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Duello: Elisabeth vs. Jorge

Messaggioda Lindë » 03/10/2012, 17:51

Elisabeth vs. Jorge


Location: Campo da Quidditch
Orario: Subito dopo pranzo, circa le 14.15
Meteo: Soleggiato, con un bel venticello fresco, sui 16°
Motivazione: Che voi due vi odiate cordialmente è risaputo e non è certo una novità: ma che succede quando i Serpeverde del settimo anno organizzano un bello scherzo ai danni del Delfino portoghese, lasciandolo in mutande nel bel mezzo del campo da Quidditch per giunta a stomaco vuoto? La bacchetta c'è per fortuna, ma i vestiti mancano proprio. E' comprensibile allora che il Delfino in questione abbia una gran voglia di prendersela con qualcuno, magari proprio con colei che è scesa al campo dopo una bella mangiata in Sala Grande con l'intento di farsi una semplice passeggiata...
Famigli: No
Primo Post: Elisabeth


Da questo momento il primo duellante ha cinque giorni di tempo per postare la sua introduzione, il suo sfidante avrà altri cinque giorni per rispondere, e così via: per qualsiasi dubbio, vi invito a consultare il Regolamento del CdD.

In bocca al Drago ad entrambi.

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Messaggioda Elisabeth » 06/10/2012, 14:58

{Sala Grande -> Campo di Quidditch: ore 14:15}


Ero tornata ad Hogwarts da poco tempo eppure cominciavo già a soffrire di nostalgia, avrei dato qualsiasi cosa per poter risentire la voce del mio adorato papà che mi raccontava una favola per farmi addormentare, o risentire sulla fronte un suo bacio, ma, non potevo avere niente di tutto ciò, lui era lontano per lavoro ed io ero bloccata a scuola.
Era buffo, nonostante nella scuola avessi una famiglia numerosa che mi teneva compagnia, avevo tanti fratelli e tante sorelle tutti figli come me di Serpeverde, mi sentivo sempre più spesso sola e sempre più spesso desideravo la presenza del mio papà lì accanto a me, quel padre che veneravo molto più di quanto potessi venerare la mia casata, quel padre che amavo più di chiunque altro al mondo, ma, era normale ero una bambina e per me il mio papà era tutto il mio mondo, non che non volessi bene alla mamma, tutt'altro volevo molto bene anche a lei, ma, con il papà c’era un legame speciale, quel legame naturale che univa le figlie femmine ai loro padri.

Pensando alla mia famiglia nella scuola, mi era quasi tornato il buon umore, il soffitto della Sala Grande mi diceva che fuori dalla scuola c’era una bella giornata, così mi alzai e mi diressi verso l’esterno dell’edificio, di solito le giornate di sole mi rendevano felice e visto che il mio umore stava decisamente migliorando pensai che potevo fare una bella passeggiata rilassante.

Così lasciai la Sala Grande e mi diressi verso il portone della scuola, non sapevo ancora quale sarebbe stata la mia metà, ma, per ora sapevo solo che volevo stare da sola all’aria aperta.


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Una volta fuori dalla scuola lasciai che il sole mi riscaldasse il viso ed un leggero venticello attenuava il calore di quei raggi era decisamente una bella sensazione, era come se quel sole lontano cercasse di consolarmi, forse il papà aveva ragione, dovunque mi fossi trovata se avessi guardato il cielo e pensato a lui, l’avrei sentito vicino ed in quel momento era vero, era come se sentissi realmente il suo abbraccio forte e confortante.

Iniziai a camminare senza una vera metà, sapevo solo che volevo fare una bella passeggiata all’aria aperta, così all’improvviso vidi il campo di Quidditch davanti a me


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Perché poi con tutti i posti della scuola sono venuta proprio al campo di Quidditch, non riesco proprio a capirlo, non è che poi adori questo posto, c’è ne sono molti altri che mi piacciono, il Lago Nero per esempio con la mia amica piovra, eppure eccomi qui a fissare gli anelli delle porte.

Mi dicevo sempre più pensierosa e proprio in quel momento vidi alcuni ragazzi più grandi che si allontanavano ridendo a crepapelle

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Non ci misi molto a riconoscerli erano miei compagni di casata, erano quel gruppetto dei miei fratelloni e sorellone, famosi all’interno della Casa di Salazar per i loro scherzi, più o meno divertenti.

Forse la cosa migliore sarebbe stato tornare indietro, tornare ad Hogwarts nella mia Sala Comune, ma, c’era la curiosità di una bimba da tenere a bada, morivo dalla voglia di vedere cosa avevano organizzato “I guastatori di Hogwarts” e poi visto che la mia passeggiata mi aveva portato fin lì perché non entrare e vedere cosa fosse successo, male che andava mi sarei fatta una bella risata.
Ormai ero decisa volevo vedere cosa avevo combinato e con passo deciso feci il mio ingresso nello stadio notando una strana sagoma in mezzo al campo, del quale non mi preoccupai minimamente, non ero sola e la cosa già mi irritava abbastanza, decisamente quella non era la mia giornata fortunata, ma, poco importava se fossi rimasta a debita distanza non ci saremmo dati fastidio a vicenda ed io per il momento non avevo intenzione di litigare con nessuno, eppure guardandomi in giro non vedevo niente di strano era tutto a posto, niente mantelli appesi agli anelli del campo, o boliti impazziti che svolazzavano in giro

Ma cosa avranno combinato da ridere tanto io proprio non lo capisco

Pensai, mentre avevo il faccino riscaldato dal sole di Hogwarts.

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Messaggioda Jorge » 06/10/2012, 19:09

[Campo di Quidditch: ore 14:15]


Dopo l'estate terrificante che avevo passato a Lisbona a subire gli attacchi dei miei ex amici senza potermi difendere nè magicamente, perchè minorenne, nè alla maniera babbana, perchè dopo un anno di inattività mi ero totalmente rammollito, avevo deciso che quell'anno a Hogwarts avrei dovuto prestare maggiore attenzione al mio fisico e quindi avrei dovuto trovare un modo per allenarmi senza sembrare ridicolo o farmi del male. Fare domanda per entrare nella squadra di Quidditch della mia Casata mi era sembrato il modo migliore per massimizzare i risultati perchè, nella mia beata visione babbana dello sport, qualsiasi tipo di attività agonistica doveva per forza presupporre un allentamento per temprare il fisico e abituarlo a sopportare gli sforzi di una partita. Quello che non avevo previsto, nonostante la mole di libri e riviste che avevo letto per non fare la figura dello sfigato con i miei compagni di Casata, era che essendo praticato su una scopa, non bisognava sottoporsi a estenuanti sessioni di stretching, corsa o quant'altro, ma avere solo dei buoni riflessi e una buon controllo della scopa. Per fortuna prima di affrontare il Capitano della squadra dei Delfini avevo deciso di andare a chiedere un consiglio al nostro Professore di Volo, nonchè giocatore professionista di Quidditch, così invece di ricevere una risata sarcastica e prese in giro millenarie, avevo solo guadagnato un consiglio fraterno e uno sguardo di biasimo.
Dopo aver biascicato un saluto in direzione del Professore, con le mani ficcate nei pantaloni e la classica espressione da cane bastonato in viso, mi apprestai ad attraversare il campo da Quidditch per recarmi in Sala Grande e affogare nell'ottimo cibo preparato dagli elfi domestici la mia vergogna e la mia frustrazione. Quella però non doveva proprio essere la mia giornata fortunata visto che Merlino, Dio o chi per loro aveva deciso di porre sulla mia strada, o meglio alle mie spalle, un gruppetto di ragazzi che stavano ridendo apertamente di qualcosa o di qualcuno. Forse se mi fossi preso la briga di voltarmi verso di loro e osservarli meglio mi sarei accorto che non ero io la causa della loro ilarità, ma avevo la coda di paglia per la pessima figura appena fatta con uno dei miei docenti preferiti e così, impulsivo come al solito e senza neanche voltarmi, me ne uscii con una colorita espressione portoghese che però, a giudicare dalla reazione del gruppetto a cui l'avevo rivolta, non necessitava di essere tradotta.

Ma che diavolo...

Ebbi a mala a pena il tempo di pensare prima che una serie di fasci di luce colorata mi colpirono in silenzio, facendomi levitare in aria e appendermi a testa in giù a una fune invisibile.

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L’ultima cosa che vidi prima che l'oscurità causata dallo scivolare del mio mantello sugli occhi mi avvolse fu lo stemma dei Serpeverde che uno dei miei aguzzini stava cercando di avvicinare alle mie labbra, probabilmente per farmelo baciare in segno di rispetto o chissà cos’altro. Cercai di divincolarmi in ogni modo possibile ma ben presto un altro incantesimo venne scagliato su di me, facendomi girare come una trottola su me stesso per poi sbatacchiarmi a destra e a sinistra. Quando finalmente riacquistai la vista, però, non ne fui contento come credevo. Quegli esseri striscianti mi avevano lasciato letteralmente in mutande in mezzo al campo di Quidditch.

Ahi

Esclamai dolorante quando l'effetto dell'incantesimo terminò e caddi a terra di sedere.

Mi vendicherò, oh se mi vendicherò.

Iniziai a borbottare furioso mentre gattoni raggiungevo la mia bacchetta, sfuggita all'incantesimo di evanescenza di cui erano rimasti vittime tutti i miei averi. Dolorante mi rimisi in piedi e dovevo proprio essere uno spettacolo assurdo con quello sguardo omicida negli occhi, la bacchetta stretta in pugno e i soli boxer a fumetti indosso.

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Per fortuna era più o meno l’ora di pranzo, come cercava di ricordarmi impietoso il mio stomaco e quindi in giro non c’era nessuno ad assistere a quello spettacolo decisamente imbarazzante. Dovevo appellare dei vestiti e anche in fretta prima di prendermi un malanno ma restare così come un broccolo nel mezzo del campo non mi sembrava una buona idea così mi incamminai verso gli spalti: i lunghi tendoni dei colori della mia Casata mi avrebbero protetto da sguardi indiscreti mentre facevo volare un po’ di vestiti dalla Torre fino a me.

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Camminavo lentamente, con quello che mio cugino avrebbe definito “il passo del giaguaro”, quindi con ampie falcate e tenendo la schiena bassa, la testa che si voltava a destra e a sinistra scandagliando ogni dove nella speranza vana che i miei vestiti fossero stati semplicemente lanciati da qualche parte: avevano usato degli incantesimi non verbali i vigliacchi e quindi non sapevo con esattezza cosa mi avesse colpito.

Dannazione!

Esclamai sempre tra me e me quando in lontananza intravidi una figura che si aggirava all’interno del campo come se stesse, anche lei cercando qualcosa. E visto che nel frattempo la mia “coda di paglia” era diventata lunga un centinaio di chilometri ero dannatamente certo che ormai le serpi avessero sparso la voce della loro bravata e quindi quella figura fosse lì per prendersi gioco di me.

Sei il solito paranoico megalomane…può anche essere qualcuno che è venuto a darti una mano.

Mi rimproverò la mia coscienza con la voce dolce e paziente di mia madre, cercando di rabbonirmi. Bè certo la mia sorellina di sangue se avesse saputo quello che mi era accaduto, sarebbe corsa al campo per prestarmi soccorso e probabilmente anche visino di pesca. Così, riflettendo su quali delle mie amiche fosse venuta a trarmi in salvo, deviai dagli spalti per avvicinarmi alla figura ancora sconosciuta. Man mano che mi facevo più vicino però le mie aspettative si andavano sempre più assottigliando – Cappie aveva i capelli più scuri, Miyabi era più piccolina, Kayleen non avrebbe mai indossato qualcosa di così ordinario - , fino a infrangersi definitivamente a pochi passi da…

Elisabeth

Il suo nome proprio uscì dalle mie labbra come un sibilo furioso, segno già quello che non ero per nulla in vena di scherzare. Ma per la barba di Merlino tra tutte le persone che conoscevo proprio la ragazzina snob “ho una risposta tagliente per tutto ma con te non le spreco perché sei ottuso” dovevo incontrare in quel momento? Ma non poteva andarsene nei Sotterranei come tutte le altre…

Serpi…

Questa volta ringhiai, mentre i miei piccoli paranoici neuroni facevano contatto tra loro mostrandomi immagini apocalittiche in cui la biondina era venuta lunga lunga fino al campo di Quidditch per sincerarsi che lo scherzo fosse andato a buon fine, cogliendomi caso mai in lacrime di rabbia e umiliazione, e poi tornare di corsa al Castello per andare a sparlare di me con le sue amichette.

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Inutile dire che la rabbia montò in me a velocità sorprendente ma senza lacrime, le nocche della mano che stringeva la bacchetta erano diventate bianche tanta era la forza con cui la stavo impugnando.

Sei venuta a verificare l’ottimo lavoro che hanno fatto i tuoi degni compagni, eh lingua argentata? A ridere anche tu e in diretta del povero delfino indifeso? - Dissi quindi avanzando minaccioso verso di lei, per nulla imbarazzato dall’essere in mutande. – Quindi è questo quello che vuol dire appartenere alla nobile Casata dei Serpeverde? – incalzai, quasi sputando nel pronunciare la parola “nobile” – Dimostrare la vostra superiorità attaccando alle spalle in gruppo un bambino più piccolo? E’ questo quello che vi insegnano i vostri perfetti genitori purosangue? A trattare gli altri come giocattoli con cui divertirvi? Cos’è il tuo paparino tiene davvero dei poveri babbani chiusi nelle segrete della vostra tetra e triste casa e li crucia per diletto? Perché solo dei genitori cattivi possono permettere che i loro figli siano così crudeli…

Le stavo vomitando addosso tutta la rabbia per l’umiliazione ricevuta, attingendo a tutti i clichè sulle Casata verde – argento e sulle famiglie purosangue che nel corso dell’anno precedente avevo trovato nei libri di storia magica. Volevo ferirla, come mi sentivo ferito io in quel momento e perché no vederla anche scoppiare in lacrime. Che poi non è questo quello che facevano le femmine quando le si punzecchiava? Scoppiavano a piangere e scappavano dalla mamma. O almeno le femmine a Lisbona facevano tutte così, quindi perché a Hogwarts le cose dovevano andare in maniera diversa?

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Messaggioda Elisabeth » 09/10/2012, 13:38

Avevo fatto il mio ingresso al Campo di Quidditch, ma, guardandomi in giro non vidi nulla fuori posto, i “Guastori di Hogwarts”, i miei adorati confratelli, non avevano fatto niente di quello che la fervida immaginazione di una bimba di dodici anni poteva aspettarsi

Merlino, ma, i “Guastatori” cosa hanno combinato si sono ubriacati con l’idromele? Io non vedo niente di così divertente

pensavo mentre mi guardavo in giro, c’era solo una strana sagoma in mezzo al campo che sembrava fuori luogo, ma, non avevo nessuna intenzione di andare a vedere di cosa si trattasse, così me ne rimasi tranquillamente dove mi trovavo, a deliziarmi c’erano tanti volti che apparivano e sparivano nella mia testolina, prima vidi il volto della mamma, poi quello sorridente del papà, ed altri volti a me cari che apparivano e sparivano velocemente, ebbene si, la nostalgia di casa mi stava facendo proprio un brutto scherzo.

Elisabeth…

Appena sentii pronunciare il mio nome, mi voltai e vidi il bulletto portoghese, proprio davanti a me, così spostai lo sguardo per vedere se la figura che poco prima si trovava in mezzo al campo fosse ancora lì, ma, era sparita, ovvio ora mi stava davanti

Possibile che sei sempre fra i piedi “sottospecie di mammifero pinnato”

Pensai, senza degnare il portoghese più di tanto, la presenza del ragazzino non mi interessava e non mi andava nemmeno di litigare fino a quando non lo sentii pronunciare quasi sputando la parola

Serpi …

Il portoghese aveva pronunciato quella parola con rabbia ed io, solo in quel momento capii cosa era successo, il Delfino era stato l’oggetto dello scherzo dei miei confratelli, era di lui che stavano ridendo quanto li avevo visti allontanarsi da quel luogo, così cercai di fare mente locale, forse potevano esserci dei vestiti fuori dallo stadio, ma, più ci pensavo e più ero sicura di non averne visti

Ma, si può essere così sfortunati, perché mi ritrovo sempre questa “sottospecie di mammifero” fra i piedi … mmm …

Pensai, levando gli occhi al cielo e mi voltai facendo qualche passo lungo la strada che mi aveva portato fin lì e che volevo mi riportasse indietro, ma, la promessa fatta al mio papà, poco prima della partenza per la scuola, si fece largo nella mia testolina, così mi fermai e decisi di fare un gesto dettato dal cuore, misi le mani sul bottoncino che tenevo chiuso il mio mantello e mi voltai verso il Delfino

Piccolo insolente ringrazia che ho fatto una promessa a papà, altrimenti tornavi al castello in mutande

Pensai, mentre continuavo ad armeggiare con il bottone del mantello


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Intanto ero riuscita a slacciare il bottoncino

Jorghe, io v …

Avevo tolto il mantello e stavo per passarlo al portoghese, ma, la frase finì lì insieme al gesto che stavo per compiere, il ragazzino aveva cominciato ad insultarmi con cattiveria

Sei venuta a verificare l’ottimo lavoro che hanno fatto i tuoi degni compagni, eh lingua argentata? A ridere anche tu e in diretta del povero delfino indifeso? Quindi è questo quello che vuol dire appartenere alla nobile Casata dei Serpeverde? Dimostrare la vostra superiorità attaccando alle spalle in gruppo un bambino più piccolo? E’ questo quello che vi insegnano i vostri perfetti genitori purosangue? A trattare gli altri come giocattoli con cui divertirvi?

Rimasi per un secondo pietrificata dalle parole del portoghese, io volevo solo aiutarlo e lui come mi ripagava, con degli stupidi insulti presi pari pari dai cliché delle mia Casata

Mmm … il solito clichè

Pensai cercando di non dare peso alle parole pronunciate dal portoghese, ma, era molto difficile riuscirci, ogni parola che aveva pronunciato mi feriva come se fosse una pugnalata e doveva ringraziare che riuscivo a trattenermi

Senti “Sottospecie di mammifero pinnato” o forse dovrei dire “Spinnato” mettiamo le cose in chiaro … Non mi importa cosa ti succedo, non ho fatto tutta la strada dal castello fin qui per vedere se eri o meno in mutante, mi dispiace per il tuo ego, ma, a me, non interessi. Cosa pensavi che con i tuoi modi strafottenti nessuno di avrebbe toccato? Ti sei sbagliato “Spinnato”, dovevi saperlo che prima o poi qualcuno ti avrebbe dato una bella lezione, siamo state noi Serpi a dartela, ben venga.

Come al solito lo stavo punzecchiando e doveva ringraziare che mi stessi fermando a quello, non sopportavo i cliché ai quali il Delfino stava attingendo per offendermi e solo quello bastava ad irritarmi, ora il mantello era tornato sulle mie spalle, ma, invece di indossarlo nel solito modo lo portavo di traverso, facendo in modo che coprisse solo il lato destro del mio corpo, era strano perché non mi piaceva indossarlo a quel modo.

La promessa fatta a mio padre, mi diceva che la cosa migliore da fare era andarmene, la voglia di aiutare il Delfino era passata con i primi insulti, la verità era che volevo vendicarmi, ma, non potendolo fare per via della promessa fatta decisi di tornarmene al castello ed alla mia Sala Comune, ma, prima che fossi abbastanza lontana il bambino continuò con i suoi insulti

Cos’è il tuo paparino tiene davvero dei poveri babbani chiusi nelle segrete della vostra tetra e triste casa e li crucia per diletto? Perché solo dei genitori cattivi possono permettere che i loro figli siano così crudeli…

Di colpo mi fermai, lo “Spinnato” aveva pronunciato le parole sbagliate e per giunta nel momento sbagliato se l’era presa con l’unica persona che non avrebbe mai e dico mai dovuto menzionare, mi voltai minacciosa

Hai appena fatto l’errore più grande della tua inutile vita “Spinnato” .

Ma nonostante fossi furiosa e volevo dargli una bella lezione, una vocina cominciò a farsi largo nella mia testolina era la mia parte buona, quella razionale

Sei sicura di voler utilizzare la magia per vendicarti?

Mi chiesi, la domanda era più che normale, non avevo mai pensato di utilizzare la magia contro un altro essere umano e non sapevo nemmeno se ne sarei stata capace, solo l’idea di utilizzare un incantesimo per fare del male mi spaventava moltissimo, avevo paura delle conseguenze, temevo di poter venire ingoiata dal male, dal male che tanto mi faceva paura e del quale cercavo di tenermi lontana, ma, ero furiosa ed anche le mie paure vennero spazzate via da un nuovo sentimento, era il rancore per il portoghese a muovermi e visto che amava tanto i cliché di Serpeverde, perché non cominciare seguendone uno alla lettera.

Lentamente per non fargli capire i miei movimenti, presi la bacchetta che avevo riposto nella tasca della divisa, pensando con quale incantesimo volevo cominciare, riuscii a decidere abbastanza in fretta, decisamente quella non era una bella giornata per il portoghese, mi concentrai al massimo delle mie capacità e solo allora sul mio viso furioso fece capolino un piccolo sorriso, lasciai cadere a terra il mantello e con la bacchetta in posizione d’attacco, dritta davanti a me lanciai il mio incantesimo

Everte Statim


Everte Statim
Difficoltà: 1
Tipo: Schiantesimo
Descrizione: Utilizzato spesso per scaraventare via immediatamente l'avversario infliggendogli un colpo violento e facendolo finire a gambe all'aria
Genere: Offensivo
Danno: 5



Ero al massimo della concentrazione così mentre pronunciavo il mio incantesimo con voce chiara e decisa, iniziai ad eseguire il movimento corretto, quel movimento che avevo eseguito tante volte e che conoscevo alla perfezione, ma, ora era tutto diverso, avevo pronunciato il mio incantesimo e stavo disegnato velocemente una riga leggermente obliqua verso il basso ed una un po’ più lunga verso l’alto, alla mia V, feci seguire un piccolo semicerchio rivolto verso il terreno ed un altro rivolto verso il cielo

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Avevo eseguito il momento e lanciato l’incantesimo alla perfezione [Capacità Magica= 2 + 17/d20= 19] o almeno così credevo, e quando vidi liberarsi un lampo di luce dalla mia bacchetta, mi sentii soddisfatta, una parte della mia azione sembrava essere riusciva ora dovevo solo aspettare e vedere se sarebbe andata a segno o meno.

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Messaggioda Jorge » 10/10/2012, 17:55

Che tra me e Elisabeth non corresse proprio buon sangue non era una novità per nessuno. Per caso o forse per destino, lingua argentata era una delle poche ragazzine del mio anno con cui avevo un rapporto burrascoso per non dire pessimo e di sicuro non era colpa mia o non solo. Io mi comportavo con lei esattamente come facevo con tutte le altre persone, era lei a reagire male, a offendersi per ogni non nulla, a trattarmi con sufficienza perchè ero uno stupido pesce, a rinfacciarmi a ogni momento la mia provenienza babbana. E per fortuna non sapeva che la mia famiglia versava in condizioni economiche disastrate se no capace che mi sventolava sotto il naso anche la sua superiorità socio/economica insieme al suo status di sangue. Normalmente però riuscivo a mantenere il livello della conversazione su quelli che mia madre definiva piani civili, ma quella non era una situazione normale e questo, in parte, poteva giustificare il fatto che non solo non colsi per nulla il suo gesto di slacciarsi il mantello, ma in più le vomitai addosso un sacco cattiverie condite dall'astio che provavo in quel momento verso chiunque appartenesse al Casata di Salazar Serpeverde.


Senti “Sottospecie di mammifero pinnato” o forse dovrei dire “Spinnato” mettiamo le cose in chiaro … Non mi importa cosa ti sia successo, non ho fatto tutta la strada dal castello fin qui per vedere se eri o meno in mutante, mi dispiace per il tuo ego, ma, a me, non interessi.

Come da copione, la Serpe invece di comprendere il mio stato d'animo e aiutarmi, passò all'attacco, dimostrandomi ancora una volta di essere un'egoista che pensava solo a se stessa. Bè forse se non l'avessi offesa o se al posto mio ci fosse stata Cappie si sarebbe comportata in modo diverso, ma la rabbia mi offuscava la mente, impedendomi di fare ragionamenti troppo complessi.

Cosa pensavi che con i tuoi modi strafottenti nessuno di avrebbe toccato? Ti sei sbagliato “Spinnato”, dovevi saperlo che prima o poi qualcuno ti avrebbe dato una bella lezione, siamo state noi Serpi a dartela, ben venga.

Sei tu che sbagli, vipera. - ribattei usando il primo esemplare strisciante che mi venne in mente - Perchè io sto ben attento a chi ho davanti quando parlo... - Una piccola bugia certo, visto che avevo mandato a quel paese tutto il gruppo senza neanche guardalo in faccia, ma si era trattato solo di un tragico errore dettato dal mio umore. Di solito infatti stavo ben attento a non "pestare i piedi" ai più grandi, come mi aveva suggerito la mia ninfa - ... a meno che qualche studente più piccolo non sia corso da loro a piangere e chiedere protezione.

Aggiunsi, assottigliando gli occhi celesti e osservando Elisabeth sotto una nuova luce, quella del reale motivo del mio essere in mutande in quel momento. Incurante del fatto che lei stesse provando ad andare via, o forse proprio per quello, invece di appellare dei vestiti e andare a elemosinare un po' di cibo dagli elfi domestici, rincarai la dose di offese che le avevo già rivolto. Offese queste che, a quanto sembrava, avevano colpito nel segno.


Hai appena fatto l’errore più grande della tua inutile vita “Spinnato” .

Quale? Ricordarti da dove vieni?

La canzonai, convinto che da lì a poco avremmo ingaggiato un duello verbale. Quello che non avevo considerato era che la Serpe era una purosangue e quindi abituata a risolvere le dispute non con le parole o le mani ma con la bacchetta. Quando compresi il mio enorme errore di valutazione, era ormai troppo tardi. Bacchetta alla mano, apparsa da chissà dove, l'altra mi aveva già scagliato contro un incantesimo con una forza e una precisione che di sicuro il Professor Vastnor sarebbe stato fiero della sua studentessa, se lo avesse saputo.
La mia Capa, invece, probabilmente si sarebbe messa le mani nei capelli visto la mia totale incapacità sia di evitare il colpo che di assorbirlo in maniera virile ( Resistenza Magica= 3 + 1/d20). Il lampo di luce mi colpì in pieno petto, facendomi volare e rotolare in aria per almeno un paio di metri, con una grazia degna di un Troll.

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Tenendo ben stretta nella mano la mia bacchetta, agitai le braccia come a cercare un modo per arrestare quel volo ma per fortuna il campo da Quidditch era ampio e privo di ostacoli così almeno evitai di andare a sbattere contro qualcosa, salvando le ossa ma non il mio orgoglio.

M***a!

Imprecai quando, a fine volo, atterrai di nuovo sul mio povero sedere, già dolorante dalla caduta che avevo preso poco prima. Lentamente mi misi in ginocchio per poi riguadagnare la posizione eretta.

Hiihihihi ... coff coff... ahi...

Una risatina crudele e vagamente isterica mi salì alle labbra ma non riuscii a darle pienamente sfogo, visto che l'impatto mi aveva fatto male alle costole e quindi ridere mi causava non poco dolore.

Lo sapevo ... - dissi con voce bassa, rivolgendo a Elisabeth uno sguardo di puro odio mentre muovendomi piano piano tornavo ad avvicinarmi a lei. Se volevo contrattaccare con un minimo di probabilità di successo, viste le mie condizioni, non potevo farlo a sei metri di distanza - La tua è solo una facciata di circostanza... Fai tanto la santarellina e poi attacchi a tradimento un compagno in difficoltà.

Mentre i piedi mi portavano più vicino a lei e la mia bocca modificava un pò la realtà a mio favore, i miei neuroni erano impegnati a trovare un modo per restituire il torto subito. Volevo che si sentisse male quanto me ma non mi sentivo in grado di schiantarla quindi dovevo ripiegare su qualcos’altro che le facesse passare la voglia di aprir bocca.

Ma certo! La bocca!!!!

Esclamai euforico dentro di me, mentre mi tornava in mente un aneddoto che visino di pesca mi aveva raccontato sulla beniamina di Ethan. Un ghigno maligno mi si dipinse sul viso al pensiero di ripercorrere, almeno in parte, i passi della storia magica rivolgendo contro Elisabeth un incantesimo che era passato alla storia magica per essere stato usato proprio contro una Serpe. L’unica cosa che speravo era di avere più fortuna del mio predecessore. Così, pur rimanendo poco stabile sulle mie gambe, le puntai la bacchetta contro e sussurrai, visto che gridando mi sarei fatto solo del male,:

Slugulus Eructo

Slugulus Eructo

Difficoltà: 2
Tipo: Incantesimo di Evocazione
Descrizione: Serve a riempire lo stomaco del soggetto di lumache costringendolo a vomitarne in grande quantità
Genere: Offensivo
Danno: 4


Tenni il braccio teso e immobile davanti a me, mentre il polso effettuata in maniera quasi perfetta ( Capacità Magica =2 +13/d20= 15) il movimento richiesto dall’incantesimo e poi osservai il fascio di luce verde – vomito, appunto, lasciare la punta della mia bacchetta per dirigersi fulmineo contro la mia avversaria. Probabilmente le giravolte che avevo fatto mi avevano un po’ annebbiato la vista considerato che, mentre osservavo la scia luminosa, avevo la sensazione di vedere fluttuare dentro di essa davvero delle piccole lumache.

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Sbattei le palpebre più volte, cercando di eliminare quella immagine troppo dolce che mal si sposava con il mio animo rabbioso. Se proprio dovevo immaginare delle lumache che andavano all’assalto di Elisabeth, queste avrebbero avuto di sicuro un aspetto più minaccioso.

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Messaggioda Elisabeth » 14/10/2012, 15:46

Se qualcuno ci avesse visti in quel momento potevamo sembrare due bambini che si erano incontrati su quel campo per giocare insieme, certo se non fossimo stati io e Jorge quei bambini e solo questo bastava a mettere in pericolo l'integrità del campo di Quidditch, figuriamoci se avessimo inziato a punzecchiarci come al solito e di fatti era proprio quello che stava succedendo.
Il Delfino mi incolpava per qualcosa che non avevo commesso ed io che lo punzecchiavo come sempre, era arrabbiato non potevo negare che in parte potesse anche avere ragione ad esserlo, ma, io cosa centravo con il fatto che fosse lì e per giunta in mutande, così esasperata gli dissi che ero felice che fossero state le Serpi a ridurlo in quello stato, anche se già progettavo di andare a reclamare con i miei confratelli più grandi, i Guastatori artefici dello scherzetto al Delfino, non che mi importasse del ragazzino, ma, volevo puntualizzare che dovevano chiedere il mio di permesso prima di toccarlo, volevo essere l’unica in tutta Serpeverde a divertirmi a tormentarlo.

Sei tu che sbagli, vipera

Cos’è in vena di complimenti? Forse la lezione dei Guastatori è servita a qualcosa dopo tutto.

Pensai fissando il bambino e vedendo cosa si sarebbe inventato dopo per irritarmi, mi sentivo tranquilla e ben disposta verso il mondo, pensavo persino di riuscire a sopportare le cattivere del Delfino che intanto aveva ripreso il suo inutile discorso

Perchè io sto ben attento a chi ho davanti quando parlo …

Ma, certo Spinnato, è ovvio che stai bene attento … ed è ovvio che per questo motivo sei finito in mutande

Dissi giusto per puntualizzare la cosa e rigirare la bacchetta nella piaga, decisamente non me la dava ad intendere, sapevo bene cosa aveva combinato o almeno immaginavo cosa potesse aver combinato, quasi sicuramente aveva risposto in malo modo ai miei confratelli e loro si erano divertiti a sue spese, non tutti si divertivano come me a punzecchiarlo, prima o poi qualcuno l’avrebbe punito come meritava ed intanto il portoghese aveva ripreso a parlare

… a meno che qualche studente più piccolo non sia corso da loro a piangere e chiedere protezione

Questa volta scoppiai a ridergli in faccia

Possibile che sei così stupido, sono i tuoi modi che irritano chiunque ti incontri … e tanto per la cronaca io non ho bisogno che siano i miei confratelli a difendermi. Probabilmente sono cose che fate dalle tue parti, confessa Spinnato al tuo paese siete abituati a farvi difendere ed ora cerchi di incolpare me della stessa cosa.

Lo canzonai, con più cattiveria del solito, era riuscito a farmi innervosire, ma, la pazienza la persi definitivamente quando il portoghese decise di accusare il mio papà di torturare i babbani, ahi ahi … ecco la goccia

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che fece traboccare il vaso.

Cercai di avvisarlo, forse in fondo al mio cuore di bambina volevo dargli l’opportunità di correre ai ripari, ma, la cosa sconcertante era che non aveva capito cosa sarei stata capace di inventarmi per fargli rimangiare ogni parola che aveva pronunciato, ma, era troppo stupido per capirlo, così mi rispose come sempre

Quale? Ricordati da dove vieni?

Ma cosa vuoi che mi importi sapere da dove provieni, non mi interessa come non mi interessi tu, riesci a capirlo?

Ma, nonostante la risposta acida che diedi al Delfino, in un’altra occasione avrei riso delle scemenze che diceva, ma, non ora, non dopo quello che aveva detto e non dopo che la mia parte cattiva si fosse risvegliata, facendomi diventare pericolosa, come poteva esserlo una bambina con la voglia di vendicarsi, ma, noi non eravamo due semplici bambini che bisticciavano, noi eravamo due maghetti che bisticciavano ed era tutta un’altra storia, quale modo migliore per appianare la cosa se non utilizzando la magia.

Così decisi di coglierlo di sorpresa, non era onesto comportarsi a quel modo lo sapevo, ma, dovevo pur trovare il modo di vendicarmi per le brutte cose che mi aveva detto, per tutte le brutte cose che mi diceva sempre ed ora avevo la possibilità di farlo, gli lanciai contro il mio incantesimo con tutta la potenza e la cattiveria di cui ero capace, fui quasi felice, dico quasi, perché vedendolo volare a diversi metri di distanza dopo che era stato preso in pieno petto dal mio incantesimo mi spaventai moltissimo, non pensavo minimente di averlo colpito con tanta forza ed in preda ai sensi di colpa abbassai la bacchetta, osservando Jorge alzarsi in piedi lentamente, decisamente avevo fatto più danni del previsto questo era ovvio.

Lo sapevo … La tua è solo una facciata di circostanza … Fai tanto la santarellina e poi attacchi a tradimento un compagno in difficoltà

Un compagno, ma, quale compagno in difficoltà Jorge, io ho provato ad offrirti il mio aiuto poco fa e tu l’hai rifiutato ed hai iniziato ad insultarmi senza motivo, io non sarò una santarellina, ma, tu non sei il bulletto che vuoi farmi credere, guardati stai piagnucolando.

Gli dissi seria


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fissandolo dritto negli occhi, ero veramente furiosa, ero stanca del modo di fare del portoghese e di tutte le sue stupide accuse infondate, a parte l’ultima visto che ero stata scorretta, ma, conoscendo le caratteristiche di Delfinazzurro avevo deciso di lanciare il mio incantesimo prima che lui potesse mettersi sulle difensiva, in fin dei conti i Delfini erano famosi per la loro capacità di assimilare i colpi o almeno così credevo, visto che il ragazzino era stato colpito in pieno e scagliato a diversi metri di distanza, probabilmente mi ero sbagliata.

Vidi Jorge alzarsi con fatica ed avanzare verso di me, pronto a lanciarmi chissà quale incantesimo e lo sentii pronunciare chiaramente

Slugulus Eructo

Non mi mossi minimante dopo aver sentito l’incantesimo,

Possibile che c’era ancora qualcuno che utilizzava, l’incanto sputa-lumache contro una Serpe? Ma, si può essere più stupidi

Intanto una vocina aveva deciso di fare la sua comparsa

Elisabeth, te lo chiedo per favore finiscila di litigare con Alvares, sei riuscita a colpirlo quindi ora basta, non infierire

Improvvisamente la voce della mia coscienza si fece sentire, rimproverandomi per quello che avevo fatto, ma, non ebbi molto tempo per ascoltare quella vocina dovevo evitare il colpo che mi era stato scagliato contro, lasciai che fosse il mio istinto a guidarmi, non riuscivo ad alzare la bacchetta, c’era qualcosa che me lo impediva, il senso di colpa, ma, sapevo una cosa dovevo evitare a tutti i costi di venire colpita, così non sapevo nemmeno io come avevo fatto schivai [Riflessi 3 + 18/d20 = 21] il colpo, i miei piedi si erano mossi da soli allontanandomi velocemente da dove mi trovavo ero riuscita persino a vedere quell’incantesimo oltrepassarmi e disperdersi contro il muretto che divideva il campo e gli spalti.

Studia meglio la storia Spinnato, il tuo incantesimo sputa-lumache non ha mai funzionato contro una serpe

Gli dissi sorridendo in modo sinistro, avevo esagerato dicendo che il suo incantesimo non funzionava contro di me, anche se le mie parole potevano venire giustificate da un episodio che mi aveva raccontato mio nonno che riguardava proprio una situazione come quella, in quell’occasione un ragazzino che voleva colpire il Serpeverde e venire colpito dal suo stesso incantesimo ed ogni volta che ci pensavo scoppiavo a ridere.

Ma nonostante cercassi di apparire fredda e minacciosa, la verità era che avevo paura di quel duello, avevo paura di cosa poteva succedere e soprattutto temevo cosa potevo fare, ma, nonostante tutto, ricacciai in fondo al mio cuore tutti i dubbi, volevo continuare a punirlo era più forte di me, non riuscivo a dimenticare le parole che aveva pronunciato contro il mio papà e sensi di colpa o meno, avrei continuato a punirlo.

Salazar era dalla mia parte, ero riuscita a colpire il mio bersaglio e schivare il suo colpo, ora dovevo solo ripartire al contrattacco.

Avevo bene in mente quale incantesimo lanciargli, niente sciocchezze come impedirgli di lanciarmi qualche incantesimo, quello ed altro potevo utilizzarlo più tardi, ma, per il ragazzino avevo in mente qualcosa di meglio, così riposizionai la mia bacchetta davanti a me in posizione d’attacco, scandii bene l’incantesimo che volevo utilizzare e pronuncia con voce decisa

Farlallus Explodit

Farfallus Explodit
Difficoltà: 1
Tipo: Incantesimo di Evocazione
Descrizione: Genera uno stormo di farfalle che esplodono a contatto con l'avversario
Genere: Offensivo
Danno: 2


E cominciati a disegnare un farfalla, lo feci in maniera molto veloce quasi automatica, disegnati una x con le linee incurvate verso destra e verso sinistra, al centro disegnai un otto allungato e due occhietti ed una curva al centro dell’otto che avevo disegnato poco prima, poi disegnai delle curve simili alle delle “C” mentre nella parte sottostante disegnavo delle “S”


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Mi sembrava di aver eseguito i movimenti e lanciato l’incantesimo nel modo più corretto possibile
[Capacità Magica= 2 + 6/d20= 8] o almeno speravo, una parte del mio incantesimo era riuscita potevo veder tante farfalle librarsi dalla punta della mia bacchetta

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dirette verso il portoghese, adesso dovevo solo sperare solo di riuscire a centrare il mio avversario.


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Messaggioda Jorge » 15/10/2012, 19:14

Ma, certo Spinnato, è ovvio che stai bene attento … ed è ovvio che per questo motivo sei finito in mutande
Possibile che sei così stupido, sono i tuoi modi che irritano chiunque ti incontri … e tanto per la cronaca io non ho bisogno che siano i miei confratelli a difendermi. Probabilmente sono cose che fate dalle tue parti, confessa Spinnato al tuo paese siete abituati a farvi difendere ed ora cerchi di incolpare me della stessa cosa.



Parlare in maniera civile con Elisabeth era sempre stato qualcosa di difficile per me, ma quel pomeriggio sembrava addirittura impossibile. Qualsiasi cosa dicessi lei mi ignorava o peggio mi rideva in faccia, non facendo altro che ribadire come qualsiasi cosa mi fosse successo me lo meritavo perché era frutto del mio comportamento da bullo o da spaccone. Forse se ci fossimo trovati in circostanze diverse sarei riuscito ad ignorarla, oppure avrei trovato la pazienza per descriverle precisamente quello che era accaduto in modo da farla convenire con me che ero stato attaccato a tradimento. Non perché mi interessava la sua comprensione ma solo per non dovermi sorbire i rimbrotti della mia sorellina di sangue che, chissà per quale oscuro motivo, trovava la compagnia di Elisabeth deliziosa.

Si come un calcio nei denti…

Mi ritrovai a pensare mentre un ghigno saputo mi compariva sul volto. Non stavo in guardia, la bacchetta era si stretta nella mia mano, ma solo perché non avevo una tasca o dei pantaloni in cui riporla. Anche quando mi minacciò non diedi troppo peso alla cosa, limitandomi a fare quello che facevo di solito, ribattere in maniera sarcastica e pungente.


Ma cosa vuoi che mi importi sapere da dove provieni, non mi interessa come non mi interessi tu, riesci a capirlo?


La sua risposta mi lasciò basito. Cosa c’entravo io e da dove venivo io? Che l’aria fosse infestata di quei cosi di cui parlavano le mie compagne di Casata, i Gorgosprizzi, e quindi le mie parole giungevano distorte alle orecchie delle serpina. O forse per lei sottolineare che io non gli interessavo era qualcosa di così importante che doveva ripeterlo all’infinito?

Manco dovesse convincere se stessa…

Quel pensiero mi lasciò basito e inorridito allo stesso tempo, non solo per il significato che portava, ma soprattutto perché era risuonato nella mia mente con la voce di Cappie. Merlino, se adesso la mia coscienza aveva la voce della tassetta ero definitivamente fregato. Perso in questi pensieri futili e ancora un po’ acciaccato dallo scherzetto che mi avevano fatti le Serpi Senior non mi accorsi dell’incantesimo che la ragazzina mi aveva scagliato contro e così volai all’indietro, atterrando per la seconda volta nel giro di un ora sul mio povero sedere. Per quanto dolorante non mi tirai indietro, anzi avanzai verso di lei con fare minaccioso, mettendo con difficoltà insieme un po’ di parole per prendere tempo e riuscire a trovare un incantesimo con cui risponderle.

Un compagno, ma, quale compagno in difficoltà Jorge, io ho provato ad offrirti il mio aiuto poco fa e tu l’hai rifiutato ed hai iniziato ad insultarmi senza motivo, io non sarò una santarellina, ma, tu non sei il bulletto che vuoi farmi credere, guardati stai piagnucolando.

Piagnucolando? Io? – ripetei con un tono di voce sconvolto, riuscendo a non tossire nonostante il dolore alle costole – Forse hai bisogno di occhiali e apparecchio acustico lingua argentata… sempre ammesso che tu sappia cosa sia..

La schernii sostenendo il suo sguardo e ricambiandolo con l’espressione più seria e minacciosa che avevo nel mio scarso repertorio, occhi assottigliati e labbra strette.

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Il tempo delle parole però era finito, era giunto per me il tempo di agire e le scagliai il primo incantesimo che mi venne in mente e che fosse minimamente in tono, per così dire, con la situazione che stavamo vivendo: una Serpe purosangue che offendeva e attaccava a tradimento un nato babbano. Il fatto di non essere un Grifondoro inoltre mi aveva fatto ben sperare nella riuscita del mio incantesimo ma a quanto pareva doveva esistere una sorta di maledizione di cui non ero a conoscenza che impediva alle lumache di materializzarsi nello stomaco dei Serpeverde. Forse il livello di acidità dei loro succhi gastrici era così elevato che le povere bestioline non avrebbero avuto neanche un secondo di vita.
Ipotesi da film fantascientifici babbani di serie Z a parte, Elisabeth si mosse veloce come una saetta riuscendo in quel modo a evitare il fascio di luce scaturito dalla mia bacchetta che si andò a infrangere sul muretto alle sue spalle, lasciandomi decisamente di stucco.

Studia meglio la storia Spinnato, il tuo incantesimo sputa-lumache non ha mai funzionato contro una serpe

Non sapevo cosa ribattere, ancora troppo stupito dalla facilità con cui aveva evitato quello che, secondo i miei parametri, era un “signor incantesimo”. Probabilmente, se avessi potuto vedermi allo specchio, avrei scoperto che la mia faccia era molto simile a quella dei personaggi manga che mi piaceva tanto leggere, occhi sgranati e vitrei, bocca spalancata e tremolante, enormi goccioloni che scorrevano ovunque.

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Non ero spaventato da Elisabeth, non credevo che potesse farmi davvero del male non perchè in fondo era una brava bambina, in quel momento per me incarnava il male, ma perché appunto era una bambina con un potenziale magico contenuto e quindi non capace di chissà quali incantesimi. Certo si era dimostrata veloce, molto più di me, ma lei non era stata sballottata in aria da cinque ragazzi più grandi né era cascata al suolo da un paio di metri d’altezza. Una parte di me sapeva che stavo solo cercando delle scusanti per la mia scarsa performance di prima ma la misi a tacere velocemente, così come riuscii a ricompormi in fretta giusto per non darle la soddisfazione di vedermi colpito da qualcosa che aveva fatto.
Scossi la testa una volta, lentamente, per schiarirmi le idee senza procurarmi da solo dell’altro dolore, in modo da farmi trovare pronto al suo prossimo attacco, perché sapevo bene che l’altra non si sarebbe limitata a incassare la sua vittoria e andare via. No, non ero un Veggente, per mia fortuna, semplicemente non mi era sfuggito il sorriso sinistro che mi aveva rivolto prima.

Farfallus Explodit

Ero pronto a fronteggiare qualsiasi cosa di cattivo avesse deciso di lanciarmi contro, anche un Pietrificus, ma quando la vidi evocare delle farfalle non riuscii a trattenermi e scoppia a ridere così forte che dovetti piegarmi in due, con una mano a stringermi lo stomaco, per il dolore.

Farfalle? – disse quindi, a denti stretti, evitandole con relativa semplicità (Riflessi= 2 + 8/d20=10 ), anche se in maniera abbastanza dolorosa per il mio povero corpicino provato. Invece di scartare a destra o a sinistra, temendo di non essere abbastanza veloce, preferii abbassarmi sulle ginocchia e farle volare via sopra il mio capo, anche se così facendo misi a dura prova le mie costole – Vuoi combattere delle …coff coff… lumache assassine… coff coff… con delle farfalle?


Pur sapendo che non mi avrebbe fatto per nulla bene, e i leggeri colpi di tosse con cui inframmezzai il mio discorso ne erano una prova, la presi in giro, voltandomi a guardare le sue farfalle esplodere contro gli spalti dei Corvi. Il senso di soddisfazione, però, durò poco, soffocato dal dolore che continuavo a sentire alla pancia, o forse erano le costole?, insomma lì dove la Serpe mi aveva colpito con il suo schiantesimo. Il desiderio di ricambiare in qualche modo il favore si fece strada, feroce, dentro di me e fu con quel desiderio, colpirla con l’intento di procurarle dolore, che scelsi l’incantesimo con cui contrattaccare. Quel pensiero non mi faceva onore di certo ma tanto non lo avrebbe mai saputo nessuno anche se forse la mia ninfa sarebbe stata fiera di me per quel mio essere risoluto nello spazzare via i miei nemici. Sempre ammesso che l’incantesimo fosse andato a segno. Feci alcuni passi indietro, forse dandole la falsa sensazione di sicurezza che mi stessi ritirando dallo scontro, mentre invece cercavo lo spazio che credevo mi servisse per eseguire alla perfezione il mio incanto, per poi dire con voce ferma e cattiva


Ventus

Ventus

Difficoltà: 2 (semplice)
Tipo: Incantesimo Generico
Descrizione: Genera una sfera di vento di medie dimensioni
Genere: //
Danno: 3



Nello stesso momento portai il braccio destro all’indietro, ruotando velocemente e più volte il polso verso destra disegnando con la punta della bacchetta una spirale in aria, come se stessi caricando una molla, per poi spingere il braccio in avanti, di scatto, con il polso che questa volta ruotava verso sinistra per rilasciare la spirale che avevo caricato prima.

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Osservai il lampo di luce blu che viaggiava a velocità sostenuta verso Elisabeth, convinto di averlo eseguito alla perfezione ( Capacità Magica= 2 + 10/d20= 12) anche se forse, a causa della mia debolezza non vi avevo impresso troppa forza.

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Nella mia mente quello che avrebbe dovuto travolgere la Serpe era un tornado di enormi proporzioni anche se sapevo benissimo che al massimo l’altra avrebbe dovuto fronteggiare una sfera di vento non molto grande ma, speravo, abbastanza pesante da rimanerle sullo stomaco.

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Messaggioda Elisabeth » 19/10/2012, 17:39

Provare ad andare d’accordo con Jorge si stava rivelando un impresa disperata, non che la cosa significasse molto per me, ma, non ero disposta a perdere l’amicizia di Cappie per colpa di quel ragazzino, anche se la tassina a mio avviso era l’unica a trovare lo Spinnato simpatico, mentre io riuscivo a stento a sopportarlo e nemmeno tanto bene, figuriamoci dopo che aveva cercato di buttare del fango su mio padre come avrei reagito, non ero più la bimba pronta a stuzzicarlo per divertirsi un po’, volevo la mia vendetta e la volevo lì su quel campo da gioco, così da un semplice battibecco eravamo passati ad un vero e proprio duello con tanto di bacchette sfoderate.

Decisamente essere pazienti non faceva per me, questo era ovvio, e la cosa non mi preoccupava, io mi sentivo dalla parte della ragione non avevo iniziato io ad offendere, io volevo solo aiutare un bambino in difficoltà e cosa ci avevo guadagnato una marea di insulti rivolti verso di me, la mia casata e la mia famiglia e questo io non potevo permetterlo, niente mi avrebbe impedito di dargli una bella lezione, nemmeno “Miss Tornado Parlante” in persona mi avrebbe impedito di avere la mia rivincita e l’avevo assaporata per bene vedendo il portoghese venire colpito in pieno petto dal mio schiantesimo, avevo avuto l’opportunità di vendicarmi e l’avevo colta al volo proprio come mi aveva detto la mamma prima di partire per la Francia

Ricorda le parole della mamma, bambina mia,
devi prendere al volo ogni occasione che ti verrà offerta
anche quelle che credi non ti serviranno.
Un’occasione persa difficilmente si ripresenterà una seconda volta


Ed io ora stavo seguendo il consiglio della mia mamma alla lettera, avevo l’occasione di vendicarmi del portoghese e l’avevo presa al volo, sia che Cappie fosse stata d’accordo o meno, io avrei avuto la mia rivincita, ero riuscita a schivare l’attacco del portoghese e non prestai molta attenzione al fatto che frignasse nonostante cercasse di negarlo, ormai quel luogo non mi interessavano più

… Forse hai bisogno di occhiali e apparecchio acustico lingua argentata … sempre ammesso che tu sappia che cosa sia …

Per sua sfortuna sapevo cosa erano entrambi gli oggetti che aveva menzionato, gli avevo visti per la prima volta durante l’estate a Creta in un villaggio prettamente babbano e li papà mi aveva spiegato cosa servissero gli appar … si quelle cose per sentire meglio che utilizzano i babbani, ma, la cosa che mi faceva morir dal ridere nonostante fossi furiosa ero lo sguardo da “duro” che sfoggiava il portoghese, peccato che a me faceva solo venir voglia di ridere


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Che ricordavo essere piccolissimi detestavo più di chiunque altro quel bambino, avevo cercato più volte di essere gentile, ma, tutto mi si era rivolto contro, proprio come quel giorno e mi vennero in mente le parole del nonno

Elisabeth tu sei per metà una Dubois e noi non siamo gentile con nessuno
noi ordiniamo e gli altri eseguono, senza fare storie.
Non perdere tempo ad ottenere il rispetto con la gentilezza,
solo con la forza potrai essere rispettata



In quel momento per la prima volta mi resi conto che il nonno aveva ragione non ci avevo guadagnato niente ad essere gentile, non che mi fossi sforzata più di tanto nell’esserlo e quelle parole che mi erano tornate alla mente così all'improvviso mi spinsero a riflettere, dovevo decisamente cambiare il mio approccio con il mondo

Il ragazzino aveva cercato di canzonarmi con la storia degli occhiali e dell’auricolare ed io avrei usato le sue stesse parole contro di lui, perché dovevo sforzarmi di pensare qualcosa quando avevo tutti gli elementi per ripagarlo con la stessa moneta

E’ un modo bene educato per dirmi che il tuo apparecchio acustico si è rotto? Nessun problema, se vuoi posso aggiustartelo.

Dissi sorridendo, ma, quello che avevo dipinto sul viso non era lo stesso sorriso che rivolgevo a Kayleen o Miyabi, il mio ero un sorriso che nel mondo babbano, da dove proveniva il portoghese, avrebbero definito strafottente ed irritante.

La cosa sconcertante era che nonostante tutti gli insegnamenti di mio padre mi stavo comportando proprio come una perfetta ragazzina purosangue orgogliosa e priva di scrupoli, la mamma ed i nonni francesi sarebbero stati orgogliosi della mia performance, ma, papà ed i nonni inglesi ne sarebbero stati delusi, decisamente ero messa male e per una bimba sentire idee così diverse non faceva sicuramente bene.

Feci un mezzo sorriso quando sentii l’incantesimo che il delfino mi aveva scagliato contro, per sua sfortuna l’incantesimo mi aveva mancata e lo presi in giro dicendogli che quell’incantesimo era passato alla storia perché nessuno sarebbe stato in grado di utilizzarlo contro una Serpe, avevo esagerato questo era ovvio, ma, stuzzicare il ragazzino stava cominciando a diventare uno dei miei passatempi preferiti.

Se qualcuno mi avesse chiesto di descrivere cosa stessi provando, non sarei riuscita a trovare le parole per descrivere la soddisfazione che provavo vedendo il ragazzino rimanerci male vedendomi schivare il suo incantesimo, probabilmente pensava che essendo lui un pesce e non un grifone avrebbe funzionato, ma, si era sbagliato e la cosa mi fece molto piacere.

Anche il mio secondo incantesimo non aveva avuto effetti sul bambino e questo non mi importava avevo ancora tempo per diventarmi a spese del Delfino e trasformarmi nel peggiore dei suoi incubi per gli anni avvenire non mi dispiaceva, anche se ero certa di rischiare di perdere l’amicizia di Cappie comportandomi a quel modo.

Non prestavo più nessuna attenzione al mio avversario ed anche la soddisfazione che provavo per avergli fatto assaggiare un po’ dell’ira dei Walker svanì quando comparve davanti a me il nonno che mi rimproverava, ero rimata pietrificata, dopo che mi era apparso davanti dal nulla e forse un po’ ingenuamente credevo davvero che il nonno fosse lì con me, riuscivo persino a sentire il profumo del suo dopobarba

Non mi interessa cosa pensi nonno, io non accetto di venire insultata senza reagire … si sono per metà una Dubois e ne sono orgogliosa

urlai furiosa nella mia testa.

Forse era il senso di colpa ad avermi fatto tornare alla mente gli insulti che il nonno aveva rivolto ad un suo collaboratore, la mia coscienza mi stava rimproverando per bene al punto che non capii nemmeno che stavo rivivendo questa volta in prima persona un discorso che mio nonno aveva fatto ad un ragazzo poco più che ventenne durante il suo addestramento e visto che credevo davvero che mi stesse rimproverando abbassai lentamente la bacchetta, che ora giaceva inerte, ero talmente presa dal discorso del nonno che non mi accorsi nemmeno del piccolo bolide blu

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che si avvicinava velocemente, non sapevo nemmeno cosa stesse succedendo intorno a me, era stato il mio istinto a guidarmi, impedendo che venissi colpita in pieno, ma, questo non aveva impedito che l’attacco del portoghese andasse a segno [Resistenza Magica 2 + 8/d20 = 10] .

L’ultima cosa che ricordavo era il viso del nonno che mi rimproverava e dopo mi ero ritrovata in ginocchio, con la spalla sinistra dolorante, lentamente mi alzai in piedi e provai ad aprire e chiudere la mano diverse volte, riuscivo a farlo senza problemi, almeno sapevo di non aver nessun osso rotto anche se la spalla mi faceva molto male ed alzandomi in piedi minacciai il portoghese

Ti farò pentire di avermi incontrata, te l’assicuro

Le parole del nonno mi bruciavano dentro più di quelle del Delfino ed inconsciamente stavo riversando tutta la mia frustrazione sul ragazzino, nessuno poteva dirmi offendere la mia famiglia senza che io cercassi di vendicarmi, ma, ora sapevo che ero in grado di poter affrontare un duello e questo per me significava già molto, non che fossi orgogliosa di quello che avevo fatto, ma, sapere di poter affrontare un nemico con la bacchetta era confortante.

Dopo i rimproveri del nonno ed il senso di colpa, venne il turno di papà, lo vedevo sorridente come sempre, forse un po’ deluso, ma, pur sempre sorridente

Angelo mio, segui il tuo cuore,
sei tu che devi decidere se mantenere o meno la promessa che mi hai fatto ....
Vedi piccola mia, le persone che si e ci detestano sono quelle più bisognose del nostro aiuto ...
prova ancora una volta ad offrirgli il tuo aiuto
se poi non lo vorrà almeno potrai dire di averci provato


in realtà nel volto di papà io leggevo quello che provavo in fondo al mio cuore, non ero fiera di quello che avevo fatto era stato un errore ricorrere alla magia contro il portoghese, ma, nonostante i sensi di colpa non riuscivo ad essere veramente dispiaciuta nel vederlo dolorante, quel giorno avevo dimostrato al Delfino e con molta probabilità a tutta Hogwarts, di cosa potevo essere capace ed una spalla dolorante era un effetto secondario che ero disposta a sopportare.

Questa volta niente avrebbe potuto distrarmi e spinta dalla promessa fatta a papà prima della partenza per la scuola o forse perché volevo rimediare a quello che avevo fatto al Delfino, cercai più o meno di essere gentile, cosa che non si sarebbe più ripetuta in futuro

Dovresti appellare qualche indumento sei uno spettacolo indecoroso

Ottimo e volevi dimostrarti gentile

mi rimproverai da sola, ma, era più forte di me non riuscivo a comportarmi con lo Spinnato come facevo con Miyabi, così provai ancora una volta, andai verso l’uscita dello stadio e presi il mio mantello che ora giaceva a terra, mi voltai verso il Delfino porgendoglielo

Se non sei in grado di appellare niente dal castello, puoi indossare questo … Questa sera lo rivoglio indietro pulito e senza strappi, puoi restituirmelo tramite Cappie o con chi ti pare

Ma, visto che non mi andava di aspettare i comodi del Delfino l’appoggia in un cantuccio, sicura che con me presente non l’avrebbe mai preso e poco prima di andarmene gli dissi con lo stesso tono freddo di poco prima

Se vuoi che ti aiuti a rientrare al castello io sono qui fuori …

E con queste parole mi incamminai verso l’uscita.

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Messaggioda Jorge » 21/10/2012, 11:13

Stanco, dolorante e ancora molto arrabbiato, guardavo la mia palla di vento viaggiare dritta verso Elisabeth, la mano che impugnava la bacchetta dritta davanti a me, pronto a reagire qualora l’altra fosse riuscita di nuovo a schivare e contrattaccare, l’altra invece avvolta intorno al mio stomaco come a volergli dare un’ulteriore protezione. Entrambe tremavano leggermente, non per la paura ma per il freddo che avevo iniziato a provare. Il venticello che alcune ore prima avevo trovato piacevole, avvolto nel tessuto caldo e morbido del mio mantello, adesso era insidioso e a tratti doloroso mentre sferzava senza troppa forza, per fortuna, il mio corpo nudo. Per non parlare dell’umidità che si era andata accumulando sull’erba del campo da Quidditch e che stava piano piano tramutando i miei piedi, anch’essi nudi, in due doloranti pezzi di ghiaccio. Più che di abiti caldi, sentivo il desiderio pressante di scivolare in una vasca di acqua calda, come quella che avevo a casa mia ad Alfama e lasciarmi cullare dalla schiuma e dall’odore di muschio bianco di mia madre.

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Merlino benedetto… mamma usa la lavanda…

Mi dissi, dandomi mentalmente una manata in fronte e esibendo un’espressione sconvolta al pensiero che avevo appena confuso il profumo di mia madre con quello usato da Melia e che gli avevo attribuito lo stesso potere calmante, a dimostrazione di quanto fossi ormai totalmente perso per la Prefetta delle Serpi. Probabilmente Elisabeth avrebbe frainteso il significato di quella mia espressione, scambiandola per sorpresa nel vedere che il mio incantesimo, quello che per inciso avevo scagliato spinto dalla convinzione che avrebbe reso la mia Ninfa fiera di me, era andato a segno. Certo, nessun tornado aveva inglobato la ragazzina trascinandola per metri e metri in un vortice d’aria ma vederla in ginocchio mi dava un senso di soddisfazione non indifferente per non parlare del fatto che, considerato il modo lento con cui si stava rimettendo in piedi, di sicuro qualche danno ero riuscito a infliggerlo.


Ti farò pentire di avermi incontrata, te l’assicuro

Puoi anche evitare di scomodarti – le dissi quindi con il residuo di astio che pulsava in me al ritmo del dolore alle costole – Me ne sto già pentendo da solo… Persone come te meglio evitarle, alla faccia dei vecchi saggi.

Mi riferivo a un vecchio detto babbano che mio padre era solito citare su qualcosa che i nemici era meglio tenerseli vicini così non ti potevano pugnalare alle spalle, ma sinceramente non avevo voglia e soprattutto la forza di stare lì a citarlo tutto, anche perché non ricordavo le parole esatte e correvo il rischio di fare una qualche figuraccia. Non sapevo se quella dichiarazione avrebbe preceduto o meno un altro incantesimo, ma non riuscivo più a tenere la bacchetta in posizione di attacco, il braccio incominciava a essere indolenzito un po’ per gli sbatacchiamenti e un po’ per la tensione che avevo accumulato. Così, contravvenendo alle più semplice regole di un duello, abbassai la guardia, in braccio che scivolava lungo il fianco e la bacchetta che puntava inutilmente verso il terreno.

Dovresti appellare qualche indumento sei uno spettacolo indecoroso.

Una risatina bassa, per non sforzare troppo le costole, e divertita mi salì dal cuore, spingendomi a scoppiarle a ridere in faccia.

Non devo essere uno spettacolo così indecoroso se non hai fatto altro che guardarmi per tutto il tempo…

La canzonai, usando espressioni tipiche dei ragazzini più grandi che avevo sentito spesso usare da mio cugino, anche se non capivo cosa ci poteva essere di così sbagliato nel guardare un ragazzo in boxer che spesso le ragazze a cui si rivolgevano arrossivano e voltavano lo sguardo da un’altra parte. Di sicuro con quel commento non mi aveva messo per nulla in imbarazzo visto che mi piaceva il mio corpo, senza rotoli di ciccia che uscivano dall’elastico dei boxer o una montagna di peli come quella che avevo visto sui petti di alcuni uomini quando andavo in spiaggia con i miei, e con muscoli piccoli ma non flaccidi su gambe e braccia.
Avevo però imparato da tempo che le ragazzine magiche erano diverse da quelle babbane e quindi, anche se in qualche modo la mia battuta avesse dato fastidio alla serpina, questa non lo diede a vedere, anzi mi offrì addirittura il suo mantello.

Se non sei in grado di appellare niente dal castello, puoi indossare questo …

Non ho bisogno della tua pietà… - ribattei non molto lontano dall’irritarmi di nuovo – Per quanto ti scocci accettarlo sono un mago come te e posso appellare i miei vestiti dalla Torre dei Delfini.

Anche se a quella dichiarazione non feci seguire nessun incantesimo di Appello, giusto perché ero fisicamente provato e non ero certo di riuscirci alla prima botta.

Questa sera lo rivoglio indietro pulito e senza strappi, puoi restituirmelo tramite Cappie o con chi ti pare

Sua maestà ordina e i sudditi eseguono?

Commentai sarcastico, ignorando il suo mantello e non apprezzando per nulla quel gesto dettato, secondo me, non dal desiderio reale di aiutarmi ma solo da quello di sbattermi in faccia la sua superiorità morale o come diavolo si diceva. Avevo sulla punta della lingua decine di frecciatine da lanciarle, come per esempio che la sua educazione lasciava molto a desiderare visto che tramutava un gesto gentile in una sorta di concessione regale, ma una folata di vento un po’ più consistente delle altre, mi fece rabbrividire dal freddo e guardare con occhi diversi quel mantello caldo tentatore.

Se vuoi che ti aiuti a rientrare al castello io sono qui fuori …

Puoi anche rientrare da sola… mi ha rotto le costole non le gambe.

Affermai serio, lasciando che l’altra si voltasse e uscisse da sola dal campo di Quidditch. Non avevo nessuna intenzione di permetterle di usarmi come scusa per rafforzare la sua facciata finta di brava ragazza che era corsa in aiuto del povero delfino ferito: chi mai poi mi avrebbe creduto se avessi detto che era stata lei a ridurmi in quel modo?

Perché lo vuoi davvero dire a qualcuno?

Mi canzonò la mia coscienza, facendomi optare per un silenzio omertoso. Non avrei fatto una bella figura se si fosse saputo in giro che mi ero fatto stendere da una ragazzina e, d’altro canto, ero ragionevolmente sicuro che Elisabeth non lo avrebbe detto a nessuno, proprio per non dover confessare che aveva infierito su un compagno ferito. Attesi quindi di veder scomparire all’orizzonte la figura della serpina per poi lasciarmi cadere a terra, stanco morto, e allungare una mano per prendere il suo mantello. Me lo avvolsi intorno al corpo, rannicchiandomi il più possibile in modo da coprire anche i piedi e rimasi lì per un paio di minuti, giusto il tempo di racimolare le forze necessarie per appellare un cambio completo. Una volta che mi fossi rivestito sarei tornato zoppicante al Castello, puntando direttamente alla Sala Comune dei Delfini, dove sapevo che avrei trovato qualche dolcetto per appuntare il mio stomaco prima di andare a chiudermi in bagno. Ovviamente avrei lasciato il mantello di Elisabeth, sporco e stropicciato nel bel mezzo del campo da Quidditch a prendere altra polvere e sporcizia.

Spoiler:
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Messaggioda Lindë » 21/10/2012, 16:28

Correzione


Elisabeth

Qualche errorino di grammatica ("c'è ne sono" invece di "ce ne sono" nel primo post ad esempio, "sapevo cosa erano" invece di "sapevo cosa fossero" e "gli avevo visti" invece di "li avevo visti" nell'ultimo post) che però credo e spero sia più una svista che un vero e proprio errore.

Quello che non capisco è perché tu ce l'abbia tanto col punto: quasi mai alla fine di un pensiero, di una frase o di un'azione in cui descrivi cosa fai e come reagisci chiudi con un doveroso punto, bensì lasci il paragrafo quasi sempre in sospeso. Attenzione, in italiano (e credo onestamente in tutte le lingue) quando termini un pensiero più o meno lungo e passi a quello successivo il punto ci vuole, sempre.
Stessa cosa per le maiuscole e le minuscole: all'inizio di una frase la prima lettera va sempre in maiuscolo, sono piccolezze che però infastidiscono il lettore più attento.

Nel secondo post, poi, ti ritrovi Jorge davanti in mutande eppure liquidi la cosa con un "senza degnare il portoghese più di tanto, la presenza del ragazzino non mi interessava", salvo poi capire che è stato lui vittima dello scherzo e cercare in giro i suoi vestiti: manca però la parte il cui la tua PG realizza effettivamente quello che è successo al compagno, sembra quasi che Elisabeth non se ne accorga il che è semplicemente impossibile. Attenzione quindi a descrivere bene tutto ciò che succede intorno al tuo personaggio, ed il contesto con cui di volta in volta si trova a dover interagire.

Personalmente poi trovo che inserire alcune immagini vada bene e renda più veritiero il Duello, ma troppe finiscono per infastidire la lettura: ti suggerisco quindi per il prossimo Duello di dosarle meglio, usandole solo nei momenti più importanti, quelli che vuoi sottolineare in modo particolare.

Il resto del Duello in sé va bene, l'errore più grande per me sta nel fatto che mi sembra tu non sappia davvero che carattere abbia la tua PG.
Cerco di spiegarmi meglio, nella tua scheda PG tu hai scritto che l'allineamento scelto per il tuo personaggio è "Ribelle/Neutro": ora, se andiamo a prendere la definizione di questo allineamento, essa cita testualmente => "Un personaggio ribelle neutro guarda ogni cosa con occhio di sfida, si pone in prima linea con l’estro che gli viene naturale e, pur restando nella neutralità, si da' da fare per il semplice gusto di rafforzarsi e scoprire novità sempre diverse che lo sorprendano. Le tenta un po' tutte per migliorarsi, comprendendo quanto l'impegno e la costanza uniti all'esuberanza e alla creatività conferiscano ottimi risultati, accademici e non. Nella vita e sul campo di sfida, sempre in prima linea".

Allora, posso anche starci sul fatto che non puoi sopportare Jorge e quindi ti venga normale essere più sarcastica e pungente con lui... ma qui si tratta proprio di cattiveria pura: quello che traspare nel tuo personaggio, nei suoi pensieri, nelle sue parole e nelle sue azioni, è la voglia di fare del male ed il gusto nel riuscirci, sfumature quindi di un carattere malvagio che si scontra con l'allineamento da te scelto.
Questa incoerenza tra il modo di fare di Elisabeth e l'allineamento per lei scelto è molto pesante, soprattutto perché poi leggo altre giocate per il Castello e non dove mantiene un comportamento gentile, buono e generoso: va bene che ogni persona ha diverse sfumature caratteriali, ma qui si passa da Dottor Jekyll a Mister Hyde, è un po' eccessivo.

Ti suggerisco quindi di pensare bene a chi è la tua PG, a che tipo di carattere ha, e nel caso o di chiedere all'Amministrazione un cambio di allineamento oppure di smussare questa sua cattiveria, perché per come stanno ora le cose risulta molto poco credibile.

Jorge

Errori di grammatica non ne ho trovati, e mi sembra che non vi siano quasi per niente nemmeno errori di battitura.

Quello che posso sottolineare è in primis quello che ho detto alla tua collega Duellante, e cioè che troppe immagini risultano essere fastidiose per la lettura e mi sembra che anche tu ne abbia fatto un uso smodato: bisogna stare attenti quando si usano, perché esse dovrebbero avere lo scopo di sottolineare quel preciso istante del Duello, e invece si rischia spesso - com'è capitato a voi - di metterne tantissime perché si pensa che "ci stiano bene", che siano in linea col momento descritto; può anche essere così, ma la moderazione ci vuole in tutto.

L'altro dettaglio che ti voglio sottolineare è una questione per me soggettiva, e cioè che non trovo credibile il tuo PG come 12enne: tralasciando la parolaccia che lui pronuncia (si può anche pensare che essendo cresciuto in un quartiere malfamato abbia imparato presto ad usarla per quanto piccolo), lo trovo davvero fin troppo maturo nei ragionamenti; è come una sensazione a pelle, che però mi da' l'idea di un 16enne che non di una persona con 4 anni di meno.
Cerca quindi di fare molta attenzione a come muovi Jorge, a renderlo credibile.


In Conclusione


Danni per Jorge: 7 - Un giorno in Infermeria

Danni per Elisabeth: 5 - Nessun giorno in Infermeria


Decreto come Vincitore del Duello Jorge

- NESSUN PREMIO DI STILE ASSEGNATO -



JORGE RICEVE: 20 Galeoni - 5 PX - 25 Punti alla Casata
ELISABETH RICEVE: 5 Galeoni - 2 PX - 10 Punti alla Casata



DUELLO CONCLUSO
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