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Messaggioda Sandyon » 04/01/2012, 17:41

Strasburgo (Strasbourg in francese, Straßburg in tedesco, pronuncia in alsaziano [ˈʃtɾʊːsburi], "Strasburgo" viene dal latino Strate Burgum, letteralmente "la città delle strade") è una città di 272.123 abitanti della Francia orientale, capoluogo dell'Alsazia e del dipartimento del Basso Reno, al confine con la Germania sulla riva sinistra del Reno.


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Messaggioda Tisifone » 28/05/2013, 22:57

[Torre dei Grifondoro – Giovedì ore 18.30]


Era tornata al Castello con passo calmo e controllato, il viso privo di qualsiasi emozione, serafica all’esterno, vuota all’interno. Si era diretta vero la Torre dei Grifondoro, nei suoi alloggi da Capo Casa e aveva evocato dal suo ufficio il suo pensatoio. Forse avrebbe dovuto farlo quella mattina stessa, ma ormai era troppo tardi per recriminare sul tempo passato e le occasioni perse. Si era puntata la bacchetta alla tempia per estrarre il ricordo di quella sera, lo aveva visto cadere nel pensatoio e fondersi con il liquido color argento al suo interno per poi seguirlo, perdendosi in esso nella speranza di ritrovare se stessa. Era riemersa un paio di minuti dopo, il viso ancora congelato in una maschera inespressiva, non perché volesse nascondere i suoi pensieri a qualcuno - dopotutto era da sola in stanza con Idra – ma perché non aveva pensieri né emozioni da provare.

Visto che la mia parola non sembra bastare più finalmente avrà la prova che tanto cerca.

Aveva mormorato, mescolando il contenuto del pensatoio con la punta della bacchetta per poi estrarre lo stesso filamento che vi aveva versato poco prima. Lo aveva infilato in una fiala di vetro che aveva fatto evanescere in un posto sicuro insieme al pensatoio, per poi recarsi verso il suo armadio. Aveva bisogno di cambiare aria, trovare un posto in cui poter stare tranquilla e cercare di capire se aveva ancora un cuore al centro del petto, oltre al muscolo che si ostinava a continuare a battere per mantenerla in vita. Aveva scartato tutti i suoi abiti tradizionali da maga, prendendo un vecchio scatolone in cui aveva riposto gli abiti che era solita indossare quando viveva con Pablo nel Mondo Babbano. Se fosse stata in sé avrebbe colto l’ironia insita nel vestire gli abiti tanto cari all’uomo che aveva tentato di ucciderla per fuggire dal senso di oppressione che l’uomo che amava le aveva fatto calare addosso, uccidendo la sua anima. Si era cambiata d’abito e poi aveva fatto una chiamata via camino a una sua vecchia conoscenza ai margini della Foresta Nera francese, per essere certa di avere un posto dove passare la notte.

[ Giovedì ore 19.45 – Strasburgo – Foresta Nera ]

Con la Metropolvere lei e Idra avevano impiegato un attimo per giungere a destinazione, una locanda vecchio stile in legno e una manciata di camere ai margini della Foresta Nera francese, ultimo baluardo della civiltà magica e non prima dell’inizio di quel luogo incontaminato che si estendeva fino alla Germania. “Le refuge secret”, così si chiamava la locanda, un nome suggestivo che aveva spinto Tisifone più di undici anni prima, di sceglierla come sua dimora provvisoria, quando il peso della cicatrice sul braccio era diventato così opprimente da impedirle di vivere in maniera serena. Il proprietario, il vecchio Monsieur Dolphine, l’aveva accolta con gioia e un po’ di apprensione, costringendola quasi a uscire fuori per godersi il fresco venticello primaverile che soffiava nella Foresta, con la scusa che con un così breve preavviso la stanza non sarebbe stata pronta prima di un paio d’ore.
Si erano quindi incamminate verso il limitare del sentiero tracciato dai babbani, con Idra camuffata con un incantesimo di Disillusione per evitare di spargere il panico tra le poche persone in giro a quell’ora, per lo più gente che rincasava per cenare.

Seichas ti svobodan…
( Adesso sei libera)


Sibilò Tisifone, non appena giunsero in un’aria vuota, lo stomaco chiuso per il nervoso, togliendo al suo serpente non solo l’incantesimo di camuffamento ma anche quello di controllo della crescita, assistendo come sempre meravigliata allo sviluppo improvviso del suo serpentello che adesso misurava circa 140 centimetri. E mentre Idra si tuffava nel cuore della Foresta, pur rimanendo, per così dire a portata di sibilo, Tisifone aveva iniziato a camminare a piedi nudi senza una meta precisa, le mani nelle tasche dei jeans sbiaditi e una camicia da uomo a scacchi slacciata sul davanti che lasciava intravedere la canotta nera che portava al di sotto, il medaglione a forma di drago adagiato sull’incavo dei seni. Aveva usato la bacchetta per legare i capelli in una coda alta morbida che le nascondevano gli orecchi d’ambra che era solita portare e al polso sinistro faceva bella mostra di sé il braccialetto che le aveva regalato Lucas tempo prima e da cui faceva fatica a separarsi. Dalla mano penzolava una borsa nera a forma di sacca, contenente una bottiglia di vino elfico trasfigurato in vino babbano ancora chiusa e una lanterna per illuminare la strada del ritorno senza essere costretta a usare la bacchetta.
Si stava godendo la pace di quel luogo incontaminato illuminato dai raggi del sole morente, cullata nel suo incedere dal soffio tiepido del vento che non le dava per nulla fastidio, visto che era cresciuta tra i venti siberiani, quando un rumore strano, quasi fosse il cigolio di alcune ruote, la fecero fermare e voltare indietro, un cipiglio contrariato sul viso per quella intrusione non voluta né richiesta.

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Chi è là?

Chiese quindi con tono di voce incolore che rifletteva perfettamente il suo stato d’animo con l’aria di chi non si attendeva di ricevere una risposta.

Spoiler:
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Messaggioda Alistair » 29/05/2013, 15:26

Giovedì 29 Maggio 2106

Oggi ho terminato prima la raccolta delle ciliege e dei pomodori.
Solitamente non mi permetto di interrompere il lavoro, ma stasera devo fare un salto in Francia.
Il treno dei "babbani", così li chiamano i maghi, parte tra meno di due ore ed entro stasera alle 17:30 sarò a Strasburgo.
La piccola gelateria che ha accolto la mia richiesta di lavoro mi fornirà un carretto per far assaggiare i gusti ai passanti.
Se riceverò almeno duecento apprezzamenti positivi, potrò firmare con loro un contratto di tre anni.
Forse sto davvero esagerando con tutte queste mansioni disparate, ma ho bisogno di soldi, di costruirmi un futuro.
La fine del mio periodo come Druido è stato soltanto il principio della mia vita, devo abbracciare questo pensiero.
Adesso è davvero il momento di andare, al massimo scriverò nuovamente qualche riga stasera prima di prendere sonno.
Giusto per ricordare più in là questo giorno, oggi farò assaggiare i gusti Limone, Cioccolato con menta, Fiordilatte e Pesca.


Lei mi lusinga, signore, grazie ancora per la firma!

Era riuscito a soddisfare un altro cliente, e adesso si trovava a quota cinquanta, firma più, firma meno.
Per fortuna il tempo lo aveva aiutato, fornendogli una luna candida e serena, senza nuvole a recar disturbo al cielo, che presto avrebbe sostituito il sole in lento tramonto.
Spesso i suoi occhi guardavano verso l'alto, posando l'attenzione su qualche costellazione già visibile... Le conosceva tutte a memoria.
Il vento che accompagnava il suono delle ruote del chioschetto mobile, aveva in se un profumo pulito, non come quello delle grandi città.
Non gli sembrava vero essere lì, da un giorno all'altro, tentando la fortuna oltre la Manica, come un giovincello di vent'anni.
Abiti eleganti per l'occasione, con quel tocco casual dato dal jeans blu scuro sotto alla giacca bluastra e la camicia bianca.
La bacchetta magica, quello strano oggetto ancora così difficile da utilizzare in modo fluido e automatico, giaceva in una fondina di pelle dietro il tessuto dell'indumento principale, portata ovunque dopo aver ascoltato una conversazione qualche mese prima dove due giovani maghi affermavano di non separarsi mai da essa.
Doveva apprendere le stesse loro abitudini per non dare troppo nell'occhio, quindi quasi ogni consiglio lontano o vicino, lo seguiva senza porsi particolari problemi, accompagnando con un sorriso la sua voglia di integrarsi con quel nuovo mondo sconosciuto fino a cinque anni prima.

Chi è là?

Una voce femminile, forse troppo spaventata da un rumore innoquo, gli fece voltare il capo, posando gli occhi sulla donna non tanto distante.
Il cigolio delle ruote sentito da ella, era causato da un piccolo guasto dovuto a bulloni stretti non abbastanza bene e consumati.
I proprietari della gelateria lo avevano avvertito che forse avrebbe riscontrato qualche intoppo e lo avevano fornito di cacciavite ed altri attrezzi utili alle riparazioni più elementari volte a farlo proseguire con la campagna di pubblicizzazione del suo prodotto artigianale.
Aveva appena finito di stringere i legamenti di quella ruota, facendola muovere appena per constatarne lo stato, quando Tisifone richiamò la sua attenzione, facendolo mettere in piedi per non risultare maleducato.

Voglia scusarmi, evidentemente questo carretto ha fatto troppa strada, non intendeva spaventarla... E nemmeno io.

Si permise di sorriderle innocuo e gentile, quasi subito colto dall'idea di renderla partecipe del suo lavoro e del suo motivo di viaggio.
Portandosi dietro al chiosco mobile, aprì con delicatezza quattro contenitori di metallo chiusi ermeticamente, dai quali subito si sparse una nebbia gelida, appena colorata, molto profumata, ognuna di una fragranza diversa, ovvio.
Allo stesso modo dal lato del carro prese anche la scatola di plastica contenente dei cucchiaini e un'altra con delle coppette di misura standard, in grado di portare un quantitativo di gelato abbastanza da soddisfare la curiosità verso ogni gusto disponibile.
Tutto a sue spese, si, ma questo solo perché non voleva gravare sulla poca rendita monetaria dei due forse prossimi datori di lavoro.

Le andrebbe di assaggiare del gelato?
Lo faccio io personalmente... C'è il limone, il cioccolato con menta, il fiordilatte e la pesca.
Mi auguro qualcuno sia di suo gradimento.
Tutto espressamente a scopo promozionale e gratuito, glielo assicuro!


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Allora cosa ne dice?
Vuole tingere con una piccola nota di dolcezza questa serata francese?
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Messaggioda Tisifone » 29/05/2013, 21:48

Credeva di essere sola, di essersi allontanata dai sentieri battuti dai turisti abbastanza da non essere costretta ad incontrare nessuno, ma a quanto pare si era sbagliata. Doveva aver sottovalutato gli autoctoni, gli abitanti del luogo abituati a considerare il margine esterno della Foresta Nera come una sorta di giardino di casa, un po’ come Insegnanti e studenti erano soliti fare con la Foresta Proibita. Si fermò, immobile, con una mano sollevata e l’altra con la borsa penzoloni, stesa lungo un fianco in attesa di una fitta di dolore per essere tornare con il pensiero a quello che era accaduto poche ore prima in quel luogo. L’attesa però risultò essere vana. Nulla, neanche un piccolo fastidio o un qualche accenno di rabbia, come se il suo animo fosse vuoto o forse solo talmente intorpidito dagli scossoni che aveva ricevuto da non essere capace di provare alcunché.
Fece alcuni passi in avanti, cauta, la mano ancora sollevata, pronta a scattare verso la massa di capelli dove aveva nascosta la sua fedele bacchetta per poi fermarsi a pochi passi da quello che aveva tutta l’aria di essere un carretto in panne. Fece scivolare a terra la sacca con il vino e la lanterna, per poi avvolgersi la vita con il braccio sinistro e posare quello destro nell’incavo del gomito, il palmo della mano, aperto, a sorreggere il mento, le dita che sfioravano alcune ciocche di capelli ribelli che erano sfuggite alla coda troppo lasca.
Rimase in quella posa di attesa strategica per una manciata di secondi, giusto per dare il tempo a quell’uomo di finire il suo lavoro e accorgersi di lei, lo sguardo puntato sulla sua schiena. Tanto non aveva fretta, nulla da fare e nessuno da cui fare ritorno. Attese di avvertire una fitta ma ancora una volta nessuna corda vibrò dentro di lei.

Voglia scusarmi, evidentemente questo carretto ha fatto troppa strada, non intendeva spaventarla... E nemmeno io.

Più che spaventarmi mi avete colto di sorpresa. Credevo non ci fosse nessuno in giro a quest’ora.

Rispose con una voce vacua e priva di calore come lo sguardo, spento, che fece scorrere sul corpo di quello sconosciuto. Tutto in lei lasciava intendere una stanchezza infinita e un’assenza di emozioni tali che la faceva assomigliare più a un automa babbano che a una persona in carne e ossa. Solo una smorfia, un leggero incresparsi delle labbra di fronte a quel sorriso gentile, poteva indicare che era viva e anche presente alla realtà che la circondava. Ne aveva avuto abbastanza di falsi sorrisetti gentili e finti comportamenti educati, probabilmente Indigo glieli aveva fatti venire a disgusto per l’eternità. Quando lui si mosse lei fece altrettanto, un paio di passi indietro, i piedi nudi che sembravano non voler abbandonare la morbidezza del terriccio e delle foglie ai lati del sentiero in favore del terreno duro su cui sostava il carretto, sempre guardinga, sempre in attesa di un qualche tiro mancino, come se la sua paranoia e diffidenza non si fossero sciolte insieme alle altre sensazioni, ma anzi si fossero acuite rendendole ancora più ostico fidarsi del resto del mondo. Non ebbe alcuna reazione di fronte alla nebbia gelida che si sollevò dal retro di quel chioschetto ma arricciò la punta del naso quando un mix di fragranze dolci e naturali glielo solleticò quasi a volerla tirare fuori dallo stato di apatia per instillare un po’ di curiosità, senza alcun apparente successo. Man mano che Alistair continuava nei suoi preparativi il suo scopo finale diventava sempre più chiaro ma non comprensibile agli occhi di Tisifone: si ricordava quel luogo come un posto isolato, protetto dalla civiltà ma già le nuove costruzioni che aveva notato ai margini della Foresta avrebbero dovuto farle comprendere che in undici anni le cose erano cambiata anche lì.

Le andrebbe di assaggiare del gelato?

Ora? Qui?

Chiese e se anche le parole che pronunciò potevano lasciar trasparire incredulità e perplessità, né la voce né l’espressione del viso sembravano confermare tale ipotesi. In realtà non avrebbe voluto neanche aprire bocca ma alla fine quelle due piccole domande erano scivolate fuori da sole, spinte dalla situazione surreale in cui si trovava che per un attimo le aveva fatto temere – o forse sperare – che Romualdo non l’avesse mai riportata nel tempo reale.

Lo faccio io personalmente... C'è il limone, il cioccolato con menta, il fiordilatte e la pesca.
Mi auguro qualcuno sia di suo gradimento.
Tutto espressamente a scopo promozionale e gratuito, glielo assicuro!


Si passò la lingua sulle labbra mentre il suo stomaco gorgogliava, ricordandole che non aveva ancora messo nulla di consistente sotto di denti, motivo per cui il fiasco di vino elfico era ancora intonso nella borsa.

Mela e cannella.

Mormorò istintivamente, come se fosse una confessione importante il rivelare quale fosse il suo gusto di gelato preferito, incurante del fatto che non fosse tra i gusti elencati dall’altro. I suoi piedi, spinti forse dal suo stomaco, la portarono a recuperare il terreno che aveva perso poco prima, indietreggiando, portandola vicino al chiosco, di lato, al limitare tra la foresta brulla e il sentiero. Allungò il collo verso i contenitori in metallo, senza particolare curiosità in viso, spostando lo sguardo da un colore all’altro, socchiudendo per un attimo gli occhi quando incontrò il nero del cioccolato, uno dei gusti preferiti di Lucas.

Allora cosa ne dice?
Vuole tingere con una piccola nota di dolcezza questa serata francese?


Una risata senza gioia che forse avrebbe potuto spaventare l’altro eruppe dalla gola della Divinante che gettò la testa all’indietro per un attimo per poi ricomporsi, una mano a coprire la bocca mentre le spalle ancora sussultavano.

Non basterebbe tutto il gelato del Mondo per rendere meno amara questa serata.

Commentò alla fine tornando seria, senza provare alcunché nel pronunciare quelle parole che potevano suonare disperate.

Ma è difficile incontrare un uomo amante della cucina e così certo delle proprie qualità da metterle in commercio – aggiunse poco dopo senza rendersi conto che alle orecchie di un babbano quel suo discorso poteva suonare strano. Se infatti nel Mondo Magico erano rari i maghi che si dilettavano in cucina, colpa anche della presenza degli elfi domestici, in quello Babbano invece proliferavano cuochi e pasticceri maschili – Quindi potrei anche farle da cavia a patto che lei mi faccia compagnia. Odio mangiare e bere da sola.

Ancora una volta le parole di Tisifone avrebbero potuto dare a intendere qualcosa di particolare, come per esempio un tentativo di abbordaggio, ma il tono incolore e l’assenza di emozioni sul viso avrebbero potuto subito fugare ogni dubbio in un osservare attento. Anche se forse, in un angolo del suo animo dilaniato, albergava realmente il desiderio di non restare da sola, almeno quella sera.

Pesca… credo che si sposi bene con il vino bianco…
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Messaggioda Alistair » 30/05/2013, 19:40

Come avrebbe potuto definire quella donna ferma, distante da lui, ancora indecisa se avvicinarsi o meno?
Spenta, si, quello fu il primo termine che gli venne in mente, senza dubbio.
Non lasciava comprendere il suo intento di studiare chi aveva davanti e non per chissà quale comportamento da spia ma soltanto per non risultare maleducato, fastidioso, insistente.
Da quando aveva lasciato la comunità dei druidi, ogni persona che facesse parte di un mondo, magico o babbano, rappresentava per lui una novità tutta da scoprire, un mistero da svelare.
Così, quando aveva la possibilità di appoggiare la sua attenzione su un individuo nuovo e criptico, allora Alistair semplicemente sorrideva, cercando di metterlo a proprio agio, offrendogli anche i suoi servigi, dato che il motivo principale del suo essere lì, comunque era di far assaggiare il proprio gelato artigianale.
Il primo passo per avvicinarsi all'anima di una persona era mostrarsi senza artigli o senza altri intenti che non fossero cordiali.
Anche il voler risultare amichevole poteva mettere a disagio il prossimo e comunque ora come ora, l'uomo non possedeva alcun interesse a mostrarsi come tale.
Dopo alcuni momenti di esitazione, Tisifone decise di provare a fidarsi, o forse l'appetito insoddisfatto la stava spingendo a muovere quei passi fino al carretto, così finalmente il druido poté accorgersi di maggiori dettagli del viso di lei, del portamento e del modo di fare.

Mela e cannella.

A dir la verità, avevo pensato di creare la mela come gusto, ma mischiarla alla cannella... No, non potevo sperare in tanta fantasia, per questo la ringrazio, se mi lascia il suo indirizzo, sarò lieto di spedirle una confezione del suo gusto preferito direttamente a casa, perché... E' il suo gusto preferito, non è così?

A giudicare dal tono istintivo con il quale ella si era espressa prima, Alistair non faceva fatica ad ipotizzare che la mela e la cannella fossero il suo connubio di fresca dolcezza più amato { Sesto Senso 39 }, ma era giusto che si assicurasse della cosa onde evitare qualche gaff.
Mentre aspettava che ella decidesse cosa assaggiare, in momentanea assenza della sua preferenza, prese la coppetta con il cucchiaino, posandoli sul bancone, dedicandosi al risciacquo della paletta metallica, in modo da conservare il gusto unico di ciuascun aroma.
La domanda che poco dopo le pose poi, ebbe il potere di scatenare nella donna una reazione molto in contrasto con il comportamento tenuto fino ad allora... Una risata nervosa, non reale, non felice e nemmeno divertita.

Non basterebbe tutto il gelato del Mondo per rendere meno amara questa serata.

Ah ma lei non ha ancora assaggiato il mio.

No, certamente non era una risposta veramente pensata, piuttosto era un modo per sdrammatizzare la situazione, perché aveva capito che nella mente di quella persona si celava un dolore, un pensiero triste, una debolezza del cuore che non le permetteva di trasformare quella risata falsa in una risata vera.
La guardò dritto negli occhi, senza smettere di sorriderle, poggiando le mani sul bordo di due vaschette, aspettando soltanto che lei prendesse la sua decisione e gli dicesse quale gelato volesse provare ad assaggiare.
Nel suo fissarla non c'era fretta, alcun bisogno di accelerare quel processo di calma dello spirito che Tisifone stava provando a portare avanti.
Alistair era il ritratto della tranquillità e del non dare alcun giudizio, perché quando ci si trovava in determinate situazioni di tristezza o fragilità, sentirsi anche giudicati da un estraneo poteva solo rendere la vita ancora più difficile da affrontare, questo lui lo sapeva bene.

Ma è difficile incontrare un uomo amante della cucina e così certo delle proprie qualità da metterle in commercio.
Quindi potrei anche farle da cavia a patto che lei mi faccia compagnia.
Odio mangiare e bere da sola.


Lei mi dica cosa vuole provare e quale sarebbe stata la sua seconda scelta, in questo modo potrò farle compagnia con quel gusto permettendole di non perdersi la possibilità di assaggiarlo, la trova una buona idea?

Pesca… credo che si sposi bene con il vino bianco…

Lo credo anche io, arriva subito!

Le fece un occhiolino affabile e gentile, ascoltando nel contempo l'eventuale sua seconda scelta per tenerla a mente e iniziando a mettere un paio di palline di gelate dentro la coppetta, facendo attenzione a non sporcarsi, no, non era ancora molto pratico in tal senso.
Concluso l'arduo lavoro le porse il contenitore di plastica riciclabile con annesso cucchiaino.
Essendo nuovo della comunità magica, non poté cogliere quella particolare nota distintiva del di lei essere strega, non sapendo ancora che la quantità più grande di lavori legati alla cucina era lasciata come mansione agli elfi domestici e non agli esseri umani.
Tale sua indifferenza poteva essere ricollegata alla sua possibile identità come mago, o forse poteva essere soltanto lasciata correre senza porvi una particolare e rilevante importanza.
Si preparò anche per se la coppetta con il gusto tenuto a mente precedentemente e accese la piccola lampadina elettrica sopra il tettuccio del carretto, adesso che la luna stava decisamente dando la sostituzione al sole e l'imbrunire calava con una lentezza a dir poco poetica.

Lo sa che gli ascoltatori migliori sono quelli sconosciuti?
Coraggio... La pesca la aiuterà!


Un altro sorriso, sempre velato, sempre calmo, come la calma che desiderava infonderle, d'altronde lei sarebbe stata l'ultima cliente della giornata e questo gli permetteva di non avere necessità di spostarsi velocemente, anzi, poteva ascoltarla per tutto il tempo che lei intendeva dedicargli, parlando della sua vita, della sua amarezza o forse solo del più e del meno.
Un lepidottero notturno prese a volare vicino alla fonte elettrica di luce e quasi subito l'uomo con entrambe le mani lo afferrò e lo fece planare lontano, per evitare che il calore e l'elettricità della lampadina lo bruciassero dopo averlo attirato.
Poco dopo tornò subito con l'attenzione sulla cliente, scusandosi per quel breve attimo di allontanamento dal discorso.
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Messaggioda Tisifone » 30/05/2013, 22:52

Non si accorgeva di nulla o quasi di quello che accadeva intorno a lei, la sua coscienza instabile che vagava tra un piano della realtà e l’altra senza darle tregua. Ma anche se si fosse accorta del tentativo di Alistair di studiarla non le sarebbe importato poi un granchè. Che la osservasse pure, che pensasse quello che voleva, che fosse una povera babbana uscita di testa o una magonò disperata. Era quello il motivo per cui aveva scelto di rifugiarsi tra tutti i posti al mondo proprio nella Foresta Nera perché lì, escluso il proprietario della locanda, nessuno la conosceva e non era costretta a fingere di essere qualcosa o qualcuno che in quel momento non le apparteneva più. Nonostante la sua apatia sentir parlare di cibo riattivò la parte fisica del suo corpo, il suo stomaco per la precisione, lasciando che dalle sue labbra sfuggissero due semplici parole che per lei rappresentavano l’espressione massima del gelato.

A dir la verità, avevo pensato di creare la mela come gusto, ma mischiarla alla cannella... No, non potevo sperare in tanta fantasia, per questo la ringrazio, se mi lascia il suo indirizzo, sarò lieto di spedirle una confezione del suo gusto preferito direttamente a casa, perché... E' il suo gusto preferito, non è così?

E’ un ricordo d’infanzia che il tempo non ha fatto sbiadire – si ritrovò a spiegare, un guizzo di qualcosa, forse un eco del suo animo lontano che si riattivava, che le illuminò per un attimo gli occhi blu notte – Il pizzicore esotico della cannella smorza il dolce della mela rendendolo un gusto di cui ci si stufa difficilmente.

Spiegò sempre con quel tono incolore, come se il ripetere le parole della madre non le suscitasse alcuna reazione emotiva, gli occhi che dal viso dell’uomo erano scesi verso i contenitori di metallo, più vivi forse ma pur sempre malinconici.

Non si deve temere di osare … Dalle combinazioni più improbabili può nascere la creazione più sorprendente.

Mormorò subito dopo, socchiudendo gli occhi per un attimo, la mano destra che spostava una ciocca di capelli scompigliata dal vento dal viso dietro l’orecchio. E quello era vero non solo in cucina o nel campo delle Pozioni, come sostenevano i suoi genitori, ma in ogni campo della vita. Non era lo stesso per lei e Lucas? Due persone così diverse eppure aveva dato vita… già, a cosa? A qualcosa di bello, sorprendente, unico che però si era frantumati in mille pezzi. No, decisamente quello non era il paragone migliore da fare in quel frangente, anche se non portò con sé alcuna conseguenza, né un guizzo di sofferenza o altro, come se la sua armatura di apatia fosse indistruttibile. Non si fermò neanche a valutare se dirgli o meno dove abitava, troppo diffidente per confidare un dettaglio a un perfetto sconosciuto che probabilmente sarebbe rimasto tale se Tisifone avesse continuato a comportarsi in quel modo bizzarro, lasciandosi andare a una risata amara senza divertimento, la testa gettata all’indietro, la curva bianca del collo in evidenza.

Ah ma lei non ha ancora assaggiato il mio.

Riabbassò la testa lentamente per poi inclinarla di lato, finalmente un accenno di vitalità sul suo viso aggrottato in un’espressione perplessa, gli occhi che ne sostenevano lo sguardo, invidiosa quasi di quel sorriso che sembrava illuminare perennemente il volto dell’altro. Non si sentiva in grado di sorridere, non più, e fu quasi tentata di chiedergli cosa Merlino ci fosse di così perfetto nella sua vita da spingerlo a sorridere. Ma poi si ricordò dei sorrisi che Indigo aveva distribuito a piene mani poche ore prima nella Foresta Proibita, a quanto falsi e melliflui le erano sembrate, e raddrizzò la testa, qualsiasi cenno di vitalità sparito dai suoi lineamenti. Ma ormai il seme della curiosità era stato gettato e con il calare della sera e il sorgere della luna il peso della solitudine iniziava a gravare sulle deboli spalle di Tisifone che finì quindi per perdere la battaglia contro se stessa e accettare l’offerta dell’altro.

Lei mi dica cosa vuole provare e quale sarebbe stata la sua seconda scelta, in questo modo potrò farle compagnia con quel gusto permettendole di non perdersi la possibilità di assaggiarlo, la trova una buona idea?

Condividere il cibo, anche se solo una coppetta di gelato, era più di quello che Tisifone era disposta a fare, più di quello che aveva mai fatto con un estraneo, nonostante si trattasse di qualcosa di innocuo come appunto mangiare del gelato. Di getto quindi espresse la sua preferenza, giustificandola in un certo senso con il tipo di vino che aveva con sé, annuendo con un semplice gesto del capo quando l’altro approvò il suo abbinamento.

Lo credo anche io, arriva subito!

Mentre osservava il Druido preparare la sua coppetta di gelato, Tisifone tentennava, indecisa su cosa fosse meglio fare. Poteva semplicemente ignorare la domanda, come aveva fatto prima, oppure rifiutarsi di dirgli un altro gusto, rischiando che l’altro lo prendesse per un ripensamento. Pensieri, riflessioni, valutazioni, tutte cose che la donna non aveva né la forza né la voglia di fare così un po’ per stanchezza un po’ per mettere in atto il suo proposito di cambiamento che si era ripromessa di fare tra le mura della Torre dei Grifondoro, finì per mormorare.

Il suo gusto preferito... – e sperava vivamente che non fosse proprio la pesca - per addolcire l’obbligo a dover passare del tempo con me.

Aggiunse, abbassando lo sguardo e mordendosi il labbro inferiore come se si fosse pentita di qualcosa e in particolar modo ad averlo, per così dire, costretto a restare con lei che di sicuro non era la più divertente delle compagnie al naturale, figuriamoci in quelle condizioni.
Stava per prendere la sua coppetta quando, vedendo l’uomo accendere la piccola lampadina elettrica, si ricordò della lampada ad olio che aveva evocato alla locanda e che si era portata dietro proprio per un’occasione del genere e per non dare nell’occhio. Lasciò quindi la coppetta sul ripiano del chioschetto e si inginocchiò vicino alla sua borsa, prendendo la lampada e porgendola all’uomo, confidando che lui sapesse come accenderla.

Forse con questa eviteremo di fare brutti incontri.

Gli disse, anche se probabilmente in quella parte periferica della Foresta l’animale più pericoloso in circolazione era proprio Idra impegnata qualche albero più giù a banchettare con qualche piccola preda.

Lo sa che gli ascoltatori migliori sono quelli sconosciuti?
Coraggio... La pesca la aiuterà!


A quella esortazione si bloccò immediatamente, una mano posata a terra con il palmo aperto per mantenere l’equilibrio e l’altra all’interno della borsa avvolta intorno al collo della bottiglia, il viso rivolto verso i cespugli resi scuri dal calare della sera. Parlare. Raccontare quello che era accaduto. A che pro? Sarebbero state parole perse nel vento, un altro monologo da cui non avrebbe tratto alcun giovamento. Ruotò lentamente il capo, metà del viso in ombra e l’altra metà illuminata dalla lampadina del chiosco e dalla lampada se l’altro nel frattempo l’avesse accesa, pronta a declinare l’invito ma la calma che traspariva dal Druido le fecero morire le parole in gola. Forse quell’uomo avrebbe potuto aiutarla a trovare un senso in tutto quello che le era accaduto, forse avrebbe potuto darle una visione differente, forse avrebbe trovato il modo di pungolare il suo animo abbastanza in fondo da risvegliarlo.

E’ il caso allora di mettersi comodi. - propose quindi, dandosi una spinta all’indietro sui talloni e finendo per sedersi a terra, la schiena che andava ad adagiarsi sul tronco dell’albero a pochi centimetri dalle sue spalle, le mani agitate in aria per mantenere l’equilibrio, una vuota l’altra occupata dalla bottiglia che posò subito dopo a terra davanti a sé. – Però dovremo accontentarci della nuda terra perché non ho una coperta con me… e forse dovremmo usare le sue coppette come bicchieri…

Aggiunse con un tono che sapeva di scuse: certo avrebbe potuto evocare tutto l’occorrente facilmente ma non riusciva a comprendere se l’altro fosse un mago o un babbano e quindi preferì evitare. Sollevò poi lo sguardo verso l’alto, a fissare senza vergogna il viso dell’uomo in una posa di attesa. Una parte di lei sperava che avrebbe posato la lampada a terra tra di loro e portato giù le coppette con il gelato e quelle per il vino, l’altra parte invece, quella più fedele a se stessa, avrebbe preferito che si dimostrasse oltraggiato per quella proposta e andasse via. Ovviamente nulla di questa sorta di dissidio interiore trasparì dai lineamenti di Tisifone che sembravano scolpiti nel ghiaccio e nell’apatia. Era così intenta a fissare il Druido che il suo gesto non passò inosservato.

Era il suo Destino e lei le ha impedito di compierlo. – mormorò sovrapensiero – Doveva essere morta e invece vola libera per la Foresta e questo avrà delle conseguenze…In pochi si sarebbero preoccupati della sua sorte… Perchè lo ha fatto?

Frasi all’apparenza sconnesse e senza senso, ma che nell’ordine di quello che era accaduto a Tisifone negli ultimi giorni assumeva un enorme significato.
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Messaggioda Alistair » 31/05/2013, 16:39

Non si deve temere di osare … Dalle combinazioni più improbabili può nascere la creazione più sorprendente.

E chi meglio di lui poteva aderire ad un pensiero simile.
Alistair era il risultato della combinazione tra il Mana e la Trama, oltre ai membri delle Gilde ovviamente, ma con un pizzico di vicinanza in più nei confronti degli elementi, accorpandoli tutti in se.
Quando aveva fatto presente alla sua famiglia e al suo villaggio di voler entrare in quel mondo nuovo ed apprendere ciò che invece gli avevano precluso per troppo tempo, lo avevano reputato un eretico, un uomo pronto a sacrificare la purezza del suo essere per abbracciare una dottrina povera di integrità e utile soltanto a copiare la vera ed autentica magia.
Egli non si sentì sbagliato nemmeno per un secondo, anzi, guardò tutti a testa alta senza smettere di sorridere, placido e calmo, come l'acqua che gli scorreva in corpo o la terra che ferma teneva a bada il suo animo.
Se nessuno dei sei elementi lo avevano abbandonato, voleva dire che si fidavano ancora di lui e questo gli bastava non solo per vivere, ma sopratutto per ricominciare una nuova strada ed un nuovo percorso di formazione.

Il suo gusto preferito... per addolcire l’obbligo a dover passare del tempo con me.

L'obbligo si ha da una forzatura... Invece a me di passare il tempo con lei va moltissimo.

Notevole pensare come la donna avesse dato l'unica risposta che metteva di nuovo in gioco tutto.
Per lui non esisteva un gusto preferito, li amava tutti, amava il gelato in generale, una passione nata fin da piccolo, quasi neonato.
Qualcosa dentro di se però lo fece desistere dal rinnovare ancora la domanda, ipotizzando che allora l'equilibrio interiore di Tisifone fosse già abbastanza precario e vacillante. { Sesto Senso 39 }
Così, rispose soltanto con un tenue sorriso, annuendo, spostando l'attenzione sul fiordilatte decidendo per allietare così il palato per i restanti minuti di compagnia con la signorina.
Si fece porgere la lampada ad olio, osservandola per ricordare attentamente come si facesse ad attivarla.
I suoi precetti di cultura babbana erano a buon punto ma non poteva registrare ogni cosa come fosse un computer.
Al termine di qualche studio attento e tentativo, l'oggetto fece maggiore luce e permise ad entrambi di notare meglio i lineamenti e i particolari del volto altrui.
Dopo di che, egli si propose come ascoltatore per i pensieri, le idee o i racconti di sventura della divinante, suscitando in lei un iniziale moto di perplessità nei confronti dell'effettiva utilità di parlare ancora e spendere fiato nel rivangare un dolore o un qualcosa di già trascorso.
Qualcosa però le fece scattare dentro un istinto diverso, un istinto che la convinse ad accettare l'invito.
Forse in quel momento non ci avrebbe fatto caso, ma magari una volta da sola, si sarebbe potuta accorgere che non si trattava altro che l'istinto di vivere, un istinto in grado di far dire ad una persona "Non è ancora finita" oppure "Non voglio che finisca così".
Forse Alistair non avrebbe dato il migliore consiglio del mondo o forse non avrebbe avuto alcun valore o spessore nella vicenda, ma valeva sempre la pena tentare, valeva sempre la pena provare, per un cuore che cercava conforto con insistenza silenziosa.

E’ il caso allora di mettersi comodi.
Però dovremo accontentarci della nuda terra perché non ho una coperta con me…
E forse dovremmo usare le sue coppette come bicchieri…


E perché mai dovrei farla sedere a diretto contatto col terreno?
Prenda... Davvero, mi offenderei per un rifiuto.


Ma il tono non esprimeva alcun risentimento o serietà estrema, anzi, era gentile, comprensivo e galante.
Si tolse la giacca, posandola al suolo prima che Tisifone vi si potesse sedere, invitandola a terminare il movimento, adesso protetta da un sottile strato di cotone prima della fredda terra.
Ascoltò le parole successive in concomitanza con il salvataggio in extremis del lepidottero notturno.
Sembrava che la donna avesse tutta la voglia di parlare, conversare, esporsi, aprire il suo animo all'udito del druido.
Questo lo rendeva felice, soddisfatto del suo gelato, che con il suo dolce freddo aveva sciolto un poco il freddo dell'interlocutrice.
Non rispose, non ne vide il motivo o l'importanza. Spesso un gesto valeva più di migliaia di parole.
Afferrato tutto il necessario, aggirò il carretto, inginocchiandosi prima di tutto per posare ogni oggetto vicino alla mora, poi, decise di prendere posto in modo educato e contenuto, permettendosi di iniziare ad assaggiare un poco del proprio gelido dolce.

Era il suo Destino e lei le ha impedito di compierlo.
Doveva essere morta e invece vola libera per la Foresta e questo avrà delle conseguenze…
In pochi si sarebbero preoccupati della sua sorte… Perchè lo ha fatto?


Il destino si plasma istante dopo istante in base alle nostre azioni e quelle di chi ci circonda.
Non è un'entità superiore, onnipotente, che ha già deciso ogni cosa.
In nessuna religione attuale o passata esiste la divinità del destino.
La più famosa e vasta, quella greca antica, vantava di divinità quasi per ogni cosa, anche per l'amore o per la guerra.
Ma il fato no, quello è sempre stato rappresentato come il libero arbitrio dell'essere umano, l'unico nostro tesoro davvero prezioso.
O almeno, questo è ciò che penso...


Alzò gli occhi al cielo per appena un attimo, osservando il manto di stelle meravigliose e lucenti che tempestavano il cielo come se esso fosse un immenso tappeto di velluto blu scuro decorato con diamanti e cristalli di ogni dimensione.
L'imbrunire e il rassastro della sera sotto di esso si rivelavano dolci e poetici, rassicuranti, rilassanti al tempo stesso.
Quel piccolo lepidottero salvato un istante fa, si andò a posare sul braccio di Tisifone e vi rimase per alcuni secondi, prima di volare via, felice di essere vivo, gioioso di essere al mondo, fiero di volare libero nell'aria, qualunque fosse stato il suo destino futuro.

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Il motivo dei suoi occhi tristi... E' forse collegato al destino?

{ Sesto Senso 39 }
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Messaggioda Tisifone » 31/05/2013, 22:50

Lo sconosciuto le aveva posto una domanda semplice, quale gusto di gelato preferiva assaggiare e Tisifone era riuscita a rendere la risposta enigmatica e a tratti filosofica ma l’uomo non sembrò prenderla male, anzi le sembrava quasi [Intuito (S)=36] che fosse d’accordo con lei ma era troppo immersa nelle sue riflessioni per chiedersi e chiedergli cosa davvero ne pensava. In ogni caso in mancanza di mela e cannella, scelse la pesca, perché aveva voglia di qualcosa di delicato e genuino, sperando che fosse fatto con frutta fresca e non con qualche roba chimica babbana, lasciando ad Alistair l’onere o l’onore di scegliere il secondo, come a volerlo compensare di averlo praticamente incastrato a passare un po’ di tempo con lei.

L'obbligo si ha da una forzatura... Invece a me di passare il tempo con lei va moltissimo.

Se fosse stata un’altra persona forse sarebbe arrossita per quello che poteva suonare come un complimento genuino, visto il sorriso tenue che permaneva sul viso dell’uomo. Se si fosse trattata di un’altra situazione forse avrebbe ribattuto con una frecciatina arguta e tagliente, se si fosse trattata di un’altra epoca la frecciatina sarebbe stata maliziosa. Ma purtroppo non era possibile, almeno per Tisifone, cambiare le persone e le situazioni a proprio piacimento così non fece nulla di tutto questo, limitandosi ad accogliere le parole dell’uomo con un lieve cenno del capo a mo’ di ringraziamento per alleggerire un senso di colpa che in ogni caso non provava e un leggero incurvarsi verso l’alto dell’angolo sinistro delle labbra in una pallida imitazione di un sorriso. Si meravigliò, o forse era meglio dire che si appuntò mentalmente come la scelta fatta dall’uomo rispecchiava esattamente quella che avrebbe fatto lei, scartando il limone perché di asprezza in quei giorni ne aveva avuta fin troppo e la cioccolata per cercare di arginare il più possibile ricordi scomodi. Gli porse la lampada che aveva portato con sé nel caso fosse stata impossibilitata ad utilizzare la bacchetta e si preparò a gustare in silenzio il gelato quando il Druido la esortò a confidarsi con lui, ponendola di fronte a una scelta che sperava di non dover più compiere, tentata com’era di lasciarsi trascinare dall’oblio. E se la sua mente le diceva di rifiutare, qualcosa dal profondo la spinse ad accettare la possibilità di confronto con qualcuno di completamente estraneo alla faccenda, cosa che fece, proponendo però di sedersi ai piedi di un albero per stare più comodi.

E perché mai dovrei farla sedere a diretto contatto col terreno?

Perché il contatto con qualcosa di fermo e vivo come la Terra mi impedisce di perdermi in me stessa.

Mormorò ritirando le dita della mano posata a terra in modo da artigliarsi al terreno e ai ciuffi d’erba che la circondavano, lo sguardo che oscillava dall’uomo in piedi accanto al carretto a un punto indefinito sopra la sua spalla, lì dove il cielo si stava tingendo di blu come i suoi occhi e le prime stelle iniziavano a fare la loro comparsa.

Prenda... Davvero, mi offenderei per un rifiuto.

Sospirò di fronte a quell’aggiunta e tacque, trattenendo la spinta delle gambe quel poco che bastò al gelataio di stendere la sua giacca sulla porzione di terreno alle spalle di Tisifone, per poi darsi la spinta decisiva e atterrare delicatamente sulla morbida stoffa che la proteggeva dall’umidità serale. Posò la bottiglia di fronte a entrambi,sperando che si occupasse lui di aprirla, cosa che non avrebbe dovuto richiedere molto sforzo visto che era chiusa con un tappo di sughero tipo le bottiglie di spumante, e prese con entrambe la propria coppetta, stringendosi nelle spalle e raccogliendosi intorno a essa come se fosse una tazza di tisana fumante e non un contenitore semigelato. Avvertiva il leggero intorpidimento alla punta delle dita, tipico di quando si tiene stretto qualcosa di freddo, ma non diede segno di fastidio o altro, perché il gelo che avvertiva dentro di sé sovrastava qualsiasi altra sensazione. Intinse il cucchiaino e prese una punta di gelato ma non se lo portò alle labbra perché il gesto di salvare un lepidottero da morte certa innescò in lei una serie di interrogativi che espose ad alta voce.

Il destino si plasma istante dopo istante in base alle nostre azioni e quelle di chi ci circonda.

Azione e reazione… - mormorò riflessiva, posando il cucchiaino nella coppetta per non farne gocciolare il contenuto a terra e quindi sulla giacca dell’uomo – Un poeta bab…inglese – si corresse subito dopo prima di fare una gaffe enorme e gettare ancora più scompiglio nell’altro – diceva che nessun uomo è un isola e quindi qualsiasi cosa facciamo o anche non facciamo finisce per influenzare le persone che ci circondano. E’ vero in parte, perché non è l’uomo a non essere un’isola ma ogni essere vivente… Lei ha salvato quel lepidottero e lui adesso potrebbe salvare la vita di qualcun altro o ucciderlo inconsapevolmente…

Come poter confutare una tale tesi? Era impossibile e lei non ci aveva neanche mai provato perché in fondo sapeva che era quella la realtà. Non era stato un capriccio personale del momento ad averla condotta in quella Foresta in quel momento ma un concatenarsi di eventi a cui lei aveva partecipato attivamente solo in parte. Se quel pomeriggio non fosse andata nella Foresta Proibita, se Lucas non le avesse chiesto del tempo, se Nadal non avesse deciso di seguire la sua strada lontano da Hogwarts, se Durmstrang avesse vinto la battaglia tra scuole, se i suoi genitori non fossero morti. Se, se, se e ancora se. Miliardi di se che si dipanavano alle sue spalle e che avevano contribuito a scrivere la sua storia fino a quel momento in attesa che altri se la continuassero nel futuro.

Non è un'entità superiore, onnipotente, che ha già deciso ogni cosa.
In nessuna religione attuale o passata esiste la divinità del destino.
La più famosa e vasta, quella greca antica, vantava di divinità quasi per ogni cosa, anche per l'amore o per la guerra.
Ma il fato no, quello è sempre stato rappresentato come il libero arbitrio dell'essere umano, l'unico nostro tesoro davvero prezioso.
O almeno, questo è ciò che penso...


Quella visione del Destino però non la poteva condividere, non ci riusciva, andava contro tutto quello che sapeva, che le avevano insegnato, che era. Esisteva un’entità superiore che dipanava di fronte a loro mille strade e che ne tesseva altre mille una volta che ne veniva imboccata una.

Il libero arbitrio era un’illusione, una favola che l’essere umano di raccontava per credere di poter davvero cambiare le cose, ma così non era. Perché il Fato vedeva e prevedeva ogni cosa e le scelte per quanto infinite potevano apparire erano pur sempre prestabilite da esso.

Affermò quindi anche se la sua voce incolore risuonò meno sicura di quello che avrebbe dovuto, come se il dubbio si fosse insinuato in lei. Certo le sue visioni del futuro potevano essere incerte, raramente accadeva qualcosa che cambiava talmente tanto il corso degli eventi da non farle realizzare ma lo stesso non si poteva dire delle Profezie. Quelle si avveravano sempre, puntualmente, al massimo in maniera differente da come l’uomo le aveva formulate. Questo era il suo pensiero che non poteva esprimere senza confessare la sua natura di strega, questo era quello in cui aveva sempre creduto fino a quel momento, ma da cui non riusciva a trarne nessun conforto.

Quindi secondo lei l’uomo può tracciare da sé il suo futuro, è libero di scegliere quale strada intraprendere, di tornare indietro se crede e cambiare ciò che non gli piace. Non esiste alcun vincolo… mistico… alcuna entità superiore che guida le nostre azioni?

Si ritrovò a chiedere dopo una manciata di secondi, esprimendo così a voce alta le sue perplessità. Era un’idea quella stupende e terrificante allo stesso modo perché se da un lato poteva rafforzare la sua determinazione a porre rimedio a quello che era accaduto per ritornare a percorrere insieme a Lucas la loro strada, dall’altro allora metteva in dubbio quello che aveva sempre creduto e cioè che lei e Turner fosse destinati a stare insieme per sempre perché il loro era un amore vero e puro.

Però se ognuno è artefice del proprio destino allora qualsiasi cosa può essere vera, basta crederci fermamente e fare il possibile per realizzarla.

Altra riflessione ad alta voce, quella della Divinante, che contraddiceva se stessa e i propri stessi pensieri, denotando un’enorme confusione mentale e anche spirituale; stava correndo il rischio non solo di perdere il senno ma anche la propria identità e non sapeva come fare per porvi rimedio. Si perse nei meandri della propria mente per una manciata di secondi, fino a quando una leggera carezza sul lembo di pelle scoperto del polso non la fece sussultare. Spostò quindi lo sguardo dal nulla al piccolo lepidottero che sembrava la stessa guardando curioso.

E’ lui che devi ringraziare se sei ancora vivo…

Gli sussurrò chinando leggermente il capo in avanti verso l’animaletto e di riflesso verso Alistair che stava seduto proprio alla sua sinistra, un tono di voce più dolce di quello usato fino a quel momento, più umano e pieno di calore e forse di speranza che qualcuno potesse aiutarla a salvare anche se stessa.

Il motivo dei suoi occhi tristi... E' forse collegato al destino?

Sospirò pesantemente come se sapesse che una domanda del genere sarebbe arrivata e nonostante questo non sapesse come rispondere. Si prese del tempo, intingendo nuovamente il cucchiaino nel gelato e portandosi alle labbra il suo dolce contenuto, chiudendo gli occhi per assaporarlo meglio. Subito le sue papille gustative vennero invase da un senso di dolcezza e di freschezza indescrivibile che per un attimo fece scomparire la sua corazza, permettendo a un mugolio di apprezzamento di sfuggire dalle sue labbra dischiuse, seguite dal cucchiaino ormai vuoto.

Sembra quasi di assaporare una pesca matura.

Commentò quindi con un tono di voce caldo, quasi estasiato, vivo come l’occhiata di sorpresa e gratitudine per quel piccolo assaggio di paradiso che rivolse all’uomo sedutole accanto.

Un attimo fa le avrei risposto di si, che il Fato mi ha voltato le spalle privandomi dei suoi favori ma adesso… adesso credo che forse sia stato semplicemente la crudeltà dell’uomo ad avermi pugnalata dritta al cuore. – esordì subito dopo, giocherellando con il cucchiaio sul gelato, prima di prenderne un altro piccolo assaggio – Se come dice lei ognuno è libero di plasmare il proprio destino a proprio piacimento bè qualcuno ha deciso di costruirsi il suo a discapito del mio…

Mentre pronunciava quelle parole si sentiva, diversa, più leggera come se la prospettiva di dover combattere solo contro un altro essere umano e non contro il Fato che aveva deciso che lei e Lucas non potevano più stare insieme fosse molto più rosea. Assaporò un altro po’ di pesca quando il mondo intorno a lei cessò di esistere, l’oscurità calò sui suoi occhi e il suo essere veniva trasportato in un’altra dimensione dove le linee temporale di intersecavano diventando un unico grande istante [Intuito (S)=36 + 18d/20= 54]. Quando una mano rovente stritolò il suo cuore procurandole lo stesso dolore che aveva avvertito quando aveva visto Indigo la sera in cui si era incontrata con Lucas la prima volta, il corpo di Tisifone iniziò a boccheggiare, la mano libera portata all’altezza del petto come se potesse fare qualcosa per liberarlo dal peso che lo stava opprimendo.

No, non voglio…

Lottò con tutta se stessa contro il suo dono, contro quello che stava per accadere o che forse era già accaduto, visto il fuso orario, e non seppe se quelle parole le aveva solo pensate o anche pronunciate nella realtà, spaventando probabilmente il suo ospite. Ma per quanto duramente lottasse contro se stessa, scuotendo la testa e sferzandosi il viso con alcune ciocche di capelli che le incorniciavano la faccia, alla fine dovette cedere all’inevitabile [Concentrazione =15 + 12d/20 + 1 Bonus orecchini = 28] e si immobilizzò del tutto, come una statua di cera, mentre davanti ai suoi occhi scorreva l’immagine di Indigo e Lucas che si baciavano.

Immagine


Fu un attimo che però si piantò nel cuore di Tisifone in profondità, lasciandola muta, senza parole mentre copiose lacrime silenziose scorrevano lungo le sue guance.
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Messaggioda Alistair » 04/06/2013, 23:37

Azione e reazione…
Un poeta bab…inglese diceva che nessun uomo è un isola e quindi qualsiasi cosa facciamo o anche non facciamo finisce per influenzare le persone che ci circondano.
E’ vero in parte, perché non è l’uomo a non essere un’isola ma ogni essere vivente… Lei ha salvato quel lepidottero e lui adesso potrebbe salvare la vita di qualcun altro o ucciderlo inconsapevolmente…


Se non altro, aveva capito che di fronte a se aveva una maga, o una strega, non sapeva bene come definirla e come loro si definissero.
Ascoltando quella filosofia dettata dalla donna, egli si trovò ad accorgersi di quanto fosse bello scambiare le proprie idee e le proprie teorie con lei, un qualcosa che la sua confraternita si perdeva da anni, secoli ormai, non sapendo quanto fosse propedeutico quel dialogo.
Il confronto non solo con un'altra figura dotata di una esperienza differente, ma anche di un credo, di una energia diversi e opposti, capaci di mettere in discussione tutto, anche l'idea che la vera purezza della magia fosse solo quella druidica.
Al mondo esistevano tante tipologie di incantesimi, ognuno con uno scopo ben preciso e alcuni di loro per nulla riscontrabili in ognuno dei due filoni magici; questo stava a significare che c'era una particolare esclusiva e pregiata preziosità sia da una parte che dall'altra.
Ma come poterlo far capire a coloro che, soltanto per la creazione di una bacchetta e il tentativo di far levitare un oggetto con essa lo avevano cacciato via senza nemmeno dargli la possibilità di spiegare le sue ragioni e motivazioni?
Ormai erano passati cinque lunghi anni e non c'era risposta possibile a quelle domande, perché ostinarsi tanto a continuare?
Forse era decisamente meglio tornare all'ascolto di quella persona, colei che adesso necessitava più di lui di qualche aiuto a capire.

Il libero arbitrio era un’illusione, una favola che l’essere umano di raccontava per credere di poter davvero cambiare le cose, ma così non era. Perché il Fato vedeva e prevedeva ogni cosa e le scelte per quanto infinite potevano apparire erano pur sempre prestabilite da esso.
Quindi secondo lei l’uomo può tracciare da sé il suo futuro, è libero di scegliere quale strada intraprendere, di tornare indietro se crede e cambiare ciò che non gli piace.
Non esiste alcun vincolo… mistico… alcuna entità superiore che guida le nostre azioni?


Tornare indietro è più difficile, ma non impossibile.
Come ho detto prima, chiunque intorno a noi ha il potere di modificare i nostri piani e variare il destino che ci attende.
Ma è qui che entra in gioco la forza di volontà, un'altra energia mai raffigurata con una divinità ma resa tesoro dell'uomo.
Niente è scritto, si può forse ipotizzare come possa andare il futuro, basandosi su tante congiunzioni ed elementi, ma mai dare per scontato che qualcosa accadrà solamente perché ci sono tutti i presupposti per cui avvenga.
O almeno, io non lo faccio... Chiunque libero di dissentire!


Però se ognuno è artefice del proprio destino allora qualsiasi cosa può essere vera, basta crederci fermamente e fare il possibile per realizzarla.

Quando si parla di speranze e sogni non si fa forse un discorso analogo?
Tal volta ciò che noi desideriamo intensamente si avvera, si realizza, ma è difficile che ciò accada senza alcuno sforzo da parte nostra.
In una delle tante religioni... Babbane... C'è un detto: "Aiutati che Dio d'aiuta".
Vede, possiamo girarla come preferiamo, ma la prima mossa deve partire da noi, la prima spinta, quel famoso libero arbitrio...


E almeno in quel modo le aveva fatto intuire di non essere un semplice essere umano privo di poteri, così che forse anche lei avrebbe potuto iniziare a comportarsi in modo più naturale, semplice, meno attento ad evitare alcuni termini che ad un non mago sarebbero potuti apparire come strani o strambi, addirittura.
Più la fissava negli occhi e più Alistair era certo, sicuro che stesse male dentro, che la paura incessante ed attanagliante di non poter cambiare la propria vita già segnata la stava dilaniando dentro, come un animale feroce che si ciba di un cuore ancora pulsante.
Nonostante questo, Tisifone dissimulava il tutto concentrandosi sull'assaporare il gelato offertole, in parte per puro appetito e in parte magari per isolarsi qualche secondo dal mondo e riflettere sulle parole espresse fino ad allora.
Non doveva essere facile convivere con l'idea di non poter fare nulla per cambiare una situazione, Alistair lo sapeva bene.
A quel punto c'erano due strade da poter prendere: o far combaciare la fine con un nuovo inizio, oppure ribellarsi all'idea iniziale e cercare di sovvertire l'ordine attuale delle cose affrontando a testa alta il pericolo, tentando di superarlo.
Lui non aveva avuto scelta, forse invece per lei la questione era diversa; egli se lo augurava con tutto se stesso.

Sembra quasi di assaporare una pesca matura.

E' ciò che ho usato per creare questo gelato.
Almeno l'80% di quella crema di frutta... E' frutta!
... Allora, il motivo dei suoi occhi tristi... E' forse collegato al destino?


Un attimo fa le avrei risposto di si, che il Fato mi ha voltato le spalle privandomi dei suoi favori ma adesso… adesso credo che forse sia stato semplicemente la crudeltà dell’uomo ad avermi pugnalata dritta al cuore.
Se come dice lei ognuno è libero di plasmare il proprio destino a proprio piacimento bè qualcuno ha deciso di costruirsi il suo a discapito del mio…


Esattamente come il ciclo della vita.
Per gli animali è tutto più semplice, elementare... Uccidere per non essere uccisi e mangiare affinché si possa vivere ancora.
L'uomo non ha un concetto molto diverso, lo esprime solo con mezzi diversi, più razionali e meno istintivi.
Il Fato non volta mai le spalle a nessuno, perché gli sono così utili tutti che anche tralasciare qualcosa varrebbe a dire incoscienza.
Se cambiare il destino di quella farfalla, come ha affermato prima, potrebbe anche cambiare gli avvenimenti futuri in un modo apparentemente inconcepibile... Può forse il Fato prendersi il lusso di non calcolare o voltare le spalle ad una persona con cervello, sentimenti ed emozioni, se anche soltanto un lepidottero innocuo che vive in media dieci giorni può cambiare potenzialmente tanto?


Non ci fu molto tempo per capire se la donna avesse compreso quel discorso e nel caso, condiviso, trovandolo giusto, attendibile.
Non appena gli occhi della docente di Hogwarts assunsero un colore più vitreo e di improvviso ella parve non avere più un reale contatto con la realtà circostante, il druido si fece più attento e intimorito da quella storia, ingerendo saliva fredda posando subito la coppetta al terreno.
Mentre la donna stava vivendo quell'improvviso flash raffigurante un evento appartenente ad un tempo ed uno spazio forse sconosciuti, Alistair le si avvicinava, spaventato, con gli occi sgranati e un'espressione molto seria.
Le posò le mani sulle spalle, vicino alle braccia, cercando di stringere appena per provocare una qualunque reazione, chiamandola a bassa voce con il semplice nome di "Signorina", non osando volerla scuotere per paura di farle del male o combinare qualche guaio.
Come un fulmine a ciel sereno, la voce di lei echeggiò per nulla a basso volume, altro chiaro segno che ormai non aveva più la concezione di trovarsi lì, davanti a lui e sul territorio francese.

No, non voglio…

Va bene, non la tocco , mi scusi...

Non si riferiva per niente a lui quel diniego, ma Alistair in tutta la sua esistenza non aveva mai visto una divinante, né sapeva cosa fosse e come si attivasse il suo potere, per questo pensava che le fosse avvenuto qualcosa, un malessere emotivo o magari una specie di infarto.
Per questo tolse le mani dal corpo di Tisifone, cercando nel contempo di guardarsi intorno per capire se ci fosse qualcuno da poter chiamare, un medico o una persona simile... Peccato che a quell'ora ormai tutti erano rientrati nelle proprie case e l'unica soluzione era allora prenderla di peso e portarla presso un pronto soccorso, anche con la forza se necessario.
Quando tornò a fissarla per capire se ci fosse qualche aggiornamento sulla situazione, rimase totalmente basito di quello che le stava succedendo; piangeva, lacrime copiose e grosse come acini d'uva calavano dagli occhi scivolando lungo le guance morbide e chiare.
Dolore fisico? Mentale? Sentimentale?
L'uomo non perse la sua proverbiale calma, annuendo a se stesso per farsi forza, così, provò ancora una volta a posare le mani sulle braccia della divinante, poco prima di averle tolto la coppetta dalle mani onde evitare che si sporcasse con il gelato le proprie vesti.

Signorina, la prego, mi riesce a sentire?
Cosa le succede?
Ha forse bisogno di un medico?
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Messaggioda Tisifone » 05/06/2013, 17:56

Con poche semplice parole e un tono calmo e ragionevole che anche nelle sue condizioni Tisifone non poteva non apprezzare, Alistair era riuscito a prendere tutte le convinzioni della donna e ribaltarle, esponendo teorie o semplici pensieri che ne distruggevano le fondamenta. No, non l'aveva convinta della falsità delle proprie credenze o della veridicità delle sue e non era neanche quello l'intento dell'uomo, o almeno lei non le percepiva così. Lui aveva fatto di meglio, o di peggio a secondo dei casi, l'aveva spinta, complice probabilmente il caos emotivo di cui era in balia, a riflettere, ad aprire le orecchie della mente oltre che quelle fisiche e soffermarsi a valutare quanto e quale parte del discorso dell'altro poteva essere condivisibile o meno. E segno di questo processo di riflessione e forse di maturazione della Divinante era le domande che aveva iniziato a porgli, in apparente contrasto con i concetti che esponeva forse non più con la convinzione e la fermezza di una volta.


Tornare indietro è più difficile, ma non impossibile.
Come ho detto prima, chiunque intorno a noi ha il potere di modificare i nostri piani e variare il destino che ci attende. - annuì in maniera impercettibile, mille nuove ipotesi sulla causa che aveva mandato in rovina la sua vita che si affacciavano nella sua mente - Ma è qui che entra in gioco la forza di volontà, un'altra energia mai raffigurata con una divinità ma resa tesoro dell'uomo.
Niente è scritto, si può forse ipotizzare come possa andare il futuro, basandosi su tante congiunzioni ed elementi, ma mai dare per scontato che qualcosa accadrà solamente perché ci sono tutti i presupposti per cui avvenga.
O almeno, io non lo faccio... Chiunque libero di dissentire!


L'angolo destro della bocca le si inarcò all'insù, in un mezzo sorriso sarcastico e amaro. Poteva prendere in considerazione l'idea che la forza di volontà permettesse all'uomo di opporsi ai piani di altri, una sorta di scontro tra desideri umani, ma di sicuro non poteva, proprio in virtù di quello che era, condividere l'ultima affermazione. Nel momento in cui una Profezia veniva fatta quella allora si avverava sempre, al massimo si potevano avere delle conseguenze leggermente diverse da quelle che si era ipotizzato.

Quando si parla di speranze e sogni non si fa forse un discorso analogo?
Tal volta ciò che noi desideriamo intensamente si avvera, si realizza, ma è difficile che ciò accada senza alcuno sforzo da parte nostra.
In una delle tante religioni... Babbane... C'è un detto: "Aiutati che Dio d'aiuta".
Vede, possiamo girarla come preferiamo, ma la prima mossa deve partire da noi, la prima spinta, quel famoso libero arbitrio...


Era completamente concentrata sulle sue parole anche se forse non sembrava visto lo sguardo spento che continuava a esternare e quando la parola "babbana" riecheggiò nell'aria scosse la testa allibita, portandola leggermente all'indietro non per prendere le distanze ma come se volesse metterlo a fuoco meglio, le pupille dilatate per la sorpresa. Lo sguardo saettò dalla lampada ad olio alla giacca su cui era seduta alle coppettine che avrebbero dovuto fungere da bicchieri e se fosse stata più in sè sarebbe scoppiata a ridere per l'assurdità di quella situazione: entrambi aveva acconsentito di passare quel poco tempo insieme in maniera decisamente scomoda solo per timore che l'altro potesse scoprire la loro natura di mago. Ma purtroppo non era in sè quindi il massimo che riuscì a fare fu esibire la brutta copia di un sorrisino complice e divertito mentre affondava il cucchiaino nella propria coppetta e si gustava quell'assaggio di pura dolcezza naturale per poi sintetizzare in maniera abbastanza asettica il motivo della sua tristezza, esponendo sia la versione originale che quella a cui era giunta nel corso della loro conversazione.

Esattamente come il ciclo della vita.
Per gli animali è tutto più semplice, elementare... Uccidere per non essere uccisi e mangiare affinché si possa vivere ancora.
L'uomo non ha un concetto molto diverso, lo esprime solo con mezzi diversi, più razionali e meno istintivi.
Il Fato non volta mai le spalle a nessuno, perché gli sono così utili tutti che anche tralasciare qualcosa varrebbe a dire incoscienza.
Se cambiare il destino di quella farfalla, come ha affermato prima, potrebbe anche cambiare gli avvenimenti futuri in un modo apparentemente inconcepibile... Può forse il Fato prendersi il lusso di non calcolare o voltare le spalle ad una persona con cervello, sentimenti ed emozioni, se anche soltanto un lepidottero innocuo che vive in media dieci giorni può cambiare potenzialmente tanto?


Probabilmente quindi qualcuno non ha fatto altro che costringermi a imboccare una delle strade che il Fato aveva designato per me e adesso sta solo a me decidere se proseguire su questa nuova strada oppure cercare di ristabilire il vecchio ordine naturale delle cose.

Mormorò, portandosi alle labbra un'altro cucchiaino di pesca, il tono di voce più caldo, come se tutto quel pensare, ponderare, confrontarsi in maniera spontanea e sincera per quanto generale le stesse infondendo un po' di vita. Non era un dilemma facile quello che si trovava a dover sciogliere perchè, sopratutto nel secondo caso, voleva dire cercare di influenzare non solo il proprio destino ma anche quello di Lucas, cosa che fino a quel momento non aveva voluto fare. Aveva cercato di rispettare gli spazi di Turner, concedergli il tempo di cui aveva bisogno, e probabilmente in quel modo aveva finito per orientare involontariamente le loro vite su una strada sbagliata. O forse era quella giusta? Forse era davvero il loro un amore di paglia, qualcosa che bruciava velocemente e che alla fine li avrebbe solo consumati invece che condurli alla felicità futura? Interrogativi che si sommavano e si moltiplicavano, dubbi o forse era più corretto chiamarli rimorsi per ciò che non aveva voluto fare iniziarono ad assalirla fino a quando il Fato benevolo o forse solo sadico non decise di porla di fronte alla conseguenza diretta del suo non agire, mostrandole l'attimo in cui Lucas stava baciando Indigo. Non si accorse che il Druido le si era fatto più vicino nè che le sue mani si erano posate sulle proprie spalle per scuoterla o forse per soccorrerla, lei era proiettata altrove anche se con tutte le sue deboli forze cercava di opporsi a quella visione che altro non era che un dolorosissimo supplizio.

Va bene, non la tocco , mi scusi...

Non sentì le parole dell'uomo allo stesso modo in cui non si accorse dei suoi movimenti, vulnerabile in quel momento in cui tutte le sue difese erano abbassate, nè percepì dei rumori provenienti dai cespugli alla sua sinistra, lontano dalla strada e provenienti quindi dal cuore della Foresta Nera indice che un qualche animale stava puntando verso di loro. La visione durò un attimo, uno degli attimi più lunghi di tutta la vita della Divinante, in cui le sue certezze vennero spazzate via, le sue speranze soffocate e il cuore ridotto a un cumulo di cenere. Non urlò, non si dimenò, non svenne, semplicemente rimase in attesa ferma, lasciando che le lacrime uscissero libere dai suoi occhi e sperando che portassero con loro via anche il dolore e la delusione.

Non appena Alistair le tolse le coppetta dalle mani, Tisifone flettè le dita come a volerle chiudere a pugno per poi rinunciare e lasciare ricadere il braccio lungo il fianco, a terra, inerme.

Signorina, la prego, mi riesce a sentire?
Cosa le succede?
Ha forse bisogno di un medico?


La voce del Druido riecheggiò nella sua testa calma e pacata nonostante l'urgenza che sembrava trasparire dalle sue parole e la donna si attaccò a esse con forza, come se fossero un filo di Arianna seguendo le quali sarebbe riuscita a tornare in sè. Lentamente voltò il capo in direzione dell'uomo, senza mostrare fastidio per quel contatto improvviso, forse perchè non se ne rendeva ancora conto.

Nessun medico potrebbe curare questo tipo di dolore - mormorò, la voce all'inizio cavernosa che piano piano tornava ad assumere delle sfumature umane, vive - E' lancinante, devastante e lascia un enorme vuoto quando va via ma per fortuna è anche breve...

Chiuse gli occhi per un istante, il tempo di fare un profondo respiro, trattenere l’aria dentro per diversi secondi e poi riversarla fuori, i muscoli che si afflosciavano perdendo un po’ della loro rigidità.

Permette…

Chiese poi, in maniera educata e senza prestare realmente attenzione alla risposta dell’altro portò il braccio destro dietro la nuca per poi stenderlo in avanti, la bacchetta stretta saldamente tra le dita per evocare un fazzoletto. I capelli, privati del sostegno del catalizzatore, discesero sulle sue spalle come rivoli d’inchiostro mettendo ancora di più in risalto il pallore del suo viso e il blu dei suoi occhi che si tamponò con il fazzoletto, asciugando anche le guance bagnate. Per fortuna che non era solita truccarsi così adesso il suo viso non assomigliava a una grottesca maschera di clown babbano.

Mi scusi, non volevo spaventarla – affermò alla fine calma e pacata, e non più atona come prima. Ora che sapeva, o meglio, credeva di sapere come stavano le cose si sentiva in uno stato atarassico in cui nulla può nuocere e questo la rendeva più lucida e meno soggetta all’emotività – A quanto sembra avevamo ragione e torto entrambi… il Fato propone e il libero arbitrio dispone…

Dalla serie il Fato aveva deciso di far incontrare Indigo e Lucas e il professore di Trasfigurazione alla fine aveva deciso di portare quel loro incontro su un piano più fisico. Si tirò indietro per appoggiare la schiena al tronco dell’albero alle loro spalle, sempre rimanendo voltata in parte in direzione del ragazzo, gli occhi che per la prima volta di soffermano a guardarlo davvero, apprezzandone i lineamenti mascolini e il gusto nel vestire. Durante quella piccola analisi lo sguardo scivolò a terra e un luccichio quasi contento lo illuminò nel constatare che la coppetta del gelato fosse ancora integra.

Per fortuna che l’ha salvata, mi sarebbe dispiaciuto molto se una tale bontà fosse andata rovinata – commentò sincera, sollevandola da terra e prendendo subito un cucchiaino abbondante di pesca, gli occhi ancora tristi ma più viva nel parlare. Assaporò in silenzio per un paio di secondi il dolce, senza pensare a nulla, la testa piacevolmente vuota e leggera come se quel bacio avesse dissipato ogni dubbio o domanda, per poi mormorare – Il libero arbitrio… pensa sia giusto utilizzarlo per cercare di recuperare ciò che ci è stato tolto anche se questo vuol dire imporre il proprio volere all’altro?


Perché alla fine le strade che le si ponevano davanti adesso erano due: lasciare andare Lucas, confinando l’amore che provava per lui in un angolo remoto della sua mente, oppure lottare per riaverlo, usando nel caso anche la magia per raggiungere il suo scopo. Intanto il rumore alle sue spalle si era fatto più vicino e probabilmente Alistair non avrebbe faticato a vedere grazie alla luce della lampada un pitone di circa 180 cm avanzare dritto verso di loro con un'aria che forse poteva apparire minacciosa. In realtà forse per empatia o forse solo perchè aveva avvertito nell'aria qualcosa di strano, Idra aveva deciso di tornare dalla sua padrona proprio in quell’istante e quindi avanzava silenziosa e sinuosa, sazia per la cena appena consumata.

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