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Messaggioda Brianna » 07/08/2013, 21:13

Brianna era stata molto felice di aver incontrato Luca quel pomeriggio, lui sembrava spaesato e le ricordava molto se stessa 3 anni prima, quando anche lei era nella stessa situazione del bambino ed aveva conosciuto Cappie, Elisabeth e Jorge.... era stato anche e soprattutto grazie a loro se era riuscita ad ambientarsi così bene li ad Hogwarts, tanto da considerarla quasi come se fosse stata casa sua... certo, le mancava Sayuri... se ci fosse stata anche lei sarebbe stato perfetto, ma non si poteva avere tutto dalla vita... solo lei, nella sua famiglia, era nata con quella scintilla di magia che le aveva permesso di frequentare Hogwarts e di conoscere cose che, se fosse stata una semplice babbana, avrebbe considerato impossibili.

Voleva mettere a suo agio il bambino il più possibile così, una volta raggiunta l'isoletta con lui, gli chiese come si stava trovando ad Hogwarts

Bè Brianna che dire, per il poco tempo che sono qui ti dirò che mi stò trovando benone....devo ancora ambientarmi bene e credo che un pò si veda....

Un po' si, in effetti – commentò sincera Brianna – ma non ti preoccupare, presto ti sembrerà di essere a casa!

sai sono curioso però di sapere, te, appena arrivata l'impressione che hai avuto e se poi è rimasta tale.....giusto per farmi un'idea...

Appena arrivata io? - sorrise la ragazzina, alzando gli occhi al cielo – ero molto ma molto più spaesata di te, mi mancava casa mia, mi mancava Sayuri, la mia sorellina... dovrebbe avere piu o meno la tua età... tu hai sorelle o fratelli? Ti mancano?

Tacque un istante attendendo che l'altro rispondesse alla sua domanda quindi

L'impressione che ho avuto io inizialmente è che Hogwarts fosse strana... e poi, non riuscivo ad esguire un incantesimo che fosse uno... spesso durante le ore di Trasfigurazione ed Incantesimi c'è una parte pratica, ed il professor Turner e la professoressa Vireau ce li fanno provare gli incantesimi... ma io inizialmente ero completamente negata... Ora, dopo tre anni che sono qui, posso dire che qui si sta bene, si imparano cose fantastiche... io mi sono trovata benissimo qui, ho conosciuto anche persone fantastiche come Cappie, Elisabeth, Jorge... insomma, a parte che un po mi manca la mia sorellina, per il resto Hogwarts la sento quasi come se fosse casa mia!

Glaedr in quel momento decise che voleva scendere, quindi Brianna lo lasciò andare, gridandogli però di rimanere a portata di vista, quindi lei si tolse le scarpe, si sedette sull'erba verde e mise i piedi in ammollo nell'acqua

Sguazzò per qualche istante, beandosi della sensazione dell'acqua fresca sui piedi nudi, quindi invitò Luca a fare altrettanto

Dai Luca, togliti le scarpe, fai come me, è divertente!

Attese che il ragazzino – se avesse voluto – si sedesse accanto a lei quindi riprese la conversazione

 Come l'hanno presa i tuoi quando ha ricevuto la tua lettera?

i miei se l'aspettavano che avrei ricevuto la lettera sono un mezzosangue e sapevano che al compimento degli 11 anni sarebbe arrivata...

Dunque Luca era un mezzosangue, non come lei, una nata babbana, lui sapeva già che esistevano le magie, quindi molto probabilmente si era trovato meno spaesato di lei

Hai già un'idea di quale potrebbe essere la tua materia preferita?

Chiese quindi Brianna e disponendosi successivamente ad ascoltare la risposta del suo interlocutore.
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Messaggioda Luca » 09/08/2013, 15:19

Luca ascoltò molto attentamente le parole di Brianna di come si era trovata all’inizio.....e visto che lei da come diceva doveva essere stata molto più spaesata di lui ma che alla fine si era trovato bene non poteva non credere che anche per lui sarebbe stato così.....

Tu hai sorelle o fratelli? Ti mancano?

No sono figlio unico....ma non nego che mi piacerebbe avere un fratello su cui contare....mi capita spesso di pensare come sarebbe se avessi un fratello o una sorella...Però ti confesso che mi manca molto Kikko il mio gatto....ho instaurato davvero un bel rapporto con lui come credo tu lo abbia instaurato con....

Luca si fermò non ricordando il nome ma subito Brianna..

Glaedr

Glaedr esatto.....

Nel frattempo Brianna aveva messo i piedi in ammollo

Dai Luca, togliti le scarpe, fai come me, è divertente!

Ci pensò un istante ma già lo sapeva che lo voleva fare così con calma si tolse le scarpe e mise i piedi nell’acqua come lo aveva invitato a fare..

Che bene che si sta così con l’acqua sui piedi la leggera brezza.....

Ci fu un momento di silenzio mentre i due si gustavano quell’atmosfera magica dell’acqua.....

Hai già un'idea di quale potrebbe essere la tua materia preferita?

Luca ci pensò un po su ma nn aveva proprio idea....

Sinceramente non so....volevo prima vederle un po tutte e vedere quella che realmente mi piace di più....e la tua materia preferita invece qual’e?
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Messaggioda Brianna » 13/08/2013, 10:00

No sono figlio unico....ma non nego che mi piacerebbe avere un fratello su cui contare....

Alla domanda che aveva posto Brianna Luca aveva risposto di essere figlio unico, ma che avrebbe tanto voluto avere un fratello su cui contare; Brianna annuì alle parole di Luca... era vero, lei sapeva di poter contare sempre, in qualunque momento e per qualunque cosa, sulla sua sorellina Sayuri.

Il bambino, forse iniziando a fidarsi della giovane delfina o forse, più semplicemente, per continuare la conversazione, fece una confidenza

Però ti confesso che mi manca molto Kikko il mio gatto....ho instaurato davvero un bel rapporto con lui come credo tu lo abbia instaurato con.... Glaedr esatto.....

Anche Luca, a quanto pareva, possedeva un animale, e a quanto stava raccontando a Brianna, doveva avere con lui un rapporto molto stretto, se era anche solo la metà di quello esistente tra lei e Glaedr... Brianna non potè che essere felice alle parole del piccolo Drago... una persona che amava gli animali era buona dentro... forse con gli esseri umani una persona poteva anche fingere, ma gli animali capivano subito se chi avevano di fronte erano di indole buona o meno, e se il gatto di Luca si fidava di lui questo non poteva che significare – almeno agli occhi di Brianna – che Luca era una brava persona

Kikko... che nome particolare! Che gatto è? - chiese curiosa la giovane Delfina – quanti anni ha? Di che colore è?

Tacque per dare il tempo a Luca di rispondere alle sue domande, cercando di visualizzare, con gli occhi della mente, il gatto che Luca andava via via descrivendo.


Quando poi Brianna propose a Luca di mettere i piedi in ammollo come lei, il bambino parve felice della cosa e anzi, si trovarono entrambi a far sguazzare piedi nell'acqua, sollevando ogni tanto qualche schizzo e godendosi la pace che solo l'acqua sapeva regalare, questo almeno per Brianna... ma a sentire le parole del piccolo Drago, l'acqua aveva un potere benefico anche su di lui

Che bene che si sta così con l’acqua sui piedi la leggera brezza.....

Eh si... L'acqua mi aiuta un sacco... quando sono triste, oppure ho qualche problema... vengo qui... il suono dell'acqua mi aiuta a trovare un equilibrio con me stessa... mi trasmette pace e tranquillità

Rimasero per un po in silenzio, una reciproca compagnia... era un silenzio piacevole, stavano condividendo un momento quasi magico, ma poi Brianna chiese a Luca se avesse già conosciuto tutti professori – e quindi tutte le materie – ed avesse una sua materia preferita

Sinceramente non so....volevo prima vederle un po tutte e vedere quella che realmente mi piace di più....e la tua materia preferita invece qual’e?

La ragazzina sorrise alle parole di Luca, non era certo un sorriso di scherno, anzi... quasi di complicità...

A dire il vero – spiegò Brianna – non ho una sola materia preferita...anche se la migliore di tutte resta Cura delle Creature Magiche... non solo adoro la materia in se, ma anche il professor McDullan è molto bravo e deve conoscere un sacco di cose! Pensa che una volta ha addirittura scoperto una nuova specie animale, il Gatto Prismatico!

L'ammirazione per il professor McDullan era palese nella voce e nel tono della ragazzina

Oltre a Cura adoro Incantesimi e Trasfigurazione... anche se, a dire il vero, sono abbastanza negata in queste due materie, almeno per quanto riguarda la parte pratica...

Sorrise nel ricordare quando aveva provato l'incanto Elettro ed era rimasta folgorata... quanto era stata stupida quella volta!

Oltre a queste materie, faccio parte del coro della scuola... adoro cantare, e spero di poterlo fare sempre!

Non spiegò a Luca che in realtà lo stava facendo di nascosto da mamma Chiyo, e che temeva ogni giorno di più che se ne sarebbe accorta...

A te piace cantare?

Un'occhiata al sole... e Brianna si accorse che era molto più tardi di quello che pensava

Che dici Luca... è meglio se torniamo indietro al Castello, tra non molto inizierà il coprifuoco ed è meglio non farsi beccare in giro.

Qualora Luca fosse stato d'accordo con lei, Brianna avrebbe richiamato Glaedr, si sarebbe rimessa le scarpe e, assieme al piccolo Drago sarebbe tornata al castello, l'avrebbe quindi salutato e si sarebbe diretta al suo Dormitorio, in attesa di recarsi in Sala Grande per la cena.
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Messaggioda Luca » 02/09/2013, 2:33

Kikko... che nome particolare! Che gatto è? - chiese curiosa la giovane Delfina – quanti anni ha? Di che colore è?

Brianna era stata molto incuriosita dal gatto di Luca che cominciò a parlarne molto felicemete e con gli occhi emozionati...

Bè kikko è un meticcio è il figlio della gatta della mia vicina...è colore crema con delle strisce bianche è davvero particolare il suo colore e poi è davvero affettuoso....quasi come un cagnolino...pensa che mi segue dappertutto ogni passo che faccio lui è li.....sempre al mio fianco!! E’ stato il mio primo animale e c’e l’ho da 2 anni...

Parlando di Kikko gli erano quasi venute le lacrime agli occhi gli voleva troppo bene e già gli mancava...

la ragazzina iniziò poi a raccontargli delle sue materie preferite e dell’ammirazione verso il professor Mc Dullan e alla fine del canto..

A te piace cantare?

Luca la guardò e fece un sorrisino.....

A dire il vero sono stonato come una campana e la mia doccia lo sa benissimo

Le rispose scoppiando poi a ridere....

Risero assieme dell’abilità del povero Luca nel canto quando poi lei guardò l’orologio e disse..

Che dici Luca... è meglio se torniamo indietro al Castello, tra non molto inizierà il coprifuoco ed è meglio non farsi beccare in giro.

Già non si era reso conto che il tempo era volato ed era già ora di tornare nei dormitori....

Cavoli Brianna non mi sono nemmeno accorto di com’è passato velocemente il tempo è già ora di tornare

Si alzarono entrambi si misero le scarpe e si incamminarono verso l’entrata della scuola....arrivati li si salutarono e ognuno andò al proprio dormitorio... era stato davvero felice Luca di aver incontrato Brianna una ragazza così simpatica e carina nei suoi confronti visto che era appena arrivato.

[ FINE ]
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Messaggioda Ariel » 31/01/2014, 16:37

[tahoma]
[Giovedì - 20 Aprile - ore 15.34]


Bene, qui non dovrei avere problemi...

Mormorò Ariel, mettendosi seduta a terra sull'isolotta al centro del Lago Nero, alla quale si poteva accedere tramite un percorso fatto di pietre piuttosto scivolose: solitamente non era un luogo che prendeva in considerazione per stare un po' da sola - la possibilità di cadere in acqua la faceva desistere del provare ad arrivarci - ma voleva essere sicura che nessuno potesse interrompere le sue prove.
In effetti avrebbe anche potuto farle in Auditorium o in Sala Musica, ma c'era sempre il rischio d'incontrare un componente del coro o uno dei musicisti, e lei invece voleva che nessuno la sentisse, non quando si sentiva ancora in alto mare: certo, l'aiuto di Robyn era stato fondamentale per farle comprendere come approcciarsi al brano, ma questo non significava che avesse magicamente ed improvvisamente capito come renderlo al meglio.
Circondata dalla borsa, dagli spartiti, da un paio di bottigliette con l'acqua e da un quaderno pieno di appunti, la Grifondoro si passò la lingua sulle labbra mentre prendeva il testo della canzone ed alzava poi gli occhi leggermente verso l'alto, mordicchiandosi un'unghia in un'espressione pensierosa.

Immagine


Forse potrei... uhm, sì, analizzare il testo mi pare un'ottima idea.
Sarà un punto di partenza diverso, e magari se riesco davvero a capire cosa voleva trasmettere la cantante mi sarà più semplice arrivarci...


Si disse Ariel, annuendo tra sé per cominciare a cantare la prima strofa secondo le note che ormai conosceva a memoria e che, bisognava ammetterlo, le venivano proprio bene.

Don't cry to me.
If you loved me,
You would be here with me.
You want me?
Come find me.
Make up your mind.


(Non piangere per me.
Se mi amassi,
saresti qui con me.
Mi vuoi?
Vieni a trovarmi.
Deciditi.)


Si umettò nuovamente il labbro superiore, rileggendo questa volta quelle parole sottovoce prima di prendere il quaderno per gli appunti ed una penna - ben più pratica della piuma con inchiostro che usava nel corso delle lezioni ad Hogwarts - per riportare qualcosa sul foglio bianco, ovvero i sentimenti che, secondo la Grifa, si potevano evincere dal testo della canzone.[/tahoma]

Amarezza
Rabbia


[tahoma]Un lieve sospiro, il tempo di chiedersi se quella strada fosse la più giusta per approcciarsi al brano, poi una lieve scossa del capo e la neo-diplomanda riprese il suo studio, rispondendosi che in fondo ogni strada poteva essere quella giusta, era tutta una questione soggettiva.

Should I let you fall?
Lose it all?
So maybe you can remember yourself.
Can't keep believing,
We're only deceiving ourselves.
And I'm sick of the lie,
And you're too late.


(Dovrei lasciarti cadere?
Perdere tutto?
Così magari potresti ricordare di te stesso.
Non possiamo continuare a crederci,
Stiamo solo ingannando noi stessi.
E sono stufa della bugia,
ed è troppo tardi per te.)


Un'altra strofa cantata, poi riletta attentamente, e infine nuovamente un paio di appunti presi sul foglio, cosicché le ricordassero quali emozioni le parole esprimevano e le trasmettevano.[/tahoma]

Insicurezza
Frustrazione
Incapacità di sopportare ancora


[tahoma]Non la canzoncina più allegra e serena del mondo, insomma, ma non poteva certo prendersela con Robyn per quello: le aveva spiegato, il loro Vocal Coach, che quell'esercizio era fatto apposta per tirare fuori la sua capacità interpretativa, perciò non doveva fare altro che rimboccarsi le maniche e capire al meglio come rendere giustizia a quella canzone.
Per questo proseguì, passando lo sguardo al testo, ripetendo il ritornello e proseguendo nel cantare la strofa successiva, perché sarebbe stato inutile riscrivere sul quaderno le stesse sensazioni che le parole appena cantate le avevano già trasmesso precedentemente.

Couldn’t take the blame,
Sick with shame,
Must be exhausting to lose your own game.
Selfishly hated,
No wonder you’re jaded,
You can’t play the victim this time.
And you’re too late.


(Non potrei prendermi la colpa,
coperta di vergogna,
dev’essere dura perdere al tuo stesso gioco.
Egoisticamente odiato,
Non sorprende che tu sia seccato,
Non puoi fare la vittima questa volta.
Ed è troppo tardi per te.)


Sensazioni simili ma anche diverse quelle che percepì questa volta, dopo aver cantato e successivamente riletto tra sé quelle parole, che la spinsero a scrivere qualcosa sul quaderno.[/tahoma]

Rabbia
Sarcasmo
Fierezza


[tahoma]Poi nuovamente il ritornello che già conosceva, così da passare alla parte più delicata della canzone, quella dove l'interpretazione si mischiava alla capacità vocale richiesta alla Grifondoro, che la spinse a cantare ad occhi semi-chiusi, come a volersi estraniare da tutto, compreso il contesto, l'ambiente nel quale si trovava.

You never call me when you’re sober,
You only want it ’cause it’s over
It’s over.

How could I have burned paradise?
How could I, you were never mine.


(Tu non mi chiami mai quando sei sobrio,
tu lo vuoi solo perché è finita
È finita.

Come ho potuto bruciare il paradiso?
Come ho potuto, tu non sei mai stato mio.)


Si fermò un secondo dopo aver pronunciato quelle parole, un po' meravigliandosi di come fosse riuscita a mantenere quelle note più alte [Talento (Arte) 24 + 19/d20 = 43], ed un po' per avere il tempo di scrivere sul quaderno le emozioni che quella parte specifica della canzone le aveva trasmesso.[/tahoma]

Amarezza
Rimpianto
Rabbia


[tahoma]Mancava solo l'ultimo ritornello, che cantò ad occhi completamente chiusi ora, lasciandosi andare per dare tutta se stessa in quelle ultime parole dopo la quali il silenzio tornò a governare sull'isolotta, interrotto solo dal rumore flebile della punta della penna che volava sul foglio del quaderno.

So don’t cry to me.
If you loved me,
You would be here with me.
Don’t lie to me,
Just get your things.
I’ve made up your mind.


(Perciò non piangermi addosso.
Se mi amassi,
Saresti qui con me.
Non mentirmi,
Raccatta solo le tue cose.
Io ho deciso per te.)
[/tahoma]

Decisione
Forza
Distacco
Nessun rimpianto


[tahoma]Sospirò lentamente, Ariel, passandosi una mano tra i capelli per fissare con sguardo intenso ciò che aveva scritto, ciò che per sua stessa ammissione la canzone le aveva suscitato: aveva degli elementi su cui lavorare, ora, sapeva su cosa doveva puntare per l'interpretazione.

D'accordo, riproviamoci.
Questa volta però non devo pensare alla voce, devo solo concentrarmi su ciò che sento... devo incamerare rabbia, forza, amarezza, e sul finale decisione e distacco.
Posso farcela, sì, posso farcela!


Esclamò la Grifondoro, caricandosi da sola perché non c'era nessun altro che potesse farlo: nella sua mente richiamò a sé quelle sensazioni, non immaginandosele dal nulla, bensì rifacendosi ad episodi del suo passato che gliele aveva fatte provare; una presa in giro di Regina o Noel, la volontà di migliorarsi fisicamente per potersi piacere, la decisione di allontanarsi da Vergil definitivamente.
Chiuse gli occhi, poi, e la ricantò da capo, senza guardare il testo o gli appunti, senza concentrarsi sulla voce e sulle note, ma cercando di focalizzare tutta l'attenzione sull'interpretazione, sulla forza che voleva trasmettere tramite quel brano [Carisma (Arte) 24 + 16/d20 = 40]; quando l'ultima nota si perse nuovamente nel vento, Ariel riaprì per l'ennesima volta gli occhi, percependo intorno a sé solo il suono del suo respiro.

... non male...

Ammise tra sé la ragazza, annuendo con un piccolo sorriso e le guance rosse, mediamente soddisfatta di se stessa: avrebbe potuto fare meglio, certo, ma era pur sempre un inizio, una base più solida delle precedenti.
Prese un lungo e lento sorso d'acqua, ma sapeva di non aver affatto finito di esercitarsi: al contrario, quel pomeriggio di prove era appena cominciato.[/tahoma]


[tahoma][Auto-Conclusiva][/tahoma]
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Messaggioda Jorge » 21/10/2014, 18:43

[5 Febbraio 2109 – Hogwarts – Isoletta del Lago – ore 11:00]


Il primo compito che ti do è di esercitarti nell'incanalare la tua energia magica nel corpo, affinchè tu non abbia bisogno della bacchetta per trasformarti, e di...far uscire fuori il lato selvaggio che è in te! Devi sentire il tuo corpo avvolto dalla tua stessa magia. Solo quando questo processo ti verrà automatico, cioè senza bisogno di meditare profondamente e a lungo, allora sarai pronto per fare i primi tentativi di trasformare te stesso.

Aveva rimuginato a lungo sulle parole dell’Auditore nella settimana successiva al loro incontro ed era giunto alla conclusione, si sperava non eccessivamente errata, che l’unica pratica di meditazione che conosceva il cui fine si avvicinava maggiormente a quello spiegatogli dalla docente era quella che aveva utilizzato studiando la Magia Poderosa. Non che avesse raggiunto chissà quali risultati nel “deviare” il corso della sua magia difensiva verso quella offensiva – e pensava che molta della colpa risiedeva nella soggezione che aveva di Vastnor– ma teoricamente era riuscito, tramite la meditazione, a raggiungere un grado di consapevolezza tale del proprio sé magico da poter visualizzare senza alcuna difficoltà le diverse correnti di energia che la Trama faceva scorrere in lui. Perché quindi non utilizzare quelle conoscenze acquisite per provare a creare quel grande bozzolo da cui farsi avvolgere?

Al massimo capita come l’altra volta e svengo in Sala Comune.

Si era detto il Delfino, scrollando le spalle al ricordo di quell’incidente di percorso, prima di riprendere la mano con gli esercizi di meditazione, prediligendo, contro ogni logica che non fosse la propria, luoghi affollati e rumorosi. Il ragionamento che aveva fatto, adesso come allora, quando studiava la Magia Poderosa, era abbastanza semplice: perché il processo di accesso al suo nucleo magico divenisse automatico doveva essere in grado di raggiungere la concentrazione giusta in qualsiasi circostanza. Raggiungere quell’obiettivo in un luogo silenzioso gli avrebbe dato un falso senso di vittoria che si sarebbe trasformato in enorme frustrazione quando si fosse trovato a dover “aumentare” il grado di difficoltà degli esercizi. Erano seguiti giorni in cui si vedeva un Delfino concentrato seduto a terra in Sala Comune, in Sala Grande e persino nei corridoi affollati di passaggio dell’Atrio, con gli occhi chiusi, la schiena appoggiata al muro, le gambe piegate in modo da far combaciare le piante dei piedi e i dorsi delle mani sulle ginocchia. Per fortuna aveva avvertito la sua sorellina e la sua Draghessa di quello che aveva in mente di combinare perché senza il loro aiuto a dissipare le voci sul fatto che fosse improvvisamente impazzito, un viaggio di sola andata al San Mungo non glielo avrebbe tolto nessuno.
Ritrovare “l’immagine mentale” – l’altalena di un parco giochi babbano - che lo aiutava a cadere in una sorta di trance non era stato difficile, più complicato era stato “ricordare” la strada che doveva percorrere per individuare le auree magiche che componevano la Trama che scorreva in lui, per non parlare del riuscire a fonderli insieme e usarle per trasfigurarsi nella sua controparte animale. Si era lasciato cullare dal movimento ipnotico dell’altalena virtuale, scivolando sempre più dentro di sé, andando al di là del suono del proprio cuore che, simile a un tamburo, tendeva a saturare tutto, fino ad avvertire pulsare sottopelle ogni singolo capillare che costituiva il suo corpo. Li aveva seguiti tutti a uno a uno, come se stesse guadando davvero un fiume, fino a quando non aveva percepito qualcosa di strano, un flusso simile a quello sanguigno ma diverso, non solo perché scorreva in senso opposto ma soprattutto perché gli dava la sensazione di essere qualcosa di vivo, indipendentemente da lui. Era così che aveva ritrovato la sua magia difensiva che vorticava come un piccolo tornado lungo la spina dorsale e quella offensiva che ardeva come un fuoco all’altezza delle spalle. Non si era fermato lì, però, aveva continuato ad ascoltare e cercare e alla fine aveva percepito anche delle piccole scintille fuoruscire dai polpastrelli e dal centro della testa, come se fosse davvero provvisto di una sorta di Occhio Interiore. Era lì che risiedeva il resto della sua magia, quella che gli avrebbe permesso di creare meraviglie in Pozioni e che durante gli esercizi precedenti aveva ignorato in quanto non necessari per utilizzare la Magia Poderosa. Probabilmente in realtà il suo nucleo magico scorreva unico e inscindibile dentro il suo corpo ma per potervi accedere e richiamarlo a sé senza l’uso della bacchetta il Delfino aveva bisogno di aiutarsi con delle “immagini” mentali come quelle che, la meditazione, gli aveva suggerito.

E ora che “so” dove sei vediamo se riesco a “usarti”!

Affermò con tono serio, attirando su di sé le occhiate sconvolte dei suoi compagni di dormitorio, prima di avvolgersi nel mantello pesante e dirigersi, bacchetta nella tasca posteriore dei jeans, in un posto isolato dove tentare la seconda e più difficile parte dell’esercizio che Rebecca gli aveva assegnato e cioè provare a incanalare tutta la sua magia nel suo corpo e riuscire a gestirla senza bisogno di meditare. Teoricamente avrebbe potuto condurre quelle prove ovunque ma anche se non sarebbe stato in grado di castare nessun incantesimo senza l’ausilio del proprio catalizzatore magico, lo stesso non poteva assicurare per quel che riguardava la magia spontanea. Se durante quei tentativi di farsi avvolgere dalla sua stessa magia gli fosse sfuggito il controllo su di essa voleva essere sicuro di non correre il rischio di mietere involontariamente vittime innocenti. Era per quel motivo che, nonostante la temperatura non proprio mite o meglio proprio per quello, quella domenica mattina aveva abbandonato il Castello per rifugiarsi sull’isolotto del Lago che, come previsto, era completamente deserto.
In piedi su quel piccolo promontorio, Jorge voltò le spalle alla scuola per perdersi con lo sguardo nella contemplazione di quello spettacolo della natura, con il sole pallido che si rifletteva nelle acque increspate dal vento e gli alberi della Foresta Proibita che svettavano all’orizzonte donandogli un senso di pace e di infinito che non avrebbe mai saputo spiegare a parole. Quanto avrebbe voluto far parte di tutto quello, essere un tutt’uno con la natura che lo circondava! E il pensare che per averlo doveva “solo” liberare la sua forma animale non faceva altro che spronarlo a dare il meglio di sé.

Ora o mai più!

Si disse, guardando fisso verso l’orizzonte e cercando con la mente di “fondere” le diverse immagini del proprio nucleo magico che però sembravano sfuggenti peggio di un’anguilla. Frustrato chiuse gli occhi, isolandosi da tutto ciò che lo circondava, rallentò la respirazione e sprofondò dentro di sé alla ricerca della concentrazione necessaria per visualizzare la propria magia e provare ad afferrarla.

M***a! M***a! M***a!

Imprecò a mezza bocca, girando su se stesso e finendo per colpire con un pugno colmo di frustrazione uno degli alberi lì vicino. No, così non andava per nulla bene. L’Auditore era stata chiara, per poter provare a trasfigurare se stesso il processo di accesso al proprio nucleo magico doveva essere automatico come respirare e quindi lo sprecare anche solo una manciata di minuti per ottenere la concentrazione adeguata [Concentrazione/8+5/d20=13] non era contemplato. Gli ci volle più di un’ora per sbollire la rabbia derivante dalla frustrazione, tempo impiegato passeggiando lungo il perimetro dell’isolotto, controcorrente in modo che il vento gli schiaffeggiasse il viso con le sue sferzate di aria fredda e gli facesse recuperare in fretta la lucidità di cui aveva bisogno.
Si trovava a metà percorso quando, tra un insulto e un altro rivolto alla propria persona e alla propria incapacità di cogliere i frutti di mesi di estenuanti esercizi, accadde. La sua mente era ancora focalizzata sul proprio nucleo magico, su come avrebbe potuto fare per “tirarlo fuori” e “convincerlo” a farsi usare senza bacchetta quando un senso di calore proveniente dall’interno gli fece formicolare i polpastrelli – e data la sua predisposizione verso branche più “pratiche” della magia piuttosto che tecniche di difesa e di attacco gli sarebbe sembrato, a mente fredda, logico che il tutto partisse dalle mani – per poi estendersi lentamente a tutto il suo corpo[Concentrazione/8+17/d20=25], attirati dai punti chiavi della Trama che scorreva in lui e da essi stessi alimentati. Quel flusso di magia percosse tutto il suo corpo per poi chiudere il cerchio tornando al punto di partenza ed esplodere, metaforicamente parlando, in un bolla di calore e magia che avvolse interamente il corpo del portoghese.

Ce l’ho fatta!

Esclamò vittorioso, sollevando entrambe le mani a pungo verso il cielo e saltellando come un idiota ma tanto non c’era nessuno lì intorno che avrebbe potuto ridere di lui.

E adesso a noi due Animagia…

Mormorò quasi minaccioso, sentendosi finalmente pronto per affrontare l’Auditore e con lei il vero e proprio processo di trasfigurazione.

[FINE AUTOCONCLUSIVA]


Spoiler:
Rebecca Sandyon
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Messaggioda Rebecca » 30/10/2014, 22:37

{27 Febbraio 2109, Isolotta del lago, ore 11:00}


Non temere Jorge, questo luogo è ben appartato e ti aiuterà a concentrarti meglio.
Sei emozionato?


Erano arrivati da poco meno di cinque minuti sull'isolotta situata proprio al centro del lago nero. Era stata l'Auditore a scegliere quel luogo, l'ideale secondo il suo giudizio per aiutare Alvares a provare la trasformazione in Animagus. Possedeva infatti tutte le caratteristiche giuste: poco frequentato, completa solitudine, vegetazione rigogliosa per sentirsi ancora di più immersi nella natura e una fonte d'acqua che la circondava per tutto il perimetro in caso di trasfigurazioni particolari.
Non poteva escludere, infatti, che il ragazzo dentro di sè celasse una creatura acquatica. Certo, l'acqua di mare e l'acqua del lago erano sicuramente diverse, ma non le serviva che Jorge fosse vicino ad una fonte d'acqua per immergerlo nel caso si fosse trasformato in un luccio o uno squalo: se veramente l'animale che era in lui aveva bisogno di sentirsi quanto più a contatto possibile col proprio elemento, su quell'isolotto ne avrebbe trovato in abbondanza, sia che fosse stata la Terra, che l'Acqua che il Vento.
Naturalmente aveva spiegato questa sua scelta anche al Delfinazzurro, rassicurandolo che -in caso di comparsa di branchie- sarebbe intervenuta lei a farlo ritornare umano. L'unica cosa della quale aveva raccomandato Jorge era di portarsi dietro un cambio -perchè non sapeva quanto grosso sarebbe potuto diventare- e una coperta o un telo molto grande e caldo, per proteggersi dal freddo e dalla completa nudità una volta che fosse tornato umano.

Ti consiglio di toglierti le scarpe in ogni caso.
Quelle saranno ingombranti a prescindere.


Immagine


Gli disse con un sorriso, mentre il Vento le accarezzava dolcemente i capelli salutandola allegramente. Attese che il portoghese facesse quanto detto dall'italo svedese e si fece consegnare la coperta che, in ogni caso, avrebbe usato lei per coprirlo durante la trasformazione inversa. Teneva la bacchetta stretta nel pugno della mano destra, mentre continuava a parlare al ragazzo con tono affabile e rassicurante, perchè immaginava quanto egli potesse essere nervoso all'idea di trasfigurare il proprio corpo in quello di un animale.

Ora devi solo rilassarti.
Non lasciarti prendere dal panico: non proverai dolore nel modo più assoluto, te lo posso garantire.
E non scoraggiarti se non ci riesci le prime volte: basta tentare ancora e ancora, fino a quando non completerai la tua trasformazione in Animagus.
- fece una pausa aspettando da parte dell'altro un cenno che le facesse intendere di aver compreso il discorso -Perfetto così ti voglio: carico e fiducioso!
Sei pronto ad iniziare o hai altre domande da farmi?
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Messaggioda Jorge » 31/10/2014, 15:11

{27 Febbraio 2109, Isolotto del lago, ore 11:00}


Quando l'Auditore gli aveva proposto l'Isolotto del lago come luogo dove tentare per la prima volta a trasfigurarsi in un animale Jorge era rimasto leggermente interdetto, non riuscendo a decidersi se quello fosse un fausto o nefasto segno del Destino. Era stato proprio lì che settimane prima era riuscito finalmente ad avvertire la Trama che scorreva in lui avvolgergli il corpo come una viva e pulsante coperta magica e se da un lato questo lo spingeva a considerarlo come un luogo propizio dall'altro il suo cronico pessimismo gli mormorava, crudele, all'orecchio che non era il caso di tentare due volte la fortuna nello stesso posto. In ogni caso la scelta non era stata sua ma l'aveva semplicemente "subita" e questo, nell'enorme disegno del Destino, doveva pur significare qualcosa.

Si, che dovevo abbandonare Divinazione dopo i G.U.F.O.

Si rimproverò, volgendo lo sguardo intorno a sè per ottenere dalla natura rigogliosa che li circondava quella calma e serenità che si erano dimostrati fondamentali la volta precedente per richiamare a sè la propria magia.

Non temere Jorge, questo luogo è ben appartato e ti aiuterà a concentrarti meglio.
Sei emozionato?


Prese un profondo respiro e dischiuse le labbra con l'intento di negare con decisione il suo essere emozionato per poi sgonfiarsi come un palloncino, le spalle inclinate vistosamente in avanti e il viso sconfitto dalle sue stesse emozioni.

Immagine


In effetti si, sono molto emozionato ed eccitato e terrorizzato e un sacco di altre cose che non saprei individuare con precisione - confidò all'insegnante, infilando una mano sotto il cappello di lana nera che aveva indossato per proteggersi dal freddo per scompigliarsi i capelli in quello che ormai era diventato il suo tic nervoso per eccellenza - Però devo farle i miei complimenti per il posto che ha scelto. E' perfetto... Sa è stato qui che ho raggiunto la consapevolezza della mia magia...

Aggiunse mentre un sorriso gli increspava le labbra e gli illuminava gli occhi, lo sguardo puntato verso l'orizzonte e perso dietro ricordi abbastanza recenti. Adesso come allora quel luogo gli ispirava solo una profonda connessione con la natura e la sicurezza che in qualunque forma animale si sarebbe trasformato essa avrebbe ricevuto dall'ambiente circostante il giusto e caloroso "Ben Venuto". Avrebbe potuto correre indisturbato, saltare, volare e persino nuotare all'occorrenza anche se la docente di Antiche Rune lo aveva rassicurato che in caso di branchie l'avrebbe riportato all'istante alla sua forma umana. Ancora un po' titubante posò a terra il borsone con dentro, oltre alla sua bacchetta, un cambio completo e il piumone che aveva sottratto al suo letto quella mattina, per poi togliersi il berretto - un regalo di Xavier a cui teneva - e il mantello pesante, il pezzo più costoso del suo abbigliamento, rimanendo con indosso dei jeans scoloriti e tagliati in punti strategici non per seguire la moda ma semplicemente perchè molto vissuti, una maglietta nera con più buchi che stoffa intorno alla vita, gentile concessione della cinta, e una felpa che aveva visto anch'essa tempi decisamente migliori.

Ti consiglio di toglierti le scarpe in ogni caso.
Quelle saranno ingombranti a prescindere.


Piedi nudi? Mi piace!

Affermò con un tono di voce un po' infantile, togliendo sia le scarpe - che aveva tenuto per una forma di educazione nei confronti della docente - che le calze, apprezzando il lieve solletico che i fili d'erba producevano sotto la pianta dei piedi, per poi consegnare a Rebecca la coperta.

Ora devi solo rilassarti.
Non lasciarti prendere dal panico: non proverai dolore nel modo più assoluto, te lo posso garantire.
E non scoraggiarti se non ci riesci le prime volte: basta tentare ancora e ancora, fino a quando non completerai la tua trasformazione in Animagus.


Non è tanto il dolore quello che mi spaventa quanto la possibilità di non ritrovarmi nella mia forma animale. - scoprire, attraverso la sua forma Animagus, di essere interiormente una persona diversa da quella che si era sempre considerata, scoprire un lato recondito del suo carattere in cui non avrebbe mai voluto riconoscersi.- In ogni caso vederla con la bacchetta in pugno mi da un enorme senso di sicurezza e poi non sono il tipo che si arrende facilmente - affermò distendendo il mantello a terra in modo che, se i tentativi che avrebbe dovuto fare fossero stati tanti, avrebbe avuto a portata di piedi un caldo rifugio per le sue estremità - Spero solo che lei non abbia appuntamenti per pranzo.

Una piccola battuta per stemperare un po' il proprio nervosismo, un modo come un altro per far comprendere all'altra che quella sessione si sarebbe conclusa solo per due motivi: completo successo o richiesta di rinvio da parte della docente. Lui, di suo, non avrebbe mai desistito.

Perfetto così ti voglio: carico e fiducioso!
Sei pronto ad iniziare o hai altre domande da farmi?


Come faccio a usare la mia magia senza bacchetta per trasformarmi? - se non vi erano complicati movimenti del polso e formule da pronunciare come avrebbe potuto eseguire l'incanto? - Cioè devo richiamare la mia magia, farmi pervadere da essa, visualizzare il luogo a me più congeniale e poi? - quella era la domanda cruciale, su cui si stava arrovellando fin da quando aveva preso appuntamento con la docente - Ha per caso qualche posizioni di partenza base da consigliare?

Lui, di suo, avrebbe fatto come durante gli allenamenti, cioè camminato senza meta, lasciandosi trascinare dal proprio cuore ma forse, per un neofita come lui esistevano delle "posizioni" che lo avrebbero agevolato nella riuscita dell'incantesimo.
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Messaggioda Rebecca » 02/11/2014, 21:51

In effetti si, sono molto emozionato ed eccitato e terrorizzato e un sacco di altre cose che non saprei individuare con precisione

E' normale, ci siamo passati tutti...

Però devo farle i miei complimenti per il posto che ha scelto. E' perfetto... Sa è stato qui che ho raggiunto la consapevolezza della mia magia...

Un enorme sorriso si aprì sul volto della docente di Rune alle ultime parole del Delfinazzurro: semplice coincidenza? No, affatto. Lei che credeva nel Conflux sapeva perfettamente che la scelta di quel luogo era dovuta non soltanto al suo scervellarsi su quale posto fosse il più adatto per far venire fuori l'animale che era in lui, ma anche a quell'Equilibrio che guidava ogni filo della nostra essenza, portando spesso ad incrociarli con quello di altre persone.
In quel caso Jorge stava per tentare la trasformazione Animagus nello stesso identico luogo dove aveva portato a termine l'esercizio di concentrazione che la stessa Rebecca gli aveva affidato. Si sperava quindi che l'isolotta in mezzo al lago fosse un buon auspicio per il ragazzo, mentre l'Auditore gli dava le ultime disposizioni prima di passare alla trasformazione vera e propria.

Piedi nudi? Mi piace!

Sorrise ancora una volta, perchè anche lei condivideva la stessa passione per il portoghese di camminare a piedi nudi sull'erba. Nel villaggio dei Terran questo le era possibile ed infatti non passava singolo momento nel quale l'italo-svedese non sentisse un contatto più diretto con la Natura grazie a quel piccolo espediente. Ma all'interno delle mura di Hogwarts lei era una professoressa e come tale si sarebbe dovuta comportare in un certo modo. Certo si prendeva le proprie libertà senza problemi -come il dare del tu ai propri studenti e chiamarli per nome- ma questo ai suoi occhi non la rendeva meno capace di tanti altri colleghi. Solo più spontanea e alla mano.

Non è tanto il dolore quello che mi spaventa quanto la possibilità di non ritrovarmi nella mia forma animale.

E' una paura che non dovresti avere.
La nostra forma è ciò che siamo e tu, a meno che non l'abbia ancora scoperto, sai già chi sei.
E' importante conoscere sè stessi prima di chi ci sta intorno, ma sono convinta che tu abbia già fatto un lavoro del genere su di te, non è vero?


In ogni caso vederla con la bacchetta in pugno mi da un enorme senso di sicurezza e poi non sono il tipo che si arrende facilmente
Spero solo che lei non abbia appuntamenti per pranzo.


Pranzo no, ma cena si quindi vediamo di darci una mossa!

Rispose allegra e ridendo, mentre spiegava con cura la coperta sul braccio sinistro, impugnando con la destra la propria bacchetta. Era arrivato il momento di passare ai fatti. Prima di questo però era bene che Jorge avesse ben chiaro ogni cosa: quindi, se avesse avuto delle domande, Rebecca lo invitò a fargliele presenti in quel momento, prima che iniziasse la prova.

Come faccio a usare la mia magia senza bacchetta per trasformarmi? Cioè devo richiamare la mia magia, farmi pervadere da essa, visualizzare il luogo a me più congeniale e poi?

Lasciar fare tutto al tuo istinto.

Ha per caso qualche posizioni di partenza base da consigliare?

Jorge, quello della trasfigurazione in animale è un processo meno complesso di quel che credi.
Non ho detto che sia più facile, attenzione, ma solo che i passaggi da compiere sono pochi e istintivi. Il difficile sta proprio in quello, lasciare che la nostra istintività prevalga sul raziocinio.
La posizione giusta da assumere sarà quella che vorrà la tua forma animagus. Quindi l'unica cosa che devi fare e lasciare che essa si liberi. Il resto verrà da sè.


Gli posò una mano sulla spalla, dandogli qualche lieve pacca per rassicurarlo e per rimarcare il concetto che avrebbe dovuto farsi meno problemi di quanti se ne stesse facendo al momento. Poco dopo, Rebecca si sistemò con la schiena poggiata sul tronco di un albero, mentre lasciava al Delfinazzurro lo spazio e il silenzio del quale aveva bisogno per concentrarsi.

Ora è tutto nelle tue mani: lascia che la magia ti pervada il corpo, falla scorrere fino alla punta dei capelli e poi...lascia che l'istinto ti guidi verso il tuo luogo ideale.
Io resterò in silenzio fino a quando non mi chiederai tu di parlare.


A quel punto, c'era solo il portoghese su quell'isolotta in mezzo al lago. Solo lui e il suo animale, che avrebbe dovuto stuzzicare per far uscire fuori.

Spoiler:
Jorge deve tirare un d30 e sommare la propria Concentrazione:

Tra 9 e 16:
La trasformazione riuscirà dopo quattro tentativi ma lo studente manterrà la forma per soli 90 secondi.

Tra 17 e 24:
La trasformazione riuscirà dopo tre tentativi ma lo studente manterrà la forma per soli cinque minuti.

Tra 25 e 32:
La trasformazione riuscirà dopo due tentativi e durerà fino ad esaurimento energie o utilizzo della tattica di reversione.

Tra 33 e 38:
La trasformazione riuscirà al primo tentativo e durerà fino ad esaurimento energie o utilizzo della tattica di reversione.

Prova concordata e approvata dall'amministratore Sandyon
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Messaggioda Jorge » 04/11/2014, 16:14

E' normale, ci siamo passati tutti...

Già lui non era il primo né sarebbe stato l’ultimo a tentare la trasfigurazione Animagus ma, per qualche strano – o normale ? – motivo quel pensiero non gli era di alcuna consolazione e non l’aiutava a mantenere l’ansia sotto controllo. La stessa cosa non si poteva dire del luogo che l’Auditore aveva scelto per esercitarsi, lo stesso in cui Jorge era riuscito a entrare in contatto con la propria magia per la prima volta. Lui non aveva idea di cosa fosse il Conflux e non credeva neanche troppo nel Destino eppure non poteva non apprezzare quella coincidenza e sperare che fosse di buon auspicio per la riuscita dell’incanto. Dopo quel primo scambio di battute, il Delfino si tolse gli abiti superflui – in realtà solo il mantello viste le temperature non abbastanza miti da permettergli di stare in maniche corte – e dietro suggerimento della docente anche scarpe e calzini, apprezzando moltissimo la sensazione dell’erba che gli accarezzava i piedi. Stare a piedi nudi gli ricordava l’infanzia e il senso di libertà che associava al correre scalzo per i vicoli di Alfama durante il periodo estivo anche se lo faceva più per necessità che per un reale desiderio. Durante quella breve fase preparatoria la docente cercava di tranquillizzarlo, ricordandogli che non era un processo doloroso e che non avrebbe abbattersi se non ci fosse riuscito al primo colpo. Di contro il Delfino era più preoccupato del risultato, e di cosa quello avrebbe rivelato di sè, che del dolore fisico, oltre al fatto che la sua indole testarda e determinata non gli avrebbe mai permesso di lasciare l'isolotto senza aver raggiunto il suo obiettivo.

E' una paura che non dovresti avere.
La nostra forma è ciò che siamo e tu, a meno che non l'abbia ancora scoperto, sai già chi sei.
E' importante conoscere sè stessi prima di chi ci sta intorno, ma sono convinta che tu abbia già fatto un lavoro del genere su di te, non è vero?


Analisi introspettiva. Era probabilmente quello a cui Rebecca si stava riferendo, un processo lungo e laborioso che il Delfino aveva si affrontato ma il cui responso non gli era mai piaciuto molto. Annuì in maniera impercettibile voltando il capo a scrutare l'orizzonte per sottrarre i propri occhi - che i babbani consideravano lo specchio dell'anima - a qualsiasi eventuale sguardo indagatore della donna. Da quando era giunto a Hogwarts, bulletto di periferia che nascondeva sotto strati di arroganza, intolleranza verso le regole e sufficienza lo stato di spaesamento che lo destabilizzava facendolo sentire inadeguato e fuori posto ovunque si trovasse - sia al Castello che a casa sua - era cresciuto, maturato persino sotto diversi aspetti, e quello gli aveva dato l'illusione di essere anche cambiato, di essere diventato una persona migliore, la stessa che vedeva riflessa nello sguardo della sua sorellina e da alcuni mesi anche in quello di Victoria. Ma se doveva essere sincero con se stesso, ed era costretto a farlo, sopratutto in quel momento, quando il suo vero "io" doveva finalmente venire alla luce in una qualche forma animale, in fondo non era cambiato poi di molto. Certo aveva dovuto imparare ad adattarsi velocemente ai cambiamenti, a considerare entrambi i Mondi come il suo "habitat naturale" e ad adeguarsi ai diversi usi e costumi, tanto che ormai l'idea di trasferirsi dopo i M.A.G.O. in qualsiasi parte del mondo non rappresentava più per lui fonte di ansia o preoccupazione, ma poi? Cos'altro era maturato in lui? Nulla. Era rimasto lo stesso ragazzino scapestrato che seguiva più l'istinto della ragione, con la sindrome della pancia vuota che lo spingeva a rimpinzarsi a ogni occasione e tenere scorte di cibo sia in camera a casa che nel suo Dormitorio. Decisamente con queste premesse l'urgenza che aveva nutrito fino a pochi attimi prima sullo sperimentare l'incanto evaporò all'istante. Forse non era psicologicamente pronto per affrontare una prova del genere, forse era meglio rinunciare del tutto ma quando riportò lo sguardo sul viso sorridente e fiducioso della docente ogni velleità di rinuncia gli morì sulle labbra. Poteva essere un vandalo, un teppista, un ladruncolo da quattro soldi - come lo avevano spesso soprannominato i suoi cosiddetti amici portoghesi - ma di certo non era un codardo nè un approfittatore. La docente si era dimostrata oltremodo disponibile con lui, mettendogli a disposizione il proprio tempo e la propria esperienza e il Delfino era deciso a ripagarla con una trasformazione da manuale, anche se per ottenerla avrebbe dovuto passare sull'isolotto tutta la giornata.

Pranzo no, ma cena si quindi vediamo di darci una mossa!

Un sorriso genuino increspò le labbra di Jorge, incapace di resistere all'allegria dell'altra, mentre le porgeva la sua coperta e le poneva le ultime domande tecniche che gli stavano ronzando nella mente.

Lasciar fare tutto al tuo istinto. Jorge, quello della trasfigurazione in animale è un processo meno complesso di quel che credi.
Non ho detto che sia più facile, attenzione, ma solo che i passaggi da compiere sono pochi e istintivi. Il difficile sta proprio in quello, lasciare che la nostra istintività prevalga sul raziocinio.
La posizione giusta da assumere sarà quella che vorrà la tua forma animagus. Quindi l'unica cosa che devi fare e lasciare che essa si liberi. Il resto verrà da sè.


Lasciare che il proprio istinto prendesse il sopravvento sulla ragione. Semplice routine, avrebbe detto in altre circostanze, ma adesso, dopo che aveva riportato alla memoria tutti quegli aspetti del suo "io" che tentava ogni giorni di nascondere in un angolino remoto del cervello, come la polvere sotto il tappeto? Il sorriso sul suo viso divenne tirato quando l'Auditore gli diede qualche pacca di rassicurazione sulla spalla e il sospiro che rilasciò poteva benissimo essere paragonato a un tornado in miniatura. Quanto diavolo di tensione aveva accumulato in quella decina di minuti?

Ora è tutto nelle tue mani: lascia che la magia ti pervada il corpo, falla scorrere fino alla punta dei capelli e poi...lascia che l'istinto ti guidi verso il tuo luogo ideale.
Io resterò in silenzio fino a quando non mi chiederai tu di parlare.


Prese due respiri profondi, uno di seguito all'altro, come se si stesse preparando a immergersi nell'acqua gelata di fronte a lui, chiuse gli occhi e iniziò a camminare senza una meta precisa, ricalcando consapevolmente gli stessi gesti che aveva compiuto settimane prima in quello stesso luogo. Fin dai primi istanti però gli fu chiaro che c'era qualcosa che non andava. Dov'era quella sensazione di pace e di serenità che aveva avvertito allora? Perchè il familiare formicolio ai polpastrelli era più doloroso che naturale? E il fuoco all'altezza delle spalle perchè invece che riscaldarlo lo stava bruciando dall'interno?

No no così non va...

Si rimproverò, sentendosi come se la sua magia gli stesse voltando le spalle, rifiutandosi di "venire a galla" perchè consapevole di non essere davvero voluta. A tal punto era giunto il terrore che provava nel vedere la propria forma animale? Poteva arrivare a esiliare la Trama che scorreva in lui in un punto remoto a cui non avrebbe più avuto accesso? Un nuovo tipo di terrore si impadronì di lui, figlio dell'ignoranza e della superstizione, che però invece di paralizzarlo lo spronò a reagire. Scosse la testa con vigore per scacciare gli ultimi brandelli di terrore e afferrarsi saldamente alla sua determinazione, decidendo che forse una posizione più statica lo avrebbe aiutato a calmarsi più velocemente e riuscire ad accedere al proprio nucleo magico. Si sedette quindi a terra a gambe incrociate e i palmi delle mani ben piantati sul soffice manto erboso, il battito del cuore nuovamente regolare così come la sua respirazione. Non dovette fare altro, solo respirare con regolarità, per poter avvertire delle piacevoli e familiari scariche elettriche nascere all'altezza dei polpastrelli ed estendersi velocemente e naturalmente a tutto il suo corpo, avvolgendolo in una bolla di calore e magia. Forte della sua magia si abbandonò, sia mentalmente che fisicamente al suo istinto, incurvando le spalle e la schiena in avanti come se volesse rannicchiarsi su se stesso, il corpo che disegnava un uovo immaginario da cui avrebbe dovuto uscirne un Jorge del tutto nuovo. Qualcosa al centro del suo petto, una forza nuova, sconosciuta ma familiare allo stesso tempo, si dibatteva per uscire senza però alcun successo. C'era qualcosa che non andava, un dettaglio che gli sfuggiva ma cosa la mente cosciente del portoghese non avrebbe mai saputo dirlo. Sentiva nelle orecchie il rumore della risacca dell'Oceano lì dove nella realtà c'era solo il lago immobile e tra le mani la polvere di sabbia della battigia al posto dell'erba dell'isolotto. Avvertiva la necessità di muoversi come se l'essere così a contatto con il terreno fosse per lui qualcosa di innaturale, come quella momentanea cecità che "qualcuno" gli aveva imposto. Si alzò di scatto, in maniera più goffa che fluida, inciampando quasi nei suoi stessi piedi come se non avessero dovuto essere lì al loro posto, e con la stessa velocità aprì gli occhi lasciandosi pervadere dal panorama. Senza rendersene conto iniziò a camminare attirato dal bagliore quasi metallico che i raggi del sole producevano sulla superficie increspata del lago. La sua mente, affollata da mille sensazioni non tutte conosciute, non riusciva a processare quello che stava vedendo, l'unica cosa che sapeva era che doveva averla, qualsiasi cosa essa fosse. Si tese quindi verso quel bagliore non con il corpo ma con la sua essenza, spingendo contro la bolla di magia che lo avvolgeva per liberarsi da qualsiasi ostacolo gli stesse impedendo di raggiungere il suo obiettivo. Concentrato su quello sforzo immane [Concentrazione/8 + 15/d30=23] fece un balzo in avanti, le mani stese in avanti che andavano a ricoprirsi di un piumaggio nero, le dita che si aprivano in un ventaglio inumano. E alla fine fu libero, libero dal suo corpo umano ma non dai vestiti ingombranti che si erano ripiegati su di lui come una trappola di tessuto. Aprì la bocca per chiedere all'insegnante di aiutarlo ma dal becco giallo uscì solo un cicaleccio aspro. Con le ali ben aderenti al piccolo busto infilò la testa nel buco della maglia e saltellò fuori all'aria aperta, la lunga coda nera e blu sollevata in modo da non sfiorare il terreno.

Immagine


Un saltello, un secondo, un terzo, le ali che si aprivano in automatico, il piccolo busto proteso in avanti e pfu... Jorge spiccò il suo primo volo, attirato inesorabilmente dal luccichio in fondo al lago. Fu uno shock per il ragazzo quando, volando ad ali tese sopra la superficie dell'acqua, riconobbe la sua immagine riflessa, non quella del sedicenne che vedeva abitualmente nello specchio tutte le mattine ma di un uccello dal torace bianco e il corpo nero, le zampe corte e le piume blu che gli contornavano gli occhi, una macchiolina grigia sul lato destro del collo a forma di goccia lì dove il suo corpo da uomo mostrava una piccola cicatrice da ustione, ricordo di una pozione un po’ troppo esuberante. Non era l'aquila del suo Patronus ma una gazza ladra, come gli urlava nella testa un istinto che non sapeva di avere, lo stesso che lo costrinse a interrompere immediatamente quel volo e planare ad ali tese e ben aperte a terra. Pensava di eseguire un atterraggio "dolce" saltellando sulle zampette per un paio di centimetri e invece finì per ruzzolare sgraziatamente fino ai piedi della docente, la necessità di tornare immediatamente in forma umana superiore a qualsiasi altra cosa. Qualora l'Auditore fosse accorsa in suo soccorso l'avrebbe trovato con un sorriso felice e un'espressione ebete sul viso.

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