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Messaggioda Lindë » 07/10/2013, 16:01

Il matrimonio era ormai prossimo, alle porte.
Dire che ero nervosa sarebbe stato un eufemismo bello e buono.
E tuttavia non potevo permettermi di pensarci troppo: ero pur sempre un’insegnante di Hogwarts.
Avevo dei doveri, come tale.
Soprattutto ora che non m’infastidiva più sapere di doverli portare a termine.
Avevo ritrovato la passione per l’insegnamento.
Per il contatto umano, soprattutto coi ragazzi.
Adesso l’idea di passare del tempo con loro non era più così pesante, per me.
Anzi.

Tra poco saranno qui, come stanno le nostre piccole amiche?

Domandai a Typhon.
Ora era un Terran, oltre che il mio assistente.
Ne ero doppiamente felice.
E poi, ora che aveva scoperto l’appartenenza agli Acuan della sua fidanzata, lo vedevo più sereno.
Comprensibile, non avrebbe più dovuto nasconderle la verità.
Seal e Parker.
Terran e Acuan.
Che coppia.
Typhon mi diede conferma che tutto era pronto.
Sarebbe stata una lezione fuori dal comune, quella.
Ma ogni tanto ci voleva.
E poi, se volevo incuriosire gli studenti all’Erbologia, dovevo anche fare un po’ di pubblicità alla natura, mostrare loro di cosa fosse capace.
Non a caso, per la prima volta, avevo deciso di fare loro lezione nella Serra numero 4.
La più grande, per la precisione.
Quella che solitamente usavo per accudire le piante, non per mostrarle agli studenti.
Un’eccezione, quella di quel giorno.
Un’eccezione che speravo potesse piacere a tutti loro.
Finalmente, a gruppi o singolarmente, gli studenti arrivarono.
La maggior parte aveva ormai imparato a sorridermi e salutarmi cordialmente.
Avevano avuto il tempo di abituarsi a quella nuova versione di me.
Le nuove leve, d’altronde, non mi conoscevano da prima, quindi per loro era normale.
Insomma, almeno dal punto di vista umano ero a posto.

Buon pomeriggio a tutti, e benvenuti alla lezione di Erbologia!
Quest’oggi vi ho fatto venire nella Serra n°4 perché ho intenzione di mostrarvi delle piante un po’… particolari.
Ciò che le accomuna è che tutte, nel mondo babbano, sono considerate delle stranezze da esposizione, non utilizzabili nemmeno per scopo ornamentale.
Nel mondo magico… beh, quella è tutta un’altra storia.


Presi un secondo di fiato.
Volevo aumentare la suspense.
Potevo leggere la curiosità nei loro occhi.
Comprensibile, fino a quel momento avevo presentato loro delle piante normalissime, che si trovavano anche nel mondo babbano comunemente.
Magari non venivano utilizzato in altro modo se non come piante da casa, ma almeno erano considerate banali, scontate.
Quelle della lezione odierna, invece, sarebbero state tutta un’altra solfa.

Typhon, saresti così gentile da avvicinare la prima?
Grazie.


Sorrisi al mio apprendista e assistente.
Lo osservai silenziosa mentre si avvicinava ad una carriola ed usava il Wingardium Leviosa avanzato per trasportarla accanto a me.
Essa conteneva qualcosa, ovviamente.
Il soggetto della mia spiegazione.
Eppure ancora non si vedeva cosa fosse.
Era coperto da un panno pesante, di colore bianco sporco.
Osservai ancora i miei studenti.
Sembravo quasi divertirmi della loro curiosità.
In effetti un po’ era così.
Ma non li avrei torturati ancora per molto.
Feci cenno a Typhon di aiutarmi e, insieme, togliemmo il panno.
Di fronte a loro, comparve la pianta della lezione.

Immagine


Vi presento la Rafflesia Arnoldii, la pianta col fiore più grande del mondo.
Si tratta di una pianta parassita il cui fiore, rosso con delle macchie bianche, può raggiungere anche i tre metri e mezzo in larghezza.
Il foro al centro serve per conservare acqua fino a 7 litri, tanto che difficilmente avrà bisogno di essere bagnata manualmente: bastano due o tre ore di pioggia abbondante 4 volte l’anno, e la Rafflesia sarà piena di tutta l’acqua che le serve per vivere.
Avvicinatevi forza, potete anche toccarla… non morde!


Spiegai con un sorriso.
No, non mordeva… almeno non quella, comunque.
Lasciai che gli studenti si avvicinassero.
Come sempre c’era chi sfiorava i petali, curioso, e chi ne aveva timore.
Anche se stavolta la curiosità sembrava aver vinto su quasi tutti.
E non potevo dare loro torto.

Sentite come sono duri i petali?
Difficilmente troverete un’altra pianta tanto forte.
C’è anche da dire, inoltre, che essendo una pianta parassita non presenta né stelo, né radici, né foglie… quindi chiunque volesse provare a strapparla dal terreno, beh, avrebbe vita dura!


Esclamai, accarezzando i petali della pianta con orgoglio.
Non era stato semplice spingerla a riprodursi lì.
Alle Serre, dentro Hogwarts.
Ma io c’ero riuscita.
La Terra mi aveva benedetta.

Si tratta di una pianta molto rara, che fa risalire la sua origine nell’isola di Sumatra.
Normalmente gli abitanti dell’isola si tengono ben alla larga dalla Rafflesia, perché dal buco al centro si emana un odore fetido, nauseabondo, il metodo migliore che questa pianta può utilizzare per non diventare preda degli animali erbivori.


Continuai, pratica ma dolce nel tono.
Era strana, era rara, era bizzarra, ma era pur sempre una pianta.
E io le amavo tutte, senza distinzioni.
Sapevo che qualcuno sarebbe rimasto perplesso dalle mie ultime parole.
La pianta non puzzava.
Né annusandola ad una certa distanza, né andandoci vicino.

So cosa state pensando… nessun odore sgradevole si sta espandendo nell’aria, allora qualcosa non quadra? No, nessuno sbaglio nella mia spiegazione, ho semplicemente creato un composto che, versato nel foro centrale nella misura di 20 cl ad ogni Luna piena, attenua l’odore forte e per nulla accattivante della nostra amica, rendendolo quasi del tutto assente.
Perciò, se qualcuno di voi ha intenzione di coltivarne una in casa propria…


Cosa di cui dubitavo fortemente, peraltro.
Ma non si poteva mai sapere.

… me lo faccia sapere, e gli procurerò il composto!

Sorrisi furbetta, a tratti divertita.
Nessuno sano di mente avrebbe mai sprecato il suo tempo con la Rafflesia.
A meno di non essere follemente innamorato dell’Erbologia.
O a meno di non fare parte della Gilda Terran.
O entrambe le cose, al massimo, come per la sottoscritta.
Ma quella era un’altra storia.

Passiamo al piano magico, che è quello che c’interessa: proprio per il fatto che stiamo parlando di una pianta parassita, che non possiede radici o foglie, difficilmente essa viene usata per decotti o unguenti, tantomeno per tisane o miscele particolari, anche considerando il fatto che staccarne i petali è praticamente fuori discussione.
Ciò che a noi interessa è il foro centrale che questa pianta presenta.
Venite, avvicinatevi ancora una volta!


Li invitai nuovamente, facendo lo stesso per prima.
Essendo i petali così larghi, i ragazzi poterono posizionarsi in cerchio senza difficoltà.
Almeno, così facendo, avrebbero visto tutti.

Bene, ora che ci siamo tutti, prestate molta attenzione ai bordi del buco della Rafflesia: vedete quella leggera patina giallastra?
Quella sostanza vischiosa e piuttosto disgustosa, apparentemente, è in realtà in grado, se mischiata a foglie umide di Calendula, bagnate precedentemente con acqua a temperatura di 34° e triturate con un coltello rudimentale fatto di legno di quercia bianca, ad essenza di Biancospino selvatico - vi ricordo che per catturare l’essenza dei fiori di una pianta è necessario metterli a bagno per tre giorni in un composto fatto di 50 cl d’acqua, 12 gr di zucchero e un cucchiaino di bicarbonato - ed a petali sminuzzati di Bupleuro stellato, di creare una pomata che in alcuni casi può guarire dal morso di un Lupo Mannaro.


Mi fermai un attimo, dopo quella spiegazione.
Sentivo gli sguardi increduli degli studenti sul mio volto.
Ma tutto a suo tempo.

Sì, avete capito bene: sapete bene che quando un Lupo Mannaro morde una persona, il veleno mischiato alla sua saliva entra in circolo nel sangue della vittima, rendendola un Lupo Mannaro a sua volta; il processo di licantropia, però, non è immediato, e solitamente il gene impiega dalle 2 alle 5 ore per appropriarsi totalmente della vittima, fondendosi col suo DNA.
Una pomata che abbia come base la Rafflesia, se spalmata entro un massimo di 45 minuti dal morso del Lupo Mannaro sulla ferita infetta, può bloccare l’espansione del veleno ed il suo arrivo nel flusso sanguigno, salvando così la vita alla vittima di turno.
Al mondo esistono solo 5 persone in grado di bilanciare gli ingredienti che vi ho citato prima in modo uniforme, così da creare una pomata che possa effettivamente funzionare… una di queste sono io.


L’ultima informazione la espressi quasi con orgoglio.
Anzi, senza il quasi.
Era una delle scoperte che avevo fatto durante i tre anni che non ricordavo.
L’avevo anche registrata sotto falso nome, perché non volevo essere troppo in vista.
Allora, come adesso, lavoravo per il piacere di farlo, non certo per la fama.
Altri Erbologi avevano provato a replicare la mia scoperta: solo 4 di questi l’avevano fatto nel modo giusto.
Era una gran soddisfazione.

Per estrarre la patina dalla Rafflesia, comunque, serve uno strumento particolare.

Immagine


Una spatola come questa, ricavata da un ramo di agrifoglio di almeno 12 anni intagliato con un coltello in argento, l’unica in grado di non infastidire la Rafflesia: è un particolare importante, vi avverto, perché se tenterete di prendere questo succo giallastro con le mani o in qualsiasi altro modo, la pianta ve la farà pagare producendo un gas altamente tossico che potrebbe anche farvi svenire per giorni interi… io vi ho avvisato!

E non stavo esagerando, affatto.
Nel pronunciare quelle parole, guardai i miei studenti uno per uno, soprattutto quelli più distratti.
Il mio sguardo si soffermò su uno in particolare, il Delfinazzurro Alvares.
Lui, che sembrava affascinato dal mondo delle Pozioni, avrebbe capito più di altri che spesso i particolari facevano la differenza.

Guardate come faccio io: dovete partire da un punto del foro e proseguire ad estrarre il suo composto in senso antiorario, così.

Mi misi a lavorare sulla Rafflesia.
Il mio tocco era delicato come una carezza del Vento, ma deciso come la fermezza della Terra.
Particolari che sapevo sarebbero stati catturati dal mio apprendista.
In fondo, almeno il primo Elemento lo sentiva anche lui, dentro di sé, e poteva riconoscerlo nei miei gesti.

Ecco, vedete come sto facendo io?
Credetemi, se lavorerete con precisione la Rafflesia ve ne sarà riconoscente.
Man mano che ne raccogliete il succo, fatelo colare in un’ampolla di vetro sterilizzato, come quelle che usate nelle Pozioni, e lasciatelo a riposo per 7/8 ore circa: a quel punto, potrete utilizzarlo per creare la pomata di cui vi ho parlato prima.


Sorrisi, soddisfatta.
Finii di raccogliere il liquido vischioso, lo lasciai colare nell’ampolla e poi feci un passo indietro.
Loro, i miei studenti, non potevano accorgersene, ma io sentivo la Rafflesia ringraziarmi silenziosa.
Feci cenno a Typhon di portarla via, non più coperta col panno di prima.
Era giusto lasciarle prendere aria, ora.
E poi, il suo momento di gloria poteva ritenersi concluso.
A differenza della lezione, arrivata a poco più di metà della sua durata.
Si stavano divertendo, i ragazzi?
No, forse Erbologia non era una materia che poteva definirsi “divertente”.
Interessante, magari.
Potevo sperare, allora, che la stessero perlomeno trovando interessante.

Rimanendo nell’ambito delle piante più strane esistenti al mondo, lasciate che vi presenti la seconda protagonista di questa lezione: seguitemi!

Esclamai, facendo cenno alla classe di prendere passo dietro di me.
La Serra numero 4 era una delle più grandi.
Non era un caso, dunque, se l’avessi scelta come casa per la Rafflesia, e non solo.
Seguita dai miei studenti, forse più curiosi che mai, mi spostai sulla destra, in una zona diversa dalla precedente.
Attraversata una porta a vetri scorrevole, infatti, si veniva investiti da un clima diverso, più… caldo.
Desertico quasi.
Era chiaro che quella zona fosse sotto effetto di un Incantesimo.
Ed era esattamente il clima che mi serviva, per poter mantenere in vita la pianta che avrei presentato di lì a poco.

Ragazzi, vi presento la seconda pianta della lezione…
La Welwitschia mirabilis.


Immagine


Questa pianta è di origine Africana, la si può trovare, per quanto rara, solo nella zona sud-occidentale tra Angola e Namibia, ed è per questo che può crescere solo in un clima torrido come quello che state percependo ora.
È una delle piante più longeve che esistano al mondo, pensate che gli esemplari più antichi sono datati sui 2mila, 2mila e 500 anni.
Prende il suo nome dal botanico austriaco che per primo l’ha scoperta e ne ha documentato l’esistenza, nel lontano 1859, Friedrich Welwitsch, mentre l’aggettivo “mirabilis” si riferisce alla forma della pianta, piuttosto insolita come potrete notare.
Datele un’occhiata più da vicino, su, non siate timidi!


Li incitai.
Sapevo che faceva molto caldo, ma dovevano sopportare.
D’altronde, un Erbologo doveva imparare a lavorare in qualsiasi clima, se davvero si voleva prendere cura delle piante.
Lasciai dunque che gli studenti ci girassero intorno, che la osservassero da vicino.
Alcuni si azzardarono anche a sfiorarne delicatamente le foglie, sotto lo sguardo vigile di Typhon.
Quasi surreale come pareva essere diventato lui il più severo tra i due.
Attesi ancora qualche istante, poi ripresi a parlare.

Volendo parlare del suo aspetto, noterete subito che la Welwy, così affettuosamente rinominata dagli Erbologi che hanno deciso di studiarla, presenta una radice molto profonda, che va ad ampliarsi in orizzontale, e due foglie dall'aspetto peloso, lunghe fino a cinque metri e adagiate sul terreno.
Una sua altra particolarità è il fatto che queste foglie sono come dei nastri che continuano a crescere nel corso del tempo partendo dalla base, mentre le estremità di esse si inaridiscono progressivamente, assumendo una colorazione color marrone, fino a morire e staccarsi dalla pianta in sé.
Considerando che questa pianta presenta anche un tronco, per quanto cortissimo e coperto dalle foglie, molti Botanici ed Erbologi sono propensi a considerarla come un albero vero e proprio, correlabile alle conifere.


Continuai, spiegando le particolarità della pianta da un punto di vista botanico.
Erano piccole meraviglie per me, quelle.
Soprattutto quando riuscivo a riprodurle in ambienti così diversi da quelli dov’erano nati.
Beh, in effetti quella tutto si poteva definire tranne che “piccola” …
Ma il senso era quello.

Parlando della sua funzione in campo erbologico, la cosa migliore della Welwy è che di essa si può sfruttare tutto; il tronco, le foglie verdi, i fiori che possono nascervi sopra, persino le estremità ormai secche.
Partendo dal primo che ho citato, il tronco di questa pianta è utilizzato per l’assemblaggio di un talismano contro le Creature Oscure conosciute come Slenderman: prendendo 15 gr di corteccia, infatti, unendoli a radici di Rabarbaro e zeste di limone maturo non trattato e mettendo il tutto in un sacchetto di organza rossa, si può vantare un vantaggio contro questa Creatura; nel caso si abbia un’età minore di 18 anni, e si sia dunque delle potenziali vittime dello Slenderman, se lo si guarda negli occhi vuoti e dunque, normalmente, ce lo si ritrovi davanti, si rallentano i suoi movimenti e si può così provare a scappare.
Le foglie verdi della Welwy, invece, sono spesso macerate in acqua, zucchero di canna e gocce di Rosa montana: l’acqua che s’impregna degli odori e del sapore degli altri ingredienti viene successivamente filtrata dopo due ore e fatta bollire in un pentolino di terracotta per 20 minuti, lasciandola poi a riposo per un’ora a raffreddare a temperatura ambiente non superiore ai 27°; una volta passati i 60 minuti, se bevuta in un massimo di cinque sorsi, ha la capacità di immunizzare la persona che l’ha assunta dall’incanto “Legilimens” per circa 8 ore.
I fiori, poi, una volta essiccati per un mese intero in mezzo a due fogli di pergamena, puliti e non macchiati in alcun modo, fatti bollire in un pentolino d’acciaio con dentro 50 cl di aceto di mele e un cucchiaino di miele di Eucalipto, filtrati e conservati in casa in una boccetta di cristallo nero, sono un potente rimedio contro Poltergeist, spiriti e fantasmi, poiché proteggono l’abitazione della persona che è ricorsa al loro aiuto.
Le estremità secche, infine, se sminuzzate con un mortaio in porcellana ed unite il primo giorno di Luna calante alla linfa di Plumeria e fiori essiccati di Giglio nero, possono creare una pomata rudimentale che fa scomparire all’istante le bolle dolorose e giallastre che si formano a contatto col pus di Bubotubero.


Avevo parlato molto, a lungo.
In effetti sentivo anche la gola grattarmi, un dato nuovo, per me.
Non avevo mai spiegato così tanto in vita mia.
Sorrisi, soddisfatta a quel pensiero.
Avevo dato tante informazioni in una sola lezione, e per di più su piante così particolari.
E ne ero felice.
Potevo solo sperare che anche ai miei ragazzi fosse piaciuto.
Lanciai un’occhiata a Typhon, curiosa.
Sembrava rapito da ciò che aveva appena ascoltato.
Non potevo biasimarlo, in effetti.
Il fatto che lavorasse con me non voleva certo dire che gli avessi mostrato tutte le piante nelle Serre.
Era stata un’esperienza nuova anche per lui.
Un’esperienza che ovviamente gli avrei chiesto di commentare, non appena fossimo stati soli.

Bene, direi che è meglio uscire da qui, o finiremo per fare una sauna inaspettata!

Esclamai, sorridente e divertita.
Io ero abituata a lavorare con qualsiasi clima.
Anche il mio apprendista ci stava facendo l’abitudine.
Ma non potevo certo pretendere che per i ragazzi fosse lo stesso.
Tornai dunque con loro nella zona principale della Serra.
Decisamente lì si stava meglio.
La lezione, comunque, era finita, e non c’era motivo di tenerli bloccati lì più del dovuto.

Direi che per questa lezione abbiamo finito.
Questi
- ed agitai la bacchetta con un movimento veloce del polso - sono i compiti da consegnare entro il 23 Marzo (29 Ottobre ore 13.00).
Sapete che la precisione è fondamentale quando si tratta di venire a contatto con le piante, ma cercate sempre di dare un tocco personale ai vostri compiti, d’accordo?
E se avete bisogno di me, sapete dove cercarmi… sarò a vostra disposizione!


Alle Serre, ovviamente, non di certo in ufficio.
Ma anche quella era una cosa che, bene o male, avevano imparato tutti.

Ci vediamo a cena, arrivederci a tutti!

Li salutai dunque, sorridente e cordiale.
Era stata una lezione intensa, forse più di altre.
Avrei voluto che si ripetesse ogni giorno.

Forza Seal, tanto lo so che hai una miriade di domande da farmi…





Risposta completa e ben presentata.
5

Risposta completa e ben presentata.
5

Sono molto felice di vedere che Jorge sta iniziando ad apprezzare maggiormente l'arte dell'Erbologia, pur mantenendo il suo amore primario per le Pozioni: un GdR ben costruito, ben pensato, e devo dire che anche il modo in cui hai presentato la sottoscritta è molto pertinente.
Sono soddisfatta, occhio agli errori di battitura!
14

Ammetto che questo GdR mi è piaciuto molto, un po' per le interazioni che Jorge fa coi compagni - soprattutto la tua sorellina - un po' per l'incubo finale che suggerisce ad Alvares il suo aver sbagliato qualcosa.
Davvero molto bene, trovo tu sia stato praticamente perfetto in questo compito: che in futuro l'Erbologia non possa far parte della tua vita?
Bravissimo!
15

punti 39 per Jorge




Risposta corretta e ben presentata.
5

Risposta corretta e ben presentata.
5

Un GdR molto diverso dai soliti a cui ero abituata, ma è chiaro che la tua PG ancora non si sia ripresa da quanto le è successo: ho apprezzato che la sua condizione emotiva sia stata presa da te in considerazione per spiegare il fallimento della sua prova, l'ho trovato molto realistico.
Un po' troppo sbrigativa e superficiale la spiegazione dell'estrazione del liquido della Rafflesia, ma per il resto un buon lavoro, bene!
10

Anche in questo caso la condizione emotiva di Miyabi opera un'influenza non da poco sulle riuscite dei suoi esperimenti, ma poiché si tratta di una situazione coerente e ben spiegata, non ho motivo di lamentarmene: sei stata brava, molto intensa nella presentazione non tanto degli ingredienti, ma delle considerazioni mentali della PG.
Un buon compito!
13

punti 33 per Miyabi




Risposta corretta e ben presentata.
5

Risposta corretta e ben presentata.
5

Mi piacciono i tuoi GdR perché Ariel dimostra una testardaggine che, spesso, è essenziale nell'Erbologia - e Seal ne sa sicuramente qualcosa; vederti alle prese con la Rafflesia è stato molto esilarante, ma non in senso negativo, anzi.
E' stato davvero un piacere leggere il tuo GdR, bravissima e complimenti per la buona riuscita del tentativo!
15

Il GdR in sé è ben fatto, ben presentato e scorrevole da leggere: l'unica pecca è stata la poca cura rivolta all'elenco degli ingredienti usati e alla preparazione in sé del composto, che quindi abbassano il punteggio finale, ma nel complesso puoi comunque essere molto soddisfatta; sono stata molto felice di avere una studentessa come te nel mio corso, e sono sicura che la tua testardaggine ti porterà lontano.
Non perdere mai il tuo ottimismo, mi raccomando!
13

punti 38 per Ariel




Risposta corretta e ben presentata.
5

Risposta corretta e ben presentata.
5

I GdR della tua PG sono sempre avvolti da un alone di distacco dalla situazione in cui essa si trova a vivere, come se fosse quasi una spettatrice esterna all'ambiente che la circonda; nel corso del tempo ho visto però un'evoluzione di Melia verso considerazioni più umane, come in questo caso, e per la prima volta ho visto in lei un'attenzione alla pianta che prima non credo ci sarebbe mai stata.
Seppure il GdR non sia molto lungo o complesso, ho apprezzato che l'intensità maggiore tu l'abbia rivolta proprio al momento più delicato, all'estrazione del succo della Rafflesia.
Bravissima!
15

Un altro GdR praticamente impeccabile - forse questa lezione ti è piaciuta particolarmente? In ogni caso ottima la gestione delle interazioni e della situazione in generale, curiosa la scelta dell'utilizzo dei fiori, forse da te mi sarei aspettata altro.
In ogni caso puoi considerarti pienamente soddisfatta di te stessa, e presupponendo che come per la tua collega Grifondoro questo fosse l'ultimo compito per te, spero tu possa conservare un bel ricordo di questa materia.
Brava!
15

punti 40 per Melia
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Lindë
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Data Utente Tipo Dado Risultato  
Presenta la Rafflesia in tutte le sue caratterische: cerca di essere il più dettagliato possibile. [5 pt]
Presenta la Welwitschia mirabilis in tutte le sue caratterische: cerca di essere il più dettagliato possibile. [5 pt]
Scrivi un GdR (terza persona al passato) nel quale il tuo PG tenta di estrarre il liquido all'interno della Rafflesia: puoi decidere autonomamente se il tentativo va a buon fine o meno. [15 pt]
Scrivi un GdR (terza persona al passato) nel quale il tuo PG utilizza una parte della Welwitschia mirabilis - tronco, foglie, fiori o estremità - per crearne il corrispondente composto spiegato a lezione: puoi scegliere autonomamente quale parte della Welwy utlizzare, ma devi inserire nel racconto anche la parte in cui il tuo PG utilizza il composto creato in una situazione a tua libera scelta, così come libera è la sua eventuale utilità o la sua inefficacia. [15 pt]

 
 

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