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Messaggioda Estelle » 21/06/2012, 15:59

[Giovedì pomeriggio - Ore 16.30]

Le scale di Hogwarts, forse l'ambiente meno piacevole di tutto il castello.
Cambiavano direzione a loro piacimento, lo facevano spesso, soprattutto quasi sempre quando una persona aveva fretta e doveva essere in meno di due minuti e mezzo - sì, e mezzo - due piani più su.
Estelle aveva deciso di arrendersi, ormai. Il movimento delle scale, ormai, era diventato un'abitudine. Restava immobile sul penultimo scalino in attesa che la scale decidesse - finalmente - di collegarla al piano inferiore, per poter così imboccare - sfortunatamente - una seconda scala che l'avrebbe condotta alla Sala Comune Corvonero. Aveva fretta e, purtroppo, come ogni volta, aveva imboccato proprio questo intoppo.
Scappava. Non sapeva da cosa precisamente.
Era tornata quella stessa mattina da Lille. Il viaggio in Francia le aveva fatto bene. Rivedere suo padre era stata una grande gioia. A quanto pare, i rapporti con la madre erano migliorati parecchio. Estelle non sperava che i due tornassero assieme - sarebbe stato l'inizio di una nuova storia che si sarebbe conclusa sempre allo stesso modo; un circolo vizioso, insomma - ma non le dispiaceva affatto che i due si frequentassero: per lei e per la sorella minore, Alya, poteva essere solo un buon pretesto per vedersi più spesso, ovviamente fuori le mura di Hogwarts.
La Francia era calda. Ritornare ad Hogwarts era stata una benedizione. Fresca, si respirava aria pulita.
Estelle si guardò attorno. Un gruppetto di studenti era nelle sue stesse condizioni. Abbozzò un sorriso quando la riconobbero; alcuni si lasciarono andare persino ad un "Bentornata", accompagnata da un sorriso caloroso. Nessuno di loro, ovviamente, sapeva dove fosse stata. Molti erano ancora convinti che per via della fasciatura alla mano e alla testa fosse stata costretta a restare chiusa in camera. Aveva fatto l'abitudine anche a quello. Le fasciature non le davano più tanto fastidio e nemmeno le ferite le dolevano troppo, a parte nei momenti in cui si muoveva troppo e si affaticava. Ma nemmeno quello le avrebbe impedito di muoversi.

Alla fine si era decisa, la scala.
Si era fermata.. ed Estelle, quindi, poteva riprendere la sua corsa.

Immagine

Corsa che riprese nel migliore dei modi.
La scala successiva sembrava essere molto più gentile, l'accompagnò con la corsa e le fece posare il piede proprio sul piano giusto. Il cappello che portava sul capo, per nascondere la fasciatura - poco evidente, comunque - le stava quasi per cascare, tanto era la fretta. Estelle se lo mantenne con il braccio, quasi dalla camicia fuoriuscì la seconda fasciatura, quella alla mano.
Ora era anche una preoccupazione questa: non far intravedere nulla. Era come se si vergognasse, come se risultasse debole. Per di più, le ferite le ricordavano 'quella' notte. Le fiamme che l'avvolgevano. Pensava di non farcela. Se l'era cavata bene, di certo meglio di qualcun'altro. Tisifone.
Un altro ricordo legato a quest'ultima. Il viso di qualcuno che sembrava premuroso nei suoi confronti. L'invidia che provava in quel momento, ma che subito aveva represso, e che ancora le doleva tutt'oggi.

Correva ancora. Le immagini che ora riprendevano a scorrerle nella testa, la bocca semi-chiusa, come se sentisse dolore. Il capo chino. Conosceva la strada a memoria. Non c'era bisogno nemmeno di dare un'occhiata.

E poi, per la seconda volta nell'arco di un mese, sempre molto sbadata nel suo andare - avrebbe dovuto pensarci meglio prima ovviamente - qualcuno - era troppo stordita ora per accorgersene - aveva provocato l'incontro delle sue natiche con il pavimento.
La sua corsa nuovamente interrotta. Avrebbe voluto sprofondare ancora più giù, nascondersi ancora. Ed ora era ben visibile, si sentiva d'un tratto come se stesse camminando nuda per i corridoi del castello.
In un gesto istintivo, si portò le braccia al capo, come a volersi nascondere. Il cappello le era scivolato. La fasciatura ora ben visibile. Doveva nascondere anche quella.

Mi.. dispiace..
Non ero proprio.. attenta..


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Messaggioda Lucas » 21/06/2012, 16:26

Che strano pomeriggio, quello.
Si era svegliato fin dal mattino con una strana sensazione addosso, che non aveva saputo definire per buona parte della giornata: solo all'ora di pranzo era riuscito a capire cosa fosse quel pensiero sgradevole e tenebroso che gli frullava nella mente; presto sarebbe stato il suo compleanno.
Non che gli dispiacesse, non aveva nulla contro quella ricorrenza, ma sicuramente pensarci lo intristiva: quando era in America solitamente trascorreva quella giornata con gli amici, ma ora che era ad Hogwarts? Una parte di lui avrebbe tanto voluto poter passare del tempo con la famiglia - in fondo si festeggiava la sua nascita, e chi altri l'avevano messo al mondo se non proprio i suoi genitori? - ma sapeva che ciò non sarebbe avvenuto; il brutto era che negli USA almeno aveva la scusa di essere dall'altra parte del mondo mentre ora suonava un po' debole ed insulsa. E poi nessuno a parte la Preside - forse anche la Vice se aveva letto il suo fascicolo - sapeva il giorno del suo compleanno: forse avrebbe potuto dirlo a Tisifone e festeggiare con lei nella sua stanza, non potendo farsi vedere troppo spesso in pubblico insieme... solo Estelle infatti sapeva cosa l'uomo provasse per la collega di Divinazione, perché gli era sembrato giusto parlarne con lei.
Si era sentito un verme durante quel discorso, consapevole che le stava facendo del male anche se era l'ultima cosa che voleva: non aveva più avuto modo di conversare con lei, un po' perché l'incendio alla Foresta l'aveva debilitata ed un po' perché, subito dopo, la donna era partita, forse per tornare a casa; quando stava in Infermeria si era molto preoccupato per lei e le aveva fatto compagnia per un po', mentre Tisifone dormiva, perché non voleva che rimanesse da sola. Non aveva però avuto il coraggio di essere presente quando era stata dimessa, perché temeva che la sua presenza l'avrebbe ferita ulteriormente, soprattutto se magari l'avesse visto accanto alla collega ancora gravemente ferita. A Lucas era bastato starle vicino, vegliare il suo sonno anche per poco, e non c'era bisogno che Estelle ne venisse a conoscenza.
Un pomeriggio pensieroso quello, insomma, con le mani affondate nelle tasche dei jeans, sopra una maglietta scura a maniche corte, una leggera barbetta e i capelli miracolosamente più ordinati del solito.

Immagine


Non badava molto a dove stava andando, e forse fu questo il suo errore più grande; all'improvviso, infatti, si scontrò contro qualcosa - qualcuno - che finì a terra: la scena di per sé risvegliò prepotentemente in lui ricordi nemmeno troppo lontani che si amplificarono a dismisura quando, abbassando gli occhi, la figura che essi misero a fuoco era la stessa che aveva dato modo all'uomo di viverla per la prima volta, quella scena.

Mi.. dispiace..
Non ero proprio.. attenta..


... Estelle...

Che strano pronunciare il suo nome dopo tutto quel tempo.
Era vestita in modo molto anonimo, forse per nascondere strascichi di ciò che quella notte era avvenuto: le due fasciature, in effetti, erano ben visibili agli occhi dell'uomo, che si inginocchiò subito di fronte a lei.

Ti sei fatta male?

Preoccupazione, ecco cosa si poteva percepire dal tono della sua voce: ed in fondo, perché non sarebbe dovuto essere così? Il fatto che avesse fatto una scelta sentimentale non significava certo che non tenesse a lei, anzi. Puntò gli occhi nei suoi, pronto ad andarsene nel caso avesse percepito in lei astio, o disagio: sperava di non leggere nulla del genere nel suo sguardo, ma in caso contrario non se la sarebbe sentita di biasimarla.
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Messaggioda Estelle » 22/06/2012, 13:11

Non era la prima volta che le accadeva una cosa simile. Forse, ciò significa che era molto più sbadata di quanto credesse. O forse, rifletteva soltanto una sua superficialità nelle cose, ovviamente non nell'ambito lavorativo. Quando svolgeva la sua professione ci metteva anima e cuore. Magari, poteva risultare superficiale nei momenti di relax, dove corpo e mente prendevano una pausa. Come quello insomma, anche se la mente, più che altro, sembrava essere continuamente tormentata da immagini che voleva rimuovere, ma che no, non andavano via.
E lei chiudeva gli occhi, li stringeva più che poteva. No, non avrebbe pianto. Non voleva farsi vedere debole, non voleva far vedere quanto le facessero del male avvenimenti che per qualcun'altro potevano risultare banali.

Stordita dalla caduta, ancora si prestava a nascondersi con le braccia il capo. Non aveva ancora individuato contro chi fosse andata a sbattere. Non era di certo quella la sua priorità in quel momento. Ancora si scusava, borbottava qualcosa. Sembrava essere molto più timida del solito, atteggiamento che mai si era intravisto in lei.
Provò a distogliere lo sguardo dal pavimento ed a liberarsi della presa delle braccia. Vide di nuova la luce. I suoi occhi incontrarono un paio di scarpe scure. Mai viste. Può darsi che quello sarebbe stato un nuovo incontro, cominciato male.
Deja-vù. Aveva già vissuto quel momento.
Improvvisamente i suoi neuroni scattarono alla ricerca del ricordo. Estelle tentò di non rimembrare nulla. Qualcosa le diceva che non sarebbe stato piacevole.

... Estelle...

In qualche suo lontano ricordo, sapeva di conoscere quella voce. Si sforzava di ricordare, ma allo stesso tempo voleva non farlo.
Cercò di alzare lo sguardo, voleva vederlo. Riconoscerlo, magari chiedergli ancora - per la centesima e passa volta - scusa, dirgli quanto fosse sbadata, giustificarsi in qualche modo e magari accertarsi di non aver provocato alcun danno: non sarebbe stato piacevole dover risarcire qualche danno, soprattutto in quel momento di totale avaria nella sua vita.

Ti sei fatta male?

Preoccupazione da parte sua, da parte di quell'individuo la cui immagine ancora doveva mettere a fuoco.
Lo vide inginocchiarsi. Istintivamente, una mano andò a coprire la fasciatura. Improvvisamente, il dolore alla ferita le era tornato. Non riusciva a pensare a nient'altro, in quel momento. Le sembrava che da un momento all'altro la testa potesse scoppiarle.
Ma.. se davvero quello era uno sconosciuto, certamente non l'avrebbe riconosciuta, e certamente non si sarebbe serbato di provare preoccupazione per lei.

Alzò il capo. I suoi occhi azzurri piano percorsero il corpo del ragazzo - era indubbiamente un uomo, lo si capiva. E man mano che salivano, Estelle fu percorsa da una strana sensazione, per la seconda volta: come prima, ascoltando la sua voce, quando aveva riconosciuto la voce, ma ancora non gli aveva dato un volto.. ed un nome.
Per quanto poco si fossero frequentati - ed eccoli che ora riaffioravano i ricordi - avrebbe riconosciuto quella figura anche a chilometri di distanza.

..Lucas..

Il suo fu un sussurro, così poco pronunciato che sicuramente - o perlomeno così sperava - nemmeno il Tassorosso - ancora inginocchiato di fronte a lei - aveva udito. Finalmente gli occhi azzurri incontrarono quelli altrettanto chiari del collega ed.. amico? Quella era una domanda che si era posta molte volte, durante il suo breve viaggio in Francia, e a cui non si era preoccupata di dar risposta, perchè in fondo sapeva che solo e soltanto Lucas avrebbe potuto aiutarla in questo.. e magari anche a superare quel momento.
Ciò che aveva provato per lui, sin dal primo momento, era decisamente qualcosa che non sapeva ancora spiegarsi. Lucas era per lei come un punto di riferimento. Il suo mondo cambiava quando era con lui. Era come se, d'un tratto, ci fosse un bellissimo sole nella sua vita, e niente più ombra, o buio. Estelle aveva sempre avuto paura del buio, sin da quando era una bambina.
Non riuscì a trattenere un sorriso. Un po' per la situazione, un po' anche per l'effetto che Lucas aveva provocato in lei - e che aveva sempre provocato.

Credo che al destino piaccia giocarci questi brutti scherzi.

Si era parlato di destino anche quando si erano incontrati per la prima volta, nel corridoio che portava agli uffici dei docenti. Si era parlato di uno strano scherzo del destino, uno scherzo decisamente piacevole. Personalmente, Estelle non aveva mai dato peso a queste strane dicerie, ma quando aveva incontrato Lucas.. aveva rivalutato la sua posizione in relazione a tale argomento.
Il destino.. anche questa volta aveva voluto che i due si incontrassero. Estelle che aveva sempre cercato di non percorrere le strade che, ipoteticamente, Lucas avrebbe potuto percorrere. Si erano evitati per un po'. Estelle aveva sempre cercato di nascondersi alla sua vista, di passare inosservata.
Uno strano scherzo del destino, ancora una volta.
E questo voleva dire solo una cosa..

Forse i due erano veramente destinati a non uscire definitivamente l'uno dalla vita dell'altra.

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Messaggioda Lucas » 22/06/2012, 14:57

Per un momento, pensò persino che Estelle non l'avesse riconosciuto: teneva lo sguardo insistentemente fisso a terra, cercando di coprirsi come meglio poteva le fasciature che, in ogni caso, rimanevano ben visibili agli occhi di lui, che le aveva oltretutto tenuto compagnia nei giorni di degenza e quindi sapeva bene quali ferite avesse riportato.
Attese, immobile, studiando il suo volto per leggervi una qualsiasi emozione: poi, un sussurro indefinito, forse il suo nome anche se l'uomo non avrebbe potuto giurarlo.

..Lucas..

Alzò gli occhi, alla fine, permettendo all'altro di specchiarsi nei suoi: sembrava... confusa forse. Spaesata. Non arrabbiata comunque, e quello era già un buon segno. Le fece un piccolo sorriso, quasi stesse tastando il terreno; non sapeva bene come comportarsi con lei, non avendola praticamente più vista da solo da quel famoso discorso. Sì, si erano incrociati in Sala Grande, nei corridoi degli alloggi, nel salone comune dei professori e a volte nell'aula docenti, ma non era certo la stessa cosa.
Paradossalmente sembrava che per parlarsi dovessero ogni volta finire a terra - più lei che lui - e a giudicare da ciò che disse dopo anche Estelle era del suo stesso avviso.

Credo che al destino piaccia giocarci questi brutti scherzi.

Credo che al destino piaccia farti finire a terra.

Replicò Lucas, concedendosi un po' d'ironia e magari chissà, strapparle persino un sorriso: era contento di vederla, di poterle parlare ancora una volta a tu per tu; avrebbe voluto fare comunque parte della sua vita, essere presente per lei, ma non era una decisione che spettava a lui prendere e di certo non poteva pretendere che anche lei volesse la stessa cosa. Avrebbe accettato qualsiasi cosa lei si fosse sentita di dargli, senza recriminazioni o giudizi.
Le tese la mano, per aiutarla a rimettersi in piedi: se ciò fosse avvenuto, gliel'avrebbe stretta un istante, in un gesto d'affetto, prima di lasciarla andare, osservandola ancora.

Ti fanno male? - le domandò, indicando le due fasciature che le adornavano il corpo - Ti posso accompagnare in Infermeria, nel caso.

Le propose anche, premuroso ed attento.
A prescindere da quale fosse stata la risposta, comunque, le sorrise più calorosamente, come a voler mostrare la massima sincerità riguardo a ciò che, in seguito, le disse.

Sono molto contento di vederti.
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Messaggioda Estelle » 23/06/2012, 8:38

Ancora lo guardava. Cercava di non ricordare, di far sì che quel momento fosse come se si incontrassero - ancora - per la prima volta. Come se non si conoscessero, insomma. Estelle sentiva il desiderio di ricominciare, far sì che gli errori commessi venissero cancellati, o perlomeno dimenticati. E ciò le dava una speranza in più.
Dopo che si erano parlati per l'ultima volta - Lucas le aveva "gentilmente" rivelato di provare qualcosa più per Tisifone, che per lei - la sua reazione era stata, stupidamente, quella di fuggire. Era partita per la Francia, per la sua Lille; poi non era resistita per più di due giorni.
Era tornata. Ancora provava del rancore per ciò che aveva generato e per ciò che aveva fatto terminare bruscamente a causa del suo comportamento.
Ora che era con lui, ancora una volta lei accasciata sul pavimento, lui premuroso nei suoi confronti, a voler cercare di darle una mano, Estelle sentiva di avere una speranza, una speranza che, a suo modo, doveva conquistarsi. Il che significava impegnarsi a fondo, far vedere che ci teneva, ed anche troppo. Lucas non lo avrebbe mai saputo. E questo, forse, era ciò che contava sul serio.

Credo che al destino piaccia farti finire a terra.

Rivoltando la frase a suo favore, riuscì persino a farla sorridere. Chiuse gli occhi, curvando le labbra verso l'alto, sentendosi improvvisamente d'un tratto non più in imbarazzo come prima. Qualcosa le diceva che non era questo che a Lucas importava - il suo aspetto, o se avesse i capelli ordinati.
Sorrideva ancora quando ora Lucas le si fece poco più vicino. E tese la mano in sua direzione, chiaramente ancora molto premuroso nei suoi confronti, volendola aiutare ad alzarsi.

Ti fanno male? Ti posso accompagnare in Infermeria, nel caso.

Mentre entrambi si rimettevano in posizione eretta, per poi ritrovarsi l'uno di fronte all'altra, Estelle notò che ora le ferite non le dolevano più così tanto. Sicuramente, doveva esser stata la caduta ad averle fatto male.. o magari la presenza di Lucas le aveva dato da pensare ad altro, e quindi così ignorare il dolore, e magari far finta che non ci fosse nemmeno.
E poi quando le aveva sorriso, per lei era stato come se, improvvisamente, non fosse successo nulla. Era rimasta immobile a guardarlo, affascinata - proprio come la prima volta - dalla bellezza del suo sorriso, del suo volto e del suo corpo perfettamente scolpito.

No, tranquillo. Sto bene..

..ora che sei qui con me.

Terminò mentalmente la frase, facendosi per un secondo cupa, quasi triste, ma subito riprese a sorridergli, non volendo farlo preoccupare ulteriormente. Tentò di sistemarsi alla meglio la camicia a quadri, la sua preferita, e di cacciare un po' di polvere dal pantalone nero. Il cappello ora tra le mani, non sentiva nemmeno il bisogno di indossarlo di nuovo. Le fasciature erano uscite ormai allo scoperto, ma, ancora meglio, non sentiva il bisogno di nascondersi dinanzi a lui.

Sono molto contento di vederti.

Anche io lo sono.. ma lo sarei stata ancora di più se non ti fossi finita contro. Ti chiedo scusa.

Sorrideva ancora, ovviamente, sapendo perfettamente che non aveva nulla di cui scusarsi con lui - ci erano già passati - ma che era tenuta a farlo in quanto essere gentile faceva parte della sua indole. Il suo, ora, era un sorriso più ampio. Sentiva di essere più felice. Lucas era contento di vederla, e questo era già un passo in avanti. Non avrebbe dovuto sorprenderla più di tanto, comunque.
Ancora sorrideva, quando aggiunse:

Non penso di poterti preparare un pranzo eccezionale però, questa volta.

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Messaggioda Lucas » 23/06/2012, 15:55

No, tranquillo. Sto bene..

La vide incupirsi per un momento, portandolo a preoccuparsi che in realtà non fosse così, che provasse dolore - fisico o mentale o entrambe le cose - ma che non volesse ammetterlo di fronte a lui; tuttavia, qualche istante dopo, Estelle tornò a sorridere illuminando così il proprio viso, e Lucas comprese che qualsiasi cosa l'avesse fatta intristire era fortunatamente già passata.

Anche io lo sono.. ma lo sarei stata ancora di più se non ti fossi finita contro. Ti chiedo scusa.

Non devi scusarti, in fondo questa volta sono rimasto in piedi... stiamo migliorando, no?

Commentò l'uomo facendole un'occhiolino, come fossero complici di un qualcosa che conoscevano solo loro: e all'effettiva era proprio così visto che la prima volta che si erano conosciuti - quando entrambi erano finiti a terra dopo essersi scontrati - non c'era nessuno a vederli e quindi quel particolare era parte dei ricordi dei due e di nessun altro.

Non penso di poterti preparare un pranzo eccezionale però, questa volta.

Anche perché a pensarci bene non era proprio orario da pranzo visto che era pomeriggio inoltrato, ma questo a Lucas non importava: era un altro dettaglio che solo lui e la donna conoscevano, quando lei gli aveva cucinato un piatto di pasta all'italiana per non dover scendere in Sala Grande con gli altri insegnanti.
Sorrise più ampiamente, alzando le spalle con fare divertito come se stesse per proporle qualcosa di poco incline alle regole - cosa che in realtà non era visto che entrambi, essendo adulti e professori, non avevano certo limiti di orario.

E se invece uscissimo dal Castello, ed andassimo a prenderci qualcosa fuori, magari ad Hogsmeade?

Glielo propose così, di getto, in modo così naturale da farle capire che non era una scelta premeditata ma che stava semplicemente seguendo l'istinto.

Possiamo prenderci un aperitivo e poi rientrare in tempo per l'ora di cena, te la senti?
Ah, prima di rispondere sappi che se ti preoccupi per il tuo aspetto non devi, sei bellissima. In ogni caso...


Si avvicinò a lei lentamente così da non spaventarla, quella lentezza nei gesti che comunque lei conosceva bene, e se Estelle non l'avesse fermato o non si fosse fatta indietro lui le avrebbe dapprima sfilato gli occhiali da sole dal viso, facendoli Evanescere insieme al cappello con un colpo di bacchetta, e successivamente sarebbe arrivato con le mani fino ai capelli, sfilandoli dalla prigionia di quell'elastico che li teneva legati; sfiorò il suo collo e le guance per sistemarli in modo che le circondassero il viso, con le labbra incurvate in un sorriso premuroso.

... così sei perfetta, e la fasciatura sulla fronte non si vede quasi più.
Che ne dici?


Non se la sarebbe presa se lei avesse detto di no, per quanto sperava in una risposta positiva perché considerava la giovane donna una persona bella, interessante e piacevole che avrebbe volentieri mantenuto presente nella propria vita.
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Messaggioda Jorge » 23/06/2012, 19:47

[Giovedì pomeriggio - Ore 16.45]


Scale… Dannate, stupide, ottuse scale. Ma che diamine. Vivevano in un Castello Magico, c’erano fantasmi che giravano indisturbati facendo feste di Complemorte o almeno era quello che gli aveva raccontato visino di pesca un giorno leggendo “Storie di Hogwarts”, Centauri che facevano da Guardiacaccia e nessuno, nessuno che avesse mai pensato di incantare quelle maledette in un qualche modo per farle stare ferme e svolgere in maniera decente il loro lavoro?

Questi erano i pensieri, condite dalle migliori imprecazioni che il piccolo portoghese conoscesse nella sua lingua, che passavano per la mente di Jorge quando, dopo l’ennesima giravolta delle scale e aver corso il rischio di precipitare nel vuoto per aver quasi mancato uno scalino, aveva finalmente toccato terra ferma.

E adesso dove diavolo sono finito?

Si chiese stravolto, posando un attimo la schiena al muro per cercare di riprendere fiato e calmare il suo povero stomaco da undicenne nato babbano e non ancora avvezzo a tutte quelle giravolte.

Sono sicuro che il giorno dei M.A.G.O. arriverò in ritardo a causa di queste maledette.

Imprecò di nuovo mentalmente, rimettendosi dritto e percorrendo quel corridoio che gli sembrava decisamente nuovo nella speranza di incontrare qualcuno a cui chiedere dove si trovava e se conosceva un trucco per convincere le scale a portarlo su alla Torre Ovest con il minimo delle deviazioni possibili questa volta.

Voci… Sono salvo!

Esclamò esaltato, come se fosse un naufrago su un’isola all’apparenza deserta, affrettando il passo verso le persone che stavano parlando per poi fermarsi imbarazzato subito dopo aver svoltato l’angolo.

Ma… quella è la sorella di Alya… e lui… sembra il nuovo Prof di Trasfigurazione…

Pensò il ragazzino, indietreggiando fino a sparire dietro il muro, le guance rosate per l’imbarazzo e gli occhi che gli brillavano per quella scoperta che a un ragazzino di undici anni sembrava così esaltante. Non si era dato il tempo di vedere bene quello che stava accadendo tra i due, troppo spaventato di essere colto sul fatto e beccarsi un’altra punizione, la lavata di testa che la sua CapoCasa gli aveva fatto per quel piccolo incidente nella Foresta Proibita gli sarebbe bastata fino ai M.A.G.O., ma quello che credeva di aver visto gli sarebbe valso un bel po’ di notorietà nel Dormitorio dei Delfini. Aveva scoperto che soprattutto i ragazzi degli ultimi anni amavano il gossip quasi quanto il Quidditch e tenevano in conto chiunque portava loro una qualche notizia succosa.

Le ultime settimane di scuola saranno una pacchia… La Professoressa Moreau e il Professor Turner hanno una storia…questa si che è una notizia bomba…

Mormorò tra sé, prendendo al volo una scala, incurante di dove l’avrebbe portato questa volta. Perché agli occhi di un undicenne l’atteggiamento premuroso di lui e la vicinanza esigua tra i due poteva voler dire solo una cosa: che i due docenti stavano insieme.

[Fine]
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Messaggioda Estelle » 24/06/2012, 21:28

Non devi scusarti, in fondo questa volta sono rimasto in piedi... stiamo migliorando, no?

Stavano migliorando, vero, ma il danno era stato sempre fatto. E per lei era la seconda volta che cadeva sul pavimento. Fortunatamente non aveva nulla di cui lamentarsi: nessun tipo di ferita, nessun tipo di sbandamento. E poi, se questo doveva essere un pretesto per poter trascorrere del tempo con Lucas.. perchè farne a meno, allora?
Si sentiva, però, un po' in colpa in fondo. Aveva sempre pensato e desiderato di doversi fare amica qualche donna del corpo docenti, visto che poteva vantare un ottimo rapporto solo con la vicepreside Vireau, e magari una sola chiacchierata con la professoressa di Rune. E di certo non voleva inimicarsi nessuno, men che meno la professoressa di Divinazione.
Lucas aveva messo bene in chiaro qual'era, al momento, la sua posizione. Amici. Estelle, di certo, non avrebbe fatto nulla per compromettere ciò che ora Lucas provava per la collega di Divinazione, ma questo non le impediva di lottare.. e magari di cambiare qualcosa, in modo che andasse a suo favore.
E con ciò, dedusse che no, non le servivano amiche.

Non possiamo lamentarci, insomma.

Aggiunse, a voler essere ironica anche lei a suo modo, curvando le labbra verso l'alto, rivolgendo così un sorriso al collega.
E non poteva, almeno lei, lamentarsi sul serio. Cosa poteva chiedere di meglio, in quel momento? Forse solo un pretesto per prolungare quell'incontro. Pretesto che lei, in quel momento, non riusciva a trovare, avendo la mente occupata ad altro.

E se invece uscissimo dal Castello, ed andassimo a prenderci qualcosa fuori, magari ad Hogsmeade?
Possiamo prenderci un aperitivo e poi rientrare in tempo per l'ora di cena, te la senti?


Fortunatamente Lucas pensò a doppio, coinvolgendola in qualcosa che, a quanto pareva, non era stata premeditata.
Non sapeva cosa l'avesse spinta a giungere a tale conclusione. Forse l'idea che Lucas, impegnato in una relazione, non potesse mai invitarla fuori. O magari queste erano solo convinzioni.
Ad ogni modo, non era sua intenzione di rifiutare. Ora che ne aveva l'opportunità - di stare con lui - non si sarebbe mai permessa visto che era da quando si erano scontrati che desiderava trascorrere del tempo con lui. E non le importava nemmeno quanto fosse.
Voleva ancora parlare, guardarlo, restare incantata mentre lo ascoltava, e magari saperne ancora di più. Non si sarebbe mai stancata di lui e di tutto questo.

Ah, prima di rispondere sappi che se ti preoccupi per il tuo aspetto non devi, sei bellissima. In ogni caso...

Aprì bocca per parlare, ma improvvisamente fu interrotta da Lucas, e per un attimo temette che volesse disdire l'invito che egli stesso le aveva gentilmente proposto.
Rimase perplessa quando lasciò la frase a metà. Perplessa e imbarazzata, ma felice, in fondo. Un complimento. Lucas non si stancava mai di fargliene. Ed ora era ancora più sicura che qualsiasi cosa avesse indossato, e qualunque fosse stato il suo aspetto, con lui non importava: Estelle, in sua presenza, si sentiva perfetta. E non doveva temere nulla.

Le si fece più vicino. Improvvisamente, Estelle alzò lo sguardo. Lo osservava meglio ora che lo aveva a breve distanza. Ne rimase, ancora una volta, affascinata. Temeva davvero di essersi invaghita di lui così tanto da non poterne fare a meno.
Lucas. Il suo sole.
Era ancora più bello visto da vicino. Avevano quasi gli stessi occhi. Li adorava.
Un movimento, da parte sua. Estelle non si fosse. Sapeva che sarebbe stato l'ennesimo, e ne conosceva anche le sensazioni: brividi lungo la schiena, un sorrisetto quasi ebete sul volto, il desiderio che non la lasciasse mai andare, e che quel momento potesse continuare ancora.
Le sfilò gli occhiali da sole. I suoi occhi azzurri, dopo tanto, rivedevano la luce. Si lasciò scappare un sorriso. Ora non ne aveva più timore. Ora poteva sentirsi al sicuro in sua compagnia. Era sicura che nulla avrebbe mai potuto ferirla, quella sera.
Riuscì a sentire il suo profumo, il braccio del ragazzo accanto al suo collo. Le slegò i capelli, che ricaddero disordinati dietro la schiena. Lucas si apprestò a sistemarglieli. Le sfiorò una guancia ed anche il collo. Non seppe se fosse stata una casualità, ma non se ne preoccupò. Chiuse gli occhi per un attimo, mentre ancora piano sorrideva.

... così sei perfetta, e la fasciatura sulla fronte non si vede quasi più.
Che ne dici?


Ritornò in sè. Riaprì gli occhi e sorrise ancora, passandosi distrattamente una mano tra i capelli biondi, sentendosi per un attimo diversa, un po' più carina.
Era tutto così diverso con lui. Un turbine di emozioni che non esitavano a cessare. E quella felicità che le dava un senso di pace, di appagamento. Era tutto così piacevole.

Non penso possa far la differenza in tua presenza.

Troppo esplicita? Probabile. E magari Lucas in quel messaggio non ci avrebbe trovato nulla di strano - chissà quanti complimenti del genere riceveva - ma perlomeno il suo era sincero. Estelle, poi, era anche un po' di parte visto che praticamente Lucas, ora, costituiva per lei l'esempio perfetto della bellezza.

Su, fammi strada. Ti seguo.

E detto ciò, attese che il ragazzo cominciasse a camminare. Lei gli si piazzò accanto, ancora sorridente, ancora decisa a non volerlo lasciare andare.

Spoiler:
Lucas


Fine
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Estelle
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Messaggioda Elisabeth » 02/04/2013, 22:42

[SCALE TORRE OVEST - Martedì pomeriggio: ore 16.00 circa]


Elisabeth se ne stava tranquillamente seduta in biblioteca con una di quei tomi colossali che le piacevano tanto, l’argomento delle sue ricerche? Vampiri, fantasmi e licantropi, chissà cosa aveva in mente la piccola Serpeverde e perché si dedicava a quel genere di letture.
Semplice era uno di quei periodi in cui si annoiava e quel genere di ricerche oltre a tornarle utile in futuro servivano per farle passare il tempo.

Signorina Walker, potrebbe per cortesia riportare questa borsa alla Signorina Keller.

La Serpeverde alzò il viso verso la bibliotecaria pensando.

Chi crede che io sia, il suo fattorino?

Pensò la bimba mordendosi la lingua appena in tempo, beh, un piccolo favore a quella simpatica signora poteva pur farlo.

Keller?

Artemisia Keller.

Corvonero, giusto?

Si signorina Walker.

Elisabeth si alzò in piedi, prese il tomo che stava leggendo lo mise nello zainetto, prese la tracolla della bambina e con Daphne al seguito uscì dalla Biblioteca, diretta alla Torre Ovest del Castello, male che andasse poteva consegnare quella borsa a qualche concasato della bambina.
La Serpeverde attraversò velocemente il castello e sulle scale della Torre Ovest vide una testolina bluastra, aveva appena trovato la proprietaria della borsa che aveva con se.

Ehi, Keller. Non hai dimenticato niente in giro?

Chiese la Serpeverde in tono freddo ed autoritario, lo stesso tono che utilizzava con i primini che trovava nei pressi del Platano Picchiatore.
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Messaggioda Artemisia » 02/04/2013, 23:11

[SCALE TORRE OVEST - Martedì pomeriggio: ore 16.00 circa]
La piccola corvonero camminava a passo spedito borbottando tra se' e se' qualcosa. Camminava senza mai voltarsi indietro, se incrociava qualcuno evitava il suo sguardo. Era ancora terrorizzata all'idea che qualcuno potesse fare dei commenti ai suoi capelli o potesse scambiarla per una tredicenne anzichè una tenera bambina.
Mentre ritornava in sala comune sentì un miagolio tra i piedi
ecco che fine avevi fatto alex! ti sono mancata piccolino?
prese in braccio il gattone nero per coccolarlo e portarlo via con se.
lo vuoi il regalino che ti ho trovato oggi in cortile?
A quelle parole si rese conto di una cosa....
la tracolla! dove diavolo l'aveva lasciata?
percorse mentalmente tutta la sua giornata. Colazione,lezione,pranzo,cortile e biblioteca
Bene aveva perso la sua tracolla con tutti i suoi libri. L'umore le era sceso ancora di più in quel momento; in volto era livida ed aveva cominciato a tremare accarezzando il suo gattone.
Mentre si stava arrabbiando sentì una voce alle sue spalle
Ehi, Keller. Non hai dimenticato niente in giro?
non riconobbe quella voce.
Si voltò di scatto ancora livida in volto. L'aveva lei la sua tracolla, quando gliel'aveva presa?
In tono abbastanza scontroso rispose alla bambina
si...ho perso la mia tracolla che casualmente tieni in mano....potresti darmela?
fece una piccola pausa; e per non risultare ancora più scontrosa e permalosa aggiunse
per cortesia eh

Spoiler:
Elisabeth
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