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Messaggioda Tisifone » 20/07/2013, 15:29

Lei dunque non ha fiducia nella Preside Bergman o nella Vice Preside Vireau?


No.

Una risposta secca espressa con un tono di voce pacato, lo sguardo che sosteneva sereno quello rosso di Zephyr a lasciar trasparire la sincerità insita nelle sue parole. E per poter ammettere così candidamente di non fidarsi di Monique Tisifone non dovette far ricorso a chissà quali capacità artistiche degne di un attore babbano ma semplicemente concentrarsi [Concentrazione =15] solo su una delle due persone citate dal Corvonero e che alla luce dei recenti avvenimenti aveva perso, ai suoi occhi, un miliardo di punti fiducia. La Preside Bergman era di certo una strega eccezionale dotata di enormi poteri, come aveva in parte dimostrato a tutta la scuola quando aveva permesso loro di far vedere lo scontro tra i colleghi e il MezzoDrago in diretta eseguendo un complicatissimo incantesimo, ma non si fidava di lei come persona. Questa piccola considerazione personale però spinse Tisifone a chiedersi se, a tutti gli effetti, non fosse stata precipitosa nel dare quella risposta e soprattutto non avesse peccato di superficialità quando aveva detto al Prefetto che tra loro non sussisteva un rapporto di fiducia. Se, infatti, lei si fidava della Preside come strega e la Preside si fidava a sua volta di lei come Insegnante, considerato che le aveva affidato la cattedra di Divinazione, allora forse il rapporto che esisteva tra lei e il suo Apprendista e andava evolvendo di giorno in giorno poteva essere definito come un rapporto di fiducia limitato al campo professionale. Dischiuse le labbra per correggersi ma quando Zephyr riportò il suo sguardo su di lei, preferì tacere, certa che l’altro non avesse ancora terminato di esprimere il suo pensiero.

Non credo lei sappia molto della Preside o della Vice, ma ugualmente credo abbia fiducia nel loro operato e nella loro bravura per i ruoli che svolgono e come li svolgono.
La fiducia può essere di vari tipi, esattamente come l'amore, per esempio.
C'è quello per i genitori, quello per un animale e quello per un compagno o una compagna.
Anche la fiducia penso abbia vari stadi e vari livelli.
Io parlavo di fiducia reciproca, oltre che rispetto, come un allievo che si fida delle capacità e dell'onestà della propria Maestra, e volevo lei si fidasse di me come una Maestra che si fida dell'impegno e della costanza del suo allievo.
In tale impegno e costanza c'è anche la volontà di continuare gli addestramenti quando la Maestra è indaffarata o stanca o non in salute.
Oppure la sua fiducia nel sapere che non rimarrò male o contrariato se preferisce non avermi nel suo ufficio in un dato momento.
Forse prima devo essermi spiegato male, in quel caso, mi dispiace molto, professoressa Samyliak.



Sono io che mi devo dispiacere Signorino Kenway e chiederle scusa per averle risposto in maniera così superficiale – ribattè Tisifone, una scintilla di orgoglio negli occhi per il modo brillante con cui il ragazzo era riuscito a spiegare quello che, alla fine dei conti, era il pensiero di entrambi – Solitamente i miei rapporti con il resto del mondo si dividono in bianco e nero, amici e conoscenti, e non mi sono mai soffermata a riflettere sul tipo di fiducia che sussiste con i secondi – e anche se la conversazione stava varando sul personale, Tisifone alla fine non stava confidando nulla che a un buon osservatore non fosse già noto e cioè la sua scarsa vita sociale all’interno del Castello che dopo la rottura con Lucas si era ridotta drasticamente a zero o quasi. – Lei invece rappresenta una piacevole quanto insolita sfumatura di grigio e, usando le sue parole, mi fido di lei come allievo perché l’impegno e la dedizione che sta mostrando non solo nella ricerca della sua mantica ma anche nei confronti di tutta la mia materia mi danno la certezza che lei farà l’impossibile e oltre pur di non deludermi.

Fino a quel momento Tisifone aveva manifestato il proprio apprezzamento per l’operato del suo Apprendista in silenzio, con piccoli gesti, e soprattutto continuando a dedicargli tempo ed energie nonostante i fallimenti che avevano accumulato, proprio perché sapeva che non erano addebitabili in alcun modo al ragazzo. Quello appena espresso quindi era a tutti gli effetti il primo complimento che gli rivolgeva dal giorno in cui avevano deciso di intraprendere quella strada e il motivo che l’aveva spinta a parlare, tenendo sempre un tono contenuto e pacato, non era il senso di colpa, peraltro inesistente, per aver espresso un giudizio frettoloso. Voleva solo mettere un punto fermo a quel loro strano rapporto, fugando qualsiasi dubbio che potesse essere sorto in quei mesi per i troppi non detti. E sulla scia di quella sorta di conversazione più privata che professionale, Tisifone si spinse al di là del suo ruolo di semplice Maestra, dando al ragazzo un consiglio o meglio un ordine sul non perdere mai la fiducia in se stesso, nelle proprie capacità e nelle proprie convinzioni, se non per un processo di maturazione personale. Non potendo, purtroppo, in alcun modo conoscere l’effetto che le sue parole avevano avuto su di lui, la Divinante riportò la conversazione su un piano più professionale, cercando di comprendere per prima cosa quali fossero le motivazioni che l’avevano spinto verso la Chiarudienza ma le parole dell’Aberrazione, se da un lato la tranquillizzarono, mettendo in evidenza ancora una volta la maturità del ragazzo, dall’altro le suscitarono un senso di inquietudine per il significato intrinseco. Se Zephyr voleva avvicinarsi a quella mantica per poter mettere a tacere la voce interiore che sembrava perseguitarlo come avrebbe fatto a resistere al fascino dell’Oblio? Spinta da un senso di responsabilità nei confronti del ragazzo che non aveva mai avvertito prima e su cui successivamente avrebbe dovuto interrogarsi, Tisifone tentò di metterlo in guardia e allo stesso tempo di confortarlo nell’unica maniera che conosceva e cioè posando una mano sulla sua. Quel contatto per quanto lieve e non invasivo, la fece rabbrividire per la differenza di temperatura tra i loro corpi, lasciandole i polpastrelli intorpiditi e insensibili per un paio di minuti anche dopo che ebbe ritirato la mano, ma nonostante questo non reputò necessario fare domande in merito in quel momento.

... Grazie.


Dovrebbe avere ormai compreso che non mi interessano degli sterili ringraziamenti – perché qualcosa [Intuito(S)=36] le diceva che quella parola fosse per l’altro vuota di alcun significato – ma bensì i fatti. Lei resti ancorato a questo piano di realtà e allora non avrò parlato a vuoto negli ultimi minuti.

Avrebbe voluto aggiungere anche un “trovi qualcuno con cui confidarsi oppure venga da me quando sente di essere arrivato al limite” ma quello sarebbe stato andare decisamente oltre lo già strano rapporto che aveva intrapreso anche se non era certa che il ragazzo, di cui continuava a sostenere lo sguardo, non potesse cogliere in tutto o in parte quel suggerimento dalla luce che stava rendendo vivi i suoi occhi, dopo tanto tempo. Zephyr poteva rappresentare una responsabilità non voluta, anche un peso sotto un certo punto di vista, ma di certo era anche una sfida verso se stessa e verso il Fato, una sfida che aveva colto e che avrebbe vinto a tutti i costi. Per questo era più che certa di riuscire a convincere, con le buone o con le subdole, Simon a usare il cucciolo di pseudodrago come assistente durante le lezioni di Auditazione che avrebbero dovuto tenere come primo passo verso la Chiarudienza.


Nel frattempo si senta libera di darmi tutti gli esercizi che pensa possano essermi utili.


Dovrà iniziare ad aprire i suoi chakra e questo vuol dire reimparare a respirare. Mi esponga il suo secondo quesito e poi le esporrò i principi del ciclo di respirazione necessari per poter risvegliare il primo chakra.

Vorrei chiederle la possibilità di essere nominato suo Assistente, Maestra.


Non era sorpresa di quella richiesta. Dopotutto Irvyne aveva aperto la strada a quel nuovo tipo di collaborazione anni prima accettando la Parker come sua assistente per poi sostituirla una volta che ebbe preso i M.A.G.O. con la loro Prefetta e addirittura la Vilvarin non solo aveva permesso a Seal di farle da assistente ma gli aveva anche affidato la cattedra durante l’anno sabbatico che si era presa da scuola.

Probabilmente se mi fossi dimostrata un po’ più umana me lo avrebbe chiesto prima.

Quel pensiero però non ebbe alcuna conseguenza, non le fece venire sensi di colpa o altro perché semplicemente era soddisfatta di quello che era – certo in quel periodo un po’ meno ma quello era un altro discorso – e considerato che Zephyr stava ancora lì con lei o gli stava bene il suo carattere o semplicemente se lo faceva piacere. In entrambi i casi non rappresentava un problema suo.

Standole accanto anche nelle normali ore di lezione senza dover aspettare la loro conclusione penso possa aumentare ulteriormente il mio bagaglio di conoscenza, oltre che l'affinità con le tecniche da lei spiegate.
Inoltre posso aiutarla nella correzione degli elaborati o nella stesura delle domande di verifica, qualora lei sia impegnata o stanca fisicamente.
Lei ha stabilito dei prerequisiti per poter sperare in questa assunzione?


Signorino Kenway prima che lei si imponesse nella mia vita – e non c’era traccia di accusa nella voce o di rammarico, una semplice constatazione della realtà visto che lui l’aveva quasi costretta a prenderlo sul serio – ero certa che sarei giunta alla pensione senza veder mai una scintilla di magia divinatrice nei miei studenti e quindi no, non ho stabilito alcun prerequisito per un eventuale Assistente. Posso però dirle di cosa non ho bisogno. Non mi serve una persona servile che si limiti a eseguire ogni mia richiesta in maniera precisa e puntuale, accettando le mie opinioni o i miei giudizi come se fossero verità rivelate.

Si prese una pausa, gli occhi che vagavano per il suo ufficio, soffermandosi sugli oggetti in esso contenuti, oggetti di cui andava molto gelosa, che non aveva permesso mai a nessuno di toccare e che avrebbe dovuto condividere con Zephyr se avesse accolto la sua richiesta perché non avrebbe avuto senso prenderlo come Assistente e poi non fidarsi di lui e del rispetto che avrebbe portato alle sue cose.

Le ho appena dimostrato che non sono infallibile e che un dialogo costruttivo permette di portare alla luce ombre importanti di cui si ignorava l’esistenza. – e non potendo sapere cosa aveva provocato nell’altro quello che si erano detti fino a quel momento, ovviamente Tisifone si riferiva solo a se stessa – Quindi se è pronto a scontrarsi con me ogni volta che lo reputerà opportuno, a contraddire motivandole i miei giudizi sui compiti e ad avanzare teorie e proposte in cui crede, allora si Signorino Kenway, può diventare il mio Assistente. Ma la prima volta che avrò la sensazione che lei si stia comportando in maniera accondiscende con me la caccerò dal mio ufficio definitivamente, sia come Assistente che come Apprendista.

Era quasi come se gli stesse offrendo un rapporto alla pari, un qualcosa che andava al di là dalla gerarchia alunno – studente o Maestro – Apprendista e che avrebbe implicato un nuovo grado di fiducia tra di loro, sempre ammesso che fossero in grado di costruirlo e mantenerlo o che Zephyr accettasse quelle condizioni.
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Messaggioda Zephyr » 05/08/2013, 21:48

[newsgoth]
Sono io che mi devo dispiacere Signorino Kenway e chiederle scusa per averle risposto in maniera così superficiale.
Solitamente i miei rapporti con il resto del mondo si dividono in bianco e nero, amici e conoscenti, e non mi sono mai soffermata a riflettere sul tipo di fiducia che sussiste con i secondi...


Bianco e Nero.
Amici e Conoscenti.
Zephyr era riuscito forse a concepire quella particolare fiducia a metà tra questi concetti proprio perché, mentre il limite della donna consisteva nel dividere sempre la vita in quei due colori, per lui invece, esisteva soltanto la sfumatura del grigio mentre i due colori che lo creavano non li concepiva minimamente, non avendoli mai provati sulla sua pelle.
Non aveva amici, e Melia non poteva definirsi tale, perché lei era qualcosa di più, era una ragazza alla quale lui apparteneva e lei apparteneva a lui; conoscenti, per averne bisognava conoscere le persone, capirle, sapere per lo meno qualcosa di loro o magari interessarcisi.
Il ragazzo invece non aveva alcun interesse ad avere gente nuova intorno, non ci faceva caso, guardava tutto con l'occhio spento di chi aveva paura di non avere nulla da offrire perché completamente vuoto e cavo come un albero morto da decenni.
Dunque il bianco e il nero in lui apparivano confusi, mischiati, mai definiti nitidamente e quindi, sempre in grigio, un grigio che Tisifone evidentemente tendeva ad apprezzare molto più di quanto non facesse lui.

... Lei invece rappresenta una piacevole quanto insolita sfumatura di grigio e, usando le sue parole, mi fido di lei come allievo perché l’impegno e la dedizione che sta mostrando non solo nella ricerca della sua mantica ma anche nei confronti di tutta la mia materia mi danno la certezza che lei farà l’impossibile e oltre pur di non deludermi.

Vorrei poterle promettere anima e corpo in ogni esercitazione, ma ho paura di essere sprovvisto della prima.


Paura.
Un modo di dire o una verità?
Aveva davvero terrore di non possedere un'anima?
E perché poi, a cosa gli sarebbe servita?
Colui che doveva portare caos e disastro ad Hogwarts, se non in possesso di un'anima risultava più letale e adeguato, allora perché lui... La voleva?
Negli ultimi tempi, a partire dall'incontro con la dama del ghiaccio ad Hogsmeade, aveva iniziato a credere in qualcosa dentro di lui, qualcosa di talmente intenso da rischiare di sfuggire al proprio controllo, ma stava anche valutando l'ipotesi che in verità, lui non avesse mai posseduto un'anima prima della conoscenza dell'elemento, che fosse stata quella stessa dama con quel fiocco ad istituirgli uno spirito fittizio, artificiale.
Ora quel freddo che gli permeava il cuore così piacevolmente gli impediva di fare realmente chiarezza, ma tutto questo era davvero importante?
Che fosse fittizia, che fosse nata da due mesi o dalla nascita, aveva un così grande valore?
Forse uno c'era, forse una differenza sussisteva, pensandoci bene: un'anima autentica era in grado di far provare al suo possessore molte più emozioni di un'anima creata artificialmente, perché il freddo, la neve, il ghiaccio, non erano in grado di sostituire tutti gli altri elementi che rappresentavano l'equilibrio dello spirito.
Il fuoco ardente per le passioni, il fluire dell'acqua per la calma interiore, la fermezza terrena degli intenti.
Il ghiaccio per quanto potente, avvolgente, autentico, non aveva la capacità di sopperire a tutto quello e se quindi la verità era che la sua anima gli era stata donata dalla dama misteriosa, allora lui non aveva i requisiti necessari per essere uguale a tutti, per essere vero come chiunque, come anche la sua stessa Maestra e insegnante di Divinazione.
Più volte aveva chiesto aveva chiesto alla Setta chi fosse e di cosa fosse costituito, e più di una volta gli fu risposto: "tu non sei altro che una nostra creazione, è il potere la tua anima e questo dovrebbe bastarti".
Aveva provato anche a chiedere a Marcus, pur non trovandosi così in sintonia con lui, ed egli, pur dicendo qualcosa di differente, non risolse ugualmente i suoi dubbi: "non so se con quell'esperimento ti hanno privato dell'anima, non mi è mai successo e non sono uno studioso, ma posso dirti una cosa, se dentro di te è rimasto ciò che viene definito spirito, allora lo sentirai al momento giusto."
Ma lui non sentiva niente, adesso c'era solo il freddo, il ghiaccio, la paura... Una sensazione, un sentimento, ma troppo simile alla freddezza dell'inverno per essere sicuri di distinguerla da un'emozione fittizia, data da un qualcosa di non autentico.
Avrebbe tanto voluto parlare ancora con quella dama, avrebbe tanto voluto incontrare di nuovo una farfalla ghiacciata nel suo cammino, ma non era più stagione e per altro, dubitava fortemente che ella gli avrebbe parlato di nuovo.
Non si parla con i burattini.

Dovrebbe avere ormai compreso che non mi interessano degli sterili ringraziamenti ma bensì i fatti.
Lei resti ancorato a questo piano di realtà e allora non avrò parlato a vuoto negli ultimi minuti.
Dovrà iniziare ad aprire i suoi chakra e questo vuol dire reimparare a respirare.
Mi esponga il suo secondo quesito e poi le esporrò i principi del ciclo di respirazione necessari per poter risvegliare il primo chakra.


La domanda giunse immediata e senza giri di parole, perché lui non ne era capace, non ne era in grado, criptico solo quando voleva o negli sguardi.
Le proprie intenzioni venivano esposte palesi e franche, forse in parte anche per onesto rispetto apparente nel non voler far perdere tempo prezioso alla professoressa, la quale entro pochissimi minuti avrebbe visto iniziare la mattinata di lezione, una delle tante intense della settimana in corso.
Le iridi scure della donna permasero sul volto del semi-vampiro per diversi secondi, prima che ella esponesse il suo pensiero, dettando per altro le condizioni adeguate affinché lui potesse trovarsi a ricoprire il ruolo di suo Assistente.
Inutile dire che nel mentre parlò, lui rimase completamente in silenzio, in religioso ascolto, quasi quelli che stessero uscendo dalle labbra della Samyliak fossero veri e propri dogmi.

Signorino Kenway prima che lei si imponesse nella mia vita ero certa che sarei giunta alla pensione senza veder mai una scintilla di magia divinatrice nei miei studenti e quindi no, non ho stabilito alcun prerequisito per un eventuale Assistente.
Posso però dirle di cosa non ho bisogno.
Non mi serve una persona servile che si limiti a eseguire ogni mia richiesta in maniera precisa e puntuale, accettando le mie opinioni o i miei giudizi come se fossero verità rivelate.


...

Le ho appena dimostrato che non sono infallibile e che un dialogo costruttivo permette di portare alla luce ombre importanti di cui si ignorava l’esistenza.
Quindi se è pronto a scontrarsi con me ogni volta che lo reputerà opportuno, a contraddire motivandole i miei giudizi sui compiti e ad avanzare teorie e proposte in cui crede, allora si Signorino Kenway, può diventare il mio Assistente.
Ma la prima volta che avrò la sensazione che lei si stia comportando in maniera accondiscende con me la caccerò dal mio ufficio definitivamente, sia come Assistente che come Apprendista.


Lei mi insegnerà a distinguere Luce ed Ombra, ed io le farò capire quanto può essere affascinante il Crepuscolo.


Perché mai avrebbe permesso di far notare una sola singola scintilla di esitazione nel rispondere istantaneamente.
Attesa poteva dire solamente una cosa: insicurezza, timore di non poter soddisfare le richieste, i requisiti, le giuste imposizioni.
Lui invece, non avrebbe in alcun modo evitato di parlare chiaramente, esporre i suoi dubbi, le sue teorie, confrontarsi con lei in futuro, se nel caso ce ne fosse stata la possibilità.
Le sue parole riportavano al concetto precedentemente espresso di Bianco, Nero e Grigio.
Luci ed Ombre, presenze congeniali per la donna, il Crepuscolo, regno di Zephyr e della sua realtà.
Avrebbero fuso tutto questo per raggiungere un accordo professionale ed umano, anche se di umano nell'Apprendista, c'era molto poco.
La campana batté due volte, segno che mancava meno di un mezz'ora all'inizio della lezione.
Kenway abbassò lo sguardo, sbattendo le palpebre molto lentamente, poi riprese a guardarla con i suoi occhi color rubino spento.

I principi del ciclo di respirazione dovranno attendere, temo.
Devo cambiarmi ed essere impeccabile al mio ritorno qui assieme a tutti gli altri.
Desidera che informi io la direzione della sua scelta oppure se ne vuole occupare personalmente?


Si alzò lentamente in piedi, eseguendo un perfetto inchino, e quello fu il suo ultimo e prezioso ringraziamento in silenzio per l'opportunità ricevuta.
Andare in camera, mettere la divisa e tornare, tutto questo senza correre, sudare o avere il fiato corto. Si, mezz'ora sarebbe bastata.
Prima di congedarsi dalla sua Maestra, supponendo non avesse altro da dirgli se non un pacato e semplice arrivederci, si permise di fare un'ultima domanda a Tisifone, ponendola in modo che non avesse alcun apparente collegamento con una sua situazione ma rappresentasse solo un misterioso quesito di natura puramente filosofica.

Maestra... Secondo lei, un sasso può avere un'anima?
... A tra poco.
[/newsgoth]
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Messaggioda Tisifone » 06/08/2013, 21:54

L’aveva accolto nel suo ufficio con una nota di disappunto per l’essere stata privata di quell’ora di “compensazione” che le serviva per poter affrontare quella giornata di lezioni in maniera se non del tutto serena almeno abbastanza equilibrata da non spaventare i già pochi studenti che seguivano la sua materia. La mezz’ora che ne era seguita, però, aveva rivelato alla donna molte sorprese, alcune piacevoli, come la maturità di Zephyr che la spingeva a mettersi in discussione e la costringeva a dover rivedere di volta in volta i propri schemi comportamentali, solitamente suddivisi in rigidi categorie non comunicanti, altre pericolose, come il desiderio dello studente di approcciare alla Chiarudienza in parte per cercare di mettere un freno alla propria voce interiore che sembrava assillarlo di continuo. Con quella sorta di confessione il Prefetto dei Corvi inoltre era riuscito a suscitare in Tisifone un sentimento di preoccupazione misto a tenerezza che, andandosi a sommare con la responsabilità che la donna sentiva di avere nei suoi confronti, le impedì di respingere in maniera ferma ma pacata la richiesta di diventare suo Assistente. Dimostrando di aver smarrito buona parte del proprio buon senso e del proverbiale distacco nei confronti del prossimo, Tisifone si dimostrò propensa ad accogliere quella richiesta imprevista solo a patto che Kenway fosse disposto a mettersi in gioco in prima persona, confrontandosi e anche scontrandosi con lei. Di certo non aveva bisogno di un burattino pronto a eseguire ciecamente i suoi ordini da mandare a fare le ricerche in Biblioteca al posto suo, soprattutto quando perdersi nei suoi libri era uno svago a cui non avrebbe rinunciato per nulla al mondo.


Lei mi insegnerà a distinguere Luce ed Ombra, ed io le farò capire quanto può essere affascinante il Crepuscolo.


Un mezzo sorriso enigmatico comparve sul viso di Tisifone a quelle parole che, a tutti gli effetti, sembravano sancire il loro accordo. Luce e Ombra. Si, poteva provare a insegnare al ragazzo a distinguere il mondo in due realtà ben distinte, a separare nettamente i concetti e a scegliere di volta in volta quello più consono a lui e si sentiva di poterlo fare proprio perché lui, a differenza sua, conosceva la via di mezzo, quello che aveva in maniera così romantica definito Crepuscolo. Non correva quindi il rischio di imbrigliare quella giovane mente in schemi rigidi che avrebbero finito con il soffocarlo, soprattutto perché una parte di lei le diceva che il Prefetto dei Corvi fosse tutt’altro che un quindicenne facilmente impressionabile. Un sospiro impercettibile, che però forse non sfuggì all’udito sensibile dell’altro, seguì il sorriso quando la mente della donna si soffermò sulle implicazioni del comprendere il Crepuscolo. Probabilmente sarebbe stata costretta a rivedere molte delle proprie convinzioni, a ridisegnare quegli schemi che le avevano permesso di sopravvivere al proprio passato e prendere in considerazione nuove strade. Ecco, questo non era decisamente pronta a farlo ma probabilmente il Destino la pensava diversamente visto che Zephyr era la seconda persona nel giro di poche settimane a spingerla in quella direzione. Annuì quindi seria, riconoscendo la validità di quella risposta e illudendosi che confrontarsi con il ragazzo non sarebbe mai potuto essere destrutturante come si era dimostrato essere cenare con Noah.

I principi del ciclo di respirazione dovranno attendere, temo.
Devo cambiarmi ed essere impeccabile al mio ritorno qui assieme a tutti gli altri.


Purtroppo il tempo è uno dei pochi tiranni che non siamo ancora riusciti a detronizzare – commentò seria, riflettendo velocemente sul fatto che era impossibile mostrargli come risvegliare il primo chakra quel giorno stesso, considerato che nel pomeriggio aveva promesso a Monique di andare a farle visita e che prima del coprifuoco sarebbe dovuta andare al Ministero per la lezione con Pellegrino, lezione che per il momento rappresentava un segreto ben custodito, considerato che al Castello ancora non l’aveva detto a nessuno – Vorrà dire che passerà da me domani pomeriggio dopo le lezioni per iniziare a muovere i primi passi nel mondo della Chiarudienza.

Desidera che informi io la direzione della sua scelta oppure se ne vuole occupare personalmente?


Meglio se parli io direttamente con la VicePreside onde evitare spiacevoli equivoci.

Affermò seria, un luccichio divertito che le illuminò per un istante gli occhi blu. Per quanto Kenway avesse la fama di essere uno studente pacato e con la testa sulle spalle difficilmente Monique gli avrebbe creduto sulla parola se si fosse presentato da lei affermando di essere il nuovo Assistente di Divinazione. Rispose al suo inchino con un lieve cenno del capo e convinta che la conversazione fosse terminata, appellò una pergamena pulita e una piuma, decisa a mandare a McDullan un gufo chiedendogli di incontrarsi il prima possibile per poter parlare della possibilità di farsi affiancare durante le lezioni di Chiarudienza dal cucciolo di Pseudodrago.

Maestra...


Quando, invece del classico rumore della porta che veniva aperta e poi richiusa, nella stanza riecheggiò nuovamente la voce del ragazzo, Tisifone sollevò la testa dal tavolino e gli rivolse un’occhiata perplessa.

Mi dica Signorino Kenway.

Secondo lei, un sasso può avere un'anima?


Inclinò la testa, posandola sul palmo della mano, picchiettandosi la punta della piuma sul naso pensierosa non per la risposta da dare quanto per la domanda all’apparenza totalmente fuori contesto.

Signorino Kenway, a noi più che ad altri dovrebbe essere palese che ogni cosa abbia un'anima per il solo motivo di esistere. Un sasso come un ramo secco o una polla d'acqua assorbono le energie, i ricordi, le esperienze di ciò che li circonda e li fanno propri, e quando la nostra anima vibra in sintonia con la loro la condividono con noi. – per un secondo lo sguardo della donna saettò dal viso dello studente alla libreria dove, nascosto agli occhi di tutti, stava il suo Pensatoio, un insieme di pietra e metallo che non troppo recentemente le aveva offerto la visione sconcertante del bacio tra Lucas ed Estelle. - Se ha di questi dubbi può provare a cercare in Biblioteca informazioni sugli animisti babbani, dopotutto molti Vati soprattutto i naturalisti hanno abbracciato quella sorta di religione. Personalmente mi piace pensare agli oggetti inanimati come a un neonato, un essere vuoto ma altamente recettivo pronto a essere riempito da altri. Con il tempo le anime di entrambi cambiano, crescono, ma mentre quella del sasso continuerà a essere “governata” dagli altri, il neonato divenuto ragazzo prende in mano le redini della propria vita, scegliendo lui stesso di che colore tingere la propria anima, sia essa intesa come essenza o come coscienza.

E la visione di Tisifone sull’argomento era abbastanza netta anche se forse non condivisa o condivisibile dagli altri. Se gli oggetti, come le piante, le acque, i fuochi non avessero avuto un’anima allora davvero la Divinazione sarebbe stata una materia sterile e i Vati solo dei saltimbanchi babbani. Perché ciò che questi piegavano alla propria volontà per strappare i responsi non era l’acqua fisica o i rametti ma la loro essenza, la loro anima.

Se poi la sua era domanda più religiosa che filosofica credo di doverle consigliare un prete babbano perché io non sono una di quelle persone definite “credenti”. Se non c’è altro l’aspetto a lezione. Arrivederci Signorino Kenway.

... A tra poco


Una volta che la porta del suo ufficio fu chiusa, Tisifone emise un sospiro profondo e chiuse gli occhi, stanca.

C’è anche chi decide di perderla, la propria anima, ma spero che questa opzione non la sfiori mai…


Sussurrò al nulla, prima di terminare di scrivere la pergamena per Simon in cui gli chiedeva un incontro. Subito dopo avrebbe trasfigurato i suoi abiti in qualcosa di più consono ed eccentrico, infilato la pergamena tra le pieghe del vestito e, una volta presa Idra, si sarebbe recata alla Torre di Divinazione pronta o quasi per una nuova giornata di lezioni.

[FINE]
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Messaggioda Caroline Priscilla » 26/08/2013, 14:38

[Sabato 24 Ottobre - Ore 16:53]


Ciao tesoro,
Come va a scuola? Spero ti stia impegnando e non ti stia cacciando nei guai come al solito!
Gilbert ha smesso di beccarmi, gli ho dato quei biscotti che mi hai consigliato tu e siamo diventati ottimi amici. Mirtillo non è molto contento invece, ma non osa avvicinarsi al tuo gufo, stai tranquilla.

Non ci sono ancora notizie. I tuoi nonni mi hanno detto che il Ministero della Magia (è giusto il nome, vero?) sta facendo tutto il possibile. Stai tranquilla, lo ritroveremo...

Per quanto riguarda la tua ricerca, il Garofano Bianco è associato solitamente all'amore puro, bellezza, innocenza e alla buona fortuna; se striato invece al rammarico di un amore non condiviso.
In alcune culture orientali, viene visto anche come un cattivo presagio. Non ricordo ora se è legato al culto dei morti, purtroppo non ho molte informazioni al riguardo. Mi hai detto che a scuola hai una vasta Biblioteca, prova a cercare lì!

Fai la brava, non metterti nei guai e sorridi. Vedrai che tutto si aggiusterà.
Scrivimi presto tesoro!

Ti voglio bene

Mamma


La risposta di Marion era arrivata quel sabato mattina, durante la colazione che si stava consumando in Sala Grande. Cappie era intenta ad affondare il cucchiaio nella sua ciotola piena di latte e cereali, quando la lettera cadde dritto nella tazza, inzuppandosi. La Tassorosso guardò male il suo gufo, Gilbert, che aveva avuto la brillante idea di far cadere la missiva proprio lì, invece di portargliela fra le mani. Tuttavia, non stette molto a discutere col volatile, che si librò in aria dopo aver rubato quache fetta di pancetta e un po' di uova strapazzate. Le informazioni contenute all'interno non erano una novità: fai la brava, non fare nulla di sbagliato, nessuna notizia di tuo padre...frasi ormai che aveva letto e riletto un milione di volte e che non le facevano più palpitare il cuore, in trepidante attesa di qualcosa di nuovo. Le bastava sapere che sua madre fosse al sicuro, per mettersi l'anima in pace e riprendere le sue attività di sempre. Questa volta, però, c'erano delle informazioni in più, richieste da Cappie in persona nella sua ultima lettera. Voleva conoscere il significato che si celava dietro al Garofano Bianco, il fiore che le era stato donato dalla donnola mentre era fuori a passare una piacevole giornata col suo migliore amico. La parola presagio fece scattare qualcosa nell'animo della Tassorosso, mentre sentiva il proprio cuore palpitare più forte.

Cattivo presagio...

Non ne aveva già avuto abbastanza di cattivi presagi? Come le fiamme nell'ufficio della Samyliak...fu proprio quando pensò alla docente di Divinazione, che una strana idea si insinuò nella mente della tassetta. Perchè non chiedere proprio a Tisifone chiarimenti al riguardo? Certo, dopo quell'esperienza di due anni prima, la ragazza aveva evitato accuratamente l'ufficio della Docente. Gli ultimi risvolti caratteriali poi, che l'avevano trasformata in una simil-Bennet almeno agli occhi della strega, erano un buon deterrente per farla desistere dal passare alcune ore del pomeriggio in sua compagnia. Ma la verità era che la Tassorosso stava ancora cercando delle risposte. Stava ancora cercando di rassegnarsi all'idea di rivedere vivo suo padre. E quella donnola col fiore era un'enigma che la tassetta era decisa a risolvere. Per questo quel pomeriggio raccolse tutto il coraggio di cui era capace, attraversando i vari piani e corridoi fino a giungere di fronte alla porta della divinante. Aveva conservato quel fiore che, col passare del tempo, era appassito, perdendo il suo caratteristico colore bianco e afflosciandosi lentamente. La Tassorosso lo teneva ben custodito in un cassetto, sebbene si fosse chiesta più volte se fosse stato meglio portarlo con sè oppure no. Alla fine, scacciò via ogni dubbio, bussando sulla porta di legno dove la targhetta indicava il nome della docente di Divinazione, attendendo il suo invito ad entrare.

Buonasera professoressa, spero di non disturbarla....

Avrebbe quindi detto entrando nell'ufficio, dopo che Tisifone avesse dato il suo consenso. Indossava un paio di jeans neri attilati, converse nere, una maglietta color pesca e una giacca azzurra per proteggerla dal freddo.

Immagine


Volevo chiederle un consiglio riguardo...un particolare tipo di presagio...
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Messaggioda Tisifone » 27/08/2013, 19:48

[Sabato – 24 Ottobre – ore 16.58]


Vremya vsego lish' soglasheniye
( Il tempo è solo una convenzione )


Il sibilo a metà tra lo scocciato e il riflessivo riecheggiò nell’ufficio di Divinazione ottenendo in reazione solo un lieve frusciare di foglie segno che Idra, nascosta tra i rami dell’albero in vaso posto al lato della porta, l’aveva sentita ma che non aveva alcuna intenzione di risponderle. Dopo tanti anni passati insieme ormai la pitonessa sapeva distinguere perfettamente quando la sua padrona stava effettivamente parlando con lei dai momenti in cui invece parlava con se stessa. Come quello. Da quando non considerava più Hogwarts come un luogo sicuro, infatti, Tisifone aveva iniziato a usare il serpentese anche per borbottare tra sé, abitudine quella che aveva fin da bambina e che aveva spinto il padre a darle il nomignolo bonario di kotelcika, cioè piccolo calderone.
Per quanto quella non fosse la prima volta che Tisifone si ritrovava a riflettere su quanto labile e personale fosse la percezione dello scorrere del tempo, in barba alla sua funzione primaria di regolare e schematizzare gli intervalli della vita umana, di sicuro mai prima di allora ne aveva avuto tanta contezza. Subito dopo la rottura con Lucas ogni giorno le sembrava essere composto non più da 24 ore ma da 48 se non addirittura da 72, tanto difficile e pesante era stato per lei giungere alla fine della giornata senza schiantare nessuno o mandare ai Troll la sua reputazione crollando durante una delle sue lezioni. Adesso invece, a distanza di quasi due mesi, tra i suoi doveri di Insegnante e di Caposcuola, le lezioni di Noah e quelle di Zephyr, stentava a riuscire a portare a termine tutti i compiti giornalieri che si prefissava, giungendo più volte ad anelare a una Giratempo. Neanche la scelta delle parole usate era stata propriamente casuale, come se sibilare le parole che il suo Assistente le aveva rivolto tempo addietro avrebbe fatto si che lo stesso si materializzasse lì da lei all’istante.

Yego ne dolzhna sprashivat'
(Non glielo dovevo chiedere)


Continuò con un tono più mite, sedendosi su una delle sedie poste di fronte alla sua scrivania, le dita della mano destra che giocherellavano con il ciondolo a forma di drago che portava sempre al collo e il viso rivolto verso la porta. Contando sul fatto che solitamente gli studenti evitavano di sprecare il loro sabato pomeriggio chiusi nell’ufficio di un insegnante, Tisifone aveva chiesto al Prefetto dei Corvi di presidiare il suo ufficio per un paio d’ore, giusto il tempo che le sarebbe stato necessario per andare al Paiolo Magico e da lì nella Londra babbana per fare alcune veloci compere. Le era costato molto dover ricorrere all’aiuto di Kenway per motivi strettamente personali quanto frivoli ma alla fine si era detta che confrontarsi con gli studenti e risolvere i loro dubbi nel campo della Divinazione era esattamente quello che ci si aspettava che un Assistente facesse. Che poi lei in quel modo riusciva a guadagnare qualche ora libera era solo un plus da non disdegnare. Indossava quindi una mise per nulla consona al suo essere, un paio di jeans lisi sulle ginocchia e una blusa scollata seminascosta da una giacca nera, mentre i capelli erano raccolti in uno chignon morbido.

Immagine


Avanti.

Disse quindi con un tono di voce sbrigativo e all’apparenza scocciato, nonostante il bussare alla porta era riecheggiato nella stanza con un paio di minuti d’anticipo rispetto a quando convenuto.


Buonasera professoressa, spero di non disturbarla....

Tisifone battè le palpebre in maniera impercettibile, irrigidendo immediatamente la postura e rivolgendo uno sguardo freddo e leggermente di disapprovazione a Caroline Priscilla. La presenza della Tassetta nel suo ufficio infatti mandava all’aria tutti i suoi piani. Per quanto si fidasse di Zephyr non poteva in coscienza lasciarlo da solo ad affrontare gli imprevedibili effetti che il karma della ragazzina aveva sugli strumenti divinatori. Il fuoco incomprensibile che era divampato dal suo camino due anni prima e la premonizione che ne era seguita era ancora ben vivido nella sua mente.

Nessun disturbo Signorina O’Neill, venga pure avanti.

Rispose quindi a malincuore, resistendo alla tentazione di lanciare una piccola frecciatina ammonitrice alla ragazza sul non distruggere il suo ufficie ciò che conteneva. La Preside li aveva avvertiti ancor prima che la notizia apparisse sulla Gazzetta dell’improvvisa quanto misteriosa sparizione del padre della ragazzina e questo le impediva di infierire su di lei più di quanto non facesse normalmente, non tanto per buonismo o pietà ma perché Tisifone sapeva bene cosa si provasse a ritrovarsi privati di un genitori in tenera età. Fece scivolare una mano alla caviglia destra dove, dissimulata agli occhi degli altri, si trovava la sua bacchetta con l’intento di trasfigurare i suoi abiti in qualcosa di più consono e inviare un Patronus al Corvetto per liberarlo dal suo impegno. Alla fine dei due incantesimi lanciò solo il secondo: non voleva che il suo mutare d’abito venisse considerato indice di disagio.


Volevo chiederle un consiglio riguardo...un particolare tipo di presagio...

Un presagio? – chiese perplessa, indicando con un cenno della mano l’altra poltrona posta di fronte a lei. Probabilmente la studentessa avrebbe valutato quella sistemazione molto più formale dei pouf ma almeno non vi era la scrivania a separarle e quello forse avrebbe contribuito a farla sentire meno a disagio – Si è forse messa a giocare con qualche mantica particolare?

Aggiunse senza alcuna intonazione della voce per evitare che l’altra si sentisse messa sotto accusa in via preventiva.
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Messaggioda Caroline Priscilla » 28/08/2013, 15:19

Avanti.

Quando la voce imperiosa di Tisifone Samyliak risuonò attraverso la porta di legno che la separava dal suo ufficio, la Tassorosso abbassò lentamente la maniglia, aprendo la porta in questione e chiudendosela alle spalle una volta entrata dentro. Alla sua destra, mollemente stesa fra i rami, sostava pigramente la pitonessa della docente di Divinazione. Idra non costituiva più una sorpresa per la tassetta, che dopo lo spavento inziale la prima volta che l'aveva vista, aveva fatto l'abitudine alla presenza di quell'animale letale all'interno dell'ufficio della divinante. Certo, niente e nessuno l'avrebbe mai convinta ad avvicinare una mano per accarezzarla, visto che non ci teneva a beccarsi uno Schiantesimo dalla docente e delle ossa rotta da parte del serpente.

Nessun disturbo Signorina O’Neill, venga pure avanti.

Cappie si era scusata in anticipo con la Samyliak, temendo di averla disturbata con quella improvvisata nel suo ufficio; tuttavia, se Idra non costituiva più una sorpresa, tanto che la ragazza le passò accanto lanciandole solo un'occhiata, stessa cosa non si poteva dire della mise con il quale si presentò la divinante agli occhi della Tassorosso. Cappie non riuscì a simulare lo stupore che ora le si leggeva in volto, nel trovarsi di fronte una Tisifone vestita in maniera umana. Se la strega l'avesse incontrata per strada senza conoscerla, probabilmente l'avrebbe scambiata per una babbana. La tassetta scosse la testa, cercando di riprendersi dall'iniziale stupore e avvicinandosi di qualche passo alla docente, mentre spiegava i motivi che l'avevano spinta a bussare alla sua porta.

Un presagio?

Annuì con la testa, prendendo posto sulla poltrona posta di fronte a quella dov'era seduta la donna.

Si è forse messa a giocare con qualche mantica particolare?

La domanda di Tisifone non era accusatoria, ma la scelta del termine "giocare" per indicare qualcosa che aveva fatto fece sentire la Tassorosso una bambina stupida e la cosa non le piacque per niente.

No professoressa, a meno che parlare tranquillamente con un amico non sia un modo per prevedere il futuro...

Il tono che le uscì fuori dalle labbra era sarcastico e cinico, forse un po' troppo rispetto a quello che avrebbe voluto. La Tassorosso era diventata molto suscettibile nell'ultimo periodo, ragion per cui spesso dimostrava poca pazienza con gli altri e la tendenza a dare risposte secche ed ironiche. Tuttavia, il fatto di trovarsi di fronte un insegnante e non un povero studente indifeso fece rinsavire in parte la ragazza, che abbassò appena lo sguardo prima di riprendere a parlare.

Mi scusi...è solo che mi sento una sorta di antenna radio per...queste cose...

Disse sincera, senza riflettere che forse la docente non avrebbe compreso che cosa intendesse dire con antenna e radio. Tuttavia quella frase fu solo la spinta di coraggio che serviva alla Tassorosso per poter parlare liberamente dell'episodio accadutole al Lago insieme all'amico Jorge.

Mi trovavo vicino al Lago insieme ad Alvares e stavamo chiacchierando tranquillamente. Stavamo parlando...di mio padre...- deglutì sonoramente, abbassando gli occhi in direzione del camino, non volendo vedere l'espressione che avrebbe fatto la donna- Quando ad un certo punto da alcuni cespugli è spuntata fuori una donnola che...ecco, so che può sembrare strano, ma aveva con sè un Garofano Bianco- si morse nervosamente il labbro inferiore, azzardandosi a sondare questa volta il viso della docente- Era destinato a me. Voleva che lo prendessi e così ho fatto...ma mi guardava con uno sguardo strano...sembrava sofferente e più di una volta ha guaito...dal dolore credo. Mia madre mi ha detto che il Garofano Bianco viene inteso come...presagio di sventura in alcune culture orientali- precisò la ragazza, dimostrando di non sapere minimamente invece quale significato celasse la presenza della donnola -Secondo lei è possibile che mi sia arrivato un messaggio? Una sorta di avvertimento per qualcosa?- concluse la tassetta, stringendo le mani sui braccioli della poltrona e attendendo che la divinante ponesse un po' di luce sui suoi dubbi.
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Messaggioda Tisifone » 29/08/2013, 15:50

Convinta di passare parte del pomeriggio in giro per la Londra babbana a comprare qualcosa di comodo e adatto per svolgere i suoi allenamenti con Noah, Tisifone aveva indossato un completo casual jeans e maglietta che mal si sposavano con l’abbigliamento tradizionale da strega che era solita indossare a scuola. Leggermente a disagio in quegli abiti poco consoni aveva resistito alla tentazione di trasfigurarli in altro quando Caroline Priscilla era entrata nel suo ufficio e lo stupore che era comparso sul viso della studentessa le confermò di aver fatto la scelta giusta. Le labbra della docente si incresparono in un lieve sorriso ironico mentre indicava alla ragazzina di prendere posto sulla sedia di fronte a lei. Se fosse stata un’altra persona avrebbe dimostrato apertamente il suo divertimento per essere riuscita a far restare senza parole una delle ragazze più chiacchierone della scuola e forse si sarebbe spinta a chiederle se pensasse che quel tipo di mise le donasse o meno. Ma purtroppo o forse per fortuna della Tassorosso, Tisifone sembrava essere immune a quel vento di cambiamento che aveva travolto alcuni dei docenti di Hogwarts come la Vilvarin o McDullan. Si era quindi limitata ad ascoltare quale fosse il motivo che l’aveva spinta da lei quel sabato pomeriggio per poi informarsi da quale mantica aveva tratto il presagio su cui voleva avere qualche ragguaglio. Credeva di aver posto la domanda in maniera gentile e poco sarcastica o pungente ma a giudicare dalla reazione della Tassetta si era sbagliata.

No professoressa, a meno che parlare tranquillamente con un amico non sia un modo per prevedere il futuro...

Non fu difficile [Intuito (P)=26] per Tisifone cogliere il sarcasmo e il cinismo nella voce della studentessa ma non sembrò dar loro peso, incline a perdonare all’altra quella gaffe. Quando aveva perso i suoi, di genitori, aveva fatto molto di peggio che rispondere in maniera poco garbata a un insegnante.

Non può neanche immaginare in quali e quanti modi il futuro può decidere di svelarsi ai nostri occhi, Signorina O’Neill.

Ribattè quindi con tono pacato, senza addentrarsi troppo nel merito.

Mi scusi...è solo che mi sento una sorta di antenna radio per...queste cose...

Avendo convissuto con un babbano per un paio d’anni Tisifone sapeva cosa fosse una radio, ne aveva anche utilizzato una un paio di volte, mentre non aveva idea di cosa fosse un’antenna e quindi non riuscì a comprendere esattamente cosa volesse dire la sua studentessa.

Potrebbe provare a porre le sue scuse in maniera più comprensibile Signora O’Neill?

Chiese quindi cercando di usare un tono se non proprio dolce almeno non sarcastico per non far chiudere a riccio la ragazzina. Forse riuscì nel suo intento o forse semplicemente il desiderio di avere una risposta ai dubbi che l’assillavano era tale da spingerla a sorvolare su certe sottigliezze, fatto sta che subito dopo essersi scusata la ragazzina le diede la spiegazione che attendeva.

Mi trovavo vicino al Lago insieme ad Alvares e stavamo chiacchierando tranquillamente. Stavamo parlando...di mio padre...- rimase immobile, senza dire o fare nulla, lasciando all’altra tutto il tempo di cui necessitava per poter continuare a parlare. - Quando ad un certo punto da alcuni cespugli è spuntata fuori una donnola che...ecco, so che può sembrare strano, ma aveva con sè un Garofano Bianco – senza tradire alcuna emozione fece un cenno del capo per far comprendere all’altra che poteva proseguire nella sua narrazione. - Era destinato a me. Voleva che lo prendessi e così ho fatto...ma mi guardava con uno sguardo strano...sembrava sofferente e più di una volta ha guaito...dal dolore credo. Mia madre mi ha detto che il Garofano Bianco viene inteso come...presagio di sventura in alcune culture orientali. Secondo lei è possibile che mi sia arrivato un messaggio? Una sorta di avvertimento per qualcosa?

Inarcò un sopracciglio perplessa a quella precisazione, mentre spostava lo sguardo dal viso della sua studentessa alla libreria accanto alla porta. Non aveva avuto spesso la necessità di approfondire la simbologia dei fiori ma da quel poco che ricordava il Garofano Bianco simboleggiava la purezza e l’unicità. Perché quindi la madre della ragazza aveva parlato di presagio di sventura?

Signorina O’Neill le confesso che è insolito che un animale qualsiasi se ne vada in giro a regalare fiori a chicchessia quindi si, credo sia probabile che il Fato abbia voluto mandarle un qualche messaggio. – affermò certa, dimostrando quindi di credere alle parole della ragazza per quanto strane potessero sembrare – Soffermarsi solo sul Garofano Bianco però per interpretare il senso di questo messaggio potrebbe essere fuorviante. Anche gli animali hanno una loro simbologia, così come la data e l’ora di quando l’evento è avvenuto o ancora la stagione e il luogo.

Si alzò dalla sedia mentre parlava per avvicinarsi alla libreria e iniziare a cercare tra i suoi tomi quello o quelli che avrebbero potuto fare al caso suo.

Inoltre non dobbiamo tralasciare il fatto che quello poteva anche non essere un messaggio ma bensì una risposta a una domanda che la sta affliggendo da tempo. A cosa stava pensando quando la donnola è apparsa?
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Messaggioda Caroline Priscilla » 30/08/2013, 23:52

Il giorno in cui apparve la donnola col garofano bianco, la Tassorosso non aveva minimamente pensato ad un suo possibile collegamento col presagio divinatorio. Certo, il suo continuo guaire e lo sguardo sofferente l'avevano turbata, ma era un turbamento che la ragazza, vuoi per poca importanza vuoi perchè non voleva saperne di scoprire di più, aveva fatto presto a dimenticare, seppellendolo sotto la mole di compiti, lezioni e libri da studiare per tenere impegnata la mente sul presente. Un volta probabilmente avrebbe anche concentrato tutte le sue forze nel canto e nel suonare la chitarra, cercando di migliorarsi in previsione di un possibile scontro con gli avversari Americani e Giapponesi; ma da quando Monique l'aveva cacciata dal Coro e poi reintegrata come supporter, i compiti della tassetta si limitavano ad aiutare i suoi compagni nelle piccole difficoltà quotidiane, che potevano essere di natura tecnica (come trovare un determinato spartito) o emotiva (tenere loro alto il morale dopo lo scontro con la Cyprus). Eppure, nonostante questo, Cappie era riuscita a non pensare al buffo animale col suo dono, immersa in quel mondo ovattato che era diventata ormai la sua vita. Almeno fino ad oggi, quando la madre aveva instillato il dubbio che forse, dietro, vi fosse molto di più. E come spiegare l'ansia che ad un certo punto spinse il suo cuore a battere più forte e le sue viscere a contrarsi dolorosamente? Aveva già provato sulla propria pelle la consapevolezza che suo padre non sarebbe più tornato. Quella stessa notte erano iniziati i suoi incubi, incubi nei quali Nathaniel O'Neill supplicava la figlia di trovarlo. Cappie temeva di crollare, di non riuscire a sedare il dolore lento e costante che pervadeva il suo animo. Eppure, la voglia di sapere la verità, di chiarire ogni possibile dubbio su ciò che era successo a suo padre, e di conseguenza alla sua famiglia, era come un fuoco che bruciava caldo dentro di lei, alimentando il suo desiderio e la sua volontà di uscire da quella spirale di incertezza. Erano principalmente questi i motivi che quel sabato pomeriggio l'avevano spinta a cercare le sue risposte nell'ufficio di Tisifone Samyliak. La docente di Divinazione l'aveva accolta nè bene nè male, ma col suo solito modo di fare professionale, tranne per i suoi vestiti da gitana, smessi in favore di un look prettamente babbano. Quindi spinta dalla volontà di sapere tutto e subito, aveva raccontato ciò che ricordava di quel pomeriggio con Jorge, concentrandosi sull'episodio dell'apparizione della donnola e del suo dono.

Signorina O’Neill le confesso che è insolito che un animale qualsiasi se ne vada in giro a regalare fiori a chicchessia quindi si, credo sia probabile che il Fato abbia voluto mandarle un qualche messaggio.

Cappie chiuse gli occhi per un secondo, mentre sentiva un nodo bloccarle stranamente la gola: quando li riaprì il suo volto mostrava un'espressione stanca, rassegnata, il volto di una persona che non ne poteva più di quella situazione. La ragazza non riusciva a comprendere perchè sembrava essere lei il fulcro e centro di quei messaggi: forse un po' egocentrico da parte sua, ma era così che si sentiva, un catalizzatore fatto apposta per captare ogni singolo movimento del Fato. E come darle torto, quando due anni prima aveva vissuto in quello stesso ufficio l'esperienza di assistere ad una vera e propria profezia? In effetti, ricordando quell'episodio, la Tassorosso lanciò sguardi preoccupati verso il viso della docente, sperando che non cadesse in trance da un momento all'altro rivelando un'altro stupefacente quanto terrorizzante messaggio del Destino.

Soffermarsi solo sul Garofano Bianco però per interpretare il senso di questo messaggio potrebbe essere fuorviante. Anche gli animali hanno una loro simbologia, così come la data e l’ora di quando l’evento è avvenuto o ancora la stagione e il luogo.
Inoltre non dobbiamo tralasciare il fatto che quello poteva anche non essere un messaggio ma bensì una risposta a una domanda che la sta affliggendo da tempo. A cosa stava pensando quando la donnola è apparsa?


Come?

Troppo occupata a riflettere sulla possibilità che Tisifone potesse avere un'altra profezia, la Tassorosso rimase spiazzata dalla sua ultima domanda, aspettando cinque secondi prima di riuscire ad elaborare ciò che le aveva chiesto. Le guance avvamparono all'istante, non per imbarazzo o vergogna ma per una strana reazione che stava avvenendo in lei: il cuore prese a batterle più velocemente, pompando sempre più sangue e aumentando la temperatura del suo corpo; la tassetta iniziò a sentire caldo, un caldo però che non era piacevole perchè indotto dallo stato di agitazione nel quale versava in quel preciso istante.

Non devo agitarmi...Conosco già la mia risposta...
Stai tranquilla, fai dei lunghi respiri...presto potrai andartene e dimenticare tutto...


Dimenticare. Difficile a farsi, specie in questo periodo quando dimenticare era impossibile. Forse avrebbe potuto obliviarsi, ma Cappie sentiva che in questo modo avrebbe fatto un torto a suo padre, che lui fosse vivo o morto. Non poteva dimenticare quello che era successo, doveva andare avanti e lasciare che il tempo facesse il suo corso. Ma stranamente il tempo sembrava scorrere sempre più lentamente da quando tutto era iniziato.
Fece un bel respiro, poi un altro e un altro ancora, fissando il volto della docente mentre si alzava per prendere alcuni libri a lei sconosciuti. Jorge era riuscito a sedare in parte l'ansia che l'attanagliava, ma sapeva che parte del lavoro doveva farlo anche lei. Forse Tisifone non avrebbe visto il sorriso amaro e malinconico che si dipinse in quel momento sul volto della tassetta, ma Cappie sapeva che nonostante tutto questo le facesse male, il suo dolore non era qualcosa di sordo e muto, ma forte, vivido, incandescente, un dolore che la spingeva in brevi attimi di puro coraggio. Come quello che le fece confessare di fronte ad un' insegnante i suoi pensieri e le sue paure più recondite.

Stavo pensando a mio padre- disse tutto d'un fiato- Io e Jorge stavamo parlando della possibilità...di non rivederlo mai più- precisò più lentamente, guardando attentamente la reazione che avrebbe avuto la donna, se l'avesse avuta -Immagino che questo...influenzi molto il presagio che ho avuto, vero?- un tono ironico quello usato da Cappie, ma non accusatorio nè schernitore. Stava semplicemente constatando quello che per lei doveva essere la verità e lo fece ad alta voce, a testa alta, cercando di non distogliere mai lo sguardo salla Samyliak. Non voleva mostrarsi debole di fronte a lei, nè una creatura degna di compassione: lei non era Miyabi, un fantasma vivente ormai, lei era forte, lei doveva essere forte. Per suo padre. Per sua madre. E soprattutto per sè stessa. Attese quindi la risposta di Tisifone, assumendo senza rendersene conto una postura rigida sulla comoda poltrona nella quale era seduta, con la schiena dritta e le mani strette in grembo.

Professoressa...lei crede che ci sia un collegamento fra questo presagio e...quello che è successo nel suo ufficio due anni fa?

Chiese poi la strega, evitando di pronunciare la parola "profezia" per paura che qualche strano marchingegno del Ministero potesse sentirla. Non aveva dimenticato infatti la lezione sulle profezie tenute da Tisifone stessa qualche tempo prima, nel quale la docente spiegava in che modo i divinanti venivano trattati dal Ministero. Quella lezione le aveva fatto comprendere molte cose sullo strano comportamento avuto dalla donna quel giorno e sul perchè si era tanto raccomandata di non farne parola con nessuno. Cappie aveva rivelato quel segreto solo al suo migliore amico e sapeva che Jorge non lo avrebbe mai rivelato ad anima viva. Anche per paura, forse, che la Samyliak potesse ucciderli entrambi se fosse venuto a saperlo. Ma ora, nel suo ufficio, la ragazza non poteva fare a meno di chiedersi se ci fosse qualche collegamento, se quelle poche parole pronunciate da Tisifone stessero avvertendo la Tassorosso del pericolo che si celava nel suo futuro. Un pericolo che forse non era ancora finito.
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Messaggioda Sandyon » 01/09/2013, 23:15

Tisifone deve tirare un dado da 20 al quale sommerà la sua Elaborazione per determinare quante fonti mistiche sulla donnola riesce a trovare:

Tra 15 e 18

"Era, sposa di Zeus, gelosa delle prodezze erotiche del marito, seduttore impenitente di donne mortali, aveva deciso di arrestare la nascita di Eracle, frutto di una notte d'amore "strappata" con l'inganno, tra Zeus e Alcmena. Galinthiàs, figlia del tebano Preto, con un astuto stratagemma, ingannò le Moire e Ilizia, le dee del parto. Era, infatti, aveva ordinato alle divinità di stare sedute davanti alla camera di Alcmena con le mani intrecciate in modo che il bimbo non potesse nascere. Per nove giorni e nove notti le Dee stettero sulla soglia della casa con le gambe e le mani incrociate, impedendo la nascita con i loro incantesimi.
Le doglie si facevano sempre più forti e per salvarla da tanto strazio la giovane ancella uscì di corsa dalla camera per annunciare gioiosamente che, per ordine di Zeus, il parto era avvenuto malgrado loro. Le dee, prese alla sprovvista, non capirono immediatamente il trucco e levarono in alto le mani in un gesto di stupore e rabbia. E così, svincolato da quell'intreccio mortifero, Eracle potè finalmente venire alla luce. Ma le Dee del parto, furibonde e indignate per la beffa, punirono la responsabile dell'inganno trasformandola in donnola."


Spiegazione:

La donnola voleva portare alla luce una verità che è stata negata a Caroline Priscilla, una verità nascosta.

Tra 19 e 25

"Era, sposa di Zeus, gelosa delle prodezze erotiche del marito, seduttore impenitente di donne mortali, aveva deciso di arrestare la nascita di Eracle, frutto di una notte d'amore "strappata" con l'inganno, tra Zeus e Alcmena. Galinthiàs, figlia del tebano Preto, con un astuto stratagemma, ingannò le Moire e Ilizia, le dee del parto. Era, infatti, aveva ordinato alle divinità di stare sedute davanti alla camera di Alcmena con le mani intrecciate in modo che il bimbo non potesse nascere. Per nove giorni e nove notti le Dee stettero sulla soglia della casa con le gambe e le mani incrociate, impedendo la nascita con i loro incantesimi.
Le doglie si facevano sempre più forti e per salvarla da tanto strazio la giovane ancella uscì di corsa dalla camera per annunciare gioiosamente che, per ordine di Zeus, il parto era avvenuto malgrado loro. Le dee, prese alla sprovvista, non capirono immediatamente il trucco e levarono in alto le mani in un gesto di stupore e rabbia. E così, svincolato da quell'intreccio mortifero, Eracle potè finalmente venire alla luce. Ma le Dee del parto, furibonde e indignate per la beffa, punirono la responsabile dell'inganno trasformandola in donnola."

"La donnola rappresenta bene il momento in cui "si rompe il nodo" e il bambino, simbolo del progetto, viene alla luce e prende corpo, come accade spesso nei sogni, dopo una lunga gestazione del pensiero."


Spiegazione:

La donnola voleva portare alla luce una verità che è stata negata a Caroline Priscilla, una verità nascosta, inoltre, il suo intento è smuovere la volontà della ragazza spingendola a farsi forza ed andare avanti.

Tra 26 e 31

"Era, sposa di Zeus, gelosa delle prodezze erotiche del marito, seduttore impenitente di donne mortali, aveva deciso di arrestare la nascita di Eracle, frutto di una notte d'amore "strappata" con l'inganno, tra Zeus e Alcmena. Galinthiàs, figlia del tebano Preto, con un astuto stratagemma, ingannò le Moire e Ilizia, le dee del parto. Era, infatti, aveva ordinato alle divinità di stare sedute davanti alla camera di Alcmena con le mani intrecciate in modo che il bimbo non potesse nascere. Per nove giorni e nove notti le Dee stettero sulla soglia della casa con le gambe e le mani incrociate, impedendo la nascita con i loro incantesimi.
Le doglie si facevano sempre più forti e per salvarla da tanto strazio la giovane ancella uscì di corsa dalla camera per annunciare gioiosamente che, per ordine di Zeus, il parto era avvenuto malgrado loro. Le dee, prese alla sprovvista, non capirono immediatamente il trucco e levarono in alto le mani in un gesto di stupore e rabbia. E così, svincolato da quell'intreccio mortifero, Eracle potè finalmente venire alla luce. Ma le Dee del parto, furibonde e indignate per la beffa, punirono la responsabile dell'inganno trasformandola in donnola."

"La donnola rappresenta bene il momento in cui "si rompe il nodo" e il bambino, simbolo del progetto, viene alla luce e prende corpo, come accade spesso nei sogni, dopo una lunga gestazione del pensiero."

"Nel Medioevo si credeva che la donnola fosse l'unica in grado di sconfiggere anche il basilisco, a rischio di morire nella lotta."


Spiegazione:

La donnola voleva portare alla luce una verità che è stata negata a Caroline Priscilla, una verità nascosta, inoltre, il suo intento è smuovere la volontà della ragazza spingendola a farsi forza ed andare avanti e collegandosi al fatto che il il basilisco è una creatura che uccide con lo sguardo senza provocare quindi alcuna sofferenza potrebbe far ipotizzare che il padre della studentessa è morto senza soffrire.

Tra 32 e 34

"Era, sposa di Zeus, gelosa delle prodezze erotiche del marito, seduttore impenitente di donne mortali, aveva deciso di arrestare la nascita di Eracle, frutto di una notte d'amore "strappata" con l'inganno, tra Zeus e Alcmena. Galinthiàs, figlia del tebano Preto, con un astuto stratagemma, ingannò le Moire e Ilizia, le dee del parto. Era, infatti, aveva ordinato alle divinità di stare sedute davanti alla camera di Alcmena con le mani intrecciate in modo che il bimbo non potesse nascere. Per nove giorni e nove notti le Dee stettero sulla soglia della casa con le gambe e le mani incrociate, impedendo la nascita con i loro incantesimi.
Le doglie si facevano sempre più forti e per salvarla da tanto strazio la giovane ancella uscì di corsa dalla camera per annunciare gioiosamente che, per ordine di Zeus, il parto era avvenuto malgrado loro. Le dee, prese alla sprovvista, non capirono immediatamente il trucco e levarono in alto le mani in un gesto di stupore e rabbia. E così, svincolato da quell'intreccio mortifero, Eracle potè finalmente venire alla luce. Ma le Dee del parto, furibonde e indignate per la beffa, punirono la responsabile dell'inganno trasformandola in donnola."

"La donnola rappresenta bene il momento in cui "si rompe il nodo" e il bambino, simbolo del progetto, viene alla luce e prende corpo, come accade spesso nei sogni, dopo una lunga gestazione del pensiero."

"Nel Medioevo si credeva che la donnola fosse l'unica in grado di sconfiggere anche il basilisco, a rischio di morire nella lotta."

"Ha un ruolo fondamentale nel tema della nascita e diventa il modello della levatrice nel mondo immaginario. Amica delle donne che la qualificano come madrina, nutrice, comare o cognata (galos in greco, che chiama gale la donnola), l'animale è dunque posto al centro dell'inizio della vita e, per questo, è più vicino alla donna e ai suoi patimenti"


Spiegazione:

La donnola voleva portare alla luce una verità che è stata negata a Caroline Priscilla, una verità nascosta, inoltre, il suo intento è smuovere la volontà della ragazza spingendola a farsi forza ed andare avanti e collegandosi al fatto che il il basilisco è una creatura che uccide con lo sguardo senza provocare quindi alcuna sofferenza potrebbe far ipotizzare che il padre della studentessa è morto senza soffrire.
Il motivo principale per cui è stata proprio la donnola ad apparire a Caroline Priscilla e non un qualunque altro animale simbolo della verità, è perché appunto nella leggenda questa creatura era amica delle donne e le aiutava a sopportare i momenti di difficoltà.



Durante la successiva azione di Tisifone, ella potrà comunque giocarsi di aver trovato anche altre informazioni, più precisamente, quelle contenute nel successivo step rispetto a quello che ha raggiunto con il tiro del dado (chiaramente non si applica in caso di tiro quasi perfetto)
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Messaggioda Tisifone » 03/09/2013, 13:32

Da quando due anni prima Caroline Priscilla era entrata nel suo ufficio spaventata per il responso che le fiamme continuavano a darle indipendentemente dalla domanda che veniva posta loro, Tisifone aveva iniziato a tenere d'occhio la Tassetta durante le sue lezioni e a valutare i suoi compiti con un occhio più critico. Il suo intento però non era - come probabilmente la studentesse credeva - quello di assicurarsi che non attentasse nuovamente alla sicurezza dell'aula o di penalizzare il suo lavoro, ma semplicemente di sincerarsi che la sua prima intuizione fosse corretta e che quindi l'Occhio Interiore della O'Neill non fosse attivo. Adesso a distanza di due anni Tisifone era ragionevolmente certa che il ruolo che la Divinazione avrebbe svolto nella vita della ragazzina fosse del tutto passivo. Pur non avendo le capacità di piegare il Fato ai propri voleri utilizzando uno delle mantiche che avevano studiato, infatti sembrava che la Tassorosso fosse un catalizzatore formidabile non solo per i guai ma anche per i messaggi che il Fato stesso disseminava nel mondo in attesa che qualcuno li cogliesse e li interpretasse. Una spiacevole sensazione di calore si diffuse in tutto il suo corpo mentre la premonizione che aveva avuto quel lontano giorno riecheggiava nella sua mente, facendole increspare le labbra in un sorriso amaro.

"Seme del male, dolore infinito."


Dal suo punto di vista prettamente personale e non professionale, essa si era avverata: il male era davvero annidato a Hogwarts e aveva procurato a lei e a Lucas un dolore infinito. In ogni caso, visti i trascorsi di Caroline con i presagi e affini, Tisifone non aveva fatto alcuna fatica nel credere che una donnola le si fosse avvicinata per donarle un fiore nè che dietro quel comportamento alquanto bizzarro dell'animale si nascondesse un significato ben preciso. Purtroppo però le variabili in campo erano molteplici e questo voleva dire che per poter dare una interpretazione chiara e non troppo fraintendibile di quel messaggio non poteva fare affidamento esclusivamente sulla sua memoria. Fu per questo motivo che, mentre illustrava alla studentessa quali erano gli altri fattori da tenere in conto e chiedeva ulteriori delucidazioni, si diresse verso la libreria dando così le spalle alla scrivania e al sorriso malinconico che comparì sul volto dell'altra.

Stavo pensando a mio padre.

Il dito che lentamente stava scorrendo sul dorso dei volumi impilati in ordine alfabetico si bloccò a quella confessione e un sospiro stanco sfuggì alle labbra di Tisifone che si ritrovò a sperare che nulla di tutto quello avesse a che fare con il padre della ragazza.

Io e Jorge stavamo parlando della possibilità...di non rivederlo mai più.

Non sono la persona più adatta a elargire parole di conforto...

Questo pensiero attraversò gelido la mente della donna , consapevole che difficilmente le ipotesi che i due amici aveva formulato quel pomeriggio potessero essere molto lontano dalla realtà. Anche nel Mondo Magico capitava raramente che qualcuno potesse sparire per tutto quel tempo senza che gli fosse accaduto qualcosa di brutto e definitivo. Quella constatazione fece riaffiorare ricordi mai del tutto sopiti dei giorni successivi al suo ritrovamento sotto i corpi senza vita dei propri genitori e di quanto tempo avesse impiegato per accettare la incontestabile verità. Loro erano morti e lei era ancora viva. Quanto difficile sarebbe stato per Caroline accettare la sua spiegazione nel caso essa avesse confermato i suoi timori? Quanto doveva essere difficile per la Stevens che si trovava a chilometri di distanza quanto tutta la sua stirpe era sparita dalla faccia della Terra? Mentre la sua testa si perdeva in quei pensieri, la sua mano aveva alla fine trovato ciò che cercava e adesso, adagiato sull'avambraccio destro, si trovava un libro dalla copertina in pelle rosso opaco e con inciso a fuoco le parole "Misticismo e Totem". Aprì il volume alla lettera D e lentamente fece scorrere l'indice fino a quando non giunse alla voce "donnola". Lesse con poco interesse le informazioni relative a quell'animale, alle sue abitudini e al suo habitat naturale, così come la sua connessione con il piano astrologico e i diversi significati che essa assumeva di volta in volta a seconda che apparisse in sogno o sul fondo di una tazza di tè o inciso a fuoco su una corteccia d'acero, per soffermarsi sulle leggende che nel corso dei secoli avevano coinvolto quel tipo di animale.

Immagino che questo...influenzi molto il presagio che ho avuto, vero?

Noi non vogliamo immaginare Signorina O'Neill ma tendere ad avere risposte.

Mormorò con un tono di voce completamente privo di qualsiasi inflessione così come il suo viso sembrava una maschera di cera mentre scorreva gli occhi sul testo trovato.

"Era, sposa di Zeus, gelosa delle prodezze erotiche del marito, seduttore impenitente di donne mortali, aveva deciso di arrestare la nascita di Eracle, frutto di una notte d'amore "strappata" con l'inganno, tra Zeus e Alcmena. Galinthiàs, figlia del tebano Preto, con un astuto stratagemma, ingannò le Moire e Ilizia, le dee del parto. Era, infatti, aveva ordinato alle divinità di stare sedute davanti alla camera di Alcmena con le mani intrecciate in modo che il bimbo non potesse nascere. Per nove giorni e nove notti le Dee stettero sulla soglia della casa con le gambe e le mani incrociate, impedendo la nascita con i loro incantesimi.
Le doglie si facevano sempre più forti e per salvarla da tanto strazio la giovane ancella uscì di corsa dalla camera per annunciare gioiosamente che, per ordine di Zeus, il parto era avvenuto malgrado loro. Le dee, prese alla sprovvista, non capirono immediatamente il trucco e levarono in alto le mani in un gesto di stupore e rabbia. E così, svincolato da quell'intreccio mortifero, Eracle potè finalmente venire alla luce. Ma le Dee del parto, furibonde e indignate per la beffa, punirono la responsabile dell'inganno trasformandola in donnola."


Il parto, una lunga e dolorosa attesa per giungere a un momento di gioia pura. O forse semplicemente alla fine del dolore stesso? Tisifone dubitava fortemente che qualsiasi notizia il Fato avesse in serbo per la giovane Tassetta l'avrebbe riempita di gioia anche se forse uscire dal limbo del non sapere le avrebbe apportato un qualche sollievo. Ma da esso lei avrebbe davvero tratto un qualche giovamento o avrebbe finito per soccombere alla disperazione e al dolore? Sollevò gli occhi dal libro per incrociare lo sguardo forte e determinato di Caroline Priscilla. No, per quanto non fosse lei la Grifa coraggiosa non si sarebbe fatta spezzare dagli eventi, anche se forse il peso avrebbe nell'immediato futuro piegato il suo giovane animo e le parole che lesse successivamente sembravano confermare quella intuizione.

"La donnola rappresenta bene il momento in cui "si rompe il nodo" e il bambino, simbolo del progetto, viene alla luce e prende corpo, come accade spesso nei sogni, dopo una lunga gestazione del pensiero."


Chiuse il libro e lo rimise a posto, non considerando necessario che l'altra leggesse le informazioni che aveva trovato, sopratutto perchè temeva potesse rimanere impressionata dal successivo accenno al basilisco e alla morte. Se si fosse soffermata maggiormente su quella didascalia, Tisifone si sarebbe accorta che essa aveva in sè un messaggio consolatorio ma la fretta [Elaborazione 14+ 6/d20=20] la spinse a compiere un errore di valutazione, cogliendo solo la parte più evidente della comparizione della donnola e cioè che il padre della Tassetta era morto. In silenzio, con le mani incrociate davanti al grembo, Tisifone sedette nuovamente sulla poltrona, gli occhi spenti e la lingua che lenta le inumidiva le labbra improvvisamente secche. Come poteva dire alla ragazza seduta di fronte a lei che il padre era morto? Esistevano davvero parole capaci di attutire il dolore e mitigare la perdita? Di certo che esistevano lei non le conosceva e questo la fece sentire per la prima volta inadeguata, certa che Monique al posto suo avrebbe saputo come comportarsi. Inaspettatamente furono proprio le successive parole della Tassetta a dare alla Divinante l'input giusto per parlare.

Professoressa...lei crede che ci sia un collegamento fra questo presagio e...quello che è successo nel suo ufficio due anni fa?

Se intende con la premonizione che ebbi direi di no... considero altamente improbabile che qualcuno all'interno della scuola sia direttamente coinvolto nella scomparsa di suo padre - e tecnicamente aveva ragione considerato che nessuna delle Aberrazioni della Setta aveva personalmente ucciso Mister O'Neill - Purtroppo invece sembra che le fiamme avessero davvero intenzione di avvertirla dandole un presagio di morte come risposta a tutte le sue domande.

Fece un profondo respiro e si chinò in avanti, per dare alla conversazione un'aria per così dire più intima e meno professionale.

Dicono che l'incertezza sia preferibile a una dura verità perchè la speranza alimenta la voglia di vivere. Personalmente invece credo che il crogiolarsi nell'illusione di qualcosa che non accadrà mai non faccia altro che impedirci di vivere. - mormorò in una maniera distorta di preparare la Tassorosso all'inevitabile - Il Fato ha deciso di sciogliere i suoi dubbi e darle la possibilità di elaborare il suo lutto e tornare a vivere non per chi la circonda ma per se stessa.

Un altro respiro e la mano della Divinante si allungò nel tentativo di posarsi sul ginocchio dell'altra.

Mi spiace Signorina O'Neill ma è giunto il momento che lei pianga suo padre.

Non disse: ... e di andare avanti... perché sarebbe stato ipocrita da parte sua considerato che dopo più di venti anni lei ancora non vi era riuscita.
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