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Messaggioda Lindë » 06/02/2013, 13:50

Caroline Priscilla vs. Jorge


Location: Covo Centauri
Orario: Mattina presto, circa le 08.11
Meteo: Sereno, sui 2°
Motivazione: Che ci fanno Cappie e Jorge, i fratelli non di sangue per eccellenza, nel covo dei Centauri a quest'ora del mattino? Il Delfino ha invitato la sua sorellina a vedere una cosa imperdibile... oppure è solo una trappola? Certo, se di mezzo ci si fosse messa una certa Serpeverde ipnotica, tutto è possibile... ma quali istruzioni potrebbe avere dato Melia a Jorge per scagliarsi contro la sua sorellina?
A voi il compito di farcelo scoprire.

Famigli: No
Primo Post: Caroline Priscilla


Da questo momento il primo duellante ha cinque giorni di tempo per postare la sua introduzione, il suo sfidante avrà altri cinque giorni per rispondere, e così via: per qualsiasi dubbio, vi invito a consultare il Regolamento del CdD.

In bocca al Drago ad entrambi.

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Messaggioda Caroline Priscilla » 10/02/2013, 15:17

[Sala Comune Tassorosso => Covo dei Centauri - Ore 7:30 a.m.]


"Ci vediamo domani al Covo dei Centauri intorno alle 8.00
Devo farti vedere una cosa

Jorge"


Quella era l'ennesima volta che leggevo il bigliettino che mi aveva lasciato Jorge in Sala Comune. Quando August Miller me lo consegnò, ieri sera, ne rimasi sorpresa: non tanto per il messaggio, quanto per il fatto che il mio fratellino aveva preferito consegnarmelo tramite un'altra persona, invece che portarmelo lui stesso. Era una cosa che un po' mi aveva ferito, ma non riuscivo a capire il suo comportamento. Avevo notato che da qualche settimana lui tentava di evitarmi come la peste, senza darmi alcuna spiegazione o modo di parlargli. Per questo, nonostante il luogo del nostro incontro fosse a mio parere estremamente pericoloso, decisi di andarci comunque. Speravo in qualche modo di avere delle spiegazioni in merito al suo comportamento degli ultimi tempi.
E poi la curiosità era il mio punto debole.
Mi ero coperta bene quella mattina. Sebbene la neve avesse iniziato a sciogliersi pian piano, il terreno rimaneva coperto da un sottile strato di ghiaccio e nevischio, rendendo la terra gelata e l'aria pungente. Per questo mi ero messa sopra il mantello più pesante che possedevo, la mia sciarpa giallo-nera e delle scarpe calde e confortevoli. Non portavo quasi mai il cappello, un'abitudine che d'inverno mi provocava frequenti mal di testa a causa del freddo. Sotto il mantello, avevo prontamente nascosto il medaglione ricevuto in regalo durante la mia avventura nel Labirinto. Era un bel po' di tempo che tentavo di capire quali capacità speciali possedesse, per questo avevo preso l'abitudine di portarlo sempre con me. Da precisare, se avesse avuto capacità speciali. In ogni caso, quella mattina, come al solito, lo misi al collo senza pensarci, non avendo idea di quello che mi sarebbe successo quel giorno, allacciandomi poi l'orologio da polso sul braccio destro. Le ultime cose che presi dalla mia stanza, prima di uscire, furono il bracciale che Jorge mi aveva regalato, infilandolo nel polso sinistro, e la mia bacchetta in legno di ciliegio e crine di Thestral. Non ho mai visto un Thestral, ma mio padre dice sempre che, a discapito del loro aspetto, sono creature deliziose. Però mio padre dice che anche un drago femmina inferocito è delizioso. Ha dei gusti un po' strani a volte.
Cercai di scacciare quei pensieri molesti dalla mente e uscì fuori dalla mia Sala Comune, cercando di non farmi notare da nessuno. Corsi a perfidiato i corridoi ancora deserti, sgusciando prontamente dietro un'armatura o un'alcova vuota non appena sentivo voci estranee incrociare la mia strada. Una volta raggiunta la Sala Grande, non so come, riuscii ad uscire senza essere vista da nessun professore, ritrovandomi ben presto ad affrontare il mondo esterno.
Avevo fatto bene a coprirmi così tanto: l'aria fuori era talmente fredda che riuscivo persino a vedere la condensa del mio respiro. Le guance mi diventarono subito rosse per il vento gelido che mi sferzava il viso come mille lame di ghiaccio. Tuttavia non potevo permettermi di perdere tempo: dovevo raggiungere in fretta il luogo dell'incontro e dovevo farlo entro l'orario stabilito.
Raggiunsi correndo l'ingresso della Foresta, mettendo da parte la paura dell'ignoto e inoltrandomi al suo interno. Anche di primo mattino, quel luogo riusciva a mettermi i brividi: c'erano mille rumori e suoni ovunque mi girassi; la Foresta si stava lentamente riprendendo dall'attacco del mostro che l'aveva quasi rasa al suolo più di due anni fa, grazie anche all'aiuto della Vilvarin e del professor McDullan. Mi trovai a pensare che in fondo era un bene sentire tanta vita intorno a me: sarebbe stato peggio se ci fosse stato il silenzio più totale. In ogni caso, man mano che mi addentravo al suo interno, la boscaglia ricominciava a farsi sempre più fitta, bloccando quasi completamente la luce del sole e costringendomi ad usare un Lumos per illuminare il mio cammino.

Immagine


Andiamo bene. Spero che tu abbia un ottimo motivo per farmi venire in un luogo simile, Jorge Alvares, o stai sicuro che ti diseredo.

Pensai fra me, cercando di seguire quanto più possibile il sentiero.
Ricordavo che una volta a lezione McDullan ci aveva spiegato l'importanza del sentiero tracciato nella Foresta: era l'unico modo per non perdersi. Ma ricordavo anche che il Covo dei Centauri non si trovava seguendo il sentiero. Quello si che era un bel problema. Mi sforzai di pensare in quale direzione avrebbe dovuto trovarsi...

I C-centauri abitano d-da qualche parte a N-nord della Foresta...

Immagine


E se la Foresta si trova ad Ovest di Hogwarts, mi basterà seguire il Nord!

Il mio ragionamento non faceva una piega. Misi subito la bacchetta sul palmo della mia mano, eseguendo l'Incanto Quattro Punti e andando nella direzione che essa mi indicava. Diedi un'occhiata all'orologio che portavo al polso: erano le 7:55.
Accellerai il passo, eseguendo altre tre volte l'incantesimo per evitare di perdere la strada. Pian piano il mio camminare veloce divenne una vera e propria corsa, mentre continuavo ad andare avanti, senza essere sicura di quando sarei riuscita a trovare il luogo che stavo cercando. Di sicuro mi stavo comportando da sconsiderata: in teoria la cosa migliore quando si attraversava la Foresta era non non farsi notare, ma con tutto il baccano che stavo facendo era difficile nascondere la mia presenza. Inciampai più di una volta, rischiando di ruzzolare per terra, e le mie mani erano piene di graffi mentre cercavo di spostare rami e di scavalcare i cespugli che intralciavano il mio percorso. Finalmente, dopo tanto correre, notai per terra i segni di impronte che ricordavano nella forma quelle dei cavalli.

Ci siamo!

Proseguii convinta ed eccitata, mentre le impronte, da poche che erano, divennero sempre di più, facendomi capire che la strada intrapresa era giusta e che non sarei invece morta di fame e freddo all'interno della foresta. Nel pensare alla colazione che ero stata costretta a saltare per arrivare fin lì, il mio stomaco si lamentò contrariato, facendomi piegare in due dal dolore.

Che fame! Speriamo che Jorge abbia qualcosa da mangiare...

Ero quasi arrivata al limite, quando finalmente giunsi nel luogo dell'incontro. Romualdo, il Guardiaciaccia, una volta ci aveva descritto il luogo da dove proveniva: all'interno della Foresta, ben nascosto da sguardo umano, si trovava un gigantesco albero secolare, talmente largo che un uomo non sarebbe riuscito ad abbracciare neanche un quinto della sua circonferenza; intorno a quell'albero di solito stanziavano delle sorte di nidi terrestri, fatti con foglie, rametti e mescolati al terreno, in maniera da dare loro una forma circolare abbastanza grande per permettere ad un centauro adulto di dormire comodamente. Vidi una dozzina di quegli strani giacigli descritti dal Centauro, tuttavia sembrava non esserci nessuno lì. Forse i Centauri erano andati a caccia, forse si erano spostati altrove, oppure mi stavano osservando, nascosti nell'ombra e indecisi se attaccarmi o meno.
Rabbrividii spaventata da quell'immagine, voltandomi a destra e sinistra e cercando di scrutare attraverso il buio attorno a me. Avevo deciso di spegnere la mia bacchetta, non volendo attirare proprio l'attenzione di quel popolo che, avevo letto, era estremamente bellicoso e incline a punire gli invasori. Speravo solo che il mio fratellino si sbrigasse ad uscire fuori e a mostrarmi quello che voleva farmi vedere.

Jorge...sei qui?

Dissi, quasi in un sussurro, con la bacchetta in mano e pronta a girarmi in qualsiasi momento nel caso avessi sentito un rumore sospetto.
Erano le 8:11.


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Messaggioda Jorge » 12/02/2013, 19:43

[Domenica – Due settimane prima - Dormitorio Maschile Delfinazzurri]


Mi stavo crogiolando in un pigro dormiveglia, sfruttando il fatto che fosse domenica per godermi il tepore del mio letto, quando avvertii un lieve formicolio sulle gambe. Con gli occhi chiusi mi agitai leggermente per scostare la cravatta che probabilmente la sera prima avevo scordato sul letto invece che riporla nel baule.

Uff...

Borbottai muovendomi con maggior insistenza dato il perdurare del formicolio, per poi bloccarmi all'istante. Quella strana sensazione adesso si era diffusa anche sulla pancia e sulle braccia e qualcosa di peloso si stava muovendo sul dorso della mia mano. Aprii gli occhi di scatto e grazie alla luce che filtrava attraverso le tende chiuse del mio baldacchino li vidi: decine di piccoli, pelosi, orridi ragnetti avevano invaso il mio letto e il mio corpo.

Sono innocui, sono innocui.

Mi ripetevo in testa mentre il panico mi attanagliava le membra impedendomi di fare alcunché, tanto che anche respirare stava diventando una cosa difficile da fare. Da quando, a cinque anni, avevo trascorso un'intera nottata sul fondo di un tombino al buio con centinaia di quegli esseri pelosi che scorrazzavano liberamente sul mio corpo infreddolito, avevo sviluppato una fobia per quel tipo di animali tanto da non riuscire a sopportarne la vista neanche sottoforma di peluche.
Con gli occhi sbarrati dalla paura e un rivolo di sudore ghiacciato che mi scorreva lungo la spina dorsale osservavo inerme quegli esseri scalare il mio corpo dal fondo del letto diretti al mio viso e solo quando avvertii un paio di zampette pelose accarezzarmi il lobo dell'orecchio i miei nervi cedettero. Come un giocattolo a molla babbano saltai sul letto urlando con tutto il fiato che avevo in corpo, afferrai la mia bacchetta e bombardai le coperte con l'incantesimo del secondo anno che sapevo padroneggiare al meglio delle mie possibilità: Arania Exumai. A ogni ragno colpito che volava via dal letto e di conseguenza lontano da me, riacquistavo un briciolo di lucidità e con essa anche la consapevolezza della realtà che mi circondava.

Hihihi...hihihi

Risate sommesse provenivano da ogni punto della stanza e quando, con mano tremante, scostai le tende mi ritrovai circondato da tutto il Dormitorio maschile dei Delfinazzurro. Dovevo essere proprio buffo con il viso pallido, la bacchetta che mi tremava in mano e il pigiama appiccicato al corpo per il sudore visto che tutti scoppiarono a ridere, indicandomi e dandosi dei colpetti di gomito l'uno con l'altro. Feci saettare gli occhi da un viso all'altro, sentendo le guance andare a fuoco per la vergogna di essermi messo in ridicolo davanti a tutti, ma quando incrociai quelli divertiti di Steve la rabbia prese il sopravvento su tutto. Quel primino era un amico della Menina e di sicuro non si sarebbe fatto fuggire l'occasione di raccontarle quello che era accaduto, facendomi fare la figura del piagnone e del pauroso. Rafforzando la presa sulla mia bacchetta, avanzai verso di lui e fregandomene beatamente della presenza dei ragazzi più grandi, lo minacciai di terribili ritorsioni se non mi avesse spiegato il motivo di quell'agguato.

Ehi portoghese sta calmo con quella bacchetta - mi disse McRends, uno studente del sesto anno, forse preoccupato dal fatto che se mi fosse partito un incantesimo in uno spazio così ristretto e con tanta gente come minimo avrei spedito un paio di persone dalla Vilvarin - Non è colpa nostra se la tua sorellina ha la lingua sciolta e un amore per gli scherzi un po' pesanti.

Quelle parole mi colpirono con la forza di un Bolide e mi fecero più male di uno Schiantesimo ben assestato.

Cappie?...

Chiesi intontito, come se non riuscissi a credere alle mie orecchie. Ricordavo ancora il giorno in cui le avevo raccontato di quella mia fobia, facendole giurare di non dire nulla a nessuno e beccandomi uno scappellotto perchè " è ovvio che non lo dico a nessuno, ti sei già dimenticato del nostro patto di sangue?". E adesso venivo a scoprire che mi aveva tradito, aveva tradito la mia fiducia, aveva raccontato a tutto il Castello della mia aranonsocosa e non contenta di ciò aveva anche tramato alle mie spalle con i miei compagni di Casata. In realtà era stato il Prefetto dei Corvi a origliare la nostra conversazione e a riferirla alla mia Ninfa che, considerando pericoloso l'effetto che la vicinanza di Cappie aveva su di me e sulla mia inclinazione verso il male, aveva deciso di provare a incrinare il nostro rapporto e forse se mi fossi fermato a riflettere un attimo mi sarei accorto subito che la tassetta non avrebbe mai fatto nulla del genere. Purtroppo però la sensazione di quelle zampette che camminavano sulla mia pelle mi impediva di formulare ragionamenti complessi da opporre alle parole di McRends e di sicuro non ero a conoscenza delle capacità di Zephyr o di Melia. L'unica cosa che sapevo era che dovevo far comprendere a Caroline Priscilla che nessuno poteva tradirmi e pensare di passarla liscia. Con il chiaro intento di fare irruzione nella Sala Comune dei Tassorosso e schiantare Cappie ovunque si trovasse, mi vestii in fretta e provai a catapultarmi fuori dalla mia stanza ma, una volta agguantata la maniglia, il volto deluso della mia Ninfa mi comparve davanti agli occhi e la sua voce melodiosa riecheggiò nella mia mente.

Mio piccolo Delfino vuoi forse unire alla beffa dello scherzo anche il danno della punizione che Turner o Cartwright ti affibbieranno se solo provi a entrare nella loro Sala Comune? Devi usare il cervello e non l'istinto se vuoi che la tua vendetta sia efficace.

Nonostante l'ira dominasse il mio animo, ero ancora in grado di riconoscere un saggio consiglio quando ne sentivo uno, anche quelle rare volte in cui il ruolo del "grillo parlante" era svolto dalla mia coscienza. Così, una volta uscito dalla mia stanza, mi diressi verso le docce comuni, confidando nell'acqua calda per potermi rilassare abbastanza da riuscire pianificare la mia vendetta.
Volevo ripagarla con la sua stessa moneta, metterla di fronte alla sua più grande paura, farla urlare dal terrore e se ci fosse scappata anche qualche lacrima ne sarei stato più che felice.

[Covo dei Centauri - ore 7.50]


Speriamo che almeno questa volta sia puntuale se no i Centauri banchetteranno con le mie ossa stasera.

Borbottai a bassa voce, spostando il peso da un piede a un altro e battendo le mani tra di loro per cercare di riscaldarmi un pochino, il fiato che si condensava in nuvole di vapore davanti al mio viso. Durante la notte la temperatura si era abbassata notevolmente e nonostante i tre strati di vestiti - mantello pesante, mantello estivo, divisa scolastica - che avevo indossato il vento gelido riusciva a insinuarsi ovunque, facendomi tremare come una foglia. Ero certo che se non avessi avuto i guanti l’anello della Sfinge che portavo sempre con me al pollice sinistro a quest’ora sarebbe scivolato a terra, tanto mi si erano rattrappite le dita per il freddo. Nonostante tutti questi disagi però non mi ero pentito per nulla di aver scelto il Covo dei Centauri come terreno di scontro: nel silenzio irreale che avvolgeva quella parte della Foresta Proibita l'urlo di Romualdo il Guardiacaccia sarebbe risuonato ancora più agghiacciante e spaventoso. A quel pensiero portai istintivamente la mano alla tasca del mantello dove tenevo al sicuro il piccolo registratore a pile che avevo ricevuto via gufo una settimana prima da mia madre e che aveva rappresentato la classica ancora di salvezza per la buona riuscita del mio piano.

Immagine


Dopo un'attenta ricerca in Biblioteca, infatti, ero giunto alla triste conclusione che non esisteva alcun incantesimo alla mia portata che mi permettesse di distorcere la voce in modo da creare un urlo disumano, con l'esclusione del "Sonorum" che però da solo non sarebbe servito a nulla. Il tempo passato tra i libri, però, non era stato del tutto sprecato vista la postilla interessante che avevo trovato sui Centauri, sul loro rapporto con l'alcool e sulla loro capacità di emettere urla spaventose, e che mi aveva permesso di definire gli ultimi dettagli del mio piano. Dando prova della mia capacità di padroneggiare l'incanto Liques Returnutix ero riuscito a convincere il nostro Guardiacaccia a soddisfare le mie curiosità sugli usi e costumi della sua gente, incluso farmi sentire l'urlo con cui spaventavano le loro prede quando andavano a caccia, oltre a estorcergli informazioni su come raggiungere il loro Covo nel cuore della Foresta Proibita. Certo una parte di me scalpitava per agire in pubblico, durante uno dei pasti o peggio a lezione, per far assaggiare anche a lei il sapore della vergogna oltre a quello della paura, ma alla fine il desiderio di dimostrarle che ero migliore di lei e che per me una promessa era sacra, nonostante tutto, aveva avuto il sopravvento.

E se si è persa? O se si è offesa e non viene?

Mi chiesi, riesumando l’orologio da sotto gli strati di stoffa e rendendomi conto che la Tassetta aveva già accumulato dieci minuti di ritardo sull’appuntamento che le avevo dato. Non era stato molto furbo né gentile da parte mia farle recapitare il biglietto da un altro Tasso ma non ero sicuro di riuscire a guardarla negli occhi senza far trasparire il risentimento e l’astio che provavo nei suoi confronti, mettendola quindi sul chi vive. Speravo solo che la sua curiosità fosse pari alla sua parlantina e che quindi avrebbe avuto la meglio su tutto. Nascosto dietro all’enorme albero che troneggiava sullo spiazzo dove il branco era solito dormire, lo sguardo dall'orologio alla Foresta silenziosa alle mie spalle, chiedendomi quanto tempo avevo ancora a disposizione prima che quel posto si riempisse di Centauri incavolati neri per quella palese violazione del loro territorio. Non era solo l’attesa a rendermi nervoso o la possibilità di essere attaccato, ma anche la fame che iniziava a farsi sentire, visto che non avevo fatto in tempo a passare in Sala Grande per fare colazione, e la presenza nella borsa ai miei piedi di un mega panino e una manciata di lecca lecca al sangue di sicuro non mi aiutava affatto a pensare ad altro.

Jorge...sei qui?

Per quanto Cappie avesse sussurrato, ero così teso che non feci alcuna fatica a sentire la sua voce ma invece di rispondere o palesarmi in qualche modo tirai fuori dalla tasca il piccolo registratore, posizionai la leva del volume sul massimo e lo accesi puntandolo verso la mia sorellina, mentre con l'altra mano tenevo stretta la bacchetta.

Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh

Un urlo acuto, stridulo, che non aveva nulla di conosciuto, visto che avevo fatto girare il nastro al rallentatore per evitare che gli altri Centauri lo riconoscessero e venissero a vedere quello che stava accadendo, si diffuse per lo spiazzale, terrorizzando a morte, almeno quello era il mio intento e la mia speranza, Caroline Priscilla. Una volta terminata la registrazione, rimisi in tasca il registratore e contai fino a cinque, per poi fare la mia apparizione, uscendo da dietro l’albero.

Allora come ci si sente? Fa male, vero?

Le chiesi con aria beffarda, una mano in tasca e l’altra chiusa intorno alla bacchetta. gli occhi che indugiavano sul suo viso , curioso di sapere se la vendetta era andata a segno, se l’urlo aveva davvero spaventato Cappie o se per caso non mi avesse mentito quando mi aveva confessato quella sua paura.

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Messaggioda Caroline Priscilla » 15/02/2013, 15:45

Ero arrivata in ritardo. Come al solito. Continuavo a guardarmi intorno, cercando la figura di Jorge in giro. E se fosse stato catturato? Se questa volta il mio ritardo fosse stato fatale per lui? In fondo, per quanto Romualdo spesso ci parlasse delle abitudini del suo popolo, non ne sapevo ancora molto per dire che io e il mio fratellino eravamo fuori pericolo con i Centauri. Per loro eravamo solo dei puledri, ma chi lo avrebbe mai immaginato? Man mano che il tempo passava, potevo avvertire l'ansia attanagliarmi le viscere al pensiero delle orribili morti a cui era andato incontro il mio migliore amico. Stavo per buttare all'aria tutte le mie precauzioni, mettendomi ad urlare il nome di Jorge per richiamare la sua attenzione, quando ad un tratto un altro urlo, più grosso, terrificante e sconosciuto, riempì il silenzio della foresta.

Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh

Urlai anche io di rimando, accucciandomi per terra e coprendomi le orecchie per non sentire quel rumore agghiacciante. Dalla bacchetta che tenevo stretta in mano partirono delle scintille rosse involontarie, mentre quel suono disumano continuava a perforarmi i timpani. Pensai che era ormai giunta la mia fine: avevo fatto arrabbiare qualche centauro o qualche altra bestia informe o tutti e due e presto sarebbero venuti a prendermi. Mi vedevo già morta, decapitata, arrostita, trafitta, dissanguata nei modi più atroci!
Continuai a rimanere in quella strana posizione, digrignando i denti e serrando gli occhi per la paura, mentre intorno a me il silenzio tornava a farsi sovrano. Mi decisi a muovermi solo quando sentii dietro di me un rumore di passi: forse, se fossi riuscita a lanciare qualche incantesimo ben mirato sarei potuta fuggire. Tenni la bacchetta pronta, stretta in mano, mentre pian piano cercavo di fare respiri profondi e di calmare il mio cuore, che fino a qualche attimo prima stava battendo impazzito contro la mia cassa toracica.

D'accordo Cappie, puoi ancora farcela! Al tre gli spari un incantesimo.
Uno...
Due...
Tre!


Petrifi...!

Allora come ci si sente? Fa male, vero?

L'incantesimo mi morì sulle labbra. Quando mi ero voltata di scatto mai e poi mai mi sarei aspettata di trovare il mio fratellino in piedi, con la bacchetta in mano e con un'espressione...beffarda in volto. Impallidii per lo stupore di trovarmi in una situazione del genere: che cosa aveva fatto? Voleva forse farmi ammazzare? Be' si sicuro c'era quasi riuscito, visto che avevo rischiato un arresto cardiaco.
Mi strinsi la mano libera con forza sul petto, sentendo qualcosa di gelido fra le mie dita: il medaglione, a causa dei movimenti veloci, era fuoriuscito da sotto la tunica, dondolando pesantemente all'altezza del petto. In quel momento non pensai minimamente a rimetterlo dentro: volevo solo capire perchè Jorge mi avesse fatto una cosa del genere.
Ed ero infuriata nera.

Sei un idiota! Ma cosa ti è saltato in mente?

Urlai con quanto fiato avevo in gola, fregandomene del fatto che in quel modo avrei rischiato di attirare attenzioni indesiderate su di noi. Ma in fondo, ci aveva già pensato il mio fratellino a fare tutto il lavoro giusto?

Sono settimane che mi eviti, che non mi guardi in faccia nè mi parli! E poi che fai? Mi attiri con l'inganno nella Foresta solo per farmi prendere uno spavento?
Bravo Jorge, davvero geniale!


Dissi con tono di scherno, cercando di battere le mani in un applauso che tutto voleva fare meno che osannare le sue gesta. Nel mentre parlavo, tenevo costantemente fissi i miei occhi sul suo viso, senza mai distoglierli un momento. Volevo che si vergognasse, che si rendesse conto di quanto fosse stato stupido a mettere in pericolo la vita di entrambi. E anche di avermi fatto prendere un accidente, ovvio. Probabilmente in quel momento ero davvero tanto arrabbiata, altrimenti mi sarei resa conto del fatto che io stessa stavo esagerando a dirgliene quattro e che non era quello il modo migliore per riappacificarsi.

Ora io e te faremo una bella chiacchierata!

Il mio tono non ammetteva repliche. Un po' per evitare che cercasse di fuggire da me, un po' (anzi, più di un po') perchè volevo punirlo per quello che mi aveva fatto, mossi il braccio agilmente, imitando con la mano un colpo di frusta violento e facendo scaturire dalla punta della bacchetta una potente ondata verde e bianca [d20:20 + Cap. Magica: 3 + 1 Bonus bacchetta = 24].

Immagine


Impedimenta!

Esclamai, scandendo per bene le parole e dirigendo il fascio di luce verso la figura del mio fratellino.
Non era assolutamente mia intenzione scaraventarlo via da qualche parte. Volevo solo bloccargli le gambe, rallentarlo, insomma qualunque cosa potesse impedirgli una via si fuga. Dentro di me, tuttavia, sentivo la rabbia ancora calda e bollente agire a dispetto della mia razionalità. Tutta la mia potenza magica sembrava fluire come una scarica elettrica dalle mie dita alla mia bacchetta e poi fuori di essa, in un'onda di cui, lo sapevo, non sarei mai riuscita a prevederne gli effetti...


Impedimenta

Difficoltà: 3
Tipo: Incantesimo Generico
Descrizione: Rallenta una cosa e/o una persona immobilizzandola parzialmente oppure respingendola con una debole onda d'urto
Genere: Offensivo/Difensivo
Danno: 5


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Messaggioda Jorge » 16/02/2013, 19:13

Dopo settimane passate a studiare, organizzare, definire ogni dettaglio, muovendomi al limite della legalità, sia magica che babbana, alla fine ero riuscito a porre in essere la mia vendetta ma, stranamente, non mi sentivo euforico, non provavo alcuna gioia perversa al pensiero che probabilmente dietro l’enorme albero al centro dello spiazzo si trovasse una Caroline Priscilla terrorizzata.

Bè forse perché la devi vedere…

Mi dissi, rimettendo il registratore in tasca e uscendo dal mio nascondiglio. L’urlo che avevo riprodotto aveva un po’attutito la mia capacità di sentire e quindi non mi ero potuto gustare l’urlo di terrore che ero certo fosse scappato dalle labbra della mia sorellina – o forse dovevo dire ex?. Mi palesai a lei quindi con tutta l’arroganza e la baldanza di cui ero capace, una mano in tasca per simulare indifferenza e la bacchetta stretta in mano nel caso in cui il mio gestosconsiderato avesse attirato verso di noi una qualche creatura pericolosa. La possibilità di levarla contro la Tassetta non mi era balenata in mente né prima, mentre cercavo vendetta, né in quel momento perché a dispetto di tutto quella ragazzina esuberante e chiacchierona mi era entrata dentro e non sarebbe stato per nulla facile estirparla dal mio selezionatissimo elenco di persone importanti. In fondo vedere il terrore nei suoi occhi mi avrebbe ripagato dell’onta subita e le scintille rosse che intravedevo tra le foglie mi lasciavano ben sperare.

Petrifi...!

F***r!
(C***o!)


Imprecai in portoghese quando al posto della ragazzina terrorizzata e paralizzata dalla paura mi trovai di fronte la solita Cappie, forse un pochino spaventata, ma ben determinata a combattere con la bacchetta puntata contro il mio petto e un qualche incantesimo sulla punta della lingua.

Mi ha mentito.

Fu questo il primo pensiero che attraversò la mia mente, sostituendo lo stupore con una rabbia cieca che mi fece stringere la mano con molta più forza intorno al mio catalizzatore magico. Ero certo di aver compreso bene quale fosse una delle sue paure più grandi e avevo impiegato un sacco di tempo per organizzare quella che doveva essere la vendetta perfetta e invece lei nulla, nessun tremolio, nessun pallore sul viso, neanche una gocciolina di sudore a imperlarle il viso.

Sei un idiota! Ma cosa ti è saltato in mente?
Sono settimane che mi eviti, che non mi guardi in faccia nè mi parli! E poi che fai? Mi attiri con l'inganno nella Foresta solo per farmi prendere uno spavento?
Bravo Jorge, davvero geniale!


Spavento? Quella secondo te è la faccia di una persona spaventata? – le urlai di rimando ribollendo di rabbia – Io volevo terrorizzarti, farti provare sulla tua pelle cosa vuol dire essere messi di fronte a una delle proprie paure più grandi. Ma a quanto pare oltre a essere una traditrice sei anche una bugiarda Caroline Priscilla.

Pronunciai distintamente ogni sillaba del suo lunghissimo nome, cercando di caricarle con tutti i sentimenti negativi che si stavano accavallando nel mio animo: rabbia, delusione, frustrazione e un pizzico d’odio. Anche se non ero certo verso chi, di noi due, era rivolto quell’ultimo sentimento se verso di lei per avermi mentito e tradito o verso me stesso per aver fallito. Sostenni il suo sguardo, fiero, senza mostrare alcun cenno di vergogna o pentimento per poi digrignare i denti, offeso, per quell’applauso di scherno che mi rivolse.

Brava prendimi pure in giro tanto ormai ci sei abituata no? – la schernii acido, senza però riuscire a occultare completamente la delusione nelle mie parole – Sai che ti dico che non ho intenzione di perdere altro tempo con una come te quindi... Ciao, ci si vede in giro, sempre ammesso che tu riesca a tornare al Castello tutta intera.

Così, sventolando la mano libera come se stessi scacciando una mosca fastidiosa e non come se stessi salutando un’amica, le voltai le spalle con il chiaro intento di uscire dalla Foresta Proibita e trovare un posto sicuro in cui sbranare la mia colazione in santa pace e smaltire il bruciore del fallimento. Se si fosse trattato di chiunque altro non mi sarei mai azzardato ad abbassare la guardia in quel modo sconsiderato ma una parte di me, nonostante tutto, credeva ancora che Cappie fosse una persona troppo leale, troppo Tassorosso per colpire qualcuno alle spalle. Inutile dire che ben presto anche quel mito venne sfatato.

Ora io e te faremo una bella chiacchierata!

Vai a dare ordini a quella tua degna amica di Lingua Argentata.

Ribattei, voltando la testa per sputarle in faccia quello che per me era un enorme insulto, visto la scarsissima considerazione che avevo di Elisabeth, giusto in tempo per vedere il fascio di luce uscire dalla bacchetta di Cappie e dirigersi verso di me.

Impedimenta!

Protego

Protego

Difficoltà: 3
Tipo: Incantesimo di Evocazione
Descrizione: Si tratta del sortilegio Scudo che crea un muro invisibile che protegge da tutti gli incantesimi offensivi e dalle maledizioni di livello medio/basso facendoli rimbalzare su chi li ha lanciati. Non funziona con le Maledizioni Senza Perdono
Genere: Difensivo
Danno: //



Urlai di rimando ma quell’attacco improvviso mi aveva preso del tutto in contropiede così lo scudo che uscì dalla mia bacchetta non si dimostrò essere proprio un muro inespugnabile [Capacità Magica 2 + 10/D20=12]. In qualche modo quindi una parte del suo incantesimo riuscì a filtrare attraverso la mia barriera magica e così mi ritrovai con i piedi incollati al suolo, incapace di ruotare il busto e con il braccio sinistro, quello che avevo usato per salutarla, penzoloni lungo il fianco. Solo due parti del mio corpo erano rimasti illesi dal suo attacco, il braccio destro che brandiva la bacchetta e il viso, le uniche due parti importanti che mi servivano per potermi difendere viste le intenzioni bellicose della mia sorellina.

A quanto pare stai davvero studiando da Serpe. – la presi in giro quindi, cercando di sfogare la rabbia che avevo accumulato in corpo con le parole intanto che recuperavo un po’ le forze – Attaccarmi alle spalle, non me lo sarei mai aspettato da te. Cos’è adesso hai anche intenzione di infierire su di me approfittando del fatto che non mi posso muovere?

Le cose non stavano per nulla andando come mi ero immaginato e questo mi faceva solo infuriare di più, per non parlare del fatto che ogni reazione che l’altra aveva non faceva altro che smontare l’idea che mi ero fatto su di lei. Possibile che mi ero sbagliato così tanto sul suo conto?

Non ti voglio ascoltare, non voglio sentirti dire nulla. Non ti permetterò di rintronarmi di chiacchiere, prendermi per stanchezza e convincermi di essere nel torto quando sei tu quella che ha sbagliato e anche di grosso.

Dissi scuotendo la testa e chiudendo gli occhi come se il non vederla potesse bastare a farla sparire da di fronte a me. Probabilmente se non fosse stato un gesto infantile e se avessi avuto entrambe le mani libere le avrei portate alle orecchie e mi sarei messo a cantilenare una qualche litania babbana giusto per sottolineare il concetto.

Le Serpi hanno ragione, tu pensi troppo come un babbano è per questo che come mago non ti prendono sul serio..

Mi rimproverò la mia coscienza, ricordandomi che ero, appunto, un mago con una bacchetta funzionate e che quindi potevo ottenere tutto il silenzio che volevo senza doverlo elemosinare. Assottigliai gli occhi e sollevai il mio catalizzatore, puntandolo contro Cappie.

Silencio.

Silencio

Difficoltà: 3
Tipo: Incantesimo Generico
Descrizione: Fa sparire la voce a persone e/o animali
Genere: //
Danno: //


Urlai il mio incantesimo con voce ferma e chiara, il polso che eseguiva il movimento in maniera corretta anche se forse un po’ troppo lenta [ Capacità Magica 2 + 11/D20= 13] a causa degli strascichi del colpo che avevo subito poco prima, focalizzando l’immagine di un pesce che boccheggiava.

Immagine


Forse non era un’immagine consona e forse non era proprio quello che intendeva dire la mia CapoCasa quando a lezione ci consigliava di focalizzare la nostra attenzione su un qualcosa che ricordasse l’effetto che volevamo ottenere con l’incantesimo quando lo eseguivamo le prime volte. L’unica cosa certa era che io miravo proprio a quello, a rendere Cappie muta come un pesce.

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Messaggioda Caroline Priscilla » 19/02/2013, 18:13

Cosa stava accadendo alla nostra amicizia? Perchè stavamo litigando in quel modo? Non riuscivo a comprendere il motivo di tanto astio nei miei confronti, nè le dinamiche che portarono gli eventi a peggiorare sempre di più. Sapevo solo che Jorge era arrabbiato con me, che mi aveva attirata lì per farmi uno stupido scherzo e che ora sembrava estremamente deluso dalla mia reazione.

Spavento? Quella secondo te è la faccia di una persona spaventata? Io volevo terrorizzarti, farti provare sulla tua pelle cosa vuol dire essere messi di fronte a una delle proprie paure più grandi. Ma a quanto pare oltre a essere una traditrice sei anche una bugiarda Caroline Priscilla.

Traditrice? Bugiarda? Quando mai lo avevo tradito? Quando mai gli avevo mentito? Non riuscivo a trovare un filo logico nel suo continuo parlare. Per un attimo pensai che fosse impazzito, forse qualcuno lo aveva confuso, magari mi stava scambiando per un'altra persona! Quando però pronunciò il mio nome per intero, capii che si stava riferendo veramente a me e che io, secondo lui, gli avevo fatto qualche gravissimo torto.

Certo! Non ti è bastato farmi prendere un colpo! No, dovevi lasciarmi stupefatta, terrorizzata, magari svenuta a terra.
Ma che cosa volevi di più? Che vomitassi anche l'anima per il tuo stupido scherzo?


Quante parole taglienti sapevano uscire dalla mia bocca quando ero arrabbiata. Neanche io ero consapevole di questa mia capacità, accentuata a maggior ragione dal fatto che Jorge era un mio amico. Che diamine! Dovevo essere io quella che si doveva sentire tradita e presa in giro, non lui!
Non ci stavamo rendendo conto che le nostre parole, più dei nostri atti, ci stavano ferendo l'un l'altro come tante lame affilate. Ogni cattiveria detta da lui mi faceva arrabbiare, indignare e più di tutto mi faceva soffrire.

Brava prendimi pure in giro tanto ormai ci sei abituata no? Sai che ti dico che non ho intenzione di perdere altro tempo con una come te quindi... Ciao, ci si vede in giro, sempre ammesso che tu riesca a tornare al Castello tutta intera.

Cosa? Quell'idiota voleva lasciarmi lì da sola? Mi stava davvero voltando le spalle per andarsene? Non riuscivo a crederci. Eravamo amici, avrebbe dovuto parlare con me, confrontarsi, discutere litigare! Ma non abbandonarmi.
Sentii un moto di rabbia salirmi in gola, una delusione cocente, che mi bruciava fin dentro le ossa e che rischiava di farmi lacrimare gli occhi. Ero furiosa e volevo che per una volta il delfino mi desse veramente ascolto. Fu poco leale da parte mia, lo ammetto, ma in quel momento la mia onestà non mi impedii di puntargli la bacchetta contro la sua schiena. Gli intimai di fermarsi per parlare con me.

Vai a dare ordini a quella tua degna amica di Lingua Argentata.

Strabuzzai gli occhi dalla sorpresa: insultare me andava bene; ma tirare in ballo chi non centrava niente in quella storia proprio no.
D'impulso gli scagliai contro un incantesimo con tutta la forza di cui ero capace. Volevo bloccarlo lì, volevo che mi ascoltasse e non mi importava se così facendo mancavo di rispetto alla sua libertà. Lui aveva mancato di rispetto a me ed Elisabeth e questo non potevo sopportarlo. In realtà, mentre l'incantesimo partiva infrangendo il Protego di Jorge e paralizzando buona parte del suo corpo, sapevo bene che quelle erano solo mere giustificazioni per la vigliaccata che avevo appena commesso. Mio padre me lo aveva sempre insegnato: non si colpisce un avversario quando è voltato di schiena. Ed io avevo infranto quella semplice, onesta regola.
Jorge stava a pochi metri da me, infuriato come non mai. Sentii il rossore salirmi sulle guance per la vergogna di quello che avevo fatto. Cercavo di mordermi il labbro inferiore per impedire a me stessa di implorare il suo perdono: il mio orgoglio ferito cercava ancora di resistere agli attacchi della mia coscienza.

A quanto pare stai davvero studiando da Serpe. Attaccarmi alle spalle, non me lo sarei mai aspettato da te. Cos’è adesso hai anche intenzione di infierire su di me approfittando del fatto che non mi posso muovere?

Le sue parole mi colpirono come un pugno alla bocca dello stomaco. Abbassai lo sguardo, da vera vigliacca qual ero, non volendo guardarlo dritto negli occhi dopo quello che gli avevo fatto. Sapevo che aveva ragione: il mio comportamento era stato orribile e mi sentivo in colpa, terribilmente in colpa. Ma non avevo altro modo per fermarlo, giusto?

Immagine


Io...m-mi dispiace! Davvero! N-non vole...

Non ti voglio ascoltare, non voglio sentirti dire nulla. Non ti permetterò di rintronarmi di chiacchiere, prendermi per stanchezza e convincermi di essere nel torto quando sei tu quella che ha sbagliato e anche di grosso.

Sussultai nel sentire la veemenza delle sue parole. Sentivo le lacrime pericolosamente vicine a scendere, quando qualcosa all'altezza del mio petto attirò la mia attenzione: la gemma al centro del medaglione aveva iniziato a lampeggiare in maniera insistente. La luce arancione si rifletteva sul mio viso e nei miei occhi, forse cercando di avvisarmi di qualcosa [Intuito (P): 8] o cercando di attirare la mia attenzione su un fatto importante.

Immagine


Prima di vederlo, sentii le parole che Jorge pronunciò per mettermi a tacere una volta per tutte.

Silencio.

Cercai di scattare a destra, per evitare l'incantesimo che il mio migliore amico mi aveva lanciato contro [d20:7 + Riflessi:2 = 9]. Tuttavia, i miei sforzi furono vani: l'Incanto Tacitante mi colpì in pieno, lasciandomi senza l'unica cosa che in quel momento per me era importante, la mia voce. Portai la mano libera dalla bacchetta alla gola, stringendola delicatamente e provando ad emettere qualsiasi cosa, un suono, una parola una sillaba. Nulla uscì dalla mia bocca, ero diventata muta; non avevo neanche la possibilità di contrastare il suo incantesimo, mettendovi fine con un Finitus Incantatem. Mi aveva menomata della forza delle parole perchè non voleva permettermi di "rintronarlo di chiacchiere". Il suo gesto mi aveva ferita talmente tanto che le lacrime iniziarono a scendere sul mio viso, silenziose come me.

Sei uno stupido! Un idiota!
Perchè lo hai fatto? Volevo solo parlarti! Volevo mettere fine ai nostri litigi.
Non posso neanche mettermi a piangere come si deve!
Sono solo una chiacchierona per te? E' questo che volevi farmi capire?!


Mille e più insulti si susseguivano nella mia mente, senza la possibilità di potervi dare sfogo e indirizzarle verso il fautore delle mie disgrazie. Jorge non aveva solo ferito il mio animo e leso il mio corpo: mi aveva anche fatto arrabbiare, perchè in quel suo gesto io riuscivo a vedere solo l'insulto pesante e implicito che mi rivolgeva ogni volta che stavamo insieme da quando lo conosco.
Parlavo troppo. Quindi dovevo stare zitta.
Se avessi potuto, mi sarei messa a urlare mentre mi lanciavo su di lui con tutta la forza che avevo in corpo, per provare a scaraventarlo a terra e picchiarlo nell'unico modo che mi era rimasto: alla maniera babbana [d20:9 + Riflessi:2 = 11].

Brutto pezzo d'imbecille!
Credi di avermi messa K.O.? Ora ti faccio vedere io!
Prendi questo! E questo!


Urlai nella mia mente, mentre cercavo di colpire ogni centimetro di pelle scoperta che i miei pugni riuscivano a trovare [d20:17 + Talento (F):8 = 25]. Ero accecata dalla volontà di fargliela pagare e dal desiderio di fargli quanto più male fisico. Nella cecità della mia rabbia, non mi interessavo più dello strano lampeggiare del mio medaglione, nè della bacchetta che tenevo ancora stretta in mano, rischiando di accecargli un occhio con tutti i colpi che volevo tirargli.
Era stato Jorge a tradirmi! Era stato Jorge a mentirmi! Ripetevo queste parole come un mantra dentro di me, perseverando a colpire il mio amico, in quel momento totalmente indifeso...


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Messaggioda Lindë » 19/02/2013, 18:23

Vista la piega che ha preso il duello, Jorge dovrà tirare sui Riflessi:

- Se riuscirà ad effettuare un tiro superiore a quello di Caroline Priscilla, riuscirà ad usare su se stesso l'incanto "Finite Incantatem" (tirando su Cap. Magica) prima che la sua sfidante possa lanciarglisi addosso, e così facendo potrà evitare il suo attacco fisico per poi contrattaccare a sua volta.
- Se effettuerà invece un tiro inferiore a quello della sua sfidante, quest'ultima riuscirà a colpire Jorge.

In questo secondo caso, il duellante potrà comunque usare la propria Cap. Magica per liberarsi dalla semi-paralisi dovuta al Petrificus e contrattaccare nello stesso turno, ma non potrà in alcun modo diminuire i danni provocati dal suo avversario, dovendoli quindi prendere in pieno.
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Messaggioda Jorge » 21/02/2013, 14:45

Le avevo vomitato addosso tutta la mia rabbia e il mio rancore, ponendola di fronte alle sue colpe e lei non aveva battuto ciglio. Mi ero aspettato delle scuse, una qualche spiegazione plausibile sul perché era andata a spifferare in giro il mio segreto e invece nulla. Che gliene importasse così poco di me e della nostra amicizia da aver già dimenticato quello che aveva fatto? Possibile che mi conoscesse così poco e male da credere che avrei potuto organizzare tutto quello solo per farmi quattro risate proprio alle sue di spalle? Che poi non c'era nessuna ilarità in quella situazione, nè soddisfazione, solo un po' di tristezza e tanta tanta rabbia.

Certo! Non ti è bastato farmi prendere un colpo! No, dovevi lasciarmi stupefatta, terrorizzata, magari svenuta a terra.
Ma che cosa volevi di più? Che vomitassi anche l'anima per il tuo stupido scherzo?


Ondeggiai leggermente il capo a quella domanda mentre un ghigno strafottente mi compariva a stento sul viso ma abbastanza visibile da far irritare Caroline Priscilla ancora di più probabilmente se lo avesse visto. Perché non mi sentivo a mio agio con l'immagine di una Cappie piegata in due a terra a vomitare? Non era quello che volevo alla fine? Farla soffrire come avevo sofferto io?

Forse perché tu non hai vomitato nulla?

Mi suggerì la mia coscienza, rammentandomi però allo stesso tempo il nodo di terrore che mi aveva paralizzato al letto e mi aveva reso difficile per un tempo che mi era parso infinito persino respirare. Decisi così di porre fine a quell'incontro fallimentare, salutandola in maniera beffarda e voltandole le spalle. Fu un grosso errore da parte mia che fece precipitare gli eventi in una maniera disastrosa. In un attimo mi trovai vittima di un incantesimo bloccante che mi impediva di muovermi, lasciandomi alla mercé di quella che avevo creduto essere una Tassetta leale e invece si stava dimostrando una Serpe infida.

Io...m-mi dispiace! Davvero! N-non vole...

Per quanto il viso di Cappie lasciasse trasparire pentimento per quell'attacco a sorpresa non mi lasciai ingannare e feci l'unica cosa che mi avrebbe permesso di proteggermi da altri attacchi e ottenere allo stesso tempo quello che volevo e cioè silenzio. Era stato un gesto dettato, per così dire, dalla disperazione, dal bisogno che sentivo impellente di riflettere su quello che era accaduto e provare a dargli un senso e sopratutto un gesto che credevo non avrebbe portato a nulla perchè lo sapevamo bene entrambi che tra i due lei era quella portata per Incantesimi e Difesa mentre io, nonostante o forse proprio a causa del mio carattere impulsivo, mi distinguevo in materie più riflessive come Pozioni ed Erbologia. Quante volte avevamo scherzato insieme su quel particolare, commentando come, a poterci fondere insieme come alcuni giocattoli babbani, avremmo dato vita a un mago perfetto e imbattibile?

Rimani concentrato, non lasciarti distrarre da questi pensieri inutili e nocivi..

Mi dissi, scuotendo la testa per cercare di cancellare un sorrisino rilassato che era affiorato automaticamente sul mio viso per quei ricordi piacevoli e rafforzando la presa sulla mia bacchetta pronto a erigere un altro scudo per proteggermi dalla ritorsione che di sicuro sarebbe giunta a breve. Quando sollevai di nuovo gli occhi sulla mia avversaria - ma era davvero diventata solo questo? - quello che vidi mi colpì con la forza di un bolide: Cappie non era riuscita a evitare il mio incantesimo e adesso stava davvero boccheggiando come un pesce. Di nuovo però l'ondata di soddisfazione che mi aspettavo di provare per averla battuta almeno una volta con la bacchetta non arrivò. Forse perchè quella non era una delle stupide gare in cui ci eravamo cimentati da quando avevamo scoperto l'esistenza della Stanza delle Necessità, o forse perchè in fondo non c'era nulla di soddisfacente nel vedere la propria... non sapevo bene cosa... piangere disperata tenendosi la gola con una mano come se ne stessero fuoriuscendo litri di sangue.

Cappie...

Mormorai con un tono indecifrabile alle mie stesse orecchie e probabilmente se fossi stato libero di muovermi mi sarei messo a saltellare da un piede all'altro in preda alla confusione. Se si fosse trattato di chiunque altro lo avrei semplicemente schiantato e, recuperata la libertà di movimento, me ne sarei andato. Ma quello di fronte a me non era il Grifino manesco e io non sapevo cosa fare, combattuto tra il senso di tradimento che ancora pulsava in me e l'istinto di dire o fare qualcosa, qualunque cosa pur di farla smettere di piangere. Non erano quelle le lacrime che volevo sgorgassero dai suoi occhi e che adesso sentivo come un peso.

L'ultima volta per consolarla hai dato vita a una battaglia di cuscini.

Immagine


Rammentai all'improvviso, valutando quanto fosse saggio da parte mia saltarle addosso in quel momento per farle il solletico. Visti i pensieri che si aggiravano nella mia mente sgranai gli occhi sorpreso quando fu Cappie a lanciarsi contro di me, neanche mi avesse letto nel pensiero. Per fortuna stavo sul chi vive, così il suo gesto per quanto imprevedibile non mi colse del tutto di sorpresa. Velocemente [19/D20 + 2 Riflessi=21] sollevai la bacchetta e me la puntai contro mormorando

Finitus

Finitus/ Finite Incantatem

Livello: 1
Tipo: Incantesimo Generico
Descrizione: Annulla gli effetti di alcuni incantesimi oppure ne fa cessare l'effetto
Genere: //
Danno: //


Spoiler:
Ho supposto che l'incantesimo fosse andato a buon fine perchè 12/Protego + 13/Finutus = 25 > 24/ Immobilus


Mentre il controincantesimo faceva effetto [ 11/D20 + 2 Capacità Magica = 13] un pensiero deleterio e un tantino masochista si affacciò nella mia mente: se non potevo consolarla allora forse potevo lasciarla sfogare un pochino così poi avremmo potuto riprendere a litigare ad armi pari. Maledicendo mia madre per quell'assurdo senso dell'onore che era riuscita a inculcarmi incassai il primo pugno e anche il secondo, indietreggiando per non finire a terra e tornare a essere immobilizzato a causa, questa volta, del per nulla dolce peso dell'altra. Cappie combatteva come una furia, colpendo alla cieca ma con una forza di cui non credevo fosse capace, tanto che fui costretto a sollevare la mano priva di bacchetta per coprirmi almeno il viso.

La vuoi smettere? - le dissi, provando a schivare quella che sembrava essere l'artigliata di un leone - Merlino sei proprio una femmina... Come diavolo fai a prendertela così tanto solo per un incantesimo silenziante? E io allora? Che avrei dovuto fare dopo tutto quello che mi hai combinato? Schiantarti? O forse Pietrificarti e poi nascondere il tuo corpo in un qualche modo come raccontano i libri di Storia della Magia?

Man mano che parlavo il mio tono di voce andava salendo, spinto dalla rabbia che il comportamento della Tassetta non faceva altro che incrementare. Mi ero dimostrato un Signore, dandole la possibilità di calmarsi, ma da quello che vedevo lei non ne aveva alcuna intenzione e la mia pazienza, già di per sè quasi inesistente, era completamente esaurita. Dovevo togliermela da dosso e in fretta e questo voleva dire che avrei dovuto schiantarla davvero. Ma era quello che volevo fare?

Se vuoi una spiegazione direi proprio di no...

Cosa obiettare al mio grillo parlante interiore quando si dimostrava essere così odiosamente saggio? Certo avrei potuto pure rinunciare a una spiegazione, schiantarla e finirla lì ma purtroppo o per fortuna non mi sentivo ancora pronto a rinunciare del tutto alla presenza della Tassetta nella mia vita, cosa che sarebbe accaduta di certo se le avessi lanciato contro un Everte Statim. Quella consapevolezza mi lasciava poco margine di manovra, visto il ristretto bagaglio di incantesimi che avevo, per non parlare del fatto che qualsiasi altra scelta si sarebbe in parte riversata anche su di me vista la distanza esigua che ci separava.

Per le mutande sporche di Morgana li vuoi placare un attimo i tuoi bollenti spiriti?

Esplosi quando la punta della sua bacchetta si avvicinò pericolosamente al mio occhio destro, trovando involontariamente anche l'incantesimo che faceva al caso mio. Tenendo ferma la mano destra il più possibile puntai la bacchetta contro Cappie e, visualizzando un gettito d'acqua inondare il viso della ragazza, pronunciai con voce ferma

Aguamenti

Aguamenti

Difficoltà: 2 (semplice)
Tipo: Incantesimo di Evocazione
Descrizione: Genera una sfera acquatica di media velocità e dalle dimensioni di una Pluffa
Genere: Offensivo/Difensivo
Danno: 3



Immagine



Cercai di non incanalare troppa della mia aurea magica in quell'incantesimo [10/D20 +2 Cap. Magica = 12] perchè il mio scopo ultimo non era farle male, non quella volta, ma solo di costringerla a smettere di tempestarmi di pugni così che forse avremmo potuto riprendere a litigare come due maghi civili e cioè a suon d'incantesimi.


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Messaggioda Caroline Priscilla » 23/02/2013, 17:30

Nella mia mente sconvolta non riuscivo a credere a quello che stava succedendo: stavo vivendo uno degli incubi peggiori della mia vita. Non era da me litigare con gli amici, non avevo mai attaccato nessuno se non per difesa, ma qualcosa stava rompendo il legame che si era creato fra me e Jorge, o ci era già riuscito. Che il mio fratellino fosse capace di fare qualunque cosa pur di vendicarsi, già lo sapevo; ma che attuasse questa sua etica morale anche con me non me lo sarei mai aspettato. Senza tener conto poi del fatto che non avevo la minima idea del motivo per cui ce l'aveva così tanto con me! E come avrei potuto? Come avrei potuto immaginare che la sua "dolce Ninfa" era in realtà un mostro, un serpente a sonagli che sibilava ogni qual volta si presentava l'occasione di sciogliere legami, di creare litigi e di rendere le persone un po' meno amiche e più infelici? No, non ne avevo la benchè minima idea. Per questo, per tutto il tempo in cui si perpetrò quello scontro, pensai solo e unicamente ad una spiegazione: il mio migliore amico era impazzito. E io dovevo fermarlo.
Tuttavia, la situazione andò degenerando quando Jorge riuscì a silenziarmi in maniera talmente perfetta e mirata che quasi stentai a credere fosse stato lui a lanciare l'incantesimo: di solito ero io quella brava nei duelli magici; lui era un mago nelle pozioni. Ciò che mi lasciò più stupefatta, tuttavia, non fu il suo incantesimo andato a segno, ma il fatto stesso che il suo modo di agire era riuscito a ferirmi profondamente. Sapevo di essere una chiacchierona, sapevo di parlare spesso troppo e in fretta, cosa che spingeva chi era costretto ad ascoltarmi ad otturarsi le orecchie mentalmente pur di non sentirmi; ma che il mio fratellino me lo facesse notare in quel modo, con un Incantesimo Tacitante, quello mi aveva fatto male. Molto male.

Cappie...


Scoppiai a piangere per la rabbia e la disperazione, tanto da non sentire quella nota di rimorso nella voce di Jorge. O forse non volevo sentirla. Riuscivo a pensare solo che era stato davvero meschino con me, sebbene pure io mi fossi comportata in maniera sleale con lui immobilizzandolo quando meno se lo aspettava. Ma il mio modo di agire aveva un senso: volevo parlargli, discutere fra di noi e chiarire ciò che c'era da chiarire! Non lo avrei mai fatto se non per un buon motivo. Tuttavia, più la frustrazione cresceva dentro di me, più le lacrime mi solcavano il viso, più volevo fargliela pagare. Mi aveva resa muta? Bene, io lo avrei reso orbo a suon di pugni. Mi gettai contro di lui, con l'intento di buttarlo a terra e di massacrarlo di pugni e graffi: mi sembrò quasi di essere ritornata una bambina di otto anni quando, per difendermi dai bulletti della scuola, ero costretta a ingaggiare un duello alla babbana.

Sei un mostro! Una vipera!
Aveva ragione Elisabeth a non fidarsi di te!


pensai fortunatamente solo nella mia mente, mentre Jorge incassava il mio primo colpo. Non mi ero resa conto del fatto che fosse riuscito a liberarsi dal mio incantesimo, troppo presa a picchiarlo con tutta la forza che avevo in corpo. Non avevo una mira ben precisa: colpivo a caso tutto ciò che ricordava vagamente la pelle del mio fratellino, collo, braccia, viso. Ci andavo giù pesante, con graffi e cazzotti, urlando dentro di me cento e più improperi, tanto che se mi avesse sentito mio padre, sarebbe sbiancato nel sentire la sua principessa parlare con un linguaggio tanto scurrile.

La vuoi smettere? Merlino sei proprio una femmina... Come diavolo fai a prendertela così tanto solo per un incantesimo silenziante? E io allora? Che avrei dovuto fare dopo tutto quello che mi hai combinato? Schiantarti? O forse Pietrificarti e poi nascondere il tuo corpo in un qualche modo come raccontano i libri di Storia della Magia?

Vai al diavolo, stupido deficiente!
Sei stato un cretino, un idiota! Non voglio sentirti parlare!


Gli rispondevo per le rime dentro di me, mentre sfogavo su di lui tutta la mia rabbia, colpendolo ancora e ancora. Non so per quanto tempo avrei continuato, forse fino a quando non avessi esaurito tutta l'energia che avevo in corpo. Tuttavia, il mio fratellino ebbe la prontezza di fermarmi in un modo un poco ortodosso, ma per lo meno efficace.

Per le mutande sporche di Morgana li vuoi placare un attimo i tuoi bollenti spiriti?
Aguamenti


Non potevo semplicemente evitarlo. Quando mi resi conto delle sue intenzioni, la bacchetta puntata vicinissima contro di me, l'unica cosa che riuscii a fare fu stringere la testa contro le spalle, chiudere gli occhi e mettere le braccia incrociate davanti a me per difendermi e cercare di incassare il colpo [d20:12 + Resistenza Magica:2 = 14]. Un getto d'acqua fredda mi esplose contro, inzuppandomi il mantello e i capelli e facendomi boccheggiare come un pesce fuor d'acqua. Ero ancora silenziata, ma non sarei riuscita ad emettere comunque un suono: il suo incantesimo aveva avuto l'effetto sperato. Mi ero fermata, mi ero "raffreddata" ed ora non mi rimaneva niente dentro, se non un grande senso di vuoto che non seppi se attribuire alla situazione in generale o al fatto che non avevo fatto colazione quella mattina. Osai alzare lo sguardo sul volto di Jorge, sentendomi ancora più male di quanto già non stessi: era pieno dei segni che gli avevo lasciato a causa della mia furia vendicatrice, ma nonostante ora mi sentissi scarica di tutte le mie energie, non riuscivo a stare meglio. L'acqua mi gocciolava copiosamente dai capelli, dalle mani, perfino dalla punta del naso. Continuai a fissarlo ancora per qualche secondo, forse non sapendo cosa dire o fare. Poi, ricordandomi che non avrei comunque potuto dire nulla, lo oltrepassai, dandogli le spalle e andando a sedermi vicino all'enorme albero al centro della radura. Mi sistemai quanto più comodamente possibile su una radice, stringendomi le ginocchia al petto e nascondendo il volto fra le braccia conserte. Non volevo più vederlo, non volelo più parlargli: ero stanca, affamata ed ora anche infreddolita. L'aria gelida di quella mattina d'inverno, infatti, iniziava a farsi sentire congelandomi lentamente le dita e la punta del naso. Rinfoderai la bacchetta dentro il mantello: ormai non mi importava più nulla, Jorge avrebbe potuto schiantarmi in quel momento e non avrei battuto ciglio. Iniziai a tremare dal freddo, senza accorgermente, sempre muta e in silenzio. Stavo semplicemente lì, ferma ad aspettare che accadesse qualcosa: nel migliore dei casi, pensavo, il mio fratellino se ne sarebbe andato da lì lasciandomi in pace; nel peggiore dei casi, qualcuno ci avrebbe beccati lì dentro e ci avrebbe espulsi. Non volli minimamente prendere in considerazione l'idea dei Centauri o di qualsiasi altra creatura. Non pensai neanche al medaglione, che si era illuminato per qualche strano motivo e non sapevo ancora quale. Me ne stavo semplicemente in silenzio, tremante e ferita nell'animo, in attesa che mi tornassero le forze sufficienti per tornare ad Hogwarts.


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Messaggioda Jorge » 25/02/2013, 12:51

Come diavolo eravamo finiti in quella situazione? Quando il mio progetto di vendetta si era tramutato in un duello con la mia sorellina? E sopratutto perché non provavo soddisfazione nel vederla piangere in silenzio a causa del mio incantesimo Tacitante? L'essere riuscito nel mio intento, portando a segno anche un incantesimo, non avrebbe dovuto farmi sentire bene? Dov'era il ghigno sfrontato di superiorità che sfoggiavo per i vicoli di Lisbona quando uscivo vincitore da qualche scazzottata? Era davvero soffocato da una sorta di rimorso che nonostante tutto provavo nei confronti di Caroline Priscilla?

Ti sei rimbambito o cosa? Lei ti ha mentito, ti ha tradito, ti ha colpito alle spalle...Dovresti infierire su di lei, schiacciarla definitivamente e poi andartene vittorioso.

Era questo quello che la mia coscienza mi consigliava di fare ma per quanto mi rigirassi la bacchetta nell'unica mano che riuscivo a muovere non mi decidevo a sfruttare il vantaggio che avevo, anzi avevo finito per esternare la confusione e il rimorso che provavo, sussurrando il suo nomignolo, quello che si era autodata perchè chiamarla in quel momento "tornado parlante" sarebbe stato decisamente fuori luogo. Quando mi si scagliò contro alla maniera babbana mi sorprese per la seconda volta, perchè lei sapeva perfettamente che non potevo muovermi e che quindi mi sarei ritrovato inerme a incassare i suoi pugni. Cosa che feci lo stesso, nonostante avessi spezzato il suo incantesimo con un Finitus, spinto da un senso distorto dell'onore che cercavo di mascherare con me stesso dicendomi che attaccarla con la magia quando non era in grado di difendersi non mi avrebbe reso migliore di lei e che dimostrarmi superiore a lei in quel frangente, più corretto e civile, mi sarebbe tornato utile più tardi. Tante belle parole, ciniche al punto giusto, peccato che sarebbero risuonate false se le avessi pronunciate a voce alta.

Ehi ma così si esagera... Che diavolo...

Mi dissi mentre faticavo a contenere la furia in cui si era trasformata la mia sorellina, cercando da un lato di bloccarle le mani e dall'altro di porre in salvo il viso dalle sue maledette unghie. Alla fine, per evitare di ritrovarmi con una bacchetta infilzata in un occhio, mi decisi a usare la mia per porre fine a quello scontro impari perchè mai mi sarei macchiato di un peccato così grave come alzare un dito su una femmina. Il gettito d'acqua che fuoruscì dalla mia bacchetta non fu potente, non scaraventò il corpo di Cappie lontano da me ma ebbe lo stesso l'effetto da me desiderato e cioè quello di fermare la tassetta che adesso aveva tutta l'aria di un pulcino bagnato. Continuando a tenere il mio catalizzatore magico ben stretto nella mano e un occhio fisso sulla figura di Cappie, mi asciugai con il dorso della mano le gocce d'acqua che mi avevano colpito il viso e agitai prima un piede e poi l'altro per cercare di far andare via quel po' d'acqua che mi si era riversato addosso dal risvolto dei pantaloni. Il contatto con l'acqua fredda mi fece sobbalzare dal dolore seguito da una orrenda sensazione di bruciore sulle guancie e sul dorso delle mani dove, con mio enorme stupore, si trovavano delle lunghe strisce rossastre costellate da puntini rossi segno che il sangue era lì lì per sgorgare fuori.

Mi hai sfregiato...?

Mormorai allibito, portando la mano libera a sfiorarmi il viso, inorridendo quando mi resi conto che gli stessi squarci che avevo sulle mani sembravano essere presenti sul mio viso, alcuni pericolosamente vicini ai miei occhi. Un'ondata di rabbia mi investì al pensiero di quello che sarebbe potuto accadere se non l'avessi fermata e quando lei mi si avvicinò, saltai sull'attenti, gli occhi ridotti a due fessure, pronto questa volta a reagire a qualsiasi cosa avesse avuto intenzione di fare. Ruotai lentamente su me stesso, seguendola con lo sguardo fino all'enorme albero al centro della radura e vederla rannicchiata su se stessa grondante acqua mi fece stringere il cuore. Se le mie caviglie assomigliavano a due pezzi di ghiaccio per gli schizzi che non avevo potuto evitare come doveva sentirsi la mia sorellina con i rivoli d'acqua che le scivolavano da ogni parte e si stavano raccogliendo in un'enorme pozza ai suoi piedi?

Femmine! Riuscite sempre a rigirare la frittata a vostro vantaggio. Siete odiose e sleali.

Sbottai irritato, anche se tra i due quello che più assomigliava a una donna in piena crisi ormonale ero io a giudicare dagli sbalzi di umore a cui ero andato soggetto nel corso di quell'ultima mezz'ora. Quando avevo organizzato quel piano ero certo che fosse la cosa più giusta e onorevole da fare ma ora, nonostante la delusione e la rabbia per il tradimento subito non fossero scemati, non ne ero più così certo. E poi, a rifletterci bene, non erano le donne in generale a farmi quell'effetto perchè non ci avrei pensato due volte a schiantare Lingua Argentata e a mollarla lì.

Non oso immaginare come mi ridurrò quando sarò davvero innamorato...

Mi dissi sconsolato, iniziando a comprendere il senso dell'espressione "uomo zerbino" che a volte avevo sentito usare dai ragazzi più grandi nei confronti di quei pochi fortunati che avevano la ragazza. No, non ero innamorato di Cappie, nè avevo una cotta per la Tassetta ma i sentimenti che provavo per lei andavano oltre a una semplice tolleranza per opportunismo, come avevo avuto modo di scoprire tempo prima durante la nostra prima incursione nella Stanza delle Necessità. Ancora indeciso su cosa fare, saltellai davvero da un piede all'altro, tendendomi in avanti come a volerle andare vicino per poi ritirarmi, non sicuro non solo di cosa dire ma anche di come l'altra avrebbe potuto reagire, visto il silenzio che continuava a regnare tra di noi. Mi ero totalmente dimenticato che non poteva parlare, come se i pugni ricevuti avessero messo ko il mago che era in me, lasciandomi a dover gestire la situazione alla maniera babbana.

Se tu avessi tenuto la lingua a freno tutto questo non sarebbe mai accaduto.

La accusai, portando una mano al mio stomaco che aveva iniziato a brontolare così forte che il rumore che produsse sembrò riecheggiare nella radura silenziosa come il ruggito di una qualche creatura strana, ricordandomi che non avevo fatto colazione.

Hummm... probabilmente neanche lei...

Pensai tra me e me, mentre una fune invisibile - la mia gola - trascinava il mio stomaco e me con lui verso l'albero enorme o meglio verso l'enorme panino contenuto nella mia borsa che avevo lasciato al sicuro dietro un cespuglio. Così mi avvicinai a lei e la superai, stando ben attento a rimanere lontano dalla portata delle sue mani, anche se non ero proprio certo che mi stesse prestando attenzione, per poi riapparirle di fronte con la borsa su una spalla e la mia colazione in mano. Certo se fosse stato caldo avrebbe emanato tutto un'altro odore ma lo avevo organizzato in previsione di quella mattinata la sera prima, mettendo insieme tra due fette di pane gli avanzi della cena prima che gli elfi domestici facessero sparire tutto.

Immagine


Conoscendo la propensione al cibo della mia sorellina, diventata ormai leggendaria in tutta Hogwarts, ero certo di aver appena trovato il modo di farmi ascoltare da lei in maniera civile. No, non avevo alcuna intenzione di scusarmi, semmai il contrario, strapparle la verità e costringerla a farmi le sue scuse che non ero certo avrei accettato così facilmente. Peccato che se non avessi annullato il mio incantesimo tacitante difficilmente sarei riuscito a ottenere una qualunque di quelle cose.

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Lindë
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