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Per Al Muharraq...

Messaggioda Ariel » 28/07/2016, 17:44

[Ospedale "San Mungo"/Ospedale "Panacea Clinic of Bahrein"/Abitazione di Zephyr Kenway - 17.08.12 - ore 10.21]


Era cominciato tutto in modo innocente: lettere d'amore, richieste di invio di cd/poster autografati, il classico comportamento di un fan insomma, a cui Ariel inizialmente non aveva dato alcun peso; poi, però, le lettere si erano fatte più... esplicite, decisamente troppo esplicite, con riferimenti sessuali e promesse d'amore eterno che l'avevano resa inquieta. Parlandone con i suoi managers, Evan e Calvin, aveva da loro ricevuto il consiglio di affermare, alla prima conferenza stampa, una sua frequentazione con un ragazzo misterioso, in modo tale da placare, secondo il loro punto di vista, il fervore del suo sconosciuto ammiratore.
Inaspettatamente, però, le cose erano andate al contrario di quanto ipotizzato: sì, in un primo momento l'ammiratore sembrava aver capito l'antifona, tanto da non farsi più sentire... salvo poi aspettare la Jiménez davanti a casa, una sera, quando la colombiana stava rientrando molto tardi dopo un concerto. Aveva cercato di essere gentile e di convincerlo ad andare via, ma poi...

Q-Quella è...

Sì Ariel, è una pistola!
Credevo che tu avessi capito che siamo fatti per stare insieme, e invece cosa scopro? Che stai uscendo con un altro?! Come hai potuto farmi questo?!?


Era sbiancata, credendo in un primo momento di essere prigioniera di un incubo da cui sarebbe presto svegliata... ma non era così: era più che sveglia e quella era la realtà, una realtà in cui un fan babbano fuori di testa stava minacciando di ucciderla.

T-Ti prego, parliamone...

Di cosa vuoi parlare Ariel?!
Di cosa?!?


Mi d-dispiace, io non... non avevo capito...

Sei come tutte le altre...
Credevo che tu fossi migliore, volevo fare di te la mia Dea... invece sei solo una lurida puttana che non merita il mio amore, e nemmeno di vivere...


P-Per favore, n-no, non farlo, n-no!!


Aveva osservato il ragazzo puntarle la pistola all'altezza del viso, pietrificandola sul posto: in un secondo le era passata davanti tutta la sua vita, i rimpianti per ciò che non aveva fatto e le mille cose che pur ferendola le avevano fatto bene, alla fine. La mente volò a tutti coloro che non avrebbe più visto: Evan e Calvin, Gérôme, la sua dolce Cappie, Alexis, Vergil... e Zephyr; le veniva quasi da ridere nel ricordare di quando le aveva promesso di proteggerla da tutto e tutti, lui che più di ogni altro le aveva spezzato il cuore, e che avrebbe probabilmente scoperto della sua morte sul giornale, come chiunque altro.
Quei pensieri durarono il tempo di un battito di ciglia, il secondo che precedeva la fine... o almeno, così pensava: sentì uno sparo, sentì la propria voce urlare terrorizzata, ma non fu lei a ricevere il colpo; l'ammiratore finì a terra disteso, svenuto a causa del colpo ricevuto in pieno viso, ma c'era qualcun altro a terra, ferito da quella pistola, sanguinante.

... Zephyr...

Perché era lì?
Cosa ci faceva nei pressi di casa sua?
E cosa gli era venuto in mente di fare, mettendosi in mezzo e prendendosi il colpo al posto suo?
Tutte domande inutili, in quel momento.
Si inginocchiò accanto al Kenway, con le mani tremanti e le lacrime che già le solcavano le guance, abbracciandolo e smaterializzandosi all'istante al San Mungo, il posto più vicino per permettergli di ricevere le cure migliori: l'avevano operato d'urgenza per rimuovere la pallottola che gli aveva sfiorato il cuore, invitando Ariel ad andare a casa e a non rimanere lì, perché sarebbe stata un'operazione piuttosto lunga; la Jiménez, però, era andata alla polizia babbana, denunciando l'ammiratore che l'aveva aggredita e che per poco non l'aveva ammazzata.
Fu così che scoprì che il ragazzo fosse piuttosto avvezzo alla persecuzione di cantanti famose, e si sentì parecchio sollevata nel saperlo velocemente chiuso in carcere, si sperava per molto tempo: aveva avvertito i manager e Gérôme, sapendo che tanto poi la notizia si sarebbe sparsa anche nel mondo magico, ma non le importava.
Passò i quattro giorni successivi fuori dalla stanza del semi-Vampiro, senza mai avere il coraggio di entrare e parlargli: aveva anche chiesto al personale dell'ospedale di tacere con lui sulla sua presenza lì, calandosi perfettamente nella parte del fantasma sempre presente ma mai visibile; era rimasta fuori da quella camera quasi giorno e notte, riflettendo, rivivendo la scena al rallentatore, crogiolandosi in continue domande senza risposta ed alimentando così una curiosità che, lo sapeva bene, soltanto Zephyr stesso avrebbe potuto stemperare... e scrivendo.
Aveva scritto una canzone, in quei giorni, un testo che rispecchiasse la consapevolezza raggiunta dopo l'accaduto: era stata debole, incapace di reagire, inerme, quando invece avrebbe dovuto lottare per difendersi, per proteggere la propria vita; in generale, se n'era resa conto ora dopo ora, in quegli ultimi tempi aveva lasciato che la vita le passasse davanti senza esserne vera protagonista, come se non le importasse, come se non la riguardasse. Si era resa vittima di un carnefice inesistente, frutto delle sue paure ed insicurezze, sbagliando e rischiando di perdere tutto: quella canzone era un monito non solo per se stessa, ma anche per tutte le donne che si credevano incapaci di reagire a ciò che le abbatteva, che credevano di poter subire e basta, di non avere il diritto di lottare per ciò che consideravano giusto ed importante.
E quando finalmente si era decisa a farsi coraggio e a parlargli... sorpresa sorpresa!

Mi dispiace signorina, ma il paziente è stato dimesso poche ore fa.

Ma... sta dicendo sul serio?
Di già?!


Sì, signorina.
Il paziente stesso ha richiesto la sua dimissione anticipata, e non avendo nulla in contrario il medico ha dato il suo benestare.


E ora?
Come avrebbe fatto a parlare con lui, non sapendo più quale e dove fosse la sua abitazione? Un'espressione sconcertata e smarrita si palesò sul suo volto, quella di chi pensava di avere ancora tanto tempo... e che invece era rimasta con l'amaro in bocca da un momento all'altro.

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È proprio un peccato che il signor Kenway se ne sia andato tanto presto, ma immagino che in Bahrein lo stessero aspettando con ansia...

... come ha detto, scusi?
In... in Bahrein?


Sì, certo!
Non lo sa? Lavora lì da mesi ormai, sotto la guida esperta del Medimago Brightless! Abbiamo sentito tutti la sua mancanza, quando se n'è andato...


Aveva ringraziato, un po' frastornata ancora, lasciando il San Mungo per raggiungere l'ospedale del Bahrein, dove però egli non c'era, probabilmente perché ancora a casa a riposo: ci era voluto un po' per farsi dire dove il Kenway vivesse, ma alla fine aveva ottenuto l'indirizzo della sua abitazione... ed era lì che si era diretta, senza sapere bene cosa dire, senza essersi preparata alcun discorso... ma con la consapevolezza di aver bisogno di un confronto con colui che, non sapeva come né perché, le aveva salvato la vita.
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Messaggioda Zephyr » 28/07/2016, 22:49

Monolocale Chic di Zephyr Kenway + 17 Agosto 2112 + Ore 10:16 + Bahrein

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La comodità dell'avere un'alta carica nel campo della MediMagia era anche il fatto di poter comprendere quando andarsene e farsi lasciare andare senza troppi ostacoli.
Senza contare poi le amicizie rimaste al San Mungo che bene o male lo avevano accolto con calore, dimostrandogli di apprezzarlo ancora, seppur facente ormai parte di un'altra struttura.
Era trascorso così tanto tempo, pensava che fossero passati anni ed invece erano ancora pochi mesi, niente di che, un nulla in confronto alla vita che lo aspettava.
Arrivare lì sotto forma di paziente lo fece quasi ridere divertito, ma un divertimento amaro, un divertimento dettato da diversi stati d'animo, tutti contrastanti tra loro.
Già da alcune settimane la solitudine lo attanagliava così tanto pesantemente da lasciarlo senza fiato, adesso che nella sua abitazione non c'era più l'ombra o il profumo di Melia.
Con lei avevano condiviso molto, in ogni angolo di quella casetta, un appartamento dato in dotazione decisamente bello e sopra i normali livelli di abitabilità generale e civile.
Ora che le sue cose non c'erano più e che anche ogni singolo elemento non gli ricordasse più la scorsa presenza della greco-tedesca, tutto sembrava essere regredito e tornato ad una origine troppo candida.
Lui da solo contro il mondo intero, quando Ariel non sapeva il suo segreto e quando ormai la Herbert si era orientata completamente sul professore, diventando sua Assistente.
Anche in tal caso sembravano essere trascorsi anni... Ma la differenza stava nel fatto che era davvero così e tornare in quella condizione non era semplice nemmeno per uno come lui.
La colombiana aveva messo in chiaro (musicalmente parlando) quanto avesse scelto di andare avanti, ma il Kenway non era stato della stessa idea, rimandando di un po' l'arrendersi del tutto all'evidenza.
Osservandola nel quotidiano era giunto alla conclusione che stava benissimo, era più serena, tranquilla, felice e magari chissà, anche invischiata in una storia con il Vocal Coach fatto su misura per lei.
Già, che razza di mostro era stato, lui e quell'altro pazzo del Connor, solo per compiacere Melia, solo per renderla più docile, per guadagnarsi ancora un ossetto, loro, poveri cagnolini stupidi e creduloni.
Capiva le motivazioni della ragazza, era fatta così, lo sapeva bene, ma da lì a perdonarla la strada era parecchia e non era detto nemmeno che la potesse perdonare del tutto, anche dopo anni.
Tralasciando questo, comunque, il bisogno di Zephyr di avere ogni tanto un piccolo contatto con Ariel era culminato nell'andare ad un suo concerto per ascoltarla e sorridere lievemente durante le esibizioni.
Era bello poter notare quanto fosse migliorata, quanto fosse diventata più sicura e padrona della scena, un bel po' di differenza rispetto al centro estivo diversi anni prima, no?
Quella notte però, qualcosa aveva mutato drasticamente il suo stato d'animo: una voce in mezzo alla folla ascoltata per caso grazie alle sue doti decisamente superiori e soprannaturali.
Qualcuno che pensava di farle del male, qualcuno che stava escogitando di farle del male per via di una parola di troppo, di una intervista in mezzo al concerto dove la Jiménez aveva parlato di un amore segreto e momentaneamente inconfessabile. Purtroppo però, quella voce non fu riconoscibile e Zephyr dovette per forza regolarsi da solo su come fare a risolvere il problema, smaterializzandosi direttamente verso casa della Jiménez sperando di intercettarla e di conseguenza avvertirla del pericolo imminente... Peccato che il pericolo l'aveva già raggiunta e rischiava di farle seriamente del male, anzi, rimuoverla completamente dal creato. Di fronte a quella possibilità il Kenway aveva reagito di puro istinto, utilizzando le sue abilità come Semi Vampiro e sventando il pericolo, al costo di una pallottola molto, troppo vicina al cuore.
La rigenerazione soprannaturale unita alla medicina magica moderna per fortuna sventarono il pericolo di morte, ma al costo di essersi mostrato alla colombiana senza nemmeno la possibilità di spiegarle perché fosse lì, perché fosse giunto davanti alla sua casa come una specie di spione o stalker non tanto diverso dal pazzo che le aveva puntato addosso un'arma.

... Prego solo che non venga a cercarmi... Ma ho paura che accadrà...


Ariel aveva un cuore buono ed in più era probabile che si fosse chiesta come mai lui fosse lì e non con la sua adorata Melia, per la quale aveva strappato il cuore alla colombiana con tanta semplicità.
Dirle la verità avrebbe significato creare un odio assoluto da parte della Jiménez verso la Herbert ma, onestamente, a Zephyr andava ancora di coprire l'amica e le sue cretinate egoiste ed egocentriche?
No, era finito il tempo della protezione in tutto e per tutto, dello spalleggiarsi sempre e comunque, lì ne andava della stabilità mentale ed emotiva della bionda e se in qualche modo il Kenway avesse potuto aiutarla ad affrontare meglio l'elaborazione del dolore dell'anno scorso, allora bene così, via libera alla verità, senza filtri. Per quanto onestamente nutriva grossi dubbi sul fatto che ancora si dannasse per lui.
Aprì la ghiacciaia dove aveva lasciato a freddare sotto zero una bottiglietta di acqua. Acqua ghiacciata, insomma la migliore panacea in assoluto per aiutarlo a stare meglio e sentirsi in pace, in ripresa.
Poco prima si era anche steso su una lastra di ghiaccio, dopo aver trasformato l'acqua nella vasca in un blocco freddo solido, respirando a fondo e sentendo sotto la pelle il suo Elemento che nutriva lo spirito.
Bevve un sorso, una meraviglia assoluta. Qualche goccia gli cadde sul petto nudo, coperto appena dalla parte superiore di una tuta da casa decisamente leggera e primaverile. Sotto aveva dei semplici pantaloncini dello stesso colore, in abbinato, con scarpe da ginnastica. Forse dopo sarebbe anche uscito a correre, chissà. Poi, il campanello della porta. No, non poteva essere lei, probabilmente si stava trattando di Sylvia, l'infermiera pazza di lui che gli consegnava le cartelle dei casi da analizzare per il giorno seguente quando fosse tornato al lavoro, in modo da anticiparsi un po' la fatica, oltre a chiedergli come stesse e se ormai andasse tutto bene e fosse fuori pericolo. Andando verso l'ingresso, premette il bottone magico sul lato del muro per sbloccare la serratura e permettere alla collega di entrare, ma dovette arrestare sia il passo, sia il sorriso, non appena la figura della colombiana entrò nel suo campo visivo, lasciandolo sia sorpreso, sia interdetto, oltre che incredibilmente affascinato dalla bellezza della ex fidanzata.

Ehi Sylvia, non dovevi scomodarti, davv-...

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... Ariel.


Disse il suo nome a tono di voce moderato, un po' imbambolato ad essere sinceri, mentre ella probabilmente chiudeva la porta alle proprie spalle osservando dove abitasse.
Era una situazione così strana e surreale che faceva fatica a credere che fosse vera, ma era anche felice come una Pasqua Babbana che ormai non ci fosse più alcun ricordo di Melia lì dentro.
Forse in effetti, tolti molti elementi della casa di una coppia, l'abitazione poteva apparire un po' spoglia, ma meglio spoglia che con dettagli che potessero indurre la bionda a fuggire via.
Cercò di pensare a qualcosa da dire nel corso di quei pochi secondi, ma dalla bocca non uscì un solo, singolo fiato. La fasciatura nascosta sotto la giacchetta di improvviso non faceva manco più male.
Vederla lì, dentro casa sua, gli fece dimenticare tutto, anche il dolore, perché quando si medicava con un balsamo speciale la sofferenza dell'anima, il corpo si adeguava di conseguenza.
Ingoiò un po' di saliva, si leccò appena le labbra, poi, decise di fiatare, non volendo far crollare inesorabile un silenzio imbarazzante e sconveniente.

Ti sei ripresa?
Stai bene?


Tipico di Zephyr Kenway quando si trattava della sua Ariel Jiménez: preoccuparsi del suo status quando quello ad aver preso una pallottola era lui. L'Amore.
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Messaggioda Ariel » 29/07/2016, 11:05

Di fronte alla soglia di casa sua, Ariel si ritrovò a chiedersi se presentarsi lì senza prima avvisare non fosse stato un errore madornale: forse si sarebbe dovuta cambiare - indossava una camicia bianca, degli shorts di jeans, delle scarpe di tela, persino degli occhiali da riposo, accompagnando il look con capelli sciolti e una borsa con dentro di tutto e di più - forse avrebbe prima dovuto mandargli un biglietto per assicurarsi che una sua eventuale visita non lo avrebbe disturbato, insomma, tutto tranne che piombargli in casa all'improvviso, di mattina presto.
E se stava ancora dormendo, essendo in convalescenza? Forse gli stava rovinando pure la mattinata per l'egoistico desiderio di parlargli... e per dire cosa, poi? Non lo sapeva nemmeno lei, quello era il punto!
Si stava ancora dando della stupida quando la porta si sbloccò, permettendole di poggiare la mano sul pomello, ruotarlo e farsi avanti, mettendo piede in casa dell'ex fidanzato con Zephyr che la guardava abbastanza... interdetto.

Ehi Sylvia, non dovevi scomodarti, davv-...

Abbassò lo sguardo, sentendosi una cretina perché, nella sua ottica, era evidente che il Kenway stesse aspettando qualcuno: fisicamente era bellissimo, sexy con quella giacchetta aperta che rivelava il suo corpo scolpito, da acquolina in bocca anche, specie per chi come lei, in quanto Aberrazione, si sentiva pure più attratta da lui, più su di giri in sua presenza. Era dal giorno in cui l'aveva lasciata che non si trovavano l'uno di fronte all'altra, una sensazione strana, quasi surreale perché non credeva avrebbe mai più avuto l'occasione di rivolgergli la parola.

... ciao.

... Ariel.

Si chiuse la porta alle spalle, lanciando occhiate discrete a quella casa che sembrava davvero... spoglia, sì, non avrebbe saputo come altro definirla: c'erano pochissimi mobili, quelli indispensabili probabilmente, suppellettili pari a zero, come se nemmeno ci abitasse lì; credeva che avrebbe trovato oggetti che potessero rimandare a Melia, e invece non sembrava essercene nemmeno mezzo. Che alla fine i due si fossero mollati - o meglio, che il Kenway si fosse stancato di fare da terzo incomodo tra lei e Dylan? Forse il nome pronunciato prima dal semi-Vampiro, "Sylvia", si riferiva alla nuova ragazza che stava frequentando, e da cui poteva aspettarsi una visita?
Non seppe dire cosa quel pensiero le provocò: un moto di fastidio certo, perché in quel caso sarebbe stato evidente che, dopo la Jiménez, egli fosse stato perfettamente in grado di andare avanti, sentimentalmente parlando, mentre lei con Robyn aveva fallito e poi aveva lasciato completamente perdere il gene maschile, ma se fosse stato solo quello il motivo del fastidio, beh, non avrebbe saputo affermarlo con certezza.

Spero di non disturbare, forse aspettavi la visita di qualcun altro...

Disse infatti, nel modo più cortese possibile, perché di certo non voleva infastidirlo con la sua presenza: fortuna che la decisione di andarlo a trovare fosse stata tanto improvvisa da impedirle di pensare a portargli un regalo, come una pianta o qualcosa di simile, altrimenti l'imbarazzo sarebbe stato doppio.

Ti sei ripresa?
Stai bene?


... sei consapevole che una domanda del genere dovrebbe essere pronunciata a parti invertite, vero? - domandò Ariel con una lieve ironia nel tono di voce - Anche se l'ultima volta non ti sei curato molto di come stessi, mentre mi strappavi il cuore dal petto...

Si odiò non appena quelle parole le scivolarono fuori di bocca: era lì per ringraziarlo, non certo per rinfacciargli quanto male le avesse fatto perché, nonostante lo stato semi-catatonico in cui era scivolata dopo la rottura con lui e l'aver impiegato settimane, mesi per riprendersi adeguatamente, anche quell'evento l'aveva resa alla fine più forte e meno fragile.
Alzò la mano quindi, prima che lui potesse dire qualsiasi cosa, per fargli capire di non dover nemmeno rispondere all'ultima frecciatina acida che gli aveva lanciato.

Scusami, non sono qui per questo.
Il passato è passato, quindi... sto bene, grazie. Ancora un po' scossa, veramente, ma credo che questo sia normale. Ho chiesto ai miei managers un po' di tempo per me, sai, per elaborare tutto ciò che è successo...


Ed ovviamente Evan e Calvin avevano accettato all'istante, sentendosi pure un po' in colpa perché, a dirla tutta, l'idea di annunciare un suo fidanzamento misterioso in pubblico era stata proprio la loro.

Sono io che dovrei chiederti come stai...
Non avresti dovuto metterti in mezzo, quella pallottola poteva ucciderti e nemmeno le tue capacità da Vampiro avrebbero potuto salvarti, se ti avesse centrato il cuore!


Sbottò, infervorandosi nella parte finale della sua affermazione, come a fargli capire che si era preoccupata molto per lui - altrimenti non sarebbe mai rimasta fuori dalla sua stanza d'ospedale, per quanto lui non lo potesse immaginare.

Quel ragazzo rimarrà in carcere per un bel po', comunque... sembrerebbe che non fosse la prima volta che si metteva a perseguitare cantanti famose fino a perdere il controllo.
Sono stata molto fortunata ad essere minacciata di morte mentre tu passavi casualmente nei pressi di casa mia...


Per caso, ovviamente, perché sennò quale altra motivazione avrebbe potuto spiegare la presenza del Kenway lì, quella sera?
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Ariel
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Messaggioda Zephyr » 30/07/2016, 15:37

Spero di non disturbare, forse aspettavi la visita di qualcun altro...

Più che aspettarla, la ipotizzo.
La Responsabile delle Infermiere di solito mi porta le cartelle a casa quando devo mancare qualche giorno dall'ospedale.


Non ebbe nemmeno la lontana sensazione che la ragazza potesse sentirsi imbarazzata o lontanamente gelosa nei confronti di un possibile diverso arrivo femminile più intimo.
Zephyr immaginava che Ariel fosse ormai diretta per la propria strada, senza la necessità di pensare a lui o di pensare al fastidio nei confronti di una nuova ipotetica fiamma.
C'era comunque da considerare che Sylvia fosse tutto benché una fiamma, ma quello era un altro discorso e non era necessario affrontarlo in quella sede.
La situazione era abbastanza strana, di nuovo l'uno di fronte all'altra, come i primi tempi nel coro della scuola, quando lei non riusciva facilmente a sostenere il suo sguardo.
Allora il Kenway era ben consapevole dell'influenza avuta su di lei e allo stesso tempo era sicuro delle proprie mosse, a differenza di quel presente.
Tutto era strano, tutto era fuori luogo, eppure in un certo senso... Vagamente familiare.

Ti sei ripresa?
Stai bene?


... sei consapevole che una domanda del genere dovrebbe essere pronunciata a parti invertite, vero?

Un buco nel petto può scomparire e lasciare solo l'ombra di una cicatrice.
Uno shock è più difficile da guarire, specie quando certe situazioni sono completamente nuove e inaspettate.


Anche se l'ultima volta non ti sei curato molto di come stessi, mentre mi strappavi il cuore dal petto...


Sbatté le palpebre piano, una volta sola, mentre ascoltava quella frase e la elaborava con moltissima calma ed attenzione, andando a richiamare il Ghiaccio che lo seppe aiutare almeno un poco.
La colombiana aveva perfettamente ragione. Dal suo punto di vista, Zephyr l'aveva abbandonata di punto in bianco, senza curarsi minimamente del male che le stesse procurando.
Strappare il cuore dal petto, sì, la metafora in un certo senso calzava alla perfezione e rendeva l'idea, un'idea che al Kenway riprese a fare molto male, davvero tanto male.
Ella alzò la mano per invitarlo a non replicare, a non dire niente, ma infatti Zephyr non espresse una singola parola, specie perché il senso di colpa era fin troppo schiacciante.
Era così importante che fosse stata tutta colpa di Melia? Sì, certo, ma non per lui, non quando il suo primo pensiero da sempre risultava essere il benessere della Jiménez.
Bevve un altro sorso d'acqua gelata, quel piccolo incentivo al suo spirito per sostenerlo.

Scusami, non sono qui per questo.
Il passato è passato, quindi... sto bene, grazie. Ancora un po' scossa, veramente, ma credo che questo sia normale.
Ho chiesto ai miei manager un po' di tempo per me, sai, per elaborare tutto ciò che è successo...


Credo ti forniranno tutto il tempo che necessiti.

Sono io che dovrei chiederti come stai...
Non avresti dovuto metterti in mezzo, quella pallottola poteva ucciderti e nemmeno le tue capacità da Vampiro avrebbero potuto salvarti, se ti avesse centrato il cuore!


... Forse sarei sopravvissuto lo stesso.
Come hai giustamente detto, pur perdendone uno, di cuore, possedevo ancora quello che ti ho ingiustamente rubato con la forza.


Si volse, andando verso il tavolo della cucina abitabile, spingendo quindi Ariel ad avvicinarsi e mettersi seduta, oppure rimanere in piedi, come preferiva.
Dal MagiFrigo estrasse una bottiglia con un succo di frutta multivitaminico, mettendone un po' in un bicchiere e porgendoglielo con delicatezza assoluta.
In quel gesto c'era la frase "resta ancora, non andartene via così presto". Un comportamento normale, alla Zephyr, lo Zephyr che lei conosceva da anni.
Si sarebbe accorta da sola che tutto quel modo di fare cozzava abbastanza col modo in cui aveva liquidato la loro relazione l'anno precedente.
Il Kenway non lo pretendeva, anzi, non era tenuta a soffermarsi su certi dettagli perché aveva tutto il diritto di fregarsene e pensare solo e soltanto a se stessa.
Dal canto suo, bevve altra acqua, continuando a fissarla negli occhi.

Quel ragazzo rimarrà in carcere per un bel po', comunque... sembrerebbe che non fosse la prima volta che si metteva a perseguitare cantanti famose fino a perdere il controllo.
Sono stata molto fortunata ad essere minacciata di morte mentre tu passavi casualmente nei pressi di casa mia...


Ero al concerto.


Esordì con voce calma, monocorde, inspirando.

Ascoltavo la tua voce cercando di ritrasmettere emozioni al mio animo.
Poi, verso l'ultimo brano, per caso le mie orecchie hanno udito il tipo affermare di volerti rendere sua per l'eternità, anche fossi stata tale sotto terra.
Non potei comprendere chi fosse, c'erano troppe persone, ma ero sicuro che se proprio voleva agire, allora l'avrebbe fatto andando vicino a casa tua.
Ecco perché mi trovavo lì. Non ho potuto smaterializzarmi subito perché al concentro c'erano anche Babbani, l'ho fatto appena ne ho avuto l'occasione.
Arrivato appena in tempo, quel folle stava per compiere l'insano gesto.
Eri diventata bianca... Impietrita.


Posò la bottiglietta d'acqua sul tavolino, andandole più vicino, sempre se ella glielo avesse permesso.

Perché non ti sei smaterializzata?
Perché non hai reagito?
Avevi la bacchetta con te eppure... Non sei riuscita ad afferrarla ed usarla.
In caso di pericolo per la vita o aggressione la legge magica non prevede sanzioni.
Eri terrorizzata e non sei riuscita a muovere un muscolo.
... Mi dispiace, mi dispiace di averti resa così vulnerabile.


Si diede la colpa senza troppi problemi, con voce quasi rotta dal dispiacere, abbassata di un tono come si abbassarono anche gli occhi, colti da un vacuo buio di tristezza.
Strinse il pugno, espirando ancora pesantemente, per poi spostarsi verso il banco del piano cucina, dove stava un bicchiere solitario ancora non lavato, unico elemento che stonava in quella "perfezione".
Lo prese in mano e di istinto, con rabbia, lo scagliò contro il muro, mandandolo in mille pezzi, rimanendo in silenzio per alcuni secondi, digrignando i denti perché l'aveva tirato col braccio destro.
Il pettorale destro era fasciato e quindi muovendo quel muscolo nell'uso del braccio corrispondente, esso gli aveva fornito sofferenza e alcuni acuti fastidi.
Ariel non era stata debole perché faceva parte della sua natura, no, doveva prendersi le proprie responsabilità anche Zephyr, doveva, era necessario.
Senza nemmeno guardarla, fissando un punto nel muro, quello colpito dal bicchiere, finalmente il Semi Vampiro spiegò il perché di quella reazione per nulla da lui, per nulla da Ghiaccio.

... Melia mi ha fatto bere un filtro d'amore, per legarmi a lei e riuscire a farmi superare l'idea di condividerla con Dylan.
Ti avevo promesso che sarei sempre stato al tuo fianco, che saremmo cresciuti insieme, che ci saremmo sempre tenuti per mano nella tempesta della vita.
Invece da un attimo all'altro me ne sono andato... Ti ho lasciata da sola, indifesa, inerme davanti al destino e alle avversità...
È colpa mia se non hai fatto nulla per difenderti, è colpa mia se non hai avuto la prontezza di comportarti lucidamente...
È colpa mia se oggi sei più fragile, se ti riesce più difficile esprimere il sorriso, il tuo sorriso... Il più bello che io abbia mai visto...
... Perdonami per non aver tenuto fede alla mia parola, il mio amore avrebbe dovuto superare anche la Magia... Eppure non ce l'ha fatta... Forse... Forse non era abbastanza... E tu meriti il Meglio.
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Messaggioda Ariel » 30/07/2016, 17:09

Spero di non disturbare, forse aspettavi la visita di qualcun altro...

Più che aspettarla, la ipotizzo.
La Responsabile delle Infermiere di solito mi porta le cartelle a casa quando devo mancare qualche giorno dall'ospedale.


La... la responsabile...
Ca... capisco...


Quindi Sylvia non era il nuovo flirt di Zephyr, la ragazza che aveva preso il posto di Melia nella sua vita... bensì la responsabile delle infermiere che si preoccupava di portargli a casa le cartelle al fine di non farlo rimanere troppo indietro col lavoro.

Che stupida!

Si sentì tale non appena quella presa di coscienza venne debitamente elaborata dal suo cervello, donandole una inspiegabile sensazione di sollievo: non lo amava più, aveva chiuso con lui, era finalmente andata avanti... allora che le importava cosa lui facesse, e soprattutto con chi?! Possibile che le fosse bastato rivederlo, ritrovarlo accanto a sé, osservarlo sfidare anche la morte per lei... per riaprire una porta che sembrava ormai chiusa per sempre?

Ti sei ripresa?
Stai bene?


... sei consapevole che una domanda del genere dovrebbe essere pronunciata a parti invertite, vero?

Un buco nel petto può scomparire e lasciare solo l'ombra di una cicatrice.
Uno shock è più difficile da guarire, specie quando certe situazioni sono completamente nuove e inaspettate.


Beh, di sicuro non sono stati i momenti più belli della mia vita, ma sto piano piano superando lo shock.
Anche se l'ultima volta non ti sei curato molto di come stessi, mentre mi strappavi il cuore dal petto...


Si pentì non appena l'ebbe detto, al punto da chiedergli di non tentare nemmeno una replica, perché quello era un discorso che già di suo non avrebbe mai nemmeno dovuto cominciare a fare: il passato doveva rimanere tale, ciò che era stato era stato... non c'era più motivo di rivangare ciò che ormai lasciava solo un pesante amaro in bocca.

Scusami, non sono qui per questo.
Il passato è passato, quindi... sto bene, grazie. Ancora un po' scossa, veramente, ma credo che questo sia normale.
Ho chiesto ai miei manager un po' di tempo per me, sai, per elaborare tutto ciò che è successo...


Credo ti forniranno tutto il tempo che necessiti.

Sono io che dovrei chiederti come stai...
Non avresti dovuto metterti in mezzo, quella pallottola poteva ucciderti e nemmeno le tue capacità da Vampiro avrebbero potuto salvarti, se ti avesse centrato il cuore!


... Forse sarei sopravvissuto lo stesso.
Come hai giustamente detto, pur perdendone uno, di cuore, possedevo ancora quello che ti ho ingiustamente rubato con la forza.


Abbassò gli occhi, sentendosi in colpa e odiandosi allo stesso tempo perché, porca miseria, era stato lui a ferirla, era stato lui a farla finire sdraiata sul pavimento con la voglia di non muoversi più da lì, di rimanere in quel punto per sempre, schiacciata dal dolore e dalla sensazione di vuoto più assoluto... e allora perché, perché sentirsi in colpa?! No, cazzo, non spettava a lei quel dovere!
Sospirò, accorgendosi che intanto il Kenway si era spostato e seguendolo quindi in cucina, un'altra stanza dove l'arredamento si sarebbe potuto definire minimal... per usare un eufemismo: si guardò intorno, chiedendosi il perché di un posto tanto spoglio, e quando tornò a fissare l'Acuan egli le stava porgendo un bicchiere con del succo di frutta; la stava pregando di rimanere senza dirlo apertamente? Se lo conosceva almeno un po' probabilmente sì, anche se quel gesto fu la riprova di quanto sembrasse diverso dal ragazzo che l'aveva lasciata senza batter ciglio, mesi e mesi prima. Prese il bicchiere, comunque, sedendosi di fonte al tavolo e bevendone un sorso prima di riprendere a parlare, a ricercare un dialogo che non sapeva nemmeno dove li avrebbe portati.

Quel ragazzo rimarrà in carcere per un bel po', comunque... sembrerebbe che non fosse la prima volta che si metteva a perseguitare cantanti famose fino a perdere il controllo.
Sono stata molto fortunata ad essere minacciata di morte mentre tu passavi casualmente nei pressi di casa mia...


Ero al concerto.

... ah...

Ascoltavo la tua voce cercando di ritrasmettere emozioni al mio animo.
Poi, verso l'ultimo brano, per caso le mie orecchie hanno udito il tipo affermare di volerti rendere sua per l'eternità, anche fossi stata tale sotto terra.
Non potei comprendere chi fosse, c'erano troppe persone, ma ero sicuro che se proprio voleva agire, allora l'avrebbe fatto andando vicino a casa tua.
Ecco perché mi trovavo lì. Non ho potuto smaterializzarmi subito perché al concentro c'erano anche Babbani, l'ho fatto appena ne ho avuto l'occasione.
Arrivato appena in tempo, quel folle stava per compiere l'insano gesto.


Se tu non l'avessi sentito...

Lei sarebbe morta, sì, inutile negarlo: le capacità di Zephyr, in quel caso, le avevano salvato la vita ad un passo dalla fine, rendendolo a tutti gli effetti il suo eroe, il suo Principe Oscuro, sì, perché di Azzurro non aveva più niente, per lei.
Giusto?

Eri diventata bianca... Impietrita.

Lo osservò avvicinarsi a lei e non si mosse, facendogli quindi capire che non desiderava mantenere una distanza di sicurezza tra loro... anche perché tanto, ormai, quanto altro male poteva farle dopo averle spezzato il cuore?

Perché non ti sei smaterializzata?
Perché non hai reagito?
Avevi la bacchetta con te eppure... Non sei riuscita ad afferrarla ed usarla.
In caso di pericolo per la vita o aggressione la legge magica non prevede sanzioni.
Eri terrorizzata e non sei riuscita a muovere un muscolo.


... quando mi hai lasciata, non è stato solo orribile per me. - non aveva mai sentito il bisogno di raccontarglielo, anche perché a cosa sarebbe servito dal momento in cui lui non l'amava più? Ma ora voleva che Zephyr capisse almeno in parte il perché non si fosse mossa, per quanto Ariel non era così stronza da dare tutta la colpa a lui - Sono rimasta in stato catatonico per giorni, ed è stato Calvin a trovarmi e a capire quanto la situazione fosse grave, non avendo avuto mie notizie per diverse ore consecutive.
Da allora ho cercato di riprendermi, di rialzarmi emotivamente e di sforzarmi a vivere come prima... ma non ci sono mai riuscita, non del tutto almeno: con Robyn pensavo di aver trovato l'amore, ma non sono riuscita a dargli ciò che desiderava perché, beh... perché lui non era te, probabilmente.
- fece un sorriso triste, alzando le spalle - Poi sono diventata una semi-Gildata Ignis e improvvisamente ho sentito che il dolore spariva... ma nonostante questo qualcosa dentro di me è rimasto come... fuori posto. O forse rotto.
E quando mi sono ritrovata di fronte a quel ragazzo, con la pistola puntata contro... una parte di me si è chiesta se fosse davvero una cosa tanto brutta sparire, e non chiedersi più perché stessi soffrendo o, al contrario, perché non provassi più niente.


Abbassò gli occhi, al termine di quella spiegazione, consapevole ora di quanto fosse stata stupida a pensare una cosa del genere, a credere davvero che andasse bene morire, a voltare in quel modo le spalle all'Equilibrio: per fortuna lo aveva capito, e soprattutto era una fortuna che Zephyr fosse stato lì per lei, per impedirle di commettere un errore al quale non avrebbe più potuto porre rimedio.

... Mi dispiace, mi dispiace di averti resa così vulnerabile.

Zephyr... non darti la colpa, okay?
Avrei dovuto reagire, avrei dovuto scappare, avrei dovuto difendermi, e se sono ancora viva è solo perché tu eri lì, solo p-- !!


Le parole le morirono in gola quando il ragazzo scagliò un bicchiere contro il muro, usando tra l'altro il braccio destro, quello legato al punto in cui la fasciatura faceva più male: si alzò in piedi di scatto, la Jiménez, avvicinandosi a lui per assicurarsi con aria preoccupata che non si fossero riaperti i punti.

Stai attento!!
Sei impazzito?! Potevi far riaprire la ferita!


Lo rimproverò, senza rendersi inizialmente conto di quanto fossero vicini, di come le proprie mani gli stessero sfiorando la pelle all'altezza della fasciatura: ma quando la voce del Kenway la raggiunse ancora, la testa si sollevò all'istante, perché non poteva quasi credere a ciò che stava sentendo, alle parole che stavano uscendo dalla sua bocca.

... Melia mi ha fatto bere un filtro d'amore, per legarmi a lei e riuscire a farmi superare l'idea di condividerla con Dylan.

Melia...

Ti avevo promesso che sarei sempre stato al tuo fianco, che saremmo cresciuti insieme, che ci saremmo sempre tenuti per mano nella tempesta della vita.
Invece da un attimo all'altro me ne sono andato... Ti ho lasciata da sola, indifesa, inerme davanti al destino e alle avversità...


... non è stata colpa tua.
Tu non avevi modo di difenderti, è stata lei... è solo sua la colpa...


Si poteva odiare qualcuno dal profondo del cuore? Beh, in quel momento la colombiana stava odiando la Herbert con tutta se stessa, perché era lei l'unica colpevole di tutto il dolore patito da Ariel, dal primo giorno fino all'ultimo, lei che aveva sempre cercato di mettersi tra loro, di rovinare la loro storia d'amore.

È colpa mia se non hai fatto nulla per difenderti, è colpa mia se non hai avuto la prontezza di comportarti lucidamente...
È colpa mia se oggi sei più fragile, se ti riesce più difficile esprimere il sorriso, il tuo sorriso... Il più bello che io abbia mai visto...


Zephyr...

... Perdonami per non aver tenuto fede alla mia parola, il mio amore avrebbe dovuto superare anche la Magia... Eppure non ce l'ha fatta... Forse... Forse non era abbastanza... E tu meriti il Meglio.

Una lacrima le scivolò lungo la guancia, e quando Ariel la prese col dito della mano destra, catturandola, si fermò a fissarla per un istante lungo quanto un'eternità: lui riusciva ancora a farla piangere, era colui per il quale si preoccupava nonostante tutto, quello che non voleva vedere con un'altra donna accanto, che credeva di aver chiuso fuori dal proprio cuore, anzi, dal posto vuoto in cui una volta c'era il proprio cuore, e che invece sembrava riuscire a darle più emozioni in dieci minuti di quante chiunque altro le avesse dato in mesi e mesi di vicinanza ed affetto.

... tu mi hai strappato il cuore dal petto e mi hai lasciata da sola, agonizzante dal dolore, incapace di reagire, schiacciata dalla sofferenza e dal senso di vuoto, sei stato colui che mi ha ferita di più in tutta la mia vita... - lo disse con la voce tremante e altre lacrime che seguivano la prima, permettendole di piangere dopo tanto tempo ma anche di prendere coscienza di come ciò che credeva vero e assodato, il non amarlo più... fosse stata una verità capace di svanire appena gli si era ritrovata di fronte - Ma sei anche l'unico che può restituirmelo, quel cuore...
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Messaggioda Zephyr » 01/08/2016, 21:14

... quando mi hai lasciata, non è stato solo orribile per me.


Aveva immaginato spesso come potesse aver reagito la Jiménez alla loro separazione, chiedendosi qualche volta distrattamente se fosse stato giusto andarla a trovare.
Al tempo però, essendo sotto effetto del filtro fornitogli da Melia, la voglia di esporsi così tanto con la colombiana era scemata in fretta, rendendosi quasi nulla.
Voleva bene ad Ariel, anche mentre amava a livelli spropositati la Herbert, ma non abbastanza da spingersi così in là, specie perché altrimenti avrebbe subito le gelosia della ex fidanzata.
Mentre ascoltava un sunto di tutto ciò che ella avesse passato poco dopo averlo perso, Zephyr si rese sempre più conto di quanto le avesse tolto, di quanto potesse essere importante la sua presenza.
Ariel necessitava che lui ci fosse nella sua vita perché rappresentava un'ancora di salvezza, un punto di riferimento, invece lui le aveva tolto tutto di improvviso, lasciandola allo sbaraglio.
Proprio in quello stesso sbaraglio, la ragazza latina aveva provato a districarsi, destreggiarsi, ma con risultati, c'era da dirlo, piuttosto disastrosi.

Da allora ho cercato di riprendermi, di rialzarmi emotivamente e di sforzarmi a vivere come prima... ma non ci sono mai riuscita, non del tutto almeno: con Robyn pensavo di aver trovato l'amore, ma non sono riuscita a dargli ciò che desiderava perché, beh... perché lui non era te, probabilmente.

Desiderava il tuo corpo, in tutto e per tutto.
Comprensibile, come si fa a non desiderarti ogni giorno, ogni ora, nell'averti come fidanzata?


Poi sono diventata una semi-Gildata Ignis e improvvisamente ho sentito che il dolore spariva... ma nonostante questo qualcosa dentro di me è rimasto come... fuori posto. O forse rotto.
E quando mi sono ritrovata di fronte a quel ragazzo, con la pistola puntata contro... una parte di me si è chiesta se fosse davvero una cosa tanto brutta sparire, e non chiedersi più perché stessi soffrendo o, al contrario, perché non provassi più niente.


Avrebbe voluto chiederle di Gérôme, chiederle come avesse fatto a non accorgersi dei sentimenti dell'Acuan, perché lui quei sentimenti li conosceva bene e sapeva esistessero con prepotenza nel cuore del nuovo Vocal Coach di Ariel, ma parlargliene significava invadere la privacy sentimentale del Lamarck, quindi lasciò perdere, facendosi gli affari suoi come era giusto che fosse. Forse un giorno egli le avrebbe confessato tutto, come anche il fatto di essere il fautore di quel desiderio, di quella ripresa improvvisa che l'aveva fatta riflettere su tante cose prima opache e abbastanza sfocate nell'ordine di idee della vita.
Magari allora la Jiménez avrebbe potuto parlarci, confrontarcisi, trovare una nuova dimensione di affinità con lui, ma non era ugualmente detto che il Borea raggiungesse l'obiettivo prefissato, l'obiettivo rincorso e desiderato più di tutto. No, Ariel non era per nulla semplice da conquistare, Zephyr lo aveva capito osservandola, studiandola di giorno in giorno. Per ottenere la chiave del suo cuore aveva impiegato un anno intero a stretto contatto... Ed aveva appena 15 anni, figurarsi a più di 20 quanto potesse essere assolutamente complesso.

... Mi dispiace, mi dispiace di averti resa così vulnerabile.

Zephyr... non darti la colpa, okay?
Avrei dovuto reagire, avrei dovuto scappare, avrei dovuto difendermi, e se sono ancora viva è solo perché tu eri lì, solo p-- !!


Immagine


Un Ghiaccio che reagiva a quella maniera era un Ghiaccio dilaniato da plurime emozioni, ognuna peggiore dell'altra, ognuna più forte ed oppressiva dell'altra.
Il senso di colpa, il senso di impotenza, la voglia di cambiare tutto, la voglia di modificare gli eventi e ripartire da zero, ma nulla di tutto ciò era possibile e la Sfida tra Druidi e Gildati era finita da un pezzo.
Se solo si fosse svegliato prima da quel maleficio, avrebbe potuto implorare l'Oceano di ammetterlo come Campione, avrebbe combattuto, vinto ed espresso un desiderio per sistemare le cose.
Ma il Conflux aveva voluto che lui riprendesse coscienza solo allora e quindi il Kenway non poté fare altro che prendersela appena con un bicchiere, oltre che con sé stesso.
La differenza sostanziale stava giusto nel fatto che il bicchiere poteva essere riparato con un colpo di bacchetta, mentre il cuore di Ariel assolutamente no... Ed era tutta colpa sua.
Il dolore alla spalla, al pettorale, al braccio, si fecero più forti e lo costrinsero a digrignare i denti per il fastidio, facendo accorrere subito la colombiana preoccupata per la salute del Semi Vampiro.

Stai attento!!
Sei impazzito?! Potevi far riaprire la ferita!


Non ci sono punti... I tessuti hanno una ripresa veloce... Ma il muscolo fa male perché è ancora perforato... Tutto qui...


Una blanda spiegazione medica, perché tanto ipotizzava che a lei interessasse molto poco dei dettagli e parecchio della sostanza, ovvero che in quel gesto si era arrecato danno inutile.
Blanda per altro fu anche la successiva spiegazione che le diede in merito al fatto di averla lasciata di punto in bianco, da un giorno all'altro, senza possibilità di replica.
Era consapevole che conoscere una verità simile avrebbe portato Ariel ad odiare profondamente Melia ma onestamente non gliene importava più nulla, era stanco di coprire la Herbert.
No, non la odiava, lui, ma nemmeno la amava più. Era un sentimento strano, di attaccamento affettivo dato in parte dagli anni passati assieme, in parte dalla comprensione della natura di lei.
Quello era un concetto che forse nessuno avrebbe mai accettato completamente quanto lui, Jiménez compresa, ma non si aspettava niente di diverso.
Naturalmente Dylan non faceva testo.

Ti avevo promesso che sarei sempre stato al tuo fianco, che saremmo cresciuti insieme, che ci saremmo sempre tenuti per mano nella tempesta della vita.
Invece da un attimo all'altro me ne sono andato... Ti ho lasciata da sola, indifesa, inerme davanti al destino e alle avversità...


... non è stata colpa tua.
Tu non avevi modo di difenderti, è stata lei... è solo sua la colpa...


... In realtà non è nemmeno sua, ma non penso tu possa capirlo o accettarlo, né ora, né mai, ma nemmeno te lo chiedo.
Lei è stata fatta così, l'hanno creata in quel modo, volevano che fosse così... E per quanto possa cercare di sforzarsi nell'essere un po' migliore per me, ai miei occhi... Non ci riuscirà mai del tutto.
È condannata al proprio lato oscuro che la coinvolgerà e instraderà sempre verso il male... Ringrazio anzi che in un certo senso, è molto più "buona" di quanto si possa immaginare.
... Ma giuro che un giorno troverò una soluzione anche per lei, una cura anche per lei... Forse non la vorrà, forse la rifiuterà e mi odierà per questo... Ma io lo farò anche contro la sua volontà.
In fondo, non ha fatto lei lo stesso con me e Dylan pensando di farci solo del bene? Mi abbasserò al suo livello, ma con un intento decisamente più alto.
Non ti chiedo comunque di non criticare questa mia decisione... So che avresti tutta la libertà di farlo e accetterei altri insulti senza battere ciglio.


Quello era il suo nuovo scopo, un scopo che forse le avrebbe portato appresso settimane, mesi, anni, ma lo avrebbe portato a termine, fosse stata la sua ultima missione.
Avrebbe chiesto aiuto anche allo stesso Marcus se fosse stato necessario, in fondo a lui giovava soltanto migliorare lo status "buono" della Herbert al fine di poterla controllare di più.
Tuttavia non era lì per dover snocciolare alla colombiana tutto il suo intento, ogni sua riflessione, ogni suo pensiero avuto da lì ai giorni addietro dopo la guarigione improvvisa.
Stava male, malissimo, perché aveva condizionato lui la voglia di esistere di Ariel, aveva condizionato lui lo spegnimento quasi totale dei suoi sorrisi più sinceri.
Non riusciva a perdonarsi nemmeno un minimo, non riusciva a ragionare lucidamente, non quando di mezzo c'era lei, l'unica ragazza che avesse mai davvero amato.
Colei che gli aveva donato un'anima ancor prima che lo facesse il Conflux... Lui l'aveva tradita... Lui le aveva strappato il cuore... Cosa poteva esserci di peggiore come punizione eterna?

... Perdonami per non aver tenuto fede alla mia parola, il mio amore avrebbe dovuto superare anche la Magia... Eppure non ce l'ha fatta... Forse... Forse non era abbastanza... E tu meriti il Meglio.

... tu mi hai strappato il cuore dal petto e mi hai lasciata da sola, agonizzante dal dolore, incapace di reagire, schiacciata dalla sofferenza e dal senso di vuoto, sei stato colui che mi ha ferita di più in tutta la mia vita...

... Lo so...

Ma sei anche l'unico che può restituirmelo, quel cuore...


Per un attimo gli parve quasi di non capire, gli parve quasi di aver solo voluto sentire quelle parole mentre in realtà ella era andata avanti con gli insulti.
Invece la voce di Ariel, inconfondibilmente rotta da un pianto tenue e terso di lacrime, si era fatta strada nel suo spirito spingendolo a voltarsi per fissarla più intensamente.
Come mai gli stava dicendo una cosa simile? Come poteva davvero credere di avere di fronte l'individuo scelto per restituirle la felicità, dopo tutto il male che le aveva recato?
Voltandosi completamente, busto verso busto, Zephyr allungò una mano per privarla di una lacrima, lacrima che portò poi alle proprie labbra, assaggiandola, salata e dolce allo stesso tempo.
Poi però, non capì più nulla, non volle più capire nulla per diversi secondi, secondi nei quali si sporse afferrandola da dietro al collo con la mancina per spingerla verso di sé e la baciò.
Quel bacio, contatto di labbra su labbra, fu un qualcosa di quanto mai casto e sentito allo stesso tempo, senza lingua, senza niente di erotico o sessuale, solo cuscini di pelle spinti contro cuscini di pelle.
Non gli importava se ella avesse ricambiato o meno, perché quello era l'unico altro momento nel quale stava dando sfogo al suo completo istinto, lasciando stare la sua natura Ghiacciata.
Qualora ella, al termine di tutto, se ne fosse voluta andare, allora lo avrebbe accettato, comprendendo le sue ragioni, ma se c'era anche solo una possibilità di ridarle il cuore attraverso quel bacio, allora il Kenway volle tentare il tutto per tutto, perché era suo dovere farlo, perché proprio come se l'era preso senza consenso, adesso voleva restituirglielo sempre senza consenso, sperando che il gesto fosse di sicuro più apprezzato rispetto al precedente. Chiuse gli occhi, inspirando il profumo della pelle della ragazza, inspirando l'aria che ella espirava dal naso come se fosse l'ossigeno più buono che potesse alimentare le sue vene e le sue arterie, abbandonando di secondo in secondo la presa sul collo, così da lasciarle modo di distanziarsi, così da lasciarle il tempo di capire cosa fosse appena successo e reagire di conseguenza.
Non appena quel contatto terminò, Zephyr fece mezzo passo indietro, riaprendo le palpebre, fissandola in un iniziale silenzio, che divenne poi vagamente costellato di tenui parole.

Non sono degno di te...
Ti ho restituito il cuore...
Ora va' a donarlo a qualcuno che possa custodirlo meglio di come ho fatto io...
Ma se posso dire solo un'ultima cosa prima di vederti sparire...
... Allora voglio tu sappia...
Che Ti Amo, Ariel... E mio malgrado, ti amerò sempre...
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Messaggioda Ariel » 03/08/2016, 15:14

Stai attento!!
Sei impazzito?! Potevi far riaprire la ferita!


Non ci sono punti... I tessuti hanno una ripresa veloce... Ma il muscolo fa male perché è ancora perforato... Tutto qui...

Non è un buon motivo per sforzare il muscolo e farti male!

Lo rimproverò Ariel, non riuscendo nemmeno a capire come cavolo le venisse in mente di preoccuparsi per Zephyr dopo tutto ciò che egli le aveva fatto: forse se lo meritava anche un po' di dolore fisico, ecco cos'avrebbe dovuto pensare! Ma come poteva seriamente essere tanto cattiva, quando si era preso una pallottola per lei, per salvarla?
Non ce la faceva, non era maligna di natura... anche se sentire cosa Melia avesse fatto per egoismo, strappandole il Kenway per potersi divertire con lui e Dylan Connor, la portò per la prima volta ad odiarla seriamente, a e desiderare di non dover mai più avere nulla a che fare con lei, nemmeno da lontano.

... In realtà non è nemmeno sua, ma non penso tu possa capirlo o accettarlo, né ora, né mai, ma nemmeno te lo chiedo.
Lei è stata fatta così, l'hanno creata in quel modo, volevano che fosse così... E per quanto possa cercare di sforzarsi nell'essere un po' migliore per me, ai miei occhi... Non ci riuscirà mai del tutto.
È condannata al proprio lato oscuro che la coinvolgerà e instraderà sempre verso il male... Ringrazio anzi che in un certo senso, è molto più "buona" di quanto si possa immaginare.


Avrebbe avuto molto da ridire, per esempio sul fatto che se davvero amava tanto Zephyr, allora avrebbe dovuto permettergli di essere felice con la Jiménez... ma, appunto, la Herbert era più egoista che buona, più capricciosa che altruista, ed aveva colto la possibilità di essere il centro del mondo dei due maschi non appena essa le era stata offerta.

... Ma giuro che un giorno troverò una soluzione anche per lei, una cura anche per lei... Forse non la vorrà, forse la rifiuterà e mi odierà per questo... Ma io lo farò anche contro la sua volontà.
In fondo, non ha fatto lei lo stesso con me e Dylan pensando di farci solo del bene? Mi abbasserò al suo livello, ma con un intento decisamente più alto.
Non ti chiedo comunque di non criticare questa mia decisione... So che avresti tutta la libertà di farlo e accetterei altri insulti senza battere ciglio.


Non criticherei mai un gesto effettuato per affetto ed altruismo, anche se rivolto ad una persona che per me non se lo merita. - commentò la colombiana che, nonostante il fastidio e il risentimento nei confronti della greco-tedesca, rimaneva una persona buona, con principi morali che non venivano mai meno, pur vacillando di tanto in tanto - Perciò l'hai perdonata? Siete nuovamente amici ora?

Sperava tanto di no, che Zephyr stesso avesse deciso di starle lontano, ma non poteva certo pretenderlo, lo sapeva bene: quei due avevano un rapporto tutto particolare, e se anche al momento il Kenway ce l'avesse avuta con lei, era più che sicura che, nel tempo, la Herbert sarebbe stata capace di guadagnarsi nuovamente il suo perdono e la sua amicizia.
Di nuovo, comunque, la cosa non avrebbe dovuto interessarle, poiché il semi-Vampiro poteva frequentare chiunque volesse... e al tempo stesso non riusciva a rimanere differente, distaccata: era stato facile chiudere ogni questione con lui mentre le stava lontano, fuori dalla sua vita, ma appena si erano rivisti, qualcosa in lei era scattato, reso forte anche dal fatto che il ragazzo non l'avesse dunque abbandonata per cattiveria, o per la mancanza di un sentimento, ma per colpa di un agente esterno e velenoso che, si sperava, ormai fosse stato del tutto debellato.

... Perdonami per non aver tenuto fede alla mia parola, il mio amore avrebbe dovuto superare anche la Magia... Eppure non ce l'ha fatta... Forse... Forse non era abbastanza... E tu meriti il Meglio.

... tu mi hai strappato il cuore dal petto e mi hai lasciata da sola, agonizzante dal dolore, incapace di reagire, schiacciata dalla sofferenza e dal senso di vuoto, sei stato colui che mi ha ferita di più in tutta la mia vita...

... Lo so...

Ma sei anche l'unico che può restituirmelo, quel cuore...

Aveva la voce rotta dall'emozione, piangeva e sentiva il cuore dilaniarsi a metà: una parte voleva scappare da lui, correre il più lontano possibile da quella figura che riusciva a farla soffrire come nessun altro in tutta la vita, da cui forse dipendeva anche troppo; l'altra... l'altra avrebbe solo voluto che Zephyr le giurasse di non lasciarla mai più, che le confessasse di volerla ancora, perché non poteva negare di essersi sentita più viva, più presente, più forte anche non appena gli si era ritrovata di fronte, come se il Kenway fosse molto più di un ex, molto più di un amore - probabilmente mai davvero finito - ma fonte di energia, di equilibrio, di benessere nella sofferenza.
Lo fissò a lungo, lasciando che le raccogliesse una lacrima dalla guancia, sobbalzando per il contatto breve ma intenso tra il proprio viso e la mano di lui, chiedendosi a cosa stesse pensando, quali emozioni stesse provando... fino a che, non seppe nemmeno dire bene come, si ritrovò stretta a lui, bocca contro bocca, in un bacio quasi a stampo ma carico di tante sensazioni, così intense e forti che quasi minacciavano di farle esplodere il petto.
Voleva ridere, voleva piangere, in quel momento era come morire e rinascere, come se Zephyr le avesse appena restituito il cuore, un cuore forse malandato, ma che solo lui poteva far sbocciare nuovamente, come la prima volta: prese a singhiozzare, sì, singhiozzava mentre le proprie labbra erano ancora attaccate alle sue, e continuò a singhiozzare anche quando si staccarono, tornando a guardarsi negli occhi.

Non sono degno di te...
Ti ho restituito il cuore...
Ora va' a donarlo a qualcuno che possa custodirlo meglio di come ho fatto io...


Sniff sniff...

Ma se posso dire solo un'ultima cosa prima di vederti sparire...
... Allora voglio tu sappia...
Che Ti Amo, Ariel... E mio malgrado, ti amerò sempre...


... come hai potuto... come hai potuto lasciarmi sola, come?!
Mi hai uccisa, mi hai strappato il cuore, mi hai lasciata sola, hai capito, sola!!
- gli si avventò contro, cominciando a tempestargli il petto con colpi dati dai pugni serrati, le lacrime che ormai cadevano a pioggia lungo le sue guance e i singhiozzi che le scuotevano le spalle - Ho smesso di ridere per colpa tua, ho smesso di provare gioia, sono stata male ogni giorno, ogni ora, mi sono sentita sola, ti cercavo nei miei sogni e ti imploravo di tornare da me, ma tu non c'eri!! Dov'eri, dov'eri Zephyr mentre soffrivo, mentre il petto mi sanguinava dal dolore, dove, dove?!?

E non aveva importanza che il Kenway le avesse già raccontato la verità: quello era la sfogo a cui Ariel non si era mai lasciata andare, quelle erano le lacrime che non aveva mai versato, quello era il dolore di cui non si era mai liberata, non nel modo giusto almeno: Gérôme l'aveva liberata in parte di esso, quella che le aveva consentito di concentrarsi su altro, sulla carriera, sulle amicizie, ma il dolore causato dall'Acuan era stato troppo forte ed intenso per essere cancellato, anche dal Mana stesso.

Ti amavo con tutta me stessa e tu mi hai lasciata, ferita, umiliata, distrutta, devastata, mi hai lasciata sola, sola e disperata, e ora mi baci e non puoi, hai capito, non puoi baciarmi, non puoi guardami in quel modo, non puoi dirmi che mi ami perché così ricomincia tutto e io ho paura di soffrire, ho paura di rimanere di nuovo da sola e non posso, capisci, non posso stare di nuovo così perché non lo sopporterei, e tu sei uno stronzo sì, uno stronzo che non si merita nulla, eppure io...

Non aveva il minimo senso ciò che la colombiana stava dicendo, ma in fondo non doveva avercene: era uno sfogo, e come tale stava lasciando Ariel libera di buttare fuori tutto il malessere provato, un malessere che poteva anche non avere un filo logico dopotutto; lentamente smise di colpirlo coi pugni, la voce che scemava e le lacrime che si attenuavano, così come i singhiozzi che lentamente sparivano, lasciandola come svuotata, sì, ma con una certezza assurda, totalmente contraria a quanto detto a Cappie nemmeno troppo tempo prima... ma inconcepibilmente reale.

... io ti amo ancora...
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Messaggioda Zephyr » 05/08/2016, 22:12

... come hai potuto... come hai potuto lasciarmi sola, come?!


Era uno sfogo.
Lo sfogo di una ragazza che di improvviso aveva recuperato la capacità di soffrire per qualcuno apparentemente dimenticato.
Questo Zephyr lo comprendeva, lo capiva, lo trovava sacrosanto, ma il dolore inconscio che provava non era ugualmente descrivibile.
Ariel lo stava incolpando, gli stava dando una colpa che lui in quelle settimane si era continuato a pronunciare allo specchio e lo stava facendo in lacrime.
Cosa poteva esserci di più devastante per l'anima, quella stessa anima che per altro la stessa Jiménez gli aveva regalato, tanto, tanto tempo prima?
Nulla, nulla poteva essere peggio, ma il Kenway rimase in silenzio, facendosi colpire, facendola sfogare, come se ne andasse della loro stessa vita.

Mi hai uccisa, mi hai strappato il cuore, mi hai lasciata sola, hai capito, sola!!


Non un fiato, nemmeno gli occhi chiusi, soltanto lo sguardo rivolto verso un punto qualunque del muro, aspettando che ella proseguisse.
Era come se volesse che lei andasse avanti e non si limitasse per nulla. Forse in tal modo avrebbe rimosso anche l'ultimo 50% del suo dolore.
Già, Gérôme non era riuscito completamente nell'intento, ecco perché era importante che Zephyr continuasse e terminasse il compito.
Ariel aveva solo quel metodo per espellere dal cuore tutto il male, il metodo peggiore, quello più diretto, quello più vero, ecco perché il Mana non aveva potuto accontentare del tutto il Lamarck.
I pugni lo colpivano sul petto ed ovviamente il Semi Vampiro sentiva poco e nulla, mentre gli altri pugni, quelli delle parole e del pianto, quelli invece lo prendevano in pieno, senza sbagliare mai.

Ho smesso di ridere per colpa tua, ho smesso di provare gioia, sono stata male ogni giorno, ogni ora, mi sono sentita sola, ti cercavo nei miei sogni e ti imploravo di tornare da me, ma tu non c'eri!! Dov'eri, dov'eri Zephyr mentre soffrivo, mentre il petto mi sanguinava dal dolore, dove, dove?!?


Ai comodi di Melia, quella sarebbe stata la risposta più giusta, una risposta che nel ripensarci faceva venire voglia a Zephyr di andare ad urlarle contro e prenderla a schiaffi.
Era riuscito a contenersi, a trattenersi, a non toccarla, ma quando ella aveva provato ad andarlo a trovare in ospedale, si era rifiutato di trovarcisi di fronte e quello come schiaffo non era stato poi leggero.
Sapeva, era consapevole che la Herbert, pur amando ormai follemente il suo Dylan, non avrebbe sofferto poco l'allontanamento repentino del suo altro più grande amore e su questo Zephyr contava.
Forse sapendo che grazie a quel senso di colpa ella avrebbe continuato a seguire Marcus e la sua causa, dando più spazio al bene in sé, il Kenway poteva riuscire ad andare avanti, a non impazzire.

Sia fatto il volere dell'Equilibrio.

Ti amavo con tutta me stessa e tu mi hai lasciata, ferita, umiliata, distrutta, devastata, mi hai lasciata sola, sola e disperata, e ora mi baci e non puoi, hai capito, non puoi baciarmi, non puoi guardami in quel modo, non puoi dirmi che mi ami perché così ricomincia tutto e io ho paura di soffrire, ho paura di rimanere di nuovo da sola e non posso, capisci, non posso stare di nuovo così perché non lo sopporterei, e tu sei uno stronzo sì, uno stronzo che non si merita nulla, eppure io...


A quel punto, fu il momento di abbassare gli occhi su di lei, guardandola mentre ella smetteva di colpire e piangere, lasciando spazio solo alla verità, dopo la follia.

... io ti amo ancora...


Le prese il viso tra le mani, facendo un po' di forza affinché ella potesse alzarlo ed incontrare il suo sguardo, osservandola con incredibile serietà e solennità.

... Ariel, ora finalmente tutto il dolore che avevi dentro è svanito.
Sono certo che da domani mattina ti sentirai molto più leggera.
Hai capito che non ho mai voluto farti del male, hai trovato una risposta al mio tradimento, hai compreso che posso ancora fare parte della tua vita.
Sei pronta a tornare a vivere, a combattere, a sorridere, a sognare, a impegnarti a fondo sia nella musica che nell'amore... Ma non è detto che debba essere io il coprotagonista.


Perché le stava dicendo una cosa simile? Come mai stava mettendo in conto che non potessero proseguire insieme?
La realtà stava dietro la meravigliosa magia del libero arbitrio umano, dietro la volontà di vederla felice ma felice per davvero.
La Jiménez aveva ragione, a causa sua aveva sofferto e a causa sua forse avrebbe avuto per sempre paura di perderlo di nuovo.
Quella non era una paura semplice, non era un timore facile da gestire e rischiare di sgretolare tutto ancora era un pericolo forse troppo grande per lei.
Ma non spettava a lui allontanarsi, distanziarsi, perché nonostante tutto l'amava ed un po' di misero egoismo doveva pur mantenerlo.
Adesso che finalmente la colombiana aveva raggiunto lo 0% del suo dolore ed era libera dal giogo dei dubbi e delle incertezze, era necessario e giusto che scegliesse per conto proprio.

Credo che tu ora sia capace di rafforzare di nuovo quel briciolo d'amore per me, in te...
... Oppure debellarlo nel tempo e trasformarlo in un sentimento estremamente bello ed intenso ma a se stante, affettivo.
Io non posso dirti cosa voglio, sarebbe scontato ed inutile, perché qui conta cosa vuoi tu, cosa ti senti tu di affrontare, perché nonostante tutto, il tuo amore non è più forte come prima.
Adesso sei ancora in tempo per scegliere lucidamente cosa vuoi da te, da me, da noi, quindi fallo ed io mi adeguerò alla tua scelta.
Là fuori potrebbe esserci qualcuno che aspetta solamente te, che vuole solamente te e che non ha implicazioni assurde o allucinanti come il sottoscritto.
Qualcuno che potrebbe anche meritare il tuo cuore risanato e restituito della brillantezza di quando ti ho conosciuta.
Quindi dimmi solo cosa vuoi fare, cosa decidi, cosa pensi sia davvero meglio per te... Non farti trascinare dai sentimenti, dalle emozioni, so che è difficile... Ma devi tentare.


Le fece una piccola carezza, ma senza osare baciarla, no, perché altrimenti avrebbe rovinato tutto, tutto l'importante discorso appena fattole e pieno di amore, il vero amore.

Ti volterai indietro ancora una volta... O guarderai avanti cercando di scorgere cosa c'è oltre l'orizzonte dell'ignoto?
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Messaggioda Ariel » 07/08/2016, 17:51

Si era sfogata, aveva buttato fuori tutto il dolore accumulato nei mesi e sepolto sotto i sorrisi, dietro quelle espressioni di finta serenità, di normalità ricercata a forza nonostante fosse evidente che qualcosa le mancasse: pianse, singhiozzò, parlò in modo sconclusionato mentre tempestava di pugni il petto di Zephyr, senza fargli minimamente male; era con le parole, però, che la Jiménez lo stava ferendo, tutte quelle che aveva tenuto per sé, a cui non aveva mai dato voce, e che ora non avevano più motivo per infettarle lo spirito come tanti spilli velenosi.
Pianse, singhiozzò, urlò e picchiò fino a che le forze le venarono meno, ma con esse evaporò anche il malessere, un malessere troppo a lungo conservato, mai espresso davvero... ed ora svanito: e quando alzò gli occhi su di lui, finalmente libera da tutto, svuotata, ci fu solo una cosa che riuscì a dire, una sola affermazione che riuscì a pronunciare, tanto semplice quanto incredibile perché riapriva un capitolo che lei stessa aveva ormai creduto chiuso, sepolto per sempre.

... io ti amo ancora...

Lo sussurrò, col cuore che batteva forte ed il respiro corto, mentre il Kenway le tirava su il viso prendendolo tra le mani e la spingeva a guardarlo dritto negli occhi, per ascoltarlo con attenzione, con serietà.

... Ariel, ora finalmente tutto il dolore che avevi dentro è svanito.
Sono certo che da domani mattina ti sentirai molto più leggera.
Hai capito che non ho mai voluto farti del male, hai trovato una risposta al mio tradimento, hai compreso che posso ancora fare parte della tua vita.
Sei pronta a tornare a vivere, a combattere, a sorridere, a sognare, a impegnarti a fondo sia nella musica che nell'amore... Ma non è detto che debba essere io il coprotagonista.


Aggrottò la fronte, non comprendendo il senso di quel discorso: si stava tirando indietro? La amava ma non voleva stare con lei? No, le stava semplicemente dando la possibilità di scegliere, di decidere di andare avanti ed affacciarsi al futuro con lui o meno, perché ora che poteva tornare a sorridere e ad essere felice, avrebbe potuto farlo anche con un'altra figura che non fosse quella del semi-Vampiro.

Credo che tu ora sia capace di rafforzare di nuovo quel briciolo d'amore per me, in te...
... Oppure debellarlo nel tempo e trasformarlo in un sentimento estremamente bello ed intenso ma a se stante, affettivo.


......

Io non posso dirti cosa voglio, sarebbe scontato ed inutile, perché qui conta cosa vuoi tu, cosa ti senti tu di affrontare, perché nonostante tutto, il tuo amore non è più forte come prima.
Adesso sei ancora in tempo per scegliere lucidamente cosa vuoi da te, da me, da noi, quindi fallo ed io mi adeguerò alla tua scelta.
Là fuori potrebbe esserci qualcuno che aspetta solamente te, che vuole solamente te e che non ha implicazioni assurde o allucinanti come il sottoscritto.
Qualcuno che potrebbe anche meritare il tuo cuore risanato e restituito della brillantezza di quando ti ho conosciuta.


Per qualche strano motivo, Ariel collegò quella descrizione alla figura di Gérôme, colui che più di tutti era stato in grado di farla sorridere e sentire bene nonostante il dolore e il marcio che aveva continuato a sporcarle lo spirito: forse perché egli era stato innamorato di lei in passato, forse perché a livello inconscio la Jiménez aveva capito che il Lamarck provasse ancora qualcosa per lei, in fondo la colombiana sapeva bene che egli avrebbe potuto "sostituire" Zephyr, diventare la persona giusta da amare, con cui condividere la vita.

Quindi dimmi solo cosa vuoi fare, cosa decidi, cosa pensi sia davvero meglio per te... Non farti trascinare dai sentimenti, dalle emozioni, so che è difficile... Ma devi tentare.
Ti volterai indietro ancora una volta... O guarderai avanti cercando di scorgere cosa c'è oltre l'orizzonte dell'ignoto?


Si prese qualche minuto di tempo, abbassando lo sguardo per evitare di incrociare gli occhi di Zephyr, quegli occhi che la distraevano in un momento in cui doveva concentrarsi e prendere una decisione cruciale, che avrebbe cambiato il corso non solo della propria vita, ma anche di quella altrui.

Io... credo di aver bisogno di un po' di tempo.

Pronunciò quelle parole dopo due minuti buoni, nel corso dei quali testa e cuore si confrontarono animatamente, prendendo in esame tutto, ogni possibilità, eseguendo una lista di pro e di contro per entrambe le opzioni: alzò gli occhi su di lui allora, lentamente, cercando il suo sguardo e sentendo il peso di ciò che stava per dire, ma che sentiva fosse la cosa giusta in quel momento perché, nonostante sentisse davvero dell'amore ancora per lui, era passato così tanto tempo e così tante cose erano cambiate, che la necessità di riflettere c'era, ed Ariel la avvertiva tutta.

Non posso negare ciò che sento per te, Zephyr, né voglio farlo... ma tu hai ragione.
Si tratta di una decisione importante, e sono successe così tante cose tra noi che sarebbe assurdo darti una risposta così, di punto in bianco.
So che voglio andare avanti, di questo sono certa perché tornare indietro ora mi risulterebbe impossibile... ma devo essere certa se farlo con te o meno.


Una volta si sarebbe gettata a capofitto nell'amore che provava per lui, ma tutto nel corso dei mesi era cambiato, anche ciò che la Jiménez sentiva per il Kenway... e si vedeva.

Perciò... dammi un po' di tempo, permettimi di rifletterci su.
Da parte mia, ti prometto che quando prenderò la mia decisione... farò in modo di non dovermene mai pentire.


FINE
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Messaggioda Zephyr » 29/10/2016, 22:34

Reparto di Medicina Generale + 24 Dicembre 2112 + Ore 22:47 + "Panacea Clinic of Bahrein"

Dottor Kenway, la paziente è stabile.
Possiamo passare alla cura farmacologica?


Sì, certo.

Mi scusi, non voglio essere invadente ma... Lei non aveva turno libero stasera?
Non si è fermato un momento da oggi pomeriggio...


Mi andava di rendermi utile, per me è un giorno come tanti altri.

Capisco... Beh a prescindere le auguro ugualmente un Buon Natale.

Anche a te, Jasmine.
Ci vediamo dopodomani.


Zephyr adocchiò l'esterno dell'Ospedale, quasi individuando con l'udito il sibilare del forte vento freddo della notte.
Era il 24 Dicembre, la Vigilia del Natale, o più semplicemente Martedì, sì, per lui non era nient'altro che un Martedì.
Tuttavia la sua concentrazione era calata molto dal pomeriggio e rischiava di combinare guai nel restare ad occuparsi di altri pazienti.
Per quello se ne andò nel suo ufficio, cambiandosi, togliendo il camice ed indossando qualcosa di comodo per uscire: una maglia di jeans, una giacca di cuoio nera, stivali pesanti dello stesso colore.
Uscendo dalla struttura salutò distrattamente le persone alla reception, facendo degli auguri svelti, non ascoltando nemmeno quelli in risposta, affacciandosi sul grande cortile illuminato.
La città, come era giusto che fosse, presentava una atmosfera semi desertica, non c'era nessuno in giro, tutti quanti in casa, con le famiglie, con gli amici, con i propri amori.
Lui non aveva una famiglia, lui non aveva degli amici, lui non aveva degli amori. Lui era completamente solo, solo di fronte ad una realtà così assurda quanto lacerante.
Il Natale precedente lo ricordava vagamente, lo aveva trascorso con Melia e con Dylan, festeggiando poi con del sesso in tre, già, dividendosi la Hebert senza chissà quale problema o vincolo.
Al tempo era assoggettato al suo volere, ai desideri di Melia, quindi si comportava di conseguenza... E nel mentre il cuore di Ariel si allontanava da lui, dimenticandolo, mettendolo da parte.
Gli occhi freddi si spostarono sulla vetrina illuminata di un negozio di alimentari confezionati e bevande, tra le quali anche diversi alcolici di provenienza estera, babbani anche.
Il tintinnio della campanella risvegliò da un mezzo sonno il proprietario che quasi si stupì di vedere qualcuno lì dentro a quell'ora, quella notte specifica.

Prendo questo.

Immagine

Solo, signore?
Se prende altro posso farle qualche sconto.
Non ho guadagnato nulla da praticamente tutto il giorno...
... La prego, magari delle patatine, o anche della cioccolata...


Ho solo bisogno di questo.
Non mi va altro.
Ecco...
Buon Natale.


Lasciò sul bancone quattro volte il costo della bottiglia appena presa, facendo rimanere per qualche secondo interdetto il proprietario, il quale alla fine decise semplicemente di ringraziarlo facendogli gli auguri con una voce decisamente riconoscente, mettendo in cassa quella somma che in un certo senso gli aveva proprio salvato la giornata magrissima di incassi. Almeno uno dei due quella notte avrebbe sorriso un poco di più.
Si aprì la bottiglia di alcolico già mentre camminava in direzione della propria casa, mandando giù più di un sorso. Il suo passo però si interruppe più volte. Davanti l'entrata di un parco, poi davanti ad una pista di pattinaggio vuota, infine anche nei pressi di un negozio di strumenti musicali, lì Zephyr ci lasciò almeno mezz'ora della propria notte senza dire nemmeno una parola, mandando giù sorsi di liquore liscio.
Gli occhi vacui si spostavano da uno strumento all'altro, vagando tra i prezzi e scorgendo nella penombra gli altri articoli dentro al locale, non tanto grande e non esageratamente fornito ma tra i pochi completamente ristrutturati del piccolo centro cittadino. In verità, con le iridi andava fermandosi sempre nello stesso identico punto, una vetrina con gli album in vendita, tra essi, c'era il volto di Lei.

Immagine

...

... io ti amo ancora...


Allora perché adesso ti stringi al braccio di un altro?
Perché adesso lo guardi con quella stessa espressione adorante che riservavi solo a me?
Perché adesso sussurri il suo nome nel buio tra le lenzuola umide?
Perché adesso speri di essere sempre bella per lui... E non per me?


Non posso negare ciò che sento per te, Zephyr, né voglio farlo... ma tu hai ragione.
Si tratta di una decisione importante, e sono successe così tante cose tra noi che sarebbe assurdo darti una risposta così, di punto in bianco.
So che voglio andare avanti, di questo sono certa perché tornare indietro ora mi risulterebbe impossibile... ma devo essere certa se farlo con te o meno.


Così, alla fine aveva scelto, si era presa il suo tempo ed aveva fatto le dovute considerazioni, lasciandosi per sempre indietro l'ombra della sua relazione trascinata con Zephyr.
Le domande fatte dal suo cuore non corrispondevano a quelle della sua mente, anzi, spesso e volentieri quella rispondeva e tali risposte facevano tutt'altro che bene.
Percepiva la colpa per essere stato assente ed anche se non lo aveva fatto di proposito, non si sentiva nel giusto ad incolparla per non averlo aspettato, per non averlo perdonato.
L'essere umano non era una pozzo di bontà assoluta e ogni tanto un poco di amor proprio diventava indispensabile per riuscire a non piangere più sangue, oltre che lacrime.
Mandò giù altri due sorsi, sentiva che l'alcool ormai stava facendo effetto, su di lui, un Ghiaccio, più che soggetto alle sbronze, più che soggetto a mandar libero il dolore in condizioni di ubriachezza.
Riprese a camminare piano, barcollando appena, appoggiandosi di tanto in tanto a qualche lampione o al muro di alcune abitazioni, sentendo risa, sentendo gioia, felicità, amore.
Chiuse gli occhi, stringendo le palpebre, mentre scivolava a terra, in ginocchio, nel freddo che lo solleticava appena, bevendo ancora... e ancora... e ancora...
Rimase fermo in quella posizione per un'altra ora e a ridosso della mezzanotte, alzò la testa verso il cielo, osservando le stelle, le poche nuvole presenti, l'oscurità dell'infinito.
Un groppo al cuore lo colse quando pensò di non poter nemmeno lontanamente visualizzare l'immagine dei volti dei suoi genitori, come a voler ricercare una specie di conforto nelle loro figure.
Per lui non esistevano, non sapevano chi fossero e se la sua famiglia doveva essere la Resistenza, che si fottessero, meglio essere orfani.
Ancora una volta tra le nebbie della fantasia più masochista apparve il volto di Ariel, come sempre bellissima, come sempre sorridente, dolce, angelica, ma non più sua.
Il piano aveva funzionato, Gérôme era perfetto per lei e la stava rendendo finalmente la ragazza felice e appagata sotto ogni punto di vista che sarebbe dovuta essere col Kenway.
Pensare che era stato proprio lui a finanziare anche illegalmente la creazione di quel ragazzo, quindi poteva riconoscersi un po' di quel merito? Almeno quello poteva farlo?
Serrò la bocca con rabbia crescente, una rabbia data dal dolore e dalla sofferenza, portando alla bocca la bottiglia giunta già a meno della metà, ingoiando liquore che quasi non gli faceva manco più effetto.
Alzandosi in piedi a fatica, guardò neanche tanto lontana la palazzina dove era ubicato, camminando verso di essa come una specie di relitto, come una specie di barbone ubriaco.

...


La porta di casa si aprì e la luce apparve subito per merito della magia, così da non farlo nemmeno sforzare troppo a cercare un fottuto interruttore.
Un altro sorso, un rutto, ma sì, chi lo poteva sentire lì? Chi avrebbe potuto chiamarlo incivile o cafone? Non era un MediMago in casa sua, ma la triste copia di un essere umano.
Appoggiò la bottiglia distrattamente sul tavolo della cucina, togliendosi i quanti di lana e buttandoli da qualche parte, poi fece lo stesso con la giacca, senza dire una parola.
L'unico suono che si udì nell'arco di almeno dieci minuti fu un misero colpo di pugno sullo stipite della porta che dava sul salotto, o quello che doveva essere un salotto in dimensioni ridotte.
Alla stregua di un monolocale, quell'appartamento con arredamento minimalista non aveva niente che rispecchiasse qualche identità del possessore, a parte un paio di cose.
Una chitarra, poi uno sgabello, niente di più, lì, appoggiati su un tappeto in mezzo alla camera, abbandonati come se fossero frammenti del suo cuore che ogni tanto riesumava per sbaglio.
Gli occhi spenti osservarono i due oggetti, poi sempre barcollando si avvicinò alla chitarra e la prese, sentendo la testa girare alcuni istanti, ecco perché si sedette subito sullo sgabello vicino.
Scosse il capo, tenendo gli occhi chiusi, con movenze tipiche di chi ormai la ragione l'aveva lasciata su quel tavolo, insieme alla bottiglie di whiskey.
Ondulante portò la mancina a sistemare le corde, l'altra già carezzava lo strumento... In meno di un minuto, nel bel mezzo dell'inizio di quel Natale, si sparse nell'aria una nenia malinconica...



I heard that you're settled down
That you found a man and your married now
I heard that your dreams came true
Guess he gaves you things I didn’t give to you

Old friend, why are you so shy?
It ain’t like you to hold back or hide from the lie

I hate to turn up out of the blue uninvited
But I couldn’t stay away, I couldn’t fight it
I hoped you’d see my face & that you’d be reminded
That for me, it isn’t over

Nevermind, I’ll find someone like you
I wish nothing but the best for you two
Don’t forget me, I beg, I remember you said:
“Sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead”
Sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead, yeah...


Immagine

Lo sai che sei davvero carina...

Per cortesia, non sfottermi...

E chi ti sfotte?
Io parlo sul serio...


... A-ah... D'accordo... T-tu saresti...

Zephyr... Zephyr Kenway, Corvonero, piacere.

... I-io sono Ariel, Jiménez!
Grifondoro! Piacere mio, Zephyr...


You’d know how the time flies
Only yesterday was the time of our lives
We were born and raised in a summery haze
Bound by the surprise of our glory days

I hate to turn up out of the blue uninvited
But I couldn’t stay away, I couldn’t fight it
I hoped you’d see my face & that you’d be reminded
That for me, it isn’t over yet

Nevermind, I’ll find someone like you
I wish nothing but the best for you two
Don’t forget me, I beg, I remember you said:
“Sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead”, yay...


Immagine

Ho paura, non so cosa mi stia succedendo...
Mi sento cambiata... Sono diversa, non sono più nemmeno un essere umano...
Cosa mi hanno fatto diventare?


Ti aiuterò io a superare questa nuova situazione, questa nuova identità...
Non temere, sarà difficile all'inizio, ma insieme andremo avanti, come è sempre accaduto...
Ti fidi di me?


... Io mi fido solo di te, Zephyr.
Non abbandonarmi mai, stammi sempre vicino.
Faccio finta di essere forte ma... Ma... Ho paura...


Nulla più ti farà del male, te lo prometto.


Nothing compares, no worries or cares
Regret’s and mistakes they’re memories made
Who would have known how bittersweet this would taste?

Nevermind, I’ll find someone like you
I wish nothing but the best for you two
Don’t forget me, I beg, I remembered you said:
“Sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead”...


... come hai potuto... come hai potuto lasciarmi sola, come?!
Mi hai uccisa, mi hai strappato il cuore, mi hai lasciata sola, hai capito, sola!!
Ho smesso di ridere per colpa tua, ho smesso di provare gioia, sono stata male ogni giorno, ogni ora, mi sono sentita sola, ti cercavo nei miei sogni e ti imploravo di tornare da me, ma tu non c'eri!!
Dov'eri, dov'eri Zephyr mentre soffrivo, mentre il petto mi sanguinava dal dolore, dove, dove?!?


Ad un tratto, tra una strofa e l'altra, tra una parola e l'altra, sentì che certe volte il respiro si faceva più pesante, sentì che qualcosa non andava.
Perdeva colpi, non andava facilmente a tempo, tirava spesso su col naso, aveva le labbra salate, i dorsi delle mani umidi... Stava piangendo.
Mentre cantava, Zephyr cominciò a piangere, a buttare fuori lacrime grandi come gocce di pioggia, la pioggia che fino ad allora non aveva mai smesso di incupire il suo animo, da diversi mesi a quella parte.
Aveva provato a farsi forza, aveva provato a credere di potere andare avanti, aveva provato a resistere alla sofferenza, augurandole solo il meglio, promettendole di stare bene, perché se Ariel avesse saputo della sua condizione probabilmente sarebbe stata male, ma non ci stava riuscendo, non ce la stava facendo, prendeva in giro sia lei che se stesso ed infatti sul finire di quel brano, la chitarra cadde a terra senza più una forza effettiva che la tenesse e il silenzio tornò sordo come il tonfo sordo della cassa di risonanza che fece lamentare le corde appena qualche secondo, prima di far tornare il silenzio assordante della notte.

Nevermind... I’ll find someone... like you...
I wish nothing but the best... for you two...
Don’t forget me, I beg, I remembered you said:
“Sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead”
Sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead...
... Sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead...
Sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead...


Immagine


Si lasciò cadere a terra quasi a peso morto, cominciando a singhiozzare sdraiato sul tappeto, parzialmente rannicchiato, stringendo i pugni.
Era da solo, la Vigilia di Natale, non una famiglia, non un amico, non lei... Sì, Lei, solo di LEI avrebbe avuto bisogno ma non c'era, lei era con un altro, lei era felice con un altro.
Tutto un mondo crollato addosso, tutta una vita spesa a combattere contro la volontà di farcela, di non arrendersi al male insito nel suo animo, tutto grazie a lei, grazie alla luce del suo spirito.
Lei era da sempre stata la differenza, la netta e sostanziale separazione tra il bene e il male, tra il vampiro e l'essere umano, tra l'odio e l'amore.
Scivolò con la schiena al muro e poi si tirò su quel tanto che bastasse per farlo stare seduta con la testa appoggiata all'angolo della parete, fissando il nulla più assoluto.
Le lacrime erano apparentemente terminate, facendo spazio al vuoto, facendo subentrare l'incapacità di reagire.
Si portò il pugno all'angolo delle labbra, asciugandosi un rivolo di saliva misto alle lacrime, con occhi arrossati ed una espressione portata al collasso dell'integrità interiore.
La pelle scivolosa per il sudore, il Ghiaccio che non poteva nulla, NULLA contro tutto ciò, contro tutte quelle sensazioni.
Assurdo... Davvero assurdo... Anche distante chilometri, anche non stando più con lui, anche non sapendo nemmeno dove fosse o come stesse... Ariel Jiménez aveva contribuito per l'ennesima volta a ricordargli con quel dolore quanto potesse essere umano, quanto il suo cuore fosse perfettamente in grado di provare le stesse cose provate da chiunque altro fatto di carne, sangue e calore.
Non era importante dove fosse, non era importante con chi stesse, non era importante se stesse già dormendo o meno, per Zephyr l'importante... Era che fosse di nuovo serena, di nuovo sorridente.

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... Buon Natale... Amore mio...

AUTOCONCLUSIVA
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