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Messaggioda Monique » 18/04/2012, 12:37

[Martedì - ore 23.01]


Non poteva crederci, che razza di sfortuna!

Il destino mi adora, mi adora davvero...

Pensava Monique con uno sbuffo scocciato, attendendo la sua "compagna di ronda": e dire che lei non era nemmeno di turno, quella sera, visto che al suo posto sarebbe dovuta esser presente la professoressa Vilvarin, la quale però non aveva tempo - diciamo pure voglia - di sbrigare un'incombenza simile, troppo occupata ad accudire le sue piante; e così eccola lì, la professoressa d'Incantesimi, buttata giù dal letto da uno degli elfi della scuola che l'aveva avvertita del cambio.
Oltretutto la cosa più brutta in tutta quella situazione era proprio l'altra persona con cui avrebbe dovuto effettuare i controlli... eh sì, proprio lei, la cuginetta ritrovata, Tisifone Samyliak: che poi, ne era sicura al mille per mille, la donna non sapesse nulla di quel cambio era solo la ciliegina sulla torta.

Non c'era momento migliore per incontrarsi, diavolo!

Imprecò mentalmente la donna mordendosi forte il labbro e passandosi una mano tra i capelli, scompigliandoli ancora di più: per forza, dopo essersi svegliata di soprassalto ed essersi dovuta vestire di corsa, l'ultima cosa a cui aveva pensato era proprio l'acconciatura, anche se ora se ne pentiva amaramente. Si lasciò scappare un altro sospiro mentre finalmente dei passi risuonavano lungo il corridoio, facendole voltare il viso in quella direzione.

Immagine


Le torce che illuminavano il corridoio creavano degli effetti particolari di luci ed ombre sul viso della Vice Preside, ma gli occhi ghiacciati erano sempre luminosi ed inconfondibili: come avrebbe preso la docente di Divinazione quell'incontro improvviso e non premeditato con la cugina?
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Messaggioda Tisifone » 18/04/2012, 21:49

[Martedì - ore 23.05]



Con la Preside lontana da Hogwarts, Tisifone aveva dovuto rimandare a data da destinarsi il suo viaggio a Londra e conseguente chiacchierata /sfogo chiarificatore con i suoi padrini in merito alla piccola quando sconvolgente scoperta che aveva fatto in merito alla parentale esistente tra lei e Monique Vireau. Quel poco trascurabile contrattempo l’aveva praticamente costretta a continuare la sua vita di sempre al Castello, che era fortunatamente abbastanza piena e ben organizzata per impedirle qualsiasi incontro fortuito con la VicePreside, ma che la costringevano a un continuo contatto umano con il resto del corpo docente di cui avrebbe fatto volentieri a meno, più del solito.
Viste le premesse, l’umore con cui si apprestava a fare la ronda, quella sera, era prevedibilmente di un nero abissale, e l’unica nota positiva era la presenza, al suo fianco, della Professoressa Vilvarin, una delle poche persone che avesse mai conosciuto più taciturna e misogina di se stessa.

Almeno non mi tedierà con chiacchiere inutili miranti solo a cercare di ingannare il tempo.

Mormorò tra sè, camminando a passo svelto verso il corridoio del settimo piano, avvolta nel suo mantello blu notte, i capelli lasciati sciolti sulle spalle stranamente liberi dal peso di Idra, la bacchetta in mano per illuminare con un debole Lumos la strada di fronte a lei.

Beato Salazar abbi pietà di me!

Esclamò mentalmente quando, scesa dalle scale, vide a metà corridoio quella che, a una prima e superficiale occhiata, sembrava essere il fantasma della Professoressa di Incantesimi. Rendendosi conto che quello non era altro che un gioco di luci, e che quindi quella di fronte a lei era davvero Monique, in carne e ossa, Tisifone mise su la sua maschera di fredda e civile indifferenza e coprì gli ultimi metri con passo calmo, in netto contrasto con l’agitazione che avvertiva dentro di sé. Il non aver ottenuto le risposte che cercava la facevano sentire debole e non ancora pronta ad affrontarla, ma girare i tacchi e andarsene così, senza una buona motivazione, non era un’opzione praticabile.

Deduco che la Professoressa Vilvarin abbia avuto un’emergenza giù alle Serre.

Disse quindi, con il solito tono di voce privo di inflessione, dopo aver dato un’occhiata in giro. Erano sole nel corridoio e questo voleva dire solo una cosa e cioè che quella sera avrebbero fatto insieme il giro del Castello e non sarebbe stata affatto una ronda silenziosa.

Da dove vuoi cominciare la ronda?

Aggiunse poi, tornando al tu che si erano concesse l’un l’altra in quelli che i babbani solevano definire tempi non sospetti, soprattutto perché sarebbe stato puerile da parte sua ostinarsi a tornare a un lei che ormai non aveva più senso di esistere.
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Messaggioda Monique » 19/04/2012, 21:15

Si fissarono per un lungo istante, forse senza sapere bene cosa dirsi: comprensibile, visto che era la prima volta che si vedevano dopo quella... rivelazione. Un istante dopo, Tisifone fece ciò che le riusciva meglio: assumere una maschera di fredda impassibilità come se tutto ciò che c'era intorno a lei, di fronte a lei, non avesse importanza né spessore.
E Monique invece sapeva bene che ne aveva: loro erano cugine, che all'altra piacesse o meno - e tra le due opzioni era ovvio quale fosse più vicina allo stato d'animo della docente di Divinazione.

Deduco che la Professoressa Vilvarin abbia avuto un’emergenza giù alle Serre.

O probabilmente non poteva sopportare di separarsi dalle sue piante per più di un quarto d'ora di fila.

Replicò la donna con una lieve alzata di spalle: non sapeva effettivamente cosa la Vilvarin avesse detto alla Preside per convincerla a non farle fare la ronda, ma di sicuro aveva sortito l'effetto desiderato. Monique fece un piccolo sospiro, cercando di abbozzare un sorriso o di dire qualcosa, ma ci pensò la sua compagna di ronda a parlare.

Da dove vuoi cominciare la ronda?

Direi... beh, da questo corridoio: qui c'è la Stanza delle Necessità, non mi stupirebbe se trovassimo qualche studente lì pronto ad infiltrarcisi dentro.

Rispose la donna, affiancando l'altra così da poter cominciare a camminare con lei, la bacchetta ben puntata davanti a sé per emanare un debole fascio di luce: per un po' nessuno disse niente, anche perchè l'imbarazzo c'era e si sentiva, era palpabile e si poteva quasi affettare col coltello. Alla fine, Monique decise di rompere il ghiaccio, di affrontare l'argomento perchè onestamente non le andava proprio di scappare: quella era la realtà, e bisognava affrontarla.

Come stai?
... hai parlato coi tuoi padrini?
- domandò voltandosi appena verso di lei mentre camminavano - Ci ho messo un po' a digerire la cosa, lo ammetto. Ma non credo tu sia un'altra pecora nera nella mia famiglia, quindi... penso che potrebbe anche funzionare. L'essere cugine, intendo... in fondo è solo una formalità, no? Non cambia ciò che siamo. Tu sei sempre Tisifone ed io... sempre Monique. Per me non c'è altro da sapere.
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Messaggioda Tisifone » 19/04/2012, 23:14

O probabilmente non poteva sopportare di separarsi dalle sue piante per più di un quarto d'ora di fila.

Un piccolo sbuffo uscì dalle labbra di Tisifone diretto non verso Monique ma bensì alla Professoressa Vilvarin. Insegnare a Hogwarts comportava oneri e non soltanto onori, tra cui scendere a patti con se stessi e piegarsi a svolgere delle attività sgradevoli come appunto giocare a guardia e ladri babbani con gli studenti la notte. A quanto sembrava, invece, la nuova Insegnante di Erbologia riusciva sempre, in un modo o in un altro a rimanere chiusa nel suo piccolo mondo verde, limitando il contatto umano al minimo indispensabile. E questo, se da un lato irritava non poco Tisifone, dall’altro ne suscitava l’invidia, visto che lei non riusciva quasi mai a sottrarsi ai suoi obblighi di Insegnante e CapoCasa.

Direi... beh, da questo corridoio: qui c'è la Stanza delle Necessità, non mi stupirebbe se trovassimo qualche studente lì pronto ad infilarcisi dentro.

Il problema non sono gli studenti che cercano di accedervi ma quelli che son già dentro. La Preside dovrebbe trovare il modo di farci entrare nella stanza anche se occupata, in modo da cogliere sul fatto gli studenti e impedire che combinino qualche disastro.

Commentò controvoglia, ritrovandosi a fare quello che odiava tanto, parlare con il solo scopo di ingannare il tempo, esprimendo però un concetto su cui rimuginava da mesi . Anche se, in parte, sperava che dirottando la conversazione su argomenti futili, avrebbero evitato di affrontare il discorso della loro parentela. Già il semplice fatto di star camminando una accanto all’altro le mandava delle strane vibrazioni, disagio certo ma anche una qualche sorta di tranquillità, come se pensasse che, in caso di pericolo, la VicePreside si sarebbe dimostrata un’alleata piuttosto che parte di esso. Il silenzio che cadde tra loro subito dopo quelle chiacchiere informali si dimostrò per la Divinante meno pesante del previsto tanto che trasalì interiormente quando Monique decise di interromperlo.


Come stai?

Tisifone rallentò il passo, voltandosi verso la compagna e scoccandole un’occhiata allibita, come se non potesse credere che le avesse davvero rivolto una domanda così inutile e banale. Come si aspettava che stesse? Male, disorientata, nervosa, incavolata nera, preoccupata e un tantino spaventata, ecco come stava. Ma non credeva che la donna si aspettasse davvero una risposta da parte sua, così decise di ignorarla e riprendere a camminare come se nulla fosse.

... hai parlato coi tuoi padrini?

L’avrei fatto volentieri se la Preside si fosse degnata di tornare al Castello in questi giorni – disse con una evidente nota polemica e leggermente frustrata nella voce – Non è un argomento che si può trattare via camino o davanti a una burro birra in una delle locande di Hogsmeade.

Aggiunse seria, esternando in quel modo il suo desiderio, non ancora realizzato, di tornare a Londra e affrontare i suoi padrini protetta dalla privacy della loro casa.

Ci ho messo un po' a digerire la cosa, lo ammetto.

Rallentò di nuovo, questa volta fermandosi e illuminando con la bacchetta il volto della collega, studiandolo attentamente. Era seria, certo, ma anche rilassata, come se avesse riflettuto sull’accaduto e giunta a una qualche conclusione, cosa che lei non era ancora riuscita a fare.

Una E piena alla tua spalla.

Mormorò quindi, rivolgendo di nuovo attenzione e bacchetta al corridoio, convinta che la donna non fosse riuscita a raggiungere quello strano stato di pseudo nirvana da sola.

Ma non credo tu sia un'altra pecora nera nella mia famiglia, quindi... penso che potrebbe anche funzionare. L'essere cugine, intendo... in fondo è solo una formalità, no? Non cambia ciò che siamo. Tu sei sempre Tisifone ed io... sempre Monique. Per me non c'è altro da sapere.

Funzionare… solo una formalità… - ripetè ironica, lo sguardo fisso di fronte a sé – Non è solo una formalità quando ti hanno insegnato fin da piccola a considerare un potenziale pericolo mortale chiunque abbia un legame di sangue con te. Chiunque. Perché non sai mai dove si annida la serpe che ti avvelenerà il sangue.

L’aveva detto alla fine, aveva esposto il nocciolo del problema. Lei non aveva nulla contro la VicePreside Vireau, anzi le stava anche un pochino simpatica, ma non poteva avere alcun rapporto con la cugina Monique.

Tu cosa faresti al mio posto?

Chiese atona, senza alcuna intonazione di sfida nella voce.
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Messaggioda Monique » 22/04/2012, 14:17

Il problema non sono gli studenti che cercano di accedervi ma quelli che son già dentro. La Preside dovrebbe trovare il modo di farci entrare nella stanza anche se occupata, in modo da cogliere sul fatto gli studenti e impedire che combinino qualche disastro.

Credo che in qualche modo Madeline sia divertita dalla cosa: professori che cercano un modo di beccare gli alunni in flagrante ed alunni che cercano un modo di non farsi cogliere in violazione delle regole dai professori... sono certa che lo definirebbe "un ottimo esercizio per tenere attiva la mente".

Come poteva dire una cosa del genere, come poteva parlare in quel modo della Preside di Hogwarts?
Semplice: perchè era così che si sarebbe comportata Rose. E Monique sentiva che se le due erano state così vicine quando la sua tata era in vita, doveva esser accaduto perchè avevano modi di fare molto simili; oltre al fatto che, comunque, la Bergman non aveva fatto nulla per nascondere, almeno alla sua collega, la sua assoluta eccentricità.
Ma c'erano questioni più importanti per la francese da prendere in considerazione, e pazienza se il suo lavoro di "cane da guardia" degli studenti fosse dovuto passare in secondo piano: la prima cosa che Moni chiese a Tisifone fu se questa fosse riuscita a parlare coi padrini della questione, ma la risposta non fu certo delle più positive.

L’avrei fatto volentieri se la Preside si fosse degnata di tornare al Castello in questi giorni.
Non è un argomento che si può trattare via camino o davanti a una burro birra in una delle locande di Hogsmeade.


... no, suppongo di no.

In realtà cosa ne poteva sapere lei di quale fosse il metodo migliore per parlare di certe cose? Coi suoi genitori non aveva mai avuto un dialogo costruttivo, Rose era uscita dalla sua vita troppo presto - e per corrispondenza via gufo non si riusciva mai a spiegarsi un granchè - e per il resto, Monique si era abituata a parlare con se stessa davanti allo specchio o, all'epoca in cui era ancora viva, con Flame, non avendo amici fidati con cui potersi confidare.
In ogni caso, la Vice Preside decise di esporre alla collega il suo punto di vista mentre le due pattugliavano il corridoio piuttosto lentamente - comprensibile, con argomenti così delicati era già tanto se si ricordavano di camminarci, per il corridoio.

Funzionare… solo una formalità…
Non è solo una formalità quando ti hanno insegnato fin da piccola a considerare un potenziale pericolo mortale chiunque abbia un legame di sangue con te. Chiunque. Perché non sai mai dove si annida la serpe che ti avvelenerà il sangue.


A te l'hanno insegnato, io l'ho vissuto - replicò Monique, senza alcuna traccia di sfida nella voce: non si stava giocando a chi stava peggio, ma era indubbio che le due avessero vissuto situazioni molto simili; per la francese, l'intera esistenza fino al giorno del diploma era stata un'esperienza diretta di quanto la famiglia potesse farle del male, arrivando addirittura a distruggerla. In modo diverso da Tisifone, e visti anche gli ultimi avvenimenti, capiva perfettamente cosa la donna volesse dire - Ma se dovessi applicare alla lettera le tue ultime parole, probabilmente inizierei a comportarmi come la professoressa Vilvarin.

Aggiunse con un mezzo sorrisetto sarcastico: in effetti se, come la docente di Divinazione aveva sottolineato, non si poteva mai sapere dove si nascondevano i nemici di ciascuno, meglio allora non fidarsi più del genere umano e vivere semplicemente a contatto con le piante, almeno si sarebbe vissuti più serenamente.

Tu cosa faresti al mio posto?

Bella domanda.
Monique fece un altro mezzo sorriso, fermando lentamente il suo incedere per poi puntare la bacchetta verso il petto dell'altra, così da poterle illuminare il viso senza però correre il rischio di accecarla mandandole direttamente la luce negli occhi.

Non posso dirti cosa faresti tu, perchè per quanto simili possiamo essere, io e te siamo cresciute in modo diverso: se dovessi parlare in modo maturo e responsabile, ti direi di starmi il più lontano possibile; porto guai, mio padre e non so chi altro ha tutta l'intenzione di usarmi per gli scopi peggiori... non sono esattamente una bella compagnia - rispose, appoggiandosi per un momento al muro alle sue spalle: in quel momento, sembrava molto poco un'insegnante, più vicina nei modi di fare ad una giovane adulta che cercava di spiegarsi trovando le parole giuste seppur con un po' di difficoltà - C'è una cosa che però credo possiamo dire di avere in comune... entrambe seguiamo l'istinto. E' qualcosa che sentiamo sotto pelle, che non sappiamo spiegarci, che ci da' sicurezza, che ci fa comprendere come comportarci e cosa fare, chi è un pericolo per noi e chi no, quando parlare e quando tacere.
Sì, la mia famiglia non è il meglio che si possa desiderare, anzi, io stessa sono la prima a considerarli la peggior feccia del mondo Purosangue... ma non posso cambiarli. Tutto ciò che posso fare, è adoperarmi con ogni mezzo per essere il loro opposto e, permettimi di dirlo, fino ad ora mi sta riuscendo molto bene. Perciò tu puoi allontanarti da me, fingere di non conoscermi e proseguire per la tua strada, oppure... seguire l'istinto, mettere da parte quel legame che, ripeto, per me non cambia ciò che sei o che sono io, e scoprire che forse può essere bello avere qualcuno qui dentro su cui contare. A me piacerebbe.
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Messaggioda Tisifone » 22/04/2012, 22:13

Credo che in qualche modo Madeline sia divertita dalla cosa: professori che cercano un modo di beccare gli alunni in flagrante ed alunni che cercano un modo di non farsi cogliere in violazione delle regole dai professori... sono certa che lo definirebbe "un ottimo esercizio per tenere attiva la mente".

Tisifone sbuffò sonoramente, tenendo per sé la propria opinione sull’eccentricità della Preside e quello che lei poteva considerare un “ottimo esercizio per tenere attiva la mente”. Tutto quel giocare a “guardia e ladri” babbano la faceva solo innervosire, non ne capiva la necessità quando bastava disattivare i quadri allo scoccare del coprifuoco per impedire agli studenti di uscire dai loro Dormitori e riattivarli la mattina presto. Certo qualcuno poteva anche decidere di non tornare proprio, ma sarebbe stata la minoranza molto probabilmente.

... no, suppongo di no.

Merlino che stupida!

Pensò la donna, notando il modo all’apparenza superficiale, con cui Monique le aveva risposto. Probabilmente, visto di che pasta erano fatti i genitori, la ragazza non aveva mai dovuto affrontare dei problemi di quel tipo. Lei invece aveva sempre avuto un ottimo rapporto con i suoi genitori prima e con i suoi padrini dopo, parlava con loro di tutto, anche se non sempre in tempo reale e quindi sapeva perfettamente che ogni discorso necessitava il giusto contorno.

... ma perché mi dispiaccio poi? Non sono affari miei.

Si riprese mentalmente, meravigliandosi ancora una volta di come la presenza della VicePreside avesse il potere di far emergere il suo lato protettivo. Scosse impercettibilmente la testa, come a volersi schiarire le idee, sperando di poter ritrovare il più presto possibile il suo solito distacco emotivo.

A te l'hanno insegnato, io l'ho vissuto.

Un altro punto a favore della collega o meglio un mezzo punto. Perché lei a differenza di Tisifone conosceva perfettamente il suo “nemico”, l’aveva per così dire in casa, la Grifona invece, non sapendo fino a pochi giorni prima chi era la sua famiglia, non poteva sapere da dove sarebbe arrivato il pericolo.

Un nemico noto è più facile da combattere di uno ignoto – commentò quindi, cercando di tenere la bacchetta puntata verso il basso per non disturbare i quadri che dormivano – Lo conosci, sai come agisce, poi approntare un piano di difesa, uno di fuga o uno di attacco. Se non sai contro chi combatti diventa tutto più difficile.

Spiegò con un tono privo di inflessioni ma stranamente con una nota di colore, come a dimostrare che era realmente partecipe a quella conversazione e non stava rispondendo in maniera automatica solo per cortesia.

A meno che, anche tu, non abbia dei mollicci nell’armadio.

Aggiunse poi, trasfigurando il detto babbano “scheletri nell’armadio”, chiedendosi quanto fossero profonde le similitudini che sembravano accumunare le due donne.

Ma se dovessi applicare alla lettera le tue ultime parole, probabilmente inizierei a comportarmi come la professoressa Vilvarin.

Non male come prospettiva. Tutto il giorno rintanata nella mia Torre, a studiare profezie vecchie di millenni e a sperimentare nuovi metodi di divinazione per interpellare non solo il futuro ma anche il passato, nessuno studente con cui discutere, nessun ragazzino da rimproverare… un paradiso, in pratica.

Probabilmente la risposta che diede Tisifone non era esattamente quello che si aspettava la docente di Incantesimi ma la diceva lunga sul carattere della donna, restio a farsi coinvolgere troppo dalle altre persone. Ma a differenza di quello che si poteva pensare, quel suo strano comportamento non derivava totalmente dall’educazione ricevuta, ma in parte anche da spiacevoli eventi del passato, come la cicatrice che si ostinava a nascondere che aveva sul braccio sinistro le ricordava continuamente.
Persa in ricordi per nulla piacevoli, Tisifone non notò il movimento lento e per nulla minaccioso con cui l’altra stava alzando la bacchetta, se la vide direttamente puntata al petto e istintivamente fece scattare la mano fino a posare la propria, di bacchetta all’altezza dello stomaco della VicePreside. L’espressione del suo viso era calma, quasi distaccata, come se non si stessero minacciando a vicenda, lo sguardo vuoto di chi è pronto a fare quello che deve e senza alcuna esitazione. Solo quando, grazie al riverbero della luce della bacchetta incontrò lo sguardo di Monique, si decise ad allentare la presa e a lasciar trasparire qualche sentimento, anche se solo perplessità e una punta di curiosità.


Non posso dirti cosa faresti tu, perchè per quanto simili possiamo essere, io e te siamo cresciute in modo diverso: se dovessi parlare in modo maturo e responsabile, ti direi di starmi il più lontano possibile; porto guai, mio padre e non so chi altro ha tutta l'intenzione di usarmi per gli scopi peggiori... non sono esattamente una bella compagnia.

Di sicuro a stare accanto a te non si corre il rischio di annoiarsi.

Quel commento ironico ma per nulla offensivo uscì spontaneo dalle labbra della donna che fece un passo laterale per lasciare all’altra tutto lo spazio di cui avesse bisogno, interpretando quel suo appoggiarsi al muro come un momento di “mancamento” , una sorta di debolezza dovuto al peso di tutte le pressioni mortali a cui era sottoposta. Scosse di nuovo la testa, questa volta in maniera più vistosa, cercando di scrollarsi di dosso quel fastidioso senso di protezione che aveva ripreso a vibrare con più forza a ogni singola parola pronunciata dalla collega.

C'è una cosa che però credo possiamo dire di avere in comune... entrambe seguiamo l'istinto. E' qualcosa che sentiamo sotto pelle, che non sappiamo spiegarci, che ci da' sicurezza, che ci fa comprendere come comportarci e cosa fare, chi è un pericolo per noi e chi no, quando parlare e quando tacere.

Annuì seria, la mano sinistra ancorata al braccio destro steso lungo il fianco, in modo che la bacchetta fosse puntata verso il pavimento, dando alla zona una illuminazione molto irreale. Il suo istinto l’aveva salvata più volte, nonostante l’avesse spesso portata a fare scelte, per così dire, infelici come in quel momento, in cui le diceva di mandare al diavolo Demetri e darsi la possibilità di conoscere la donna che le stava di fronte.

Sì, la mia famiglia non è il meglio che si possa desiderare, anzi, io stessa sono la prima a considerarli la peggior feccia del mondo Purosangue... ma non posso cambiarli. Tutto ciò che posso fare, è adoperarmi con ogni mezzo per essere il loro opposto e, permettimi di dirlo, fino ad ora mi sta riuscendo molto bene. Perciò tu puoi allontanarti da me, fingere di non conoscermi e proseguire per la tua strada, oppure... seguire l'istinto, mettere da parte quel legame che, ripeto, per me non cambia ciò che sei o che sono io, e scoprire che forse può essere bello avere qualcuno qui dentro su cui contare. A me piacerebbe.

La mia famiglia era il meglio che potessi desiderare, il mio unico rammarico è di non essermeli potuti godere a pieno. Ho passato tutta la vita a cercare di essere come loro, fallendo miseramente.

Iniziò a dire Tisifone, ribaltando le parole che aveva appena usato Monique. I suoi genitori erano persone solari, sempre pronti ad aiutare il prossimo, disposti a tutto pur di difendere i propri ideali, leale e sinceri e Tisifone di tutte queste qualità ne aveva prese giusto il minimo per essere sicuri della discendenza.

Ma per quanto sia diversa da loro, non sono il tipo che nasconde la testa sotto la sabbia come uno struzzo. I problemi li affronto di petto, come un vero Grifondoro e quindi no, far finta che non sia accaduto nulla non è un’opzione percorribile.

Affermò seria, scrutando per un attimo in silenzio il volto della VicePreside, riflettendo su quale fosse la mossa più saggia da fare adesso.

Probabilmente si, sarebbe bello, anche se questo non porterebbe chissà quali cambiamenti nel mio carattere – mormorò a voce abbastanza alta perché l’altra la potesse sentire - Piacere Tisifone Samyliak…

Disse quindi, sciogliendo la posa rigida che aveva assunto e porgendo la mano a Monique, con l’intento chiaro di ricominciare in parte da zero.
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Messaggioda Monique » 23/04/2012, 19:34

Un nemico noto è più facile da combattere di uno ignoto.
Lo conosci, sai come agisce, poi approntare un piano di difesa, uno di fuga o uno di attacco. Se non sai contro chi combatti diventa tutto più difficile.
A meno che, anche tu, non abbia dei mollicci nell’armadio.


Con Nicholas Vireau non puoi mai esser sicura di quale sarà la sua prossima mossa: puoi esser sicura di conoscerlo, puoi studiare il suo modo di fare fino alla nausea, fino alla convinzione totale di conoscerlo, ma prima o poi lui riuscirà a fregarti.
E visti gli ultimi sviluppi, non sono nemmeno più sicura che questo sia il mio problema più grande.


Commentò Monique alzando leggermente le spalle: in fondo era per quello che Nicholas era così temuto, famoso e potente; era uno stratega imprevedibile, un mago da non sottovalutare mai, che riusciva sempre a risultare originale e mai scontato. Poteva anche conoscere il suo nemico, come diceva Tisifone, ma la francese era certa che Nicholas sarebbe sempre riuscita a stupirla. Soprattutto ora che, forse, c'era ben altro dietro ai movimenti del padre.

La mia famiglia era il meglio che potessi desiderare, il mio unico rammarico è di non essermeli potuti godere a pieno. Ho passato tutta la vita a cercare di essere come loro, fallendo miseramente.

Due situazioni diametralmente opposto, in questo caso: Moni cercava di allontanarsi il più possibile dal modo di fare dei genitori, Tisifone di avvicinarcisi; lei diceva di essere un fallimento in questo senso ma la Vice Preside non ne era poi così certa, tuttavia preferì non commentare ad alta voce quell'affermazione dell'altra perchè, in fondo, la conosceva da troppo poco per permettersi certi commenti intimi.
Il centro della questione, ora, era il loro rapporto: potevano seguire l'istinto e provare a non considerarsi vicendevolmente come un pericolo, od erano destinate ad evitarsi a vita?

Ma per quanto sia diversa da loro, non sono il tipo che nasconde la testa sotto la sabbia come uno struzzo. I problemi li affronto di petto, come un vero Grifondoro e quindi no, far finta che non sia accaduto nulla non è un’opzione percorribile.

Commentò la donna, facendo sorridere la francese: non c'erano tracce di scherno, ironia o sarcasmo però in quelle labbra incurvate all'insù, anzi... era stranamente soddisfatta della sua risposta. Quasi orgogliosa. Come se il suo istinto fosse ancora più vittorioso nell'aver deciso di fidarsi della docente di Divinazione.

Piacere Tisifone Samyliak…

Ed il sorriso si aprì sulle labbra di Monique, che allungò a sua volta la mano per stringere quella dell'altra con espressione sicuramente felice ma seria, per farle comprendere che era felice di poter iniziare nuovamente insieme un percorso di conoscenza e, perchè no, anche di amicizia.

Piacere mio, Monique Vir-- ... Dubois.

Stava per presentarsi, ma si bloccò a metà del suo cognome: insomma, se Tisifone stessa aveva comunque deciso di usare quel cognome in realtà falso - e la docente di Divinazione era consapevole che Monique lo sapeva - perchè non poteva farlo anche lei usando il cognome della donna che le aveva fatto da madre nel periodo tutto sommato più bello della sua vita?

Adesso che abbiamo deciso di poterci parlare senza problemi... pensi che potrei chiedere il tuo aiuto per una consulenza... divinatoria?
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Messaggioda Tisifone » 24/04/2012, 21:45

Con Nicholas Vireau non puoi mai esser sicura di quale sarà la sua prossima mossa: puoi esser sicura di conoscerlo, puoi studiare il suo modo di fare fino alla nausea, fino alla convinzione totale di conoscerlo, ma prima o poi lui riuscirà a fregarti.
E visti gli ultimi sviluppi, non sono nemmeno più sicura che questo sia il mio problema più grande.


Se non è tuo padre il tuo problema più grande, non oso immaginare in quale pasticcio ti sei cacciata.

Un pensiero, quello di Tisifone, istintivo e spontaneo, che sarebbe suonato intimo se pronunciato ad alta voce e forse, proprio per questo, per cercare di tenere ancora una sorta di parvenza di distacco nei confronti di Monique, che la Divinante preferì tenere per sé quel commento. Solo l’espressione del suo viso, leggermente perplesso, con il sopracciglio destro sollevato, lasciava in qualche modo trasparire che quella affermazione l’aveva colpita e non poco. Si appuntò mentalmente di chiedere ai suoi padrini, quando finalmente sarebbe riuscita ad andare a Londra, quanto veramente fosse pericoloso Nicholas Vireau e quanto suicida poteva essere considerato l’atto di interporsi tra lui e un suo qualsiasi obiettivo.

Non siete ancora neanche diventate conoscenti che già ti preoccupi per lei.

La prese in giro la sua coscienza, guadagnandosi in risposta una scrollata di spalle mentale, mentre la sua mano, sollevata di fronte a lei, veniva stretta da quella della VicePreside.

Piacere mio, Monique Vir-- ... Dubois.

Uno strano formicolio, per nulla spiacevole, risalì dalla mano di Tisifone lungo il braccio, fino a farla rabbrividire interiormente.

Dovrò farci l’abitudine.

Commentò ironica, rivolgendo all’altra un piccolo sorriso semplice, quasi puro, che coinvolse anche i suoi occhi, così differente dal ghigno che le aleggiava sul viso ogni giorno.

Dubois… dovevi tenerci proprio tanto alla tua Tata per voler prendere il suo cognome.

Una nota di rispetto si poteva cogliere nella voce di Tisifone che, rammentando quanto le due si erano detto tempo prima nell’ufficio di Incantesimi, aveva supposto, sperava correttamente, che Monique si riferisse a Rose non si fosse inventata una identità fittizia per cercare di prendere le distanze dalla sua famiglia e invogliarla a investire nel loro rapporto. Dal canto suo alla Divinante sarebbe piaciuto non poco potersi presentare con il suo vero cognome, avrebbe portato con orgoglio il cognome del padre, peccato che quel tassello del suo passato continuava a restare nell’ombra.

Adesso che abbiamo deciso di poterci parlare senza problemi... pensi che potrei chiedere il tuo aiuto per una consulenza... divinatoria?

Tutto si poteva aspettare dalla sua nuova amica, troppo presto per poter usare la parola cugina, che una tale richiesta e lo stupore era chiaramente visibile sul suo viso, dalla bocca spalancata allo strano luccichio che le faceva brillare gli occhi. Tacque per un attimo, e il suo non parlare finì per riecheggiare nel silenzio di tomba che era calato nel corridoio, per poi scoppiare a ridere, una risata non di scherno ma di divertimento.

Non pensavo che una persona così seria e posata come te credesse nei fondi del caffè. – disse, sminuendo volontariamente le proprie capacità. L’essere disposta a conoscere meglio Monique non equivaleva al fidarsi di lei immediatamente: aveva bisogno di sapere il perché di quella richiesta, cosa la donna di fronte a lei voleva sapere e quanto fosse importante - Come mai vuoi curiosare nel tuo futuro? Cosa vorresti sapere? O è piuttosto il tuo passato che vuoi analizzare?

Domande poste con un tono di voce leggero, lo stesso che spesso le persone usano con lei, mentre i suoi occhi non perdono di vista il viso di Monique, il suo istinto di conservazione che lotta contro il desiderio di aiutarla a priori.
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Messaggioda Monique » 25/04/2012, 15:03

Era un nuovo inizio?
Quella stretta di mano sembrava dire di sì: Monique sorrise quando le loro dita si sfiorarono in quella stretta amichevole ma forte, e fu quasi certa che lo stesso brivido provato proprio nell'istante in cui le loro mani si erano toccate, l'avesse provato anche Tisifone. In fondo, almeno in quel caso, si poteva dire che "buon sangue non mente".

Dovrò farci l’abitudine.

Saremo in due allora.

Mormorò Monique, rimanendo per un momento perplessa nel vederla sorridere... così: per la prima volta da quando la conosceva, la docente di Divinazione aveva sorriso in modo da contagiare anche gli occhi, esibendo quindi un sorriso che la francese avrebbe sicuramente definito come vero. Dopo quel momento d'interdizione, la risposta della Vice Preside fu estremamente positiva, visto che il sorriso sulle labbra si aprì ulteriormente.

Dubois… dovevi tenerci proprio tanto alla tua Tata per voler prendere il suo cognome.

Avrei dato qualsiasi cosa per essere figlia sua.

Convenne Moni, senza far mistero di quelli che erano sempre stati i suoi desideri: in ogni caso, vista la famiglia che si ritrovava, non c'era da stupirsi che una figura così positiva com'era stata Rose fosse stata vista dall'allora bambina come una sorta di regalo miracoloso a cui aggrapparsi con tutte le sue forze.
Ma c'era ancora una cosa che avrebbe fatto stupire ulteriormente la cugina della francese, ovvero la sua richiesta di aiuto divinatorio da parte dell'altra.

Non pensavo che una persona così seria e posata come te credesse nei fondi del caffè.
Come mai vuoi curiosare nel tuo futuro? Cosa vorresti sapere? O è piuttosto il tuo passato che vuoi analizzare?


In realtà è il presente che m'interessa - replicò Monique un minimo a disagio, chiedendosi come spiegare la situazione all'altra e rendendosi intanto conto che la ronda era un po' andata a farsi benedire... e la cosa bella era che non gliene importava un accidente - Qualche giorno fa ho avuto un... mancamento. E durante questo mancamento ho avuto una sorta di... non saprei se definirla visione, incubo o che altro - aggiunse la donna, spiegandole nel dettaglio e a bassa voce ciò che era successo, la sua visione della donna bionda e le parole che lei aveva usato.

Non so se sia stato solo un incubo dettato dal mio inconscio, o qualcosa di più.
So solo che se ho una... sorellastra...
- ed una smorfia le arricciò il naso per un momento a quella parola - ... devo scoprirlo il prima possibile. Mi puoi aiutare?
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Messaggioda Tisifone » 25/04/2012, 21:37

Saremo in due allora.

Un semplice mormorio, che non fece altro che confermare il dubbio di Tisifone: c’era qualcosa tra loro due che non si poteva spiegare con un semplice ragionamento e che andava necessariamente approfondito in un modo o in un altro. L’espressione perplessa sul viso di Monique non passò inosservata e tramutò il sorriso di Tisifone in un piccolo ghigno: le piaceva stupire le persone ma non credeva che sarebbe bastato un semplice sorriso per stupire la VicePreside.

Avrei dato qualsiasi cosa per essere figlia sua.

Doveva essere una donna eccezionale…

Pensò Tisifone, scegliendo di tenere per sé quel commento, un po’ per non dimostrarsi troppo invadente un po’ per evitare di far scivolare addosso alla collega un velo di malinconia. E poi la conversazione stava virando su argomenti piuttosto seri e delicata non voleva farla deviare verso altri lidi.

In realtà è il presente che m'interessa.

Tutto il sarcasmo e divertimento che Tisifone aveva finto di provare scomparvero in un attimo, lasciando il posto ad un’espressione seria e concentrata sulla spiegazione dell’altra. Aprì la bocca come per puntualizzare qualcosa ma la richiuse subito dopo, senza emettere alcun suono: forse era il caso di lasciare la donna libera di esporre il suo problema nei termini che meglio preferiva, senza alcuna interferenza da parte sua. In questo modo, inoltre, avrebbe potuto guadagnare del tempo per decidere se e soprattutto in che modo aiutarla.

Qualche giorno fa ho avuto un... mancamento. E durante questo mancamento ho avuto una sorta di... non saprei se definirla visione, incubo o che altro. Non so se sia stato solo un incubo dettato dal mio inconscio, o qualcosa di più.

Da quello che mi hai raccontato non hai avuto una premonizione, il viso della donna, le sue parole, sono state troppo chiare - disse, non sapendo se le sue parole la potevano o meno tranquillizzare. Di solito le persone male reagivano alla scoperta di avere qualche potere divinante – Una profezia invece è nebulosa sia nelle immagini che nei contenuti, soggetta a interpretazione, come se si desse agli interessati il potere di cambiare il futuro con le proprie azioni.

Cercò di essere breve e chiara, non volendo tediare Monique con lunghe e noiose spiegazioni accademiche.

So solo che se ho una... sorellastra... devo scoprirlo il prima possibile. Mi puoi aiutare?

Ecco di nuovo quella richiesta di aiuto, che lasciò Tisifone titubante per una manciata di secondi, indecisa su cosa rispondere.

Il presente è il momento in cui viviamo e sfugge al nostro Occhio Interiore – rispose quindi, prendendo il discorso alla larga - Devi quindi decidere se vuoi conoscere il tuo passato o scoprire cosa ti accadrà in futuro.

Disse, sottolineando le parole tuo e ti.

Posso aiutarti ma non sapendo nulla di questa persona sarà su di te che si concentrerà il mio Occhio Interiore – spiegò subito dopo - e la mantica da usare dipende da quale velo vuoi squarciare, se quello passato o quello futuro.Non penso che tu voglia un semplice si o no alla domanda se hai una sorellastra.

L'ultima frase venne pronunciata con un tono di voce leggermente ironico: viste le parole che la biondina le rivolgeva nel suo incubo era certa che Monique volesse sapere il più possibile su di lei.
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