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Messaggioda Jeremiah » 05/10/2013, 16:07

Jeremiah stava rivedendo i piani per quella mattina: avrebbe voluto fare un giro tra i Babbani, godersi quelle ore di spensieratezza, per poi ritornare nel Covo degli Acuan all'ora di pranzo.
Il piccolo "scontro" con Martha e il breve scambio di parola, però, avevano deviato i suoi progetti, e non si sentì di rifiutare l'invito, anche se con tutta certezza lei non ci sarebbe rimasta molto male - infondo si conoscevano appena - però era sempre bello trascorrere del tempo con dei Confratelli, soprattutto se questi erano da poco entrati nella Gilda: la sua compagnia le sarebbe stata di ausilio, magari.
Inoltre frequentare il Glyttir Björn era tanto piacevole quanto rinfrescà... o meglio, riscaldarsi le idee (più freddo di così) in giro, da qualche altra parte.
Una volta accettata la proposta si incamminarono verso il locale.
Per sciogliere il ghiaccio che si frapponeva fra due persone, parlare della propria professione e dei propri interessi era sempre la cosa migliore. Ciò permetteva di mettere a proprio agio gli interlocutori, i quali parlando sinceramente, non temevano di mettere qualche parole fuori posto.

Insegno Pozioni ad Hogwarts.

Hogwarts? La preside è Madeline Bergman lì: deve essere davvero colta e professionale per insegnare in quel posto.

Prima di quest'incarico ero assistente e ricercatrice al fianco di Heathcliff Norrel, il noto pozionista.

Sorrise compiaciuto a quell'affermazione; aveva teorizzato bene: Martha Bennet era una donna con doti intellettive davvero elevate, chissà che non fosse versata anche nelle Arti Magiche.
Di Hogwarts sapeva poco, comunque: la Preside era Madeline Bergman, una donna era davvero forte; una di quelle persone tanto buone all'apparenza, ma capaci di spostare il mondo se te le mettevi contro.
La VicePreside, invece, era Monique Vireau, insegnante di Pozioni: era una donna bellissima e anche molto abile con la bacchetta a quanto si diceva in giro.
La Foresta Proibita circostante il castello era stata ripulita da alcuni Draghi geneticamente modificati, senza l'intervento degli Auror del Ministero: il suo nome era tra quelli dei salvatori, insieme a quelli di altri docenti. Sicuramente il corpo insegnanti doveva godere della presenza di molti maghi preparati e forti, com'è giusto che fosse, dopotutto; anche perché la scuola di Hogwarts non era vincolata in alcun modo dal Ministero della Magia, da parecchi anni a quella parte: in caso di emergenza aveva bisogno di qualcuno che sapesse erigere una difesa velocemente.
Il nome di Norrel, comunque, fece alzare le sue sopracciglia: chi non conosceva quel nome? Norrel, stranamente per un pozionista di grande fama come lui, era morto per malattia. Solitamente i pozionisti erano molto adocchiati dai maghi oscuri, soprattutto se la fama di cui godevano era alta. Essi, quindi, erano spesso oggetto di guai, e molti di loro finivano uccisi in circostanze misteriose.
Non rimase troppo sorpreso sentendo quel nome, comunque: la maggior parte degli Acuan erano persone abili nelle Arti Magiche, al di sopra della norma di un mago comune.

E tu invece? Di cosa ti occupi?

Sono MediMago al grado di Guardia Medica, lavoro all'ospedale di Reykjavík.

Affermò lui, con un sincero sorriso stampato sul volto: era soddisfatto del suo lavoro, amava ciò che faceva.
Aiutare le persone, assistere alla loro salute era una gioia, anche se molti pazienti lo vedevano come un uomo molto rigido e privo di anima.
L'elemento dell'Acqua reagiva solo quando interagiva con i suoi compagni di Gilda, forse perché ne trovava una corrispondenza, mentre con tutti gli altri era come se l'elemento che si portava dentro si arrestasse e smettesse di circolare.
Aveva solo bisogno di aprirsi e di lasciare che l'Acqua scorresse, in quanto era lui stesso che ne bloccava il flusso, involontariamente.
Si rincuorò quando scorse l'insegna del Glyttir Björn: aveva voglia di sentire un po di calore sulla pelle.
Trascorreva molto tempo al villaggio, ma ancora doveva abituarsi perfettamente al clima freddo proprio del posto, per cui se restava troppo esposto finiva col procurarsi dei taglietti sulle labbra (il bruciore delle labbra spaccate lo infastidiva parecchio).

Preferisci il bancone o un tavolo?

Volse lo sguardo verso il bancone: non c'era nessuno ad occupare i posti lì vicino.
Fece un cenno con la testa verso gli sgabelli liberi.

Il bancone è sgombro, meglio sederci lì sugli sgabelli.

Così dicendo si diresse verso il barista, salutando con cenni della testa alcune conoscenze.
Aveva tanto voglia di qualcosa di caldo, che lo avrebbe scaldato sino alla punta dei capelli. Era una delle bellezze dell'inverno: rinchiudersi nei locali a bere qualcosa di caldo; era persino piacevole bere da soli, ma la compagnia era meglio.
A volte, quando era solo, si sentiva come quegli ubriaconi che lasciavano la forma dei loro sederi sugli sgabelli di pelle del bar, tanto il tempo che stavano lì seduti a bere dai boccali di vetro.
Il barista, che aveva appena finito di asciugare alcuni bicchieri, si mosse lungo il bancone per fermarsi davanti a loro in attesa delle ordinazioni.

Ehm... Par mani ... Viskijs arsonist, paldies. Per te?
(Ehm... Per me... Whisky incendiario, grazie. Per te?)

Una volta che lei ebbe risposto il barista sarebbe sparito, per poi ritornare poco dopo con le loro ordinazioni.

Liels paldies.
(Grazie mille.)

Ringraziò nuovamente lui, per poi rivolgergli un sorriso.
Il barista sparì e loro poterono parlare tranquillamente.

Da quanto tempo insegni ad Hogwarts, Martha?

Chiese curioso: voleva saperne di più sulla scuola di Hogwarts. Inoltre aveva sentito che lì si sarebbe svolta la competizione canora contro la Cyprus.
Chissà, magari avrebbe potuto salutare i suoi vecchi compagni in quell'occasione, era da tanto che non li rivedeva.
Ripensare alla Cyprus lo aveva riportato a Sabrina: scosse la testa e ritornò alla realtà.
Che coincidenza: i due erano stati entrambi legati a due persone, due guide, che ora non c'erano più.
Erano accomunati da qualcosa: lei avrebbe potuto capirlo.
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Messaggioda Martha » 09/10/2013, 17:05

Fare nuove conoscenze era sempre un bene per il neo Ruscello, che trovava ancora difficoltoso ambientarsi per bene in mezzo alla sua nuova famiglia. Jeremiah si era dimostrato però gentile e affabile con lei, dimostrandosi realmente interessato a conoscere la nuova adepta, che ora lo fissava dritto negli occhi, sorridendo alla domanda che le era stata rivolta. Il Lago, tuttavia, non diede risposta alcuna alla sua affermazione nè la donna si preoccupò che egli commentasse in qualche modo il tipo di lavoro che svolgeva; anzi, Martha preferì invece spostare l'attenzione sull'occupazione del ragazzo, fissandolo con un sopracciglio inarcato quando ascoltò la sua risposta.

Sono MediMago al grado di Guardia Medica, lavoro all'ospedale di Reykjavík.

Sei davvero fortunato allora! Non è da tutti avere l'onore di lavorare con l'Oceano...

Rispose senza problemi la docente, intuendo che l'americano lavorava nel più grande ospedale della capitale islandese e che quindi, al suo interno, avrebbe avuto molte occasioni di entrare in contatto con Eibhlin [Intuito(P)= 32]. Subito dopo, i due si diressero verso la locanda del villaggio, dopo che Jeremiah ebbe accettato l'invito da parte della donna. Il locale era semi deserto a quell'ora del mattino, con sedie e tavoli vuoti, tranne per qualche avventore sparso qua e là.

Il bancone è sgombro, meglio sederci lì sugli sgabelli.

Lasciò che fosse l'americano a scegliere dove sedersi e questi optò per il bancone, dietro al quale il proprietario e gestore della locanda stava finendo di pulire una serie di boccali con uno straccio.

Ehm... Par mani ... Viskijs arsonist, paldies. Per te?

Karsta tēja, paldies.
(Del té caldo, grazie.)

Non dovettero attendere molto: le loro ordinazioni vennero servite in pochi minuti, un bicchiere ripieno del noto Whisky magico più bevuto al mondo e una tazza di té fumante, trasparente come il ghiaccio, quasi volesse rendere omaggio all'Elemento che circondava quasi interamente il loro rifugio.

Immagine


Su un piattino a parte, il locandiere tagliò a fette e poi a spicchi un bel limone giallo, posandolo insieme ad una zuccheriera accanto alla tazza di té. Martha lo ringraziò con un cenno del capo, mettendo un cucchiaino e mezzo di zucchero nella sua bevanda e poi una fetta di limone, lasciando che l'aroma di quest'ultimo impregnasse per bene il suo tè prima di sorseggiarlo. Una volta non avrebbe atteso che la bevanda si raffreddasse, ma l'avrebbe bevuta calda e senza problemi, magari con l'aggiunta al suo interno del Whiskey Incendiario. Da quando però era entrata a far parte degli Acuan, la docente aveva notato un leggero cambiamento nei propri gusti: non avrebbe atteso che il tè diventasse freddo, ma tiepido almeno si, in modo da scaldare, anche se di poco, il proprio corpo.

Da quanto tempo insegni ad Hogwarts, Martha?

La conversazione si spostò nuovamente sull'argomento lavoro. La donna soffiò delicatamente sulla propria tazza, per raffreddarla, mentre le mani si stringevano attorno ad essa, assorbendone parte del calore.

All'incirca da poco più di quattro anni...

Da quando è morto Heathcliff...


Quella frase, solo pensata, riuscì a stringere un nodo nella gola della docente, che si rese conto non senza stupore quanto il tempo scorresse fluido e veloce nonostante ormai una delle persone più importanti della sua vita fosse morto da più di quattro anni. Martha non poteva sapere che il ragazzo condivideva con lei lo stesso segreto, lo stesso tipo di dolore e, forse, lo stesso sentimento provato nei confronti di coloro che erano molto più che semplici guide. Ma in fondo, la donna non ne aveva mai fatto parola con nessuno, nè del proprio dolore nè dei propri sentimenti, sebbene sospettasse che la sorella avesse intuito in qualche misura l'influenza che Norrel aveva avuto su di lei e sulla sua vita.

E' un buon lavoro e non avrei mai pensato che un giorno sarei arrivata a diventare un'insegnante...- spiegò poi tranquillamente -E' buffo come spesso le strade che decidiamo di percorrere ci portino in luoghi impensati. Dieci anni fa ero convinta che sarei diventata la più grande ricercatrice esistente al mondo, che avrei lavorato al Ministero e mi sarei fatta una nomea fra i miei colleghi pozionisti. E invece adesso...mi ritrovo ad Hogwarts ad insegnare la materia che amo di più e per la quale ho sacrificato tanti anni della mia vita...

Non c'era bisogno di sottolineare che il suo sogno si era infranto quando Norrel morì. Per lei era stato un duro colpo, talmente forte che aveva deciso di abbandonare la promettente carriera che si era ritrovata davanti, perchè il ricordo di quei luoghi e il dolore dell'assenza di quella persona cara era più di quanto il suo animo potesse sopportare. Per sua fortuna, fu la Bergman in persona a venirle incontro, offrendole la cattedra di Pozioni: una scelta che l'aveva salvata, insieme al diventare Acuan, dal baratro nel quale stava sprofondando.

Tu invece? Hai sempre voluto fare la Guardia Medica?
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Messaggioda Jeremiah » 16/10/2013, 15:09

Aveva deciso di gestire diversamente il suo tempo libero, ma ora i suoi piani erano cambiati: il motivo era quella donna, il cui nome era Martha Bennet.
Non gli dispiaceva trascorrere del tempo nel villaggio, soprattutto se in compagnia, e maggiormente se era una "new entry".
Il suo grado all'interno della Gilda non era elevato - non ancora almeno - ma concepiva la sua posizione comunque come guida nei confronti dei gildati più giovani (una giovinezza che andava intesa in senso morale, e non fisico).
Di comune accordo avevano deciso di bere qualcosa insieme, per cui erano recati al Glyttir Björn, il locale più famoso del villaggio, luogo d'incontro della maggior parte degli Acuan.
La loro conversazione procedeva fluida, scorrevole, così come l'Acqua che scorreva all'interno dei loro corpi: un'armonia palese, non poteva essere altrimenti.
Essere degli Acuan significava anche unione e armonia: due gocce d'acqua che alimentavano la stessa cascata, così come due Ignis potevano alimentare un rogo.

Sei davvero fortunato allora! Non è da tutti avere l'onore di lavorare con l'Oceano...

E' proprio così, è una vera fortuna!
Talvolta penso di non meritarlo, ma do' tutto me stesso per potermi sentire appagato da questa fortuna.


Una fortuna che era piombata dal cielo, in effetti.
Non avrebbe mai pensato di poter arrivare così in alto, soprattutto durante gli studi: le difficoltà che si incontravano lungo il tragitto per affermarsi nel campo della MediMagia erano così tante che gli era capitato più volte di pensare al momento in cui sarebbe diventato ciò che aveva sempre desiderato, ed ora che ci era riuscito non era così semplice come aveva presupposto.
Il suo lavoro richiedeva tanta pazienza e resistenza: la pressione era tanta e talvolta diveniva difficile sopportare tutto.
Ma faceva ciò che amava, e tanto bastava a eguagliare e sopraffare tutti gli ostacoli. La presenza dell'Oceano al suo fianco lo rassicurava, gli trasmetteva tanta tranquillità e si domandava sempre come avrebbe fatto un giorno se lei non avesse più rivestito il suo ruolo all'interno dell'ospedale. Non aveva mai risposto a quella domanda, anche perché l'ipotesi lo spaventava un po: ma senza dubbio l'Oceano non lo avrebbe mai lasciato lì senza un indizio, poi la risposta l'avrebbe cercata lui.
Chiunque avrebbe fatto la conoscenza del MediMago Murray non ne avrebbe parlato positivamente, in quanto non aveva quella gentilezza e quel sorriso che ci si potrebbe aspettare da un medico, tuttavia nessuno avrebbe avuto da ridire che nel suo lavoro impiegava davvero se stesso. Il progresso e la guarigione dei pazienti lo incoraggiavano giorno dopo giorno a fare sempre più, superando i suoi stessi limiti.
Il risultato era, così, sempre una sorpresa.
Vedendo il bancone libero propose di sistemarsi lì, sugli sgabelli liberi, e Martha accettò. Il cameriere, occupato con dei boccali di vetro si rivolse ai due Acuan: lui aveva ordinato del Whisky Incendiario, l'ideale per l'aria gelida che si respirava fuori.

Karsta tēja, paldies.
(Del té caldo, grazie.)

Le ordinazioni non tardarono ad arrivare.
Ringraziarono il cameriere, che sorrise loro per poi allontanarsi qualche metro più in là.
Afferrò il bicchiere di vetro con dentro il liquido scuro e lo portò vicino le labbra: l'aroma intenso dell'alcool gli inondò le narici, solleticando di poco il cervello e risvegliando l'olfatto congelato dal freddo dell'Islanda.
Si bagnò le labbra e di poco la lingua, gustando il sapore forte, poi ne fece scendere un po nella gola, e subito si sentì ardere dentro.
Un brivido percorse la pelle, che reagì al ripristino repentino della temperatura corporea.
Ripresero il tema "lavoro", chiedendole da quanto tempo insegnava ad Hogwarts.

All'incirca da poco più di quattro anni...

Complimenti...

Si complimentò lui storcendo di poco le labbra, in un'espressione di sincera ammirazione.
Hogwarts era una scuola molto prestigiosa, il fatto che fosse l'unica presente in Europa la diceva lunga.
L'allieva di Heathcliff aveva un bagaglio lavorativo non indifferente: il fatto stesso che il Pozionista per eccellenza l'avesse presa in custodia, facendogli da mentore, era indice di un'alto quoziente intellettivo.
Se la mente non lo tradiva, Heathcliff era morto all'incirca quattro anni prima: difficile credere che fosse una coincidenza.

Dopo la morte del vecchio Heathcliff, Madeline Bergman le avrà proposto la cattedra... E' una volpe, quella donna: lei non avrebbe mai accettato, altrimenti... [Intuito (Perspicacia) = 21]

Quelle erano solo sue supposizioni: ma dubitava che Martha si sarebbe allontanata dal suo mentore per insegnare ad un branco di ragazzini, nemmeno se l'avesse pagata il doppio: al posto suo, lui non l'avrebbe mai fatto. Sarebbe stato come buttare nel cestino un progresso ed una conoscenza elevati alla millesima potenza; nemmeno i soldi avrebbero potuto ripagare quell'occasione.
La Preside Bergman si era giocata bene le sue carte, semplicemente; aveva preso due piccioni con una fava: primo, una preparazione eccezionale per i suoi studenti; secondo, una pubblicità alla sua scuola. E se proprio ne vogliamo aggiungere un terzo: aveva fatto del bene al prossimo, offrendo quel lavoro alla povera Martha, che avrebbe fatto fatica a continuare la sua strada senza una guida come Norrel: era come se una madre lasciasse la mano al figlio piccolo con la pretesa che sarebbe riuscito a trovare da solo la strada: praticamente impossibile.

E' un buon lavoro e non avrei mai pensato che un giorno sarei arrivata a diventare un'insegnante...

Annuì con la testa, mentre lo sguardo corse di nuovo al bicchiere che aveva riposto sul bancone: bevve un altro goccio del Whisky Incendiario; la solita sensazione di bruciore riempì la gola.
Immaginava la delusione di Martha: chiunque ambiva a grandi cose nella vita, o meglio, si ambiva ad una fama. Lui stesso aveva ambito in precedenza a farsi un nome nella società: aveva sognato la notorietà, aveva sognato che la gente l'avesse guardato con occhi ammirati, per poi dire "Ah, guarda, quello è il famoso MediMago, Jeremiah Murray!", ma quel sogno poi era svanito quando l'Elemento Acqua era cresciuto dentro di lui, portandolo a maturare la convinzione che si crescesse per una questione personale, e non per la gloria.
Magari la gloria ne sarebbe derivata, ma in un secondo momento: in tal caso non gli sarebbe importato.
Era molto soddisfatto per quello che già era, e gli bastava.

E' buffo come spesso le strade che decidiamo di percorrere ci portino in luoghi impensati. Dieci anni fa ero convinta che sarei diventata la più grande ricercatrice esistente al mondo, che avrei lavorato al Ministero e mi sarei fatta una nomea fra i miei colleghi pozionisti. E invece adesso...mi ritrovo ad Hogwarts ad insegnare la materia che amo di più e per la quale ho sacrificato tanti anni della mia vita...

E questo non ti appaga abbastanza?
Alcune volte siamo costretti a sacrificare una parte di noi stessi per andare avanti. Ciò ci fortifica: dovremmo trarne grande forza e fare di più.
Perché hai abbandonato il tuo sogno?


Interruppe il suo discorso un secondo, per guardarla in viso, mentre mandava giù l'ultimo sorso della bevanda.

Non voglio entrare nel personale, ma credo che nel tuo caso Norrel rappresenti il sacrificio: tu hai bisogno di coraggio e di andare avanti. Lascia che l'Acqua ti guidi e va' oltre i falsi limiti che ti sei imposta.
Se credi, invece, che fare l'insegnante sia il tuo destino, allora continua per la tua strada.


Concluse poi, facendo spallucce e rivolgendole un mezzo sorriso di incoraggiamento.
Essere un Acuan era anche quello: aiutarsi l'uno con l'altro; e da Lago era suo dovere farlo, guidare e consigliare i "neo-eletti".
Martha Bennet era una goccia d'acqua che andava convogliata di nuovo nel fiume.

Tu invece? Hai sempre voluto fare la Guardia Medica?

Amo da sempre la medicina, se sono un'Acuan è grazie ad essa: pensa che l'Oceano mi ha chiesto di diventare un Acuan dopo una conferenza di medicina, appunto. A seguito la mia scia d'Acqua e mi ha trovato.
Inizialmente ero incredulo.
Ambisco a diventare più di una Guardia Medica, semplicemente per una questione personale.
In questi momenti della vita ti chiedi se esista davvero il fato.
Io non saprei se crederci: il lavoro che svolgo mi porta a giustificare quest'esperienza come una casualità.
Un grande punto interrogativo.


Aveva assunto un'aria seria.
Il dialogo con Martha gli aveva trasmesso un incredibile senso di tranquillità: gli accadeva spesso con i suoi compagni Acuan.
Era felice della sua vita, dell'armonia che c'era nella sua anima e tra gli Acuan in generale: anche la morte di Sabrina, seppur era tornata a tormentarlo nei suoi sogni, era oramai un peso che il suo stomaco aveva mandato giù, seppur con qualche difficoltà.
Essere un guardiano dell'Acqua, era quello il senso primario della sua vita.
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Messaggioda Martha » 19/10/2013, 18:53

Che cosa si aspettava da quella giornata Martha? Sicuramente non di scontrarsi con un altro Acuan nè di passare la mattinata a bere qualcosa insieme a lui. Jeremiah era una persona che sapeva metterti a tuo agio e forse questa sua dote era dovuta anche dallElemento che li legava come fratelli di una stessa Confraternita. Erano arrivati al Glyttir Björn parlando del più e del meno, concentrandosi sul tipo di lavoro che entrambi svolgevano all'infuori della Gilda. La pozionista rimase sorpresa nello scoprire che Murray era una Guardia Medica, non tanto per il tipo di compito svolto, quanto perchè il Lago aveva la possibilità di incontrare l'Oceano al di fuori del loro rifugio. La Bennet rimase piacevolmente colpita, ma non insistè oltre sul richiedere informazioni al diretto interessato, sia per carattere sia perchè in quel momento era concentrata a camminare verso la locanda, dove l'aspettava la sua tazza di té caldo.
Una volta arrivati, entrambi ordinarono qualcosa che potesse scaldare i loro corpi, infreddoliti dalle rigide temperature islandesi: Martha osservò il Whisky Incendiario preso da Jeremiah, prima di soffiare delicatamente sulla propria tazza di té, in maniera da intiepidire la bevanda al suo interno.

Complimenti...

I due ripresero a chiacchierare di lavoro. Jeremiah si congratulò con lei per il tempo passato ad insegnare ad Hogwarts, sebbene la docente non riuscisse a comprendere cosa ci fosse da congratularsi: a lei pareva che il tempo fosse volato via in un battibaleno, senza aver fatto realmente qualcosa di particolare o speciale. Questi pensieri la spinserò a confidarsi con il Lago, che la stette ad ascoltare in silenzio prima di esporre la propria opinione al riguardo.

E questo non ti appaga abbastanza?

...Non lo so...

Riflettè la donna, non essendosi mai posta quel problema prima di allora e rimanendo in silenzio, in attesa che Jeremiah continuasse il suo discorso. Non si era mai chiesta realmente se insegnare fosse ciò che voleva realmente fare nella vita. Quattro anni prima avrebbe negato senza troppi problemi, ma l'aveva accettato per necessità e perchè in quel momento l'offerta di lavoro da parte della Bergman sembrava l'unica scelta plausibile che potesse fare. Ma da quando era diventata un'Acuan, le cose erano cambiate? Si, si sentiva molto più serena a scuola, con i suoi studenti e anche con i suoi colleghi. Ma quanto del suo cambiamento era dovuto all'Acqua che scorreva in lei e quanto a sè stessa? Questo il Ruscello non sapeva ancora spiegarselo.

Alcune volte siamo costretti a sacrificare una parte di noi stessi per andare avanti. Ciò ci fortifica: dovremmo trarne grande forza e fare di più.
Perché hai abbandonato il tuo sogno?


Perchè non aveva più senso continuarlo.

Rispose tranquillamente, sebbene il suo sguardo non si soffermasse mai a guardare l'americano in faccia, ma preferisse osservare la miriade di bottiglie e liquori sistemati sulle mensole di fronte a lei.

Non voglio entrare nel personale, ma credo che nel tuo caso Norrel rappresenti il sacrificio: tu hai bisogno di coraggio e di andare avanti. Lascia che l'Acqua ti guidi e va' oltre i falsi limiti che ti sei imposta.
Se credi, invece, che fare l'insegnante sia il tuo destino, allora continua per la tua strada.


Martha, a quelle parole, si voltò a fissarlo, sentendo una sorta di strana scossa dietro la schiena nel sentir pronunciare il nome di Norrel in quel discorso: era davvero lui il suo sacrificio? Avrebbe dovuto "scacciarlo" da sè stessa come le stava suggerendo di fare Jeremiah per poter inseguire nuovamente il suo sogno? Ma qual era il suo sogno? La donna continuò a fissarlo, con quello sguardo profondo in attesa di trovare le parole giuste per commentare. Non era arrabbiata con l'americano, solo infastidita dalla natura di quelle parole che le aveva rivolto. Ma era pur sempre un Acuan come lei e il fastidio sparì subito com'era arrivato, quando aprì bocca per parlare.

Heathcliff Norrel non è mai stato un limite nè una parte di me da sacrificare- pronunciare quel nome così dolce per lei la fece sorridere, perchè era da tanto che non ne parlava con lo stesso tono orgoglioso di chi ha incontrato una persona eccezionale nella propria vita- Credo che sia giusto lasciarmi guidare dall'Acqua che scorre in me, ma sono altrettanto convinta che parte del lavoro dipenda da me: sto andando avanti, con le mie forze e grazie anche a quelle che mi sono state donate dalla Natura in persona- non aveva dimenticato a chi doveva l'onore di averle dato una spinta a reagire e per questo avrebbe sempre ringraziato l'Elemento presente in lei così come ringraziava ogni giorno l'Acuan Diluvium, per averle dato quella possibilità- Non so ancora qual è il mio destino, sinceramente: il mio vecchio sogno è stato accantonato e per ora credo che sia meglio così. Per quanto riguarda il mio ruolo di insegnante...mi piace e per ora non ho in mente altro.

Aveva concluso, ma le parole di Jeremiah le erano rimaste impresse nella mente, come un ronzio continuo e costante di cui la Bennet non era ancora consapevole. E se veramente ci fosse altro da fare oltre che l'insegnante? In fondo, nessuno la stava trattenendo ad Hogwarts e, forse, avrebbe potuto cercare un altro lavoro, se non riprendere il suo ruolo di ricercatrice. Martha non si era resa conto che, in poco tempo, delle semplici parole pronunciate da un quasi estraneo erano diventate un'idea presente nella sua mente. Decise comunque di andare avanti, chiedendo a sua volta al Lago se fosse soddisfatto del proprio lavoro, mentre rimuginava su ciò che si erano appena detti.

Amo da sempre la medicina, se sono un'Acuan è grazie ad essa: pensa che l'Oceano mi ha chiesto di diventare un Acuan dopo una conferenza di medicina, appunto. A seguito la mia scia d'Acqua e mi ha trovato.
Inizialmente ero incredulo.
Ambisco a diventare più di una Guardia Medica, semplicemente per una questione personale.
In questi momenti della vita ti chiedi se esista davvero il fato.
Io non saprei se crederci: il lavoro che svolgo mi porta a giustificare quest'esperienza come una casualità.
Un grande punto interrogativo.


La mia collega di Divinazione giurerebbe tutto il contrario.
Rispetto le sue idee, ma non le condivido appieno: sono le nostre scelte a determinare il nostro Destino, o almeno questa è sempre stata la mia idea.


Disse, bevendo un'altro sorso di té arrivato alla temperatura giusta. Lo spicchio di limone galleggiava pigramente dentro il liquido ambrato, conferendogli quell'aroma tanto amato dalla pozionista.

Per me non è stato poi così diverso: l'Oceano è venuta a trovarmi nella mia casa in Scozia e mi ha spiegato chi ero e cosa sarei potuta diventare- disse la donna, evitando di parlare al ragazzo del sogno che aveva fatto qualche mese prima di quell'incontro. Non aveva dubbi che ogni Acuan là dentro avesse avuto un'esperienza simile, ma la docente preferì tenerselo per sè, così come non aveva ancora raccontato ad Eibhlin del mistero che aleggiava sulla morte di Heathcliff: ci sarebbe voluto ancora tempo per permetterle di apririsi tanto a fondo con una persona
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Messaggioda Jeremiah » 21/10/2013, 14:20

Jeremiah non era abituato ad entrare nelle situazioni personali di altre persone, soprattutto dal momento in cui lui stesso viveva una situazione molto particolare: come altro si potrebbe definire un uomo che non riesce a provare sentimenti, se non una situazione particolare? Le difficoltà che viveva lui, fuori dal villaggio, fuori dal suo mondo, e a contatto con l'altro mondo erano paragonabili a quelle che stava vivendo lei, seppur non proprio simili.
Entrambi erano stati segnati dalla morte di un punto di riferimento, ma Martha provava delle emozioni, anche se nel profondo della sua anima: lui invece si domandava ancora se vivesse delle emozioni e non riuscisse a percepirle.
Quello era già di per se un indice negativo: porsi una domanda così denotava un qualcosa che non funzionava come avrebbe dovuto dentro di lui, ma a tutto c'era una soluzione, e lui non era il primo degli sfortunati.
Osservò Martha mentre soffiava sul tè ancora caldo: un'abitudine insolita dato che in genere si beveva ancora caldo, anche se con maggior difficoltà tanto da sorseggiarlo in piccole quantità per volta.
Ritornando ad Heatcliff Norrel, beh... quel tasto non avrebbe dovuto toccarlo: infatti, anche se Martha parlò con un'apparente calma, dalla sua risposta poté capire che non volesse si parlasse di qualcuno che lei conosceva meglio di chiunque altro. Il suo giudizio, infatti, fu esclusivamente oggettivo, anzi, più che giudizio, era un'ipotesi.

Heathcliff Norrel non è mai stato un limite nè una parte di me da sacrificare

Non fraintendermi: forse lui era un riferimento per te, e come tale dovresti trarre maggiore incentivazione da quello che è accaduto per non abbandonare ciò che hai sempre desiderato.

Disse lui, mentre volgeva lo sguardo da lei al bicchiere di Whisky.
Aveva frainteso il suo messaggio, o lui si era spiegato male; fatto stava che non voleva assolutamente che lei rimanesse in qualche modo offesa dalle sue parole, perché se così fosse stato, allora lui avrebbe taciuto sulla questione evitando di apparire come l'egoista so-tutto-io-è-come-dico-io.
Martha continuò a parlare esprimendo il suo pensiero riguardo l'esito della sua carriera.

Credo che sia giusto lasciarmi guidare dall'Acqua che scorre in me, ma sono altrettanto convinta che parte del lavoro dipenda da me: sto andando avanti, con le mie forze e grazie anche a quelle che mi sono state donate dalla Natura in persona

Jeremiah non commentò, annuì lievemente.

Non so ancora qual è il mio destino, sinceramente: il mio vecchio sogno è stato accantonato e per ora credo che sia meglio così. Per quanto riguarda il mio ruolo di insegnante...mi piace e per ora non ho in mente altro.

Che l'Acqua ti guidi sempre!

Esclamò con un sorriso sul volto in modo da suscitare in lei almeno un sorriso.
La frase era più un brindisi, dal momento in cui levò il calice a mezz'aria, oramai vuoto. Anche se il brindisi non era effettivo, aveva comunque reso l'idea: augurarle buona fortuna, con la speranza che l'acqua potesse portare luce sulla sua via.
Il suo corpo era solo all'inizio di un processo di unificazione con l'Elemento: a lungo andare la sua anima e l'Elemento si sarebbero fusi per formare un'unica cosa, perfetta e a se stante, così come sarebbe accaduto a lui.
Successivamente Jeremiah spiegò il motivo per cui svolgeva quel lavoro - la sua passione- e come esso fosse legato alla sua posizione di Acuan. Una coincidenza straordinaria si potrebbe dire, o forse destino?

La mia collega di Divinazione giurerebbe tutto il contrario.
Rispetto le sue idee, ma non le condivido appieno: sono le nostre scelte a determinare il nostro Destino, o almeno questa è sempre stata la mia idea.


Solitamente chi pratica Divinazione ha una visione particolare di tutto l'universo, tanto che alcuni potrebbero considerarla "stramba". Io, personalmente, mi affido a tutto ciò che segue una logica e la penso come te.
Secondo Isaac Newton "Ad ogni azione corrisponde una reazione, uguale o contraria all'azione."


Concluse lui, citando il Terzo Principio della Dinamica.
Ciò aveva valenza anche negli eventi della vita non calcolabili? Avrebbe detto si, ma considerando altre situazioni avrebbe giurato di no: viveva semplicemente nell'eventualità che tutto fosse possibile: l'universo era soggetto ad una serie continua di cambiamenti, il cui risultato era il modo in cui la ripercussione avveniva sull'uomo.
Una concezione della vita molto contorta e strana, non si aspettava che qualcuno potesse capirlo, per cui non si prese la briga di enunciare la sua teoria, almeno non l'avrebbe scambiato per un folle.

Per me non è stato poi così diverso: l'Oceano è venuta a trovarmi nella mia casa in Scozia e mi ha spiegato chi ero e cosa sarei potuta diventare

E la cosa non ti ha spaventata all'inizio?

Domandò lui, curioso di come lei avesse vissuto quella fase: lui aveva accettato principalmente perché credeva che in parte la soluzione alla sua "apatia" risiedesse nella Gilda; in secondo luogo perché aveva percepito nella Gilda il suo futuro: non era stata una casualità l'incontro con l'Oceano, bensì una conseguenza alla partecipazione alla conferenza di Medicina. L'Elemento in lui l'aveva guidato a casa, al suo posto: era una tessera di un immenso mosaico.
Il giovane MediMago attirò l'attenzione del barista, mentre sul tavolo lasciò scivolare qualche moneta per pagare entrambe le ordinazioni; il cameriere ringraziò e ritornò al suo lavoro.

Seguendo un ragionamento razionale non si dovrebbe accettare una cosa del genere; mi spiego: una persona senza Elemento, se sentisse parlare delle Gilde penserebbe che si tratti di un'idiozia, invece noi non l'abbiamo fatto. L'Elemento ha deciso per noi, forse? E se così sia, la cosa non mi dispiace.
Qualcosa di davvero strano...


Riflesse lui con un mezzo sorriso incredulo.
Chi avrebbe mai pensato all'esistenza di corporazioni il cui scopo era quello di salvaguardare il Conflux? Lui non aveva mai pensato nemmeno all'armonia della natura in vita sua, eppure qualcosa era cresciuta dentro di se. L'Elemento si era sviluppato, e lo stava facendo ancora.
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Messaggioda Martha » 09/11/2013, 11:10

Non fraintendermi: forse lui era un riferimento per te, e come tale dovresti trarre maggiore incentivazione da quello che è accaduto per non abbandonare ciò che hai sempre desiderato.

Le sembrava strano sentir pronunciare quelle parole da un perfetto sconosciuto, sebbene lei e Jeremiah fossero accomunati da un legame che andava al di là di quello del sangue. Annuì alle parole dell'americano, senza però controribattere, riflettendo sulle sue parole. Aveva realmente sbagliato modo di agire? Il ricordo di Norrel avrebbe dovuto spingerla a continuare invece che frenare il suo sogno? Quelle domande imperversavano nella sua mente, mentre la donna riprendeva a parlare, spiegando che in qualche modo lei stava andando avanti, grazie anche alla scoperta dell'elemento che albergava nel suo animo.

Che l'Acqua ti guidi sempre!

Sempre...

Sollevò la sua tazza di té ancora piena, stando ben attenta a non farla cadere, e rispose al sorriso di Jeremiah con uno altrettanto sincero e delicato. Era strano, ma stare con lui le suscitava delle sensazioni contrastanti, turbando in parte la sua serenità d'animo. Era in presenza di un confratello e questo non poteva che renderla felice, ma l'argomento che i due avevano toccato era ancora spinoso per il suo cuore, tanto che la Bennet aveva preferito troncare subito il discorso sul suo mentore e sui suoi trascorsi, sebbene dentro di lei i pensieri vagassero alla ricerca del suo passato.

Solitamente chi pratica Divinazione ha una visione particolare di tutto l'universo, tanto che alcuni potrebbero considerarla "stramba". Io, personalmente, mi affido a tutto ciò che segue una logica e la penso come te.
Secondo Isaac Newton "Ad ogni azione corrisponde una reazione, uguale o contraria all'azione."


Per sua fortuna, l'argomento di conversazione si spostò su un terreno più solido o, per meglio dire, navigò in acque tranquille, passando a discutere sulle molteplici probabilità della vita, l'azione del Fato su di essa e la propria personale visione di come andasse avanti il tempo.

Esatto! Ho sempre pensato che le mie scelte avrebbero costruito il mio futuro passo per passo e che il Destino non dovesse essere preso in considerazione.
Forse sbagliamo il modo di concepire l'arte della Divinazione: essa potrebbe essere una sorta di, diciamo, calcolo delle probabilità. Il divinante non legge il futuro, si limita a capire, in base alle nostre scelte passate, quale potrebbe essere un nostro possibile futuro.
Naturalmente, la mia è solo un'ipotesi e non ho ancora ben chiaro il meccanismo con il quale questo potrebbe avvenire. Ma in fondo, nessun mago o strega sano di mente crederebbe mai possibile che si possa avere un'unione completa con alcuni elementi della natura e sfruttarne la loro potenza magica, eppure io e te esistiamo, insieme ai nostri confratelli e all'Acuan Diluvium...e alle altre Gilde. Insomma, è sempre meglio non dare mai nulla per scontato, non credi?


Era da tanto che non condivideva con qualcuno pensieri e ipotesi, mettendo in discussione le molte credenze radicate nel pensiero magico comune. Si stava divertendo nel mettere alla prova l'intelletto del suo interlocutore, forse spinta dallo stesso spirito con il quale Heathcliff era solito insegnarle Pozioni, spingendola a superare le proprie barriere mentali e a pensare in grande. Aveva parlato così a lungo e con tanto entusiasmo, che il suo té si era ormai completamente raffreddato del tutto. Martha non si curò però della temperatura della bevanda, sorseggiandola ancora fino a finirla del tutto. Nel frattempo, Jeremiah iniziò una nuova discussione, parlando di come fosse stato avvicinato dall'Oceano ad un seminario di Medicina e di come gli fosse stato proposto di entrare a far parte degli Acuan. La docente, dal canto suo, rivelò di essere stata avvicinata anche lei da Eibhlin, ma nella sua villa in Scozia, senza però parlare del sogno che l'aveva in un certo senso messa in guardia da quel possibile incontro.

E la cosa non ti ha spaventata all'inizio?

Certo...

Ammise sorridendo, quasi quel sentimento fosse ormai una cosa naturale. E come avrebbe potuto non essere spaventata nello scoprire una simile verità? Lei sarebbe cambiata, il suo modo di fare sarebbe cambiato, le sue conoscenze sarebbero cambiate: aveva provato paura, ma quando aveva guardato il Supremo Capo degli Acuan aveva visto nel suo sguardo tranquillità e rassicurazione. Si era fidata di Eibhlin e non si era pentita della sua scelta, sebbene il suo percorso fosse ancora all'inizio. Interruppero per un attimo il discorso, mentre Martha osservava l'americano pagare il conto anche per lei, senza darle la possibilità di fermarlo. Lo ringraziò quindi del gesto gentile, lasciando poi che fosse lui a riprendere il filo là dove l'avevano lasciato.

Seguendo un ragionamento razionale non si dovrebbe accettare una cosa del genere; mi spiego: una persona senza Elemento, se sentisse parlare delle Gilde penserebbe che si tratti di un'idiozia, invece noi non l'abbiamo fatto. L'Elemento ha deciso per noi, forse? E se così sia, la cosa non mi dispiace.
Qualcosa di davvero strano...


Hai detto bene, una persona senza l'Elemento. Ma in noi, l'Elemento era già presente e questo probabilmente ci ha influenzati.
Non credo che esso abbia il potere di decidere del nostro destino, ma la consapevolezza di avere qualcosa di diverso, di sentirlo dentro di noi ci ha spinto a credere in qualcosa alla quale, normalmente, non avremmo mai creduto.
Io lo sento ancora adesso: il rumore dell'acqua che scorre dentro di me...una sorta di piccolo ruscello, che va avanti e si ingrandisce ogni giorno di più. Prima era solo una goccia distillata e ora è questo. Come potevo non credere alle parole dell'Oceano, quando io stessa sentivo che ciò che stava dicendo era la verità?
La razionalità non sempre riesce a comprendere. Si impone dei limiti, limiti da noi conosciuti e che sono difficili da abbattere. D'altro canto, l'istinto va oltre qualsiasi barriera, senza un freno, ma a volte riuscendo a toccare verità che la ragione non riesce a raggiungere.
Credo che non bisogni mai eccedere nè nell'uno nè nell'altro. Per creare una pozione, bisogna essere logici e ferrei nei ragionamenti, ma quel pizzico di intuito e di creatività fa la differenza fra un buon pozionista ed un genio nel campo delle Pozioni.
Non è così anche per il tuo lavoro?
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Messaggioda Alexis » 02/01/2014, 15:11

[Zona Ghiacciata distante dal Villaggio Acuan - Fine Agosto - Domenica - ore 10.23]


Sola.
Una sensazione che, anche se forse non era facile da comprendere, risultava del tutto nuova per Alexis Parker: certo, per i due anni dopo il diploma non era praticamente mai stata ferma, non si era mai goduta le amicizie, la famiglia o il fidanzato, perché impegnata a correre da una parte all'altra tra stage, tirocini, master, convention e quant'altro, ma aveva sempre pensato dentro di sé di essere circondata dai propri cari anche se non poteva stare fisicamente con loro, e tanto bastava a farla stare meglio... ma poi, due mesi prima, Typhon aveva deciso di troncare la loro relazione, di tornare da Arianna per stare con lei, ed era stato allora che l'ex Delfina aveva cominciato a sentirsi sola.
Aveva sempre tanto da fare, anzi, ora come ricercatrice ancora più del solito - grazie all'Acuan Diluvium che aveva saputo indirizzarla verso un Centro di Ricerca Sperimentale di Genetica ad Oslo nel quale era stata assunta come assistente - ma a differenza di prima non c'era più la certezza di avere l'amore dell'Erbologo con sé, come un caldo mantello nelle giornate più fredde... e questa mancanza faceva sentire il Ruscello irrimediabilmente solo, anche quando si trovava in mezzo agli Acuan e dunque circondata dalla sua seconda famiglia; si era buttata nel lavoro, passando al centro anche 12/14 ore consecutive al giorno e guadagnandosi da subito il soprannome di "Formichina" per la sua laboriosità, un epiteto che non le dispiaceva nemmeno troppo - e sapeva anche di meritarselo, in fondo l'archivio perfettamente e meticolosamente ordinato del Centro parlava da sé.
Ogni sera, poi, tornava nel piccolo appartamento che le era stato messo a disposizione nel Villaggio Acuan invece che nel suo bilocale ad Hogsmeade, quello che aveva condiviso con Typhon per quasi due anni, proprio perché il pensiero di essere circondata dai ricordi di loro due felici le faceva troppo male - e lì poi era stato dove il ragazzo le aveva comunicato la propria decisione di voler mettere fine alla loro relazione: nonostante tutto, però, nonostante il lavoro, il dormire in un posto diverso, la solitudine aveva comunque avvolto il cuore di Alexis, facendola distaccare da tutto e tutti per permetterle di elaborare il dolore a modo proprio; non poteva permettersi di piangere, infatti, di mostrarsi debole e lasciarsi andare perché aveva troppe cose da fare e le avrebbe dato fastidio perdere tempo, ma sapeva anche che se si fosse aperta con qualcuno, confidata e sfogata, avrebbe finito per crollare, ed era l'ultima cosa che avrebbe voluto per se stessa.
Distaccarsi da ogni situazione, dalle persone, era dunque l'unico modo che Alexis aveva per rimanere integra, per non cadere in ginocchio e piangere per ore, forse giorni, finendo con l'essere esausta, spossata ed ancora più vuota di prima; e in questo l'aiutava lo stare a contatto col proprio Elemento ed il suo sottotipo.
Acqua e Ghiaccio le stavano accanto, l'avvolgevano, e a lei piaceva lasciarsi circondare solo da essi, nella zona più distante dal Villaggio Acuan, nel punto in cui gli unici colori presenti erano l'azzurro del cielo ed il bianco delle montagne, come quella mattina di Domenica nella quale l'ex Delfina, non dovendo lavorare, si era potuta concedere una passeggiata rilassante fino al suo luogo preferito: gli occhi del Ruscello si sposavano perfettamente col paesaggio di fronte a sé, mentre i capelli lunghi, scuri - più di quanto fossero mai stati, una decisione di cambio di look dopo essere stata lasciata - le accarezzavano il viso dalla pelle diafana, quello non era cambiato con la crescita, sfiorandole anche ogni tanto le labbra piene; le forme piene erano coperte dai vestiti, pantaloni neri e maglione grigio che però sparivano sotto un enorme poncho caldo nero, nella cui tasca interna era nascosta la bacchetta di lei, ravvivato da motivi geometrici colorati che la scaldava e le permetteva di nascondersi dentro di esso quasi completamente quando, ad esempio, si sedeva a terra, visto che in posizione eretta le arrivava fino a metà coscia.

Immagine


I piedi, infine, erano chiusi in un paio di pesanti scarponi invernali che le permettevano di muoversi agevolmente sulla neve, rendendo così completo il suo look che non si sarebbe potuto considerare più invernale e ghiacciato di così.
Alcune nuvolette le sfuggivano dalle labbra quando respirava, a causa della bassa temperatura, eppure Alexis in quel momento non si sarebbe voluta trovare in nessun altro posto.
Quella, al momento, era casa sua.

Spoiler:
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Ultima modifica di Alexis il 15/01/2014, 13:59, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda Jeremiah » 02/01/2014, 16:21

[Zona Ghiacciata distante dal Villaggio Acuan - Fine Agosto - Domenica - ore 10.23]

Non era insolito vederlo passeggiare da solo, anzi era una cosa piuttosto comune: i Gildati dell'Acqua sapevano che tipo fosse Jeremiah, sapevano che amava la pace e la tranquillità, sapevano che per lui restare solo non era un problema.
In ospedale erano rimasti sorpresi nel constatare che il suo carattere orgoglioso e introverso si stava sbloccando negli ultimi tempi e molti si chiedevano cosa gli fosse capitato che l'aveva sciolto in maniera così repentina: ma quello era un segreto che teneva per sé, ci teneva ancora molto al suo orgoglio, seppur non lo rimarcava in maniera troppo evidente.
Aveva donato molti più sorrisi da quando aveva incontrato Aryanne, molti più "Grazie" o "Prego", ma soprattutto i suoi occhi non cambiavano colore solo per via di un comportamento che lo infastidiva, era molto più piacevole quando si dipingevano di verde per piacere e calore.
Che dire, si era un po rivoluzionato? Era la parola che meglio si adattava a quello sconvolgimento interiore, nonostante la personalità cinica persisteva nel suo essere: aveva cominciato a supporre che fosse una predisposizione nel sangue.
Ora piaceva anche a se stesso: non doveva più preoccuparsi delle espressioni torve della gente o dei colleghi che cambiavano corridoio in ospedale, disposti a percorrere un tragitto più lungo, pur di non passargli davanti. Tra coloro con cui aveva a che fare dello staff medico non c'erano solamente l'Oceano o Alexis Parker (Gildata come lui), scambiava qualche parola un po con tutti, ma faticava ancora ad avere una conversazione scorrevole e tranquilla.
Era uscito dal villaggio, camminava tra la neve e il ghiaccio e le guance erano leggermente infreddolite dall'aria glaciale (l'Elemento faceva sì che non morisse assiderato, pur non indossando abiti troppo pesanti). Camminava sulla neve, le mani in tasca, una avvolta intorno alla bacchetta che a intervalli gli scivolava per via dell'umidità tra il legno e le dita.

Immagine

Indossava una camicia blu notte, scoperta solo al colletto; a coprirlo c'era una giacca di panno grigia che sorpassava i poco la vita e indossava dei pantaloni blu scuro.
Lo sguardo era perso nei propri pensieri, nelle sue riflessioni: era proprio lo sguardo di qualcuno che passeggiava da solo in totale pace e tranquillità.
In verità lui una meta ce l'aveva: poco dopo il villaggio, infatti, si poteva godere di una magnifica vista: montagne ghiacciate e innevate circondavano la fredda pianura in cui si trovava e creava una sorta di mosaico dipinto da colori freddi, in cui predominava il blu e l'azzurro del cielo, maggiormente accentuato dal bianco delle montagne sullo sfondo.
Non immaginava che qualcuno potesse aver avuto la sua stessa idea, infatti non era solo, aveva compagnia: una ragazza dai capelli mori era di spalle a lui, intenta a scrutare anch'ella il maestoso quadro naturale che gli si presentava agli occhi.
Avvicinandosi la riconobbe subito ed ebbe un tuffo al cuore notando che si trattava di Alexis, la ragazza che lavorava con lui in ospedale.
Dopo che fu sicuro che si trattasse proprio di lei ruppe il silenzio, cercando di non spaventarla troppo nel caso lei non si fosse accorto della sua presenza:

Ciao...

Che dire, ancora non era abituato con le aperture delle conversazioni, tuttavia quello era un passo gigante se confrontato al fatto che mesi prima - in quella situazione - non le avrebbe detto un bel nulla.
Scrutò il volto di Alexis: era diventato così bravo nello studiare le circostanze che il solo fatto che lei si trovasse lì, tutta sola, stava ad indicare che qualcosa non andava: per lui invece era diverso; chi lo conosceva non si sarebbe insospettito se l'avesse visto in quel posto a fissare un punto chissà dove in totale silenzio, perché lui era fatto così.
Aprire una conversazione con Alexis era un po complicato dal momento in cui erano state poche le occasioni in cui si erano incrociati e in quelle poche volte si erano solamente salutati, né una chiacchiera in più né una chiacchiera in meno.

Come mai da queste parti?

Accompagnò un sorriso a quella domanda che avrebbe azzardato chiunque se fosse stato al suo posto: sorridendo sperava di infonderle un senso di tranquillità e di trovare così qualcosa di cui poter parlare.
L'aria intorno era silenziosa, così come nel villaggio durante le prime ore del mattino. Qualcun altro al posto loro avrebbe nutrito un po di sgomento.
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Messaggioda Alexis » 02/01/2014, 20:09

Non si aspettava che qualcuno la raggiungesse in quel luogo così lontano dal centro del villaggio e per questo così sperduto: non aveva instaurato rapporti di grandi amicizie con nessuno, e le uniche persone che conosceva più che a livello di estraneità erano Martha Bennet, la sua ex professoressa di Pozioni - era stata una bella e grande sorpresa per l'ex Delfina ritrovarla lì, tra gli Acuan - l'Oceano e Jeremiah Murray, perché le era capitato di lavorare con entrambi, o meglio, nella loro stessa struttura; da quando era stata assunta nel CRSG (Centro di Ricerca Sperimentale di Genetica) però, si faceva vedere molto meno all'ospedale di Reykjavík, poiché il tempo che le rimaneva al di fuori del lavoro come Assistente Ricercatrice era poco, e in fondo più che affiancare le infermiere nei compiti più semplici all'ospedale non è che potesse fare, avendo un avendo una semplice conoscenza di base delle più elementari norme di pronto soccorso.
Per questo, non avendo instaurato un particolare rapporto con i suoi Confratelli, non aveva previsto che qualcuno la andasse a cercare, per quanto l'arrivo di Jeremiah non avvenne seguendo quel motivo, bensì per una semplice voglia del Lago di stare da solo, un po' come lei - anche se per lui era routine, mentre per lei la situazione che stava vivendo da un paio di mesi a quella parte.
Immersa nei propri ricordi, poiché quelli erano gli unici momenti in cui si permetteva di pensare a quanto accaduto, quando nessuno poteva notare i suoi occhi chiari farsi velati di lacrime e sofferenza, non si accorse dell'arrivo del Confratello, né sentì i suoi passi alle proprie spalle, per quanto in parte anche grazie alla neve che attutiva di molto ogni suono: qualcuno avrebbe potuto prenderla per sprovveduta ed imprudente per la sua incapacità di accorgersi dell'arrivo dell'altro, ma conoscendola forse non le si sarebbe potuto dar troppo torto se ora si trovava così totalmente devastata dalla fine della sua relazione con Typhon; era stato il suo primo amore, il suo primo ragazzo, il primo in tanti sensi - anche se non in quello più intimo - la persona con cui era stata insieme per cinque anni... come biasimarla?

Ciao...

Sobbalzò palesemente quando la voce di Jeremiah la raggiunse, non aspettandosi minimamente di sentire qualcosa di diverso dal proprio respiro, intorno a lei: il capo si mosse veloce, quasi fulmineo, verso la propria sinistra, e gli occhi inquadrarono velocemente il volto di colui che aveva parlato, anche perché la voce non era abbastanza familiare ad Alexis per permetterle di riconoscerne il proprietario alla cieca; ricacciò indietro le lacrime che avevano velato il suo sguardo e sbatté le palpebre un paio di volte, facendo lunghi e profondi respiri dietro al collo del poncho per calmare i battiti del proprio cuore, accelerati a causa dello spavento.

Come mai da queste parti?

Le ci vollero alcuni istanti prima di riuscire ad aprire le labbra ad un sorriso convincente, ma alla fine ce la fece e con esso accolse la presenza del Lago accanto a sé, muovendo leggermente il capo verso di lui.

Buongiorno, Jeremiah.

Lo salutò, educata come sempre anche se dentro di sé rifletteva sul fatto che quella era la prima volta che s'incontravano fuori dall'ospedale: non una cosa così assurda visto che Alexis al Villaggio Acuan ci era sempre stata poco prima della rottura, e dopo di essa aveva preso sì l'abitudine di viverci, ma al tempo stesso di chiudersi nell'appartamento che aveva a disposizione e non uscirne più.

Avevo voglia di stare da sola... - rispose l'ex Delfina, prima di rendersi conto della portata della cavolata appena pronunciata - ... in realtà credo sia esattamente il contrario: mi sento così sola che considero questo l'unico posto in cui sentirmi a mio agio.

Non lo conosceva, ma ovviamente l'Acqua dentro di lei la spingeva a fidarsi perché riconosceva nell'altro un Confratello, un alleato, un amico, qualcuno su cui contare perché unito a lei proprio dall'Elemento in comune.

E tu, invece?
Sei venuto fin qui per ammirare il panorama?
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Messaggioda Jeremiah » 08/01/2014, 15:16

Non si aspettava di trovare qualcun altro lì, Jeremiah pensava di essere l'unico a visitare quel posto, a conoscerne i segreti, a riversare i propri segreti: alla vista di Alexis capì che il suo rifugio era anche il rifugio di qualcun altro e conteneva anche i segreti di qualcun altro. Questo non era certo un problema per lui, ma si chiese se c'erano altri - oltre lui e la ragazza - che si recavano lì nei momenti di sconforto o di svago.
Provava per quell'ambiente una sorta di attaccatura, perciò la presenza di qualcun altro lo aveva spiazzato, come se qualcuno fosse entrato di nascosto in casa sua: evidentemente non era solo casa sua, era anche quella di Alexis e probabilmente anche quella di molti altri Acuan.
Il suo arrivo colse di sorpresa la giovane donna, la quale ebbe quasi un sussulto nel vederlo lì: quando si voltò verso di lui Jeremiah si rese conto di aver interrotto Alexis, la quale - era evidente - aveva pianto: i suoi occhi erano più gonfi e il freddo rimarcava il rossore sotto i suoi occhi azzurri e puri.
Per quanto Alexis si sforzasse di trattenere le lacrime era impossibile nascondergli quel particolare, però quando parlò la sua voce era integra e delicata, non rotta come lui si era immaginato che fosse. Non singhiozzava e per questo gli fu grato: non gli era capitato spesso di consolare una ragazza in preda ai suoi problemi personali, eppure avrebbe saputo come comportarsi con lei: l'Elemento dell'Acqua li legava nonostante non fossero mai stati così attaccati o confidenziali l'un l'altra.

Buongiorno, Jeremiah.

Jeremiah rimase a guardarla senza alcun cenno mentre lei stendeva le labbra in un sorriso cordiale: notò che nonostante fosse provata dalle lacrime, la sua bellezza esteriore - evidente a chiunque la conoscesse - era rimasta intatta, come se la debolezza a cui si era lasciata andare non potesse scalfirla più di tanto.
Non ricordava più com'era piangere: non ricordava quella sensazione anche perché piangeva di rado e l'ultima volta che aveva pianto risaliva a parecchi anni prima, per il resto preferiva sfogare il suo dolore o la sua emozione in altri modi.
Si avvicinò cauto, quasi come se avesse paura e lei potesse fargli del male, ma la verità era che era stato preso alla sprovvista ed in un certo senso era bloccato, ma poi il ghiaccio si ruppe e le fu vicino.

Avevo voglia di stare da sola...

Forse vuole che vada via...

Suggerì una voce nella sua mente, per cui volse lo sguardo altrove, entrando in una stato di incertezza.
Avrebbe fatto meglio a poggiarle una mano sulla spalla, in segno di comprensione, e magari togliere il disturbo, ma Alexis si corresse subito, motivandolo a restare lì al suo fianco.

... in realtà credo sia esattamente il contrario: mi sento così sola che considero questo l'unico posto in cui sentirmi a mio agio.

Ho scoperto quest'area durante il mio primo anno nella Gilda, avevo perso recentemente una persona molto importante per me - non le spiegò di Sabrina perché quella storia avrebbe richiesto molto tempo e non voleva annoiarla - Pensavo di essere l'unico a venire qui, ma evidentemente non è così.

Le rivolse un sorriso dolce e consolatorio, avrebbe dovuto prendere la situazione in maniera leggera se voleva alleggerirla dal peso della tristezza e dello sconforto.
Non si era mai visto nei panni del ragazzo comprensivo e sdrammatizzante: era più abituato a restarsene in disparte, ma le cose erano cambiate tanto dal momento in cui l'Acqua aveva cominciato a crescere dentro di lui, soffiandogli dentro una personalità nuova e bella, a tratti quasi delicata.
Ora Jeremiah era al suo fianco e guardava la superficie di un laghetto di acqua cristallina che avevano proprio davanti: l'acqua era così trasparente che intuì [Intuito (Perspicacia) = 21] che la temperatura doveva essere ancora più fredda rispetto a quella dell'aria che riempiva i polmoni.

E tu, invece?
Sei venuto fin qui per ammirare il panorama?


Come?!
Oh io...
- Jeremiah aveva ancora lo sguardo posato su quel laghetto di acqua come se stesse soppesando di farci un bagno - Veramente no, ho visitato questo posto così tante volte che oramai il panorama potrei disegnarlo ad occhi chiusi.

Inaspettatamente si piegò sulle ginocchia e posò la mano sulla superficie dell'acqua, sorridendo quando l'acqua solleticò appena il palmo, poi la immerse sempre di più.
L'incontro tra l'Elemento e l'acqua gli donò un senso di piacere, che quando cacciò la mano dal laghetto si dispiacque un poco.

La maggior parte delle volte vengo qui per lasciarmi andare alle mie riflessioni - con un cenno della testa indicò l'area circostante - Pensavo di essere l'unico a visitarlo.

Le rivolse un sorriso come per farle capire che non era così, che anche lei - come lui - ci andava lì e ci passava del tempo.
Avviando un discorso sperava di distogliere Alexis dal motivo per il quale il suo morale non era proprio alle stelle. Non era stata molto chiara, per cui non conoscendo a fondo la sua vita privata non avrebbe mai immaginato che la causa di tanto malessere fosse un ragazzo chiamato Typhon Seal.
Al contrario, però, non era sorprendente il fatto che lei fosse fidanzata con qualcuno.
Con un gesto inaspettato allungò la mano liscia verso il viso di lei e le carezzò la guancia, asciugandola dalle lacrime che si erano incollate al volto.
Un gesto inaspettato da Jeremiah Murray ma non da Acuan qual era, anche se le due identità, con il trascorrere del tempo, si stavano congiungendo.
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