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Interno Serre

Le giocate che si vogliono effettuare alle Serre che NON coinvolgono la prof.ssa Vilvarin devono essere concordate direttamente con questa o attraverso gli Admin poiché la PG vi è quasi sempre all'interno ed è necessario che sia lei a dare un orario in cui non sarebbe presente

Messaggioda Lindë » 26/03/2012, 20:08

Per quanto so bene che lei ha tutto il diritto di troncare di netto le mie possibilità lavorative future, professoressa, potrei almeno avere l'ardire di chiedere una spiegazione?

No.

Lindë non lo disse ad alta voce, continuando a studiare la pianta da diverse angolazioni come se fosse alla ricerca di qualcosa, ma il suo pensiero era quello. Una domanda le veniva fatta ed una risposta lei dava, che altro c'era da dire? Non era tenuta a spiegargli niente, a motivare niente. Aveva fatto una richiesta e lei l'aveva respinta.
Dannati mocciosi arroganti.

Se il problema è il contatto umano non avrei problemi ad essere presente in infermeria ad orari diversi dai suoi, così ognuno fa la sua vita ed in più come professoressa da' una mano ad uno studente volenteroso... Non è forse questo il vostro intento educativo oltre quello didattico di insegnare?

Non è un mio problema.

Cinque parole semplici che racchiudevano tutto il pensiero di lei. Non le importava educare qualcuno. A dirla tutta non le importava nemmeno di insegnare. Le avevano offerto un lavoro, lei l'aveva accettato. Se avesse potuto occuparsi solo delle sue piante senza aver alcun contatto umano, ne sarebbe stata estremamente felice.
Inoltre la sola idea di avere un ragazzino nel proprio ambiente di lavoro che "giocava" con le sue creazioni la faceva impazzire. Lindë infatti preparava da sola gli unguenti ed i decotti usati in Infermeria, perciò Typhon avrebbe dovuto usare quelli.
Beh, lei non gliel'avrebbe mai permesso.

Le chiedo solo di rifletterci, per lei non significa niente, per me significa lavoro e creazione di un avvenire lavorativo.

Basta così.

Con altre due parole, pronunciate sempre col tono più indifferente del mondo, la donna pose fine a quel monologo di lui. Si spostò dalla piante ed andò a prendere un'ampolla verde, il cui contenuto venne versato nella proporzione di tre gocce nel terreno: le foglie della pianta, da opache, divennero lucide in un istante. Una cosa incredibile, naturalmente, ma non per niente la giovane erbologa era la migliore nel suo campo, per quanto non andasse di certo in giro a vantarsene.
Lindë si espresse con un mormorio soddisfatto, poi tornò a guardare il ragazzo.

Lì sopra ci sono sette ampolle contenenti unguenti e pozioni di mia invenzione.

Immagine


Disse, indicando al Drago un tavolo appartato con sopra le suddette ampolle piene di liquidi di colori diversi.

Se riuscirai a capire di quali ingredienti è composto ciascun liquido, avrai il tuo lavoro.

Non c'era nient'altro da dire, almeno per lei.
Anzi, era stata fin troppo gentile.

Arrivederci.
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Messaggioda Typhon » 26/03/2012, 21:04

Quella era una questione non solo di principio ma anche qualcosa di più.
Racchiudeva al suo interno un'importanza fondamentale, un'importanza data dal fatto che Typhon teneva sul serio a poter portare avanti quel processo di apprendimento. Negli ultimi tempi si era avvicinato molto più seriamente al fattore medico e a tutte le sfaccettature e alle porte che apriva in qualsiasi campo scientifico.
Forse un tempo non avrebbe mai pensato di vedersi così nel corso degli anni di passaggio, ma ad oggi non si preoccupava affatto di non riconoscersi, per lui la cosa fondamentale era solo ricevere quello che voleva e ciò che gli serviva, in quel caso, il posto di assistente, ma a quanto sembrava alla docente di Erbologia non è che importasse poi tanto, anzi, veramente nulla.

Non è un mio problema.
Basta così.


Avrai 3-5 anni più di me e ti atteggi a donna vissuta e chissà chi, ma porc...

Strinse entrambi i pugni facendo scrocchiare le nocche, raccogliendo quella sua famosa pazienza che in molti casi aveva sfoggiato in maniera magistrale, una pazienza che per colpa della ragazza stava venendo meno in pochi minuti.

Se ami tanto e solo le piante, perché non ti infili un bel ramo di quercia su per il...

Chiuse gli occhi, chinando il capo, tentando in ogni modo di trovare calma, pace, serenità, provando ad immaginare cosa gli avrebbe detto Alexis per farlo ragionare, e così iniziò quella lunga sfilza di parole dolci, gentili, tranquille e sagge che gli invasero la mente facendola sbollire a poco a poco, così che i pugni si rilassarono, idem le vene delle tempie pulsarono più lentamente, le palpebre strette si ammorbidirono e gli occhi lentamente si riaprirono per far si che adesso potesse guardare ancora una volta Lindë con respirazione regolare e non più iper-ventilata, seppur silenziosa, come poco prima.

Lì sopra ci sono sette ampolle contenenti unguenti e pozioni di mia invenzione.
Se riuscirai a capire di quali ingredienti è composto ciascun liquido, avrai il tuo lavoro.
Arrivederci.


Aveva sentito davvero bene?
Lui messo alla prova da lei e per di più su dei composti erbologici possibilmente molto complessi e per di più di sua invenzione quindi irreperibili dai libri di teso nemmeno della sezione proibita?
Typhon volse lentamente la testa a direzione delle ampolle, fissandole con molta perplessità e occhi sbarrati, avvicinandosi a passo lento continuando ad imbruttire ai recipienti di vetro e prendendoli poi uno ad uno agitandoli:
alcuni sembravano contenere liquidi più leggeri della stessa acqua, altri invece davano all'ampolla un peso di almeno dieci chili, altri invece cambiavano colore a seconda dell'angolazione dalla quale si osservavano. La Vilvarin era completamente pazza.

Di' la verità, tu sai che è impossibile che io ce la faccia?
Fai finta di darmi una possibilità ma in realtà già sai che non ci riuscirò e quindi dovrò rassegnarmi vero?
Eh no bella mia, mi spiace ma hai preso proprio una pessima gatta da pelare e a me... Non mi ha mai pelato nessuno!


Afferrò velocemente un vaso di medie dimensioni, vuoto, mettendoci dentro le ampolle e solo con quella da dieci chili faceva fatica a trasportare il tutto con un braccio solo. Si caricò il peso sulla spalla, per un aiuto del corpo intero, avvicinandosi di qualche altro passo all'insegnante, con una voglia incredibile e feroce di prenderla a calci, ma primo era una femmina, secondo un insegnante, terzo, purtroppo per lui, più forte magicamente, lo percepiva dall'aura magica, estremamente ampia, non ai livelli della VicePreside ma superiore a molti altri docenti quello era sicuro.

Ci rivedremo molto prima di quanto crede prof, e se posso permettermi un consiglio, cerchi di specializzarsi anche su qualche pozione a base si stevia rebaudiana...
Arrivederci.


Tanto fu certo al mille per mille che la signorina Vilvarin, anche non volendo rispondere o facendo finta di non ascoltare, avrebbe di sicuro colto la palese ironia e sarcasmo di quella battuta ad alta voce senza il minimo impegno per celarla alle sue orecchie e magari chissà, forse essendo anche quella battuta sulla base delle piante, l'avrebbe potuta anche apprezzare, per quanto Typhon Seal fosse certo che il suo senso dell'umorismo fosse uguale a quello delle api che vedeva alla sua sinistra mentre se ne andava abbastanza scocciato e preoccupato per quell'immane lavoro che doveva portare a termine entro breve, visto che aveva fatto una promessa: sarebbe tornato presto e Morgana solo poteva immaginare il tempo che avrebbe dedicato a quelle ampolle, anche a costo di osservarle la notte.
Portò avanti il passo spedito e senza fermarsi ad osservare altro, mentre il sole tramontava e si avvicinava l'ora della cena, uscendo da quelle serre abbastanza su tutte le furie, ansioso più che mai di iniziare immediatamente quella ricerca approfondita, per quanto una parte di se, dovette ammetterlo, era entusiasta di una simile prova.

Erbologa dei mie co*****!

- FINE -
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Messaggioda Dylan » 19/05/2012, 13:45

SERRE DI HOGWARTS - ORE 12:39 - VENERDI'


Secondo le indicazioni ricevute dalla maggior parte degli studenti, nonché dalla vice preside Monique, la professoressa di erbologia Vilvarin passava la maggior parte del tempo all'interno delle serre, uscendo raramente per unirsi al resto del corpo insegnanti.
Dovete sapere che Dylan non era affatto un tipo particolarmente incline al rimandare le cose, per questo la sua nuova missione della giornata a distanza di sole 48 ore dal suo arrivo ad Hogwarts era di andare a trovare la sua collega di erbologia per farci conoscenza e sperare di legare un ottimo rapporto di amicizia.

Solo 21 anni e professoressa di ruolo al primo colpo, deve essere una giovane prodigiosa, peccato non ricordi molto di lei ai tempi della scuola, probabilmente perché era tra i draghi e con i delfini non avevano quasi nulla a che spartire se non un'acida e forte rivalità!
Forse dovrei informarmi se ad oggi è ancora così, ma ci sarà tempo!


Entrato presso la zona principale delle serre, il ragazzo si guardò intorno ricordando bene quel paesaggio così bello e naturale, immerso nella tenue calura dei primi giorni semi-estivi, per quanto la parte geografica inglese non fosse per nulla il luogo ideale dove sperare di incontrare temperature troppo alte.
Cosa positiva per le piante però, che indisturbate non potevano risentire di crisi di afa e sete infinita, chissà come doveva essere contenta la professoressa Lindë per un fatto simile.
Passeggiava guardandosi intorno il nostro Dylan, fra le alte piante da prateria in un habitat ricreato appositamente per loro, con quel placido sole che faceva risaltare il bianco della maglietta sportiva che aveva deciso di indossare.
No non aveva ancora la minima idea di come un professore per altro neo-prefetto dovesse vestirsi per andare in giro, ma possibilmente anche la mansione di spiegarglielo sarebbe toccata alla collega Parker, poverina.
Dei pantaloni neri, un orologio al polso e per finire una borsa a tracolla con dentro tutti gli arnesi da lavoro artistico: il pennello, il blocco da disegno e un piccolo cavalletto portatile.

Devo solo individuarla in mezzo a tutto questa meravigliosa natura.
Diamine, passerei le ore a dipingere in un simile paradiso!


Immagine


Sperava davvero di trovarla, che quel giorno non avesse fatto nessuna eccezione e fosse rimasta lì, la professoressa, intenta a curarsi delle sua amabili piante e dei loro frutti, dei loro fiori e dei loro germogli.
Quel blu profondo ed infinito registrato oltre le pupilla dei suoi occhi vagava ovunque, posandosi tra girasoli e lavande, tra rose gialle e gigli celesti, un paesaggio ricreato nella più completa perfezione che faceva presumere una cura per il proprio lavoro da parte della ragazza di ruolo a dir poco sbalorditivo, e l'espressione sorpresa di Dylan Connor ad ogni passo ne era la riprova.
Non sapeva contenere l'emozione, lo stupore, i sorrisi nel vedere tutto ciò, incapace di celare le sue sensazioni dietro uno sguardo professionale o vago, una delle cose che con molta probabilità non avrebbe mai perso o ridotto nella vita.

Signorina Vilvarin?
La disturbo?
Mi chiamo Dylan Connor, sono il nuovo professore di alchimia, mi piacerebbe tanto conoscerla, la prego se è qui si faccia vedere, in mezzo a questo perfetto bosco artificiale credo che potrei perdermi senza la sua guida!


Una maniera di modellare la voce gentile, serena e solare, quella di un ragazzo ancora inesperto ma con un immenso desiderio di conoscere gente nuova e condividere con lei parte del suo tempo, sempre se lei ne avesse voglia, si intende.
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Messaggioda Lindë » 21/05/2012, 15:33

Si stava cominciando ad abituare.
Non alla marea di studenti con cui ogni giorno doveva forzatamente venire a contatto, quello continuava ad odiarlo, ma ai ritmi che la scuola imponeva. Forse anche perchè comunque continuava a vivere quasi totalmente nelle Serre.
Rientrava ogni tanto all'interno di Hogwarts, soprattutto per mangiare qualcosa e lavarsi. Cercava poi di stare nella sua stanza il meno possibile, per non venire a contatto col docente di Volo.
Non che fosse antipatico, solo non voleva doverci parlare.
Da quando aveva incontrato quel Vastnor, docente di Difesa, il nome di Rupert Giles le risuonava nella mente: aveva effettuato qualche ricerca a riguardo, ma niente. Sembrava non essere mai esistito. Ma lei sapeva di averlo conosciuto.
E lo sapeva anche l'altro.

Signorina Vilvarin?
La disturbo?
Mi chiamo Dylan Connor, sono il nuovo professore di alchimia, mi piacerebbe tanto conoscerla, la prego se è qui si faccia vedere, in mezzo a questo perfetto bosco artificiale credo che potrei perdermi senza la sua guida!


Anche a quello si stava abituando.
Non che fosse qualcosa di cui vantarsi, comunque.
Stare dentro a quella scuola presupponeva l'essere interrotta molto, molto spesso. E non poteva prendere a calci tutti quelli che si presentavano.

... un'altra interruzione.

Un lievissimo sospiro uscì dalle sue labbra. Il fatto che ci fosse abituata, non voleva certo dire che le piacesse.
Ruotò il corpo verso la voce che aveva parlato, posandoci sopra gli occhi. Era evidente che lui non l'aveva ancora vista.

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Si alzò in piedi, palesando la propria presenza. Non era nemmeno troppo distante da lui, ma non lo biasimava per non averla vista. Fece qualche passo in sua direzione, giusto per farsi vedere. Si sarebbe fermata non appena lui l'avesse notata, incrociando le braccia all'altezza del petto.

Desidera?

Spoiler:
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Messaggioda Dylan » 21/05/2012, 20:37

Dovete sapere che Dylan non era un ragazzo indiscreto, anzi, nella maggior parte dei casi tendeva a voler dare il meno fastidio possibile alle persone e a convincersi facilmente quando poteva non essere un buon momento per qualcosa.
Nel non vedere giungere subito la professoressa difatti comprese che la cosa migliore, senza scoraggiarsi troppo, era uscire di lì e preoccuparsi di tornare qualche ora più tardi, onde evitare fraintendimenti nel trovarlo da solo lì chissà a far cosa.
Si volse piuttosto lentamente, lasciando che i suoi occhi potessero bearsi ancora un poco di quella meraviglia naturale presente all'interno di tutto il tracciato della serra, prima di prendere passo diretto all'uscita, quando una voce austera, secca e imperativa, a tratti anche piuttosto scocciata, incalzò facendolo girare ancora una volta, quasi fosse un ballerino tanta era stata la sua velocità di reazione.

Desidera?

Non potevano esserci molti dubbi riguardo la persona che non molto lontana, se ne stava con le braccia incrociate al petto fissandolo come se fosse una sorta di malvivente o qualcosa di analogo.
Lei era la docente di erbologia, Lindë Vilvarin, nativa di Dragargenteo, la casata opposta a quella della quale lui era da poco divenuto prefetto.
Un atteggiamento, uno sguardo, un modo di parlare e modulare il tono totalmente differenti dalla vice preside e dalla sua collega Parker, ma doveva riconoscere che nonostante tutto quella donna era dotata di un magnetismo negli occhi da fare invidia ad un gatto nell'oscurità.


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Una lince, ha gli occhi e la postura di una lince!

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Per l'ennesima volta comunque, Dylan si accorse solo a distanza di qualche secondo di silenzio e attesa che era rimasto in ammirazione di quella donna per troppo tempo, fantasticando sugli accostamenti visivi e naturali che ella gli suggeriva, per fortuna evitando di far trapelare qualche fiato dalle sue labbra, almeno si era evitato qualche altra figura assolutamente imbarazzante.
Scosse il capo per far tornare la ragione al suo posto mentre alcune ciocche di capelli gli coprivano il viso.
Mosse la destra a liberare la vista e tornò a guardarla, avvicinandosi a passi non troppo svelti avanzando la mano destra per stringere quella della collega, il tutto incorniciato da un sorriso amichevole e sincero.

Oh no, nulla di particolare in vero!
Avevo solo molta voglia di fare la sua conoscenza e stringere la mano ad una così giovane mente brillante come lei!
21 anni e già professoressa di ruolo di erbologia, per altro chiamata e non previa domanda da parte sua, assolutamente incredibile!


Dopo quella esposizione di serenità e sincera ammirazione verso la signorina Vilvarin però, Connor junior fece caso che la ragazza era in piena tenuta da lavoro, segno inequivocabile che era intenta ad occuparsi di propri affari per gli studenti o per la semplice conservazione della serra.
Fece mezzo passo indietro, di nuovo impacciato nei modi, modi di quello che pareva ancora più un allievo che un professore, certo che ce ne sarebbe voluto di tempo prima di vederlo pienamente a suo agio con il proprio ruolo.

Ah beh, forse la sto importunando e disturbando, si stava forse occupando di qualcosa di importante?
Se così fosse, tolgo immediatamente il disturbo, sia mai che il ricordo del nostro primo incontro lo associ ad una scocciatura!


Chinò appena lo sguardo, quasi fosse un gesto di scuse ancor prima di sapere cosa lei stesse facendo, sicuro al 100% di esser risultato un po' troppo invadente, ancora troppo infantile ed emozionato facilmente da tutto e tutti, ma a suo parere una persona del genere meritava la sua piena stima sotto ogni aspetto, sia mentale, che di abilità che fisico, visto che comunque anche l'occhio voleva la sua parte e Lindë lo soddisfava più che pienamente.
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Messaggioda Lindë » 21/05/2012, 21:40

Dylan, il nuovo professore di Alchimia stando a quanto aveva detto, non rispose subito alla sua domanda.
Anzi, per qualche tempo non fece altro che fissarla.
La cosa non le piaceva, soprattutto perché non riusciva a capire cosa significasse il suo sguardo. Continuò a guardarlo in risposta, sperando che si riprendesse.
Così fu poco dopo, per fortuna.

Oh no, nulla di particolare in vero!
Avevo solo molta voglia di fare la sua conoscenza e stringere la mano ad una così giovane mente brillante come lei!
21 anni e già professoressa di ruolo di erbologia, per altro chiamata e non previa domanda da parte sua, assolutamente incredibile!


La mano tesa del giovane uomo venne fissata a lungo da Lindë. Alla fine si decise a stringerla per alcuni brevi istanti.
Si scostò subito, come se non le piacesse il contatto fisico. Ed in effetti così era.
Non si sentiva particolarmente brillante o intelligente. Era solo se stessa. O forse era cambiata nei tre anni di vuoto che non ricordava, ma non lo poteva certo sapere.

Ah beh, forse la sto importunando e disturbando, si stava forse occupando di qualcosa di importante?
Se così fosse, tolgo immediatamente il disturbo, sia mai che il ricordo del nostro primo incontro lo associ ad una scocciatura!


Presuppone che ce ne siano altri?

Domandò lei di rimando, come se un incontro fosse più che sufficiente.
In fondo, conosceva solo un terzo dei docenti a pensarci bene. Non che le dispiacesse comunque, anzi.
Si stava così bene da soli, lei e le piante, nessun altro.
Tornò dietro al bancone su cui era appoggiato un vaso, al cui interno giaceva una piantina vistosamente assetata, particolare ben visibile dalle foglioline mogie e basse.

E' una materia affascinante, la sua.
Sa creare composti di guarigione?


Un'altra domanda.
Forse Dylan non ne avrebbe compreso il senso, o forse sì. L'avrebbe scoperto presto, comunque. Già il fatto di aver fatto un complimento alla sua materia era un passo avanti.
Intanto, dal cassetto sotto il bancone prese una fiala colma di liquido trasparente, versandone qualche goccia sulle foglioline: quando queste tornarono vive e forti, rialzandosi lentamente verso l'alto, dalla bocca della donna sfuggì un mormorio soddisfatto.
Solo dopo si ricordò della presenza dell'uomo, e tornò a guardarlo in attesa di una risposta.
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Messaggioda Dylan » 22/05/2012, 20:37

Sinceramente ammetto che non avrei mai pensato che degli occhi così profondi ed un'espressione così seria e glaciale potessero sconvolgere fino a determinati livelli il povero Dylan, e invece proprio contro ogni previsione, una sottile linea di freddo brivido percorse la schiena del professore non appena ella decise di aprire bocca per rispondere in modo atono alle sue scuse per l'esser venuto lì senza preavviso, chiedendole se fosse stato meglio tornare in un secondo momento.

Presuppone che ce ne siano altri?

Pietra, decisamente pietra.
Questo era lo stato di Connor junior non appena ella parlò.
Non era stupido, forse ingenuo in alcuni frangenti, ma non stupido, lei non aveva la minima intenzione di volerlo rivedere in un qualsiasi futuro, cosa che lo lasciò piuttosto interdetto.
Chinò il capo appena, arrossendo quanto bastava per palesare nuovamente la sua tristezza mista ad imbarazzo per quello che aveva appena sentito, ma cercò di riprendere subito a stabilizzare gli occhi in quelli di Lindë per non apparire maleducato.

Se lo desidera le giuro che non tornerò più a darle fastidi, sul serio...

Di nuovo alcuni attimi di silenzio tra loro, ma sul serio, Dylan non sapeva proprio cosa dire o fare, anche se il primo istinto era di sicuro quello di alzare i tacchi; non era stata per nulla una buona idea andare lì, per quanto dentro di se fosse sempre certo e sicuro della bravura della donna, sopratutto quando grazie ad un proprio preparato naturale, l'erbologa riuscì a far tornare vispo un insieme di foglie appartenenti ad una pianta tropicale di rara bellezza.
Tutto questo mentre in aggiunta alle parole precedenti, questa volta la donna decise di fargli presente una sorta di complimento, se di quello si poteva parlare, almeno Dylan lo recepì tale.

E' una materia affascinante, la sua.
Sa creare composti di guarigione?


Domanda singolare e interessante.
Bisogna dire che il nostro Dylan aveva di sicuro studiato molto la materia alchemica, ma molti frangenti di essa rappresentavano ancora un mistero per lui.
Fortunatamente l'impegno e la grinta che lo caratterizzavano quando voleva raggiungere un determinato traguardo gli avevano permesso di informarsi un poco su tutto il mondo dell'alchimia in generale, quindi ricercando nella propria mente tra i vari ricordi riuscì a rimediare dei collegamenti alla domanda fatta da Lindë con un apparente interesse.

Grazie, molto affine alla sua per altro, anche se in molti punti le due materie si distanziano nettamente...
So creare composti come pietre di risonanza di natura minerale oppure conosco in linea teorica le modalità di preparazione di medicine grazie alle sostanze animali unite alle molecole di metalli allo stato liquido, ma credo di non andare oltre per il momento!


Fu sincero, perché farsi bello poi, per finire a non saper rispondere a domande più complesse che lei gli avrebbe potuto fare?
No grazie, Dylan preferiva di gran lunga risultare un pivello alle prime armi piuttosto che un buffone contapalle montato come la panna sulle torte.
Si guardò un poco attorno, sinceramente non a suo agio, ma si notava chiaramente che quello fosse il territorio principale della donna e non il suo.
Lindë era perfettamente calma, pacata, si molto seria e fredda, e interessata ai propri affari, ma era innegabile la sua certezza di essere nel contesto giusto, sempre e comunque.
Solo in quel momento D.C. si accorse di un dettaglio molto particolare e spiazzante che lo fece riflettere attentamente, sospirando e traendo molto respiro secco e isolato, mentre rimaneva a fissare sia il corpo femminile e ben proporzionato della ragazza, sia il suo elemento di immagine e presenza in mezzo alle piante, ai fiori, al verde e alle foglie.

E io, ce l'ho un luogo dove sono a mio agio?
Un posto dove mi sento davvero in sintonia?


Allungò una mano lentamente verso una pianta non molto distante da lui, una spiga per l'esattezza.
Cominciò ad accarezzarla allo stesso modo con il quale si poteva accarezzare forse il viso di un neonato o qualcosa di molto analogo, come se avesse paura di romperla, come se avesse paura che lei stessa rifiutasse le sue attenzioni.
Per lui ogni cosa bella meritava delicatezza e attenzione, calma nel tatto, la piena aspirazione e ritratto nella memoria della leggerezza e della meraviglia che poteva rappresentare nel contesto fantasioso nell'arte e della meraviglia.
Sorrise, come se fosse contento, come se in un certo senso quella spiga gli stesse trasmettendo felicità, poi, lasciò lentamente quel tocco con tale lentezza che forse sarebbe potuta risultare quasi snervante per l'interlocutrice attuale, ma Dylan era così, si perdeva facilmente nei suoi pensieri e nelle sue domande quando aveva davanti qualcosa che con tutta probabilità, trovava degna di stupore e serenità.
Riportato il braccio al fianco, non si prese ulteriori secondi fastidiosi, portando ancora una volta gli occhi su Lindë, assumendo un'espressione tra il serio e il solare, come se fosse un ragazzo che le stava parlando da una dimensione diversa dalla sua, come se avesse capito che non poteva invadere il suo spazio vitale così.
Lui era lontano, lei era nel verde, lui sull'uscio, lei nel calore di casa.
Lontano, ma non distante.

Perchè le piante?
Perché si sente al sicuro con loro?
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Messaggioda Lindë » 24/05/2012, 11:53

L'aveva freddato, e la cosa la sconvolse un po'.
Di solito nessuno faceva caso ai suoi modi. Era parte del suo carattere fare la stronza con tutti.
Dylan, invece, sembrava aver appena ricevuto uno schiaffo in pieno viso.
Ma che razza di insegnanti assumeva la Bergman?

Grazie, molto affine alla sua per altro, anche se in molti punti le due materie si distanziano nettamente...
So creare composti come pietre di risonanza di natura minerale oppure conosco in linea teorica le modalità di preparazione di medicine grazie alle sostanze animali unite alle molecole di metalli allo stato liquido, ma credo di non andare oltre per il momento!


E' già qualcosa.

Nessuna adulazione, era vero. La maggior parte degli Erbologi e degli Alchimisti che si beavano del proprio lavoro non sapevano nemmeno da dove cominciare se si chiedeva loro di creare composti di guarigione.
Il fatto che il ragazzo sapesse cavare qualcosa di simile ad una pozione del genere lo distingueva da colleghi ben più abili di lui.
Ma ovviamente Lindë non aggiunse altro a quelle tre parole. Non era abituata ai complimenti. Non amava riceverli, e non amava farli.
Per lei contavano solo i fatti, quelli reali e concreti.
Senza dire nulla, mentre lui si guardava intorno, Lindë prese da sotto il suo bancone da lavoro alcune radici di forme diverse - irriconoscibili per una persona non esperta del settore - ed uno strumento molto utile nel suo campo: un mortaio.

Immagine


Come se lui non fosse presente, prese a pestare quelle radici nel mortaio nero.
In realtà lo fissava di tanto in tanto, mentre accarezzava una spiga lì vicino. Sembrava spaesato e confuso.
Sembrava intento a riflettere su qualcosa che proprio non gli quadrava.
Non fece domande, non era nel suo carattere. Forse un po' di curiosità c'era, ma era ben tenuta e controllata.
Tanto che dovette essere lui, ancora, a parlare.

Perchè le piante?
Perché si sente al sicuro con loro?


L'ho sempre pensato - replicò lei senza fermare il proprio lavoro, frantumando le radici con delle pressioni circolari del pestello in senso orario - Le ho sempre amate, studiate, analizzate. Con loro mi sento a casa. Come se fossero il mio mondo, la mia famiglia. Non c'è una motivazione, me lo sento dentro.

Per i suoi standard, una risposta pure articolata in un certo senso.
Un traguardo per Dylan anche se difficilmente lui l'avrebbe capito.
Continuò il suo lavoro per altri tre minuti, poi posò il pestello con aria soddisfatta ed alzò lo sguardo su di lui.

Lei non ha la minima idea di ciò che sta facendo, vero?
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Messaggioda Dylan » 24/05/2012, 13:14

Parlare con quella ragazza era molto simile a parlare esattamente con una pianta:
pochissime soddisfazioni se non in casi eccezionali, movimenti lenti e leggeri, poco interesse nella vita altrui, espressione sempre pressoché uguale.
Dylan dal canto suo invece percepiva un poco di disagio, trovandosi nella condizione di comprendere bene che quello non era un terreno per lui congeniale ma sollevato da una parte poiché Lindë sembrava, almeno per il momento, voler proseguire un contatto e una sorta di conversazione con lui.

E' già qualcosa.

Un sorriso educato e rispettoso, comunque di ringraziamento per quello che lei aveva detto.
No, poteva apparire come non un gran commento, ma per Dylan quello valeva molto, visto che ricevere una simile risposta da una persona così luminare nel campo, almeno a giudicare dai suoi sentori e dall'effetto prodotto dal composto che prima lei aveva versato su una pianta apparentemente in fin di vita, per lui era solo che un onore.
La signorina Vilvarin iniziò quindi a sistemare un altro arnese da lavoro, un mortaio, per cominciare un nuovo unguento forse o un'altra pozione naturale, al momento però Dylan non sembrava essere contemplato nelle spiegazioni del suo operato e probabilmente sarebbe continuato ad essere così.

Di cosa si sta occupando signorina?
Se posso chiedere...


Curioso e forse quanto mai desideroso di conoscere sempre più cose il nostro caro Dylan, che con il suo tono un poco timido e impacciato cercava sempre di risultare discreto e non fastidioso, sempre che per la professoressa il non essere fastidioso significasse anche il non essere lì.
Non volle comunque farla sembrare osservata, così, senza dire nient'altro si mise a carezzare la spiga non molto lontana, ignaro che nel frattempo la ventunenne lo stesse osservando di tanto in tanto, forse incuriosita da quel suo modo di fare, da quel suo modo di porsi col mondo naturale, un modo magari analogo al proprio, chissà.

L'ho sempre pensato.
Le ho sempre amate, studiate, analizzate.
Con loro mi sento a casa.
Come se fossero il mio mondo, la mia famiglia.
Non c'è una motivazione, me lo sento dentro.


Lo senti... Dentro?
Forse al momento è l'unica cosa che senti però, e non riesco ancora ad interpretare se sia una cosa maggiormente positiva o negativa...


Giusto, perché dovete sapere che Dylan non era un tipo volto a fare il saccente nelle situazioni, anzi, in molti casi cercava di comprendere le ragioni altrui o i punti di vista che rendessero le altre opinioni pari alla propria, analizzando i pro e i contro.
Il sentire dentro di se solo il mondo naturale poteva rendere l'anima molto fertile ed incontaminata, non satura come quella di molte altre persone di tutti i mali che l'umanità poteva conferire.
Era anche vero però, che un'anima così pura e limpida, allo stesso tempo si scostava così tanto da quella umana da risultarne quasi l'opposto, priva di ogni sentimento visibile e riscontrabile.
Fu il vedere la ragazza così distaccata e fredda che gli fece percepire una maggiore veridicità di quelle sue ipotesi, tutto ciò prima che la signorina prendesse parola, questa volta di sua volontà, non rispondendo semplicemente ad una domanda, portando avanti il discorso iniziato rigirandolo dalla parte del ragazzo, riuscendo a cogliere nel pieno quella che era la sua situazione vitale del momento.

Lei non ha la minima idea di ciò che sta facendo, vero?

Oh si che ce l'ho... Sto vivendo, questo per ora mi basta!

Pacato e tranquillo, con quel flusso di voce morbido e tenue che pareva quasi somigliare ad un leggero fruscio del vento tra le foglie di un albero estivo.
Sorrideva mentre rispondeva, conscio che quella era solo una prima parte dell'intera risposta, ma a suo parere la più importante.
Non confondere il lavoro e la dedizione verso qualcosa con il tutto, con il conglomerato della realtà e del destino.
Lui sentiva dentro di se che stava imboccando una strada, ma in mezzo alla strada di novità se ne incontravano molte e molte altre ne avrebbe dovute incontrare, miste ovviamente anche i rispettivi difetti e complicati problemi.
Non si aspettava certo una vita, o meglio, una strada tutta rose e fiori, una strada come quella di Lindë, "naturalmente" e metaforicamente parlando.

Però so a cosa si vuole riferire, in quel caso, no ha ragione, non ho la minima idea di quale sia il mio vero posto...
Sono anche consapevole comunque che la mia vita è lunga e la sto vivendo assaporandola giorno per giorno, cercando di far luce nel mio cammino; credo che ogni percorso, anche se si dovesse rivelare sbagliato, mi lascerà sempre qualcosa di positivo da portare con me in quello che un giorno sarà il luogo giusto dove rimanere.
Per esempio se mai scoprissi che insegnare non è la mia via più giusta, conserverei sempre il ricordo di una persona speciale ed estremamente dotata come lei e la perfezione del suo lavoro nell'essere svolto e portato a termine!
Sono cose che mi faranno crescere, anche se prese da eventi e avventure vissute in un contesto ancora non propriamente mio...


Forse aveva parlato troppo per i gusti di lei, lei così sempre attenta a contare le lettere per non risultare eccessivamente amichevole, per sua indole probabilmente, per sua scelta, non certo perché volesse risultare simpatica.
Probabilmente poi che questo avvenisse o meno, non gliene fregava nemmeno troppo se non nulla.
Due visioni così differenti della vita, due tipologie di sguardi ognuno con una propria luce ed ombra.
Quanti misteri che potevano nascondere solo delle piccole sfere scintillanti come gli occhi, entrambi con pupille sottili per via dal tanto filtrare di luce del sole che attraversando il vetro delle serre riscaldava i loro corpi.

E tu invece, hai freddo in verità?

Quella domanda gli attraversò la mente come quasi fosse una fiamma improvvisa di preoccupazione e tristezza.
Troppo spenta per essere viva, troppo in movimento per essere inerme.
Una pianta lei? Forse aveva sbagliato a giudicarla, forse aveva sbagliato del tutto ad interpretarla così in sintonia col suo mondo.
Magari c'era qualcosa dentro di se che sfuggiva anche al suo stesso controllo, ma d'altronde quali segreti le avrebbe mai potuto chiedere ora che la loro relazione sociale era quantomai vicina all'inesistenza?
Dylan sperava solo che al mondo esistesse qualcuno del quale lei si fidasse abbastanza da potersi appoggiare liberamente alla sua spalla per piangere o forse solo per riposare dopo tanto lavoro e stanchezza.
Buono come non mai il nostro ragazzo, ancora più affascinato da quel mondo naturale che l'aveva presa con se, tra le proprie braccia e la stava proteggendo tutt'ora dalle insidie del mondo vero.
Una culla e allo stesso tempo una prigione...

Se fosse una pianta, o un fiore?
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Messaggioda Lindë » 27/05/2012, 15:05

Non si era profuso in ringraziamenti per le sue parole.
Strano, le sembrava un tipo parecchio loquace. Forse non considerava un complimento ciò che lei aveva detto. Per Lindë, comunque, lo era.
Non gliel'avrebbe mai detto, ma saper creare composti guaritori lo rendeva più apprezzabile ai suoi occhi di molti altri Alchimisti anche più esperti di lui.
Se fosse stata un'altra, o forse se avesse avuto ancora il carattere di un tempo, gli avrebbe anche proposto di lavorare insieme.
Ma lei non era più così.
Lo era stata da piccola, e forse anche durante i tre anni che non si ricordava, ma ora non lo era più.
Pestò con più forza il pestello contro la superficie del mortaio, lo sguardo però del tutto impassibile. Nessuno avrebbe mai potuto capire cosa le stesse passando per la mente.
A meno di non farle un Legilimens addosso, s'intende.

Di cosa si sta occupando signorina?
Se posso chiedere...


Indole curiosa, la sua.
Lindë alzò lo sguardo su Dylan, per un istante solo, prima di tornare al lavoro.
Non era tenuta a rispondere, lo sapeva bene. Sarebbe bastato dire che non erano affari suoi, e di sicuro lui non avrebbe insistito.
Tuttavia ciò che stava tentando di creare non era affatto un mistero, quindi non c'erano motivi per non rispondere. In fondo, era molto meno antipatico di altri docenti lì al Castello.

Sto cercando di creare un composto che curi dall'Ardemonio.
E' stupido affidarsi sempre e solo alla bacchetta.


Disse dunque, fermando un momento il proprio lavoro per controllare quanto finemente fossero state triturate le radici: soddisfatta, la donna fece apparire con la bacchetta un pentolino con dell'acqua all'interno che poi spostò sopra un piccolo fuoco all'interno di un camino ricavato in un angolo della serra.
Si era attrezzata al meglio Lindë, proprio per non dover tornare ogni volta al Castello o dover chiedere il permesso alla professoressa di Pozioni di utilizzare il laboratorio.
Intanto Dylan parlava e parlava, rispondendo alla sua affermazione di poco prima. La cosa la irritava alquanto.
C'era davvero bisogno di utilizzare tutte quelle parole? Non lo capiva.

Quanto spreco di fiato.
Nessuno che sappia rispondere in modo sintetico.
... e poi si stupiscono se sto da sola.


Forse Dylan non l'avrebbe mai capito, e come lui tutti gli altri, ma per andare d'accordo con Lindë non ci voleva molto: poche chiacchiere inutili, risposte brevi e coincise, e discrezione.
Lei con persone del genere poteva anche andare d'accordo. Non li avrebbe considerati amici, ma almeno ne avrebbe sopportato la presenza. Invece ciò che sentiva erano solo parole, parole, parole.
Nessuno sapeva spiegare un concetto senza doversi dilungare.

Se fosse una pianta, o un fiore?

Un'altra domanda, ma la cosa buona era che per porla aveva usato poche parole, almeno i quesiti erano sintetici.
Lindë non rispose subito, osservando l'acqua bollire e facendoci scivolare poi dentro le radici triturate fino a poco prima.

Un bambù.

Nessuna spiegazione aggiuntiva.
Se avesse voluto sapere il motivo di quella scelta avrebbe dovuto chiedere. O magari chissà, ci sarebbe arrivato da solo. Le sembrava un po' tonto, ma non totalmente stupido.
Tolse il pentolino dal fuoco, riportandolo sul piano di lavoro.

Non è in grado di fare il professore qui.
Deve prima crescere.
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