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Atrium - Ottavo livello

Accesso al Ministero della Magia

Messaggioda Jeremiah » 18/10/2013, 14:09

[Atrium | Sabato | Ore 11:30]

Raramente si recava al Ministero della Magia: se avesse potuto, Jeremiah avrebbe evitato ben volentieri quel luogo tanto caotico che destabilizzava fortemente il suo senso di tranquillità: nemmeno l'ospedale era tanto confusionario. La gente continuava a urtarlo mentre percorreva la piazza centrale del Ministero in gran fretta: maghi che reggevano scope spezzate, qualcuno che continuava a ripetere frasi strane riguardo la morte di un proprio familiare, ed altri individui soggetti ad altre maledizioni o fatture strane. Oramai aveva fatto l'abitudine a quegli strani casi, per cui si dirigeva all'uscita senza degnare alcuno di particolare attenzione.
Malediceva se stesso per il suo interesse e l'assidua frequenza dei Master che il Ministero indiceva una volta al mese, solitamente.
Il Lago disponeva di pazienza in grande quantità, ma quell'ambiente non lo sopportava: l'Acqua che scorreva nel suo corpo lo assisteva e supportava in qualunque situazione, per cui in condizioni normali avrebbe gettato in aria tutta la folla. Aveva un carattere permaloso il signorino Murray.

Incredibile la disorganizzazione che c'è qui dentro...

Pensò mentre scansava l'ennesimo passante.
Su una spalla era appesa la cintura della borsa di cuoio; quest'ultima l'aveva dimenticata aperta, probabilmente per la fretta che aveva di uscire da quel posto.
L'abbigliamento era semplice: una maglietta bianca sotto un giubbotto beige e un paio di jeans stretti alle gambe, con dei risvolti alle caviglie (tendenze dell'ultima moda), e delle AF1 modello basso ai piedi, che lasciavano scoperte le caviglie.
Uno stile particolare il suo: c'era chi lo apprezzava, in sintonia con i suoi gusti, e chi lo apprezzava per la sua particolarità; altri invece potevano non apprezzare, ma questo era un dettaglio irrilevante per lui. Lo stile era per lui un fattore importante; alcuni avrebbero pensato che un dottore avesse dovuto avere un abbigliamento più formale, ma gli piaceva andare contro corrente.


Immagine


Nell'ultimo frangente non si era accorto però che rischiava di perdere il quaderno degli appunti che usava portare sempre con se; quest'ultimo, infatti, a causa dei continui spintoni si era sposto all'esterno della borsa di cuoio nella quale era riposto.
L'ultimo urto fece scivolare il quaderno, che cadde sul pavimento: Jeremiah non si accorse di quel particolare per la fretta, perciò procedette per la sua strada.
Arrivato all'uscita del Ministero avrebbe notato che la borsa era aperta e controllando il suo interno si sarebbe reso conto di aver perso il quaderno, quindi avrebbe ripercorso la strada a ritroso, verso l'Atrium, luogo in cui prospettava avesse perso il quaderno [Intuito (Perspicacia) = 21].

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Messaggioda Aryanne » 18/10/2013, 16:04

[Marzo - Sabato - Post Master di Erbologia - ore 11.32]


Niente da fare, non sarebbe mai riuscita ad apprezzare pienamente i Master del Ministero, a meno che non ne avessero organizzato uno di Difesa Contro le Arti Oscure e l'avessero affidato a Sandyon, il suo Mentore - di parte? Sì, assolutamente.
In ogni caso sapeva che per Vastnor era importante che lei si formasse il più possibile in ogni settore, per questo aveva deciso di andarci, anche perché non avrebbe potuto evitarselo visto che sia il proprio Mentore che Monique avevano deciso di seguirlo, persino Robyn ci era andato.
In realtà l'italiana aveva notato non poche persone da lei conosciute nell'aula Master, gremita di gente fino a scoppiare: Typhon e Alexis in prima fila, ad esempio - il primo forse per l'argomento del Master, la seconda perché secchiona ci sarebbe rimasta per la vita - o il professor McDullan e le professoresse Bennet e Samyliak, anche se ormai non erano più i suoi insegnanti... le faceva strano, in effetti, pensare a loro come persone "esterne", poterle salutare magari anche per nome, pur col dovuto rispetto; scosse il capo, non notando per sua fortuna la presenza di Vergil in fondo alla sala - essendo più massiccio di come se lo ricordasse, sarebbe stato difficile per lei riconoscerlo senza guardarlo attentamente - una consapevolezza della sua presenza che altrimenti sarebbe stata per lei motivo di grande imbarazzo.
Seduta tra Robyn e Sandyon, con le gambe accavallate e le braccia incrociate all'altezza del petto, la Mercenaria ascoltò distrattamente il parlare del Master Teacher del giorno, tale Noah Pellegrino, a cui rese il merito se non altro di conferire alla voce un timbro che permettesse di considerare interessante ciò che stava dicendo; in realtà per alcuni - vedi Alexis o Typhon - interessante lo era davvero, ma per lei si trattava di una marea d'informazioni che si sarebbe evitata volentieri.
Non disse nulla di negativo, tuttavia, non sbadigliò né si agitò con aria annoiata sulla sedia: al contrario, prese quella situazione come un'occasione per esercitarsi, per affinare la sua capacità di mimetizzarsi nell'ambiente visto che un Mercenario coi controfiocchi sapeva essere convincente in qualsiasi ruolo si fosse trovato a dover interpretare; quando - finalmente - il Master finì, l'italiana salutò con un sorriso affettuoso Sandyon, Monique e Robyn, che erano diventati un po' la sua famiglia, e con un cenno del capo Simon e Martha, fermandosi poi a parlare per qualche secondo con Typhon e Alexis, più il primo visto che la seconda doveva schizzare allo stage di Medicina.

Ma si ferma mai a riprendere fiato?

Domandò all'amico la ragazza, un sopracciglio alzato verso la figura di Alexis che scompariva in mezzo alla folla che riempiva il Ministero.

Tsk, il fiato per lei ormai è obsoleto, adesso ci sono i libri... Vive di quelli.

Già, lo immaginavo... ci vediamo Ty!

Lo salutò con un bacio sulla guancia ed un sorriso, ricordando ancora la faccia che aveva fatto l'ex compagno di Casata quando gli si era presentata davanti nella sua nuova veste di Mercenaria: voltando il capo, incrociò lo sguardo di Tisifone, che si era attardata per parlare col Master Teacher a fine lezione, e la salutò con un lieve sorriso, prendendo poi a camminare con aria più o meno pensierosa; incredibile come le cose fossero cambiate così tanto, nel tempo.
La Samyliak era un esempio palese di quel cambiamento, tanto per dirne una: l'aveva odiata ai tempi della scuola, e invece da quando si era diplomata ed aveva avuto modo di conoscerla un po' meglio - l'aveva incrociata ogni tanto a casa di Monique, ed era stata proprio la Vice Preside di Hogwarts ad informarla che lei e la donna erano cugine, chiedendole però il massimo riserbo sulla faccenda - si era resa conto che non era poi così male, magari un po' rigida ma meno stronza di quanto credesse; aveva persino iniziato a trovare meno assurdo il suo abbigliamento, ancora tradizionale ma senza quei fronzoli assurdi che portava in classe, e quando si erano incrociate prima del Master erano persino riuscite a salutarsi più o meno cordialmente - Arianna avrebbe giurato di notare una sfumatura di apprezzamento nello sguardo della Samyliak, forse per il vestito indossato dalla Mercenaria.
Era stato Vastnor, peraltro, a dirle di vestirsi in maniera elegante, visto che lei ci sarebbe volentieri andata in jeans e maglietta, per stare comoda: assecondando il suo Mentore, invece, aveva indossato un vestito blu notte, con una casacca morbida a maniche corte e scollo a V profondo sopra e una gonna molto stretta - e corta - che le fasciava le coscie solo in parte, lasciando il resto scoperto; ai piedi delle scarpe décollétés cariche di strass con tacco alto, a spillo, che riprendevano nel loro luccicare lo stesso tessuto o quasi della borsetta che si era portata appresso, con dentro la sua bacchetta e gli altri oggetti di prima necessità femminile.
I capelli erano castani con molte ciocche più tendenti al biondo, una nuova colorazione per lei che aveva preferito non indossare orpelli aggiuntivi sul proprio corpo - come l'anello di famiglia che di solito portava - tranne un orologio elegante che le aveva regalato Robyn dopo la riuscita della sua prima missione da Mercenaria.

Immagine


Si era diretta dunque verso l'uscita del Ministero, passando per l'Atrium gremito di persona che correvano da una parte all'altra, beandosi del ticchettio delle sue scarpe sul pavimento - suono che adorava - e notando le occhiate maschili che le venivano rivolte, trovandole abbastanza legittime visto che primo, era una bella ragazza - lo sapeva, e l'allenamento con Sandyon non aveva fatto altro che scolpire un corpo già bello di suo - e secondo, era vestita sì elegantemente, ma non in modo propriamente sobrio.
All'improvviso, un particolare oggetto per terra catturò la sua attenzione: un quaderno, che evidentemente era caduto a qualcuno; accigliandosi, Arianna lo raccolse, provando a sfogliarlo per capire se ci fosse scritto da qualche parte il nome del suo proprietario.

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Messaggioda Jeremiah » 18/10/2013, 21:15

Mentre ripercorreva la strada al contrario, teneva la testa china, in cerca di un oggetto rettangolare sul pavimento; a volte alzava la testa per evitare che la folla non lo travolgesse, altre volte - quando era inevitabile - urtava i passanti, scoccando loro occhiate non proprio amichevoli.
Il passo adagio e gli occhi come quelli di un falco, Jeremiah non riusciva a scorgere alcuna traccia: possibile che qualcuno in così poco tempo si fosse accorto di un oggetto così inconsistente rispetto a tutta la folla che ospitava l'Atrium? Tutto era possibile, se si trattava della mercenaria Arianna Ricciardi: ma lui non poteva saperlo. Non sapeva nemmeno chi era questa Ricciardi.
Se l'avesse conosciuta avrebbe affermato con certezza che potevano considerarsi come cane e gatto: una troppo vivace, l'altro troppo silenzioso e poco incline alla cordialità.
A entrambi conveniva sbrigare quella restituzione, altrimenti le chiacchiere avrebbero comportato una lite verbale molto accesa: lui non era il tipo che ringraziava con mille sorrisi e complimenti chi gli rendeva un favore, un semplice "grazie" era più che sufficiente, almeno che non si fosse trattato di un Acuan. Lei non avrebbe accettato quel suo atteggiamento, per cui il Ministero sarebbe diventato un campo di guerra.
Ancora non si riusciva a spiegare perché con i Gildati dell'Acqua riuscisse ad aprirsi, mentre con la gente si rinchiudeva nella sua corazza.
La risposta più attendibile era una sola: si fidava degli Acuan, di chi - come lui - aveva all'interno l'elemento dell' Acqua; dalla gente, invece, non sai mai cosa aspettarti: sono pronti a pugnalare alle spalle alla prima occasione, gli Acuan avrebbero messo in gioco la propria vita pur di evitare impiastri al prossimo.

Dannazione... Dove sarà finito?

Imprecava mentalmente, mentre girava lo sguardo da una parte all'altra sul pavimento, in cerca del fantomatico quaderno.
La ricerca era impedita dalle gambe di una miriade di persone, per cui sarebbe stato difficile avvistarlo senza perlustrare un'area per almeno cinque minuti.
Di colpo, qualcosa distolse le sue attenzione: tra tutti gli arti in movimento, c'erano due gambe scoperte, proprio di fronte a se, ferme, a circa un metro di distanza.
Erano gambe visibilmente femminili, sode e toniche, che proiettavano un corpo altrettanto snello e sinuoso, appartenente ad una giovane donna dai capelli castani, una sfumatura abbastanza chiara, tendente al biondo miele.
Era abbastanza alta, ma togliendole i tacchi che portava i piedi poteva dedurre che fosse almeno dieci o dodici centimetri più bassa di lui. Ne osservò tutto il corpo salendo con lo sguardo, poi posò le sue iridi grigio-azzurro su quelle castano di lei.
Le rivolse un sorriso che a primo impatto sarebbe potuto apparire cordiale, in realtà era abbastanza ironico.

Ti dispiace?

Disse, sporgendo la mano in avanti con il palmo riverso verso l'alto, in un gesto che significava palesemente " Potresti ridarmelo, ora", o meglio, "Ridammelo, ora".
Non era proprio il tipo di donna con cui si sarebbe potuto permettere di fare dell'ironia, tuttavia Arianna, se avesse avuto buon senso, non lo avrebbe attaccato fisicamente lì davanti a tutti, tanto meno avrebbe cominciato a urlargli contro, attirando così l'attenzione di tutti.
Nonostante il suo corpo agisse in quel modo, così automaticamente, la sua mente pensava, o tutto al più, ammirava, ben altro.
Quello però le sarebbe stato difficile captarlo, anche perché i suoi modi erano in completa divergenza con il suo pensiero.

Complimenti, ragazzina...

Ehi, frena! Questo non sei tu!

Un'altra voce lo frenava, quella più ostile, quella meno cordiale, quella che lo rendeva quel che era esattamente. In quel momento la stava ignorando: la sua mente era impegnata ad osservare ben altro che le proprie consuetudini.
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Messaggioda Aryanne » 18/10/2013, 21:39

Niente.
Né un nome, né un indirizzo, niente di niente.
Solo una marea di appunti scritti in una grafia elegante, e presi in modo ordinato e preciso: appunti sul Master di Erbologia che Arianna aveva appena seguito, peraltro, quindi probabilmente il proprietario del quaderno era stato presente con lei poco prima - non che questo diminuisse il campo di ricerca visto che la sala era gremita, e lei conosceva un decimo dei presenti.
Arricciò il naso, chiedendosi se fosse il caso di portare quel quaderno allo sportello "oggetti scomparsi" - ma ce n'era uno, al Ministero? - così da permettere eventualmente al proprietario di cercarlo lì, quando si accorse di un paio d'occhi che la stavano fissando.
Alzò lo sguardo, incrociando quello chiaro di una ragazzo che le stava di fronte: doveva essere poco più grande rispetto all'italiana, ed era alto, parecchio visto che anche coi tacchi la Ricciardi era comunque più bassa di lui di un paio di centimetri; era di bell'aspetto comunque, con dei lineamenti del viso marcati e mascolini, un fisico asciutto e delle labbra piene, ma anche provando a studiarne meglio i tratti Arianna non lo ricollegò a nessuno che conosceva.

Ti dispiace?

Si posò una mano sul fianco destro a quella domanda, fissandolo con un sopracciglio inarcato e schioccando la lingua sul palato in un'espressione quasi scocciata, mentre si girava il quaderno tra le dita con aria piuttosto svogliata.

Non sai nemmeno chiedere per favore?

Domandò di rimando, squadrandolo con lo sguardo dal basso verso l'alto, con un'aura di superiorità e stronzaggine pura: mantenne quel cipiglio per qualche secondo prima di lasciarlo sparire, evaporare come una nuvola di gas che fece emergere un'Arianna diversa; il braccio scivolò dal fianco per tornare parallelo ad esso e le labbra si aprirono, incurvandosi verso l'alto e permettendo ad una risata divertita di aleggiare tra loro.

Dai, stavo scherzando! - esclamò l'italiana, passando dalla ragazza bella e stronza alla ragazza sì, sempre bella, ma totalmente alla mano e simpatica - Tieni, sono contenta tu l'abbia ritrovato, ero indecisa se portarlo all'Ufficio Oggetti Scomparsi... ma così ti sei evitato il fastidio di doverlo andare a riprendere chissà dove.

Aggiunse la giovane donna, allungando il quaderno in direzione di Jeremiah per permettergli così di rimpossessarsi di ciò che gli apparteneva: lo squadrò nuovamente, ma niente, non le ricordava nessuno di conosciuto; non che dovesse per forza conoscere ogni singola persona che incontrava.

Dovresti scriverci il tuo nome o qualcosa del genere sopra, comunque, così sarebbe più difficile perderlo... pensa se te l'avessero calpestato fino a renderlo inutilizzabile! - lei si sarebbe incazzata non poco al posto suo - Comunque... hai seguito il Master di Erbologia anche tu, vero? Ti è piaciuto?

Non che volesse costringerlo a fare conversazione per forza, ma era la prima volta da quando si allenava con Sandyon dopo la sua prima missione che interagiva con qualcuno che non fosse lui o il suo stesso Mentore, perciò il ragazzo di fronte a sé rappresentava una bella novità a cui Arianna sperava di non dover rinunciare tanto presto.
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Messaggioda Jeremiah » 19/10/2013, 15:14

Ok, non si era posto certo con gentilezza, ma non poteva farci nulla: era fatto così, non riusciva a comportarsi altrimenti.
Era consapevole anche del fatto che quella era una pecca: la gente si allontanava quando si comportava così, chi si sarebbe mai avvicinato ad un ragazzo diffidente e scortese? Forse qualcuno di abbastanza folle, ma era capace di allontanare anche quelli, anzi, loro in primis.
Se qualcuno rispondeva a tono alle sue provocazioni era più soddisfatto rispetto a quando si allontanavano spaventati o dispiaciuti. Non poteva dire che allontanare le persone lo rendeva felice: un pizzico di tristezza si insinuava dentro di se, ed era una sensazione crescente, man mano che allontanava sempre più gente.
Da quando era entrato nella Gilda quella sensazione si annullava nei momenti di comunità e si ripristinava quando era fuori, tra la gente "comune".
Era arrivato a tal punto che, anche cercando di comportarsi differentemente, il suo cervello lo vincolava a fare nel solito modo: tutto si era amplificato dalla morte di Sabrina. L'isolamento da tutti e da tutto era stata la soluzione migliore, secondo lui, per superare l'ostacolo, soluzione che presentava degli effetti collaterali.

Non sai nemmeno chiedere per favore?

Il suo tono era acceso: si aspettava una reazione del genere, era un tipico.
Alzò il labbro, in un sorriso divertito e al contempo sorpreso: non vedeva il motivo per cui chiedere scusa, ma non perché si rifiutasse di chiederlo con cortesia per una questione di orgoglio, ma perché effettivamente non vedeva l'effettivo motivo.
Erano due caratteri particolari a confronto: ci sarebbero stati i fuochi d'artificio.

Non vedo il motivo per cui...

Dai, stavo scherzando!

Ehm!? Non mi aspettavo una reazione simile.

Tieni, sono contenta tu l'abbia ritrovato, ero indecisa se portarlo all'Ufficio Oggetti Scomparsi... ma così ti sei evitato il fastidio di doverlo andare a riprendere chissà dove.

Jeremiah osservò il quaderno contenente gli appunti sul Master di Erbologia che aveva appena seguito, come se si trattasse di un oggetto potenzialmente oscuro: la risposta di Arianna l'aveva preso in contropiede, non si aspettava tanta gentilezza dopo essere stato così sfrontato e privo di tatto.
Allungò a sua volta il braccio per riprendere il quaderno; non c'erano dubbi: era il suo. Una volta aperto il quaderno ne riconobbe la grafia sottile e ordinata, atipica di un dottore (si diceva che i dottori avessero una grafia molto disordinata e confusionaria, addirittura incomprensibile).
Nel frattempo che sfogliava il quaderno con l'aria di chi avesse ritrovato un oggetto dopo tanto tempo, ascoltò distrattamente Arianna.

...indecisa se portarlo all'Ufficio Oggetti Scomparsi... ma così ti sei evitato il fastidio di doverlo andare a riprendere chissà dove.

Cosa? Cioè, io... Non sapevo esistesse un Ufficio Oggetti Scomparsi in questo posto.

E con un dito additò la sala intorno a loro, con lo sguardo verso il soffitto alto.
Nessun segno di cordialità; Jeremiah non riusciva ad aprirsi, anche se l'Acqua scorreva dentro di lui da tempo oramai: si aspettava forse che la sua apertura sarebbe venuta da se? Era lui a dover incoraggiare la propria anima, a fare il primo passo verso quel traguardo... Ma quel passo, ora, era come mettere un piede sull'orlo di un burrone: la paura di cadere era tanta che ogni volta che ci provava si allontanava sempre di più da precipizio; probabilmente la cosa giusta da fare sarebbe stata gettarsi nel vuoto ad occhi chiusi, senza temere cosa ci potesse essere alla fine di quel lungo salto: un atterraggio morbido? O un arrivo brusco e violento? Da entrambe le esperienze ne avrebbe tratto comunque beneficio.

Dovresti scriverci il tuo nome o qualcosa del genere sopra, comunque, così sarebbe più difficile perderlo... pensa se te l'avessero calpestato fino a renderlo inutilizzabile!

...

Comunque... hai seguito il Master di Erbologia anche tu, vero?

...

Ti è piaciuto?

La sua voce era gentile, ma di lì a poco il suo tono si sarebbe trasformato; Jeremiah non poteva immaginare che genere di donna fosse Arianna Ricciardi, ma di lì a poco sarebbe venuto a conoscenza del suo sangue freddo, della sua energia e della sua grinta, del suo spirito di fuoco.
Era una donna molto forte, ma per come gli stava parlando, Jeremiah avrebbe dedotto tutt'altro, credendola forse... indifesa? No, non proprio, forse era più esatto "docile".
Quanto si sbagliava: se avesse saputo la sua vera natura non l'avrebbe mai freddata in quel modo, così come aveva fatto con tutti quelli prima di lei, Acuan esclusi.

Sei seccante.

Una frase senza sentimento, priva di ogni preoccupazione, gettata lì semplicemente per il gusto di farlo.
Il suo scopo non era nemmeno quello di offenderla, o di trattarla male: voleva solo che smettesse di parlare; non sapeva che significasse interagire con qualcuno, ma più precisamente non sapeva che cosa fosse una conversazione pacifica, senza provocazioni.
Continuò a guardarla negli occhi, sfidandola involontariamente a sostenere il peso di quello sguardo privo di sentimento, solo all'apparenza.
Qualcosa si muoveva dentro di lui, due forze opposte: una che gli diceva di continuare così, come aveva sempre fatto fino a quel momento, l'altra totalmente opposta, che seguiva una ragione e il cuore; sì, aveva un cuore, e batteva anche.

Ora ti riconosco; lei è come gli altri.

Cosa stai combinando? Lei vuole solo conversare con te: che male c'è a scambiare due chiacchiere con lei? In più è molto carina.

Quello che accadde dopo fu qualcosa di davvero singolare: un peso scivolò via dal cuore; al contempo distolse lo sguardo da lei e gli occhi cominciarono a vagare altrove, incapaci di guardarla in viso.
Una nuova emozione si insinuò dentro di lui: il rimorso. Stava riconoscendo i suoi errori, e al contempo quelli commessi in passato.
Le labbra si mossero e la voce che ne uscì fuori era diversa dal solito tono privo di emozione: piano, tutte le emozioni si stavano scongelando, e qualcosa stava sbocciando dentro la sua anima. Era un processo molto lento, per cui quello era solo l'inizio.
Avrebbe dovuto interagire con altri affinché si ripristinasse ordine dentro di se, così come un fiore bisognava di acqua e luce per potersi schiudere completamente.
Lui Acqua ne aveva, necessitava di maggiore luce.

Io... Io... Non volevo, scusami...

Si poggiò una mano sulla nuca, mentre teneva la testa bassa, come quando un bambino veniva rimproverato e maturava dentro di se il riconoscimento dei propri errori, arricciando il muso.
Se si fosse visto un mese prima non avrebbe mai detto di essere se stesso, forse l'avrebbe identificato come una sorta di clone, ma non con il nome di Jeremiah Murray.
Poi, con voce incerta, riprese a parlare.

Io... n-non so cosa... cosa significa provare delle emozioni... Mi dispiace.

Forse Arianna non lo avrebbe giustificato, ma se l'avesse fatto, c'era la speranza che Jeremiah diventasse un altro ragazzo, con il tempo: magari avrebbe imparato ad amare, a ritornare quello che era prima della morte di Sabrina, a costruire una famiglia e a farsi degli amici fuori dal villaggio Acuan. Avrebbe sorriso ancora, e riso sul prato dopo una lunga corsa con la persona che amava.
Ma se Arianna non lo avesse giustificato, allora avrebbe rischiato di spegnere nuovamente quella fiamma che si era riaccesa nel suo profondo.
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Messaggioda Aryanne » 19/10/2013, 19:50

Inizialmente aveva fatto un po' la stronza, tanto per prenderlo in giro: in realtà, a voler essere onesta con se stessa, Arianna dovette ammettere che forse, anni prima, avrebbe davvero risposto in quel modo e di sicuro non per finta, per un semplice gioco; strafottente e un po' sopra le righe ancora, ma era una ragazzina, niente di più; ora non era certo una gran donna di mondo, ma si sentiva più matura, più consapevole, vuoi per l'essere andata a vivere da sola o quasi, se si considerava il fantasma metafotico di Roberta che aleggiava per casa, vuoi per l'aver iniziato a prendersi cura di un altro essere vivente, vuoi forse per l'aver tolto la vita ad un uomo, avvenimento che magari l'aveva fatta crescere di botto, chi poteva dirlo.
In ogni caso, subito dopo, lasciò cadere quella maschera del passato per mostrare la nuova se stessa, sorridente, allegra e disponibile, alla mano soprattutto: e a questa nuova lei di sentirsi dire "per favore" o "grazie" non interessava, in fondo non le stava costando niente ridargli il quaderno o, al massimo, portarlo all'Ufficio apposito.

Cosa? Cioè, io... Non sapevo esistesse un Ufficio Oggetti Scomparsi in questo posto.

Perché, esiste? - domandò l'italiana con una risata genuina, di chi non sta ridendo dell'altro ma, piuttosto, di se stessa - In realtà non ne sono sicura nemmeno io, avrei girato un po' e chiesto a qualcuno... e tutto per il tuo quaderno, pensa come sei fortunato!

Spontanea, totalmente, con un modo di fare spigliato e solare: l'aver finalmente superato lo scoglio per lei più grande - sopravvivere alla sua prima missione, dimostrare a se stessa che poteva essere una Mercenaria e superare la morte di un uomo avvenuta per causa sua - l'aveva resa più forte e meno tesa di prima, di quando ancora tutto era incerto; si stava ancora allenando, naturalmente, ma ora non erano più allenamenti finalizzati a diventare una Mercenaria, quanto più ad avanzare in quella carriera.
E c'era una bella differenza.

Sei seccante.

Aveva parlato in modo più o meno generale, commentando l'assenza d'indicazioni sulla proprietà del quaderno prima, e informandosi su come Jeremiah avesse trovato il Master dopo; in effetti lui non aveva dato alcun segno di voler rispondere, e fu chiaro con quelle sue parole che non amava particolarmente fare conversazione.
Tuttavia Arianna non si scompose, anzi, scoppiò a ridere e scosse il capo, alzando le spalle con aria nient'affatto dispiaciuta o indignata, offesa per quelle parole.

Oh, beh, di solito il primo commento altrui è "sei bella", ma vedrò di accontentarmi e apprezzo l'originalità!

Esclamò del tutto tranquilla, a proprio agio: aveva imparato grazie a Robyn e Sandyon l'arte della pazienza, e della volontà di lasciarsi scivolare le cose addosso, che spesso poteva essere scambiato per menefreghismo anche quando si trattava semplicemente d'imparare a non prendersela per qualsiasi cosa; e fu proprio ciò che fece Arianna in quel momento, col ragazzo, usare una battuta per lasciarsi scivolare sulla pelle quello che, a rigor di logica, sarebbe apparso come un insulto.
Sostenne lo sguardo di lui serenamente, con un lieve sorriso che le aleggiava sulle labbra, ed era anche pronta a congedarsi - visto che evidentemente non gli interessava scambiare due parole con lei - quando all'improvviso qualcosa in lui cambiò, come se fosse... imbarazzato.
No, non era imbarazzo forse quello che gli aleggiava negli occhi, nello sguardo che non sosteneva più il proprio, ma non avrebbe saputo come altro definire il sentimento - rimorso - che gli leggeva dentro, e che lo portò poco dopo a scusarsi con un tono ben più contrito e carico di sfumature di quello atono usato precedentemente.

Io... Io... Non volevo, scusami...

Ehi, guarda non importa, non me la sono presa!

Io... n-non so cosa... cosa significa provare delle emozioni... Mi dispiace.

Avrebbe voluto dire che a persone del genere, considerato Sandyon, ci era abbonata ormai, ma le parve in qualche modo poco cortese fare un paragone di quel tipo, anche perché era evidente che a lui fosse costato non poco ammettere quella verità e che non fosse a suo agio nel ritrovarsi in quella definizione.
Arianna gli fece un sorriso più deciso e dolce, non di compassione o pietà ma quasi di amichevole cordialità, allungando la mano verso di lui per lasciarla così sospesa a mezz'aria.

Che ne dici, ricominciamo da capo?
Mi chiamo Aryanne Vastnor, tanto piacere!


Ricominciare la conversazione, come se si fossero appena incontrati, e cominciare con qualcosa di semplice, come il piacere che si poteva provare nel conoscere una persona nuova: se Jeremiah voleva davvero provare delle emozioni doveva iniziare con qualcosa di semplice e non troppo destabilizzante, e perché non poteva essere lei a fargli da "coach" in quella nuova avventura?
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Messaggioda Jeremiah » 19/10/2013, 23:13

Sabrina se ne era andata da tempo oramai, e si era portata con se una parte di lui: le emozioni; da quando lei era morta, ogni cosa si era svuotata del proprio significato, e il tutto appariva tristemente vuoto e spento agli occhi di Murray - addirittura le persone - includendo se stesso.
Aryanne Vastnor non avrebbe mai potuto immaginare di avere di fronte a se un perfetto uomo "inanimato", per cui il suo modo di fare le sarebbe potuto sembrare scortese e ineducato. Il minimo che potesse fare era semplicemente ringraziarla, ma nemmeno quello rientrava nei suoi modi di fare. Aveva smesso di provare qualunque tipo di sentimento per la gente, tranne le persone che con lui avevano condiviso ogni cosa, come alcuni amici che aveva avuto alla Cyprus, i suoi genitori e gli Acuan, anche se con i primi due il tutto era ridotto rispetto ad un tempo.
Una volta rideva e scherzava con tanta naturalezza che se lo avessero visto ora avrebbero stentato a credere di avere davanti il Murray che credevano fosse anni prima.
Tutto in lui era cambiato, e non che a lui piacesse, anzi: aveva una voglia pazzesca di tirare tutto fuori, ma gli era impossibile, principalmente perché lui riteneva fosse impossibile.
"Volere è potere" avrebbe detto qualcuno: per lui no. La volontà c'era ma nulla stava cambiando: o voleva troppo poco?
Quello era un fattore che non aveva mai preso in considerazione; infatti, non gli era mai capitato di pensare che era lui il motivo della sua stessa condizione: una prigione umana.
Il problema si risolveva alla radice.

Oh, beh, di solito il primo commento altrui è "sei bella", ma vedrò di accontentarmi e apprezzo l'originalità!

Non si aspettava nemmeno quella risposta: la ragazza era una vera sorpresa.
Uno schiaffo sulla faccia si, magari se lo sarebbe pure meritato, ma non tanta disinvoltura e naturalezza: era la prima che si lasciava spiattellare una cosa simile senza ribattere con tono, oppure allontanarsi rapidamente.
Notò tutt'altro che modestia nel suo essere, ironia o meno che fosse, ma quel particolare lo incuriosiva maggiormente, lo divertiva.
Qualcosa però accade di colpo dentro di se, come se il vaso contenente tutti i sentimenti repressi fosse giunto al limite e quell'ennesima goccia causò uno svuotamento di tutto quello che aveva accumulato fino a quel momento: la cosa sarebbe stata preoccupante, in quanto non sarebbe stato sufficiente prendere coscienza di avere del succo all'interno, ma di rimettere al proprio posto ogni emozione: un processo molto lungo, che solo tempo ed esperienza avrebbero potuto portare a termine.
Le scuse che le rivolse poco dopo furono banali, come piangere sul latte versato in pratica; tuttavia era un ulteriore passo avanti: aveva riconosciuto l'errore commesso e di conseguenza aveva cercato un modo per riparare la cosa, seppur avesse utilizzato quello più futile che esistesse.

Ehi, guarda non importa, non me la sono presa!

Ammettere di non provare emozioni fu una cosa così difficile come istintiva, tanto che un attimo dopo di domandò se avesse fatto la cosa giusta o meno: in effetti Aryanne avrebbe avuto perfettamente ragione se non se ne fosse interessata minimamente, dopotutto avevano scambiato giusto due chiacchiere, per di più non amichevoli.
Teneva ancora lo sguardo basso, e sentiva imbarazzo o qualcosa del genere aleggiare nell'aria: che sensazione strana per lui, quasi nuova. Non la provava dai tempo in cui frequentava la Cyprus: era come nascere una seconda volta e assaporare ogni particolare della vita, nel bene e nel male; quel genere di esperienza poteva dire che stava nel mezzo, neutrale.
Nonostante non avesse la visuale di Aryanne capiva che stava studiando il suo comportamento, provando a capire cosa stesse vivendo e il suo gesto fu la prova che la neo-Mercenaria avesse a cuore la sua situazione e che volesse aiutarlo ad uscire da quel baratro.
Con la coda dell'occhio scorse un movimento, quindi automaticamente alzò la testa, notando che gli tendeva la mano.
Il viso era ornato di un sorriso dolce che gli trasmetteva tranquillità e gli permetteva di mettersi a suo agio.

Che ne dici, ricominciamo da capo?
Mi chiamo Aryanne Vastnor, tanto piacere!


Ha un nome familiare...

Infatti il cognome Vastnor apparteneva al professore di Difesa Contro le Arti Oscure che insegnava ad Hogwarts, tuttavia non avrebbe fatto subito questo collegamento, ma in un secondo momento avrebbe ipotizzato una loro parentela [Intuito (Sesto Senso) = 20].
Osservò con titubanza la sua mano, poi posò gli occhi nuovamente nei suoi e con un tremolio al braccio lo sollevò e la sua mano liscia andò ad afferrare quella di lei: il cuore sembrò alleggerirsi ancora.
Quando lei avesse toccato la sua pelle, avrebbe potuto avvertire una sensazione di freschezza, dovuta all'Acqua che aveva fatto confluire istintivamente nelle dita della propria mano.
Poi, con fare dolce e incerto, l'avrebbe stretta di poco, alzando un angolo della bocca in una specie di sorriso, o almeno quella era l'intenzione.

Jeremiah... Jeremiah Murray.

La sua voce si caricò di decisione e di un tono rispetto a poco prima.
Perché avesse tanta premura era un mistero, ma le era grato per quello che stava facendo: non tutti al posto suo avrebbero agito allo stesso modo.
Che anche quello fosse un segno del destino?
Qualcuno lo proteggeva da lassù: aveva già un'idea riguardo chi si potesse trattare.

Tu non sei tenuta a fare tutto questo, ci conosciamo a malapena, anzi, per nulla, eppure lo fai.
Perché?


Domandò d'istinto: era curioso di sentire la motivazione di Aryanne; forse era semplicemente una sua caratteristica, come quelli che seguivano il principio "Aiutare il prossimo", o qualcosa di simile.
O ancora perché le andava di farlo: magari se l'avesse incontrata un giorno prima o un giorno dopo avrebbe lasciato perdere.
A questa domanda solo lei avrebbe saputo rispondere, per cui inutile riempirsi di ipotesi, lei avrebbe dato una risposta definitiva.
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Messaggioda Aryanne » 20/10/2013, 0:22

Ormai si era abituata a presentarsi in quel modo, con quello che all'effettiva ormai era il suo vero nome visto che tutti i suoi documenti lo riportavano, ma all'inizio era stato piuttosto strano, soprattutto quando qualcuno la chiamava "Aryanne" o "signorina Vastnor" e lei non si voltava subito, pensando ce l'avessero con qualcun altro: ogni tanto si chiedeva se e quanto tra i Mercenari si fosse fatto il collegamento tra quel nome e quello d'arte che aveva scelto per il lavoro, "Xena", non sapendo se Velarko, o Asveras, o chi per loro, si fosse preso la briga di fare ricerche sul suo conto; le interessava fino ad un certo punto comunque, perché tanto non sarebbe cambiato nulla.
Asveras sapeva già che lei era l'apprendista di Sandyon, e Velarko si era beccato dalla ragazza una gomitata nei gioielli di famiglia, quindi faceva bene a non scherzare con lei né a prenderla troppo sottogamba: si stava allenando duramente con Sandyon, stava sputando lacrime, sudore e sangue ad ogni sessione come se fosse l'ultima della sua vita, arrivando a fronteggiare i propri limiti per superarli ancora una volta; sentiva il suo corpo cambiare nuovamente, anche se non credeva fosse possibile, percepiva i propri riflessi scattare, e sapeva di non aver ancora dato il massimo, di non aver ancora raggiunto il punto ultimo... ma ci sarebbe arrivata prima o poi, dando tempo al tempo.
Intanto si godeva quei piccoli momenti di libertà come una chiacchierata post-Master con un ragazzo sconosciuto, seppure il loro inizio non fosse stato propriamente dei migliori: eppure, forse anche grazie all'atteggiamento sfrontato ma alla mano, genuino di Aryanne, colui che aveva di fronte pareva essersi sciolto un po', e la conferma le arrivò quando allungò a sua volta la mano per stringerla leggermente, con un lieve sorriso.

Jeremiah... Jeremiah Murray.

Il nome non le diceva nulla, ma era anche comprensibile visto che lavoravano in due settori del tutto diversi - cosa che lei ignorava al momento - e non conoscendo l'esistenza delle Gilde non poteva nemmeno ipotizzare ch'egli fosse un Acuan come la fidanzata del suo migliore amico, Alexis, ipotesi che al contrario avrebbe potuto formulare nel notare la freschezza della sua mano, che passò invece del tutto inosservata agli occhi della figlia adottiva di Vastnor.

Tu non sei tenuta a fare tutto questo, ci conosciamo a malapena, anzi, per nulla, eppure lo fai.
Perché?


Domanda lecita, senza dubbio: non lo conosceva, si erano appena presentati e a dirla tutta all'inizio lui era stato anche piuttosto scortese... allora perché?
Non rispose subito a quella domanda, e non perché volesse mantenere chissà quale mistero nei suoi confronti, ma perché non essendosi posta il problema si era ritrovata a dover riflettere a sua volta su quel quesito così da dargli una risposta che fosse ponderata e non buttata lì a casaccio tanto per dirgli qualcosa.

Forse perché è un buon periodo per me, e mi va di poter aiutare qualcuno che magari ne ha bisogno - rispose dunque: presto avrebbe effettuato la sua prima missione con Faith, aveva stretto un legame ben più solido con Sandyon, aveva Yuna e conosceva anche Mog... certo, c'erano ancora un paio di questioni in sospeso, ma come avrebbe potuto non essere felice per ciò che si era conquistata fino a quel momento? - O forse perché semplicemente so come ti senti... io non l'ho sperimentato sulla pelle in prima persona, ma una persona a me molto cara ha la tua stessa difficoltà, perciò... mi fa piacere poter essere d'aiuto, nel mio piccolo.

E ovviamente si riferiva a Sandyon, anche se le motivazioni per cui entrambi soffrivano dello stesso male erano di natura ben diversa, una medica e fisica mentre l'altra più psicologica; questo non le rendeva differenti su un piano di gravità, ma semplicemente faceva sì che una, quella di Vastnor, fosse molto più complicata da curare rispetto alla seconda, quella di Jeremiah, su cui magari si sapeva già dove operare rispetto all'altra che necessitava, al contrario, di un intervento medico - o di un miracolo divino, a seconda della prospettiva.

E poi non mi costa niente essere amichevole con te, in fondo lo volevo essere fin dall'inizio, perciò... mi basta continuare sulla stessa linea di prima!

Aggiunse l'italiana con una placida alzata di spalle, come se la cosa fosse quasi ovvia per lei: molte persone passando li osservavano, un po' perché erano fermi in mezzo all'Atrium, un fatto strano già di suo, ed un po' perché come già detto Aryanne era quel tipo di ragazza che, soprattutto in abiti come quello, attirava l'attenzione; non che ci si sentisse a disagio, alla fine non era vestita in modo volgare e non aveva nulla di cui vergognarsi, ma effettivamente era un po' stupido rimanere immobili come statue.

Qui vicino, appena usciti dal Ministero, c'è un bar carino... non so se lo conosci, comunque fanno degli aperitivi che sono la fine del mondo: ti va di andare a bere qualcosa insieme o devi scappare?
Così, nel caso, potresti rispondere alla prima domanda che ti ho fatto
- se il Master gli era piaciuto o meno - e raccontarmi qualcosa di più sulla vita del misterioso e cupo Jeremiah Murray...

Non lo stava prendendo in giro in modo cattivo, anzi, il sorriso che le aleggiava sulle labbra era assolutamente bonario: non ci stava nemmeno provando con lui, non era stata carina per rimorchiarlo o per chissà quale secondo fine; le andava di bere qualcosa, e se poteva farlo in compagnia era sicuramente meglio, rendeva il tutto meno deprimente visto che era una delle poche volte che si poteva concedere una libertà di quel tipo.
Se tuttavia il ragazzo avesse detto di essere impegnato, allora l'avrebbe lasciato andare senza problemi, non volendo di certo costringerlo a rimanere se altri impegni, sociali o di lavoro, lo attendevano da un'altra parte.
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Messaggioda Jeremiah » 20/10/2013, 8:03

Aryanne Vastnor stava aiutando un perfetto sconosciuto: quello era un mistero agli occhi di Jeremiah, che non ebbe timore di domandare il motivo per quell'azione generosa e premurosa. Alla fine il motivo era secondario, il fatto che lo stesse facendo non ammetteva alcun dubbio nella sua testa: era felice, seppur non lo desse a vedere, che qualcuno si prendesse cura di lui, anche se la sensazione era come quando si insegnava ad un bambino a camminare.
Quell'esperienza, se si fosse conclusa a buon fine, avrebbe lasciato alcuni segni sulla pelle di entrambi: o almeno era difficile dimenticare qualcuno a cui ci si è offerti spontaneamente per aiutare: Aryanne si sarebbe ricordata di lui, probabilmente; e lui non avrebbe potuto che fare altrimenti: la ragazza appariva ai suoi occhi come una salvatrice. Un male con cui aveva pensato di dover convivere fino alla morte che poteva essere spezzato, scacciato in qualche modo: era un fulmine a ciel sereno quella notizia.
La signorina Vastnor non rimase subito alla sua domanda e lui capì che aveva bisogno di riflettere per rispondere sentitamente: alla fine la risposta non gli dispiacque, anzi, fu sufficiente per comprendere appieno ciò che stesse vivendo lei in quella situazione.

Forse perché è un buon periodo per me, e mi va di poter aiutare qualcuno che magari ne ha bisogno

In tal caso sarei fortunato.

O forse perché semplicemente so come ti senti... io non l'ho sperimentato sulla pelle in prima persona, ma una persona a me molto cara ha la tua stessa difficoltà, perciò... mi fa piacere poter essere d'aiuto, nel mio piccolo.

Ora comprendeva il motivo per cui si era offerta in quella "missione": qualcuno molto vicino a lei viveva quello che stava vivendo lui: il suo nome? Sandyon Vastnor, ovviamente, ma lui questo non lo poteva immaginare, a stento poteva intuire una sorta di legame fra i due in base al cognome.
Annuì, ascoltando la sua spiegazione, non sapendo bene che dire: prima d'ora, quei discorsi non era abituato ad ascoltarli, solamente se avessero qualche inerenza con il lavoro che svolgeva e quindi che influissero su qualche trauma del paziente.
Era decisamente la sua giornata fortunata: ancora doveva realizzarlo bene, ma perdere quel quaderno era stata una vera fortuna; se avesse potuto, avrebbe svuotato la sua borsa qui e lì per l'Atrium, ma dubitava che altre persone fossero come Aryanne: oltre ad una forte ed energica volontà, la ragazza possedeva anche un pizzico di specialità.
Lei non lo avrebbe saputo, ma lui se n'era accorto dal momento in cui aveva fatto un passo indietro, provando rimorso: un'emozione che mai gli era accaduta prima d'ora.

E poi non mi costa niente essere amichevole con te, in fondo lo volevo essere fin dall'inizio, perciò... mi basta continuare sulla stessa linea di prima!

Concluse, facendo spallucce; lui si limitò ad annuire, non sapendo bene cosa dire.
Nel frattempo alcuni passanti stavano sostando lì vicino, soffermandosi su di loro, in particolare su di lei: era una donna strabiliante, fisicamente e a quanto pareva anche nell'animo, per cui era palese che in molti le rivolgessero delle occhiate eloquenti.
Lui si voltò intorno e poté scorgere la molteplicità delle attenzioni rivolte verso il punto in cui trovavano loro.
Una sensazione abbastanza fastidiosa: sorrise maliziosamente per quello che stava per fare, ma prima si rivolse nuovamente a lei.

Guarda un po.

Guardandolo in volto, avrebbe potuto notare che stava socchiudendo gli occhi e che questi di lì a poco avrebbero subito un cambiamento: fece confluire l'Acqua verso le iridi questa volta, per cui si dipinsero di un azzurro molto velato, quasi trasparente, simile al ghiaccio.
Non poteva svelare la natura di quell'abilità: nessuno poteva sapere dell'esistenza delle Gilde, se non fosse stato l'Oceano in persona ad informarlo.
Avrebbe semplicemente alzato le spalle, con l'aria di chi non sapesse come ciò fosse possibile.


Immagine


Sotto lo sguardo penetrante, molti dei presenti si sarebbero rimessi in movimento, proseguendo ognuno per la propria strada.
Quando si voltò verso Aryanne gli occhi erano tornati nuovamente grigi, e se avesse chiesto come fosse possibile, avrebbe alzato le spalle con aria da inconsapevole.

Mi succede quando mi da fastidio qualcosa.

Qui vicino, appena usciti dal Ministero, c'è un bar carino... non so se lo conosci, comunque fanno degli aperitivi che sono la fine del mondo: ti va di andare a bere qualcosa insieme o devi scappare?

No, ho ancora abbastanza tempo a disposizione.
Andiamo in questo posto, anche perché prima esco di qui e meglio è.


Il tono amaro continuava a farsi sentire a tratti, ma era un fatto logico: di certo non sarebbe scomparso con un "Evanesco", per cui era un'amara realtà con cui avrebbe dovuto convivere per un po di tempo.
Un aperitivo sarebbe stato l'ideale per continuare quella chiacchierata, piacevole già di suo, inoltre così lui avrebbe saputo qualcosa in più di lei...

Così, nel caso, potresti rispondere alla prima domanda che ti ho fatto e raccontarmi qualcosa di più sulla vita del misterioso e cupo Jeremiah Murray...

...e lei avrebbe saputo qualcosa in più del "misterioso e cupo Jeremiah Murray".

{To Be Continued...}
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Messaggioda Caroline Priscilla » 30/10/2015, 1:02

[5 Marzo 2111 - Ministero della Magia, Londra - Ore 9:20]


Nuovo giorno, nuova lezione suo vampiri per la O'Neill. Ormai erano a Marzo e questo voleva dire solo una cosa: che a fine mese il corso si sarebbe definitivamente concluso. Per Cappie, concludere quel corso, non significava solo avere un attestato che le riconosceva la sua capacità combattive contro i vampiri: avrebbe significato poter iniziare finalmente a lavorare con Marshall, aprirsi la strada per una nuova carriera, imparare dal migliore e avere qualcosa di concreto su cui lavorare. Sì, sarebbero state molte le soddisfazioni che le avrebbe dato concludere quel mese e l'irlandese non vedeva l'ora che così.
Come al solito, si era presentata tranquilla quella mattina al Ministero, per prendere parte alla lezione teorica. Non erano previsti allenamenti nel pomeriggio, per cui avrebbe impegnato solo la mattinata e poi sarebbe stata completamente libera di ritornare da Axell. Per l'occasione, dunque, niente borsa con il cambio, ma solo vestiti comodi e caldi: jeans neri attilati, maglioncino con fantasia a girocollo, stivali neri e un bel cappotto bianco, morbido e caldo, regalo del suo splendido fidanzato.

Immagine


Erano in molti che si giravano a fissarla, persino lei se ne era accorta nonostante in passato avesse sofferto di poca autostima a causa del suo aspetto fisico. Adesso che era cambiata, invece, sapeva di essere bella, una bellezza che incantava molti ragazzi e che un po' la metteva in soggezione, non essendo abituata a certi tipi di comportamento da parte del popolo maschile in generale. Era come se tutto ad un tratto fosse diventata una bellissima principessa, ma al tempo stesso -essendosi sempre sentita una sguattera nel profondo- non fosse in grado ora di gestire il suo nuovo aspetto, un aspetto che faceva sbavare molti, anche troppi ragazzi.
Era capitato spesso, durante le uscite con amici e fidanzato, che qualche malcapitato tentasse di approcciarsi a lei con molta insistenza. Ed ogni volta, quando Axell lo scopriva, montava su tutte le furie, minacciando il ragazzo di turno di rompergli ogni singolo osso del collo. La O'Neill immaginava che avrebbe dovuto imparare ad essere più autoritaria e meno sorpresa da certe scene: ormai avrebbe dovuto conviverci per il resto della sua vita e per la salvaguardia di ogni maschio che provasse a rivolgerle la parola era meglio che si desse al più presto una mossa in quel senso..
Mentre camminava per l'Atrio del Ministero, ad un tratto qualcosa sembrò attrarre la sua attenzione: le pareva di aver visto Ariel in mezzo alla folla, ma temeva di essersi sbagliata: era cambiata di nuovo, era cresciuta e si era fatta molto bella e sensuale. Ma non era solo quello: l'Ariel che conosceva lei non camminava in quel modo -così sicuro di sè, ancheggiando e muovendo il bacino come se fosse la cosa più naturale del mondo- eppure i tratti coincidevano con quelli della sua migliore amica ai tempi della scuola e del Coro. E insomma, se si ritrovava una vecchia amica dopo tanto tempo, perchè non andarla a salutare?

Ariel!
Quanto tempo! Ma se davvero tu?
Che cosa ci fai qui?


Le chiese, abbracciandola con trasporto e stritolandola alla "Cappie style", anche se adesso le veniva tutto decisamente più semplice non essendo più bassa quanto una nana.
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2015-11-03 23:24:20 Caroline Priscilla d20 11  
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