preciso dove passava spesso molto tempo, e mai da sola.
La collinetta che si affacciava sul Lago Nero, quella dove battibeccava spesso, anzi, quasi sempre, con Typhon… ma perché l'Esarca l'aveva spedita lì?
Ti rendi conto?
Quello stronzo di mio padre non capisce niente di me e pretende di sapere, di poter decidere per la mia vita senza nemmeno interpellarmi!
Ora, c'era davvero qualche possibilità che la Mercenaria dilettante non riconoscesse la propria voce? La risposta era talmente ovvia che, in un secondo, gli occhi dell'Aryanne più grande oltrepassarono l'albero dietro cui era nascosta, per cogliere un'immagine che glieli fece spalancare per la sorpresa: stava osservando se stessa e… sì, Typhon!
Un Typhon adolescente, era ovvio, ma il suo amato e bellissimo Seal dai capelli biondi platino - che probabilmente, a quell'epoca, stava ancora con la Parker.
Ma a che pro?
Ok, Cartwright è stato un idiota a comportarsi in quel modo, ma lui non aveva il diritto di uscirsene con "Ah ma tanto lo so che non era il ragazzo giusto per te, dovresti avere standard più elevati, senza contare che si vede lontano un miglio che non te ne importa più di tanto".
Cosa si vede? Si vede che sei un insensibile coglione, ecco cosa si vede!
Dai, adesso vai che tra un po' inizia la ronda, non ci pensare, tuo padre è sempre stato un idiota...
Uff... d'accordo, ci vediamo più tardi, che fai resti ancora un po' qui?
Penso di si, mi godo un po' di pace e poi torno in camera a studiare.
Ad adesso farti le seghe si chiama "studiare", non sapevo!
'Fanculo!
Fu la prima volta che la Vastnor riuscì a sorridere, da quando l'Esarca Temporale l'aveva sbattuta avanti e indietro nel tempo come una marionetta senza alcun controllo con se stessa: vide quella che all'epoca era ancora una Ricciardi andarsene, lasciando solo l'olandese; ricordava quel momento, naturalmente, uno dei tanti passati insieme… ma non avrebbe mai potuto ricordare o conoscere quello che successe dopo, e che la fece piangere per l'ennesima volta - dannata sensibilità - ma questa volta di dolce commozione.
Non so se esiste una forza superiore, un qualcosa di più che controlla il destino o il Mondo...
Ma se c'è... ti prego fa che la sua vita cambi, fa che si stacchi da quel padre in qualche modo, che egli non controlli più la sua vita.
... Tsk, a volte vorrei proprio che fosse stata adottata, perché più la guardo e più penso che una speciale come lei non può essere uscita fuori da un testa di cazzo di quel calibro...
Ehi, Trama, entità o come diamine ti chiami... puoi fare qualcosa oppure no? Tutto ciò che posso prometterti in cambio... è che le sarò sempre vicino, in un modo o nell'altro…
Il suo amore.
C'erano altre parole per descriverlo? Sì, ne avrebbe potute impiegare mille, ma nessuna sarebbe bastata per spiegare quanto lo amasse, quanto l'avesse sempre amato e fosse lui l'unico e solo uomo della sua vita.
Lo osservò allontanarsi per tornare da Alexis, allora convinto che fosse lei la sua anima gemella: le venne spontaneo uscire dal nascondiglio dove si era rifugiata e muovere qualche passo verso di lui, ma per fortuna - come gli avrebbe spiegato chi fosse e cosa ci facesse lì? - Seal era già troppo lontano per potersi accorgere della sua presenza.
Tirò su col naso e si abbracciò le spalle, sentendo freddo: non per la temperatura, ma un freddo interiore che le gelava l'anima: c'era un limite alla sopportazione di una persona… ed Aryanne l'aveva di gran lunga superato.
Altre lacrime le bagnarono le guance, ma si sentiva talmente stremata da non provare più nemmeno a frenarle, a costo di sembrare - di fronte a chi, poi - una frignona patetica.
Tutto ciò che poté fare fu levare un sussurro tremulo al cielo, sperando che se davvero la Trama poteva ascoltare i loro desideri - e quello di Typhon in fondo si era avverato - allora esaudisse anche il suo.
Basta… abbi pietà di me, io non ce la faccio più.
Lasciami tornare, lasciami finire ciò che ho cominciato… ti prego…