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Atwood&Rosenberg • Agenzia Investigativa • Boston (Massachusetts) • U.S.A.

I luoghi di maggiore interesse nella storia della land sparsi per il mondo e una chat per poter giocare in qualsiasi luogo non presente su PW

Messaggioda Marshall » 08/10/2016, 22:28

04/10/2112
Agenzia Investigativa "Atwood & Rosenberg"
Ore 08:33
Boston


Non aveva dormito nemmeno un'ora, quella notte, manco uno, manco mezza e onestamente il sonno se lo stava portando via.
Avrebbe fatto solo mezza giornata, Ryan lo sapeva ed era stato avvertito dal Venerdì, poi se ne sarebbe tornato a casa per morire sul letto.
Durante le ultime sei ore aveva seguito un indiziato, scattandogli delle foto piuttosto compromettenti e aveva quindi confermato la sua presenza in un progetto abbastanza losco.
Nella cartella sotto il suo braccio destro c'erano tutte le prove necessarie ad incastrarlo ma andavano analizzate, elaborate e soprattutto catalogate senza fare errori.
Probabilmente avrebbe chiesto aiuto a Caroline Priscilla, ormai abbastanza capace di seguirlo in certi tipi di esecuzioni da concetto, specie perché da solo non ce l'avrebbe fatta.

'Giorno...
... Cappie, scusa, potresti prepararmi gentilmente un capp-...


TLACK

... -uccino.
Ok, va bene, me lo preparo da solo...


Sentì la ragazza chiudersi in bagno e con una leggera alzata di spalle, stanca e approssimativa, posò la cartellina sulla scrivania ed andò nell'area relax, ovvero la saletta cucina.
Lì si fece in brevissimo tempo un cappuccino non potente, di più: latte intero, caffè ristretto e preparato per caffè al ginseng, in parole povere una bestia energetica pura.
Ad aggiungere ulteriore potenza, anche dello zucchero e una pastiglia di cioccolato fondente concentrato, in modo da avere la certezza di raggiungere mezzogiorno da sveglio.

Buo... Buongiorno Marshall...

Ah... Eccoti... Quasi pensavo fossi girata male stamattina...

Abbiamo delle medicine per il mal di testa?
Io non le ho con me...


Mh?

Fino a quel momento era stato girato, mentre si versava il cappuccino nella tazza, ma quando si volse per fissarla un momento, assottigliò appena pochi istanti lo sguardo.

... Secondo cassetto della scrivania di Edward.

Non aggiunse altro, momentaneamente, tornando poi verso la stanza principale per mettersi comodamente seduto in poltrona con la tazza fumante nella mano destra.
Tempo tre secondi e la O'Neill si andò a mettere seduta sulla sedia di fronte alla scrivania del Rosenberg, con una mano poggiata sotto il mento ed una espressione distrutta.
Non solo, si leggeva tanta confusione, tristezza e rabbia messe assieme.

Posso... Hai del tempo a disposizione?
Per parlare con me, intendo...


... Cosa ti è successo?

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Marshall
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Messaggioda Caroline Priscilla » 09/10/2016, 21:19

Abbiamo delle medicine per il mal di testa?
Io non le ho con me...


Mh?
... Secondo cassetto della scrivania di Edward.


Per fortuna che il socio del Rosenberg era un tipo molto previdente su certe cose. Cappie si diresse verso l'ufficio dell'Atwood, aprendo il cassetto e cercando le medicine che le sarebbero servite per far calmare un po' il mal di testa. Mandò giù la pastiglietta bevendo un bel bicchiere d'acqua, raggiungendo poi il suo capo sedendosi di fronte alla scrivania, mentre Marshall era intento a bere il proprio cappuccino. Lo sguardo che le lanciò l'uomo era molto preoccupato, oltre che stanco a giudicare dalle occhiaie. In effetti Cappie aveva scordato che quella stessa notte il Rosenberg aveva svolto il proprio lavoro di investigatore e che il trovarsi lì in ufficio alle otto e mezza del mattino era dovuto solo al fatto che c'erano da catalogare gli indizi trovati, prima di potersi concedere del meritato riposo. Nonostante questo, egli era disposto ad ascoltare la O'Neill, che lo fissava, non sapendo bene da dove cominciare a parlare.

... Cosa ti è successo?

È... difficile da spiegare, ma credo di aver toccato veramente il fondo questa volta...

Rispose con tono di voce tremante, facendo un lungo respiro per provare a calmarsi mentre cercava di riordinare le idee.

La scorsa settimana ho contattato una ragazza che veniva a scuola insieme a me e Jorge, di cui lui andava letteralmente pazzo. L'ho fatto perchè non riuscivo a mettermi l'anima in pace su di lui, non riuscivo a capire come fosse possibile che il bambino con cui sono cresciuta sia diventato un criminale.
Forse io non lo conoscevo tanto bene come credevo, forse qualcun'altro aveva già visto in lui ciò che a me era sfuggito all'epoca. Così ho scelto di andare a trovarla, perchè lei era l'unica che all'epoca poteva avere un rapporto più stretto con Jorge oltre a me.
- Cercò di parlare in maniera calma, anche se le pause erano molto frequenti dato che il mal di testa non accennava a diminuire e lei si sentiva sempre più preoccupata al riguardo -Ieri l'ho incontrata e... Non è andata tanto bene, come avrai capito. Anzi, ho ottenuto le risposte che stavo cercando ma... N-non credevo che mi avrebbero fatto così tanto male...

Di seguito, Cappie raccontò dell'incontro avuto con Melia, delle informazioni che le erano state date dalla ex-Prefetta di Serpeverde e della reazione dell'irlandese, che aveva accusato -e ancora adesso continuava a pensarlo- la Herbert di essersene lavata le mani, quando invece avrebbe potuto fare qualcosa per fermare Jorge dal fare del male a qualcuno. Non potè impedirsi di piangere, perchè la rabbia e il dolore erano ancora lì, pronte ad esplodere, ma cercò di non esagerare, di non scoppiare a piangere in singhiozzi, anche perchè temeva che questo non avrebbe fatto altro che aumentare il suo mal di testa.

Io non riesco a credere che sia davvero così.
Che lui mi abbia manipolata per tutto questo tempo, facendomi credere di essere mio amico mentre alle mie spalle tramava di mentire, di ingannare, di combinare qualcosa di losco!
Eravamo solo dei bambini quando ci siamo conosciuti, com'è possibile che abbia fatto questo?
Continuo a ricordare tutti i momenti più importanti della mia vita insieme a lui, momenti in cui lui si è dimostrato un vero amico e questi ricordi entrano in conflitto con tutto quello che mi ha detto Melia, ogni singola cosa!
Sarà per questo che ho mal di testa.... Cazzo! Mi sembra di avere il cervello che mi scoppia!


Si prese la testa fra le mani, chiudendo gli occhi e strizzandoli forte per cercare di alleviare un po' il dolore. Poteva sentire dentro di sè nuovamente la rabbia crescere, man mano che parlava con il Rosenberg. Avrebbe voluto andare via da lì, correre da Jorge e massacrarlo fino a ridurre la sua faccia in un ammasso informe di carne e sangue, solo per il gusto di fargliela pagare per ciò che le aveva fatto. Ma non riusciva ancora a credere che lui fosse stato sempre così, era come ammettere con sè stessi di essere stati gabbati completamente da una persona che si amava. Il pensiero verso Devo fu quasi inevitabile e poi, ancora più in là, verso Dave, il bastardo che l'avrebbe ingannata per poi uccidere Axell sotto i suoi occhi...

Cosa devo fare Marshall?
Per me tutto questo non ha senso, ma se non trovo immediatamente un filo logico io... io...
... Temo di poter uscire completamente fuori di testa...
Anzi no, io sento che sto uscendo completamente fuori di testa!
È ridicolo, lo so, ma in questo momento sto facendo uno sforzo enorme per non andare da Jorge e ammazzarlo di botte... E questa cosa mi spaventa da morire...
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Messaggioda Marshall » 12/10/2016, 21:11

... Cosa ti è successo?

È... difficile da spiegare, ma credo di aver toccato veramente il fondo questa volta...

Cominciamo subito col dire che quando si tocca davvero il fondo, non ce ne accorgiamo, semplicemente sprofondiamo giù.
Quindi rilassati, evidentemente sei molto più forte di quel che credi.
Adesso però racconta per bene, su...


La scorsa settimana ho contattato una ragazza che veniva a scuola insieme a me e Jorge, di cui lui andava letteralmente pazzo...
... Ieri l'ho incontrata e... Non è andata tanto bene, come avrai capito.
Anzi, ho ottenuto le risposte che stavo cercando ma... N-non credevo che mi avrebbero fatto così tanto male...


Marshall era davvero tanto stanco e provato dalla nottata, ma questo non gli impedì di mettersi di impegno e ascoltare tutto il racconto sconcertante della giovane e provetta investigatrice privata.
Caroline Priscilla aveva affrontato a testa alta una verità scottante e molto fastidiosa, dolorosa oltre ogni limite, subendo le conseguenze nefaste del suo essere di buon cuore.
Il Rosenberg fu comprensivo, silenzioso, non azzardandosi ad interromperla mai, perché sapeva che quello, oltre ad essere un racconto, poteva essere prima di tutto uno sfogo.

Io non riesco a credere che sia davvero così.
Che lui mi abbia manipolata per tutto questo tempo, facendomi credere di essere mio amico mentre alle mie spalle tramava di mentire, di ingannare, di combinare qualcosa di losco!
Eravamo solo dei bambini quando ci siamo conosciuti, com'è possibile che abbia fatto questo?


Domande lecite, quelle della O'Neill, una O'Neill completamente basita da una verità oltre modo assurda ed inimmaginabile, ma a quanto pareva assoluta e confermata da una terza persona.
Marshall non conosceva quella Melia della quale l'irlandese stesse parlando, ma poteva tranquillamente affermare che non avesse alcun motivo per mentire o ingigantire la questione.
Evidentemente tra l'altro non doveva nemmeno essere in chissà quali rapporti con Cappie, altrimenti un minimo la pillola l'avrebbe indorata.

Cosa devo fare Marshall?
Per me tutto questo non ha senso, ma se non trovo immediatamente un filo logico io... io...
... Temo di poter uscire completamente fuori di testa...
Anzi no, io sento che sto uscendo completamente fuori di testa!
È ridicolo, lo so, ma in questo momento sto facendo uno sforzo enorme per non andare da Jorge e ammazzarlo di botte... E questa cosa mi spaventa da morire...


... Tanto per cominciare prendi qui la scatola di fazzoletti.

Le passò la scatola con i kleenex, mentre provava riordinare le idee, specie perché molto provato dal sonno.
Non gli stava ponendo domande semplici e a lui di certo non andava di essere troppo duro o diretto, perché avrebbe solo peggiorato una situazione già disastrosa di suo.
Quando la ragazza terminò di asciugarsi le lacrime e soffiare il naso, Marshall si alzò in piedi, camminando fino al centro della stanza, dopo di che si tolse la giacca e la camicia.

Vieni qui su... Forza.

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Scusa il sudore ma non ho avuto il tempo di farmi nemmeno una doccia.

Fece scrocchiare le spalle e il collo, dandosi una leggera sciolta, per poi mettere le braccia dietro la schiena e indurire addominali e pettorali.

Ora voglio che tu colpisca il mio petto come preferisci, pensando di avere di fronte Jorge.
Non importa l'intensità, il modo, basta che tu ci metta tutta la negatività che ora hai in corpo.
Se vuoi urlare, insultarlo, insultarti, fallo senza problemi, tanto qui dentro non può sentirci nessuno ed Edward non rientrerà prima di tre ore.


Non stava affatto scherzando, era assolutamente sincero, la fissava con aria seria, aspettando solo che cominciasse a sfogarsi.

Allora?
Che cosa stai aspettando?
Dicevi che vorresti ammazzarlo di botte no?! Ebbene?! Sono ancora illeso! CAZZO COLPISCIMI!


Qualora quindi ella avesse iniziato a lasciare andare completamente l'istinto e le sensazioni negative, espellendole grazie all'uso dello sforzo fisico, Marshall non avrebbe fatto altro che rimanere immobile dandole ogni tanto qualche buffetto, qualche spintone, scansandosi all'ultimo momento per fomentarla, ripetendole le parole espresse da Melia come a caricarla ancora di più, ancora e ancora, lasciando che buttasse tutto quanto fuori, che non si perdesse d'animo ed anzi, consumasse ogni briciolo di adrenalina accumulato da quella mattina. Solo allora la afferrò tra le braccia e la strinse forte, sapendo che avrebbe pianto ancora.

Ok... Ok... Ok... Adesso andrà meglio... Te lo assicuro... Fidati di me...

Passandole una mano sui capelli, Marshall attese che ella consumasse ogni decilitro di lacrime, non sapendo quanto in realtà le avesse fatto bene oltre l'immaginabile.
Difatti, grazie a quello sfogo potente, il Fulmine dentro di lei si calmò un poco, dandole pace e placando così di colpo il mal di testa, lasciandola in pace forse per qualche ora o qualche giorno.
Tempo cinque minuti e i due se ne stavano di nuovo seduti, con il Rosenberg ovviamente vestito... E senza la minima traccia di lividi o ferite non marginali.

... Ho conosciuto tante persone nella mia carriera ed ho potuto constatare come a volte non ci sia un filo logico tra ciò che si vive e ciò che si esprime.
Standoti vicino, Jorge ha limitato la sua vera natura ma non pensare che sia malvagio del tutto, semplicemente ci sono anime più votate al bene ed altre al male, è la vita, è il genere umano.
Ricorda, la natura è l'unica in grado di poter essere completamente neutrale, non non ci riusciremo mai, anche la persona più neutra propenderà da una parte o dall'altra, pure fosse solo all'1%.
Lui probabilmente era sincero quando ti diceva certe cose, quando ti dimostrava affetto, ma questo non gli ha impedito di seguire il suo percorso, proprio come tu hai seguito il tuo.
Prenditi ad esempio: quante persone al tuo posto avrebbero cominciato a diventare delle poco di buono dopo gli accadimenti verso tuo padre? Parecchie, credimi, lo so bene...
... Ma tu sei rimasta ciò che eri e non solo per chi avevi vicino, ma perché dentro di te sei orientata in un senso e farti cambiare idea sarebbe un'impresa enorme.
Lo stesso purtroppo è valso per lui che, una volta non più a contatto con te, in un momento così tanto critico della sua crescita, ha preferito tornare a dare sfogo al suo lato nascosto.
Non darti colpe che non hai, perché non è colpa tua se hai cambiato città, se non vi siete più visti tanto eccetera... Il tempo della scuola era finito e gli uccellini dovevano volare via dal nido.
Condizionare il tuo futuro per fare da balia a quel suo briciolo di lato buono sarebbe stato quanto mai idiota e forse avrebbe solo ritardato un inevitabile che almeno oggi si può risolvere con un po' di galera.
Se quando uscirà vorrà continuare sulla cattiva strada saranno affari suoi... Ma non tuoi, come non lo sono mai stati prima... Ecco, questo è ciò che penso.
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Messaggioda Caroline Priscilla » 13/10/2016, 22:10

Man mano che la O'Neill continuava a parlare -raccontando quanto accaduto con Melia il giorno precedente- ella sentiva il proprio cuore liberarsi da un grosso macigno che l'aveva schiacciato fino a quel momento, provando un senso di libertà dall'oppressione che nemmeno credeva di avere. Marshall era la persona più indicata, al momento, per aiutarla a capire: non era coinvolto tanto quanto lo potevano essere un Vergil o una Victoria, ma possedeva al tempo stesso la maturità -che mancava ad Axell- e un'esperienza nel campo umano da riuscire a comprendere e districare la difficile matassa che era la mente umana.
Più si addentrava nello spiegare i vari dettagli, più la sua rabbia e il suo dolore crescevano, al punto tale da spingerla a serrare i pugni così forte da poter sentire le unghie conficcarsi nella carne, o immaginarsi scene nelle quali era lei stessa che faceva del male a Jorge, al suo ex-migliore amico, spaccandogli le ossa. Fu un pensiero che la Fulmen non tenne per sè, ma condivise con il suo capo, perchè capiva quanto grave fosse la situazione se un tipo come lei provava il desiderio di vendicarsi in quel modo. E dato che non poteva fidarsi di sè stessa, in quanto una parte era contaminata dallo spirito di Irina, meglio cercare di sedare subito simili follie, prima che esse venissero messe in atto, scatenando le peggio catastrofi.

Cosa devo fare Marshall?
Per me tutto questo non ha senso, ma se non trovo immediatamente un filo logico io... io...
... Temo di poter uscire completamente fuori di testa...
Anzi no, io sento che sto uscendo completamente fuori di testa!
È ridicolo, lo so, ma in questo momento sto facendo uno sforzo enorme per non andare da Jorge e ammazzarlo di botte... E questa cosa mi spaventa da morire...


... Tanto per cominciare prendi qui la scatola di fazzoletti.

Accettò i kleenex che il Rosenberg le passò, soffiandosi il naso e asciugandosi le lacrime. Aveva pianto ovviamente e cosa ancora più ovvia il suo mal di testa non era ancora passato, anzi sembrava che con l'aumentare della rabbia si facesse sempre più forte e più intenso. Di questo però non avrebbe mai potuto parlare con Marshall: le sarebbe servito il suo Sagitta, che però non vedeva dalla sfida contro i Druidi. Un bel casino davvero, perchè aveva scoperto che era davvero difficile districarsi nelle faccende di Gilda quando non era a lui che chiedeva consiglio.
Dopo aver recuperato un po' di lucidità, la O'Neill fissò l'uomo, pronta a ricevere un suo parere sull'intera faccenda. Tuttavia Marshall sembrava intenzionato a fare ben altro. Quando si alzò in piedi e si mise al centro della stanza, togliendosi la parte superiore del suo vestiario, Cappie sgranò gli occhi e lo fissò stupita, non riuscendo a capire dove volesse andare a parare l'investigatore privato con quella mossa. Forse voleva farle dimenticare ogni brutta cosa offrendole una panoramica mozzafiato del suo fisico allenato? Sarebbe stato un pensiero carino da fare, se l'irlandese non si fosse trovata in una condizione tale di smarrimento, da non riuscire nemmeno a formularli pensieri simili.

Vieni qui su... Forza.
Scusa il sudore ma non ho avuto il tempo di farmi nemmeno una doccia.


Si alzò in piedi e lo seguì al centro della stanza, ancora con gli occhi sgranati, ancora incapace di comprendere le intenzioni del suo capo.

Ora voglio che tu colpisca il mio petto come preferisci, pensando di avere di fronte Jorge.

Glom... C-cosa?

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Sbattè più volte le palpebre, scacciando via gli ultimi residui di lacrime e continuando a rimanere ferma come un pesce lesso, non sapendo davvero che cosa dire o fare di fronte ad una simile proposta.

Non importa l'intensità, il modo, basta che tu ci metta tutta la negatività che ora hai in corpo.
Se vuoi urlare, insultarlo, insultarti, fallo senza problemi, tanto qui dentro non può sentirci nessuno ed Edward non rientrerà prima di tre ore.


Marshall era lì in piedi, pronto a farsi colpire, mentre Cappie non aveva la minima idea di che cosa fare. Non sapeva come una cosa del genere l'avrebbe aiutata: si sentiva una stupida anche solo all'idea di fare una cosa simile e poi quel maledetto mal di testa... Cazzo, quello continuava a tormentarla, non aiutandola certo a riflettere!

Allora?
Che cosa stai aspettando?


Mi sento una stupida e poi non voglio rischiare di dare un colpo troppo mirato e farti male...

Dicevi che vorresti ammazzarlo di botte no?!

Lui, non te!

Ebbene?! Sono ancora illeso!

Marshall, non posso farlo, dai smettila!

CAZZO COLPISCIMI!

VAFFANCULO! TI HO DETTO CHE NON MI VA!!!

Per qualche istante lo fissò incazzata e spazientita, il volto deformato da una maschera di rabbia che rendeva i suoi lineamenti -solitamente dolci- più duri e pieni di odio. Quello scoppio di rabbia nei confronti del Rosenberg era il segnale d'allarme del suo elemento, una conseguenza di ciò che succedeva nel lasciarsi sopraffare completamente dal Fulmine, un Fulmine in lei già di per sè non facile da gestire. Una parte di sè avrebbe voluto chiedergli scusa, mettersi di nuovo a piangere per avergli risposto in quel modo e sotterrarsi perchè aveva mancato di rispetto ad un suo superiore... Ma un'altra parte si stava sentendo meravigliosamente bene nel caricarsi di tutta la rabbia accumulata e scaricarla addosso alla prima persona disposta a subirne le conseguenze.

VUOI CHE TI FACCIA MALE?!
E ALLORA ANDATE A FANCULO TUTTI QUANTI! MI SONO ROTTA IL CAZZO DI ESSERE SEMPRE QUELLA CHE VIENE PRESA PER IL CULO!!!


Fu l'inizio di quell'incontro impari fra lei e il Rosenberg, impari perchè non era affatto semplice riuscire a colpirlo nonostante la sua enorme stazza: Marshall continuava a spostarsi, a non darle modo di raggiungere le parti di lui che lei avrebbe potuto colpire -petto e addominali- spintonandola all'indietro, levandosi all'ultimo momento, come un agile torero. E poi continuava a fomentarla, a ripeterle tutte le parole pronunciate da Melia, a ricordarle che Jorge le aveva mentito, l'aveva truffata, facendole credere in un'amicizia che non era mai esistita.

MI HA FATTO CREDERE DI TENERE A ME!
MI HA FOTTUTA QUEL BASTARDO FIGLIO DI PUTTANA!
SI È MESSO CONTRO LA PERSONA SBAGLIATA!
SARÒ IL SUO PEGGIORE INCUBO, GLI STARÒ ADDOSSO FINO ALLA FINE DEI SUOI GIORNI!
GLIELA FARÒ PAGARE CAZZO!!!


Pronunciava ogni singola parola urlandola con tutto il fiato che aveva in gola, ringhiando, gridando, lasciandosi pervadere dalla furia del proprio elemento che, dentro di lei, stava scatenando una vera e propria tempesta fomentata da ben due mesi di frustrazioni, rabbia e dolore mai venute fuori veramente. Dopo tre quarti d'ora, Cappie sentì che finalmente le braccia non avevano più la forza necessaria per cercare di colpire Marshall. Le sollevò, provando a dare un ultimo pugno ancora, ma non ci fu nemmeno bisogno che l'uomo schivasse il suo colpo, perchè questo era troppo debole e troppo stanco per riuscire ad andare a segno. In quel preciso istante, quando cioè la rabbia finalmente era stata sfogata del tutto, a Cappie non rimase altro che piangere, di nuovo. Questa volta però il Rosenberg la strinse forte in un abbraccio.

Ok... Ok... Ok... Adesso andrà meglio... Te lo assicuro... Fidati di me...

Nooooo... Non andrà bene... Niente va bene, tutta la mia vita sta andando allo scatafascio!
Come ha potuto farmi questo?! Come ha potuto farlo a me!!!
Era il mio migliore amico, non doveva farlo!
NON DOVEVA FARMI UNA COSA DEL GENERE!!!


Anche in quel caso la voce le uscì fuori potente e straziata dal dolore. Cappie rimaneva in piedi solo perchè c'erano le braccia forti dell'investigatore a sostenerla, altrimenti le forze l'avrebbero abbandonata già da molto tempo, facendola scivolare a terra come la sera precedente. Alla fine, il pianto a dirotto e singhiozzante cessò pian piano, così come il suo mal di testa che, dopo quello sfogo, era scomparso del tutto. Dopo essersi rivestito -e aver constato che non aveva nemmeno un graffio- Marshall invitò Cappie a seguirlo di nuovo e a sedersi, questa volta però con una bella tazza di tè caldo e miele per la piccola O'Neill. Urlare a quel modo le aveva fatto tornare di nuovo il mal di gola, ma per fortuna al momento avrebbe dovuto solo ascoltare l'uomo e non parlare a sua volta.

... Ho conosciuto tante persone nella mia carriera ed ho potuto constatare come a volte non ci sia un filo logico tra ciò che si vive e ciò che si esprime.
Standoti vicino, Jorge ha limitato la sua vera natura ma non pensare che sia malvagio del tutto, semplicemente ci sono anime più votate al bene ed altre al male, è la vita, è il genere umano.
Ricorda, la natura è l'unica in grado di poter essere completamente neutrale, noi non ci riusciremo mai, anche la persona più neutra propenderà da una parte o dall'altra, pure fosse solo all'1%
.

Ma allora... come può aver finto così bene per tutti questi anni?

Lui probabilmente era sincero quando ti diceva certe cose, quando ti dimostrava affetto, ma questo non gli ha impedito di seguire il suo percorso, proprio come tu hai seguito il tuo.
Prenditi ad esempio: quante persone al tuo posto avrebbero cominciato a diventare delle poco di buono dopo gli accadimenti verso tuo padre?


N-non lo so...

Parecchie, credimi, lo so bene...
... Ma tu sei rimasta ciò che eri e non solo per chi avevi vicino, ma perché dentro di te sei orientata in un senso e farti cambiare idea sarebbe un'impresa enorme.
Lo stesso purtroppo è valso per lui che, una volta non più a contatto con te, in un momento così tanto critico della sua crescita, ha preferito tornare a dare sfogo al suo lato nascosto.


Quindi... è colpa mia se lui adesso è così?
Non ho fatto abbastanza per aiutarlo?


Non darti colpe che non hai, perché non è colpa tua se hai cambiato città, se non vi siete più visti tanto eccetera... Il tempo della scuola era finito e gli uccellini dovevano volare via dal nido.
Condizionare il tuo futuro per fare da balia a quel suo briciolo di lato buono sarebbe stato quanto mai idiota e forse avrebbe solo ritardato un inevitabile che almeno oggi si può risolvere con un po' di galera.
Se quando uscirà vorrà continuare sulla cattiva strada saranno affari suoi... Ma non tuoi, come non lo sono mai stati prima... Ecco, questo è ciò che penso.


Bevve un sorso di té, provando a riflettere sulle parole appena pronunciate dal Rosenberg. Quello che aveva sentito dire da Melia l'aveva ferita nel profondo e aveva rischiato di farla sbarellare del tutto, ma Marshall le aveva appena dato un punto di vista molto logico e razionale, aiutandola a completare tutti i tasselli di quel puzzle intricato, senza che lei uscisse fuori di testa. Certo, questo non l'aiutava a scacciare via il dolore, questo non l'aiutava a spegnere la rabbia; ma l'aiutava a contenere l'ultima e a saper diluire la prima nel tempo, perchè ciò di cui aveva bisogno in quel momento la O'Neill era sapere che una parte di Jorge, anche solo minima, le aveva davvero voluto bene nonostante tutto.

Grazie per avermi aiutata a sfogarmi e scusami se all'inizio me la sono presa con te...
Mi vergogno da morire di averti rivolto quelle parole.
- disse, mordendosi nervosamente le labbra e bevendo un altro sorso di tè fumante -Era ciò che avevo bisogno di sentirmi dire. E il fatto che me lo stia dicendo tu, non fa altro che rendere il tutto molto più facile da accettare e da comprendere.
Però...
- sì, c'era un però- Hai r-ragione a dire che non posso perdere il mio tempo dietro ad una persona così. Non posso perchè lui non sta facendo alcuno sforzo per essere migliore di così e questo mi ferisce e mi fa incazzare allo stesso tempo.
Ma c'è una parte di me che vorrebbe ancora stargli vicino, vorrebbe ancora provare a recuperarlo, in nome di quell'amicizia a cui voglio credere con tutta me stessa.
Devo lottare contro questa parte di me... L-la devo tenere a bada, perchè è irrazionale, è stupida e mi porterebbe via s-solo altre energie, altra serenità...
So che sarebbe una battaglia persa in partenza... Ma lasciare le cose così come stanno m-mi fa sentire un'egoista...


Non era facile combattere con un impulso così forte all'altruismo e all'amicizia come quello della O'Neill. Sentiva che stava andando contro la propria natura, contro sè stessa ma al tempo stesso era la scelta più giusta da fare, perchè anni di amicizia non valevano un sacrificio di tale portata se non supportato da una persona degna di un simile gesto. Le parole di Melia avevano rivelato un lato di Jorge troppo invischiato nel marciume e nell'oscurità dell'essere umano per poter avere qualche chance di recuperarlo.

Ne sei sicura?
Eppure nel futuro lui era una persona buona...


Scosse la testa a quel pensiero, scacciando quella famosa "parte di sè" che avrebbe voluto stare vicino a Jorge per senso di responsabilità. Ormai il danno era fatto, il Conflux stava agendo per ripristinare l'equilibrio spezzato da Cappie e Victoria e lei non poteva fare altro che convivere con quel senso di colpa a metà. Sì, a metà perchè nessuno le garantiva -come giustamente aveva detto la Randall- che dopo undici anni il lato oscuro di Jorge non venisse nuovamente fuori e in maniera del tutto incontrollata.
Ad ogni modo la O'Neill non si aspettava certo un incoraggiamento da parte di Marshall, anzi quello era solo un altro sfogo che aveva preferito dire ad alta voce, per non rischiare che il peso del silenzio la schiacciasse del tutto.

... Tu sai quali sono le motivazioni che mi hanno spinta a voler diventare un'investigatrice privata. Mio padre è scomparso e ancora oggi nessuno sa dove sia il suo corpo o se è rimasto un corpo... Non sapere la verità mi uccide, per cui ho scelto la strada che può aiutarmi a fare luce su di lui, su chi lo ha ucciso e sul perchè lo ha fatto.
Ma questa carriera è diventata il mio sogno dopo che il mio primo ragazzo mi ha presa in giro, senza che io me ne rendessi mai conto: odio le bugie, le odio con tutta me stessa e il fatto che io stessa sia costretta a mentire, a volte mi dà la nausea.
Ho giurato a me stessa che nessuno mi avrebbe più presa per il culo come lui... E adesso salta fuori che un'altra persona a me vicina è riuscita a farmela senza che io potessi mai sospettare niente...


Le venne su una risata molto ironica e amara, che però si spense quasi subito perchè non c'era nulla di divertente in ciò che stava dicendo.

Come posso sperare di diventare brava in questo lavoro se divento cieca e sorda quando si tratta di persone a cui voglio bene?
Come faccio a fidarmi completamente di chi mi sta vicino?
Non rischio... non rischio di ritrovarmi in questa stessa identica situazione?
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Messaggioda Marshall » 22/10/2016, 23:01

Ok... Ok... Ok... Adesso andrà meglio... Te lo assicuro... Fidati di me...

Nooooo... Non andrà bene... Niente va bene, tutta la mia vita sta andando allo scatafascio!
Come ha potuto farmi questo?! Come ha potuto farlo a me!!!
Era il mio migliore amico, non doveva farlo!
NON DOVEVA FARMI UNA COSA DEL GENERE!!!


Continuò a stringerla tra le braccia per diversi secondi, aspettando che fosse pronta per staccarsi da lui e tornare seduta.
L'aveva fatta sfogare, l'aveva aiutata a ridurre di un bel po' la tensione, ma non poteva aiutarla a razionalizzare, non del tutto almeno, quello spettava a lei.
Senza saperlo però le aveva calmato il mal di testa, meglio di nulla, se non altro.

... Ho conosciuto tante persone nella mia carriera ed ho potuto constatare come a volte non ci sia un filo logico tra ciò che si vive e ciò che si esprime.
Standoti vicino, Jorge ha limitato la sua vera natura ma non pensare che sia malvagio del tutto, semplicemente ci sono anime più votate al bene ed altre al male, è la vita, è il genere umano.
Ricorda, la natura è l'unica in grado di poter essere completamente neutrale, noi non ci riusciremo mai, anche la persona più neutra propenderà da una parte o dall'altra, pure fosse solo all'1%.


Ma allora... come può aver finto così bene per tutti questi anni?

Non si era trattata esattamente di una presa in giro, questo Marshall cercò di spiegarglielo in modo preciso e analitico, facendole tenere sempre bene a mente che non si trattava di una verità assoluta.
Quella era la sua opinione, frutto di esperienze personali, quindi attendibile, ma non per forza valida. Ad ogni modo fu un'opinione che interessò la O'Neill e la spinse a rivedere le proprie convinzioni.
Magari Jorge non era mai stato la persona migliore del mondo, ma forse nemmeno un completo bugiardo patologico.

Grazie per avermi aiutata a sfogarmi e scusami se all'inizio me la sono presa con te...
Mi vergogno da morire di averti rivolto quelle parole.


Era esattamente quello il mio scopo, quindi non scusarti di nulla.

Le sorrise tranquillo e accomodante, sempre con l'espressione un po' stanca, ma se non altro più sveglia di prima, per forza, dopo tutto quel movimento!

Era ciò che avevo bisogno di sentirmi dire.
E il fatto che me lo stia dicendo tu, non fa altro che rendere il tutto molto più facile da accettare e da comprendere.


Ricorda però, niente è sicuro al 100%.
Quello che dico è molto probabile che sia vero, ma anche se non lo fosse, non deve essere più un dubbio che ti destabilizza a questi livelli.
Anche un investigatore non potrà mai avere la presunzione di conoscere sempre la verità, ma può avvicinarcisi e già è un gran traguardo!


Però... Hai r-ragione a dire che non posso perdere il mio tempo dietro ad una persona così.
Non posso perché lui non sta facendo alcuno sforzo per essere migliore di così e questo mi ferisce e mi fa incazzare allo stesso tempo.
Ma c'è una parte di me che vorrebbe ancora stargli vicino, vorrebbe ancora provare a recuperarlo, in nome di quell'amicizia a cui voglio credere con tutta me stessa.
Devo lottare contro questa parte di me... L-la devo tenere a bada, perché è irrazionale, è stupida e mi porterebbe via s-solo altre energie, altra serenità...
So che sarebbe una battaglia persa in partenza... Ma lasciare le cose così come stanno m-mi fa sentire un'egoista...


Pensa attentamente a ciò che hai detto, perché lì c'è tutto ciò che ti serve per andare avanti.
Lui non ha fatto niente per guadagnarsi le tue pene e le tue preoccupazioni.
La tua bontà, da sola, sarà deleteria per te ed inutile per lui, perché se avesse voluto il tuo aiuto te lo avrebbe chiesto in qualche modo.
Arriva un momento nella vita in cui c'è qualcuno che ci dice "essere buoni è un conto, essere fessi è un altro", ebbene, questo è il tuo momento e quella persona sono io.


Non fu una battuta, anche se all'apparenza poté sembrare tale.
Marshall le aveva appena fatto presente un concetto semplice, un concetto scontato, ma che non sapeva prendere davvero forma fino all'istante della vera presa di coscienza.
Ormai, a giudicare dalle parole di Caroline Priscilla, ella era pronta per proseguire e non guardarsi più indietro, ma le serviva ancora una piccola spinta per terminare al meglio tutto quanto.

... Tu sai quali sono le motivazioni che mi hanno spinta a voler diventare un'investigatrice privata.
Mio padre è scomparso e ancora oggi nessuno sa dove sia il suo corpo o se è rimasto un corpo... Non sapere la verità mi uccide, per cui ho scelto la strada che può aiutarmi a fare luce su di lui, su chi lo ha ucciso e sul perché lo ha fatto.
Ma questa carriera è diventata il mio sogno dopo che il mio primo ragazzo mi ha presa in giro, senza che io me ne rendessi mai conto: odio le bugie, le odio con tutta me stessa e il fatto che io stessa sia costretta a mentire, a volte mi dà la nausea.
Ho giurato a me stessa che nessuno mi avrebbe più presa per il culo come lui... E adesso salta fuori che un'altra persona a me vicina è riuscita a farmela senza che io potessi mai sospettare niente...


... Credo di capire dove tu voglia arrivare...

Come posso sperare di diventare brava in questo lavoro se divento cieca e sorda quando si tratta di persone a cui voglio bene?
Come faccio a fidarmi completamente di chi mi sta vicino?
Non rischio... non rischio di ritrovarmi in questa stessa identica situazione?


Il trucco sta tutto quanto nelle così dette "Ancore".
È un concetto molto difficile e molto semplice al tempo stesso.
Un Investigatore che sospetta di tutto e tutti è prima di tutto solo ed in secondo luogo paranoico e destinato ad entrare in psicanalisi.
Ognuno di noi necessita di "Ancore", persone fidate sulle quali la nostra fiducia è riposta completamente.
Solitamente sono persone che non ci hanno mai deluso, persone che ci hanno sempre dimostrato di tenere a noi o verso le quali il nostro sesto senso non si attiva in automatico.
Avrai un piccolo periodo di difficoltà, ti avverto, durante il quale il tuo sesto senso ti metterà in guardia da chiunque, ma passerà, è passato a tutti dopo una grossa disgrazia.
Quando ti accorgerai di stare meglio, ti renderai anche conto che alcune persone, stranamente, non fanno attivare il nostro radar scopritore di inganni.
Non appena troverai quelle persone, designale come "Ancore" e vai avanti. Poi stila la tua piccola lista e fa sì che anche loro siano le tue "Ancora".
Ma bada bene, la lista non sarà mai molto ricca, forse potrai contare le "Ancore" sulle dita di una mano, ecco perché è difficile assegnare questa carica importantissima.
Dopo di che, lascia andare il tuo istinto da Investigatrice e dubito di chiunque altro, anche solo di un misero 5%, ma fallo, ricordandoti sempre di non avere paura di indagare.
Anche un Investigatore necessità di speranza ed è alla speranza che si aggrappa per proseguire nel suo lavoro.
Le "Ancore" sono la speranza, Cappie.


In altre parole, basta buonismo gratuito e fiducia "regalata" a chiunque solo perché apparentemente la meritava.

... Hai altri dubbi, chiarimenti da chiedere, perplessità?
Forza, dì tutto quello che ti passa per la testa, è meglio affrontare che tenere dentro.
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Messaggioda Caroline Priscilla » 24/10/2016, 21:40

Sfogarsi con Marshall aveva aiutato l'irlandese a buttare fuori tutto ciò che di negativo era cresciuto in lei non soltanto durante l'incontro con Melia, ma anche nelle settimane precedenti e successive all'arresto di Jorge. Aveva fatto sì che il suo Fulmine si scaricasse di energia negativa, lasciando solo quella positiva -e necessaria- ad affrontare una giornata di lavoro nonostante il dolore fisico e mentale procuratole dalle parole della Herbert. Era ormai giunta sulla via della rassegnazione, non soltanto grazie allo sfogo: il Rosenberg, con le sue parole, aveva guidato il raziocinio della O'Neill verso la giusta strada e anche se il suo pensiero era soggettivo, ciò non cambiava il fatto che per Cappie fosse accettabile abbastanza da decidere di farlo proprio.

Era ciò che avevo bisogno di sentirmi dire.
E il fatto che me lo stia dicendo tu, non fa altro che rendere il tutto molto più facile da accettare e da comprendere.


Ricorda però, niente è sicuro al 100%.
Quello che dico è molto probabile che sia vero, ma anche se non lo fosse, non deve essere più un dubbio che ti destabilizza a questi livelli.
Anche un investigatore non potrà mai avere la presunzione di conoscere sempre la verità, ma può avvicinarcisi e già è un gran traguardo!


Però... Hai r-ragione a dire che non posso perdere il mio tempo dietro ad una persona così.
Non posso perché lui non sta facendo alcuno sforzo per essere migliore di così e questo mi ferisce e mi fa incazzare allo stesso tempo.
Ma c'è una parte di me che vorrebbe ancora stargli vicino, vorrebbe ancora provare a recuperarlo, in nome di quell'amicizia a cui voglio credere con tutta me stessa.
Devo lottare contro questa parte di me... L-la devo tenere a bada, perché è irrazionale, è stupida e mi porterebbe via s-solo altre energie, altra serenità...
So che sarebbe una battaglia persa in partenza... Ma lasciare le cose così come stanno m-mi fa sentire un'egoista...


Pensa attentamente a ciò che hai detto, perché lì c'è tutto ciò che ti serve per andare avanti.
Lui non ha fatto niente per guadagnarsi le tue pene e le tue preoccupazioni.
La tua bontà, da sola, sarà deleteria per te ed inutile per lui, perché se avesse voluto il tuo aiuto te lo avrebbe chiesto in qualche modo.
Arriva un momento nella vita in cui c'è qualcuno che ci dice "essere buoni è un conto, essere fessi è un altro", ebbene, questo è il tuo momento e quella persona sono io.


Annuì in silenzio, completamente d'accordo con le parole dell'investigatore, di certo molto più capace di lei nei ragionamenti lucidi dato che era del tutto esterno alla faccenda. Tuttavia, c'era un grosso dubbio venuto in mente alla O'Neill durante quella conversazione: se non riusciva nemmeno a capire quando le persone a lei care mentivano, come poteva sperare di diventae una brava investigatrice? E come poteva sperare di fidarsi ancora ciecamente di chiunque le fosse vicino? Ancora una volta, la risposta di Marshall fu illuminante per lei.

Il trucco sta tutto quanto nelle così dette "Ancore".

Ancore?

È un concetto molto difficile e molto semplice al tempo stesso.
Un Investigatore che sospetta di tutto e tutti è prima di tutto solo ed in secondo luogo paranoico e destinato ad entrare in psicanalisi.
Ognuno di noi necessita di "Ancore", persone fidate sulle quali la nostra fiducia è riposta completamente.
Solitamente sono persone che non ci hanno mai deluso, persone che ci hanno sempre dimostrato di tenere a noi o verso le quali il nostro sesto senso non si attiva in automatico.


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Certo... Credo di capire...

Avrai un piccolo periodo di difficoltà, ti avverto, durante il quale il tuo sesto senso ti metterà in guardia da chiunque, ma passerà, è passato a tutti dopo una grossa disgrazia.
Quando ti accorgerai di stare meglio, ti renderai anche conto che alcune persone, stranamente, non fanno attivare il nostro radar scopritore di inganni.
Non appena troverai quelle persone, designale come "Ancore" e vai avanti. Poi stila la tua piccola lista e fa sì che anche loro siano le tue "Ancora".
Ma bada bene, la lista non sarà mai molto ricca, forse potrai contare le "Ancore" sulle dita di una mano, ecco perché è difficile assegnare questa carica importantissima.
Dopo di che, lascia andare il tuo istinto da Investigatrice e dubita di chiunque altro, anche solo di un misero 5%, ma fallo, ricordandoti sempre di non avere paura di indagare.
Anche un Investigatore necessità di speranza ed è alla speranza che si aggrappa per proseguire nel suo lavoro.
Le "Ancore" sono la speranza, Cappie.


Non disse nulla, forse perchè non aveva bisogno di guardarsi intorno per cercare un'Ancora, quando sapeva già chi designare come tale. Era stato istantaneo, spontaneo, immediato. Non aveva nemmeno avuto bisogno di pensarci, perchè era già lì, sempre presente nel suo cuore, l'unica persona di cui si fosse sempre fidata ciecamente e che non l'aveva mai delusa, in anni e anni di amicizia. Lo aveva amato, sia come amico che come compagno, e in lui riusciva a vedere solo ciò che di buono l'essere umano poteva offrire al mondo, perchè era di questo di cui Vergil era fatto.
Era sempre stato la sua ancora di salvezza, anzi -meglio ancora- la sua roccia.

... Hai altri dubbi, chiarimenti da chiedere, perplessità?
Forza, dì tutto quello che ti passa per la testa, è meglio affrontare che tenere dentro.


No, credo di essere a posto per il momento.

Disse, abbozzando un tenero sorriso e avvicinandosi a Marshall per abbracciarlo forte. Era il suo capo, ma in molte occasioni si era dimostrato anche un amico per lei e chissà che magari, col tempo, anche lui un giorno sarebbe diventato un'ancora per la O'Neill. Ci voleva soltanto pazienza, calma e lasciare che lo scorrere del tempo facesse il suo dovere.

Grazie di tutto Marshall.
Credo di potermela cavare da sola adesso.
Dammi pure il lavoro che c'è da fare e torna a casa, immagino che tu non stia vedendo l'ora di buttarti sul letto...


Il Rosenberg avrebbe potuto vedere nella O'Neill una nuova serenità interiore appena raggiunta. Ci sarebbe voluto del tempo prima di elaborare il dolore, ma almeno adesso riusciva a compiere il suo dovere senza rischiare che le proprie faccende personali interferissero con la sua carriera. Dopo essersi fatta spiegare quindi come catalogare i fascicoli appena portati dall'uomo, l'irlandese lo salutò, decidendo di mettersi immediatamente all'opera.
A Jorge, a Melia e a cosa raccontare al suo fidanzato ci avrebbe pensato più tardi, quando fosse tornata a casa sua tranquilla e con uno stato d'animo un po' più positivo nei confronti del futuro.

[Fine]
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Messaggioda Carlyle » 26/11/2016, 19:33

07-03-2113 | Ore 17:30 | Q.G. dei Sicari | Ministero Londinese

Come procede la collaborazione poco professionale con il Sergente?

Sei troppo curioso, Lyle, perché non pensi a trovarti qualcuna con cui rallegrare le tue serate solitarie?

Un modo come un altro per evitare il discorso.
Attento Tariq, non vorrei che ti stessi affezionando troppo.
Io penserò a me stesso al momento giusto.


Non mi spaventa affezionarmi, non a me, almeno.

Pensi di colpire forte con queste frecciatine?
Ne hai dette di peggiori, forse stai perdendo colpi.


Io starò perdendo colpi, ma sono anche quello che tra i due non è costretto al fai da te!

Nessuno mi costringe, anzi, quando il fai da te non mi soddisfa più, so come correre ai ripari.
Magari questo weekend andrò a fare un salto da qualche parte, tipo l'Underground.
Non troverò una soldatessa devota come il Sergente ma me lo farò bastare...


Intanto adesso che intenzioni hai?
Non mi sembri affatto pronto per tornare a casa.


Infatti no, ho un appuntamento di lavoro a Boston.
Devo parlare con l'Investigatore Rosenberg a proposito di un caso che abbiamo seguito assieme l'anno scorso.
Ho riposato molto stamane, così da essere bello sveglio. Ci vediamo domani.


Tienimi aggiornato!

07-03-2113 | Ore 11:30 | Agenzia Investigativa "Atwood&Rosenberg" | Boston

Era da un po' di tempo che Carlyle era tornato ad essere anche un Investigatore Privato, ma mai come qualche anno prima, all'apice della sua carriera.
Entrare nella Task Force gli aveva garantito un posto di rilievo, altra esperienza da accumulare e naturalmente uno stipendio maggiore, ma ogni tanto gli mancava il brivido della "caccia".
Gli piaceva indagare, scoprire, mettere in ginocchio i misteri, faceva parte di lui, un po' come la sua immensa passione per le turbe psicologiche del prossimo, trovandole affascinanti.
Quel giorno avrebbe ripreso un argomento interrotto diversi mesi prima, assieme ad uno stimato collega che, a differenza del Jung, aveva proseguito la professione senza mai fermarsi.
Lyle era intenzionato ad arrivare fino in fondo, per quella occasione, anche se avrebbe significato perdere qualche ora di sonno e barcamenarsi tra differenti impegni.
Prima dell'appuntamento di mezzogiorno mancava circa mezz'ora, tempo utile che il giovane uomo sfruttò per passare prima in caffetteria e prendersi un cappuccino schiumato bollente.
La caffeina in quei casi era la sua migliore alleata, c'era ben poco da fare. Non poteva di certo immaginare che razza di scoperta avrebbe fatto in quel freddo mattino americano.

Ecco a lei.

Indossava dei pantaloni pesanti di velluto grigio, con delle scarpe tipo stivaletto da cowboy color crema.
Sopra invece, una maglietta a maniche lunghe di lino e cotone, piuttosto leggera in verità, ma coperta da una giacca impermeabile color sabbia piuttosto pesante.
I capelli biondi oscillavano al vento e la barba curata si fermava ad un certo punto delle guance, rese lisce dal rasoio, dopobarba e profumo da uomo fresco.

La sede è rimasta la stessa.
Ottimo, ricordavo bene.
Quindi se non erro... Piani alti.


Prese l'ascensore, ricontrollando il fascicolo che teneva stretto nella mano destra, per assicurarsi di aver inserito tutti i documenti richiesti da Marshall prima dell'incontro.
Una volta arrivato al piano, si tolse preventivamente il cappotto, piazzandoselo sul braccio destro, posizionandosi di fronte alla porta dello studio, suonando il campanello.
Quando però si aprì la porta e Lyle si preparò a salutare l'Assistente Tirocinante della quale gli aveva parlato Marshall, per un attimo i suoi occhi divennero quasi vacui.

Buongiorno, io sono...
... I-Irina?!
Ma... Come è possibile... ?!


In teoria era morta, cioè, tutti dicevano che fosse morta, anche se le circostanze non erano state rese note. Ma allora perché se la stava ritrovando davanti agli occhi?
Inoltre sembrava anche che gli anni non l'avessero cambiata per niente e ciò era ancora più assurdo... E poi perché gli faceva sempre lo stesso effetto, dopo ben sette anni?
Pur non riuscendo a nascondere lo stupore e la perplessità di quell'incontro, Lyle alla fine si ritrovò ugualmente a sorridere felice ed anche un po' impacciato per l'emozione.

Ti sei nascosta per tutto questo tempo?
C***o, avresti anche potuto... Non so... Avvertirmi in qualche modo. Sapevi che non avrei mai tradito la tua fiducia!
... Però non fa nulla, l'importante è che tu... Sì insomma che tu sia viva... Per lode al Conflux...


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Messaggioda Caroline Priscilla » 26/11/2016, 21:58

[7 Marzo 2113 - Agenzia Investigativa Atwood & Rosenberg - Ore 11:25]


La sua vita era cambiata tantissimo in meno di un anno. Cappie faceva ancora fatica a pensare che gli eventi accaduti nei mesi passati avessero modificato così tanto lei e il suo mondo da fare fatica a riconoscersi quando si guardava allo specchio. Non che adesso, se lo avesse fatto, avrebbe avuto il solito aspetto: aveva affrontato una missione particolarmente lunga e difficile come volontaria Auror il giorno prima, per questo motivo era stata costretta a presentarsi al lavoro con le sembianze di Irina. Non che questo a Marshall cambiasse molto, ma di certo aveva stranito un po' Edward che non aveva mai visto la terza versione della O'Neill. Ad ogni modo, nonostante la vita cambiata, Cappie finalmente si sentiva bene e doveva ringraziare per questo Shuyun e il suo consiglio da lei prontamente seguito.
Per tre volte alla settimana la Ignis aveva passato ventiquattro ore all'interno del luogo che le aveva indicato il Sagitta, ritrovando sè stessa e la stabilità nel proprio elemento, uscendone più forte, più rinvigorita e con una coscienza del tempo un tantino diversa rispetto al resto del mondo. Per lei si erano passati ulteriori tre mesi, motivo in più che l'aveva aiutata ad andare avanti e ad accettare quanto accaduto fra lei ed il fidanzato. Adesso la tristezza la pervadeva molto di rado e solo nei momenti in cui era lei che sentiva il bisogno di sfogarla, ma per il resto la O'Neill cercava di essere positiva, di guardare avanti nel futuro e di diventare una persona migliore.

Cappie, fra cinque minuti dovrebbe arrivare un mio vecchio collega, Carlyle Jung.
Se suonano alla porta, potresti accoglierlo tu per favore? Ho un affare urgente di cui dovrei parlare con Edward, quindi nel caso fallo accomodare pure nel mio ufficio, io lo raggiungerò entro pochi minuti.


Certo Marshall, non c'è problema!

Sorrise all'uomo, sistemando le ultime pratiche che aveva finito di compilare nell'apposito fascicolo e mettendolo a posto. Durante il periodo di "follia" aveva combinato un mezzo disastro col lavoro, finendo le scorte di un mese in meno di tre giorni e saltando persino un giorno di lavoro. Dopo essersi ripresa aveva chiesto scusa un milione di volte ad entrambi e cercato di ripagare con lo stipendio che prendeva tutto quello che lei aveva mangiato, presa da non si sa quale raptus famelico.
Il suono del campanello fece voltare la ragazza in direzione della porta: l'appuntamento di Marshall era puntuale come un orologio svizzero, pensò fra sè la Ignis, mentre andava ad aprire ancheggiando leggermente con i fianchi. Non se ne rendeva conto, ma quando era in quella versione risultava ancora più donna e femminile di quanto fosse di solito, anche se di certo non era un male. Aprì la porta e si presentò agli occhi del nuovo arrivato con un maglioncino a fantasia traforata color rosa pallido, pantaloni bianchi e ballerine del medesimo colore, i due anelli -Elogio del Mana e l'artefatto che richiamava la sua spada- sulla destra ed un paio di orecchini color oro a forma di cerchietto.

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Buongiorno, io sono...
... I-Irina?!
Ma... Come è possibile... ?!


Il sorriso esibito dall'irlandese si spense, trasformandosi all'istante in un'espressione di stupore e puro panico da "O mia Trama e ora che faccio?!". Sul momento la ragazza fu lenta a reagire, al punto tale che Carlyle proseguì a parlare, convinto di trovarsi di fronte alla Honeywell in carne ed ossa.

Ti sei nascosta per tutto questo tempo?
C***o, avresti anche potuto... Non so... Avvertirmi in qualche modo. Sapevi che non avrei mai tradito la tua fiducia!
... Però non fa nulla, l'importante è che tu... Sì insomma che tu sia viva... Per lode al Conflux...


Io non... accidenti!

Sibilò fra i denti, osservando se Marshall fosse ancora occupato nell'ufficio del socio, prima di uscire fuori spingendo il ragazzo all'indietro e chiudendosi la porta alle spalle.

Mi dispiace dovertelo dire così ma... Io non sono Irina.
Ti prego, come mio confratello, non dire nulla a Marshall o a Edward, non fargli capire neanche lontanamente che potresti conoscermi.
... Più tardi uscirò per andare a pranzo, se avrai la pazienza di aspettarmi fuori, ti racconterò tutto.


Gli disse seria e cercando di sintetizzare i punti più salenti, sperando che l'altro accettasse senza fare troppe storie.

Buongiorno a lei signor Jung, io sono Elektra Natchios, sostituisco solo per oggi la tirocinante del signor Rosenberg.
Mi ha chiesto di accompagnarla nel suo ufficio, quindi se vuole seguirmi...


Si mosse con disinvoltura, fingendo una serenità che in quel momento non c'era mentre accompagnava il giovane uomo nell'ufficio di Marshall e lì chiedendogli cosa volesse da bere. Dopo aver lasciato Jung alle prese con l'investigatore, Cappie passò i successivi minuti a chiedersi come diavolo facesse a credere di poter avere una vita normale, quando il destino le metteva sulla strada situazioni paradossali come quella appena accaduta.

Quante probabilità c'erano che io incontrassi una persona legata ad Irina?
Quante?
Una su un milione?
E sono riuscita a beccarla!!!
Porca Trama...


Dopo qualche ora, l'uomo uscì fuori dall'ufficio e Cappie ebbe la possibilità di scambiare con lui qualche sguardo d'intesa. Erano le dodici e mezza e tempo mezz'ora sarebbe iniziata la pausa pranzo per tutti e tre. Con molta probabilità Marshall e Edward avrebbero mangiato in ufficio, mentre lei avrebbe approfittato della scusa di voler pranzare fuori per poter parlare faccia a faccia con il ragazzo che l'aveva scambiata per Irina. All'una in punto, la O'Neill si mise per strada, cercano di scorgere la figura del confratello in mezzo alla folla. Non appena lo vide, la ragazza lo raggiunse in fretta, facendo un bel respiro quando si ritrovò proprio di fronte a lui.

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Uff scusami, dovevo aspettare di finire il turno di lavoro.- lo fissò per qualche istante, studiandolo bene e probabilmente mettendolo a disagio a causa dell'aspetto identico a quello di Irina -Ti va di pranzare insieme?
Così posso spiegarti perché ho l'aspetto di Irina anche se non sono Irina...
A proposito, mi chiamo Caroline Priscilla O'Neill e sono una Ignis Fulmen.


Gli strinse la mano, lasciando che l'altro sentisse l'elemento dentro di lei e comprendesse quanto fosse diverso da quello della ragazza che lui conosceva.
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Messaggioda Carlyle » 27/11/2016, 18:37

Mi dispiace dovertelo dire così ma... Io non sono Irina.

L'espressione sul volto del giovane uomo mutò piuttosto velocemente ed anche il tono si abbassò di un'ottava.
La voce tipicamente impacciata quasi come quella di un ventenne di fronte alla prima cotta seria tornò ad essere quella con la quale si era presentato.
Sbatté le palpebre più volte, fissandola intensamente ed inarcando il sopracciglio destro con aria ben più che sconvolta.

... Prego?!

Ti prego, come mio confratello, non dire nulla a Marshall o a Edward, non fargli capire neanche lontanamente che potresti conoscermi.
... Più tardi uscirò per andare a pranzo, se avrai la pazienza di aspettarmi fuori, ti racconterò tutto.


A dire il vero, analizzando attentamente lo spirito e l'Elemento della ragazza, Lyle dovette confermare a se stesso che no, quella non era davvero Irina Honeywell.
Come poteva essere possibile che l'aspetto fosse simile, anzi no, uguale, quella ragazza era fottutamente uguale ad Irina, sotto ogni profilo... Anche quelli meno casti!
Difatti non appena ebbe modo di osservarle il sedere, dovette ulteriormente contenere la voglia di sbatterla al muro e... CHIEDERLE DELLE SPIEGAZIONI.

Buongiorno a lei signor Jung, io sono Elektra Natchios, sostituisco solo per oggi la tirocinante del signor Rosenberg.
Mi ha chiesto di accompagnarla nel suo ufficio, quindi se vuole seguirmi...


... Sì, grazie... Faccia pure strada...

Non fu semplice, nei minuti successivi, parlare e comunicare fluidamente di lavoro con Marshall, in quanto spesso la sua attenzione si posava sulla bionda non tanto distante da loro.
In più di una occasione il Rosenberg gli fece anche qualche battuta, pensando che Lyle fosse rimasto attratto e affascinato dalla Natchios, ma la questione era ben diversa.
Nel corso di quella tempistica, la Ignis Fulmen venne a sapere che Carlyle era un famosissimo Investigatore Privato, Rinomato in tutto il Mondo Magico, specialmente nella zona Europea.
Pur avendo una cassa di risonanza minore a livello di importanza come Edward o Marshall, le sue qualità ed abilità potevano considerarsi tranquillamente alla pari con loro.
La O'Neill venne anche a sapere di sfuggita della sua carriera nella Task Force Speciale, del suo ruolo come MagiAnalista e delle recenti diminuzioni di incarichi ministeriali di emergenza proprio per merito suo.
Trascorsi circa settanta minuti, il colloquio si concluse e con la promessa di aggiornarsi nel mese seguente, Lyle si congedò, salutando tutti quanti e lanciando nel contempo un'altra occhiata alla ragazza.
Uscito fuori dall'edificio, si mise non troppo distante, appoggiato ad un lampione, aspettando soltanto che Elektra lo raggiungesse e così fortunatamente avvenne.

Uff scusami, dovevo aspettare di finire il turno di lavoro.
Ti va di pranzare insieme?


Credo che a questo punto sia quasi d'obbligo.

Così posso spiegarti perché ho l'aspetto di Irina anche se non sono Irina...
A proposito, mi chiamo Caroline Priscilla O'Neill e sono una Ignis Fulmen.


Il tuo Grado l'avevo già intuito.
Il tuo nome potrebbe spiegare molte cose.
Spostiamoci verso quella zona, c'è un ristorante giapponese ed ho una gran voglia di sushi quando ho la fame nervosa.


In fondo, qualora alla ragazza non fosse andato il pesce crudo, avrebbe potuto comunque ordinare diverse pietanze cotte della tipica tradizione orientale.
Una volta seduti, Lyle ordinò per sé una bottiglia di birra giapponese, chiedendo poi alla ragazza se nel caso ne volesse qualche sorso, poi venne la volta del cibo.
Un po' di roba mista, per accontentare il palato sotto diversi profili, ma puntando prevalentemente al crudo.

... Non potevo credere ai miei occhi.
Che tristezza, ho fatto la figura di un ragazzino, ma in fondo l'ultima volta che l'ho vista ero decisamente più giovane, 22 anni.
Sorprendente, uno dei quattro frammenti del tuo Spirito che modificano la tua estetica ti dona le sembianze di Irina...


Lungo la prima parte del pasto, Lyle si fece spiegare per sommi capi l'incontro con Irina nel Limbo, la promessa fatta alla ragazza e la fusione dei due Nuclei.
Per lui non furono argomenti troppo assurdi, in quanto Ignis da tanto tempo ed in più ben consapevole del carattere di Irina, pronta a tutto pur di non rassegnarsi all'evidenza.
Già ma, dopo essersi fatto dare ogni spiegazione ed essersi fatto una cultura sulla bionda, forse sarebbe stato doveroso ricambiare.

... Io e Irina eravamo... Amanti.
Sì, hai capito bene... Amava il suo fidanzato ma... Non so come dirtelo però... Diciamo che lui, pur dandole tutto il cuore, il rispetto, la felicità... Peccava in qualcosa...
... Beh, inutile essere poco diretti, a livello intimo aveva una dotazione piuttosto standard mentre a lei piacevano le misure... Oltre lo standard!


Anche perché non c'erano molte altre maniere più gentili per esprimere il concetto.

Io per lei ero un semplice strumento di piacere, come quei pochi altri con i quali si divertiva ogni tanto, pur non esagerando mai.
Il fidanzato credo ne fosse al corrente e in qualche modo lo sopportasse, pur non essendone esageratamente felice.
... Per me invece lei è stata qualcosa di molto più che sesso, ma credo che la mia prima reazione con te parli da sola.


Non fu sereno e tranquillo nell'esprimersi, anzi, assunse una nuova espressione, sì a disagio ma un disagio da uomo, non più da ragazzo 22enne come solo Irina avrebbe saputo farlo sentire.

Nessuno dei tuoi capi possiede un Elemento.
Che spiegazione hai dato a loro a fronte di questo tuo cambiamento?
Il Sole ti ha fornito per caso una soluzione in modo da guarire e tornare ad essere una sola, oppure rimarrai così per sempre?
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Messaggioda Caroline Priscilla » 27/11/2016, 21:23

Imprecazioni a parte per quell'assurda coincidenza, la O'Neill ebbe modo di chiedersi più e più volte che tipo di rapporto legasse il nuovo arrivato ad Irina. Riflettendo con attenzione, fra un'occhiata e l'altra dell'Ignis Tonum, Cappie si rese conto dell'atteggiamento, dell'espressione e del sentimento espresso da Carlyle quando l'aveva scambiata per la Honeywell, rendendosi conto che lui in passato era innamorato di lei. Tutte supposizioni, certo, ma l'irlandese aveva deciso di affidarsi un po' di più alle proprie supposizioni, per tale motivo sentiva un profondo dispiacere nei confronti di Jung per avergli fatto credere -pur non volendo- che Irina fosse viva.
Al termine del colloquio con Marshall, grazie al quale venne a sapere un bel po' di cose interessanti sul conto dell'uomo, la Fulmen finalmente fu libera di andare a pranzo, preferendo uscire piuttosto che usufruire della dispensa in ufficio. Una volta fuori, non le fu difficile adocchiare la figura di Carlyle, con la schiena appoggiata ad un lampione. Lo raggiunse e si presentò, così che l'altro fosse consapevole quale fosse la sua vera identità.

Il tuo Grado l'avevo già intuito.
Il tuo nome potrebbe spiegare molte cose.
Spostiamoci verso quella zona, c'è un ristorante giapponese ed ho una gran voglia di sushi quando ho la fame nervosa.


Certo, lo conosco benissimo.
Ok, andiamo allora.


Non sapeva bene come comportarsi con lui. Aveva conosciuto solo una persona legata ad Irina e quella persona le aveva fornito qualche dettaglio sulla vita della Honeywell, ma nulla di più. Adesso sbucava fuori un altro conoscente, proprio dopo la conversazione avuta con Lestat che le aveva aperto gli occhi sui lati meno belli della defunta Ignis e sul perchè il suo nome fosse molto odiato fra le fila dei vampiri. Una volta seduti al tavolo, Cappie ordinò più o meno le stesse pietanze di Jung, tanto l'appetito non le era mai mancato e il sushi era sempre un piatto ben gradito!

... Non potevo credere ai miei occhi.

Immagino che sia stato un vero e proprio shock...

Che tristezza, ho fatto la figura di un ragazzino, ma in fondo l'ultima volta che l'ho vista ero decisamente più giovane, 22 anni.

Non prendertela troppo con te stesso.
Se io mi fossi trovata nella tua stessa identica sensazione, non avrei fatto una figura migliore, ehehe!


Sorprendente, uno dei tre frammenti del tuo Spirito che modificano la tua estetica ti dona le sembianze di Irina...

Annuì, poi iniziò a spiegargli in che modo fosse arrivata ad assumere le sembianze di Irina raccontandogli delle sue numerose disavventure. Ovviamente fu costretta a parlargli di una promessa fatta alla Ignis per ricevere in cambio il suo spirito, ma preferì non specificare quale tipo di promessa, in quanto dopo la reazione di Axell la O'Neill era diventata molto più chiusa in tal senso e molto meno propensa a parlarne con il prossimo. Al termine della spiegazione, fu il momento di Carlyle di rispondere alle domande della Fulmen che, lungi dall'essere discreta, gli chiese subito che tipo di legame ci fosse fra lui e Irina.

... Io e Irina eravamo... Amanti.

No aspetta, hai detto proprio "Amanti"?

Sì, hai capito bene... Amava il suo fidanzato ma... Non so come dirtelo però... Diciamo che lui, pur dandole tutto il cuore, il rispetto, la felicità... Peccava in qualcosa...

Qualcosa cosa?

... Beh, inutile essere poco diretti, a livello intimo aveva una dotazione piuttosto standard mentre a lei piacevano le misure... Oltre lo standard!

... Be'... Sì, la capisco...

Si lasciò sfuggire anche un mezzo sorriso, lasciando intendere che anche lei condivideva la stessa passione di Irina senza però volersi sbilanciare troppo. Era comunque una conversazione seria da fare, si stava parlando di una persona morta a cui Carlyle era legato, per cui Cappie non se la sentiva di essere troppo spiritosa.

Io per lei ero un semplice strumento di piacere, come quei pochi altri con i quali si divertiva ogni tanto, pur non esagerando mai.
Il fidanzato credo ne fosse al corrente e in qualche modo lo sopportasse, pur non essendone esageratamente felice.


E per te lei cos'era?

... Per me invece lei è stata qualcosa di molto più che sesso, ma credo che la mia prima reazione con te parli da sola.

Diciamo che non sei stato la persona più fredda e distaccata del mondo... Ma ti sei ripreso in fretta!

Rispose sorridendo e cercando di buttarla sullo scherzo, anche se certo, era evidente che le dispiacesse molto per lui.

È assurdo lo so, però mi sento davvero in colpa per quello che è successo!
Cazzo mi sembra di averti ingannato, anche se non ne avevo alcuna intenzione...
Se un uomo identico a mio padre mi si fosse parato davanti e poi avessi scoperto che non era lui, probabilmente ci sarei rimasta di merda anche io, per cui non biasimarti troppo per la tua reazione...


Gli disse, prendendo un sorso di birra, mentre osservava con attenzione le fattezze dell'uomo. Non poteva sapere che cosa Irina ci avesse trovato in lui da giovane - a parte una grossa dotazione- ma certe espressioni del suo viso erano senza ombra di dubbio molto affascinanti. La O'Neill cercò di essere discreta nel suo curiosare, mentre Carlyle proseguiva a farle altre domande riguardo la sua condizione.

Nessuno dei tuoi capi possiede un Elemento.
Che spiegazione hai dato a loro a fronte di questo tuo cambiamento?


Ho dovuto dire loro che mi sono imbattuta in una creatura magica e che il veleno che mi ha iniettato nel corpo ha compromesso il mio DNA.
In questo modo è plausibile che io cambi aspetto e per mia fortuna non mi hanno fatto troppe domande!


E a proposito di creature magiche, la sua se ne stava bellamente nella borsa che la Ignis si era portata dietro, in attesa del suo di pranzo che però gli sarebbe stato dato una volta tornati in ufficio.

Il Sole ti ha fornito per caso una soluzione in modo da guarire e tornare ad essere una sola, oppure rimarrai così per sempre?

Ahahah no, magari!
La mia condizione è permanente, per quel che ne so.
Ma mi ci sto abituando, anche perché in questo modo è facile nascondere la mia reale identità visto che ne possiedo ben tre!


Disse divertita, anche se certo al livello sentimentale non era proprio una gran cosa. Non tutti infatti sarebbero stati in grado di accettare una cosa simile -vedi Axell- specie a fronte del fatto che Cappie doveva mantenere l'anonimato se voleva che nessuno scoprisse il suo segreto.

Ti va di parlarmi un po' di Irina?
Quando ho accolto il suo spirito non sapevo nulla di lei e non conosco molte persone con cui potrei parlarne.
In qualche modo Irina deve aver visto qualcosa in me che rivedeva in sè stessa, ma sapendo quanti guai ha combinato non sono sicura che mi faccia piacere assomigliarle...


Lo disse con una risata molto ironica, un pensiero che probabilmente la Cappie Autentica non avrebbe mai espresso a voce alta a cuor leggero. Tuttavia la sua controparte Estrema era molto più propensa a farsi meno problemi di lei, per cui quell'affermazione venne detta in totale tranquillità e libertà, senza pensare che dire all'altro una cosa del genere avrebbe potuto dargli fastidio.
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