Ω January, 30 • h 07:41 • Villa della famiglia Montgomery • New York • America Ω
Uhm...
No, troppo classico.
Era da almeno un'ora che sostava di fronte allo specchio, provando e riprovando look diversi senza mai esserne convinta: chiunque sostenesse che l'impatto visivo non fosse importante, in occasioni come quella, non aveva mai sostenuto una pressione come quella che, quel giorno, opprimeva il petto della Montgomery.
Non era l'idea di presentare il proprio progetto alla commissione a renderla nervosa -sapeva quanto fosse valido, rivoluzionario e quasi sicuramente la sua chiave per accedere ad Andorra con una carica di livello- quanto il dover mentire su ciò che l'aveva spinta a studiare e creare un Mutagene come quello presente nel DNA di Lancelot... o meglio, su come ci era arrivata al Mutagene, da cosa fosse partita e come avesse lavorato in tal senso per ottenere quel risultato finale.
Sapeva bene di non poter dire la verità, e sapeva anche che presentare il progetto come farina del suo sacco al 100% l'avrebbe premiata maggiormente... ma questo non le impediva di essere tesa e timorosa di non risultare abbastanza convincente agli occhi della commissione.
D'accordo, questo mi piace abbastanza...
Che ne dici?
Classico ma senza sembrare una frigida, giusta lunghezza al ginocchio... però ci vuole un tocco di aggressività!
Prova ad abbinarci le altre scarpe, quelle parigine col tacco vertiginoso!
In un giorno tanto importante, ovviamente, non sarebbe mai potuta mancare Daphne, che per l'occasione aveva dormito da lei la notte prima, in modo tale da viziarla e supportarla per tutto il tempo necessario: le aveva preparato la colazione, quella mattina, le aveva fatto il bagno quando si era alzata -intorno alle 5- occupandosi di lei come la più premurosa delle amiche, ed ora le stava dando consigli sul look da indossare per l'esame.
Ecco, così sì che ci siamo!
Sei perfetta tesoro, e sai che lo penso davvero!
Peccato che tu lo pensi sempre, Daph...
La prese in giro l'Acuan con un leggero sorriso divertito, finendo di vestirsi, di acconciarsi i capelli, e raccogliendo le proprie cose cercando di non dimenticarsi nulla -ma tanto a ricontrollare ci pensava la Sykes: la propria tesi, perché visto lo spessore non si poteva proprio parlare d'altro, ovviamente in quadruplice copia, un microscopio ed un magi-proiettore miniaturizzati, delle diapositive ed in una scatola sigillata in vetro infrangibile, all'interno del liquido adattivo... il suo Mutagene, la chiave per il proprio successo.
Possiamo andare.
Dai, muoviamoci.
Non avrebbe fatto tardi nel giorno più importante della propria vita, soprattutto considerando che, come le aveva spiegato l'amica, non si sarebbe conosciuto prima l'ordine con cui gli esaminandi sarebbero stati chiamati: avrebbe potuto essere la prima come l'ultima, tanto non sarebbe cambiato niente; avrebbe spaccato, dimostrando a tutti quanto Xylia Montgomery fosse una promessa per il futuro.
Ω January, 30 • h 10:13 • Aula d'Esami • Laboratorio del Dottor Percival Ulysse Cox • Vaduz • Liechtenstein Ω
Avevano chiamato la Hastings per prima, e poi la Bishop: entrambe erano uscite dall'aula visibilmente provate -più la seconda della prima- ma comunque sollevate, perché nel bene o nel male avevano finito, ormai si potevano lasciare ogni nervosismo alle spalle e sperare semplicemente di aver colpito abbastanza la commissione; tra l'altro le due erano, dal punto di vista dell'Acuan, avvantaggiate, perché avevano potuto dimostrare immediatamente e senza dubbi la validità pratica dei loro progetti, mentre lei non avrebbe certo potuto dimostrare la funzionalità del Mutagene su un essere umano... a meno di non chiedere al Kad Aran di presentarsi ed entrare nella sala d'esami con lei.
Rispetto al gruppetto comunque, lei e Daphne se ne stavano in disparte perché pur avendo stabilito con loro un bel rapporto -ed avendole infatti salutate una volta in sala d'attesa- preferiva chiudere gli occhi e concentrarsi sul proprio Elemento, sentendo la vicinanza della Sykes che, per aiutarla, rimaneva in silenzio, sapendo quanto la Montgomery avesse bisogno di concentrazione.
Poi, però, la voce di Cox attraverso il MagiFono chiamò un altro nome... il suo.
Sai che non puoi fallire, devi solo andare lì dentro e conquistarli tutti.
Puoi farcela Xylia, sai che puoi.
La Sykes le strinse forte le mani, dopodiché la lasciò libera di raccogliere la valigia con all'interno tutto il materiale necessario per la sua presentazione: quando rialzò lo sguardo, in un angolo sul fondo della sala, la Montgomery colse la figura familiare ed inaspettata di Lancelot, venuto apposta per darle il suo sostegno senza farsi notare; gli doveva molto, ne era consapevole, né aveva dimenticato la promessa fattagli all'inizio di quell'avventura... lo avrebbe aiutato, poteva starne certo.
Buongiorno.
Sono Xylia Montgomery, Settore C, matricola 7447.
In realtà le sembrava inutile annunciarsi in quel modo quando almeno due dei quattro esaminatori -Cox e Lambert- la conoscevano bene, ma suppose che quella fosse semplicemente la prassi.
Si sedette di fronte a loro, appoggiando con cura la valigia a terra, ed aprendola per porre di fronte a loro, come prima cosa, le quattro copie della sua tesi, seguite da una piccola agenda che pose di fronte a sé, aperta, sopra cui erano segnate i numeri delle diapositive da sfruttare nel mago-proiettore: si era preparata talmente tanto bene per quella presentazione che probabilmente nessuno, tra tutti gli esaminandi, avrebbe saputo fare di meglio.
Mentre le veniva spiegato come l'esame si sarebbe svolto, comunque, il suo volto si presentava come una maschera di concentrazione velata da una lieve sfumatura di nervosismo: era rigida, sulla sedia, dritta come un fuso ed attenta, perché sapeva che dal momento in cui il suo tempo fosse cominciato non ci sarebbe stata più alcuna occasione per fermarsi, incepparsi o mostrare segni di cedimento.
Quando vuole, signorina Montgomery.
Si alzò in piedi, a quel punto, estrasse dalla valigia il magi-proiettore per farlo tornare alla propria grandezza originale con un colpo di bacchetta, e lo posizionò rivolto verso la commissione; di seguito, inserì al suo interno le diapositive nell'ordine in cui se le era segnate sull'agenda, in modo tale da non doverle cambiare una ad una manualmente, ma semplicemente premendo un tasto del telecomando di ridotte dimensioni che aveva stretto nella mano destra, e grazie al quale delle immagini olografiche sarebbero comparse di fronte ai quattro senza doverle proiettare su un muro.
Negli ultimi anni, il progresso magi-scientifico ha effettuato passi da gigante: sono state guarite molto malattie cellulari e genetiche, sono stati scoperti nuovi vaccini, la vita media è stata allungata ulteriormente, senza considerare l'aiuto silenzioso fornito al mondo babbano, a dimostrazione di come il divario tra questi due mondi non sia ad oggi così profondo come nel passato.
Tuttavia, dobbiamo ammetterlo, la magi-scienza presenta ancora diverse pecche, falle per le quali non è stata trovata alcuna soluzione... ed io sono qui oggi proprio per presentarvene una.
Sapeva essere molto accattivante quando voleva, doveva riconoscerlo mentre faceva partire la prima diapositiva, raffigurante una cartina mondiale colorata in modo diverso a seconda dei vari Stati, colori non certo messi a caso ma con un significato preciso, che la Montgomery andò subito a spiegare.
Quelli che vedete sono i dati relativi agli incidenti fisici debilitanti ed ai traumi psichici subiti dalla popolazione mondiale magica negli ultimi 50 anni: come noterete, in alcuni Stati queste percentuali raggiungono anche il 15%, ovvero la percentuale di popolazione che, in quello Stato, ha subito e subisce tutt'ora le conseguenze fisiche e/o psichiche di incidenti gravi, shock, traumi di qualsivoglia genere...
Ed è proprio da questo che il mio progetto prende vita, come ho iniziato a spiegare a pagina 2 della mia tesi.
L'Acqua, dentro di sé, lambiva la sua anima con carezze leggere, segno di quanto Xylia fosse in quel momento tranquilla e controllata: per forza, quel progetto era una bomba, doveva solo renderlo al meglio... ed ovviamente "intortarli" per bene sul discorso Mutagene.
Non di rado, in medicina, alcuni traumi particolarmente profondi a livello psichico, emotivo o psico-somatico sono finora stati curati tramite una cancellazione del ricordo stesso, al fine di estirpare il trauma alla radice: e non di rado, facendo ciò, sono state estirpate anche informazioni preziose dalla mente del paziente, che si ritrova senza uno shock, ma anche senza una determinata capacità.
Ancora, pensiamo a coloro che subiscono incidenti sul lavoro, come coloro che si approcciano alle Creature Magiche e vengono ferite gravemente da esse: quante volte queste persone si sono ritrovate prive di memoria, o pur avendola, comunque incapaci di ricordare nozioni fondamentali per il loro lavoro? Meno di due mesi fa, inoltre, il mondo del Quidditch è stato sconvolto dall'incidente di Ian Morgan, giocatore professionista feritosi gravemente alla testa e ritrovatosi nell'incapacità di tornare in sella ad una scopa non perché le gambe non gli funzionassero, ma perché gli sia venuto a mancare il ricordo di come si faccia, le nozioni di base, ciò che l'ha costretto ad interrompere bruscamente la sua carriera, forse per sempre. Anche nel mondo babbano, poi, abbiamo esempi di questo tipo, che innalzerebbero di molto le percentuali presentate poc'anzi e con situazioni ben più gravi vista l'impossibilità di ricorrere alla magia nemmeno per le prime cure immediate.
Mi sono domandata, dunque, se fosse in qualche modo possibile agire sul problema e far sì che l'essere umano non debba più temere di perdere nozioni importanti, fisiche e/o psichiche, a seguito di un incidente, di un trauma, anche di un incantesimo di memoria mal riuscito: e questa... è la risposta.
Si avvicinò alla borsa e, presi da essa il microscopio ed il contenitore di vetro, li mise entrambi sul tavolo: ingrandì il primo con la bacchetta per farlo tornare alla dimensione standard ed aprendo il contenitore lo pose sotto la lente del microscopio, cosicché i membri della commissione potessero osservare coi loro occhi il Mutagene all'interno del loro liquido adattivo, ciò che lo manteneva "in vita".
Prima di illustrarvi nel dettaglio di cosa si tratti, permettetemi di partire dalla base del mio studio, ovvero da ciò che la natura, per certi aspetti molto più avanti di noi, ci offre... nello specifico, due creature piuttosto interessanti.
Due colpi sul telecomando, e due diapositive comparvero l'una di fronte all'altra.
Vi presento l'Ambystoma mexicanum, una salamandra neotenica sviluppatasi nel lago di Xochimilco, nei pressi di Città del Messico, più comunemente conosciuta con il nome di "assolotto" e ritrovabile ormai solo in pochissimi allevamenti al mondo, ed un plantiforme scoperto in Papua Nuova Guinea appena 8 anni fa dallo scienziato Max Planck.
Nessuno dei due era bello da vedere, ad onor del vero, ma considerando quanto le fossero risultati utili al fine di inventarsi una menzogna credibile si poteva ora dire che Xylia li adorasse.
Nonostante appartengano a specie tanto diverse, questi due esemplari hanno in comune una capacità interessante e meravigliosa: la rigenerazione. La prima, infatti, è in grado di rigenerare arti, polmoni e anche midollo spinale, se danneggiati, e persino parti del cervello; il secondo è in grado farsi ricrescere una nuova testa, se decapitato.
Non molto utile forse, penserete voi... se non fosse che secondo gli studi condotti al "Max Planck Institute" in Germania, una planaria decapitata non solo sia in grado di farsi ricrescere una testa, ma di rigenerarla mantenendo tutte le informazioni di quella precedente, come se l'animale non l'avesse mai persa.
Da qui, la domanda è sorta quasi spontanea: partendo dal presupposto che nell'essere umano tutte le informazioni genetiche trasmissibili da un individuo all’altro si trovino all'interno del DNA, che tutti i dati riguardanti la nostra persona, tutte le capacità psichiche e fisiche di un individuo risiedano in questa doppia elica che ancora oggi affascina gli scienziati di tutto il mondo... potrebbe mai essere possibile creare un gene, da inserire proprio all'interno del DNA, capace di rigenerare le informazioni psichiche/fisiche perse da un individuo per i motivi sopracitati, esattamente come il plantiforme rigenera le informazioni presenti nella sua testa?
Si prese qualche istante, in modo tale da riprendere fiato ma soprattutto da far prendere coscienza a Cox e compagnia la portata -rivoluzionaria, si poteva dirlo- del progetto dell'Acuan, anche se Lambert aveva già avuto modo di venirlo a sapere quando la giovane donna gli aveva chiesto aiuto.
Un progetto del genere doveva per forza partire dalla capacità rigenerativa delle informazioni della planaria, ma come estrapolarla e manipolarla così da renderla combinabile con un DNA umano? Innanzitutto ho studiato il gene del plantiforme che racchiude questa capacità, gene che ho chiamato X e la cui struttura è da voi consultabile a pagina 9: come noterete si tratta di una struttura cellulare totalmente incompatibile con qualsiasi DNA umano, il che la renderebbe apparentemente inutilizzabile... o almeno così credevo fino a quando non ho studiato lo stesso gene rigenerativo nell'assolotto, scoprendo che esso derivi cellule molto simili a quelle staminali adulte dei mammiferi.
Come potrete osservare da pagina 9 a pagina 21, i primi mesi di lavoro sono stati dedicati all'estrapolazione dei due geni, alla loro combinazione tramite enzimi nucleotidi, e alla manipolazione del gene ottenuto con molecole presenti nel DNA umano; tutto questo per arrivare, pagina 22, a ciò che ho chiamato Mutagene... e la cui forma finale si trova proprio di fronte ai vostri occhi.
Il gene di Lancelot, in parole povere, estrapolato teoricamente dal DNA del ragazzo e quel giorno frutto, invece, dell'ambizione e della genialità della Montgomery, la quale attese che la commissione, qualora l'avesse voluto, osservasse più attentamente il Mutagene attraverso il microscopio e ne studiasse la formula riportata sulla tesi, sentendosi decisamente più sollevata; da quel momento in poi, infatti, la presentazione sarebbe risultata per lei molto meno complessa, perché avrebbe semplicemente dovuto spiegare tutti i passaggi che aveva effettuato sul gene "difettoso" del Kad Aran per arrivare a migliorarlo.
Il primo Mutagene da me creato si presentava come altamente precario, con una percentuale di stabilità del 18%: la mia prima preoccupazione, dunque, è stata quella di aumentare quest'ultima, attraverso una serie di ipotesi testate tramite simulazione; era possibile, infatti, che spostando o modificando anche solo una base all'interno della trasmissione del Mutagene esso collassasse o, viceversa, si stabilizzasse maggiormente, ed è proprio su questo studio che mi sono concentrata per circa due mesi, effettuando diverse simulazioni che ho riportato nel dettaglio, comprensivo di ciascun risultato, da pagina 25 a pagina 41.
Un lavoraccio, lo si poteva intuire facilmente, ma che come scritto nella tesi di Xylia aveva innalzato la stabilità del Mutagene da un misero 18 ad un molto più consistente 76,2%.
Reso stabile il Mutagene, tuttavia, ho dovuto prendermi un po' di tempo per definire nello specifico su cosa stessi puntando: il gene da solo avrebbe potuto costituire già di per sé un'eccellente scoperta, ma come fare per renderlo autonomo, capace quindi non solo di adattarsi ad un DNA umano, ma di spostarsi all'interno delle sue basi azotate a seconda di una data necessità? Come renderlo unico, ed al tempo stesso capace di mutare in modo automatico a seconda della sezione in cui veniva inserito? La risposta a queste mie domande risiede, come avrete già intuito, nel liquido in cui il Mutagene è conservato.
Le venne spontaneo, a quel punto, lanciare un'occhiata più intensa a Lambert, perché era stato grazie a lui che il progetto non si fosse arenato per l'incapacità -inesperienza, forse era quello il termine più corretto- di Xylia di trovare l'errore.
Un composto adattivo capace non solo di conservare il gene e di mantenerne la stabilità, ma di renderlo adatto all'implementazione all'interno del DNA di un essere umano adulto senza alcun rischio.
Come potrete constatare voi stessi a pagina 45, la formula finale di questo composto comprende più di 50 elementi bio-chimici diversi tra cui dell'uracile che ho sintetizzato in laboratorio.
Come se creare un Mutagene da zero non fosse stato già abbastanza, insomma.
Una volta testata la validità del composto adattivo, e la sua compatibilità sia col DNA umano che col Mutagene stesso, mi sono concentrata sul tempo di reazione di quest'ultimo nel corso delle simulazioni, decisamente elevato rispetto a quanto preventivato nel corso del mio studio sul Mutagene.
Inizialmente mi sono concentrata sugli agenti reattori più comuni, ovvero Attinio, Radon, Terbio ed Yttrio, ma nessuno, lo noterete voi stessi da pagina 47 a 53, si è dimostrato utile alla causa perché ciascuno andava a minare o la stabilità del Mutagene o la sua autonomia. Alla fine, seppur azzardando molto, ho testato l'agente reattore meno consigliabile in assoluto... l'ununpentio.
In realtà era stata un'idea di quella pazza di Daphne, ma l'amica le aveva detto di prendersene tranquillamente tutto il merito e di certo la Montgomery non sarebbe stata così pazza da non approfittarne.
Combinandolo col Mutagene in una percentuale del 2%, e bilanciandolo con del Disprosio all'1,3%, pagina 58, non solo sono riuscita a ridurre i tempi di reazione del Mutagene di sei decimi di secondo... ma gli ultimi test di compatibilità adattiva hanno dato un risultato del 98,1%.
Sono consapevole, naturalmente, della mole aggiuntiva di lavoro che il mio progetto ancora richiederebbe, prima di essere testato su una persona reale, ma le simulazioni che ho svolto e che ho riportato da pagina 59 a 68 hanno dato tutte lo stesso risultato: riuscita al 99,3%.
C'era bisogno di aggiungere altro?
Le sembrava che il sottinteso, ovvero la genialità del progetto e della Ricercatrice dietro esso, fosse più che mai evidente; in ogni caso, una volta tornata seduta, si prestò senza alcun timore a rispondere alla dozzina di domande -soprattutto da parte di Cox e Lambert- che i quattro le fecero, a seguito delle quali venne il momento della parte pratica dell'esame.
Ovviamente, come detto, non poteva certo prendere il Mutagene ed inserirlo nel proprio DNA, né poteva chiedere a Lance di presentarsi di fronte alla commissione e dimostrare come esso funzionasse perfettamente: ciò che poté fare, invece, fu utilizzare il simulatore già presente nell'aula, riportare i dati del Mutagene esattamente come descritti nella sua tesi, e dimostrare il suo comportamento in base alla base azotata in cui veniva inserito e alle mancanze presenti in essa, osservando con aria orgogliosa e compiaciuta come esso mutasse di volta in volta sotto gli occhi degli scienziati di fronte a lei per adattarsi "all'ambiente".
... ed anche in questo caso, come avete potuto constatare di persona, il Mutagene ha reagito all'input fornito entro 12,3 secondi dal suo inserimento.
Disse al termine dell'ultima simulazione, a cui seguì la conclusione ufficiale del suo esame e, di conseguenza, il recupero di tutto il materiale portato per l'occasione.
Mi auguro di esser stata all'altezza delle vostre aspettative...
Buon lavoro.
Con quell'ultimo augurio -forse rivolta più a se stessa che a loro- la Montgomery strinse la mano a tutti e quattro ed uscì dall'aula, raggiungendo Daphne che praticamente stava saltellando sul posto nell'attesa che l'amica uscisse.
Allora?!
Com'è andata, che ne dici?
... dico che a prescindere dal risultato di oggi, non ce l'avrei mai fatta senza di te.
... Xylia...
E dico anche che stanotte, quant'è vero che sono la migliore scienziata in questa stanza... ti porto in Paradiso.
Ooooohhh...