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Infermeria del Castello

Messaggioda Vergil » 20/11/2012, 18:31

Lui rifiutare una bella ragazza che si confidava con un bacio dolce, morbido, profumato e a suo modo molto eccitante.
Adesso si che le aveva viste davvero tutte ed aveva capito che stava lentamente crescendo.
Sentiva un forte groppo allo stomaco e non era contento di averla tratta in quella maniera, ma la sincerità avrebbe permesso di perdonarsi da solo con il tempo e forse anche di essere perdonato da lei per un rifiuto che non lasciava molto spazio alla speranza, almeno non ora come ora.
La osservò a lungo, mentre cercava lei di bloccare tutta quella gigantesca affluenza di lacrime cacciandola indietro per non farlo sentire in colpa, ma per quanto spesso e volentieri tonto, il Cartwright non arrivava ad un tale livello di ignoranza.

No... va bene.
Ho passato quattro anni della mia vita a... a guardarti da lontano, a chiedermi come sarebbe stato anche solo... vederti sorridere per un momento in mia direzione sapendo che stavi guardando proprio me. E ora siamo qui, e io... non avrei mai potuto sperare di poterti stare così vicina.
Quindi sono contenta così, non devi spiegarmi niente, anzi, scusami per essermi presa una tale libertà senza nemmeno chiederti il permesso... sono stata del tutto fuori luogo.


E adesso, una bella valanga di sensi di colpa in arrivo... Non sarà una bella nottata per dormire questa, Vergil...

E' meglio che torni in dormitorio, o finirò per ammalarmi anch'io.
Non prendere freddo, e fatti dare un bel té caldo oltre alle medicine che stai cercando e che, a proposito, sono nella dispensa lì in alto, secondo scaffale a sinistra.
Ci vediamo in giro per i corridoi o in Sala Grande... buonanotte Vergil!


Rettifico... Non saranno almeno dieci, se non venti notti belle per dormire, Vergil...

Bene, allora il mio bernoccolo non sarà arrivato in vano!
Grazie mille e... Allora si, buonanotte Ariel, fai la brava e se ti servono le risposte per i compiti...


Dileguata alla velocità del vento.

... Non... Esitare a... Chiedere... Si... Lasciamo perdere...

Tirò un gran sospiro, mentre congiungeva le mani per riscaldarle.
Anche se fosse passato di lì un altro prefetto o addirittura un professore come la Bennet, probabilmente non sarebbe riuscito a spiccicare nemmeno una delle sue migliori battute.
Spezzare il cuore ad una persona era un'impresa difficile anche per le persone poco inclini ai sentimentalismi, figurarsi uno come il prefetto dei Tassi che di sentimentale aveva praticamente tutto, anche se non lo dava spesso a vedere.
Si alzò in piedi, muovendo passo in direzione di quella credenza mostratagli dalla Jiménez poco prima, quella con lo sportello assassino per intendersi, e la aprì di nuovo, osservando che si, cercando bene lì erano nascoste le erbe medicinali che cercava per sistemare il raffreddore.
Anche se il suo intento quella notte era quello di passare dalle cucine per chiedere una minestrina calda, dovette saltare necessariamente, visto che la fame gli era passata del tutto ed era certo che qualunque cosa avesse ingerito, l'avrebbe gettata fuori in men che non si dica.

Se non altro ho rifiutato da single, praticamente.
Almeno le ho evitato la beffa oltre il danno di dirle di no dopo quattro anni di innamoramento, per di più stando con un'altra sua collega...
Bah, qualcosa mi dice che ora come ora non gliene frega proprio niente!


Si posò una mano dietro la nuca. Ogni tanto avrebbe voluto che il padre fosse nei paraggi per scambiare quattro chiacchiere con lui.
Calvin ed Evan erano amici sinceri ma, a parte Lex, o Melia nel caso dell'ipnosi, nessun ragazzo corrispondeva per Vergil a quello che poteva definire un amico vero e serio.
Dopo tanto tempo, era la prima volta che si sentiva solo, completamente, come se in un certo senso solo adesso comprendesse veramente da cosa fosse circondato e di quanto gli mancasse un supporto che non lo facesse sentire come abbandonato in un angolo a sbrigarsela da solo.
Quell'infermeria d'un tratto era diventata più buia, fredda, silenziosa, e per diversi secondi Vergil ebbe la tentazione di fare qualcosa di sconsiderato, ma quando prima diceva che i tempi per lui stavano cambiando, intendeva proprio quello, non era più lo stesso, non del tutto.
Nessuna stupidaggine quella notte, niente a testimoniare il suo passaggio, che fossero scherzi immediati o con attivazione la mattina dopo.
Era giusto non perdere mai il proprio stile, ma continuando comunque a crescere... E quella stessa notte un altro piccolo grande dettaglio, come una dichiarazione, lo aveva costretto ad accettare quella crescita in modo seriamente giusto e forzato.
Una crescita che Vergil Cartwright non sapeva se apprezzare o meno, visto che aveva significato lacrime amare per una preziosissima studentessa.

... mi odio...


| FINE |
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Messaggioda Caroline Priscilla » 23/04/2013, 18:55

[Infermeria - Sabato mattina - Ore 10:00 a.m.]


Cappie voltò il viso in direzione della finestra aperta, dal quale caldi raggi solari entravano fendendo l'aria e ferendole avidamente gli occhi. Le piccole efelidi sul naso venivano messe in risalto dalla luce mattutina, mentre un timido sorriso aleggiava sulle labbra della ragazzina nell'osservare il cielo terso e limpido. Jorge era steso nel lettino accanto al suo, forse immerso in un sonno profondo o forse intento a pensare in silenzio come lei. La Tassorosso non si era ancora voltata nella sua direzione, conscia che, una volta svegliato, i due avrebbero dovuto interrompere forzatamente quel momento di pace per parlare e fare il punto della situazione.
Una volta usciti fuori dalla Foresta Proibita, insieme alla professoressa Vilvarin, il delfino e la tassetta vennero presi in custodia da Monique Vireau in persona che, senza dire una parola, li aveva accompagnati fino in Infermeria, lasciandoli alle cure esperte dell'erbologa. Mentre Lindë spalmava degli unguenti sulle loro ferite e le fasciava con meticolosa cura, Cappie non poteva fare a meno di pensare all'espressione fredda e rigida della Vicepreside, intuendo [Intuito (P):8] che ben presto lei e il suo fratellino avrebbero dovuto affrontare una brutta lavata di capo. La giovane strega si sentiva in colpa per quello che era successo, ma non abbastanza da realizzare quanto le loro azioni fossero state sconsiderate e prive di senno: era felice di essere ancora viva e per ora contava solo questo.
Cercò di voltarsi in direzione dell'amico, gemendo un po' per il dolore che ancora provava alla spalla destra. Per sua fortuna, la Vilvarin era una guaritrice talmente esperta che la sua ustione era ormai in fase di guarigione avanzata, anche se la pelle le tirava un poco sotto la fasciatura bianca che le copriva buona parte della spalla e del braccio. Non avevano ancora ricevuto visite, da quando erano stati portati lì, complice forse il divieto che l'erbologa aveva imposto agli altri studenti di gironzolare intorno all'Infermeria prima che lei avesse concluso il suo lavoro. Cappie tenne le orecchie allerta, cercando di percepire ogni minimo rumore che proveniva dalla sua sinistra, dove stava steso il delfino. Una volta che lo avesse percepito sveglio, avrebbe voltato il viso nella sua direzione.

Stai bene?

Chiese con voce flebile, cercando di parlare piano per evitare che orecchie indiscrete potessero ascoltare i loro discorsi.

Credo...che siamo finiti in guai molto grossi...

Continuò seria, voltando poi nuovamente il viso verso la finestra e ascoltando il cinguettare degli uccellini che annunciavano, finalmente, l'inizio dell'arrivo della primavera.

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Messaggioda Jorge » 23/04/2013, 20:36

Vivi. Erano vivi e in grossi, grossissimi guai. Era queste le uniche due cose a cui Jorge riusciva a pensare da quando lui e Caroline Priscilla aveva seguito, zoppicando e sorreggendosi a vicenda, la Vilvarin fuori dalla Foresta Proibita e poi la VicePreside fino all’Infermeria. Certo, vi erano stati momenti di black out totale, come quando era svenuto non appena toccato il lettino a lui assegnato, o quando il dolore per le prime medicazioni aveva superato la sua soglia di tollerabilità, ma per il resto del tempo non aveva fatto altro che arrovellarsi il cervello su quei due piccoli, essenziali concetti. Anche adesso, coricato su un fianco con le spalle alla finestra e quindi alla Tassetta, il lenzuolo tirato fin sopra la testa, non faceva altro che ripercorrere con la mente quella terribile mattinata e i motivi che li avevano condotti lì al Covo dei Centauri. Sentiva dei movimenti provenire alle sue spalle che, con molta probabilità [Intuito(P)=9], stavano a indicare che la sua sorellina si era svegliata ma non aveva voglia di parlarle, non perché ce l’avesse ancora con lei, nulla come rischiare di diventare il pranzo di due minidraghi appianava meglio qualsiasi divergenza, ma perché non aveva la più pallida idea di cosa dirle. Sapeva che il silenzio gelido con cui Monique li aveva accolti al limitare della Foresta Proibita non lasciava presagire nulla di buono, un po’ come la classica calma prima della tempesta e temeva che, quella volta, non se la sarebbe cavata con una semplice ramanzina. Rischiavano grosso, punizioni su punizioni, la sospensione, l’espulsione addirittura ed era tutta colpa sua o meglio di chi lo aveva messo contro la sua sorellina. Una fitta di senso di colpa lo assalì all’improvviso al ricordo di com’era ridotta la sua spalla, l’odore di carne bruciata che lo avrebbe perseguitato a vita. Strinse i pugni con forza, digrignando i denti per un accesso di rabbia. La Vilvarin li aveva ripresi per aver attaccato alle spalle quelle due creature e lui, in silenzio, si era preso il rimprovero, fingendosi pentito mentre dentro di sé si malediceva solo per non aver saputo produrre un incantesimo più doloroso, qualcosa capace di tagliarli in due. Erano stati vigliacchi? Forse. Ma era certo che se i raggi del minidrago rosso avessero bruciato le sue dannatissime e preziosissime piante al posto della spalla di Cappie, Lindë non ci avrebbe pensato due volte a sezionarlo a mani nude.

Insensibile e senza cuore. Ecco cos’è. Le piante prima di tutto… e non si rende conto che le piante si posso riprodurre anche in serra mentre le persone no, sono uniche e insostituibili.

Pensieri da grande forse, pensieri che fino a pochi giorni prima non avrebbe mai formulato ma correre il rischio di morire combina di questi scherzi, fa maturare in fretta, anche se forse non nel modo corretto.

Stai bene?

Aveva fatto troppo rumore e ormai fingere di dormire non era più possibile così lentamente si voltò sull’altro lato in modo da poter guardare Cappi in faccia o meglio di profilo.

Respiro, mangio, muovi gli arti inferiori e quelli superiori quindi si, direi che sto bene - rispose quindi cercando di essere ironico ma probabilmente fallendo miseramente – La tua spalla invece come va? Meglio o peggio della tua gamba?

Si informò a sua volta, sollevandosi su un gomito per sbirciare lungo tutta la figura della ragazzina per cercare di farsi da solo un’idea di come stessero davvero le cose.

Credo...che siamo finiti in guai molto grossi...

Mi spiace – disse di botto, ricadendo sul letto e sdraiandosi sulla schiena, il volto rivolto verso il soffitto – Non dovevo reagire in quel modo, non dovevo trascinarti lì, non dovevo organizzare quello stupido scherzo per vendicarmi, non dovevo credere a tutto il Dormitorio maschile dei Delfiniazzurri…- e non c’era traccia di ironia nel tono della sua voce. Era una semplice constatazione. Nessuno dei suoi compagni di Casata era degno di fiducia neanche un millesimo di quanto lo era Cappie. – E si, siamo in guai molto grossi… potrebbe decidere di sospenderci… o espellerci…

Un brivido gli corse lungo la spina dorsale a quella prospettiva, spingendolo a chiudere gli occhi per un secondo per poi riaprirli di scatto non appena il volto deluso di sua madre gli comparve davanti.

Dobbiamo inventarci una scusa seria, plausibile, qualcosa che ci permetta di ottenere uno sconto di pena…
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Messaggioda Elbeth » 24/04/2013, 13:09

[In una pausa tra le lezioni della mattina]


Si guardò intorno furtivamente.
Il corridoio che portava all’infermeria era deserto.
Elbeth fissò la porta davanti a sé: Cappie e Jorge erano lì. La notizia era certa!
Sir Nicholas aveva chiesto al Frate Grasso che aveva chiesto al fantasma dei Delfini, quindi dovevano essere lì.
La voce si era diffusa quella mattina a lezione, poco dopo le dieci, ma Elbeth aveva preferito verificare prima di precipitarsi in infermeria per nulla. Ed assieme alla notizia del ricovero si stavano diffondendo anche varie versioni sul perché Jorge Alvares e Caroline Priscilla O’Neil si trovassero in infermeria!
A conferma di ciò, avevano entrambi saltato le lezioni della mattina. Elbeth non aveva avuto il coraggio di chiedere ai loro compagni di casata: l’unico con cui aveva confidenza tra i Delfiniazzurri era Steve, ma dubitava fortemente che le avrebbe detto qualcosa su Jorge. I due sembravano non andare molto d’accordo, pur appartenendo alla stessa casata. E non conosceva nessun altro tra i Tassi, oltre Cappie. Quindi, aveva deciso che dopo l’ultima lezione avrebbe fatto un salto in infermeria, dove –quella era l’unica notizia certa e confermata dai fantasmi di Hogwarts! – erano in quel momento ricoverati.
Aveva fatto scorta di dolci: la golosità dei due “fratellini” era nota in tutto il castello! Cioccorane per Cappie e lecca lecca al sangue per Jorge… oltre un altro po’ di scorte come gelatine Tuttiigusti+1, bon bon esplosivi e api frizzole. Insomma aveva dato fondo (un po’ a malincuore soprattutto per le Cioccorane) alla sua personale scorta mensile, ma in fondo era per i suoi amici e ne valeva la pena.
Era curiosa. La Vireau aveva un’aria particolarmente grave quel giorno a lezione e anche la Vilvarin era sembrata ancor più taciturna del solito.
Qualcosa, nonostante il riserbo che c’era intorno alla cosa, era accaduto! Ed Elbeth era decisa a scoprirlo.

Dobbiamo inventarci una scusa seria, plausibile, qualcosa che ci permetta di ottenere uno sconto di pena…

Varcò la porta con un sorriso, ma vedere i due ragazzini sdraiati nei loro letti, ebbe l’effetto di farla sussultare un attimo. Notò con una veloce occhiata che la spalla di Cappie era vistosamente fasciata e anche se il delfino non sembrava avere alcun segno esteriore di ferita o di malattia, erano i loro volti che l’avevano fatta preoccupare.
Erano sofferenti, come se non dormissero da giorni ed entrambi un pò pallidi (in questo Jorge lo era ancor più di Cappie!). La sua educazione le impose di non fissarli troppo a lungo: non sarebbe stato educato. Eppure, ora più che mai, era convinta che qualcosa fosse successo.
E dopo aver udito le ultime parole di Jorge…

Ciao! Vi ho cercato dappertutto: ecco dove vi eravate cacciati…

Li salutò con un sorrisetto furbo ed ironico, mentre faceva il suo ingresso nell’infermeria. Regalò ad entrambi uno dei suoi rari sorrisi. Era felice sul serio di vederli sani e salvi!

Lo sapevo che non dovevo ascoltare il ritratto del terzo piano che aveva detto che eravate stati espulsi!

E strinse l’occhio a Jorge.

Per cosa poi? – borbottò tra sé, mentre arrivava ai piedi dei loro letti.

Mentre si avvicinava aveva notato che in effetti erano molto più pallidi del loro incarnato normale e per un attimo il suo volto si adombrò. Era abituata a vederli sempre allegri e pimpanti e le faceva un certo effetto vederli sdraiati su quei letti e non proprio entusiasti. Cosa avevano fatto per ridursi in quello stato? Erano scapestrati, a volte, e molto esuberanti, ma non era mai accaduto che si fossero fatti del male…

Spero che stiate bene – diede uno sguardo eloquente alla spalla di Cappie – e che non faccia troppo male…. Ho portato generi di conforto! – disse, cambiando totalmente argomento, quasi questo potesse aiutarli a guarire più in fretta e pose in grembo a Cappie le cioccorane – Non penso che servano il dolce in infermeria, giusto? Le figurine che mi mancano le voglio, però!

Lo disse seria, puntando il dito verso la ragazzina, prima di girarsi verso il delfino nel letto accanto e posargli in grembo i lecca lecca al sangue. Notò che anche la gamba di Cappie doveva aver qualcosa che non andava, mentre il ragazzino stava – pallore a parte – abbastanza bene. Quindi si sedette sul bordo del letto di Jorge e li fissò alternativamente con aria grave, scartando una cioccorana. Fissò con aria delusa la figurina, prima di ficcare in bocca la cioccolata.

Silente! Uff! Ce l’ho! – poi con tono noncurante e fissando i suoi occhi penetranti su Jorge chiese - Insomma a quale delle tre versioni che girano a scuola devo credere? – spostò lo sguardo incuriosito anche su Cappie – I professori non si scuciono su nulla!

Affermò evidentemente contrariata dalla cosa, imbronciandosi un po’.

Se dovete inventare una scusa per uno sconto di pena - affermò dando ad intendere che aveva sentito l’ultima affermazione del delfino - dovete aver fatto qualcosa di …eccitante!

Terminò il suo semplice ragionamento con uno sguardo tra l’entusiasta ed il curioso, mentre gli occhi le brillavano vivaci.
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Messaggioda Caroline Priscilla » 24/04/2013, 17:23

Respiro, mangio, muovi gli arti inferiori e quelli superiori quindi si, direi che sto bene

La risposta di Jorge fece sorridere Cappie, che si voltò divertita verso la sua direzione, per poterlo guardare in faccia. Per fortuna, la spalla buona riusciva ancora a sorreggere il peso del suo corpo, il volto che sprofondava nel morbido cuscino dell'Infermeria, mentre ascoltava la successiva domanda dell'amico.

La tua spalla invece come va? Meglio o peggio della tua gamba?

Nè meglio nè peggio. La spalla fa un po' male, la gamba sta bene anche se la sento ancora un po' pesante...ma credo che sia solo una mia suggestione! Probabilmente se scendessi dal letto potrei correre e saltare come sempre!

Gli rispose come al solito, con tanta energia e con un enorme sorriso in volto, pur mantenendo il tono di voce basso. Non voleva che il delfino si preoccupasse eccessivamente per lei e in più, rispondendogli in quel modo, poteva quasi pensare di sfuggire almeno in parte alla gravità della situazione nel quale erano immersi. Non poteva ignorare a lungo ciò che era successo, ma sembrava che la strega volesse evitare che il proprio animo sprofondasse nella depressione più nera, impedendole di vedere il lato positivo di quel momento. Erano vivi, il resto non contava.

Mi spiace

Cappie tentò di alzarsi almeno in parte, per osservare meglio il delfino. Cercò di fare forza sul gomito del braccio sinistro, rimanendo silenziosa.

Non dovevo reagire in quel modo, non dovevo trascinarti lì, non dovevo organizzare quello stupido scherzo per vendicarmi, non dovevo credere a tutto il Dormitorio maschile dei Delfiniazzurri…

Va bene così...- rispose, rassicurando con quelle semplici parole il suo migliore amico sul fatto che tutti i suoi sbagli erano stati già perdonati e dimenticati - A me dispiace di non averti dato una botta in testa e di averti trascinato via con me fuori dalla Foresta quando potevo!- disse con fare scherzoso, facendogli una linguaccia- E mi dispiace di averti colpito alle spalle. E di aver mangiato tutta la tua scorta di cioccolata il mese scorso. E di aver copiato ogni singolo giorno i tuoi appunti di Pozioni. Ah e mi spiace anche di averti rovinato la divisa, quando ho fatto esplodere quel calderone...- continuò, elecando ogni sua possibile malefatta nei confronti dell'amico, per tirargli su il morale e alleggerire un po' il loro umore.

E si, siamo in guai molto grossi… potrebbe decidere di sospenderci… o espellerci...

La giovane strega non disse nulla, rimanendo a fissarlo per qualche minuto. Ecco, lo aveva detto, aveva reso reali le conseguenze che i loro gesti avrebbero potuto portare. Se la Tassorosso fosse stata più piccina, probabilmente sarebbe fuggita di fronte a quell'aspettativa, nascondendosi dietro la schiena del padre, rassicurante e forte, convinta che lui l'avrebbe protetta da qualsiasi dispiacere. Cappie poteva sentire le sue viscere contrarsi in maniera più dolorosa della sua spalla, ma un sorriso dolce quanto amaro si disegnò sul suo volto nonostante tutto.

In qualche modo riusciremo a cavarcela, lo so, ne sono sicura. Dobbiamo solo...

Dobbiamo inventarci una scusa seria, plausibile, qualcosa che ci permetta di ottenere uno sconto di pena…

Cappie lo fissò, un po' intristita sapendo bene che non c'era modo di giustificarsi di fronte a quello che avevano fatto. Non poteva mentire di fronte alla Vicepreside, non sul fatto che si erano cacciati in quel guaio di loro spontanea volontà. Ma non avrebbe mai neanche lasciato che la verità venisse a galla: avrebbe cercato una via di mezzo, qualcosa che non avrebbe fatto risaltare il suo fratellino come un criminale. Aveva già capito i suoi sbagli, era inutile infierire.
La ragazzina stava per rispondergli, quando una voce allegra e prorompente interruppe il loro discorso, mentre Elbeth faceva il suo trionfale ingresso in Infermeria.

Ciao! Vi ho cercato dappertutto: ecco dove vi eravate cacciati…
Lo sapevo che non dovevo ascoltare il ritratto del terzo piano che aveva detto che eravate stati espulsi!


Non ancora almeno...- pensò la tassetta, un po' dispiaciuta che la primina avesse interrotto il loro discorso, ma mettendo da parte quel pensiero. Ci sarebbe stato tempo per parlare da soli e potevano sempre stare svegli tutta la notte, fino a quando non avessero trovato una soluzione.

Per cosa poi?

E' una storia un po' lunga...

disse tranquillamente, sorridendo di rimando alla piccola Grifondoro, che sembrava aver saccheggiato le dispense per sfamare un intero regime.

Spero che stiate bene e che non faccia troppo male…. Ho portato generi di conforto! Non penso che servano il dolce in infermeria, giusto? Le figurine che mi mancano le voglio, però!

Cappie strabuzzò gli occhi nel vedere quella cascata di Cioccorane scendere sul suo letto. Il suo sguardo si alternò dai dolci ad Elbeth e poi di nuovo ai dolci, mentre un sorriso allegro, non forzato, ma spontaneo, le spuntò nuovamente sul viso, raggiungendo gli occhi color smeraldo.

Elbeth...sei mitica!- disse, afferrando la prima Cioccorana che le capitò sotto tiro e scartandola con avidità - Tranquilla, ti lascio tutte le figurine che trovo. La mia collezione l'ho completata anni fa!- disse, ficcandosi in bocca la rana di cioccolato prima che questa sfuggisse dalle sue mani. Con la coda dell'occhio lanciò uno sguardo in direzione del fratellino, per vedere la sua reazione all'entrata in scena della Grifina. Aveva ormai intuito [Intuito (P): 8] che il suo migliore amico provasse una sorta di interesse nei suoi confronti, ma voleva essere sicura al cento per cento, prima di poterlo prendere amorevolmente in giro. Quel pensiero sembrò allontanare di poco l'idea che presto sarebbero stati puniti per ciò che avevano fatto. Cappie si ritrovò a pensare che avrebbe preferito mille volte una punizione di tre anni, piuttosto che essere espulsa da Hogwarts. Della sua sorte all'interno del Coro, poi, non voleva neanche pensarci: non era una stella di punta e sapeva di essere una pedina facilmente sacrificabile. L'idea rischiava quasi di farla piangere, tanto che la tassetta fu costretta a ficcarsi in bocca alla velocità della luce un'altra Cioccorana, sforzandosi di sorridere fino allo spasmo. Elbeth era venuta lì per loro, portando con sè tutta la sua allegria e la sua spensieratezza: sarebbe stato ingiusto rovinare quel momento, sia per lei che per il suo fratellino.

Se dovete inventare una scusa per uno sconto di pena dovete aver fatto qualcosa di …eccitante!

Lo penfi...feramente?- chiese la ragazzina, masticando e parlando allo stesso tempo, troppo sorpresa per pensare alle buone maniere. Ingoiò a fatica una Cioccorana quasi intera, prima di riprendere a parlare -Lo pensi veramente? Io mi sento una stupida invece...cioè, siamo nei guai fino al collo, abbiamo rischiato di morire bruciati e congelati nello stesso momento! E non credo che la Vicepreside sarà magnanima con noi...- rispose sconsolata, non volendo rivelare alla Grifondoro quello che era successo nella Foresta, ma lasciando che fosse il fratellino a raccontare la sua versione dei fatti. Era meglio che fosse lui a svelare ad Elbeth quanto era stato coraggioso nel cercare di difenderla.
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Messaggioda Jorge » 24/04/2013, 21:37

Non era il solito Jorge, allegro e disinvolto, troppo silenzioso, troppo riflessivo e anche le sue battute erano troppo taglienti, più sarcastiche che ironiche, perché qualcuno che lo conoscesse bene potesse pensare che andava tutto bene. Era stato sempre un tipo impulsivo, pronto a tuffarsi a testa bassa in qualsiasi avventura, fregandosene se fosse giusto o sbagliato per il resto del mondo, l’importante era solo che fosse giusto per lui. E quel suo modo di fare lo aveva portato dritto in Infermeria e con lui anche Caroline Priscilla.

Nè meglio nè peggio. La spalla fa un po' male, la gamba sta bene anche se la sento ancora un po' pesante...ma credo che sia solo una mia suggestione! Probabilmente se scendessi dal letto potrei correre e saltare come sempre!

Un accenno di sorriso comparve sul suo viso, sollevato più che contento di vedere che nonostante tutto nulla era cambiato nel modo di comportarsi e di affrontare le cose della sua sorellina. Questo però non cambiava le cose. Aveva sbagliato, di grosso, e se non voleva rimanere un moccioso egoista doveva iniziare ad ammettere i propri errori e comportarsi di conseguenza, cioè chiedendo scusa.

Va bene così... A me dispiace di non averti dato una botta in testa e di averti trascinato via con me fuori dalla Foresta quando potevo! E mi dispiace di averti colpito alle spalle. E di aver mangiato tutta la tua scorta di cioccolata il mese scorso. E di aver copiato ogni singolo giorno i tuoi appunti di Pozioni. Ah e mi spiace anche di averti rovinato la divisa, quando ho fatto esplodere quel calderone...

Il sorriso si allargò sul suo viso, di poco, per quel perdono ottenuto, diventando una smorfia sarcastica quasi sentendo tutte le piccole stupide cose per cui l’altra si stava scusando, incidenti che all’epoca in cui erano avvenuti gli erano sembrati giganteschi, enormi, che li avevano fatto litigare, persino mettere su il muso, come i bambini che in realtà erano, ma che in quel momento sembravano cose così piccole e stupide che il portoghese non riusciva a credere di avervi dato così tanto peso. Quello in cui, involontariamente, l’aveva coinvolta era stato… bè imperdonabile e li aveva messi in guai seri, serissimi, qualcosa che sarebbe potuto costare loro la permanenza a Hogwarts.

In qualche modo riusciremo a cavarcela, lo so, ne sono sicura. Dobbiamo solo...

Dire la verità.

Era questo che avrebbe dovuto consigliare a Caroline Priscilla, ma era ancora troppo scosso, troppo codardo, troppo spaventato, per poter ammettere anche solo con se stesso, per non dire con un’altra persona, che l’unico modo non tanto per uscirne puliti, quanto per poter tornare a guardarsi allo specchio era confessare la verità o almeno una parte abbondante di essa. Volse la testa verso la Tassetta, occhi negli occhi, due espressioni serie e compite che mai nessuno al Castello e probabilmente in nessun’altra circostanza, aveva mai visto sul viso dei due giovani studenti. Dovevano trovare una strategia comune, mettersi d’accordo per non far sembrare anche la verità una menzogna, ma qualsiasi cosa l’uno avesse voluto dire all’altra, avrebbe dovuto aspettare perché qualcuno aveva deciso di fare loro visita.

Ciao! Vi ho cercato dappertutto: ecco dove vi eravate cacciati…

Al suono della voce di Elbeth Jorge volse la testa di scatto verso l’ingresso dell’Infermeria, gli angoli della bocca che automaticamente si sollevavano all’insù come contagiati dal sorrisino che illuminava il viso della Grifa. Era bella e gli piaceva, non c’era nulla da fare e che lei avesse undici anni e lui tredici era una cosa superflua, vista che l’unica cosa a cui il portoghese riusciva a pensare era di poterla vedere sorridere e arrossire più volte possibile. E anche scoprire se le sue guance erano davvero morbide come credeva.

E brava la nostra Menina… ha un futuro da segugio a quanto pare.

Le rispose con un tono forzatamente allegro, visto che i brutti pensieri non si decidevano a lasciarlo in pace, facendole anche la linguaccia visto che per lui lei non avrebbe mai potuto assomigliare a un cane, per quanto bello e di razza.

Lo sapevo che non dovevo ascoltare il ritratto del terzo piano che aveva detto che eravate stati espulsi!

Devi smetterla di discutere con tutti i ritratti del Castello… finirai con il metterti nei guai…

E si, per quanto assurdo potesse suonare alle orecchie delle due ragazzine, Jorge aveva appena fatto una ramanzina alla Grifa dal suo letto dell’Infermeria dove era finito per aver contravvenuto alle regole della scuola. Faccia tosta la sua? In buona parte si, per il resto solo un briciolo di senso di responsabilità, lo stesso che lo aveva spinto a impedire a Elbeth di dare fuoco a tutti i ritratti delle scale il giorno in cui si erano incontrati.

In ogni caso tranquilla, la VicePreside non ci metterà rendere veritiere queste dicerie.

Aggiunse, distendendosi di nuovo sul letto, il volto girato verso il passaggio tra i due letti, dove adesso si trovava la Grifa.

Per cosa poi?

Perché sono uno stupido…

Pensò tra sé, stringendo le lenzuola tra le mani con forza, mentre Cappie provava a cavarsela con un

E' una storia un po' lunga...


Spero che stiate bene e che non faccia troppo male…. Ho portato generi di conforto! Non penso che servano il dolce in infermeria, giusto? Le figurine che mi mancano le voglio, però!

Jorge spalancò gli occhi nel vedere tutti quei lecca lecca al sangue piovere direttamente sul suo grembo, un luccichio goloso a illuminargli lo sguardo, e un sorriso di gratitudine rivolto verso la ragazzina.

Menina sei un angelo sceso in terra – disse quindi con un tono di voce basso, mentre si spostava un po’ a sinistra in modo da lasciarle lo spazio per sedersi comodamente sul suo letto, una mano che tentava, se lei glielo avesse permesso, di accarezzare quella di Elbeth prima che iniziasse a trafficare con la sua cioccorana – ma non posso accettarli… io… non me li merito.

E con un grosso sacrificio da parte sua, considerato quanto fosse goloso, il delfino prese la manciata di lecca lecca e con qualche sforzo di movimento, li posò sul proprio comodino. Anche volendo non sarebbe mai riuscito a mangiarne neanche uno, lo stomaco chiuso per l’ansia per Caroline Priscilla perché nonostante la vedesse sorridente, in salute e intenta a mangiare cioccorane l’odore di carne bruciata continuava a permanere nelle sue narici, nauseandolo.

Vuoi vedere che finisco per diventare vegetariano come figlia dei fiori?

Pensò, allungando subito dopo il collo per sbirciare da sopra la spalla di Elbeth la figurina che le era capitata.

Silente! Uff! Ce l’ho!

Allora se non ti spiace la prendo io – commentò quindi, allungando la mano nella sua direzione e sfiorandole così i capelli, morbidi e profumati, di un profumo dolce che per un attimo nascose qualsiasi altro odore reale o immaginario – Così avrò qualche merce di scambio quando se commentò tra sé – tornerò al dormitorio dei Delfini.

Insomma a quale delle tre versioni che girano a scuola devo credere? I professori non si scuciono su nulla!

Anche imbronciata è bellissima.

Si ritrovò a pensare Jorge, con o senza figurina tra le mani, per poi adombrarsi visto l’argomento che era venuto gioco forza a galla. Non potevano continuare a parlare di figurine e dolciumi come se nulla fosse?

Se dovete inventare una scusa per uno sconto di pena dovete aver fatto qualcosa di …eccitante!

Lo penfi...feramente? Lo pensi veramente? Io mi sento una stupida invece...cioè, siamo nei guai fino al collo, abbiamo rischiato di morire bruciati e congelati nello stesso momento! E non credo che la Vicepreside sarà magnanima con noi…

Ti senti una stupida perché siamo stati stupidi. Sono stato stupido. – si corresse quasi subito, usando un tono serio che si, decisamente non era molto tipico di lui – E per quanto sembri assurdo che sia proprio io a dirlo non c’è nulla di eccitante nel trovarsi faccia a faccia con due minidraghi incroci di chissà cosa che sputano raggi dagli occhi e scariche elettriche dagli artigli.

Puntualizzò, lo sguardo che correva in automatico alla spalla della sua sorellina, l’odore di carne bruciata che diventava così forte da dargli la nausea.

E’ eccitante l’idea di vedere un drago, è eccitante l’idea di combattere contro una qualsiasi delle creature che studiamo a Cure ma ti assicuro Menina che trovarti di fronte a loro davvero non è molto eccitante. E giusto per la cronaca tu – e puntò il ditino contro la sua sorellina – Merlino se sei una falsa magra… Devi smetterla di mangiare tutti questi dolci se no la prossima volta con il cavolo che riesco a trascinarti via

La accusò sorridente, forse per spezzare l’atmosfera seria che si era venuta a creare, forse perché a tredici anni non si riesce a mantenere troppo a lungo un comportamento maturo o semplicemente forse perché in fondo voleva che Elbeth lo considerasse un eroe e non uno stupido scapestrato che metteva in pericolo gli altri e che quindi continuasse a rimanere seduta accanto a lui, donandogli, inconsapevolmente, un po’ di quel calore di cui sentiva la mancanza.
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Messaggioda Elbeth » 26/04/2013, 21:54

E’ una storia un po’ lunga…

Il tono di Caroline Priscilla la sorprese: la tassetta difficilmente era così dimessa nelle sua manifestazioni esteriori. Per fortuna, però, all’apparire delle cioccorane tornò la Cappie che conosceva, avventandosi su di esse ed iniziando a mangiare. Alvares, dal canto suo era agli occhi di Elbeth ancor più strano: non solo posò i lecca lecca sul comodino, con sua grande sorpresa, ma le fece anche una specie di paternale sulla sua tendenza a litigare con i quadri di Hogwarts.

Non è colpa mia se sono degli oggetti stupidi e pettegoli! Ed in quanto ad estetica ci sono quadri babbani molto più belli.

Affermò, sancendo la definitiva inutilità ai suoi occhi di quegli oggetti e contemporaneamente continuando a masticare la sua cioccorana. Anche Jorge però tornò normale, “rubandole” la figurina di Silente, che a suo dire sarebbe stata un’ottima merce di scambio. Elbeth sospirò scuotendo la testa e facendo spallucce. Non era brava negli scambi e finora non aveva mai guadagnato una sola figurina per la sua collezione: avrebbe dovuto approfondire come ci riusciva… Il Tornado parlante Cappie, intanto, aveva iniziato a spiegarle qualcosa sul mistero per il quale i due si trovavano in infermeria. Eppure anche in quel caso Elbeth rimase perplessa. La tassetta sì parlava, ma non come al suo solito! Quasi come se non le stessero dicendo tutto… [intuito/perspicacia = 18]

...cioè, siamo nei guai fino al collo, abbiamo rischiato di morire bruciati e congelati nello stesso momento!

Gli occhi vivaci di Elbeth mandarono un guizzo a quella prima spiegazione, spostando interrogativamente lo sguardo su Alvares, dato che stranamente Cappie non intendeva approfondire l’argomento. Avevano acceso un fuoco con la magia e per spegnerlo avevano esagerato con un incantesimo di congelamento?

Ipotesi improbabile. pensò Elbeth.

Vedendo poi che il deflino si ostinava a non mangiare nulla di ciò che aveva portato, pensò che forse preferiva anche lui le cioccorane ai lecca lecca, quindi ne afferrò una dal letto di Cappie e la scartò. La direzionò verso di lui. La rana avrebbe saltato nella sua direzione e se avesse voluto avrebbe potuto prenderla e mangiarla. Nel frattempo notò con gioia che era la figurina di Hermione Granger che stringeva in mano, sorrise, le mancava!

Mia! - disse sventolandola verso Cappie, prima di infilarsela in tasca.

Menina sei un angelo sceso in cielo ma non posso accettarli… io… non me li merito.

L’affermazione di Jorge ebbe il potere di immobilizzarla all’istante.

Non la stai facendo un po’ troppo tragica, Alvares?

Non le pareva, pallore a parte, che stessero poi così male e qualsiasi cosa avessero combinato quei due almeno non avevano incendiato la Foresta Proibita, come le avevano raccontato fosse successo un paio di anni fa.

Sono stato stupido. E per quanto sembri assurdo che sia proprio io a dirlo non c’è nulla di eccitante nel trovarsi faccia a faccia con due minidraghi incroci di chissà cosa che sputano raggi dagli occhi e scariche elettriche dagli artigli.



Elbeth a fatica non strabuzzò gli occhi.

Cioè… - balbettò tendendosi sul letto -...li avete visti? Visti sul serio? Come sono? Come attaccano? Come si difendono? Tutti e due i tipi!

Il tono era un misto di curiosità, eccitazione condito da un lieve tocco di contrarietà.
Le fortune capitavano tutte a loro! Quando mai lei aveva visto un mezzodrago?

Per Morgana, che fortuna sfacciata! – borbottò infastidita.

Eppure il delfino, che aveva evidentemente colto il suo disappunto per non averli visti anche lei, le fece una seconda paternale! Lui! Jorge Alvares! A lei!



E’ eccitante l’idea di vedere un drago, è eccitante l’idea di combattere contro una qualsiasi delle creature che studiamo a Cure ma ti assicuro Menina che trovarti di fronte a loro davvero non è molto eccitante.

Alzò gli occhi al cielo, sospirando vistosamente.

Questo perché tu sei un Delfinoazzurro e tu una Tassorosso - concluse la bimba come se fosse un ragionamento scontato - Dalli ad un Grifondoro e vedrai se non li trova eccitanti! E’ eccitante! Anche se forse voi due vi siete avvicinati un po’ troppo…

E quasi che il ragazzino le avesse letto nel pensiero, lui aggiunse

E giusto per la cronaca tu – disse indicando Cappie - Merlino se sei una falsa magra… Devi smetterla di mangiare tutti questi dolci se no la prossima volta con il cavolo che riesco a trascinarti via…

Elbeth spalancò la bocca questa volta.

Ecco come ti sei ferita! – mormorò sommessa e dispiaciuta, fissando la benda di Cappie: solo ora comprendeva che forse Alvares non aveva tutti i torti - Per Merlino, Godric e Morgana! Vi siete avvicinati decisamente troppo, se ti ha dovuto tirar via… - poi intuendo che anche Jorge, se si trovava in infermeria, doveva aver subito qualcosa aggiunse preoccupata -E tu?
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Messaggioda Elisabeth » 27/04/2013, 0:01

[SALA GRANDE: SABATO MATTINA COLAZIONE]


Quello appena iniziato era un sabato mattina tra i più bizzarri.
La Sala Comune era avvolta dal silenzio più totale.
Elisabeth alzò lo sguardo e fissò i ragazzi seduti intorno a lei, che in quel momento la stavano fissando.

Posso sapere cosa succede?

Chiese la Serpeverde ai confratelli, fissandoli uno ad uno.

Niente Elisabeth non preoccupati.

Quel giorno i Serpeverde erano più starni del solito.
Poco dopo fece il suo ingresso uno dei ragazzi del sesto anno.

Ragazzi … mezzosangue … infermeria … Vice Preside … sospensione.

Sentendo quelle parole senza senso Elisabeth fissò il ragazzo, va bene tutto, ma, essere ubriachi di prima mattina era un po' troppo.

Gregory sei ubriaco per caso?

Chiese Elisabeth fissando il ragazzo, di certo non ci stava con la testa, visto le strane parole che diceva e quel sorriso ebete che aveva stampato sul viso.

Vuoi proprio sapere cosa succede?

No.

Rispose Elisabeth, tornando a leggere il suo giornale e a sorseggiare il suo the caldo.

Ed io te lo dico lo stesso, i tuoi cari amici O’Neill ed Alvares sono finiti in Infermeria, dopo un incontro ravvicinato con un Drago ed a quando pare la Vireau vuole sospenderli.

Vedo che le buone notizie viaggiano veloci.

Rispose Elisabeth che per poco non si era strozzata sentendo che Carolina Priscilla era finita in infermeria. Lasciò la tazza sul piatto, chiuse il giornale che stava leggendo e si alzò in piedi dirigendosi verso l'uscita della Sala Grande.
Lo stomaco oramai era sigillato ed era inutile rimanere in Sala Grande, tanto la colazione oramai era rovinata.

Possibile che debbano cacciarsi sempre in qualche guaio … l’ho sempre detto io frequenta cattive compagnie … proprio cattive compagnie.

Borbottava Elisabeth attraversando la Sala Grande.



[INFERMERIA: SABATO MATTINA DOPO LE LEZIONI]


Diverse ore dopo, concluse le lezioni, Elisabeth si decise ad andare in Infermeria a trovare i due malati.

Cosa mi tocca fare, va bene portare un po’ di dolci per Cappie, ma, dover pensare persino allo Spinnato è troppo.

Pensava Elisabeth risalendo le scale dei Sotterranei e preparandosi a salire quelle che l’avrebbero condotta al primo piano della scuola, con due scatole stracolme di dolci da portare ai due malati.

Immagine


Giunta davanti alla porta dell’infermeria fece un bel respiro, mise la mano sulla maniglia ed una volta aperta al porta attraverso la camerata diretta verso gli unici letti occupati.

Buongiorno a tutti.

Disse Elisabeth a metà strada, tra la porta d’ingresso ed il letto dei due ragazza, trasportando le due belle scatole ingombranti, beh forse sarebbe meglio dire che era la scatola destinata a Cappie ad essere ingombrante, tanto da impedirle una buona visuale.

Ragazzi vi ho portato un po’ di viveri di prima necessità.
Giusto per tirare avanti qualche giorno.


Disse cercando di apparire allegra, nonostante volesse uccidere con le sue mani entrambi i ragazzini.

Le inventate proprio tutte per saltare le lezioni.
Allora ragazzi come vi sentite?


Disse la Serpeverde riponendo la scatola più grande accanto al letto di Cappie e vedendo per la prima volta le condizioni dei due ragazzi.

Merlino benedetto.

Disse non riuscendo a trattenersi, mentre una manina ora toccava le labbra della ragazzina che impallidita fissava i due mal capitati.

Come sono ridotti?

Pensò la Serpeverde.
Lo spettacolo che si aprì ai suoi occhi era a dir poco spaventoso.
Cappie con un braccio ed una gamba bendati ed il Delfino lasciamo perdere.

Siete diventati popolari tutta la scuola parla … – Elisabeth riuscì a fermarsi appena in tempo - Della vostra bravata. – Pensò la Serpeverde, sforzandosi di reprimere quel pensiero e di dire qualcosa di meno cattivo – … ehmm… della vostra disavventura nella Foresta Proibita.
Per fortuna la Prof.ssa Vilvarin ha visto il vostro segnale ed è venuta ad aiutarvi.


Continuò la Serpeverde cercando di mantenere un tono neutro, mentre il suo sguardo in netto contrasto con i suoi modi iniziava ad apparire freddo e severo.

Ah dimenticavo, ho qualcosa anche per te Spinnato.

Porgendo il secondo pacchetto a Jorge, senza allontanarsi del tutto dal letto di Cappie.

Cosa ci facevate nella Foresta Proibita durante le ore di lezione?

Chiese a bruciapelo la Serpeverde cercando di mantenere un tono neutro, con il risultato che apparve fin troppo distaccata, come se la cosa non le importasse realmente.
Voleva cercare di nascondere quanto fosse preoccupata per i due ragazzi e forse a dirla tutta aveva esagerato, ma, meglio apparire freddi che troppo premurosi con chi non lo meritava.

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Messaggioda Brianna » 27/04/2013, 14:50

[sabato - dopo le lezioni]

Strane voci avevano iniziato a girare all'interno del castello di Hogwarts... voci di una presunta presenza in infermeria di Cappie e Jorge... Brianna non ci credeva... d'accordo, quei due ragazzini erano bravissimi a mettersi nei guai, ma finire in infermeria? Però era anche vero che i due non si erano presentati a lezione e Jorge, il suo compagno di casata, non lo aveva visto nella Sala Comune, quindi forse, un po di verità in quelle chiacchiere sussurrate nei corridoi del castello c'era eccome; così Brianna aveva deciso di osservare con i suoi occhi, per vedere se le chiacchiere erano reali o solo, appunto, chiacchiere.

Finite le lezioni, era tornata su alla Sala Comune dei Delfini, sperando magari di vedere li Jorge, e questo avrebbe significato che le voci che giravano al castello erano assolutamente infondate, ma non vedendolo, dovette ammettere a se stessa che forse quelle voci erano reali, i due erano davvero in infermeria... come stavano? sperava, Brianna, che non fosse nulla di grave.
Aprì il suo armadio, spostò alcuni dei vestiti e le tre scatole di latta rosata apparvero ai suoi occhi... erano la sua scorta segreta di dolci... erano per lo più dolci babbani, ma c'erano anche dolci magici come cioccorane, api frizzole, piume di zucchero, lecca lecca al sangue... e poi c'erano loro, gli orsetti gommosi... milioni di orsetti gommosi - i preferiti di Brianna - e tanti ovetti di cioccolato, rigorosamente fondente e tanti altri dolcetti e caramelle varie.

Prese una gran quantità dei suoi dolci - sia magici che babbani - e li divise in due scatole da portare ai suoi amici, quindi rimise tutto a posto - i dolci ben nascosti... non tanto perchè avesse paura che qualcuno glieli andasse a rubare quanto perchè sapeva che, se erano in bella vista, sarebbero durati ben poco... ne avrebbe mangiati talmente tanti da farsi venire il mal di pancia, ed era meglio evitare.

Mentre scendeva le scale con le scatole di dolci da portare in dono ai suoi amici, continuava a tormentare una ciocca dei suoi lunghi capelli rossi... la arrotolava attorno al dito, quindi la lasciava andare per poi arrotolarla di nuovo... era il suo modo - infantile, certo - di manifestare la sua preoccupazione... Non lo stava facendo coscientemente, lo faceva e basta, senza nemmeno accorgersi di quel gesto così naturale e spontaneo.

Arrivò all'infermeria fortunatamente senza troppi problemi, le scale quel giorno erano state collaborative, aprì la porta ed entrò... ciò che vide non le piacque per niente... i due suoi amici stesi entrambi nel loro lettino; Cappie con una vistosa fasciatura sulla spalla destra e il viso pallido, a Jorge non vedeva fasciature, ma nanche lui sembrava molto pallido e provato, come Cappie.

Ciao ragazzi!

li salutò con il sorriso sulle labbra, ma a guardare bene la bambina si poteva notare la sua espressione preoccupata, tutta concentrata sugli occhi che continuavano a spostarsi ora su Cappie ora su Jorge.

Allora le voci che giravano su di voi in infermeria erano vere - constatò Brianna - vi ho portato qualcosa per tirarvi un po su di morale

disse quindi porgendo ad entrambi una delle due scatole che aveva preparato, piene di dolci... non era un segreto per nessuno che entrambi i ragazzini amassero i dolci... in modo particolare la passione di Cappie per le cioccorane.

Come state?

Avrebbe voluto chiedere loro cosa era successo, ma la sua buona educazione - unita al viso pallido che aveva notato di entrambi - la fece desistere.

Lanciò un'occhiata interrogativa ad Elisabeth, chissà se lei sapeva cos'era successo ai loro amici...

Poi però, la curiosità vinse e si decise a chiedere ai diretti interessati

Ma cos' è successo?


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Messaggioda Sandyon » 27/04/2013, 15:01

GIOCATA TEMPORANEAMENTE CONGELATA FINO A NUOVA COMUNICAZIONE.

GRAZIE MILLE PER LA COLLABORAZIONE.


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