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Training Babbanologia

Messaggioda Monique » 27/10/2011, 21:31

Signorina Estelle, ecco aperto il suo training di Babbanologia... in bocca al drago!
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Messaggioda Estelle » 06/11/2011, 13:48

Settembre era passato, le giornate si erano susseguite fino a raggiungere il culmine dell’autunno, ed il freddo Ottobre era ormai subentrato ai giorni ancora tiepidi e quasi piacevoli del mese prima. Era una giornata nuvolosa, quella. Estelle, comunque, non ci fece molto caso: l’afa e il caldo non erano mai state tra le sue preferenze.
Stava risalendo le scale che portavano al Primo Piano. Quel giorno era importante per lei, quasi quanto il momento in cui aveva saputo di esser stata assunta come Caposcuola di Corvonero. Suo padre sarebbe stato veramente fiero di lei: quel giorno avrebbe tenuto la sua prima lezione di Babbanologia. Lei, che di insegnamento ne sapeva poco quanto nulla, in base a ciò che aveva potuto imparare dai suoi professori durante i suoi sette anni ad Hogwarts.
Si rigirava nervosamente l’anello che portava al mignolo, un regalo di sua madre prima che partisse per Dublino, come era solita fare quando stava per affrontare qualcosa di molto impegnativo.
Aveva finalmente raggiunto la porta dell’aula di Babbanologia. Si sentiva pronta, stranamente. Si lisciò, nervosamente, le pieghe della lunga maglia che aveva deciso di indossare quel giorno, qualcosa di sobrio, molto simile all’abbigliamento giornaliero. Prese un respiro profondo, ed entrò.
L’aula era già piena di persone: studenti di tutte e sei le Casate chiacchieravano tra loro con frenesia, riempiendo l’aula di risolini contenti. Alcuni presero a squadrarla con evidente curiosità, quasi fosse per loro una sorpresa avere una professoressa così bionda, il genere di capigliatura che non si vedeva dappertutto.

“Buongiorno, ragazzi.”

Il suo fu un saluto semplice e diretto, mentre prendeva a dirigersi verso la sua cattedra, dove vi posò i libri ed un paio di block notes.
Nell’aula regnò per un attimo uno strano silenzio, spezzato ogni tanto da qualche mormorio, mentre lei prendeva ad aggiornare il suo registro, appuntando semplicemente data e presenze. Furono cinque minuti buoni di silenzio e stasi.
Dopo di che si alzò. Fece lentamente il giro della cattedra, lasciandosi poi scivolare su di essa sul davanti, in modo da poter essere abbastanza vicina ai suoi studenti.

“Io sono Estelle Moreau, vostra nuova insegnante di Babbanologia.”

Molti studenti si guardarono perplessi, forse sorpresi da un nome così complicato e allo stesso così sensuale. Estelle. Sì, era proprio il genere di nome che suscitava un certo interesse. Sorrise di gusto, compiaciuta di tanto interesse da parte dei suoi studenti. Subito riprese a parlare.

“Ho stilato un programma abbastanza interessante, o perlomeno spero lo consideriate tale. Alterneremo lezioni di teoria a lezioni di pratica, ovvero viaggi d’istruzione, che comunque dovrete meritarvi.
Voglio fidarmi di voi, e voi non spezzate questo legame di fiducia, okei?”


Un mucchio di teste si mossero all’unisono in segno di assenso. Estelle imitò i suoi studenti: mosse di poco il capo, annuendo brevemente. Sorrise: i suoi studenti sembravano abbastanza interessati a lei e al suo programma, programma che, comunque, volenti o no, dovevano rispettare e seguire.
Proseguì.

“Bene, direi che possiamo iniziare. Prendete piume e pergamene.
Mettiamoci al lavoro.”


Lasciò la posizione che aveva mantenuto per tutto quel tempo. Si mosse, avvicinandosi alla lavagna, come erano soliti fare i suoi professori, quando ancora frequentava le loro lezioni. Lanciò un rapido sguardo all’ultimo banco in fondo, a destra: il “suo” banco. Ricordava quanto i suoi professori l’avessero etichettata solo per il posto che occupava: in fondo non era da una ragazza occupare gli ultimi posti dell’aula, quasi volesse fare tutt’altro piuttosto che seguire la lezione.
Curvò le labbra. Sorrise tra sé.
Afferrò un gessetto e si voltò verso gli alunni. Attese che anche gli ultimi ragazzi prendessero piume e pergamene e cominciò a parlare.

“Credo che, ad ognuno di voi, quand’era piccolo, abbiano raccontato le fiabe o le favole.
Ai piccoli maghi si leggono Le Fiabe di Beda il Bardo, ai babbani no. Per queste prime lezioni ci occuperemo delle fiabe nel mondo babbano.”


Si fermò un attimo per riprendere fiato, giusto in tempo per notare la mano alzata di uno dei ragazzi, un Tassorosso, a notare dalla divisa.

“Dimmi pure.”

“Quest’anno, quindi, studieremo..racconti?”

Sembrava leggermente preoccupato, quasi fosse spaventato dall’argomento, un argomento che per lei sembrava comunque semplice. Estelle rivolse un sorriso al ragazzo, sperando di riuscire a rassicurarlo.

“Certo che no. Saranno solo poche lezioni, nelle altre faremo un altro argomento che credo vi piacerà. Ma, ripeto, questo solo se dimostrerete di impegnarvi.”

Qualche brusio accompagnò quelle ultime parole. Alcuni ragazzi si pavoneggiavano, altri erano abbastanza preoccupati di non farcela.
Sorrise, voltandosi verso la lavagna. Con il gesso, in una scrittura ben definita e sinuosa, prese a scrivere in grandi caratteri “FIABA”.

“La fiaba è un tipo di narrativa originaria della tradizione popolare, caratterizzata da componimenti brevi e centrati su avvenimenti e personaggi fantastici come fate, orchi, giganti e altre Creature Magiche.
Inizialmente, le fiabe erano racconti tramandati da madre in figlia. Solo molti anni dopo sono state messe per scritto. Questo ha comportato dei cambiamenti, come la sostituzione di alcuni personaggi o il cambio della trama. Quindi, si sono ottenute altre fiabe, diverse dalle precedenti, da quelle originali.
Sono scritte in maniera semplice, essendo raccontate dalla gente comune, ma rimangono piacevoli da leggere e molto rilassanti”


Sospirò. Prese a muoversi verso gli studenti. Camminava leggiadra tra i banchi dei ragazzi, le pieghe della lunga maglia che si muovevano ad od ogni suo movimento.

“Una cosa che non è mai chiara nelle fiabe, è il tempo. Generalmente sono ambientate in un mondo che i babbani associano al Medioevo, dove esistevano castelli, principi, principesse, Re, regine, orchi e altre cose di questo genere; ma altre volte, il tempo viene definito da espressioni come “C’era una volta…”, “Tanto tempo fa…”, espressioni tipiche delle fiabe.”
Ma, per scrivere una fiaba, bisogna tenere conto di due schemi: il primo è un insieme di caratteristiche uguali per tutte le fiabe. Il secondo, invece, l’ha creato uno studioso, Propp che ha riconosciuto 8 personaggi caratteristici.”


Curvò le labbra, rivolgendo un sorriso ai ragazzi, prima di far scoccare le dita. Con l'aiuto di un incantesimo, su ogni banco comparvero due cartoncini, uguali per tutti.

Spoiler:
<<1) indeterminatezza: personaggi, epoca e luoghi sono quasi sempre indefiniti (e remoti), mai descritti, e quasi mai nominati (fanno eccezione quelle fiabe in cui si parla di Inghilterra o Portogallo, ma è chiaro che il nome indica lontananza quasi inconcepibile) e non sono descritti (si dice "C'era una volta...", "In un paese lontano...", ma non si dice né dove né quando);
2) inverosimiglianza: i fatti che si presentano nel racconto sono spesso fatti impossibili e i personaggi inverosimili o inesistenti nella realtà quotidiana (molti fatti narrati possono accadere solo per magia e molti personaggi esistono solo nella fantasia popolare o mitica, e non di rado sono personificazioni di concetti astratti: il bisogno, il male, il dolore, ecc.).
3) manicheismo morale: si rappresenta sempre un mondo nettamente distinto in due (i personaggi sono o buoni o cattivi, o furbi o stupidi e non esistono vie di mezzo, la ragione sta sempre da una sola parte);
4) reiterazione e ripetizione: i motivi sono sempre ricorrenti (gli elementi e gli episodi sono spesso presenti anche in altre fiabe). Esiste anche una ricorrenza narrativa di frasi o formule magiche;
5) apoteosi finale: c'è sempre un lieto fine (i buoni, i coraggiosi e i saggi -- o stupidi -- vengono premiati; le ragazze povere diventano principesse; i giovani umili ma coraggiosi salgono sul trono; la virtù premiata, la bontà vince, ecc.);
6) scopo didattico: c'è sempre una morale, anche se non espressa chiaramente come nella favola, che insegna a rispettare gli anziani e la famiglia, ad onorare le istituzioni (le persone che le incarnano sono degne di rispetto solo se "buone"), ad essere generosi con i poveri e gli umili, e coraggiosi con i prepotenti (fino a sfidare le autorità) per migliorare il proprio destino.>>


Spoiler:
<<Falso eroe o antieroe: chi si sostituisce all'eroe con l'inganno
Mandante: chi spinge l'eroe a partire per la sua missione
Mentore: la guida dell'eroe, che gli dà un dono magico
Aiutante: chi aiuta l'eroe a portare a termine la missione
Sovrano: amico o oppositore
Principessa: premio amoroso finale per l'eroe
Eroe: protagonista che dopo aver compiuto un'impresa, trionferà
Antagonista: l'oppositore dell'eroe>>


“Ed alcuni situazioni generali.”

Spoiler:
<<1. Equilibrio iniziale (inizio)
2. Rottura dell'equilibrio iniziale (movente o complicazione)
3. Peripezie dell'eroe
4. Ristabilimento dell'equilibrio (conclusione)>>


Gli studenti presero a squadrare i tre cartoncini comparsi magicamente sui loro banchi. Alcuni sembravano disperarsi per il troppo materiale, consapevoli che ciò avrebbe comportato un ulteriore lavoro in più e meno tempo per le loro passeggiate pomeridiane. Altri sembravano interessati a leggere i cartoncini, quasi fosse un argomento che li stava affascinando sul serio.
Sorrise, prendendo a camminare verso la cattedra, proprio allo scadere del tempo a disposizione.

"Signori, prima che ve ne andiate, copiate i compiti, per bene, mi raccomando!”

Esclamò Estelle con un sorrisetto divertito, notando come alcuni ragazzi avessero tentato di svignarsela per evitarli. Un altro scocco di dita e su ogni banco comparve un foglio di pergamena con i compiti da svolgere.

Compiti:
1) Cos’è una fiaba?(2 punti)
2) Quali sono le sue caratteristiche? ( 4 punti)
3) Scrivi una piccola fiaba (min 20 righe, max 50 di Word) tenendo conto degli schemi di Propp.(20 punti)


“Voglio farvi qualche raccomandazione, prima che andiate via: non voglio vedere frasi identiche a quelle che ho pronunciato io. Cercate di rielaborare a modo vostro le informazioni, aggiungete sempre le vostre considerazioni per rendere l’elaborato più personale. I compiti devono essere consegnati entro e non oltre il 30 settembre alle ore 19.00. Il punteggio massimo è di 26 punti, + 2 punti per il miglior compito e altri 2 per la Casa che ha inviato più compiti.
Per qualsiasi dubbio o chiarimento, mi troverete nel mio ufficio.


È tutto potete andare... e buona giornata!"

Aspettò che anche l’ultimo allievo uscisse dalla classe prima di lasciarsi andare ad un sonoro sospiro di sollievo ed uscire a propria volta dall’aula, chiudendosi la porta alle spalle.

Spoiler:
Sandyon, Monique


Ecco il mio training. Scusate il ritardo ;D
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Messaggioda Monique » 07/11/2011, 18:45

Settembre era passato, le giornate si erano susseguite fino a raggiungere il culmine dell’autunno, ed il freddo Ottobre era ormai subentrato ai giorni ancora tiepidi e quasi piacevoli del mese prima. Era una giornata nuvolosa, quella. Estelle, comunque, non ci fece molto caso: l’afa e il caldo non erano mai state tra le sue preferenze.
Stava risalendo le scale che portavano al Primo Piano: quel giorno era importante per lei, quasi quanto il momento in cui aveva saputo di esser stata assunta come Caposcuola di Corvonero. Suo padre sarebbe stato veramente fiero di lei: quel giorno avrebbe tenuto la sua prima lezione di Babbanologia. Lei, che di insegnamento ne sapeva poco [st]quanto[/st] (meglio: o. L’espressione più corretta in questo caso è “poco o nulla”, poiché il “quanto” solitamente viene preceduto dal “tanto”) nulla, in base a ciò che aveva potuto imparare dai suoi professori durante i [st]suoi[/st] (meglio evitare la ripetizione del possessivo visto che lo dici sopra riferito ai professori, ma non è sbagliato grammaticalmente)sette anni ad Hogwarts.
Si rigirava nervosamente l’anello che portava al mignolo, un regalo di sua madre prima che partisse per Dublino, come era solita fare quando stava per affrontare qualcosa di molto impegnativo.
Aveva finalmente raggiunto la porta dell’aula di Babbanologia. Si sentiva pronta, stranamente. Si lisciò, nervosamente, le pieghe della lunga maglia che aveva deciso di indossare quel giorno, qualcosa di sobrio, molto simile all’abbigliamento giornaliero. Prese un respiro profondo, ed entrò.
L’aula era già piena di persone: studenti di tutte e sei le Casate chiacchieravano tra loro con frenesia, riempiendo l’aula di risolini contenti. Alcuni presero a squadrarla con evidente curiosità, quasi fosse per loro una sorpresa avere una professoressa così bionda, il genere di capigliatura che non si vedeva dappertutto.

“Buongiorno, ragazzi.”

Il suo fu un saluto semplice e diretto, mentre prendeva a dirigersi verso la sua cattedra, dove vi posò i libri ed un paio di block notes.
Nell’aula regnò per un attimo uno strano silenzio, spezzato ogni tanto da qualche mormorio, mentre lei prendeva ad aggiornare il suo registro, appuntando semplicemente data e presenze. Furono cinque minuti buoni di silenzio e stasi.
Dopo di che si alzò. Fece lentamente il giro della cattedra, lasciandosi poi scivolare su di essa sul davanti, in modo da poter essere abbastanza vicina ai suoi studenti.

“Io sono Estelle Moreau, vostra nuova insegnante di Babbanologia.”

Molti studenti si guardarono perplessi, forse sorpresi da un nome così complicato e allo stesso così sensuale.
(grammaticalmente in tutto questo pezzo che ti ho segnato in corsivo non ci sono errori da sottolineare, solo vorrei farti notare che detta così sembra che gli studenti non sapessero prima chi fosse la loro professoressa, mentre in teoria tu sei stata presentata la prima sera ad Hogwarts. Magari puoi cambiare il discorso dicendo che gli studenti - ora che ti squadrano meglio - si straniscono perché non avevano notato quanto fossi particolare: così il succo non cambia ma rimani coerente col contesto) Estelle. Sì, era proprio il genere di nome che suscitava un certo interesse. Sorrise di gusto, compiaciuta di tanto interesse da parte dei suoi studenti. Subito riprese a parlare.

“Ho stilato un programma abbastanza interessante, o perlomeno spero lo consideriate tale. Alterneremo lezioni di teoria a lezioni di pratica, ovvero viaggi d’istruzione, che comunque dovrete meritarvi.
Voglio fidarmi di voi, e voi non spezzate questo legame di fiducia,
[st]okei[/st] (tralasciando la scrittura di “okay”, credo starebbe meglio un "d’accordo" in questo caso)?”

Un mucchio di teste si mossero all’unisono in segno di assenso. Estelle imitò i suoi studenti: mosse di poco il capo, annuendo brevemente. Sorrise: i suoi studenti sembravano abbastanza interessati a lei e al suo programma, programma che, comunque, volenti o no, dovevano rispettare e seguire.
Proseguì.

“Bene, direi che possiamo iniziare. Prendete piume e pergamene.
Mettiamoci al lavoro.”


Lasciò la posizione che aveva mantenuto per tutto quel tempo. Si mosse, avvicinandosi alla lavagna, come erano soliti fare i suoi professori quando ancora frequentava le loro lezioni. Lanciò un rapido sguardo all’ultimo banco in fondo, a destra: il “suo” banco. Ricordava quanto i suoi professori l’avessero etichettata solo per il posto che occupava: in fondo non era da una ragazza occupare gli ultimi posti dell’aula, quasi volesse fare tutt’altro piuttosto che seguire la lezione.
Curvò le labbra e sorrise tra sé.
Afferrò un gessetto e si voltò verso gli alunni: attese che anche gli ultimi ragazzi prendessero piume e pergamene e cominciò a parlare.

“Credo che, ad ognuno di voi, quand’era piccolo, abbiano raccontato le fiabe o le favole.
Ai piccoli maghi si leggono Le Fiabe di Beda il Bardo, ai babbani no. Per queste prime lezioni ci occuperemo delle fiabe nel mondo babbano.”


Si fermò un attimo per riprendere fiato, giusto in tempo per notare la mano alzata di uno dei ragazzi, un Tassorosso, a [st]notare[/st] (avendo già usato il verbo "notare" poco prima, meglio usare "giudicare" per evitare la ripetizione) dalla divisa.

“Dimmi pure.”

“Quest’anno, quindi, studieremo..racconti?”

Sembrava leggermente preoccupato, quasi fosse spaventato dall’argomento, un argomento che per lei sembrava comunque semplice. Estelle rivolse un sorriso al ragazzo, sperando di riuscire a rassicurarlo.

“Certo che no. Saranno solo poche lezioni, nelle altre faremo un altro argomento che credo vi piacerà. Ma, ripeto, questo solo se dimostrerete di impegnarvi.”

Qualche brusio accompagnò quelle ultime parole. Alcuni ragazzi si pavoneggiavano, altri erano abbastanza preoccupati di non farcela.
Sorrise, voltandosi verso la lavagna. Con il gesso, in una scrittura ben definita e sinuosa, prese a scrivere in grandi caratteri “FIABA”.

“La fiaba è un tipo di narrativa originaria della tradizione popolare, caratterizzata da componimenti brevi e centrati su avvenimenti e personaggi fantastici come fate, orchi, giganti e altre Creature Magiche.
Inizialmente, le fiabe erano racconti tramandati da madre in figlia
: solo molti anni dopo sono state messe per scritto. Questo ha comportato dei cambiamenti, come la sostituzione di alcuni personaggi o il cambio della trama. Quindi, si sono ottenute altre fiabe, diverse dalle precedenti, da quelle originali.
Sono scritte in maniera semplice, essendo raccontate dalla gente comune, ma rimangono piacevoli da leggere e molto rilassanti”


Sospirò. Prese a muoversi verso gli studenti. Camminava leggiadra tra i banchi dei ragazzi, le pieghe della lunga maglia che si muovevano ad od ogni suo movimento.

“Una cosa che non è mai chiara nelle fiabe, è il tempo. Generalmente sono ambientate in un mondo che i babbani associano al Medioevo, dove esistevano castelli, principi, principesse, Re, Regine, orchi e altre cose di questo genere; ma altre volte, il tempo viene definito da espressioni come “C’era una volta…”, “Tanto tempo fa…”, espressioni tipiche delle fiabe.
Ma per scrivere una fiaba bisogna tenere conto di due schemi: il primo è un insieme di caratteristiche uguali per tutte le fiabe. Il secondo, invece, l’ha creato uno studioso, Propp che ha riconosciuto 8 personaggi caratteristici.”


Curvò le labbra, rivolgendo un sorriso ai ragazzi, prima di far scoccare le dita. Con l'aiuto di un incantesimo, su ogni banco comparvero due [st]cartoncini[/st] (essendo nel mondo potteriano, meglio dire pergamene), uguali per tutti.
Spoiler:
<<1) indeterminatezza: personaggi, epoca e luoghi sono quasi sempre indefiniti (e remoti), mai descritti, e quasi mai nominati (fanno eccezione quelle fiabe in cui si parla di Inghilterra o Portogallo, ma è chiaro che il nome indica lontananza quasi inconcepibile) e non sono descritti (si dice "C'era una volta...", "In un paese lontano...", ma non si dice né dove né quando);
2) inverosimiglianza: i fatti che si presentano nel racconto sono spesso fatti impossibili e i personaggi inverosimili o inesistenti nella realtà quotidiana (molti fatti narrati possono accadere solo per magia e molti personaggi esistono solo nella fantasia popolare o mitica, e non di rado sono personificazioni di concetti astratti: il bisogno, il male, il dolore, ecc.).
3) manicheismo morale: si rappresenta sempre un mondo nettamente distinto in due (i personaggi sono o buoni o cattivi, o furbi o stupidi e non esistono vie di mezzo, la ragione sta sempre da una sola parte);
4) reiterazione e ripetizione: i motivi sono sempre ricorrenti (gli elementi e gli episodi sono spesso presenti anche in altre fiabe). Esiste anche una ricorrenza narrativa di frasi o formule magiche;
5) apoteosi finale: c'è sempre un lieto fine (i buoni, i coraggiosi e i saggi -- o stupidi -- vengono premiati; le ragazze povere diventano principesse; i giovani umili ma coraggiosi salgono sul trono; la virtù premiata, la bontà vince, ecc.);
6) scopo didattico: c'è sempre una morale, anche se non espressa chiaramente come nella favola, che insegna a rispettare gli anziani e la famiglia, ad onorare le istituzioni (le persone che le incarnano sono degne di rispetto solo se "buone"), ad essere generosi con i poveri e gli umili, e coraggiosi con i prepotenti (fino a sfidare le autorità) per migliorare il proprio destino.>>


Spoiler:
<<Falso eroe o antieroe: chi si sostituisce all'eroe con l'inganno
Mandante: chi spinge l'eroe a partire per la sua missione
Mentore: la guida dell'eroe, che gli dà un dono magico
Aiutante: chi aiuta l'eroe a portare a termine la missione
Sovrano: amico o oppositore
Principessa: premio amoroso finale per l'eroe
Eroe: protagonista che dopo aver compiuto un'impresa, trionferà
Antagonista: l'oppositore dell'eroe>>


“Ed alcuni situazioni generali.”

Spoiler:
<<1. Equilibrio iniziale (inizio)
2. Rottura dell'equilibrio iniziale (movente o complicazione)
3. Peripezie dell'eroe
4. Ristabilimento dell'equilibrio (conclusione)>>


(non c'è nulla di sbagliato a livello di contenuto, solo un appunto stilistico: prova a mettere tutte queste informazioni sotto quote piuttosto che sotto spoiler, graficamente risulta molto meglio)

Gli studenti presero a squadrare [st]i tre cartoncini[/st] (come sopra, meglio dire "le tre pergamene") comparse magicamente sui loro banchi. Alcuni sembravano disperarsi per il troppo materiale, consapevoli che ciò avrebbe comportato un ulteriore lavoro in più e meno tempo per le loro passeggiate pomeridiane. Altri sembravano interessati a leggere i cartoncini, quasi fosse un argomento che li stava affascinando sul serio.
Sorrise, prendendo a camminare verso la cattedra, proprio allo scadere del tempo a disposizione.

"Signori, prima che ve ne andiate, copiate i compiti per bene, mi raccomando!”

Esclamò Estelle con un sorrisetto divertito, notando come alcuni ragazzi avessero tentato di svignarsela per evitarli. Un altro schiocco di dita e su ogni banco comparve un foglio di pergamena con i compiti da svolgere.

Compiti:
1) Cos’è una fiaba?(2 punti)
2) Quali sono le sue caratteristiche? ( 4 punti)
3) Scrivi una piccola fiaba (min 20 righe, max 50 di Word) tenendo conto degli schemi di Propp.(20 punti)


“Voglio farvi qualche raccomandazione, prima che andiate via: non voglio vedere frasi identiche a quelle che ho pronunciato io. Cercate di rielaborare a modo vostro le informazioni, aggiungete sempre le vostre considerazioni per rendere l’elaborato più personale. I compiti devono essere consegnati entro e non oltre il 30 settembre alle ore 19.00. Il punteggio massimo è di 26 punti, + 2 punti per il miglior compito e altri 2 per la Casa che ha inviato più compiti.
Per qualsiasi dubbio o chiarimento, mi troverete nel mio ufficio.

È tutto potete andare... e buona giornata!"


Aspettò che anche l’ultimo allievo uscisse dalla classe prima di lasciarsi andare ad un sonoro sospiro di sollievo ed uscire a propria volta dall’aula, chiudendosi la porta alle spalle.



Dunque Estelle, ecco qui la revisione del tuo training, che passo ad analizzare nel dettaglio: devo dire che sono molto contenta dalla scarsa presenza di errori di grammatica; qualche svista qua e là, un paio di ripetizioni nemmeno troppo gravi, periodi brevi stilisticamente corti che a me personalmente non fanno impazzire ma che di sicuro non pregiudicano il tuo operato. La questione del "i tuoi studenti sanno già chi sei" è facilmente risolvibile, e non posso dire di aver riscontrato errori d'altro genere.
Passiamo ai contenuti: la fiaba come argomento mi piace, bella anche la decisione di parlare degli schemi di Propp; tuttavia, ciò che si chiede nella tua materia è di distinguere il mondo magico da quello babbano, cosa che qui si capisce poco. Perchè allora non partire dall'origine della fiaba per arrivare poi a Propp? Quello che vorrei da te è una nuova stesura di questa stessa lezione (poichè a livello di forma non sento il bisogno di metterti ancora alla prova) così da cercare di migliorare i contenuti: ti suggerisco di parlare di Esopo e di Fedro - coloro da cui la fiaba ha origine - tracciando un percorso della favola fino ai giorni nostri cosicchè la sua evoluzione sia chiara, mettendo ovviamente in pratica le seppur poche correzioni stilistiche o grammaticali da me sottolineate.
Per qualsiasi chiarimento sulle correzioni o dubbi sulla pubblicazione della seconda lezione, sono disponibile a parlare per chat e/o mp.

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Messaggioda Estelle » 08/11/2011, 19:34

Settembre era passato, le giornate si erano susseguite fino a raggiungere il culmine dell’autunno, ed il freddo Ottobre era ormai subentrato ai giorni ancora tiepidi e quasi piacevoli del mese prima. Era una giornata nuvolosa, quella. Estelle, comunque, non ci fece molto caso: l’afa e il caldo non erano mai state tra le sue preferenze.
Stava risalendo le scale che portavano al Primo Piano: quel giorno era importante per lei, quasi quanto il momento in cui aveva saputo di esser stata assunta come Caposcuola di Corvonero. Suo padre sarebbe stato veramente fiero di lei: quel giorno avrebbe tenuto la sua prima lezione di Babbanologia. Lei, che di insegnamento ne sapeva poco o nulla, in base a ciò che aveva potuto imparare dai suoi professori durante i sette anni ad Hogwarts.
Si rigirava nervosamente l’anello che portava al mignolo, un regalo di sua madre prima che partisse per Dublino, come era solita fare quando stava per affrontare qualcosa di molto impegnativo.
Aveva finalmente raggiunto la porta dell’aula di Babbanologia. Si sentiva pronta, stranamente. Si lisciò, nervosamente, le pieghe della lunga maglia che aveva deciso di indossare quel giorno, qualcosa di sobrio, molto simile all’abbigliamento giornaliero. Prese un respiro profondo, ed entrò.
L’aula era già piena di persone: studenti di tutte e sei le Casate chiacchieravano tra loro con frenesia, riempiendo l’aula di risolini contenti. Alcuni presero a squadrarla con evidente curiosità, quasi fosse per loro una sorpresa avere una professoressa così bionda, il genere di capigliatura che non si vedeva dappertutto.

“Buongiorno, ragazzi.”

Il suo fu un saluto semplice e diretto, mentre prendeva a dirigersi verso la sua cattedra, dove vi posò i libri ed un paio di block notes.
Nell’aula regnò per un attimo uno strano silenzio, spezzato ogni tanto da qualche mormorio, mentre lei prendeva ad aggiornare il suo registro, appuntando semplicemente data e presenze. Furono cinque minuti buoni di silenzio e stasi.
Dopo di che si alzò. Fece lentamente il giro della cattedra, lasciandosi poi scivolare su di essa sul davanti, in modo da poter essere abbastanza vicina ai suoi studenti.

“Io sono Estelle Moreau, vostra nuova insegnante di Babbanologia.”

Molti studenti si guardarono perplessi, forse sorpresi da un nome così complicato e allo stesso così sensuale. Non doveva essere una gran sorpresa, per loro. In quel momento pensò che probabilmente gli alunni, la sera prima, erano stati troppo distratti da poter comprendere meglio il suo nome.
Sorrise di gusto, compiaciuta di tanto interesse da parte dei suoi studenti. Subito riprese a parlare.

“Ho stilato un programma abbastanza interessante, o perlomeno spero lo consideriate tale. Alterneremo lezioni di teoria a lezioni di pratica, ovvero viaggi d’istruzione, che comunque dovrete meritarvi.
Voglio fidarmi di voi, e voi non spezzate questo legame di fiducia, d’accordo?"


Un mucchio di teste si mossero all’unisono in segno di assenso. Estelle imitò i suoi studenti: mosse di poco il capo, annuendo brevemente. Sorrise: i suoi studenti sembravano abbastanza interessati a lei e al suo programma, programma che, comunque, volenti o no, dovevano rispettare e seguire.
Proseguì.

“Bene, direi che possiamo iniziare. Prendete piume e pergamene.
Mettiamoci al lavoro.”


Lasciò la posizione che aveva mantenuto per tutto quel tempo. Si mosse, avvicinandosi alla lavagna, come erano soliti fare i suoi professori quando ancora frequentava le loro lezioni. Lanciò un rapido sguardo all’ultimo banco in fondo, a destra: il “suo” banco. Ricordava quanto i suoi professori l’avessero etichettata solo per il posto che occupava: in fondo non era da una ragazza occupare gli ultimi posti dell’aula, quasi volesse fare tutt’altro piuttosto che seguire la lezione.
Curvò le labbra e sorrise tra sé.
Afferrò un gessetto e si voltò verso gli alunni: attese che anche gli ultimi ragazzi prendessero piume e pergamene e cominciò a parlare.

“Credo che, ad ognuno di voi, quand’era piccolo, abbiano raccontato le fiabe o le favole.
Ai piccoli maghi si leggono Le Fiabe di Beda il Bardo, ai babbani no. Per queste prime lezioni ci occuperemo delle fiabe nel mondo babbano.”


Si fermò un attimo per riprendere fiato, giusto in tempo per notare la mano alzata di uno dei ragazzi, un Tassorosso, a giudicare dalla divisa.

“Dimmi pure.”

“Quest’anno, quindi, studieremo..racconti?”

Sembrava leggermente preoccupato, quasi fosse spaventato dall’argomento, un argomento che per lei sembrava comunque semplice. Estelle rivolse un sorriso al ragazzo, sperando di riuscire a rassicurarlo.

“Certo che no. Saranno solo poche lezioni, nelle altre faremo un altro argomento che credo vi piacerà. Ma, ripeto, questo solo se dimostrerete di impegnarvi.”

Qualche brusio accompagnò quelle ultime parole. Alcuni ragazzi si pavoneggiavano, altri erano abbastanza preoccupati di non farcela.
Sorrise, voltandosi verso la lavagna. Con il gesso, in una scrittura ben definita e sinuosa, prese a scrivere in grandi caratteri “FIABA”.

“La fiaba è un tipo di narrativa originaria della tradizione popolare, caratterizzata da componimenti brevi e centrati su avvenimenti e personaggi fantastici come fate, orchi, giganti e altre Creature Magiche.
Inizialmente, le fiabe erano racconti tramandati da madre in figlia: solo molti anni dopo sono state messe per scritto. Questo ha comportato dei cambiamenti, come la sostituzione di alcuni personaggi o il cambio della trama. Quindi, si sono ottenute altre fiabe, diverse dalle precedenti, da quelle originali.
Sono scritte in maniera semplice, essendo raccontate dalla gente comune, ma rimangono piacevoli da leggere e molto rilassanti”


Sospirò. Prese a muoversi verso gli studenti. Camminava leggiadra tra i banchi dei ragazzi, le pieghe della lunga maglia che si muovevano ad od ogni suo movimento.

“Una cosa che non è mai chiara nelle fiabe, è il tempo. Generalmente sono ambientate in un mondo che i babbani associano al Medioevo, dove esistevano castelli, principi, principesse, Re, Regine, orchi e altre cose di questo genere; ma altre volte, il tempo viene definito da espressioni come “C’era una volta…”, “Tanto tempo fa…”, espressioni tipiche delle fiabe.
Ma per scrivere una fiaba bisogna tenere conto di due schemi: il primo è un insieme di caratteristiche uguali per tutte le fiabe. Il secondo, invece, l’ha creato uno studioso, Propp che ha riconosciuto 8 personaggi caratteristici.”


Curvò le labbra, rivolgendo un sorriso ai ragazzi, prima di far scoccare le dita. Con l'aiuto di un incantesimo, su ogni banco comparvero due pergamene, uguali per tutti.

<<1) indeterminatezza: personaggi, epoca e luoghi sono quasi sempre indefiniti (e remoti), mai descritti, e quasi mai nominati (fanno eccezione quelle fiabe in cui si parla di Inghilterra o Portogallo, ma è chiaro che il nome indica lontananza quasi inconcepibile) e non sono descritti (si dice "C'era una volta...", "In un paese lontano...", ma non si dice né dove né quando);
2) inverosimiglianza: i fatti che si presentano nel racconto sono spesso fatti impossibili e i personaggi inverosimili o inesistenti nella realtà quotidiana (molti fatti narrati possono accadere solo per magia e molti personaggi esistono solo nella fantasia popolare o mitica, e non di rado sono personificazioni di concetti astratti: il bisogno, il male, il dolore, ecc.).
3) manicheismo morale: si rappresenta sempre un mondo nettamente distinto in due (i personaggi sono o buoni o cattivi, o furbi o stupidi e non esistono vie di mezzo, la ragione sta sempre da una sola parte);
4) reiterazione e ripetizione: i motivi sono sempre ricorrenti (gli elementi e gli episodi sono spesso presenti anche in altre fiabe). Esiste anche una ricorrenza narrativa di frasi o formule magiche;
5) apoteosi finale: c'è sempre un lieto fine (i buoni, i coraggiosi e i saggi -- o stupidi -- vengono premiati; le ragazze povere diventano principesse; i giovani umili ma coraggiosi salgono sul trono; la virtù premiata, la bontà vince, ecc.);
6) scopo didattico: c'è sempre una morale, anche se non espressa chiaramente come nella favola, che insegna a rispettare gli anziani e la famiglia, ad onorare le istituzioni (le persone che le incarnano sono degne di rispetto solo se "buone"), ad essere generosi con i poveri e gli umili, e coraggiosi con i prepotenti (fino a sfidare le autorità) per migliorare il proprio destino.>>


<<Falso eroe o antieroe: chi si sostituisce all'eroe con l'inganno
Mandante: chi spinge l'eroe a partire per la sua missione
Mentore: la guida dell'eroe, che gli dà un dono magico
Aiutante: chi aiuta l'eroe a portare a termine la missione
Sovrano: amico o oppositore
Principessa: premio amoroso finale per l'eroe
Eroe: protagonista che dopo aver compiuto un'impresa, trionferà
Antagonista: l'oppositore dell'eroe>>


“Ed alcuni situazioni generali.”

<<1. Equilibrio iniziale (inizio)
2. Rottura dell'equilibrio iniziale (movente o complicazione)
3. Peripezie dell'eroe
4. Ristabilimento dell'equilibrio (conclusione)>>



Gli studenti presero a squadrare le tre pergamene comparse magicamente sui loro banchi. Alcuni sembravano disperarsi per il troppo materiale, consapevoli che ciò avrebbe comportato un ulteriore lavoro in più e meno tempo per le loro passeggiate pomeridiane. Altri sembravano interessati a leggere i cartoncini, quasi fosse un argomento che li stava affascinando sul serio.
Sorrise, prendendo a camminare verso la cattedra, ripetendo tra sé ciò che avrebbe dovuto dire di lì a poco.
Lasciò altri cinque minuti buoni ai suoi alunni, senza saperne il motivo.
Poi, riprese a parlare.

“Tutto chiaro, ragazzi? Possiamo andare avanti?”

Un altro cenno d’assenso da parte della classe. Un sorriso in loro direzione e riprese.

“Allora.. fiaba e favola sembrano molto simili, ma in realtà differiscono tra loro per qualche particolare.
La favola è un genere letterario i cui protagonisti sono solo ed esclusivamente animali, considerati realistici, in quanto possiedono la capacità di interagire tra loro, di comunicare, di comportarsi e di avere gli stessi vizi degli uomini. Inoltre, le favole possiedono sempre una morale, ovvero un insegnamento, esposto esplicitamente tramite un proverbio, e quasi sempre alla fine della favola.”


Osservava i suoi alunni scrivere, non perdersi nemmeno un pezzo di ciò che stava dicendo. Ne fu lieta: ciò significava che stava trasmettendo qualcosa loro, qualcosa che le piaceva e che sperava potesse piacere anche a loro.
Si lasciò andare ad un sorriso. Riprese a camminare tra i banchi, le mani unite dietro la schiena.

“Iniziatore della favola fu Esopo, di cui non si hanno notizie certe. Secondo una tradizione biografica romanzesca, egli fu uno schiavo di origine frigia, vissuto a Sarmo.
Sotto il suo nome, in età ellenistica, ci sono pervenute oltre 400 favole, brevi e di stile sobrio, con narrazione agevole. Le sue favole possono essere considerate degli ‘apologhi’ di animali, che sostituiscono, ovviamente, gli uomini e si comportano come loro, con una morale comune e popolare.”


Si fermò un attimo, in modo da dare la possibilità ai ragazzi di terminare di scrivere. Camminava ancora, non riusciva a stare ferma. Eppure si sentiva stranamente priva di ogni forma di nervosismo. Era calma e riusciva ancora a respirare tranquillamente, senza alcun affanno.

“Anche Fedro era un favolista, ed uno schiavo, ma, diversamente da Esopo, egli era latino.”

Raggiunse la lavagna con passo affrettato. Aveva timore che l’ora potesse terminare prima ancora di aver finito la lezione. Afferrò un gessetto e riprese a scrivere.

“Phaedri Augusti liberti fabulae Aesopiae”

“Fedro scrisse cinque libri di Favole, che andavano sotto questo titolo. Purtroppo, di questi cinque libri, e di tutte le favole che vi erano al loro interno, ce ne sono rimaste solo novantatrè.”

Pose il gessetto al proprio posto, sistemandosi, per un attimo ancora, le pieghe della maglietta. Allontanò la sedia dalla cattedra, e vi prese posto, rovistando tra i vari appunti che possedeva.

“Fondamentalmente le favole possiedono lo stesso schema. Ma, molto particolare in Fedro, è il prologo del suo IV libro, in cui egli stesso afferma di aver seguito Esopo, differendo da lui solo per i nuovi soggetti, in quanto egli descrive ambienti tipicamente romani, con costumi e personaggi consoni alla sua epoca.
Infatti, egli stesso definisce le sue favole “esopie” e non “esopiche”, in quanto seguono solo il genere di Esopo.”


Estelle concluse il suo discorso tirando un profondo respiro. Si accorse, poco dopo, di aver terminato giusto in tempo.
I ragazzi cominciarono a riordinare i banchi e le loro cartelle.

"Signori, prima che ve ne andiate, copiate i compiti per bene, mi raccomando!”

Esclamò Estelle con un sorrisetto divertito, notando come alcuni ragazzi avessero tentato di svignarsela per evitarli. Un altro schiocco di dita e su ogni banco comparve un foglio di pergamena con i compiti da svolgere.

Compiti:
1) Cos’è una fiaba? Cosa è una favola?(2 punti)
2) Quali sono le caratteristiche di questi due generi letterari? ( 4 punti)
3) Scegli una tra le seguenti richieste:
-Scrivi una piccola fiaba (min 20 righe, max 50 di Word) tenendo conto degli schemi di Propp.(20 punti)
-Inventa una favola con relativa morale, attenendoti a quanto detto in classe.


“Voglio farvi qualche raccomandazione, prima che andiate via: non voglio vedere frasi identiche a quelle che ho pronunciato io. Cercate di rielaborare a modo vostro le informazioni, aggiungete sempre le vostre considerazioni per rendere l’elaborato più personale. I compiti devono essere consegnati entro e non oltre il 30 settembre alle ore 19.00. Il punteggio massimo è di 26 punti, + 2 punti per il miglior compito e altri 2 per la Casa che ha inviato più compiti.
Per qualsiasi dubbio o chiarimento, mi troverete nel mio ufficio.

È tutto potete andare... e buona giornata!"


Aspettò che anche l’ultimo allievo uscisse dalla classe prima di lasciarsi andare ad un sonoro sospiro di sollievo ed uscire a propria volta dall’aula, chiudendosi la porta alle spalle.

Ecco la lezione revisionata. Spero vada bene.
In caso contraria, son disposta a modificarla volentieri ;)

Spoiler:
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Messaggioda Monique » 08/11/2011, 20:17

Molto bene signorina Estelle, molto bene.
Sono davvero soddisfatta della lezione, hai messo in atto le correzioni che ti avevo sottolineato e le aggiunte su Esopo e Fedro mi sono piaciute.

Unico appunto a livello di forma:
"Ne fu lieta: ciò significava che stava trasmettendo qualcosa [st]loro[/st], qualcosa che le piaceva e che sperava potesse piacere anche a loro (meglio togliere il primo "loro" perchè sarebbe una ripetizione e la frase suona bene anche senza)"

Per il resto, posso dire che hai soddisfatto le mie aspettative, e per questo ti annuncio che sei ufficialmente la nuova professoressa di Babbanologia.

Congratulazioni!

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