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Messaggioda Monique » 27/01/2014, 23:37

Gli aveva davvero mostrato le illusioni, sì, non perché l'avesse programmato, ma perché semplicemente il suo istinto musicale l'aveva spinta in tal senso: non si era controllata, forse non avrebbe nemmeno potuto farlo, perché mentre cantava non si era resa conto di niente, né della presenza del ragazzo, né del luogo dove si trovavano.
Si era lasciata trascinare dalla musica, Monique, pensando solo ad essa, lasciandosi avvolgere completamente dal significato di quelle parole, dal valore che aveva impresso in esse... ed il resto era venuto da sé, in modo autonomo ed incontrollato: ed ora si ritrovava lì, con Zephyr di fronte a sé e Fire poco più in là intento a giocare in mezzo all'erba, a spiegare al Prefetto Corvonero come avessero fatto a finire in un posto del genere senza in realtà muoversi di un passo dall'ufficio della francese.

Se davvero è così antica e poco conosciuta... Deduco allora che lei sia una persona eccezionale, professore Vireau.

Ho avuto un'insegnante eccezionale.

Commentò Monique, un sorriso dolce ma amaro al tempo stesso nel pronunciare quelle parole, perché era di Rose il merito... sia del suo amore per la musica, sia per la sua capacità di darle vita, sia per le illusioni che con essa nascevano.

Mi sento onorato di essere iscritto alla scuola dove lei è insegnante e Vice Preside.

Ed io sono onorata nel sentirti pronunciare queste parole - replicò la donna con un sorriso sincero, passando a dargli del tu perché, insomma, gli aveva mostrato una parte intima della sua vita, poteva anche mettere da parte il formalismo per cinque minuti - Probabilmente è inutile che lo sottolinei, ma... gradirei che questa mia capacità, per così dire, rimanga strettamente confidenziale... d'accordo?

Gli domandò subito dopo, appena più seria: non erano in molti a conoscere le illusioni e ancor meno le persone che sapevano di come lei fosse in grado di produrle... e le piaceva che le cose rimassero esattamente così ancora per molto, molto tempo.

E' tutto davvero realistico ma...

Ma?

Credo sia necessaria una grande forza di volontà per non rinchiudersi qui dentro nei momenti più tristi.
Bisogna avere molto coraggio e capacità di affrontare i dolori della vita, o un tale potere può trasformarsi facilmente in una prigione.


Lo fissò imperturbabile, ma colpita dentro di sé per come il Corvonero avesse colto in quella tecnica ciò che poteva arrivare a distruggere una persona, anche la più forte e tenace, dopo solo una volta che ne veniva a contatto.

... Non è così?

È esattamente così - confermò la francese, trovando piuttosto inutile mentirgli a riguardo - Le illusioni hanno solo un'unica, grande pecca... che non sono reali: il che implica che quando si esce da esse, improvvisamente si ritorna alla realtà, a tutto ciò che odiamo o che ci fa stare male, e questo ci porta a volervi tornare ancora e ancora... perché lì nulla ci può toccare, nulla può provocarci dolore.
Ma così facendo si finisce per isolarsi dal resto del mondo, e questo in passato... beh, nei casi peggiori ha portato alla morte.


Ammise con un sospiro leggero, serio, grave.
Anche lei, in passato, aveva rischiato di finire per impazzire dentro le illusioni, soprattutto con la morte di Rose e Flame, e solo grazie alla vicinanza di Fire, di Celine e delle persone a lei più care era riuscita a superare quel momento.
Tuttavia c'era un'altra domanda che assillava la Vice Preside, in quel momento: certo, le illusioni non erano state richieste da Kenway, ma la canzone sì... perché?
Perché aveva voluto che cantasse di fronte a lui?

Ariel Jiménez era la mia fidanzata.
Mi ha lasciato qualche giorno fa.
Non riuscivo a piangere, ne avevo bisogno.


Non disse nulla, inizialmente: avrebbe potuto dirgli che erano cose che succedevano, che probabilmente quella non sarebbe stata certo la sua ultima delusione d'amore, insomma, avrebbe potuto minimizzare la cosa... ma non lo fece.

Anche io, quand'ero una studentessa, vissi una storia d'amore... lui era un Serpeverde, come me.
E io lo amavo pazzamente
- scosse il capo con un sorriso ironico, quasi prendendosi in giro da sola - me ne innamorai il primo giorno di scuola, al mio primo anno, ci credi?
E non smisi di volerlo nel corso degli anni, al contrario, m'impegnai con tutte le mie forze per conquistarlo, fino a riuscirci... solo per poi rendermi conto che non era la persona giusta per me.


Alzò leggermente le spalle, con un sospiro.

Il fatto che tu sia giovane non significa che l'amore che hai provato e che forse provi ancora per lei non sia puro o degno di rispetto... io posso solo dirti quello che so per esperienza, e cioè che prima o poi non ci penserai più.
Ma questo non vuol dire che ora faccia meno male.


Lo capiva, lo capiva davvero.
Era passato, certo, ma non era ancora così vecchia da essersi dimenticata cosa volesse dire stare male per amore, soprattutto a quell'età.

... Ma non ero venuto qui solo per questo, non si preoccupi.
In realtà, sono passati molti mesi da quando mi ha preso in prova al coro e volevo mostrarle... A che punto ero arrivato.
E' ancora libera per sentirmi cantare oppure preferisce un altro momento?


Onestamente credo che questo sia il momento perfetto... - rispose Monique, lasciando così che Zephyr cambiasse argomento senza aggiungere altro sulla questione "Ariel Jiménez" - E se per te va bene, puoi cantare anche ora... qui, nell'illusione.
Permettile di dare forma alla tua musica.
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Messaggioda Zephyr » 04/02/2014, 20:07

[newsgoth]
Mi sento onorato di essere iscritto alla scuola dove lei è insegnante e Vice Preside.

Ed io sono onorata nel sentirti pronunciare queste parole.
Probabilmente è inutile che lo sottolinei, ma... Gradirei che questa mia capacità, per così dire, rimanga strettamente confidenziale...
... D'accordo?


Non ho motivo di tradire la sua fiducia, professoressa Vireau.


Anche perché, a ragion veduta, le altre persone che conoscevano il segreto della donna lo sapevano per informazione della Setta, non certo perché glielo avesse detto lui, quindi a tutti gli effetti lui stava dicendo la verità, ovvero che a parte Dylan e Melia, non avrebbe saputo nessun altro della capacità illusoria della Vice Preside di Hogwarts, persa nei suoi pensieri quanto lui nei suoi, consapevoli però della realtà altrui.
Zephyr non faceva fatica a distanziare le sue fantasie dalla verità, perché quel potere non era suo, quelle doti non gli appartenevano e per certi versi aveva la sicurezza che mai gli sarebbero appartenute.
"Meglio così", affermava la mente, "Dannazione", gridava il cuore, anima in silenzio, poiché essa no, non la lasciava ancora parlare volontariamente.
Vivere in un mondo fittizio, colorando il cristallo con le tonalità di ciò che era vero fingendo che quel copione facesse parte della vita quando in realtà tutte le figure erano mosse da fili invisibili...
Più ci pensava, più lo immaginava, più chiudendo gli occhi sperava di poterlo fare e più da una parte rabbrividiva all'idea di perdersi in eterno in quel groviglio di emozioni vuote e prive di verità, prive di realtà, prive di spessore.
Un dubbio ulteriore, quello di morire in una illusione, rifuggendo per sempre il mondo esterno, il mondo crudele.
Dubbio confermato da Monique Vireau, la quale evidentemente era rimasta sorpresa dalle elucubrazioni mentali di un ragazzo che ad occhio e croce poteva essere vicino al massimo ai 18 anni... Quanto si sbagliava, peccato che se anche lui avesse voluto dirle la verità, non ne era in grado.

È esattamente così.
Le illusioni hanno solo un'unica, grande pecca... che non sono reali: il che implica che quando si esce da esse, improvvisamente si ritorna alla realtà, a tutto ciò che odiamo o che ci fa stare male, e questo ci porta a volervi tornare ancora e ancora... perché lì nulla ci può toccare, nulla può provocarci dolore.
Ma così facendo si finisce per isolarsi dal resto del mondo, e questo in passato... beh, nei casi peggiori ha portato alla morte.


Secondo lei, morire... Può essere una liberazione?


Già ma... Liberazione da cosa?
Dalle colpe?
Dal dubbio?
Dall'insoddisfazione?
Da sé stessi?
Zephyr aveva timore di rispondere perché per ognuna di quelle ipotesi, risposte, avrebbe potuto trovare una conferma dilaniante.
Colpe, quelle di aver peccato e fatto del male a delle persone per via della sua natura alterata da qualcos'altro... Da qualcun altro.
Dubbi sull'essere davvero come tutti, sull'avere sul serio dei punti in comunque con le altre creature nate e cresciute secondo normale evoluzione.
Insoddisfazione continua e intrinseca nell'andare avanti ogni giorno e non percepire nel petto uno spirito autentico, invidiando anche un verme che striscia al terreno, un sasso fermo a bloccare la corrente di un fiume, un neonato che ancora non sa nulla della vita ma già la sta assaporando più di lui.
Sé stesso, un elogio all'imperfezione, una dimostrazione di mostruosità e ribellione del creato, un anello di congiunzione tra la follia e il male.
Un'altra lacrima, quel giorno il destino evidentemente era in vena di regali: colò dalla guancia sinistra fino al mento, poi ricadde salata al suolo, venendo assorbita dalla terra... Che stolto, quella non era terra in realtà, quello era solo il pavimento dell'ufficio, ma era tutto così assolutamente perfetto, tutto così evocativo, che faceva fatica a creare una netta distinzione tra i ricordi di 10 minuti prima e quelle attuali.
Annunciò la verità su di lui, sul suo dolore, sulla sua tristezza e i suoi accadimenti.
La Vice Preside non spese alcuna parola di cordoglio o dispiacere: gliene fu grato, perché sapeva che non conoscendo la situazione, sarebbe stata un'uscita di circostanza e di quelle non ne aveva affatto bisogno.

Anche io, quand'ero una studentessa, vissi una storia d'amore... lui era un Serpeverde, come me.
E io lo amavo pazzamente.
Me ne innamorai il primo giorno di scuola, al mio primo anno, ci credi?
E non smisi di volerlo nel corso degli anni, al contrario, m'impegnai con tutte le mie forze per conquistarlo, fino a riuscirci... solo per poi rendermi conto che non era la persona giusta per me.


Sbatté le palpebre lentamente, fissandola negli occhi.
Provò a scorgere qualcosa di più, e vide affetto, rammarico, consapevolezza, onestà... Empirismo.
Lei sospirò, alzando le spalle, lui non disse nulla, attendendo che proseguisse.

Il fatto che tu sia giovane non significa che l'amore che hai provato e che forse provi ancora per lei non sia puro o degno di rispetto... io posso solo dirti quello che so per esperienza, e cioè che prima o poi non ci penserai più.
Ma questo non vuol dire che ora faccia meno male.


Le storie che viviamo scrivono i loro nomi sul nostro corpo con inchiostro indelebile o con inchiostro di sangue.
Ciò che è indelebile non se ne andrà più via e lo ricorderemo in eterno... Basterà rileggere il nome della storia.
Ciò che è scritto col sangue, sarà anch'esso indelebile ma perché dopo un po' si cicatrizzerà, lasciando il nome inciso come una ferita.
Inizialmente ci farà del male, brucerà, fastidioso e inesorabile... Ma col tempo la pelle guarirà e con ciò il dolore avrà termine.
... Credo di aver capito.


Un altro insegnamento, raccolto per caso, in una conversazione nata dall'ignoto e dall'inaspettato.
Zephyr aveva ormai assimilato quelle parole come un ennesimo dogma da aggiungere al libro interiore della sua coscienza, veloce e pratico, in grado di registrare ogni considerazione esterna dandola ipoteticamente per buona.
Egli si sentiva privo di una saggezza propria, sempre per la convinzione di non essere che una mera creazione artificiale.
Per questo ciò che affermavano gli altri per lui diventava immediatamente una nuova fonte dalla quale attingere nutrimento in grado di sfamare quell'anima fittizia ma unica presente in lui, bisognosa di avere stimoli per fargli aprire gli occhi ogni mattina, dopo le tipiche tre ore di sonno.
Ma non era andato lì con l'intento di trovare altre nozioni per lo spirito.
In teoria il suo unico scopo all'inizio era quello di piangere e poi far ascoltare alla Coordinatrice del coro una canzone preparata a fronte della sua reale ed ufficiale ammissione al gruppo.
Immaginava che la donna scegliesse di abbandonare l'illusione a fronte di quella volontà, ma invece non fu così, quel campo fiorito rimase e la Vice Preside di Hogwarts non vedeva l'ora di sentire le note suonate dal suo studente.

Onestamente credo che questo sia il momento perfetto...
E se per te va bene, puoi cantare anche ora... qui, nell'illusione.
Permettile di dare forma alla tua musica.


Se le illusioni si nutrono di ciò che di vero esiste in noi... Non so quanta forma potrà attingere dal mio essere.
Ad ogni modo, non c'è problema, mi esibirò qui.
Se permette, terrò gli occhi chiusi.


Portò le dita sulle corde della chitarra, sfiorandole in una leggera e quasi affettuosa carezza.
Chiuse piano le palpebre, inspirando, ricercando la dimensione giusta tra la gola, i polmoni e il diaframma.
Il piede destro iniziò ad alzarsi e abbassarsi, donando un tempo idealistico con il quale cominciare.
Attese che il cuore, lento nel suo battere, trovasse la stessa linea di ritmo volta a scandire la musica.
Infine, non curante di quello che l'illusione potesse mostrare grazie al suo brano, iniziò a mostrare alla donna le sue piccole doti.



I can't stand to fly
(Non posso sempre volare)
I'm not that naive
(Non sono così ingenuo)
I'm just out to find
(Sto solo cercando di trovare)
The better part of me
(La parte migliore di me)

I'm more than a bird
(Sono più di un uccello...)
I'm more than a plane
(sono più di un aereoplano...)
More than some pretty face beside a train
(Più di qualche bella faccia accanto ad un treno)
And it's not easy to be me
(Non è facile essere me)


Il luogo si modificò nettamente, trasformandosi nello sconfinato azzurro del cielo.
Su una nuvola c'erano la Vice Preside con il suo lupo bianco, su un'altra Zephyr che cantava e dietro di lui, altre due nuvolette parallele sulle quali presero forma le sembianze di due persone, o meglio, della stessa identica persona, ma una più in là con l'età dell'altra.
In realtà quello era sempre il Corvonero, ma sulla destra se ne stava seduto il Kenway giovane mentre sulla sinistra quello adulto.
Quello giovane sorrideva, spensierato, con gli occhi illuminati dello stesso blu del mare.
L'altro invece, più serio, rimaneva impassibile, immobile, spostava solo di tanto in tanto lo sguardo apparendo insensibile alle emozioni, per quanto, ad una attenta analisi, i suoi occhi in realtà si rivelavano... Tristi.

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Wish that I could cry
(Vorrei poter piangere)
Fall upon my knees
(Cadere sulle mie ginocchia)
Find a way to lie
(trovare un modo per stare)
'Bout a home I'll never see
(in una casa che mai vedrò)

It might sound absurd
(Può sembrare assurdo...)
But don't be naive
(ma non essere è da ingenui...)
Even heroes have the right to bleed
(Anche gli eroi hanno il diritto di sanguinare)
I may be disturbed
(Potrei anche essere pazzo...)
But won't you concede
(ma ammetterai che)
Even heroes have the right to dream
(anche gli eroi hanno il diritto di sognare)
It's not easy to be me
(non è facile essere me)


Lo Zephyr più giovane chinò il capo, mettendosi in piedi, mentre la nuvola sotto di lui, o almeno una parte di essa, prendeva la forma astratta di una ragazza che lo abbracciava, per poi allontanarsi e sfuggirgli, trasportata dal vento.
E così il ragazzo guardava in quella direzione e piangeva, salutandola, camminando all'indietro fino al ciglio della nuvola e quasi stava per cadere, afferrato però prontamente dalla mano di un'altra figura bianca, sempre dai tratti femminili ma chiaramente diversa nelle forme e nella statura.
La ringraziava con un sorriso e rimanevano mano nella mano, momentaneamente, e nel frattempo sull'altro piano, la forma adulta del Prefetto rimaneva completamente sola, con le mani nelle tasche, guardando un momento verso l'alto, come se non si accorgesse minimamente di ciò che stava avvenendo dall'altra parte, come se non se ne rendesse conto o non ne fosse consapevole.

Up, up and away, away from me
(Su, su e via... via da me)
Well, it's alright
(va tutto bene...)
You can all sleep sound tonight
(potete tutti dormire profondamente stanotte)
I'm not crazy or anything
(Non sono pazzo o cose del genere)


Il giovane Zephyr sussurrò delle parole che assomigliavano molto ad un "ti voglio bene" nei confronti della nuvola femminile che l'aveva aiutato ed ella parve corrispondere quel sentimento facendogli una carezza sulla guancia, per poi scomparire trasportata via anch'essa dal vento.
Il ragazzo trasse un respiro profondo, con aria malinconica ma non addolorata, come se sapesse che prima o poi l'avrebbe reincontrata.
Con un nuovo sorriso consapevole e luminoso tornava a mettersi seduto e la nuvola sotto di lui si trasformava, diventando si una superficie bianca, ma nella realtà era solo un grande manto di neve candida e morbida.
L'adulto, d'altro canto, non si era mosso di lì, però ad un tratto si mise anch'egli seduto, emulando la stessa identica posizione del parallelo sé stesso, posando le mani al suolo del cielo con la schiena appena incurvata all'indietro, sospirando e chiudendo gli occhi.

I can't stand to fly
(Non posso sempre volare)
I'm not that naive
(Non sono così ingenuo)
Men weren't meant to ride
(Gli uomini non sono stati creati per vivere)
With clouds between their knees
(con le ginocchia fra le nuvole)

I'm only a man in a silly red sheet
(Sono solo un uomo dentro in una stupida tuta rossa)
Digging for kryptonite on this one way street
(scavando per la Criptonite in questa via a senso unico)
Only a man in a funny red sheet
(solo un uomo in una divertente tuta rossa)
Looking for special things inside of me, inside of me, yeah
(Cercando qualcosa di speciale dentro di me)
inside of me
(dentro di me)
inside of me
(dentro di me)
inside of me
(dentro di me)


Lentamente, da sotto la superficie gelata e nevosa sulla quale stava seduto il giovane Zephyr, apparve una rosa fatta di ghiaccio che crebbe fino ad arrivargli vicino al volto. Lui la fissò con aria sognante, amorevole, sfiorandola con le dita, perso nella sua bellezza e allo stesso tempo fragilità.

Immagine


Ad un certo punto però, si iniziò ad intravedere attorno all'isola nevosa del giovane una sfera, un involucro, come se il ragazzo e la sua realtà fossero avvolti da un guscio, anch'esso fatto di ghiaccio levigato e trasparente, un guscio che andò rimpicciolendosi fino a divenire nemmeno più grande di una biglia, la quale levitò adagio verso il centro del petto dello Zephyr adulto, ancora ad occhi chiusi e sulla nuvola.

And it's not easy...
(E non è facile...)
... to be...
(Essere...)
... me...
(Me...)


Dopo che la biglia di ghiaccio entrò nel corpo del giovane adulto, egli riaprì gli occhi, sbattendo le palpebre un paio di volte prima di rimettersi in piedi e voltarsi, infilare le mani nelle tasche e totalmente solo camminare lontano, verso l'orizzonte, diventando anche lui della stessa consistenza delle nuvole per poi scomparire, disfacendosi tra le spire del vento.

...


Quando il vero Zephyr terminò la canzone, lo spazio e il paesaggio tornarono quelli precedenti, ovvero il campo fiorito al tramonto.
Non si era minimamente accorto di nulla, concentrato sull'eseguire al meglio le note e le parole, intrise di sentimento e segreti.
Alzando lo sguardo, incrociò quello di Monique ma senza chiedere niente, posò la chitarra al proprio fianco, rimanendo immobile e silenzioso aspettando che fosse lei, quando preferiva, ad elargire un commento adeguato all'esibizione.

...


Avrebbe voluto tanto che ci fosse stata anche Ariel lì... Ad ascoltarlo.[/newsgoth]
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Messaggioda Monique » 04/02/2014, 21:46

Non ho motivo di tradire la sua fiducia, professoressa Vireau.

Annuì in direzione di Zephyr, quasi ringraziandolo implicitamente per la sua discrezione: a dire la verità non gli pareva affatto quel tipo di persona che va in giro a sbandierare i segreti altrui, al contrario il Corvonero le dava l'idea di un tipo discreto, rispettoso della privacy degli altri.
Era felice, in questo senso, di essersi aperta con qualcuno per cui sentiva a pelle di potersi fidare, e se anche non ne aveva prova, era piuttosto propensa a fidarsi del suo istinto: c'era da dire, poi, che Kenway aveva 17 anni solo sulla carta, secondo il giudizio della francese; le sembrava molto più grande, molto più maturo, una maturità che gli leggeva nello sguardo, che viveva nelle sue parole.

Secondo lei, morire... Può essere una liberazione?

Credo che in alcuni casi lo sia, sì - ammise Monique, dopo qualche istante di riflessione - Una liberazione dovuta ad una fuga, ovviamente: si arriva ad un punto in cui non si sa cosa fare, si pensa di non avere una via d'uscita... e allora sì, la morte può essere vista come l'unica cosa sensata da fare, il modo migliore per liberarsi di tutti gli sbagli fatti, dei sensi di colpa, dei rimorsi e dei rimpianti... di tutto.
Ma io credo che sia al tempo stesso una condanna
- che strano fare certi discorsi con un 17enne, che strano sapere di star parlando con qualcuno che probabilmente nascondeva dentro di sé la reale portata del proprio essere - Perché quando muori... è finito tutto, capisci? Non puoi più provare, non puoi più darti la possibilità d'imparare, di sbagliare, di crescere.
Spesso nella vita si pensa "ormai ho provato tutto quello che c'era da provare, non c'è più niente di nuovo che possa interessarmi" ... ma non è vero, sai? C'è sempre qualcosa di nuovo.
Qualcosa che non conosci, che sia bello o brutto, spaventoso o bellissimo, terrificante o meraviglioso... sarebbe sempre comunque un'esperienza che la morte ti priverebbe di provare.
E quando dovrò andarmene da questo mondo, beh, spero di aver vissuto la mia vita in fondo, di averle dato modo di dimostrarmi che mi sbagliavo a pensare di sapere già tutto, e che invece c'erano ancora delle cose da scoprire.


Era stata troppo prolissa, era andata fuori tema?
Non lo sapeva, forse perché appunto, non è che facesse quel genere di conversazione tutti i giorni, men che meno con uno suo studente: non rifiutava il dialogo, però, né rifugiava il confronto, perché come educatrice - e da tempo aveva imparato ad esserlo - era suo dovere anche quello di aiutare i suoi allievi anche nella crescita personale, e non solo in quella scolastica.
Per questo, saputo che tra il Corvonero e la collega Prefetta Jiménez era finita, la donna non disse niente di banale, non si esibì in alcuna frase di circostanza: gli parlò al contrario di se stessa, prendendo la sua esperienza per spiegargli che comprendeva quanto stesse male, perché lei all'epoca aveva provato lo stesso.
Poi era passato, certo, ma al momento la ferita le aveva fatto sentire quasi la morte nel cuore.

Le storie che viviamo scrivono i loro nomi sul nostro corpo con inchiostro indelebile o con inchiostro di sangue.
Ciò che è indelebile non se ne andrà più via e lo ricorderemo in eterno... Basterà rileggere il nome della storia.
Ciò che è scritto col sangue, sarà anch'esso indelebile ma perché dopo un po' si cicatrizzerà, lasciando il nome inciso come una ferita.
Inizialmente ci farà del male, brucerà, fastidioso e inesorabile... Ma col tempo la pelle guarirà e con ciò il dolore avrà termine.
... Credo di aver capito.


Sì, è esattamente quello che intendevo dire.
Un giorno ripenserai a questa tua relazione con un sorriso sulle labbra, forse triste, forse malinconico, ma non proverai più dolore: l'inchiostro indelebile sarà ancora lì, a ricordarti il volto di lei, il suo nome, perché sia stata tanto importante per te... ma quello di sangue si sarà rappreso e cicatrizzato, e non avrà più alcun effetto sul tuo cuore.


Un po' macabro forse, detto così, ma quello era il senso del discorso, ed era felice che Zephyr l'avesse capito subito: temeva sempre di non riuscire a spiegarsi, perché stava esponendo il proprio punto di vista ad un ragazzo e non ad una persona adulta e di provata esperienza... ma il Corvonero le aveva dimostrato il contrario.
Ed era venuto per lui il momento di mostrare alla francese quanta strada avesse fatto in campo musicale, i suoi progressi e se fosse o meno valsa la pena di mantenerlo come membro del Coro: perché allora non farlo cantare dentro l'illusione?

Se le illusioni si nutrono di ciò che di vero esiste in noi... Non so quanta forma potrà attingere dal mio essere.
Ad ogni modo, non c'è problema, mi esibirò qui.
Se permette, terrò gli occhi chiusi.


Registrò quelle parole con molta attenzione, nella sua mente, ma non le commentò: annuì semplicemente, osservandolo mentre, appunto, chiudeva gli occhi, ed iniziava a suonare la chitarra per accompagnarla poi con la voce; non si aspettava l'esecuzione di un brano melodico, visto che la prima che avevano parlato lui pareva essersi avvicinato al rap - una sorpresa dunque per lei - ma non fiatò ancora, limitandosi ad ascoltarlo con attenzione, osservando anche ciò che la sua anima creava con quelle note, con quelle parole, con quella voce.
Vide lui, un altro se stesso sorridente,e poi la sua versione adulta, più... triste.
Vide due nuvole di forme femminili essere accanto allo Zephyr che cantava e alla sua ombra sorridente, mentre quello grande rimaneva sempre da solo, ad osservare tutta la scena da lontano prima, a guardare verso l'alto poi.
Non gliene importava? Fingeva che non gliene importasse?
Non avrebbe saputo dirlo.
Osservò ancora, silenziosa ma attenta, carpendo frammenti dei pensieri che Kenway celava nel proprio cuore: era piuttosto sicura che le due figure femminili [Intuito (Perspicacia) 40] fossero le trasposizioni di Ariel Jiménez e Melia Herbert, la ragazza che amava e quella a cui voleva bene.
Poi un particolare diverso da quel quadro fatto di figure umane... una rosa fatta di ghiaccio, un dettaglio che non sfuggì alla donna, soprattutto considerando l'aria sognante con cui il giovane Zephyr la stava fissando; e ancora, una sorta di sfera, un guscio che avvolse interamente il ragazzo, quella sorta di gabbia che inizialmente, nella mente di Monique, gli impediva di lasciarsi andare ed aprirsi con qualcuno.
Il guscio, però, si fece sempre più piccolo e si avvicinò al petto dello Zephyr adulto, e solo allora la francese si rese conto che forse era qualcosa di diverso per l'anima del Corvonero, non una gabbia, ma quasi... una protezione.
La musica iniziò a spegnersi mentre lo Zephyr adulto si allontanava da solo, e quello attuale, quello che aveva cantato, riaprì lentamente gli occhi, posando lo sguardo sulla Vice Preside di Hogwarts, silenzioso, in attesa di un giudizio.
Poteva sembrare diversamente, ma Monique aveva ascoltato con attenzione la voce di Kenway durante la sua esibizione, oltre ad aver avuto il privilegio di poter scrutare un poco nella sua anima: erano nuovamente immersi nel campo di fiori, per la gioia di Fire che poteva riprendere a rotolarsi sull'erba.
La Vireau annuì ancora, silenziosa e concentrata, passandosi una mano tra i capelli prima di decidersi finalmente a parlare.

Prima di darti un giudizio tecnico, quello per cui sei venuto... mi permetterò di dirti due cose, che puoi prendere in considerazione o semplicemente lasciarti scivolare addosso, la scelta sarà solo tua.
La prima
- iniziò a dire la Vireau - è che per quanto possa sembrare una frase fatta, io sono qui: se hai bisogno di parlare, di sfogarti, o magari di confrontarti con qualcuno, puoi venire nel mio ufficio quando vuoi, e potrai farlo anche una volta preso il diploma - perché ipotizzava, magari a torto, che sarebbe rimasto se non come Prefetto, almeno come Assistente di Tisifone, e quindi avrebbero ancora avuto modo di vedersi - La seconda, è che stando a ciò di cui si è nutrito l'illusione... hai un anima in grado di dare forma a molte, molte cose, Zephyr.
Forse ci devi solo credere.


Si era sentita di dirgli quelle cose perché le pensava davvero, dall'inizio alla fine, e voleva essere sincera con lui non come Vice Preside ad allievo, ma come persona ad un'altra persona: sapeva ciò che aveva visto, perché Kenway gliel'aveva mostrato, e se c'era una cosa su cui non si poteva discutere era che le illusioni prendevano forma dai pensieri e dai sentimenti delle persone, e dunque mai potevano mentire su di essi.

Passando a ciò che forse t'interessa di più... ho appena avuto la conferma che scommettere su di te è stata la cosa migliore che potessi fare - riprese la francese, con un sorriso soddisfatto e leggero - C'è da lavorare, ma la tecnica c'è, la voce anche.
Sei riuscito a trasmettermi molte emozioni, al di là delle illusioni, ed è questo l'importante, è questo ciò che m'interessa: la musica è parte di te, e tu le hai dato vita.
Sono ancora più convinta di prima che tu debba far parte del Coro... e se te la senti, vorrei che durante lo scontro con la Cyprus tu portassi proprio questa canzone: credo che, al di là di una vittoria, sarebbe un bello spettacolo per chi verrà a sentire le nostre esibizioni.


Si fermò un secondo, riprendendo fiato prima di concludere.

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Messaggioda Zephyr » 05/02/2014, 17:05

[newsgoth]
Credo che in alcuni casi lo sia, sì.
Una liberazione dovuta ad una fuga, ovviamente: si arriva ad un punto in cui non si sa cosa fare, si pensa di non avere una via d'uscita... e allora sì, la morte può essere vista come l'unica cosa sensata da fare, il modo migliore per liberarsi di tutti gli sbagli fatti, dei sensi di colpa, dei rimorsi e dei rimpianti... di tutto.


In quel frangente avrebbe potuto, dovuto fermarla, per chiederle cosa significava la volontà di morte quando ci si sentiva inetti alla vita, ma non avrebbe mai tradito volontariamente il segreto di una persona tanto importante per lui, parlando apertamente della propria esistenza come individuo diverso, creato da altri esseri umani, da altre menti uguali alle loro e non da una volontà superiore.
Da lì accomunare lui allo sguardo insolito della Herbert era un passo molto, troppo breve, troppo pericoloso, e Zephyr non amava rischiare.
Scelse quindi di far proseguire la Vice Preside nel suo monologo supportato da esperienza e saggezza, due doti che riconosceva in lei con estrema umiltà e rispetto, non dimenticando di incanalare ogni concetto come un prezioso tesoro.
Per quanto avesse già scelto di fuggire da quel mondo, era comunque più forte di lui il desiderio di apprendere e assimilare.

Ma io credo che sia al tempo stesso una condanna.
Perché quando muori... è finito tutto, capisci?
Non puoi più provare, non puoi più darti la possibilità d'imparare, di sbagliare, di crescere.


Una condanna per chi si sentisse degno di possedere il dono dell'esistenza, ma lui allora, che non ci sentiva? La riteneva ugualmente una condanna?
A livello ideologico si, senza dubbio, perché era vero, da morto non avrebbe potuto più aiutare nessuno, o meglio, Melia, aiutarla a tirarsi fuori dai guai, aiutarla a darle il supporto che necessitava nelle missioni ed anche nei semplici giochi sadici della sua mente perversa e adorabile.
Per un attimo quel pensiero lo fece riflettere, lo fece quasi ripensare all'idea di scomparire, ma bastò poco per far tornare tutto esattamente come prima, bastò visualizzare l'immagine del professor Connor per ricordarsi che anche se avesse perso Kenway, Dyaln sarebbe ugualmente rimasto lì accanto a lei a darle esattamente le stesse cose, probabilmente anche di qualità superiore perché era lui che amava davvero, non il Corvonero.
Felice per il suo amore, per i suoi sentimenti, un po' triste nella consapevolezza di non essere affatto indispensabile, ma sostituibile.

Spesso nella vita si pensa "ormai ho provato tutto quello che c'era da provare, non c'è più niente di nuovo che possa interessarmi"
... ma non è vero, sai? C'è sempre qualcosa di nuovo.
Qualcosa che non conosci, che sia bello o brutto, spaventoso o bellissimo, terrificante o meraviglioso... sarebbe sempre comunque un'esperienza che la morte ti priverebbe di provare.
E quando dovrò andarmene da questo mondo, beh, spero di aver vissuto la mia vita in fondo, di averle dato modo di dimostrarmi che mi sbagliavo a pensare di sapere già tutto, e che invece c'erano ancora delle cose da scoprire.


Lei considera i problemi degli altri importanti quanto i propri.
Non li sminuisce, non li prende sotto gamba, non li trova infantili.
E' una dote molto preziosa, che la rende una persona diversa da molte altre.


Non disse altro e non espresse una propria considerazione sulle parole utilizzate dalla professoressa di Incantesimi.
Il suo silenzio voleva dire molte cose, in primis che aveva registrato tutto, che non aveva tralasciato niente e che voleva prima elaborare ogni cosa e poi nel caso trovare un proprio giudizio o un proprio punto di vista inerente alla conversazione.
Adesso voleva soltanto concentrarsi sul brano da cantare ed eseguire per capire se fosse o meno in grado di rimanere nel gruppo del coro.
Ci era entrato esclusivamente per avvicinarsi ad Ariel, inizialmente il suo giocattolo, divenuto poi il suo amore ed infine... Infine...
Non riusciva nemmeno ad identificare ciò che lei era per lui in quei momenti, perché relegarla a sofferenza era fin troppo malvagio e riduttivo, ma nemmeno un "nulla", come se non fosse mai esistita.
Di tanto in tanto, fissando l'esterno dal vetro freddo della sua camera, preferiva ricordarla quando era soltanto la sua Ariel, quando faceva ancora parte del cuore di lei e niente andava per il verso sbagliato.
Tal volta, nella notte, tra le stelle del cielo, gli sembrava possibile quasi delineare la curva del suo sorriso e chiudendo gli occhi, la voce gli entrava nell'anima artificiale facendola sospirare talmente tanto... Che per poco poteva anche considerarla come reale ed unica come tutte le altre.

Immagine

And it's not easy...
(E non è facile...)
... to be me...
(Essere...)
... me...
(Me...)


Prima di darti un giudizio tecnico, quello per cui sei venuto... mi permetterò di dirti due cose, che puoi prendere in considerazione o semplicemente lasciarti scivolare addosso, la scelta sarà solo tua.
La prima... E' che per quanto possa sembrare una frase fatta, io sono qui: se hai bisogno di parlare, di sfogarti, o magari di confrontarti con qualcuno, puoi venire nel mio ufficio quando vuoi, e potrai farlo anche una volta preso il diploma.
La seconda, è che stando a ciò di cui si è nutrito l'illusione... Hai un anima in grado di dare forma a molte, molte cose, Zephyr.
Forse ci devi solo credere.


Non volle sapere cosa le illusioni aveva mostrato: gli importava soltanto che non avessero dato luogo a qualche evento o fenomeno preoccupante che potesse mettere in pericolo lui o Melia, mostrando magari stralci del passato, persone ignote o situazioni segrete.
La Vice Preside appariva molto tranquilla e pacata, quindi evidentemente non c'era bisogno di preoccuparsi e dunque, poteva soffermare l'attenzione sulle sue parole, annuendo lentamente quando gli propose il suo aiuto e supporto, anche per quattro chiacchiere, anche dopo il diploma. Rimanere lì per continuare ad essere Assistente della docente di Divinazione: una bella prospettiva, anche se non molto in linea con i suoi propositi ultimi, ma visto che trovava comunque Tisifone Samyliak una donna tanto preparata nella sua arte e materia quanto nella vita, sarebbe rimasto al suo fianco fino all'ultimo, forse anche per sdebitarsi della catastrofe sentimentale alla quale l'aveva fatta andare incontro.

Passando a ciò che forse t'interessa di più... Ho appena avuto la conferma che scommettere su di te è stata la cosa migliore che potessi fare.
C'è da lavorare, ma la tecnica c'è, la voce anche.
Sei riuscito a trasmettermi molte emozioni, al di là delle illusioni, ed è questo l'importante, è questo ciò che m'interessa: la musica è parte di te, e tu le hai dato vita.
Sono ancora più convinta di prima che tu debba far parte del Coro... e se te la senti, vorrei che durante lo scontro con la Cyprus tu portassi proprio questa canzone: credo che, al di là di una vittoria, sarebbe un bello spettacolo per chi verrà a sentire le nostre esibizioni.


Mi sento di conferire uguale interesse sia alla prima che alla seconda parte.
Il suo tempo è difficile da gestire e nonostante questo, lo condividerebbe con il sottoscritto.
Non lo dimenticherò, glielo assicuro.


E come meglio dimostrarlo se non dandole immunità dalle grinfie dell'amica e amore Melia Herbert?

Riguardo la canzone...

Cosa ne pensi?

Va bene, porterò questa alla sfida e ne terrò una nello stile "rap" per un eventuale testa a testa, se per lei è una buona idea.
Adesso, se non le dispiace, dovrei andare... La professoressa Samyliak mi attende per valutare insieme l'elenco di domande del prossimo compito.
Grazie delle parole, dell'ascolto e del giudizio sincero.


Si guardò attorno, l'illusione ancora attiva nella stanza.
Si mise in ginocchio, chiedendo implicitamente al lupo di avvicinarsi per fargli una carezza di affetto e saluto.
Dopo di che si rimise eretto col busto, guardando con aria calma e piatta il volto di Monique, con un ultimo favore da chiederle prima di allontanarsi definitivamente dal suo ufficio.

Mi piacerebbe ricordare questo paesaggio fino all'ultimo.
Una sorta di... Illusione nell'illusione che tutto ciò fosse reale.


La donna non poteva capirlo, ma per lui era un avvenimento splendido e irripetibile sentire il calore del Sole come chiunque altro.

Potrebbe quindi... Cortesemente... Far apparire una porta in mezzo al campo in corrispondenza della vera uscita?
... Gliene sarei riconoscente.


Se dunque la Coordinatrice avesse acconsentito a realizzare quel suo innocuo e semplice desiderio e non avesse avuto altro da dirgli, Zephyr si sarebbe avviato in direzione della porta creata per aprirla e prepararsi a scomparire da quel luogo fantasioso e fuori dal mondo, un po' come lui.

Le auguro una piacevole giornata, Vice Preside.
... Arrivederci.


Quell'intero saluto, fu la sola frase presente in tutta la conversazione che assunse una tonalità più calda, morbida e sentita.
Un lievissimo sorriso, un'ultima lacrima nascosta dal voltarsi del corpo verso l'esterno e poi...

| Tlack |

... Di nuovo fuori posto.

Fine
[/newsgoth]
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Messaggioda Jeremiah » 12/03/2014, 14:57

[Hogwarts - Cancello dei Gargoyle - ore 15:31]

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Si era fermato davanti un cancello in ferro sigillato: una volta che si fu avvicinato ci fu un cigolio e il cancello si spalancò lentamente, provocando un rumore ridondante quando urtò le colonne da cui era sostenuto; due gargoyle di pietra alati sormontavano i pilastri: i loro sguardi si incontravano nel punto esatto in cui il cancello si univa. Ora che aveva varcato il confine e non c'era nessun ostacolo di fronte a sé poteva osservare meglio il castello medievale: grandi torri lo circondavano e i muri di pietra erano framezzati dai grandi finestroni. Somigliava molto ad una cattedrale in stile gotico che giaceva su una scogliera. Tutto giaceva nell'ambiente circostante, solo il canto di qualche uccello e il soffio del vento attraverso le chiome degli alberi e i cespugli che erano posti ai lati della stradina di terra che saliva alla scuola.
Rimase sbalordito per la bellezza del posto e al contempo spiazzato: non era certo quello il suo prototipo di scuola, ma riteneva che doveva essere davvero affascinante la vita del castello. Noel gli aveva accennato nelle sue lettere della scadenza del posto, ma i due avevano diverse concezioni del bello. Certo, la Cyprus disponeva di tutto il comfort necessario, ma il castello era bello a suo modo: forse sarebbe stato meglio lì che alla Cyprus.
Seguì la stradina e ben presto giunse davanti il portone della scuola, poi lo varcò.

[Ufficio di Incantesimi - Insegnante Monique Vireau - Ore 15:41]

All'interno il posto era fedele allo stile delle mura: lunghe scale salivano ai piani superiori e si diramavano; per di più le scalinate principali cambiavano direzione a discrezione degli studenti e occorreva fare attenzione a non capitare sulla scala proprio quando questa si spostava su un altro pianerottolo.
Per raggiungere l'ufficio della VicePreside Monique Vireau aveva impiegato una manciata di minuti: non si aspettava certo un labirinto, per cui fu un sollievo quando raggiunse il corridoio dell'ufficio (aveva chiesto indicazioni a qualunque studente che gli capitasse a tiro).
Si fermò dinnanzi una porta che recitava il nome della Vireau e capì che non poteva aver sbagliato; tranne il respiro e poi sospirò, come se stesse per affrontare un esame. Sarebbe diventato il nuovo insegnante di Storia della Magia e questo lo aveva elettrizzato un poco: non era abituato a parlare in presenza di tante persone, ma non era certo un problema: pensare che prima gli veniva difficile colloquiare anche solo con un solo individuo: benedetta Aryanne Vastnor.
A proposito: Aryanne aveva studiato lì e tra i docenti c'era anche un certo Vastnor; chissà se si trattava di qualche parente. Lo avrebbe scoperto presto.
Levò il pugno e bussò alla porta un paio di volte, tanto forte quanto bastava affinché attirasse l'attenzione di chi era all'interno dell'ufficio: una volta ottenuto il permesso sarebbe entrato e lo avrebbe studiato velocemente; spostando lo sguardo da una parte all'altra della stanza.

Ha buon gusto la Vireau...

Osservò fra sé e sé.
Non poteva fare a meno di frenare quella punta di acidità e di sfacciataggine, tuttavia riusciva a camuffarla bene e a trasmetterla all'interlocutore allo stesso modo.
Lo divertiva un po vedere qualcuno che aveva difficoltà a trovare le parole ad alcuni suoi commenti: mesi prima era lui in quei panni. Ora padroneggiava l'arte della parola e quasi sempre aveva la risposta pronta a qualunque domanda o affermazione: amava molto le provocazioni, a quelle sapeva rispondere con una sottile malizia che andava a colpire proprio il punto debole dell'altro.
Quando faceva infuriare suo padre da piccolo preferiva sempre un ceffone al posto di una sfuriata verbale: si sentiva inutile e aveva paura a a ribattere. Con un ceffone invece la questione terminava lì: le parole facevano più male delle percosse.
Le ultime ferivano la pelle, le seconde segnavano l'anima lasciando sempre una ferita fresca, impossibile da rimarginare.

Salve, miss Vireau, Jeremiah Murray.

Le tese la mano e posò gli occhi grigi su quelli ghiaccio di lei: erano molto intensi e non invidiava per nulla chi avesse ricevuto un suo sguardo incollerito.
Le rivolse un sorriso gentile, sollevando appena l'angolo della bocca; Monique Vireau era davvero una bella donna, chissà cosa si celava dietro quello sguardo al contempo fulminante e affascinante.
Nonostante fosse sicuro di sé - come sempre - avvertiva una leggera agitazione.
Si domandava quale fosse la sua prima impressione e che cosa le stava passando per la mente guardandolo.
Alcuni dicono che una buona prima impressione sia fondamentale, altri dicono che le apparenze ingannano... Tutto falso: con Jeremiah Murray non ci sono mai certezze.
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Messaggioda Monique » 12/03/2014, 15:34

[Venerdì 3 Febbraio - ore 15.02]


Che ne pensi, Moni cara?

Come sempre mi fido molto del tuo giudizio, Madeline, anche se sono molto curiosa di capire il perché delle tue scelte: capisco un'Allevatrice per la cattedra di Cura, ma perché un Medimago per quella di Storia della Magia?

Sono stata informata che il signor Murray ha una grande capacità nel relazionarsi col prossimo, ha svolto brillantemente i M.A.G.O. nella materia che verrà ad insegnare ed è, per il suo lavoro, una persona molto paziente: chi meglio di lui per insegnare Storia della Magia, una disciplina che molti studiano svogliatamente o che ritengono noiosa?

Naturalmente Madeline Bergman non poteva sapere che il nuovo professore, Jeremiah Murray, un po' di tempo prima non era minimamente così in grado di instaurare dialoghi e relazioni sociali col prossimo, ma non aveva importanza; era il presente quello che contava, e attualmente le sembrava il più indicato per quel ruolo.

Come ho detto, mi fido del tuo giudizio, e sarò felice di accoglierlo nel corpo docenti.
Lui e la professoressa... Chamberlain, se ricordo bene, quando dovrebbero arrivare?


Credo che il signor Murray metterà piede al Castello già nella giornata di oggi, mentre per la signorina Chamberlain dovremo aspettare il weekend.

Molto bene.
Se non c'è altro, Madeline, avrei dei compiti da correggere...


Ma naturalmente tesoro, il tempo vola quando stiamo insieme e sai quanto mi piace chiacchierare in tua compagnia! Allora io vado, mi raccomando, passa nel mio ufficio più spesso... ti vedo sempre così poco!

Vedrò cosa posso fare, promesso.
Ci vediamo a cena!


A dopo cara!

La Preside era uscita tutta contenta, e Monique l'aveva osservata andare via con un sorriso lieve sulle labbra.

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Quella donna era un concentrato di positivismo ed allegria, e se anche all'inizio la Vireau l'aveva mal sopportata, col tempo si era affezionata a lei, al punto da considerarla una di famiglia: non a caso, di lì a pochi giorni, avrebbe celebrato il matrimonio tra lei e Sandyon, seppur nessuno degli invitati fosse stato messo a conoscenza del piccolo particolare, ancora; nella mente di Monique, sarebbero stati tutti meno ansiosi se si fossero ritrovati di punto in bianco nella situazione di dover fare i testimoni, le damigelle d'onore, o semplicemente gli ospiti.
E così aveva deciso di fare, sicura che tanto tutti l'avrebbero ammazzata quando si fossero accorti di avere solo un giorno di preavviso per prepararsi al grande evento.
Ridacchiando tra sé, la donna si mise comoda sulla sua poltrona, accavallando le gambe lunghe e sode, velate da calze color carne che le proteggevano dal freddo, per cominciare poi a correggere i compiti di Incantesimi. Poco più di mezz'ora dopo, finalmente, anche l'ultimo compito venne archiviato, e la francese poté appoggiarsi allo schienale della poltrona con un sorriso soddisfatto, facendo l'occhiolino a Fire che, come sempre, la seguiva ovunque, e che si trovava in un angolo dietro alla scrivania, accanto a lei, accucciato ed intento a sonnecchiare.
Un paio di colpi alla porta le fecero alzare il capo verso quest'ultima, ed a voce alta diede il permesso a chiunque ci fosse dietro di entrare: si aspettava di vedere uno studente, magari con qualche dubbio da fugare dopo l'ultima lezione, invece si ritrovò di fronte un giovane uomo di bell'aspetto che, grazie al fascicolo lasciatole da Madeline, Monique sapeva ricondurre proprio alla persona di cui avevano parlato prima lei e la Preside, Jeremiah Murray.
Si alzò in piedi dunque, la francese, aggirando la scrivania per avvicinarsi al nuovo collega: un vestito color argento con maniche lunghe, morbido e lungo fino al ginocchio si accompagnava a delle décolletées con tacco medio, dello stesso colore, donandole un'aria elegante e sofisticata - una delle poche cose per cui ringraziava la famiglia. Quando Jeremiah le allungò la mano, Monique fece lo stesso stringendola con un sorriso sulle labbra, professionale ma distaccato visto che, ovviamente, non lo conosceva ancora.

Salve, miss Vireau, Jeremiah Murray.

Lieta di conoscerla, sono felice di saperla finalmente al Castello... l'aspettavamo - lei e il resto del corpo docenti, ovviamente - con grande curiosità.
Si accomodi, prego!


Lo invitò, un po' come faceva anche coi suoi studenti quando si trovavano nel suo ufficio, con la differenza che il tono usato con la persona che aveva di fronte non era di superiorità, ma di parità: dopotutto Jeremiah, per quanto apparisse più giovane di lei, era comunque un docente ora, e dunque un suo pari.
Si sedette dietro la sua scrivania, ed attese ch'egli facesse lo stesso e prendesse posto di fronte a sé prima di sorridergli nuovamente.

Ha fatto un buon viaggio?
So che ha studiato alla Cyprus... immagino quanto possa farle strano ritrovarsi ad Hogwarts, in un'atmosfera così diversa da quella a cui lei è abituato...


Commentò la donna: d'altronde anche per lei sarebbe stato così, se da Hogwarts si fosse improvvisamente trasferita alla Cyprus.
Con un colpo di bacchetta, la donna fece comparire un vassoio con dei pasticcini e due tazze di tè, invitando così silenziosamente Jeremiah a farle compagnia per quella pausa merenda.

Allora, mi dica... è nervoso all'idea di dover insegnare qui?
So che nella vita è un Medimago, sarà un po'... surreale ritrovarsi dal curare dei pazienti al dover insegnare a dei ragazzi, no?
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Messaggioda Jeremiah » 13/03/2014, 1:53

D'altronde quel viso l'aveva visto parecchie volte sui giornali: la conosceva di fama dunque, ultimamente aveva anche rilasciato un'intervista sul Profeta.
Stava entrando a far parte di Hogwarts in un momento molto delicato per gli abitanti del castello: al termine dello scorso anno, durante la finale di Quidditch degli studenti, un gruppo di ragazzi aveva invaso il campo e si erano auto-scagliati un Sectumsempra alla gola. Fortunatamente c'era stato un intervento immediato ed era stato fatto il possibile per sanare le ferite degli studenti che - chissà per quale motivo - avevano agito in quel modo. Ovviamente c'era molto di più dietro quell'evento, ma inutile dire che Hogwarts non aveva fatto una buona impressione al mondo magico e sulle famiglie degli studenti che risiedevano al castello. Lui si era costruito una vaga ipotesi sul motivo di quell'accaduto, ma non badava troppo alle parole del Profeta, che come al solito enfatizzava sul fatto.
La donna si alzò immediatamente dalla sua postazione e si erse in tutta la sua bellezza: aveva buon gusto anche nel vestire, non che capisse qualcosa di abbigliamento e moda, ma quel vestito le stava davvero bene.
Ricambiò il suo sorriso e la stretta di mano e lo accolse proprio come si aspettava: ad Hogwarts erano molto calorosi nell'accoglienza e non come alla Cyprus che - lo doveva riconoscere - erano molto più indiretti e distaccati.

Lieta di conoscerla, sono felice di saperla finalmente al Castello... l'aspettavamo con grande curiosità.
Si accomodi, prego!


La seguì e si sedette davanti la sua scrivania, mentre lei faceva lo stesso dall'altra parte.
Unì le gambe trattenendo l'impulso di piegare la gamba destra sul ginocchio sinistro come era solito fare: si erano appena conosciuti, non poteva certo mostrare certi atteggiamenti che riteneva perlopiù consoni a quando si trovava in compagnia di alcuni amici al Villaggio Acuan o quando era in un pub con qualcuno.
Con un gesto della mano si spostò i capelli che gli solleticavano la fronte e ricambiò il sorriso della professoressa di Incantesimi. Doveva essere davvero abile con gli incantesimi: Hogwarts si avvaleva dei migliori insegnanti a quanto aveva insentito: Incantesimi era una materia molto importante e di vera formazione per un mago, pertanto necessitava di un insegnante molto preparato, così come per Difesa Contro le Arti Oscure, Pozioni e Trasfigurazione.

Ha fatto un buon viaggio?
So che ha studiato alla Cyprus... immagino quanto possa farle strano ritrovarsi ad Hogwarts, in un'atmosfera così diversa da quella a cui lei è abituato...


Amo viaggiare: è stato un viaggio piacevole.
In effetti Hogwarts è molto differente dalla Cyprus, tuttavia è impossibile non notare un certo fascino in questo castello tanto storico: la mia passione per la Storia della Magia mi porta ad apprezzare tutto ciò che è antico, seppure non ci sia nulla di caratteristico.


Osservò lui con interesse, e volgendo lo sguardo verso l'alto per poi riportarlo sulla donna.

L'antico è il segno di una storia, di un passato, di qualcuno che è vissuto prima di noi.
Ad Hogwarts sono vissuti celebri maghi e streghe dell'antichità: Albus Percival Wulfric Brian Silente, rinomato mago e Preside; Harry Potter stesso, il ragazzo che è sopravvissuto all'Anatema che uccide e che ha sconfitto il noto mago oscuro Lord Voldemort, ha studiato qui; Dilys Derwent, guaritrice al San Mungo, è stata una delle presidi di Hogwarts.


Quando pronunciò il nome della preside Derwent fu impossibile nascondere una nota di fierezza nel tono della voce: si sentiva in un certo senso accomunato da una celebre strega versata nel campo della MediMagia e che come lui aveva lavorato ad Hogwarts, l'unica scuola presente in Europa.
Lui non era certo il Preside, ma era fiero del fatto che fosse stato scelto per ricoprire l'incarico di insegnante di Storia della Magia: lui tra tutti i maghi dell'Europa; non c'era nulla di male ad essere fieri per quello.

Allora, mi dica... è nervoso all'idea di dover insegnare qui?
So che nella vita è un Medimago, sarà un po'... surreale ritrovarsi dal curare dei pazienti al dover insegnare a dei ragazzi, no?


Inarcò le sopracciglia, come se stesse pensando alla risposta più esatta per quella domanda: non ne era sicuro, ma sembrava quasi che Monique lo stesse mettendo alla prova con quella domanda: un modo per verificare come la pensava lui su quella strana biunivocità tra MediMagia e Storia della Magia: abbastanza plausibile da parte di qualcuno che non lo conosceva ancora bene.
La Storia della Magia aveva riscosso in lui sempre grande interesse, fin dal primo anno: era curioso di conoscere il perché il mondo attuale era così, prodotto di una serie di trasformazioni del passato. La storia nascondeva grandi verità sulle quali non si era mai stancato di fare luce. Il suo destino - seppure lui credeva poco nell'esistenza del Fato - era stato un altro: aveva sorpreso tutti, compreso sé stesso, cambiando la rotta del suo futuro all'ultimo momento; tutti in famiglia avrebbero giurato che avrebbe intrapreso una carriera in Storia della Magia ed era proprio quella la sua intenzione, ma poi era stato attratto dal campo della MediMagia ed era stato amore a prima vista: era orgoglioso del lavoro che svolgeva, ora lo era maggiormente, considerato che poteva svolgere due cose per le quali nutriva un forte interesse.

Non era nei miei programmi: il fatto che possa svolgere entrambe le mie due passioni mi rende felice e fiero. Sa, sono appassionato alla materia... Penso che non troverò difficoltà per questo netto divario - in riferimento alla differenza tra insegnare agli studenti e curare i pazienti - perché se si ama ciò che si fa, non esistono difficoltà: tutto sta nell'amore che trasmettiamo in quello che facciamo; soprattutto, non bisogna temere che i destinatari non comprendono il vero messaggio che vogliamo trasmettere nei nostri insegnamenti, non comprendono la passione con cui svolgiamo il nostro lavoro, lo capiranno in un secondo momento: quando faranno anch'essi qualcosa per cui sono disposti a dare il meglio di loro stessi.

Concluse il suo breve discorso: forse aveva esagerato con le parole e si era fatto trasportare dai sentimenti, ma erano parole sincere; ora che aveva finito di parlare si era reso conto di aver parlato anche con gli occhi, con lo sguardo; Monique avrebbe potuto capire tante cose di lui, ma soprattutto avrebbe confermato il fatto che niente si dava per scontato: sull'albero piccolo possono nascere grandi frutti.
Si sporse di poco per afferrare la tazza di tè e uno dei pasticcini dall'aria deliziosa che lei aveva fatto comparire poco prima: dopo aver gustato il dolce avrebbe bevuto un sorso della bevanda calda: il tè inglese era qualcosa di superlativo, lo aveva assodato da tempo.

Molto gentile da parte sua...

Il loro discorso era molto formale, per cui esitò un momento per riflettere su quello che stava per dire, poi si convinse del fatto che non c'era nulla di male in quella semplice richiesta:

Ah, professoressa Vireau, la prego, mi dia del "tu": il "lei" mi fa sentire molto più grande di un ragazzo di 25 anni.

E qualora la Vireau lo avesse trovato opportuno avrebbe potuto spostare il discorso su qualcosa di meno "didattico" e più interessante.

Ho sentito dire che Hogwarts e la Cyprus si sono scontrate in una competizione amichevole canora.
Non vedo l'ora di ascoltare le voci di Hogwarts, immagino che siano bravi almeno quanto i giovani di Clarissa.


Ovviamente era una sottile provocazione: non per stuzzicare o infastidire la Vireau, ma la sua osservazione era totalmente scherzosa, o forse: indirettamente aveva mandato il messaggio; non dubitava della bravura dei ragazzi di Hogwarts, ma dubitava che potessero raggiungere il livello degli americani: certo, stava giudicando senza aver mai ascoltato i cantanti inglesi, ma aveva ascoltato gli americani e Noel, la sua cara amica, la quale lo aveva sempre stressato per la sua fissa con il canto e l'amore per quest'arte. Non lo aveva mai ammesso, ma in fondo gli era sempre piaciuto ascoltare la sua voce, era bravissima ed era certo che non si impegnava nemmeno al massimo; se si fosse impegnata un pizzico di più sarebbe riuscita a raggiungere livelli più elevati, ma lei aveva sempre negato e ribattuto che metteva tutta sé stessa nel canto, ma sapeva in cuor suo che non era così e che lui aveva ragione, solo che probabilmente non intendeva fare del canto la sua carriera.
Ultima modifica di Jeremiah il 14/03/2014, 14:54, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda Monique » 13/03/2014, 18:48

A prima vista, Jeremiah Murray le sembrava una persona a posto: un bel ragazzo - avrebbe sicuramente fatto innamorare molte giovani studentesse, un po' come il collega Turner - dai modi eleganti ed educati; si era presentato in modo molto semplice, una caratteristica che a Monique piaceva non poco.
Alcuni la trattano ancora con supponenza, nonostante tutto, come se non fossero convinti che il posto da Vice Preside non se lo fosse guadagnato ma fosse più che altro il frutto di qualche raccomandazione; altri, invece, la trattavano con fin troppa gentilezza ed ossequiosità, come se pensassero che la francese si sentisse migliore di loro quando, invece, così non era. Il fatto dunque che Jeremiah avesse deciso di approcciarsi a lei con quell'educazione paritaria che si leggeva nei suoi modi, era sicuramente un punto a favore del giovane uomo nella scala mentale della donna.
Lo invitò ad accomodarsi con un sorriso, ben felice di poter scambiare due chiacchiere con lui prima di lasciargli prendere possesso della sua stanza lì al Castello, ed ovviamente del suo ufficio: per questo gli chiese subito se avesse fatto buon viaggio, e se si sentiva un po' strano nel trovarsi in un luogo così differente rispetto a quello della Cyprus, dove aveva studiato.

Amo viaggiare: è stato un viaggio piacevole.
In effetti Hogwarts è molto differente dalla Cyprus, tuttavia è impossibile non notare un certo fascino in questo castello tanto storico: la mia passione per la Storia della Magia mi porta ad apprezzare tutto ciò che è antico, seppure non ci sia nulla di caratteristico.


Lo ascoltò con aria affascinata, curiosa di conoscere il punto di vista di una persona così evidentemente presa da una realtà diversa dalla propria: immaginava poi che, amando la storia, il Castello di Hogwarts fosse come una sorta di enorme libro da cui apprendere.

L'antico è il segno di una storia, di un passato, di qualcuno che è vissuto prima di noi.
Ad Hogwarts sono vissuti celebri maghi e streghe dell'antichità: Albus Percival Wulfric Brian Silente, rinomato mago e Preside; Harry Potter stesso, il ragazzo che è sopravvissuto all'Anatema che uccide e che ha sconfitto il noto mago oscuro Lord Voldemort, ha studiato qui; Dilys Derwent, guaritrice al San Mungo, è stata una delle presidi di Hogwarts.


Sorrise di fronte al tono fiero di Jeremiah, e poteva comprenderlo: lui era un Medimago, doveva dunque essere molto orgoglioso all'idea che una donna che lavorava nel suo stesso campo fosse riuscita a coniugare quella carriera coi doveri di Preside di una scuola così famosa e importante.
E Monique stessa era curiosa di comprendere se e quanto l'altro fosse pronto a dividersi tra la Medimagia e la cattedra di Storia, due realtà che, effettivamente, c'entravano poco l'una con l'altra.

Non era nei miei programmi: il fatto che possa svolgere entrambe le mie due passioni mi rende felice e fiero. Sa, sono appassionato alla materia... Penso che non troverò difficoltà per questo netto divario, perché se si ama ciò che si fa, non esistono difficoltà: tutto sta nell'amore che trasmettiamo in quello che facciamo; soprattutto, non bisogna temere che i destinatari non comprendono il vero messaggio che vogliamo trasmettere nei nostri insegnamenti, non comprendono la passione con cui svolgiamo il nostro lavoro, lo capiranno in un secondo momento: quando faranno anch'essi qualcosa per cui sono disposti a dare il meglio di loro stessi.

L'amore è la spinta maggiore che possiamo dare a noi stessi, giusto? - commentò la francese con un sorriso comprensivo - Ha ragione, e dopotutto è abbastanza grande da decidere da solo come gestire la sua vita.

E dunque lei non l'avrebbe giudicato, in questo senso: se voleva fare sia il Medimago che l'insegnante, e riusciva in entrambe le cose abbastanza bene, allora che lo facesse pure, a lei cambiava poco e niente.
Fece apparire due tazze di tè e dei pasticcini per condividere insieme quel momento di pausa, sorridendogli gentilmente quando lui prese la sua tazza ed un mignon da gustarsi - uno di quelli preparati da Sophie, e dunque eccezionale.

Ah, professoressa Vireau, la prego, mi dia del "tu": il "lei" mi fa sentire molto più grande di un ragazzo di 25 anni.

Sono molto felice di accontentarti!

Esclamò Monique di rimando con un bel sorriso: non gli chiese ancora di fare lo stesso con lei perché non si conoscevano ancora abbastanza bene. Ci sarebbe stato modo, col tempo, di creare un rapporto tale da permettere ad entrambi di parlarsi in modo informale, il più possibile amichevole e colloquiale, ma era giusto che in quel primo incontro lei mantenesse almeno un po' il distacco dall'altro.

Ho sentito dire che Hogwarts e la Cyprus si sono scontrate in una competizione amichevole canora.

Sfortunatamente non è stato così tanto amichevole, lo scontro... ma sì, si è tenuto lo scorso Dicembre.

Confermò la donna, trovando inutile fingere che ci fossero stati veri sorrisi e complimenti sinceri da parte delle due squadre quando, evidentemente, tutto c'era tranne che un clima amichevole tra loro.

Non vedo l'ora di ascoltare le voci di Hogwarts, immagino che siano bravi almeno quanto i giovani di Clarissa.

Non credo che i miei ragazzi siano all'altezza di quelli della Cyprus, come bravura canora, altrimenti avrebbero vinto loro - ammise Monique, prima di precisare - Ma credo che mettano più anima nella musica, e che siano più capaci di divertirsi senza pensare per forza a vincere.
È una cosa che io considero più importante della vittoria stessa, dare il meglio per se stessi, per essere fieri del proprio operato a prescindere dal risultato.


Perché lei l'aveva vista, la faccia di Clarissa, quando due ragazzi del Coro di Hogwarts, Typhon e Miyabi, erano riusciti a spuntarla nel confronto diretto con i loro avversari americani.

Anche lei ha fatto parte del Coro, quando studiava alla Cyprus, o l'amore per la storia impegnava tutto il suo tempo? - domandò la francese, prendendo un sorso di tè per poi aggiungere - La sua stanza situata nella Torre Sud, comunque, è pronta per lei non appena si sentirà pronto a sistemarvisi, e così il suo ufficio su questo piano, seppur sia completamente vuoto... ho pensato che le andasse di personalizzarlo a modo suo.

E gli sorrise ancora, gentile e disponibile, pronta anche a rispondere a sue eventuali domande se mai il giovane uomo ne avesse avute da porle.
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Messaggioda Jeremiah » 14/03/2014, 16:00

Come poter conciliare due materie così opposte? Non vi era una conciliazione, in effetti: Jeremiah era stato sempre così ambiguo e controcorrente, pertanto non c'era da meravigliarsi che fosse appassionato a due materie praticamente opposte.
Monique comprese quello che intendeva dire: le sue parole erano state visibilmente sincere e piene di sentimento, una garanzia del vero.
Forse lei avrebbe pensato che davanti a sé aveva un tipo un po strano, un qualcuno che nascondeva dei misteri: se così fosse apprezzava la sua educazione, in quanto non pochi si liberavano di quei pensieri come se fossero normali. Talvolta le persone parlano senza preoccuparsi di quello che può provocare in chi ascolta, l'importante è che non faccia del male a loro stessi; magari se notavano che ci rimanevi male, poi si scusavano con quelle banali parole "Mi dispiace... non volevo" o "Non era mia intenzione...", che lui non giustificava affatto: se si dicono determinate cose è solo perché le si pensa e si vogliono dire: non ci sono giustificazioni.

L'amore è la spinta maggiore che possiamo dare a noi stessi, giusto?

Esatto!

Esclamò subito, lieto del fatto che lei avesse inteso subito il messaggio che voleva comunicarle.

Ha ragione, e dopotutto è abbastanza grande da decidere da solo come gestire la sua vita.

Le rivolse un sorriso sincero: la professoressa Vireau si stava dimostrano gentile e disponibile, molto aperta al dialogo e accogliente: sarebbe stato interessante prendere parte ad una sua lezione; era curioso dell'approccio che usava con i suoi studenti.
Sarebbe stato difficile ambientarsi al castello? Forse non tanto, anche perché non era solo: era lì che insegnava Martha Bennet, la consorella della Gilda Acuan: era eccezionale nelle Pozioni; poi c'era Estelle Moreau, che aveva conosciuto al cimitero di Hogsmeade mesi prima: era meglio che non raccontava i dettagli del loro incontro a qualcuno; immaginò la faccia della Vireau se gli avesse chiesto come conoscesse Estelle e sentendosi rispondere che si erano conosciuti in un cimitero: avrebbe riso volentieri, ma fu bravo a mantenere la solita espressione.
Sorseggiò del té e fu un sollievo quando lei acconsentì a dargli del "tu": in tal modo si sarebbe sentito molto più a proprio agio e ne sarebbe fuoriuscita una personalità maggiormente sincera.
Monique era anche la direttrice del coro di Hogwarts, che poco tempo prima si era scontrato in una sfida amichevole con la scuola nella quale aveva conseguito i suoi studi: la Cyprus.
La conversazione si spostò proprio su quanto accaduto nella sfida.

Sfortunatamente non è stato così tanto amichevole, lo scontro... ma sì, si è tenuto lo scorso Dicembre.

Come mai? E' accaduto qualche episodio sconvenevole durante l'evento?

Chiese lui, non sapendo davvero cosa era accaduto durante la sfida: non aveva mai chiesto notizie a riguardo a Noel, tanto meno lei lo aveva informato, anche perché parlavano di rado del coro e dei loro trionfi.
Lui, personalmente, adorava cantare... sotto la doccia però: una volta - quando era ancora a scuola - dopo aver fatto una doccia calda era uscito dal bagno ed aveva trovato Noel sdraiata sul suo letto (fortunatamente aveva addosso l'asciugamano a coprirgli dalla vita in giù). Per poco non aveva avuto un infarto per lo spavento; Noel lo aveva sentito cantare nel bagno e lo aveva costretto a seguirla da Clarissa per dirle che lui avesse un talento nel canto ma, per quanto era difficile resistere alle richieste di Noel, quella volta si era opposto fermamente e la ragazza non gli aveva rivolto la parola per una settimana.

Non credo che i miei ragazzi siano all'altezza di quelli della Cyprus, come bravura canora, altrimenti avrebbero vinto loro

Dunque i ragazzi della Cyprus hanno vinto...
Molto strano che Noel non mi abbia informato: chissà cosa dirà quando le comunicherò che insegno qui ad Hogwarts; probabilmente mi arriverà una sua Strillettera.


Deglutì al pensiero di ricevere una Strillettera e per poco il tè non gli andò di traverso.

Ma credo che mettano più anima nella musica, e che siano più capaci di divertirsi senza pensare per forza a vincere.
È una cosa che io considero più importante della vittoria stessa, dare il meglio per se stessi, per essere fieri del proprio operato a prescindere dal risultato.


Ovviamente.

Commentò lui, posando la tazza sulla scrivania: la sua mente ebbe la visione di una Clarissa angelica; una situazione difficile da immaginare, in effetti.
Monique aveva perfettamente ragione: se i suoi ragazzi avessero continuato per quella strada ben presto avrebbero raggiunto ottimi risultati e sarebbero diventati bravi cantanti, arrivando addirittura a superare il livello dei ragazzi americani.
Questo perché il divertimento e la passione erano due fattori che venivano prima in qualunque cosa si facesse: poi la tecnica andava affinata e perfezionata, ma era comunque un lavoro a cui si accompagnava la voglia e il divertimento.
Clarissa non puntava a quello: puntava solo alla gloria personale, alla vittoria, anche se era una brava cantante anche lei e sapeva insegnare quell'arte ai suoi ragazzi. Non voleva solo trasmettere ai giovani la voglia di cantare, la serenità nel farlo.

Anche tu hai fatto parte del Coro, quando studiavi alla Cyprus, o l'amore per la storia impegnava tutto il tuo tempo?

Diciamo che mi piaceva cantare, ma Clarissa non ha mai avuto l'onore di avermi tra i suoi "eletti" - disse con un tono di voce finto, come se fosse troppo bravo per poter cantare con gli altri del coro - A parte gli scherzi, no: per un periodo sono stato tentato di fare quel provino, ma alla fine decisi che c'erano cose più importanti che far parte di un gruppo di ragazzi che venivano guardati con ammirazione e invidia quando li si vedeva in corridoio.

Le sorrisi: il messaggio era nascosto.
Molti di quei ragazzi aveva coltivato un talento in maniera sbagliata. Clarissa li aveva caricati e messi sotto pressione così tanto da convincerli della loro bravura, che sì, era tale, ma che impediva di crescere l'amore verso il canto che diventava col tempo solo un'abitudine e un passatempo.

La tua stanza situata nella Torre Sud, comunque, è pronta per te non appena ti sentirai pronto a sistemarti, e così il tuo ufficio su questo piano, seppur sia completamente vuoto... ho pensato che ti andasse di personalizzarlo a modo tuo.

Un pensiero gentile da parte sua, signorina Vireau, la ringrazio.

Fece lui con un cenno del capo: nel fare così notò qualcosa con la coda dell'occhio al fianco di Monique; di primo acchito gli parve di vedere un cane intento a dormire, ma poi si rese conto dalla forma del muso che non era proprio un cane, ma...

Un lupo.

Commentò senza pensarci: si rese conto di aver espresso quel pensiero ad alta voce e sicuramente Monique avrebbe capito subito.
Rivolse un sorriso alla padrona che doveva essere quasi sicuramente la stessa Vireau e poi tornò ad osservare l'esemplare di lupo: era bellissimo ed era intento a dormire. Chissà com'era riuscita ad addomesticarlo: probabilmente lo possedeva fin da quando era solo un cucciolo: difficile addomesticare un animale talmente impulsivo e poco incline a comportarsi da animale domestico, per di più da adulto. [Intuito (Perspicacia) = 23]

E' maschio o femmina? E' bellissimo...

Commentò con sincera ammirazione: qualora si fosse svegliato non gli sarebbe dispiaciuto poterlo accarezzare, anche se dubitava che si facesse avvicinare da lui. Probabilmente era molto fedele esclusivamente alla padrona.
Quante cose stava rivelando di sé: amava la Storia della Magia, la MediMagia... e ora stava rivelando un interesse per gli animali.
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Messaggioda Monique » 14/03/2014, 17:22

Un Medimago e un docente insieme: non l'accoppiata di carriere più classica del mondo, ma c'era anche da dire che da quando insegnava ad Hogwarts, di cose fuori dallo standard ne aveva viste; che dire allora di Sandyon, che era un insegnante e un Mercenario insieme? - pur non essendo più troppo legato al suo secondo lavoro. E Logan, allora, insegnante e Auror?
Pareva quasi, surrealmente parlando, che essere un professore di Hogwarts non fosse abbastanza, per le persone, al punto da spingerle a cercare una seconda carriera, magari qualcosa di più avventuroso - e anche nel caso di Jeremiah, salvare vite umane probabilmente era molto più interessante e dinamico come lavoro che spiegare a degli studenti svogliati delle guerre tra Goblin e Troll.
Comprendeva, comunque, che quando qualcosa piaceva, quando qualcosa interessava e ti rendeva felice, era anche normale cercare di trovare il tempo per portarla avanti, per svilupparne la passione: il giovane uomo era semplicemente stato abbastanza capace da conciliare le sue due realtà in modo da portarle avanti entrambe in contemporanea; magari non avrebbe avuto una gran vita sentimentale o sociale, ma onestamente quello non era un discorso che a Monique potesse interessare.
Visto che un po' di lui avevano parlato, e che avevano deciso che la donna potesse dargli del tu, si passò ad un argomento più generale ma che, in un certo senso, riguardava entrambi da vicino, ovvero la sfida tra i cori di Hogwarts e della Cyprus: lui l'aveva definita amichevole, lei però aveva dovuto dissentire e l'aveva fatto con tutta la sincerità possibile.

Come mai? E' accaduto qualche episodio sconvenevole durante l'evento?

Non esplicito: nessuno ci ha trattati male né ha fatto qualcosa di sconveniente, ma era chiaro che non ci fosse un clima amichevole o propedeutico a fare semplicemente una bella gara che vedesse tutti felici e contenti, anche gli sconfitti.

Poi era chiaro, a nessuno piaceva perdere, e nemmeno a lei naturalmente, ma si sentiva quando un clima era teso, quando c'era l'ansia di prevaricare sull'altro e dimostrare di essere il migliore, e così era stato per quelli della Cyprus: avevano vinto, comunque, e quello era l'importante, almeno per Clarissa e i suoi ragazzi; Monique era contenta di come si fossero comportati, dell'attenzione che avevano messo per fare una bella performance al di là del risultato, ma sapeva che se avesse fatto un discorso del genere agli americani, probabilmente le avrebbero riso in faccia, quindi alzò semplicemente le spalle e lasciò correre l'argomento.
Jeremiah comunque, essendo stato uno studente della Cyprus, conosceva sicuramente i metodi della Coordinatrice del Coro, per questo alla Vireau venne spontaneo chiedergli se ne avesse fatto parte, negli anni passati.

Diciamo che mi piaceva cantare, ma Clarissa non ha mai avuto l'onore di avermi tra i suoi "eletti".
A parte gli scherzi, no: per un periodo sono stato tentato di fare quel provino, ma alla fine decisi che c'erano cose più importanti che far parte di un gruppo di ragazzi che venivano guardati con ammirazione e invidia quando li si vedeva in corridoio.


È sempre una questione di priorità e, ovviamente, di come si vive la musica: d'altronde non è necessario far parte di un Coro o vincere delle sfide per coltivare quella determinata passione... a volte farlo anche nella propria stanza da' più risultati che con altri metodi.

Soprattutto se nelle prove ti veniva insegnato a voler schiacciare gli altri invece che dimostrare la tua bravura col canto, ma ancora una volta erano metodi d'insegnamento diversi che lei non si sarebbe permessa di giudicare oltre.
Dopo averlo informato che il suo ufficio era pronto, l'attenzione del giovane uomo venne attratta da Fire che se ne stava lì tranquillo, accanto a lei, accucciato con gli occhi socchiusi.

Un lupo.

Sorrise ed annuì con amore nei confronti dell'animale, che quasi sentendosi chiamato in causa aprì gli occhi e alzò il muso verso la padrona: era candido come la neve - com'era sua madre - ma a differenza di Flame gli occhi erano scuri e giocosi, luminosi ora che si sentiva in qualche modo al centro della conversazione.

E' maschio o femmina? E' bellissimo...

La ringrazio, fa sempre piacere sentirsi apprezzare il proprio famiglio - e lei lo definiva così visto che spesso Fire si era dimostrato utile anche in combattimento - È un maschietto, si chiama Fire.
Sua madre, Flame, fu il mio animale domestico per tutto il periodo ad Hogwarts, e partorì dandolo alla luce: mi è praticamente nato tra le braccia, ed è stato amore fin dal primo sguardo.


Anche se ci aveva messo un po' di tempo per accettare che Flame fosse morta - limitazione umana, lo sapeva, ma anche Monique aveva i suoi difetti.

Lo vuole accarezzare? - domandò a Jeremiah, e qualora avesse ricevuto una risposta affermativa, avrebbe fatto un cenno silenzioso a Fire, a fargli capire di potersi avvicinare - Non morde, quindi allunghi semplicemente la mano... farà da solo tutto il resto - invitò l'altro, e infatti se l'americano avesse seguito le sue istruzioni, il lupo si sarebbe avvicinato e avrebbe annusato la sua mano, prima di strusciarvi il muso così da ricercare esplicitamente una sua carezza.

Lei possiede animali, o ne vorrebbe portare uno qui al Castello?
Sono i migliori amici che un uomo possa avere, io credo... è d'accordo?


Gli domandò interessata, avendo notato che Jeremiah pareva piuttosto affascinato dalla presenza del lupo in quella stanza.
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