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Giardino Interno

Messaggioda Nadal » 05/02/2012, 23:29

Vogliate perdonarmi questo scoppio, non avrei dovuto. E' solo che...il mio passato è tornato per uccidermi.

Le parole di Saana Leyla risuonarono nella mente di Nadal che, addolorato, continuò a sostenere lo sguardo della donna. Può il passato essere un tormento tanto forte per il cuore di un uomo? Nadal aveva capito sulla propria pelle la risposta a quel quesito. Il passato, infatti, ha una doppia natura: può mostrarsi come il più celeste dei mondi portando in vita ricordi felici oppure bruciare come le fiamme dell’inferno facendo rivivere le sofferenze più atroci.

La storia della mia vita è lunga e complicata da spiegare...un susseguirsi di tragedie, di catastrofi, di aneddoti che farebbero rizzare i capelli a chiunque. Tutto adesso sta tornando, è come se delle ombre mi stessero afferrando e mi volessero far sprofondare nell'abisso. E' tutto un gran caos...forse un giorno le parlerò di tutto questo, ma credo che questo sia il momento meno adatta a farlo. Ho solo bisogno di qualcuno che mi stia accanto, ora più che mai...e lei ha deciso di sedersi qui, accanto a me, senza pretendere niente. E la ringrazio...anzi, ti ringrazio, permettimi di darti del tu...visto che siamo anche compagni di stanza.

Non devi ringraziarmi Saana…

Replicò Nadal mettendo anche lui da parte il tono formale che aveva contraddistinto la loro conversazione fino ad allora.

Non preoccuparti nemmeno delle dicerie oppure dell’idea che gli altri si fanno di te. Mi sono accomodato qui accanto a te.. Ciò significa che non mi sei sembrata una persona tanto terribile tutto sommato..

Aggiunse cercando di risollevare per un attimo il morale della donna.

Se ti va, comunque, rimango volentieri ad ascoltare la tua storia. Non so, forse potrei darti una mano, potrei aiutarti ad affrontare i fantasmi del tuo passato ma anche le sofferenze del tuo presente..

Esclamò cercando il modo per non essere invadente ma non venendo meno alla sua indole protettiva. Aveva colto dolore e preoccupazione nelle parole di Saana; non poteva far finta di nulla e mettere da parte tutta la storia. Se c’era qualcosa da fare, se la donna era davvero in pericolo, Nadal era pronto a schierarsi dalla sua parte. Sebbene i due non si conoscessero, l’uomo sapeva riconoscere uno spirito nobile, un’anima capace di amare e di lottare a favore del bene e qualcosa gli diceva che Saana apparteneva proprio a questa categoria. Forse si sbagliava, forse il tutto l’avrebbe portato a correre seri rischi; nonostante ciò era suo dovere aiutare chi era in difficoltà. Non poteva rimanere con le mani in mano mentre Saana rischiava la vita.

Saana, io non conosco ancora ciò che ti è accaduto ma posso dirti che hai già trovato un alleato..
Non permetterò che qualcuno violi le mura del castello per attacarti.
Qui sei al sicuro… E ricorda le tenebre non possono portarti via se possiedi dentro di te la luce!

Continuò deciso guardando con fermezza la donna. Forse non doveva palesarsi in quel modo ma quando si trattava di aiutare qualcuno Nadal non poteva reprimersi, non poteva mettere freno al suo spirito.

…e tu...tu perché sei qui, fuori, con questo freddo, a parlare con una perfetta sconosciuta?

Ehi, chi ti ha detto che siamo sconosciuti? Ti ricordo che sei la mia compagna di stanza!

Rispose Nadal cercando di allentare per un attimo la tensione in attesa che Saana rivelasse la verità.

In realtà amo passeggiare per il castello per far rivivere i bei momenti..

Concluse dando la possibilità alla donna di potersi esprimere liberamente senza che le sue parole potessero interromperla.
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Messaggioda Saana Leyla » 06/02/2012, 14:36

Non devi ringraziarmi Saana…

Nadal iniziò così a rispondere al lungo discorso che la giovane donna aveva appena fatto. Non era sicura di aver fatto bene a sfogarsi con un uomo che conosceva a malapena, ma le infondeva una grande fiducia. Lo sguardo. Quello sguardo lo aveva visto in poche persone da quando era nata, una delle quali l'aveva tradita. Ma nel suo c'era una luce diversa, una luce che proveniva dal più profondo dell'anima, e questo lei lo aveva capito subito. Nadal continuò a parlarle, sorprendendola ancora una volta con il suo tono di voce così caldo e confortante.

Non preoccuparti nemmeno delle dicerie oppure dell’idea che gli altri si fanno di te. Mi sono accomodato qui accanto a te.. Ciò significa che non mi sei sembrata una persona tanto terribile tutto sommato..

Saana sorrise. Quanto ti sbagli...sono una delle persone più orribili che ti potesse capitare a tiro. Ho ucciso...ho tradito, e sono stata tradita, pensò in quel preciso istante. Lui non sapeva a cosa stava andando incontro stando seduto accanto a lei, sotto quel cielo nuvoloso e tetro. Non ne aveva la più pallida idea.

Se ti va, comunque, rimango volentieri ad ascoltare la tua storia. Non so, forse potrei darti una mano, potrei aiutarti ad affrontare i fantasmi del tuo passato ma anche le sofferenze del tuo presente..


La mia storia non è così bella da raccontare...

Disse, ma prima che lei potesse continuare lui parlò. Ecco quello che lo rendeva diverso. Era un uomo dall'anima buona, dallo spirito protettivo, nel vero senso della parola. Quelle frasi la fecero tornare indietro nella mente, e ricordi e flash le apparvero chiari come non mai. Quelle stesse parole erano state pronunciate da Amr molti anni prima, quando lei ancora non sapeva quanto maligne e cattive potessero essere le persone. La sua storia, il suo vissuto, le avevano insegnato a schivare le persone come Amr...e ora Nadal aveva ripetuto quelle esatte parole, mettendola sulla difensiva, ma non troppo. Nella sua voce c'era una sfumatura di bontà vera e tangibile, e decise di fidarsi, per la prima volta dopo tanti anni, soprattutto dopo che lui ebbe concluso quel discorso.

Saana, io non conosco ancora ciò che ti è accaduto ma posso dirti che hai già trovato un alleato..
Non permetterò che qualcuno violi le mura del castello per attacarti.
Qui sei al sicuro… E ricorda le tenebre non possono portarti via se possiedi dentro di te la luce!


Lo sguardo della giovane donna brillò d'emozione, ancora una volta. Quel ragazzo era così diverso da Amr, da Aleph...

Ehi, chi ti ha detto che siamo sconosciuti? Ti ricordo che sei la mia compagna di stanza!
In realtà amo passeggiare per il castello per far rivivere i bei momenti..


Oh, capisco...purtroppo qui non ho bei momenti da ricordare. Non ho studiato ad Hogwarts sai? La mia storia parte da molto lontano...in Egitto. Sono nata lì. Non ho molti ricordi di quando ero bambina, se non quelli dei miei studi. Mia madre credeva che fossi l'incarnazione di chissà quale Dea egizia della Magia e mi rinchiuse in una roccaforte con dei sacerdoti pazzi. Avevo una passione maniacale per le Rune e per la Magia Nera da ragazzina. Per colpa della mia pelle bianca e del mio caratteraccio tutti mi consideravano un demone sceso in Terra per distruggere ogni cosa...e così successe.

Saana fece un profondo respiro prima di andare, dando modo al giovane che le sedeva accanto di assimilare quello che gli aveva appena detto e quello che gli avrebbe detto di lì a qualche istante.

A dodici anni i miei poteri crebbero a dismisura, una cosa mai vista prima, dicevano. Durante uno dei riti...sacrificali che i Sacerdoti mi fecero fare andai in trance. Non ricordo niente di quei momenti, se non che al mio risveglio tutta la popolazione del mio villaggio era...morta. Tutti tranne mia madre, a quanto ne so.

Una piccola lacrima spuntò dall'occhio di Saana, consapevole che quella storia era terribile, raccontata dalla propria voce. Tutte le sue paure, i suoi timori e le sue preoccupazioni tornarono in un solo istante, come se la consapevolezza di quello che aveva fatto tredici anni prima fosse arrivata in quel preciso momento. Si asciugò la lacrima e lo guardò dritto negli occhi, cercando di capire quanto lo avesse spaventato.

Prima che io vada avanti...sei davvero convinto che non sia una persona così terribile...?

Chiese, sperando che lui non avesse cambiato idea dopo quanto gli aveva raccontato.
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Messaggioda Alya » 23/02/2012, 15:55

[ Interno giardino - Pomeriggio ]

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Ah, il sole.
Incontrava i suoi capelli biondi e creava una sorta di bagliore, quasi incontrasse dei brillantini.
Adorava il sole. Adorava qualunque cosa non fosse pioggia. Dublino era sempre piovosa. Odiava Dublino.. e non solo per quello.
Non avrebbe voluto ricordare quella parte di sè (ed infatti non lo fece affatto) mentre passeggiava per il giardino, sentendosi una sciocca, contando quante volte avesse attraversato lo stesso percorso nello stesso arco di tempo.
Non sapeva cosa fare, quel pomeriggio. Hogwarts era un ambiente così tanto grande che avrebbe potuto tenerla sicuramente occupata, ma aveva così poche persone di sua conoscenza che tutte le attività possibili divenivano decisamente troppo noiose per i suoi gusti.
Passeggiava da sola, quel pomeriggio, naturalmente. Passeggiava perchè non aveva mai amato così tanto l'aria aperta da quando si era trasferita a Dublino.
Ed Hogwarts era perfetta per lei.
Sua madre non c'era. Non avrebbe mai potuto decidere per lei. Ed Alya poteva fare qualsiasi cosa avesse voluto. Poteva farlo davvero.

Erano ormai un'ora e mezza che camminava senza sosta. Ogni tanto si fermava a riprendere fiato, facendo finta di stare ad osservare il cielo, e poi più nulla.
Alla fine, si sentì troppo stanca per continuare così. Individuò un albero. Fortuna che Hogwarts era ricca di alberi tanto alti e grandi da poterla nascondere interamente.
Si inginocchiò, leggiadra, sul prato ed aprì un libro.

Spoiler:
Vergil
Alya
 
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Messaggioda Vergil » 25/02/2012, 19:28

Allora, vediamo un po' se riesco a prenderti come si deve... Avanti, forza, un piccolo sforzo e ci sono, solo un piccolo... sforzo...

Tra le fronde di quell'albero così grande e maestoso gli sembrava quasi di essere un indigeno intento a nascondersi da qualche grande predatore, invece Vergil Cartwright aveva ben altro in mente per quella giornata soleggiata.
Aveva visto dal basso una gran quantità di frutta matura e meravigliosa ed aveva deciso di procurarsene un poco per la sua merenda.
L'albero in questione era un pero, grande a dimostrare un'età molto ampia, insomma, uno dei tanti alberi secolari da frutta che il giardino della scuola di Hogwarts poteva offrire, visto che per lui era tutto nuovo, in America di sicuro non c'erano giardini di quelle proporzioni. Belli si, ma non molto antichi o con chissà quale storia.

Ma in fondo è normale, la mia vecchia scuola è nata si e no vent'anni fa, non si può certo paragonare a questo colosso dell'insegnamento magico!
Avanti bella pera, fa' la brava e vieni qui da zio Vergil, su!


Si fermò qualche secondo, giusto il tempo di riprendere fiato. I rami degli alberi di quel luogo erano così forti, grossi e massicci da resistere a tutte le possibili azioni di coltura del prefetto dei tassi e questo non gli andava affatto giù.
Nel frattempo, con la coda dell'occhio osservò raggiungere l'albero una ragazza dai capelli biondi splendenti, giovane, lei, come la giapponesina incontrata la mattina, probabilmente del primo anno o forse del secondo, comunque una matricola.
Non disse niente, ancora concentrato a trovare il modo di arraffare la sua merenda del pomeriggio, lasciando che lentamente Alya raggiungesse proprio il tronco sopra il quale lui era arrampicato e vi si sedesse, intenta poi ad aprire un libro ed iniziare a leggere spensierata.
Purtroppo però, il suo momento di pace e tranquillità sarebbe finito di lì a poco, visto che l'americano, tornato alla carica, si avvicinò finalmente abbastanza con la mano al ramo con più pere e scuotendolo di poco, accidentalmente fece precipitare uno dei frutti di sotto, proprio sulla traiettoria del corpo della piccola delfina.

Attenzione lì sotto, caduta frutti!

Fortunatamente per entrambi, la pera precipitata cadde a circa una decina di centimetri dal corpo di Alya e così almeno per una volta Vergil non avrebbe dovuto soldi di danni a nessuno.
Senza esitare ulteriormente, afferrò altre due pere mettendosele della tasca della giacca di jeans e con un'agilità buona e veloce, discese il grande tronco, facendo un salto da un ramo basso atterrando proprio di fronte alla bambina bionda, scrollandosi di dosso un po' di foglie e qualche coccinella sulla spalla e sull'avambraccio sinistro.
Jeans blu scuro, capelli un po' all'indietro grazie all'umidità del sudore per la grande impresa e viso baciato dalla luce solare, un sorriso affabile verso di lei, come se non fosse successo niente, poi prese uno dei due spuntini conquistati con grande fatica ed addentò cominciando a mangiare di gusto.

Mmmhhh... sempre detto che il bottino sudato da mangiare ha tutto un altro sapore, ti conviene assaggiarla quella, è una vera delizia, ascolta questo tasso acrobatico!

Disse infine, indicando con l'indice della destra la pera caduta accanto a lei, facendole un occhiolino mentre senza indugio proseguiva a mangiare quel frutto succoso e zuccherino degno delle colture più vivide e generose della verde Inghilterra.

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Messaggioda Alya » 28/02/2012, 16:15

Si stava decisamente meglio di quanto pensasse, quel pomeriggio.
E mai avrebbe immaginato di trascorrerlo all'aperto, sotto un albero, a leggere, per di più. Inutile: ogni qualvolta lasciava la camera, portava sempre con sè un libro, perchè il mondo l'annoiava, e sapeva che, prima o dopo, avrebbe sentito il bisogno di tornare a leggere.
Alcune volte si chiedeva per quale strano motivo non fosse capitata nella Casata di Corvonero. Forse per la presenza di sua sorella, o forse per altro - non si sapeva ancora. Ed era una domanda a cui non aveva mai trovato risposta, o forse aveva semplicemente tirato fuori delle semplici opzioni. Aveva pensato che Delfinazzurro fosse pur sempre un'ottima Casata, che privilegiava l'arte, ed anche l'intelligenza, doti che lei, personalmente, credeva di avere, e che anche la sua Caposcuola, Monique, le aveva attribuito.
Perciò quella poteva essere l'unica spiegazione plausibile.

..Alice gli sfiorò il mento con una mano e con delicatezza gli fece ruotare la testa. Fu solo un'ombra quella che Mattia vide protendersi verso di sé. D'istinto chiuse gli occhi e poi sentì la bocca calda di Alice sopra la sua, le sue lacrime sulle guance, o forse non erano le sue, e infine le mani, così leggere, che gli tenevano ferma la testa e riafferravano i suoi pensieri imprigionandoli tutti lì, nello spazio che ora mancava tra di loro..

Alya leggeva, e leggeva anche veloce. Ci riusciva quando qualcosa le piaceva sul serio.
E tirò anche un sospiro, immaginandosi la scena, sperando che un giorno potesse essere lei la protagonista di una vicenda simile. Voleva essere lei la nuova Alice di quel libro, ed avere un Mattia perfetto, qualcuno che le volesse bene sul serio.
E le riusciva pure un po' difficile immaginare la vita con l'amore vero, visto che in undici anni aveva avuto mille volte la prova del suo fallimento. Prima con sua madre, poi con sua sorella.
Sperava davvero che per lei la sorte avesse deciso per qualcosa di diverso, perchè lei, in fondo, pensava di meritarselo sul serio.

Portò gli occhi verdi al cielo, chiudendoli appena, infastiditi, dalla luce del sole.
La brezza che, leggera, le sfiorava la pelle. Alya sorrideva di tutto ciò, sorrideva di quanto fosse piacevole trascorrere un pomeriggio simile,e sorrideva perchè era cosciente che avrebbe potuto trascorrere ogni pomeriggio in tal modo, ogni volta che voleva.

Estelle non mi ha mai raccontato di quanto fosse piacevole questo posto..

Pensò la ragazzina, ancora parecchio intenta a godersi il momento, e a cercare di prolungarlo più tempo possibile.
Un sorriso, ad un destinatario che nemmeno c'era. Forse il cielo, o forse il sole. Non lo sapeva nemmeno lei.

Attenzione lì sotto, caduta frutti!

E subito, di scatto, riaprì gli occhi, cercando di capire da dove, e soprattutto, da chi, provenisse quella voce maschile. Di sicuro troppo giovane per essere quella di un Caposcuola intento ad osservarla, anche perchè non stava facendo nulla di male.
Si guardò attorno, curiosa.
Qualcosa le passò velocemente a dieci centimetri dal volto, verso il basso, posandosi poi con un tonfo sul prato. Alya stette ad osservare lo strano oggetto cadutole accanto, che poi scoprì essere una pera.
Ed ora, perplessa ed un po' infastidita per il fatto che avessero interrotto così bruscamente quel bel momento, alzò lo sguardo al cielo, anche se in realtà stava osservando la chioma di quel grande pero sotto cui era accomodata.
E proprio in quel momento, agile, il ragazzo che aveva preso dimora su di un ramo, e chissà da quanto tempo era lì e da quanto stava osservandola, con un salto atterrò agile di fronte a lei, e prese ad osservarla, come se non avesse mai visto prima d'ora una ragazzina di undici anni dai capelli biondi, intenta a leggere in tranquillità il suo libro.

Aly prese ad osservarlo per bene. Non ricordava di aver mai visto un ragazzo simile per Hogwarts. Anzi, non ricordava nemmeno che ci fossero ragazzi di tale stazza lì.
Jeans scuro, capelli all'indietro, tanto che avrebbe quasi pensato che si fosse imbottito di gel, il ragazzo. Gel babbano, ovviamente.
Non mostrò alcuna espressione o stato d'animo. Restò semplicemente a guardarlo, mentre ora, con tranquillità, e dopo averle sorriso (non sapeva nemmeno definire cosa significasse tale sorriso) prendeva a mangiare una di quelle che dovevano far parte del suo bottino.

Mmmhhh... sempre detto che il bottino sudato da mangiare ha tutto un altro sapore, ti conviene assaggiarla quella, è una vera delizia, ascolta questo tasso acrobatico!

Ed Alya mosse il capo, guardando poi la pera che ora il tasso stava indicandole.
Il ragazzo sembrava apprezzare, quindi non doveva essere poi così malaccio. Magari le sarebbe pure potuta piacere, e il giardino avrebbe avuto un ricordo più piacevole da parte della ragazza.
Afferrò, allora, la pera cadutale proprio a fianco, e la portò alle labbra. Solo un attimo, prima di tirare un morso deciso al frutto, e masticarlo poi per bene, lasciando che il suo dolce sapore le riempisse il palato, desiderando di poterne avere ancora.

Hai decisamente occhio per certe cose.
Complimenti.


Disse lei, lasciandosi andare ad un sorriso, tirando ancora un altro morso alla pera.
Gli occhi verdi che ancora guardavano il giovane Tassorosso, che mangiava con gusto, quasi quanto lei. Sorrise ancora, ma questa volta il sorriso le venne spontaneo solo osservando meglio il ragazzo.

Io sono Alya.
E tu.. saresti?


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Messaggioda Vergil » 06/03/2012, 23:12

Una volta sceso da quell'albero, la bambina che si trovò di fronte per fortuna non si fece notare spaventata, anzi, molto calma e tranquilla, un punto a suo favore quindi, anzi, forse a favore di entrambi e di una possibile conversazione.
Le diede il consiglio di mangiare in fretta la pera caduta visto che era molto buona, almeno a suo avviso ed Alya decise di seguirlo di buon grado, assaggiandolo e trovandosi d'accordo con lui.
Il frutto era decisamente zuccheroso e per niente troppo acquoso, insomma, una vera bontà offerta da madre natura!

Hai decisamente occhio per certe cose.
Complimenti.


Ti ringrazio, mio zio ha un orto spettacolare dalle parti della costa occidentale Americana, lì ho imparato a saper capire quanto è buona la frutta al primo sguardo!

Io sono Alya.
E tu.. saresti?


Vergil Cartwright, alias "Il tuo contadino di fiducia", piacere bella barbie!
Hai beccato proprio la giornata giusta per leggere sotto un albero, e poi la pace e la tranquillità conciliano la lettura, sono io che sono il loro più acerrimo nemico...


Le fece un occhiolino, guardandosi attorno un poco per scorgere se ci fossero altri studenti da quelle parti ma pareva proprio che il luogo fosse deserto, chissà perchè mai poi, dato che non era così lontano dal castello seppur si dovesse camminare un buon quarto d'ora per raggiungerlo.
Finì di mangiare la pera, prendendo poi un sacchetto di plastica dalla tasca avanti della giacca a vento buttandoci dentro il torsolo, per evitare di gettarlo in terra con un comportamento incivile.

Non si rovina l'ambiente, altra cosa che mi diceva spesso mio zio... tieni, quando hai finito servitene pure, lo butto io quando rientro alla base giallo-nera!

Esclamò tranquillo e affabile, lanciando il sacchetto proprio in direzione di Alya, il quale sarebbe finito proprio di poco alla sua sinistra pronto per essere utilizzato come secchio di emergenza per la buccia e il centro della pera che anche lei stava mangiando con gusto e soddisfazione.

Allora, che mi racconti di te?
Con quei capelli e quegli occhi non ho dubbi che tu sia... Svedese? Norvegese? Scandinava? O magari Tedesca?
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Messaggioda Lucas » 30/04/2012, 21:57

[Mercoledì - ore 19.24]


L'invito di Lucas era stato fortunatamente accettato dalla docente di Divinazione, che aveva giustamente suggerito un salto nelle cucine del Castello prima di uscire all'esterno: gli elfi erano stati molto felici di preparare un bel cestino da picnic per loro, per permettere ai due docenti di saziarsi a dovere; l'avevano riempito con sandwiches misti, polpette ripiene di uova, frittata, moltissima frutta, thermos di thè caldo e succo di zucca freddo e biscotti al burro ed al cioccolato.

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Insomma, c'era persino troppa roba considerando che erano solo in due, ma a Lucas non dispiaceva affatto l'abbondanza purché non andasse sprecata: una coperta da stendere sull'erba completava il quadro, ed ora il giovane uomo seguiva la collega con curiosità, tranquillità ed un pizzico di divertimento; era curioso di conoscerla meglio, sereno perché si sentiva bene con se stesso e la situazione che si era venuta a creare intorno a lui... ed era divertito all'idea di cenare con una donna che, stando a ciò che Tisifone stessa gli aveva raccontato, solitamente cercavano tutti di evitare.

Ha mai cenato qui all'aperto, oppure ho l'onore di essere il primo col quale si lascia andare ad una piccola pazzia del genere?

Le domandò mentre camminavano, immaginando che se era molto legata alle tradizioni difficilmente era possibile che avesse fatto prima un pasto così fuori dall'ordinario: se così fosse stato, Lucas si sarebbe sentito speciale in qualche modo, e lusingato dalla decisione di lei di cenare fuori - inteso come fuori dalla Sala Grande - con lui. Camminava accanto a lei con la coperta sotto il braccio ed il cesto da picnic nell'altra mano, visto che non si sarebbe mai azzardato di farle portare qualcosa, era un vero gentiluomo in questo senso.

Dove sarebbe meglio che ci posizionassimo, secondo lei?
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Messaggioda Tisifone » 01/05/2012, 21:51

[Mercoledì - ore 19.24]



Guidando Lucasper i sotterranei del Castello verso le cucine, Tisifone cercava di riportare quella cena improvvisata all’interno di un normale rapporto formale tra colleghi e tacitare, in quel modo, quella vocina che, con un tono fastidiosamente simile a quello di Demetri, le diceva che la vita a Hogwarts l’aveva rammollita, resa imprudente e troppo ben disposta nei confronti degli altri.

Le cucine si trovano dietro al quadro rappresentante un cesto di frutta fresca – disse con il tono che usava solitamente in classe, formale e distaccato – Non esistono parole d’ordine per accedervi, basta fare il solletico alla pera, così.

Pochi secondi dopo che il dito della donna aveva stuzzicato il frutta, il quadro si aprì lasciando intravedere l’interno delle cucine. Tisifone si tenne in disparte mentre il collega parlottava con gli elfi domestici, lasciando a lui il compito di scegliere quali delle pietanze che avrebbero servito a cena in Sala Grande, portare con loro.
Visto che si era imbarcata in quella sorta di crociata di conoscere l’altro, avrebbe approfittare di ogni pretesto per scoprire anche la sfaccettatura più anonima del suo carattere. Riservandosi di commentare le sue scelte una volta giunto il momento di mangiare, si limitò a sollevare un sopracciglio quando il quantitativo di cibo infilato nel cestino superò il massimo, per lei, consentito per due persone.

Ha deciso di rovinarsi la linea stasera?

Chiese quindi, ironica, mentre attraversavano il portico per uscire in giardino. Una volta all’aria aperta, Tisifone rallentò il passo, chiuse gli occhi, sollevò il volto verso il cielo e inspirò profondamente, godendosi per un secondo il venticello che le colpiva il viso, l’aria fresca della sera e il silenzio dovuto al fatto che tutti gli studenti fossero dentro per cenare. Quello era per lei un gesto abitudinario, come una sorta di camera di decompressione, che le permetteva di scrollarsi di dosso il rumore e la stanchezza del suo ruolo di Insegnante e di tornare in sintonia con il suo Io interiore. E in quanto abitudinario non aveva bisogno di vedere dove stava andando, per poter camminare senza inciampare in un ramo o urtare a una delle panchine disseminate nella corte interna del giardino.

Ha mai cenato qui all'aperto, oppure ho l'onore di essere il primo col quale si lascia andare ad una piccola pazzia del genere?

La voce di Lucas la riscosse da quello stato di beatitudine e un’espressione di stupore prima e di imbarazzo dopo le si dipinsero sul viso: probabilmente il ragazzo fu la prima persona al mondo al di fuori della sua cerchia di familiari stretti a vedere la donna arrossire leggermente. In quella manciata di secondi si era dimenticata della presenza dell’altro e dell’intenzione di fargli da guida per gli esterni del Castello e quella dimenticanza l’aveva fatta sentire in imbarazzo.

E' il primo essere umano a cui concedo questo onore.

La risposta giunse a scoppio ritardato e quando parlò Tisifone aveva recuperato il controllo di sé e delle sue emozioni, il viso nuovamente una maschera di fredda cortesia, il lieve rossore che le aveva colorato le guancie pochi attimi prima, sparito.

Fino ad ora solo Idra, il mio pitone, mi aveva mai convinto a concedermi questo piccolo lusso.

Aggiunse poi giusto per evitare che l’altro pensasse che fosse solita cenare nella Foresta Proibita insieme ai Centauri, come se invece cenare ai piedi dell’albero in compagnia di un pitone fosse una cosa del tutto normale. Parlando di Idra, Tisifone si chiese dove fosse a quell’ora il suo piccolo animale, valutando la possibilità di incontrarla là fuori da qualche parte.

Come vede il giardino si estende verso sinistra come un enorme parco babbano, con tanto di panchine sparse qua e là per la felicità di studenti e professori.

Disse, riprendendo il suo ruolo di guida, usando la bacchetta come una sorta di torcia e indicando i vari punti con un piccolo fascio di luce. Cercava di mostrarsi distaccata anche se a volte lanciava delle occhiate alla figura che camminava al suo fianco, apprezzandone, gioco forza, non solo l’aspetto piacente ma anche la premura con cui si era procurato una coperta e la galanteria con cui portava tutti i pesi da solo, alla maniera babbana. Sarebbe stato molto più semplice evocare il plaid una volta giunti a destinazione o rimpicciolire in cesto per ridurne il peso. Tisifone non l’avrebbe ammesso mai, neanche sotto Cruciatus, ma i maghi che in certi frangenti mettevano da parte l’uso della magia stuzzicavano il suo interesse.

Dove sarebbe meglio che ci posizionassimo, secondo lei?

Erano giunti al limitare del giardino, in quello che lei era solita definire “il confine” tra dove era permesso agli studenti scorrazzare liberamente e dove, invece, era meglio non avventurarsi. In quel luogo due erano, secondo la sua esperienza, i posti migliori dove sedersi: a sinistra, sotto un enorme albero con vista sulla Capanna del Guardiacaccia e l’ingresso della Foresta Proibita e a destra, sotto un albero siamese, di quelli il cui fusto giunto ad altezza uomo si divideva in due alberi, di fronte al lago nero. Certamente la seconda opzione concedeva un belvedere migliore, con la luna che si rifletteva sulla superficie del lago, ma come scelta poteva dare adito a fraintendimenti.

Direi lì, a sinistra, così le potrò indicare altri posti chiavi del Castello – si risolse a dire quindi – L’albero siamese potrà sfruttarlo in futuro per una cena romantica.

Aggiunse, voltandosi verso il luogo indicato per bearsi del panorama, gli occhi che sembravano brillare alla luce della luna come l’acqua del lago.
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Messaggioda Lucas » 01/05/2012, 22:14

E' il primo essere umano a cui concedo questo onore.
Fino ad ora solo Idra, il mio pitone, mi aveva mai convinto a concedermi questo piccolo lusso.


Un pitone? Scelta interessante... come compagnia animale intendo.
Ma credo che si addica benissimo alla sua persona: affascinante, misterioso e pericoloso... sì, è perfetto per lei.


Commentò Lucas con quel complimento velato ed un sorriso rivolto in direzione della donna, continuando a camminarle accanto: si lasciava guidare da lei in linea di massima, ascoltando le sue parole pronunciate con voce alquanto distaccata e fredda; tuttavia all'uomo non era sfuggito il lieve rossore che poco prima aveva imporporato le sue guance, giungendo alla conclusione che sì, quando Tisifone si lasciava andare la sua bellezza ne traeva grande giovamento.

Come vede il giardino si estende verso sinistra come un enorme parco babbano, con tanto di panchine sparse qua e là per la felicità di studenti e professori.

E' bello vedere tanto spazio verde estendersi intorno al Castello, da' modo agli studenti di respirare un po' di aria libera e pulita: credo inoltre che soprattutto per Mezzosangue e Nati Babbani, abituati alle tecnologie del mondo non-magico, sia un bel cambiamento tornare ad apprezzare la semplicità della natura.

Disse l'uomo con un sorriso d'apprezzamento, guardandosi intorno con aria soddisfatta: l'ambiente che circondava la scuola gli sembrava sereno e rilassante, quasi familiare, come l'interno stesso di Hogwarts; niente a che vedere con l'accademia americana che Lucas aveva visitato un paio di volte, così impersonale e fredda e con pochissimo verde intorno.
Intanto, avendo camminato per un bel po', il docente di Trasfigurazione si permise di chiedere alla collega dove sarebbero stati più comodi per cenare, e la risposta di lei arrivò dopo un secondo di riflessione.

Direi lì, a sinistra, così le potrò indicare altri posti chiavi del Castello.
L’albero siamese potrà sfruttarlo in futuro per una cena romantica.


Lucas si volse verso di lei a quelle parole, cercando i suoi occhi per poterne stabilire coi propri un contatto diretto: la fissò per un istante, e poi fece un mezzo sorriso sghembo, divertito e misterioso - o almeno questo era quello che sembrava trasmettere.

Me lo ricorderò.

Mormorò semplicemente, posando a terra il cesto da picnic per poi stendere la coperta con cura, facendo cenno alla donna di accomodarsi per prima: era un uomo moderno ma conosceva la galanteria, e sedersi prima di lei avrebbe significato un'assoluta mancanza di essa; a seguito le si accomodò accanto, posando il cesto tra loro per darle modo di non sentire il proprio spazio vitale invaso dalla presenza di lui.

Eccoci qui, ammetto di avere parecchia fame, e lei?
Prego, si serva pure e spero di aver scelto cibi che le piacciono.


Disse quindi con un sorriso amichevole, aprendo il cestino e posando sulla coperta ciò che gli elfi avevano preparato per loro: tramezzini misti - uova, maionese, senape e tabasco, pomodoro e formaggio, burro e salmone affumicato - frittata, e polpette ripiene, tanto per cominciare. Estrasse poi posate, tovaglioli, due bicchieri e i due thermos contenenti le bevande, alzando gli occhi sulla donna con sguardo interrogativo.

Cosa le posso servire, thé o succo di zucca?
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Lucas
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Messaggioda Tisifone » 01/05/2012, 22:57

Un pitone? Scelta interessante... come compagnia animale intendo.
Ma credo che si addica benissimo alla sua persona: affascinante, misterioso e pericoloso... sì, è perfetto per lei.


L’aveva sorpresa di nuovo con quel commento sincero e per nulla artefatto, così fuori dal coro delle solite voci che storcevano il naso indignate e scandalizzate quando si presentava a qualsiasi evento, formale o informale che fosse, con Idra posata sulle sue spalle come una delicata sciarpa rosso sangue.

Se continua a sorridere così finirò per farlo anch’io…

Si trovò a pensare, posando gli occhi per più tempo di quello consentito, sul viso di Lucas e notando come al ragazzo sembrava venire così spontaneo sorridere e come quel gesto gli si addiceva molto, addolcendone ancora di più i tratti del viso. Bello certo, ma di una bellezza che in quei casi sfiorava la tenerezza, aggettivo questo con cui Tisifone non aveva per nulla dimestichezza.

E' bello vedere tanto spazio verde estendersi intorno al Castello, da' modo agli studenti di respirare un po' di aria libera e pulita: credo inoltre che soprattutto per Mezzosangue e Nati Babbani, abituati alle tecnologie del mondo non-magico, sia un bel cambiamento tornare ad apprezzare la semplicità della natura.

Sicuramente per i loro giovani polmoni è un toccasana, anche se probabilmente molti di loro faranno fatica ad abituarsi all’assenza di elettricità e affini.

Commentò, storcendo il naso al ricordo di come una primina dei Grifi era andata in crisi di astinenza da i-pod anche si era resa conto che lì quello strano aggeggio, come ogni oggetto tecnologico babbano, non funzionasse. Dopo aver indicato al collega quello che, secondo lei, era uno dei luoghi più romantici di Hogwarts, Tisifone si voltò verso di lui per indicargli di seguirla e in quel modo i loro sguardi entrarono in contatto, come se l’uno cercasse di leggervi attraverso l’animo dell’altro. E quando lui esibì un misterioso sorrisetto la donna non potè evitare di rispondergli con quello che sembrava essere un ghigno ironico.

Me lo ricorderò.

Il mormorio raggiunse le sue orecchie, spingendola a chiedersi, curiosa, chi sarebbe stata la ragazza che avrebbe goduto di quel bel panorama insieme a lui, per poi rabbuiarsi seccata. Probabilmente si era appena giocata uno dei suoi rifugi notturni preferiti e sarebbe stata costretta a trovarsene un altro.

Grazie.

Disse, il tono di voce leggermente più delicato. inginocchiandosi in modo da bloccare l’ampia gonna del vestito sotto le gambe e sedendosi di lato, il fianco posato sull’albero e le gambe piegate all’indietro. Lo osservò sedersi a sua volta e apprezzò molto il suo porre il cestino in mezzo a loro, come una piccola barriera che delimitasse i loro spazi vitali: per quanti piacevole fosse la compagnia del Tassorosso preferiva continuare a mantenere una certa distanza fisica.

Eccoci qui, ammetto di avere parecchia fame, e lei?
Prego, si serva pure e spero di aver scelto cibi che le piacciono.


Solitamente la sera non ho molto appetito ma l’aria aperta ha il fastidio pregio di stimolare il mio stomaco – affermò, spostando lo sguardo sui cibi che, uno alla volta, il ragazzo stava tirando fuori dal cestino – Scelta eccellente anche se forse un po’ troppo abbondante.

E un piccolo, striminzito sorriso apparve sul viso solitamente serio della donna, mentre posava su un tovagliolo di fronte a lei un tramezzino al salmone.

Cosa le posso servire, thé o succo di zucca?

Succo di zucca, grazie, Il thè la sera preferisco evitarlo – disse, porgendogli il suo bicchiere – Sa, cattiva influenza delle credenze babbane.

Spiegò, riferendosi al detto che il thè, come il caffè, bevuto prima di andare a dormire, procurassero insonnia. Appena lui le ebbe versato un po’ di succo di zucca, Tisifone lo portò alle labbra, bevendone un piccolo sorso, osservando l’altro da sopra il bordo del bicchiere.

Come mai è finito a vivere in America?

Chiese curiosa, il tono rilassato con una punta di invidia: a una parte di lei sarebbe piaciuto immensamente trasferirsi a vivere in un altro paese, la Grecia nel suo caso, ma il senso del dovere e il legame con la sua famiglia l’aveva sempre bloccata.

Sempre che non sia una domanda un po’ troppo personale per lei.

Si affrettò ad aggiungere, per evitare che lui si sentisse in obbligo a darle una risposta che si sarebbe volentieri evitato.
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