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Interno Foresta

Messaggioda Indigo » 12/05/2013, 13:26

Ferdy rideva, ma a lei non dispiaceva, che fosse per prenderla in giro o per semplice divertimento derivante dalle sue parole: le piaceva sentire quel suono, soprattutto quando nasceva spontaneo dalle labbra di qualcuno. Il sorriso permase sulle labbra della Druida, i cui occhi brillarono per tutto il tempo in cui l'altro si lasciò andare a quella risata genuina: il petto continuava ad alzarsi ed abbassarsi regolarmente, segno che il cuore preservava un numero naturale di pulsazioni e che non era né agitata, né spaventata, o altro.
Sapeva, però, che quel suo modo di fare poteva confondere, stranire, lasciare perplessi: d'altronde, per quanto fosse innocua e disarmata, era pur vero che il comportamento di Indigo fosse ben strano rispetto a quelli a cui, probabilmente, il ragazzo era abituato. Dubitava, ad esempio, che qualcuno avesse mai parlato della Foresta Proibita in quel modo, prima: forse solo i docenti di Cura delle Creature Magiche e di Erbologia, affascinati da ciò che il luogo conteneva; ma per Indigo era diverso, non si trattava solo di creature magiche o di piante, ma di tutto ciò che costituiva quel posto. Che fosse il ramo di un albero secolare, un filo d'erba appena nato, la tela di un piccolo ragno o il ragno stesso, un Ippogrifo, una pianta rara o quella più comune, tutto aveva uguale importanza per la Druida, tutto era prezioso, tutto era degno di protezione in quanto frutto di Madre Natura, colei che aveva permesso anche alla giovane di essere speciale.
Anche Ferdy, almeno in parte, aveva deciso di godersi una passeggiata in mezzo al verde e, a quanto aveva detto, per poter al contempo controllare che tutto fosse in ordine, e che non ci fosse alcuna minaccia per il Castello: quelle parole la spinsero ad un approccio più malizioso verso il ragazzo, al quale si avvicinò con un sorrisetto innocente e divertito al tempo stesso per porre poi una domanda precisa, pronunciata con un tono di voce dolce, sì, ma non smielato ed appena più basso dei precedenti, velato di malizia sensuale, quella di chi sapeva essere anche provocatoria quando voleva ma senza eccedere in tal senso, rimanendo nei limiti del delicato, del tenue. Una provocazione che dunque non dava fastidio né troppo nell'occhio, ma che avvolgeva col proprio suono l'udito di chi l'ascoltava, come una coperta leggera per l'uomo che sente piccoli brividi di freddo scendergli lungo la schiena.
Attese dunque la risposta dell'altro, studiandolo con un sorriso delicato e sereno sulle labbra, gli occhi luminosi che incrociavano quelli di lui, ora fissi nelle iridi cioccolato della Druida, la quale teneva ancora le mani all'altezza del grembo, un'ulteriore riprova di come non avesse intenzioni belliche nei confronti dell'altro.
Osservò il modo in cui la mano del ragazzo si portò dietro alla nuca, denotando imbarazzo o interesse, non ne era troppo sicura - I/SS 32 - ma forse la prima opzione c'era visto il modo in cui, infine, le rispose.

Beh... Io... Non saprei.

Seguì con gli occhi quelli di lui quando si posarono a terra, coperti dalle palpebre che volevano forse celare ciò che Indigo avrebbe potuto leggere nello sguardo dello studente in procinto di diplomarsi: le guance avvamparono, ma non c'erano segni di un tale avvenimento all'esterno grazie alla carnagione olivastra di lui e, al massimo, Indigo avrebbe potuto intuirlo - I/P 38 - dal suo modo di fare.
Dolce, lo considerava tale in quel momento, molto tenero in quel modo di fare che probabilmente rispecchiava anche un'età più giovane rispetto a quella della Druida: d'altronde, se frequentava l'ultimo anno ad Hogwarts e i suoi calcoli erano esatti, doveva avere 17 anni circa, quindi sempre otto in meno di quelli di lei.
Poi, il ragazzo notò che l'altra non indossava le scarpe, una normalità per Indigo e dunque una stranezza per Ferdy, che la Druida confermò appena qualche istante più tardi: le piaceva camminare scalza in mezzo all'erba, al fuoco, all'acqua, insomma, sentire i piedi avvolti dagli Elementi naturali, ma non poteva esporsi così tanto, Dominique non ne sarebbe stata felice e lei non aveva intenzione di farla arrabbiare inutilmente; e poi era divertente anche così, perché la confusione del ragazzo era perfettamente leggibile - I/P 38 - sul suo volto, nei suoi occhi. E come potergli dare torto?

Se lo dici tu...

Non è detto che ti piaccia, sai? Magari sarà una sensazione che ti lascerà indifferente, o che addirittura ti darà fastidio... ma se non lo provi, non lo saprai mai.

Appariva quasi saggia in quelle parole, facendo però intendere che non era quel tipo di persona che voleva avere ragione a tutti i costi, ma che contemplava anche la possibilità di trovarsi di fronte persone con un pensiero diverso dal proprio; e difatti non smise di sorridere mentre pronunciava quell'affermazione, né la voce fu distorta da sfumature fastidiose di superiorità o di supponenza.
Erano ancora vicini, a circa cinque passi di distanza, ma Indigo non sembrava avere intenzione di indietreggiare, e dunque, se Ferdy si fosse voluto allontanare da lei, avrebbe dovuto muoversi di suo, non potendo contare sui movimenti della Druida.

Da dove provieni, Indigo? Sei inglese?

No, sono bulgara.
Sono nata in un piccolo villaggio ai piedi della catena montuosa del Pirin.


Non ebbe problemi a rispondere a quella domanda, poiché all'effettiva non aveva nulla da nascondere in tal senso e stava dicendo la pura verità; al massimo stava omettendo che il villaggio era quello dei Druidi e che lei stessa ne aveva fatto parte per 15 anni, ma non si poteva pretendere che ne parlasse con Ferdy come nulla fosse.
Dopo aver risposto, il sorriso di Indigo si ampliò nuovamente, assumendo sfumature divertite e maliziose, forse nuovamente provocatorie ma, come prima, una provocazione dolce, non invasiva, quasi gradevole.

Sei incuriosito da me, Ferdy?
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Messaggioda Ferdy » 12/05/2013, 20:44

La sua domanda l'aveva messo in serie difficoltà, non tanto dalla domanda in sé per sé, ma dal modo in cui lei glielo aveva chiesto: era stata diretta e il suo tono di voce era cambiato radicalmente, ma non sapeva se fosse una sua sensazione oppure perché realmente era così.
Il tutto era amplificato dalla distanza fra i due, che non era eccessivamente breve, ma accorciata rispetto a prima.
Inspiegabilmente il cuore prese a palpitare più velocemente; non sapeva più come comportarsi, era ritornato come quando aveva ancora undici anni: inesperto e incerto. Questo fardello se l'era sempre trascinato, anche se via via si era ridotto non era scomparso definitivamente.
Alla fine rispose: la prima cosa che gli frullasse per la testa; non sapeva se fosse la risposta giusta, ma supponeva che non esistesse una risposta corretta; l'importante era rispondere, e così aveva fatto.
Il sole, nel frattempo, tendeva a calare, illuminando solo la parte superiore degli arbusti, lasciando lo spazio inferiore in penombra. C'era ancora visibilità, però.
Quando rialzò lo sguardo la ritrovò ancora lì, con gli occhi fermi sul suo volto.

Sembra che lo faccia di proposito: che il mio comportamento la diverta, anche se non lo dimostra.

Così facendo lo stava mettendo in difficoltà: lo straniero era lui, ora.
Quando la assecondò in merito al piacere che comportava camminare scalzi, la donna ribatté la palla, come se lo stesse esortando a provare: lo aveva già fatto, ma non lo amava: forse perché era stato su un prato falciato, ma quello sotto i piedi dava l'idea di essere un manto molto più morbido, incolto e comodo rispetto a quello del cortile della casa di suo padre e sua madre (quella non era più casa sua).

Non è detto che ti piaccia, sai? Magari sarà una sensazione che ti lascerà indifferente, o che addirittura ti darà fastidio... ma se non lo provi, non lo saprai mai.

Proviamoci...

Si guardò le scarpe, poi si chinò e ne slegò i lacci, per poi togliere anche i calzini di cotone bianchi che gli lasciavano scoperta la caviglia.
Posò i piedi sull'erba e notò che era una sensazione del tutto diversa: il prato era simile ad un materasso di spessore ridotto, con la morbidezza di una coperta; non disse nulla, tutto quello che riuscì a fare fu un sorriso di sorpresa e piacere al tempo stesso.
Rise un po, quella solita risata leggera e amabile.
Il terreno era fresco e quel gesto lo fece sentire in un certo qual modo libero, come se stesse abbracciando la natura per la prima volta.

Hai... Hai ragione!

Esclamò Ferdy, con l'aria di un bambino che assaggia per la prima volta i cavoletti di Bruxelles e scopre che in realtà non sono poi così male.
Spostò lo sguardo dal prato alla ragazza due o tre volte; lei continuava ad osservarlo con un sorriso che ispirava serenità e beatitudine. Se cinque minuti prima era dubbioso, ora era molto più tranquillo: Indigo non poteva essere pericolosa, trasmetteva un'aura pulita, o almeno fino ad allora si: se poi fosse un'ottima attrice quello era un altro conto. Ma lui si voleva fidare di quell'impressione positiva.
Non sempre aveva fatto la cosa giusta essendosi affidato all'istinto, ma tentare ancora non era un peccato, semmai sarebbe stata la prova schiacciante, la prova del fatto che l'istinto era un male nella maggior parte dei casi.
Si gettò sul prato all'indietro, attutendo il colpo con le braccia robuste: le tenne dietro il colpo, in modo che il peso ricadesse su di esse e così facendo riuscisse a stare con il busto eretto e frontale a lei.
Presto il peso si sarebbe fatto sentire e sarebbe crollato, ma fin quando riusciva a resistere voleva rimanere in quella posizione.
Esortò lei a fare lo stesso con un gesto della mano, in modo che la conversazione potesse continuare senza difficoltà fisiche.

No, sono bulgara.
Sono nata in un piccolo villaggio ai piedi della catena montuosa del Pirin.


Annuì comprensivo.
Non conosceva quella zona della Bulgaria: aveva visitato tanti posti grazie alla sua carriera da giocatore, e tra le sue location c'era stata anche la Bulgaria, che non aveva riscosso in lui molta sorpresa, anzi, non la gradiva molto. Questo giudizio era anche influenzato dalla popolazione: lui la vedeva abbastanza rozza, tendenzialmente orientalista e dalla mentalità arcaica.
Lei, invece, si allontanava da quel genere di persona. Era così gentile e saggia: faceva dei ragionamenti logici e coinvolgenti, tanto da incuriosire l'interlocutore.
Ferdy pensava che fosse carica di mistero e che solo conoscendola con il tempo avrebbe saputo conoscerla.

Non ne ho sentito parlare...

Rifletté il Corvonero per poi scuotere il capo con una smorfia di delusione.
La sua domanda arrivò come un fulmine a ciel sereno: se il cuore avesse ripreso a battere normalmente, ora aveva incrementato il doppio i suoi battiti.

Sei incuriosito da me, Ferdy?

Non seppe che fare; seguì qualche secondo di silenzio: la sua domanda poteva significare tante cose.
Era da definire quello che intendesse lei.
Inarcò le sopracciglia in un'espressione interrogativa, senza fissarla negli occhi: sapeva che se l'avesse fatto non sarebbe più riuscito a darle una risposta sincera, intelligente, come aveva fatto prima.
Lui non voleva che pensasse di parlare con un bambino, Ferdy era più di uno studente, era più maturo rispetto agli altri, e questo suo lato usciva fuori nei momenti più inaspettati: era arrivato il momento di tirar fuori questa personalità e parlare da persona matura, perché lui era maturo.

In che senso, Indigo?

Era la prima volta che la chiamava per nome da quando si erano presentati.
Quando lo pronunciò si rese conto di quanto fosse particolare, ma anche un bel nome: nella lingua inglese il suo nome derivava da una tonalità che scaturiva tra il blu e il viola, un colore simile al blu elettrico.
La bellezza e la particolarità erano caratteristiche che aveva nel sangue.

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Messaggioda Indigo » 12/05/2013, 22:47

Il tempo che passava non era un problema, per Indigo: un po' perché grazie al Mana viveva più dei normali maghi, un po' perché, da quando era stata cacciata dalla comunità di Pirin, aveva dovuto imparare a vivere alla giornata, dove non c'erano certezze di sorta, nessuna sicurezza sul trovare qualcosa da mangiare o un posto per dormire che fosse quantomeno decente; alla luce di questo, che paura poteva provare nelle ore che passavano, sostituendo il giorno alla notte, puntellando il cielo di stelle?
Al contrario, stare in quella Foresta col Sole che tramontava rendeva il paesaggio ancora più suggestivo, le faceva venire ancora più voglia di rimanere, di immergersi in quel verde che la faceva sentire a casa, più che in qualsiasi altro luogo; per questo lo invogliò a provare, o almeno tentò di farlo, a togliersi le scarpe e sentire cosa volesse dire percepire l'erba sotto i propri piedi. In realtà non si aspettava che Ferdy provasse a seguire il suo consiglio sul momento, all'istante, ma fu piacevolmente sorpresa quando il ragazzo si abbassò con la schiena, andando a slacciarsi le scarpe per poi sfilarsele insieme ai calzini: silenziosa e curiosa, come sempre, lo osservò riscoprire la sensazione di sentire l'erba sotto le piante dei piedi, i fili sottili a solleticarla piacevolmente, dando vita ad un contatto diretto col verde.
Sentirlo ridere le fece capire senza nessuna incertezza - I/P 38 - che quel contatto gli era piaciuto, e che forse non era stato così sbagliato, per il ragazzo, seguire il suggerimento di lei.

Hai... Hai ragione!

Sorrise a quelle parole, illuminando lo sguardo e di riflesso tutto il suo viso, gioendo del piacere dell'altro per quel legame appena sbocciato con la natura: allo stesso modo, il sorriso permase quando lo vide lasciarsi cadere sull'erba, e seguì volenteri la sua esortazione a sedersi per terra; un movimento elegante fu quello delle gambe della Druida Giovane, che le flesse per appoggiarsi poi col fondoschiena a terra, le gambe piegate lateralmente col lungo vestito a coprirle, le mani posate in grembo ed i capelli mossi e lucenti ad incorniciarle un volto che esprimeva la beatitudine più totale per essere lì, in mezzo a tutto quel verde. Una coccinella iniziò a risalire dai piedi appena scoperti per il corpo della Druida, che però non diede alcun segno di fastidio, anzi: era la cosa più naturale quella, quando si trovava in posti naturali, poiché le creature la riconoscevano come pregna di Mana e, dunque, qualcuno di non pericoloso per loro, anzi.
Non l'avrebbero forse mai cercata per una carezza, ma l'avrebbero accettata se fosse partita da lei e mai si sarebbero dimostrati ostili nei suoi riguardi.
Così comodamente, per lei, seduta, lo sguardo tornò presto sul ragazzo dopo aver studiato ancora l'ambiente circostante, quei rami ora tinti di rosso per il Sole che stava iniziando davvero a tramontare: le iridi color cioccolato abbracciarono la sua figura fino a tornare sul viso, ed il capo s'inclinò leggermente di lato, come già le era capitato, rispondendo alla sua domanda sulle proprie origini prima di porre quella domanda velata di malizia innocente e curiosità sincera. Che lo stesse provocando si poteva intuire, ma proprio perché la sua compagnia non le dispiaceva, voleva che quelle provocazioni non fossero motivo di disagio, per Ferdy, al massimo d'imbarazzo nel doversi rapportare con qualcuno dell'altro sesso.
Silenziosa e tranquilla attese che l'altro rispondesse, notando senza difficoltà che lo studente dell'ultimo anno non la stava guardando negli occhi in modo voluto, che stava intenzionalmente evitando il suo contatto: ipotizzò - I/P 38 - fosse per imbarazzo, forse per un po' di disagio, ma sperava che non derivasse da un qualche suo comportamento che, poteva ammetterlo senza alcuna ipocrisia, fino a quel momento era sempre stato sinceramente tranquillo e volto a farlo sentire bene in quella situazione.

In che senso, Indigo?

Una domanda per una domanda, ma non le dispiaceva la cosa.
Anche lei, all'inizio del loro incontro, non aveva risposto subito al quesito di Ferdy, perciò potevano anche considerarsi pari. Il volto della Druida rimase inclinato per qualche istante ancora prima di tornare dritto, i capelli lunghi che seguivano quel movimento con una carezza lieve alla guancia sinistra, delicata quanto un refolo di Eolo sull'erba appena bagnata di rugiada; non smetteva di sorridere, Indigo, ma si trattava di un'espressione di serenità, ora, più che di divertimento vero e proprio, poiché non stavano scherzando al momento ma solo parlando tranquillamente, un mago ed una Druida che condividevano quel momento immerso nella Foresta Proibita, lontano dal Castello e dal resto del mondo in generale.

Trovi strano o inspiegabile il mio modo di fare? Non mi offenderei, se così fosse.

Precisò la ragazza, la voce sincera nel tono così come sincero sembrava essere il suo sguardo, e al tempo stesso il suo corpo, la cui postura rilassata insieme al movimento regolare del petto aiutavano a rendere palese come la Druida non lo stesse mettendo alla prova in qualche modo, ma fosse semplicemente curiosa di sapere cosa Ferdy pensasse di lei.

Ammetto che spesso il mio comportamento mi faccia sembrare... diversa dagli altri. Ma non mi dispiace, sai? E' bello distinguersi dalla massa, mi fa sentire... speciale.

Già, speciale.
Era stata la sua "specialità" a farla mandare via dalla comunità di Pirin, dieci anni prima, facendole credere che fosse una maledizione, qualcosa di cui vergognarsi, da nascondere.
Era stata Dominique, nel corso del tempo, ad aprirle gli occhi e a mostrarle come, invece, il suo fosse un dono raro, che suscitava invidia e gelosia negli altri. Ora, quando si guardava allo specchio, Indigo non aveva nulla da rimproverare a se stessa.
Sbatté le palpebre due o tre volte, nascondendo per pochi decimi di secondo gli occhi alla vista dell'altro, mentre col dito indice della mano sinistra andava a raccogliere la coccinella arrivata ormai a metà coscia, sul vestito naturalmente, per soffiare in modo delicato sul suo esile corpicino, incitandola così ad aprire le ali e librarsi da lei in mezzo a quel verde che, forse, le sarebbe parso infinito: seguì con lo sguardo il volo dell'animale, come affascinata, e solo quando la coccinella fu scomparsa alla sua vista tornò a prestare attenzione a Ferdy, aprendo nuovamente le labbra in sua direzione.

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Messaggioda Ferdy » 12/05/2013, 23:30

La domanda che Indigo gli aveva posto lo aveva disorientato: non voleva fraintendere, per cui, per quanto fosse poco educato, rispose alla sua domanda con un'altra domanda: non era una domanda che si distaccava da quel contesto, anzi; era una domanda che chiedeva un'esplicitazione da parte sua, per cui non c'era nulla di sfrontato o ineducato nella sua azione.
Continuò a fissare un punto fisso nel vuoto, mentre con la coda dell'occhio osservava i suoi movimenti.
Era seduta a terra, al suo fianco; le gambe erano piegate di lato e coperte dal suo vestito verde.
Quella posa le donava molta femminilità e sensualità.
Il suo capo era di nuovo inclinato ed i capelli, ora, le ricadevano in avanti, lambendo il suo viso delicato e dai dolci lineamenti.

Trovi strano o inspiegabile il mio modo di fare? Non mi offenderei, se così fosse.

Non rispose subito; non sapeva se dovesse dirle la verità.
Anche se lei lo stava rassicurando non era facile dire quello che pensava realmente, soprattutto se fosse una cosa fuori dal comune, ma che comunque non era negativa. Lui, al suo posto, si sarebbe sentito strano se qualcun altro avesse detto una cosa del genere, diverso, ecco.
Era quella la parola giusta; una parola che assumeva significati diversi a seconda del contesto, una parola brutta per certi versi, neutra per altri, come in quel caso. Neutra perché poteva significare tutto e niente: Indigo avrebbe potuto interpretare qualunque cosa se lui l'avesse pronunciata.
Alla fine convenne che parlare sinceramente fosse la cosa giusta: se le avesse confessato la verità non avrebbe avuto problemi in un futuro, magari.
Ma ci sarebbe stato un futuro? Era la prima volta che la incontrava, ma a seguito della loro conversazione gli sarebbe dispiaciuto non vederla più.
Chissà se lei avesse avuto più il bisogno di ritornare in quel posto, e chissà se si fosse ricordata di lui, una volta tornata.
Erano degli interrogativi per cui avrebbe tanto voluto delle risposte, ma non si sentiva di porgere quelle domande, non ancora.

Si, lo trovo strano. - rispose serio - E mi piace.

Avrebbe potuto capire di tutto da quella risposta, ma lui voleva solo dire che aveva un modo di fare particolare; era differente dalle altre ragazze.
Nulla sembrava preoccuparla, non aveva nessun pensiero per la testa: era una ragazza che viveva la vita come veniva, senza programmare niente.
Era "folle" per certi aspetti; folle perché nessuno, uomo o donna che fosse, avrebbe mai avuto il coraggio di percorrere un percorso simile: era da ammirare.
Non c'erano modi precisi per definirla, perché ogni aggettivo conteneva in parte la sua vera identità, e solo un piccolo significato nascosto di alcuni aggettivi potevano definirla con esattezza.

Ammetto che spesso il mio comportamento mi faccia sembrare... diversa dagli altri. Ma non mi dispiace, sai? E' bello distinguersi dalla massa, mi fa sentire... speciale.

Sorrise d'istinto, sempre con lo sguardo rivolto in avanti, si era quasi incantato.
Nemmeno "speciale" era l'aggettivo giusto: lei era... era...

Fuori dall'ordinario

Ecco: quella era la definizione che le apparteneva.
Fuori dall'ordinario.
Man mano che il discorso entrava nello specifico, lei non faceva che sorprenderlo.

Tu ti senti speciale?

Solo allora si volto a guardarla: sul volto di Ferdy non si leggeva alcun sorriso; i suoi occhi trasmettevano solo tranquillità, pacatezza, esattamente quando il suo stato d'animo era in perfetta quiete, quando si stava rilassando.
La giovane bulgara, in così poco tempo, era riuscita a fargli raggiungere la tranquillità interiore: quello stato che si prova quando piace parlare con una persona.

Ognuno di noi è speciale: forse non sa di esserlo, ma è così; deve solo aspettare con pazienza, aspettare il giorno in cui questa sua specialità verrà fuori.
Io credo che ora mi senta speciale, perché hai tirato fuori un lato di me che non sapevo di conoscere, oppure che sapevo esistesse ma che non riuscivo a controllare.


E alla fine le regalò un sorriso: se lo meritava.
Si conoscevano da molto poco, eppure parlavano come se fossero amici da una vita.
Indigo coltivava dentro di sé un potere eccezionale, il potere della persuasione, l'arte dell'eloquenza.
Avrebbe tanto voluto restare con lei per il resto della giornata, parlare ancora, ma sentiva il tempo scorrere più veloce che mai, proprio nei momenti in cui lo si desidera di meno.

Dov'è che andrai ora?
Dove passerai la notte?


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Messaggioda Indigo » 13/05/2013, 16:47

Non poteva leggergli nel pensiero, non possedeva una tale capacità, ma non ci voleva un potere del genere per comprendere che con quella domanda l'aveba messo non poco in difficoltà: Ferdy appariva, agli occhi della Druida, come incerto su cosa risponderle. Forse temeva che, dicendo la cosa sbagliata, lei non sarebbe più tornata da quelle parti, perché offesa.
Ma poi, che certezze c'erano sul fatto che all'altro andasse di vederla ancora? Indigo poteva solo ipotizzarlo - I/SS 32 - dal modo in cui Ferdy si approcciava a lei, dai sorrisi che le rivolgeva e dall'imbarazzo motrato davanti alla sua malizia, ma non poteva esserne del tutto sicura.
Naturalmente non gli avrebbe mai posto una domanda del genere, non ce ne sarebbe stato bisogno perché, ne era certa, la questione sarebbe venuta fuori da sola al momento giusto: come Druida, sapeva che il tempo era essenziale per tutto. Tramite esso la terra faceva nascere i suoi frutti, l'acqua riempiva le conche naturali creando laghi e fiumi, il fuoco riscaldava l'ambiente... non si poteva mettere fretta alla natura, e così non lo si poteva fare con le situazioni come quella: sarebbe stato il tempo, come sempre, a permettere alle domande e alle risposte di scivolare fuori dalle labbra di entrambi, agevolando la conversazione.
Ma il ragazzo doveva ancora risponderle, doveva ancora ammettere o meno di essere incuriosito da lei: Indigo attendeva silenziosa e paziente, col capo leggermente inclinato, i capelli a solleticarle la guancia sinistra e il sorriso perennemente sul suo volto, addolcendo i lineamenti già delicati della Druida che sbatteva di tanto in tanto le palpebre e respirava in modo del tutto regolare.

Si, lo trovo strano. E mi piace.

Ammise alla fine Ferdy, colpendola piacevolmente.
Il sorriso le si ampliò sulle labbra, esponendo all'aria i denti bianchi, e gli occhi si accesero leggermente, illuminando il cioccolato delle iridi: non si aspettava che la sua diversità piacesse a qualcuno.
A molti incuteva terrore, o inquietudine, perché non riuscivano a capire chi avessero davanti, ma la cosa non sembrava valere per lui.
Incuriosita dal suo modo di fare, Indigo pose un'altra domanda verso il ragazzo, costringendolo così a voltarsi nella direzione della Druida, il cui sguardo aveva evitato fino a quel momento, e ricevendo una risposta alquanto saggia, soprattutto vista la sua giovane età.

Ognuno di noi è speciale: forse non sa di esserlo, ma è così; deve solo aspettare con pazienza, aspettare il giorno in cui questa sua specialità verrà fuori.
Io credo che ora mi senta speciale, perché hai tirato fuori un lato di me che non sapevo di conoscere, oppure che sapevo esistesse ma che non riuscivo a controllare.


Secondo questo tuo ragionamento, è merito mio se ora ti senti speciale, perché ho stuzzicato un lato inesplorato del tuo carattere. Sicuro di volermi dare tutta questa importanza?

Gli domandò Indigo, sempre sorridente, sempre tranquilla: il tono di voce era sereno, forse appena provocatorio e velato di malizia, ma non vi erano tracce di scherno nelle sue parole né nell'espressione che le aleggiava sul viso. Non stava prendendo in giro chi aveva di fronte, al massimo le veniva spontaneo chiedersi se lui si rendesse conto di cosa implicassero le sue parole.
Stava dicendo che la Druida era appena riuscita a far sbocciare una parte del suo essere prima sconosciuta, o comunque incontrollata, anche a lui, e non era una cosa da poco; era davvero convinto che fosse merito di Indigo e non, magari, dell'ambiente che lo circondava? E se anche la prima ipotesi fosse stata reale, era pronto ad ammettere che colei che aveva di fronte era riuscita a guadagnarsi così tanta importanza in così poco tempo, nel suo mondo?
Non amava la finta modestia, Indigo, riconosceva le proprie capacità, ma non le piaceva nemmeno essere sopravvalutata: l'obiettività verso se stessa rientrava nel suo, sicuramente personale, codice morale e comportamentale, e poco piacevole era, per lei, trovarsi di fronte a chi l'adulava senza motivo, con tutto che spesso si trattava di complimenti rivolti alla sua bellezza o, per chi la conosceva davvero, alle sue capacità.

Dov'è che andrai ora?
Dove passerai la notte?


Ancora una volta, la voce di Ferdy la riscosse dai propri pensieri: sbatté le palpebre e posò le iridi scure sul volto dell'altro, alzando lentamente le spalle in un segno che poteva significare indifferenza o ignoranza, a seconda della risposta. La sua, Indigo la diede poco dopo, sorridendo amabilmente verso il proprio interlocutore.

Credo passeggerò ancora un po' per la Foresta Proibita, poi tornerò a casa.
Ho un piccolo cottage, in Svizzera, immerso nel verde.


Nessun problema a rispondergli, non aveva niente da nascondere riguardo alla propria abitazione, e in fondo la Svizzera non era poi un'indicazione tanto precisa né lontanamente sufficiente per permettere all'altro di farsi un'idea di dove lei abitasse.
Il capo venne inclinato nuovamente, segno che lo stava studiando silenziosa, poi l'ennesimo sorriso affiorò sulle sue labbra.

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Messaggioda Ferdy » 14/05/2013, 22:03

Lo aveva fatto: le aveva confessato che il suo modo di fare gli appariva molto strano e inconsueto, ma gli piaceva, aveva detto anche quello.
Il suo modo di fare lo ispirava, lo faceva ragionare in maniera differente; il fatto che Indigo non conosceva nessuna parte di lui, e di conseguenza nessun difetto, forse lo spingeva a dare il meglio di sé.
Quando Ferdy si voltò poté metterla a fuoco, e la ritrovò nuovamente con il capo inclinato: quel particolare lo incuriosiva più di ogni altra cosa del suo essere, come se stesse studiando un umano per la prima volta.
Sorrise d'istinto: era così buffa, ma al contempo molto carina; quando sbatteva le palpebre ispirava quasi tenerezza, era davvero molto particolare.
Notò che non ci rimase male, anzi, la sua era più un'espressione compiaciuta.
Non si rese conto di aver detto quelle cose, se le avesse dovute ripetere non ci sarebbe riuscito, o forse il pensiero non avrebbe più sortito quell'effetto.
Chissà cosa stava pensando di lui: forse si domandava se ciò che aveva detto Ferdy fosse vero, o una bella bugia, o magari, e perché no, che fosse davvero gentile.
Quella era l'unica delle ipotesi positive: era una percentuale davvero scarsa, ma talvolta l'1% confuta tutto.

Secondo questo tuo ragionamento, è merito mio se ora ti senti speciale, perché ho stuzzicato un lato inesplorato del tuo carattere. Sicuro di volermi dare tutta questa importanza?

Quella risposta lo lasciò spiazzato: Indigo non credeva ciecamente che ciò che avesse detto fosse sincero, non tanto vero; i due termini, infatti, assumevano significati differenti in quel contesto: per vero intendeva dire che le sue parole erano state pronunciate con la consapevolezza; per sincero intendeva dire che il concetto non fosse corretto, e che forse aveva detto qualcosa di troppo esagerato seppur un fondo di verità ci fosse.
Un bel casino, insomma.
Ferdy rimase un po dispiaciuto per quella risposta: forse avrebbe preferito ancora un suo sorriso e il silenzio, piuttosto, ma non si offese.

Beh, pecchi di autostima allora, Indigo!

E con quella frase chiuse lì il discorso, lasciandosi andare ad una risata più breve rispetto alle precedenti.
Il peso del corpo si fece sentire e i gomiti cedettero, facendolo cadere con la schiena per terra; gli occhi rivolti verso il cielo incorniciato dalle punta degli alti alberi verde smeraldo. Si sentiva piccolo di fronte a quell'infinità: la testa vorticava lentamente, tanto che avrebbe voluto volentieri abbassare le palpebre e rilassarsi con il silenzio che nel frattempo aleggiava nell'aria.


Immagine


Ma era tardi per potersi concedere quel tempo: sarebbe volentieri rimasto a parlare ancora con lei, ma un altro giorno, forse; se lei fosse tornata in quel posto.
Nella sua testa si promise di ritornare il giorno dopo, ma senza nessun doppio fine, almeno per il momento.
Chiese ad Indigo dove avrebbe passato la notte; una domanda molto insolita, a dire il vero, anche perché lui, pur sapendolo, non avrebbe risolto granché. La domanda da fare era...

Tornerai domani?

Ma non ebbe il coraggio di pronunciare quelle parole: non voleva che lei fraintendesse e che magari si allontanasse per evitare in intoppi spiacevoli inesistenti.
Lei alzò le spalle, lasciando fraintendere che non avesse una destinazione ben precisa.
Il suo sorriso riaffiorò e fu influenzante: sorrise d'istinto anche lui, senza che ce ne fosse motivo.
Si sentiva quasi stupido, ora.

Credo passeggerò ancora un po' per la Foresta Proibita, poi tornerò a casa.
Ho un piccolo cottage, in Svizzera, immerso nel verde.


Annuì con la testa, senza dire nulla, non voleva dirle che si era fatto tardi e che era costretto a rientrare, ma semplicemente perché non voleva rientrare davvero.
Lei sembrò capire al volo, però: era forse capace di leggergli nella mente?


Devi rientrare?

A quelle parole si alzò e rimase seduto; soppesò l'idea di dover ritornare poi si voltò in direzione del sole calante: mancava poco al tramonto, questione di pochi minuti e il buio sarebbe calato lentamente, insieme al coprifuoco.
Annuì con la testa e fece una smorfia dispiaciuta: era arrivato il momento di salutarsi.
Si fece forza con le braccia per rialzarsi in piedi e le porse una mano; se l'avesse eventualmente afferrata l'avrebbe aiutata a rialzarsi.
La guardò ancora, poi si grattò la testa, indeciso su come si dovesse comportare, poi semplicemente si sporse in avanti e le lasciò un bacio sulla guancia: lei l'avrebbe potuto interpretare come meglio credeva; per lui voleva significare un mucchio di cose: una ragazza simpatica, intelligente e molto carina.
Ma prima di tutte queste cose voleva dire: "Grazie per la preziosa compagnia".

Bene, spero di reincontrarti, Indigo.

Le rivolse l'ultimo sorriso, e se lei avesse detto qualcosa l'avrebbe ascoltata, prima di voltarsi e intraprendere il cammino; si girò un paio di volte per guardarla in volto, poi, una volta oltrepassati i primi alberi, la loro visibilità si ridusse e lei apparteneva solo al ricordo di una piacevole chiacchierata con una bella e strana ragazza... Almeno per ora.
Ferdy
 
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Messaggioda Indigo » 14/05/2013, 22:54

Essere la motivazione, la causa, il mezzo per cui qualcuno si sentiva importante, in questo caso Ferdy: le dispiaceva? No, affatto, ma un po' la sorprendeva. Era abituata a ritrovarsi al centro dell'attenzione grazie a Dominique e alle sue premure, ma non le capitava spesso che qualcuno la considerasse tanto speciale, tanto preziosa dopo appena un'ora o due di conversazione.
Sorrideva comunque, la Druida, trovando piacevoli quelle attenzioni da parte dello studente di Hogwarts, attenzioni comunque delicate, non invasive, un po' come quando lei sfumava il suo tono di voce con la malizia.
Notò l'espressione sul viso dell'altro, come se - I/SS 32 - fosse rimasto deluso, o comunque dispiaciuto, dalla risposta della sua interlocutrice: non voleva offenderlo, credeva che stesse dicendo la verità, che quelle parole gli provenissero dal cuore, ma non era sicura che Ferdy avesse capito l'importanza di esse, l'importanza che attraverso esse stava dando a lei.

Beh, pecchi di autostima allora, Indigo!

Dici? Forse hai ragione.
E tuttavia, sbagliare è accettabile, quando si ha qualcuno che ti corregge.


Replicò la Druida con un sorriso sereno, lasciando fluire dalle labbra quelle parole sibilline, che effettivamente non erano di facile comprensione: stava ammettendo di avere una scarsa autostima? Lo stava prendendo in giro? No, la seconda ipotesi era da escludere almeno stando al tono della sua voce, pulito e sincero, come limpido e libero dalla menzogna o dallo scherno era lo sguardo di lei, le iridi color cioccolato posate sul viso dell'altro che, poco dopo, si lasciò andare all'indietro. Questa volta Indigo non seguì il suo movimento né lo imitò, come aveva fatto prima quando si era seduta a terra, ma alzò semplicemente lo sguardo, socchiudendo gli occhi per respirare a pieni polmoni l'aria salubre della Foresta Proibita, gonfiando il petto prima di espirare lentamente tutta l'aria in eccesso: in un gesto semplice come quello poteva sentire la natura entrarle fin nell'anima, poteva sentire l'energia vitale di fiori e animali, poteva percepire la carezza di Eolo che con refoli leggeri le solleticava la pelle... sensazioni uniche che solo un figlio del Mana, come lo era lei, avrebbe saputo cogliere.
Rispose senza indugi né dubbi alla sua domanda, poiché non le cambiava nulla rivelargli dove fosse situata la sua abitazione, un cottage talmente immerso nella natura e nel verde da sembrare quasi nato da esso, ed ipotizzò poi che lui dovesse rientrare al Castello - I/P 38 - visto l'orario tardo: il movimento del corpo di Ferdy, che passò da steso a seduto, bastò per farle comprendere che aveva toccato forse un tasto dolente ma veritiero; probabilmente si trovava bene in quel luogo ora, parlare con lei gli aveva forse fatto dimenticare tutti i pericoli di cui aveva parlato prima, ma a differenza di Indigo lui aveva degli orari da rispettare e non poteva esimersi dal rientrare se le regole lo imponevano.
Non le rispose vocalmente, ma le tese la mano, segno che era arrivato il momento per lui di congedarsi, e che voleva salutarla a dovere: sorrise la Druida verso il mago ed accettò di prendere la sua mano, le dita che, a contatto con quelle dell'altro, sarebbero risultate piacevolmente fresche ma non troppo, donando una sensazione di benessere al tocco.
Si rimise in piedi, dunque, lisciandosi alcune pieghe presenti sull'abito verde all'altezza della vita, col capo appena abbassato per studiarle con lo sguardo ed i capelli che le incorniciavano dolcemente il volto, prima di rialzarlo e puntare gli occhi su di lui, che sembrava indeciso, incerto anche se Indigo non sapeva su cosa; poi, si sporse verso di lei e le posò un bacio sulla guancia, che sarebbe risultata fresca al contatto esattamente come le sue mani.
Quel gesto la portò a sorridere, sorpresa ma non infastidita, e lo si poteva notare sia dallo sguardo luminoso che dal sorriso sereno, forse anche incuriosito, che esibiva: forse un segno che non era abituata a salutare qualcuno così, soprattutto se conosciuto da poco, ma se anche così fosse stato comunque non le era dispiaciuto ricevere un gesto di congedo così inusuale per lei.

Bene, spero di reincontrarti, Indigo.

Sarebbe bello tornare, questo è un bel posto - convenne la Druida, guardandosi per un momento intorno, con lo sguardo che vagava da un albero possente di fronte a sé ad un fiore delicato poco distante dal suo piede, dal cielo che si stava scurendo sopra le loro teste ad un uccellino che svolazzava lì intorno, prima di tornare su di lui - Sì, credo che ci rivedremo ancora. In fondo, ora, so come trovarti, no?

Aggiunse, riferendosi al fatto che avrebbe tranquillamente potuto scrivergli visto che conosceva il suo nome e cognome, ed indirizzando la lettera alla scuola di Hogwarts sicuramente ci avrebbe pensato il gufo di turno a fare tutto il resto.
Ampliò il suo sorriso, mettendo in mostra i denti bianchi, e come aveva fatto all'inizio di quella loro conversazione, portò la gamba sinistra dietro la destra e le piegò entrambe, in una perfetta e delicata riverenza: era questo il suo modo di salutarlo, di congedarsi da lui.
Osservò Ferdy allontanarsi, sorridendogli ogni qual volta il ragazzo voltava il viso in sua direzione, fino a che non scomparve tra gli alberi: il sorriso si affievolì, ma non scomparve del tutto dalle sue labbra, al massimo assunse toni più divertiti e maliziosi.

Un soggetto alquanto interessante, sì.
Forse questa scuola nasconde più sorprese di quante ne potessi immaginare...


Mormorò la Druida, ruotando di 180° così da dare le spalle alla direzione che aveva preso Ferdy, e riprendere a camminare in mezzo alla natura, ritrovando il picchio rosso che aveva salutato poco più di un'ora prima.

Tornerò.

Gli disse semplicemente nella sua lingua madre, il druidico, prima di socchiudere gli occhi e scomparire da quel luogo in un soffio di vento, il tempo di un battito di ciglia: la sua piccola dimora naturale l'aspettava, così come le coccole di Dominique che sarebbe stata divertita, probabilmente, dal racconto della sua giornata così fuori, per lei, dall'ordinario.


- Fine -


Spoiler:
Uso Incantesimo di Lv. 1: Parlare con gli animali - il Druido può comunicare con gli animali.
Uso Incantesimo di Lv. 8: Parola del ritiro - teletrasporta il Druido ed un soggetto in un posto designato dove sono già stati entro 24 ore.
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Messaggioda Marcus » 27/05/2013, 17:12

[Martedì - ore 23.12]


La Madre aveva ordinato, e lui era pronto ad eseguire: Marcus Azhad non era tipo da perdere tempo né da tergiversare sulle cose, escluso ovviamente quando si trattava di prendere giorni e mesi preziosi a favore di Veronique; aveva tante cose da fare, e aveva deciso di muoversi subito, contattando Melia via gufo per spiegarle quali fossero le direttive del Capo Supremo della Setta.
Dylan Connor sarebbe stato preso, portato alla divisione di genetica sperimentale di Pechino, e da lì sarebbe uscito in un modo del tutto diverso, nuovo: un'altra persona, anzi, un'Aberrazione; e la Herbert in quel senso era fondamentale, per spingere il docente di Alchimia fuori dai confini di Hogwarts e costringerlo a farsi rapire volontariamente.
La stava aspettando, il Tredicesimo, all'interno della Foresta Proibita, lo sguardo sempre serio, imperturbabile, fermo: sapeva che in realtà avrebbe potuto semplicemente aspettare la prima buona occasione e portarsi via Connor senza dire niente a nessuno, ma per quanto lo desse poco a vedere quella ragazzina, Melia, gli stava piuttosto simpatica, forse perché gli ricordava un po' una Veronique più giovane; aveva deciso, perciò, di avvisare la Serpeverde per tempo, spiegarle cos'avrebbero fatto al suo giocattolino preferito, prepararla psicologicamente insomma a trovarsi di fronte una persona del tutto diversa.
In piedi accanto ad un albero, protetto dalla notte che ne celava la figura, Marcus avvea le iridi nere posate sul Castello di Hogwarts in lontananza, in attesa che da esso si palesasse la figura di Melia Herbert.


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Aveva molte cose da fare, e sapeva di doverle sbrigare tutte il più velocemente possibile: alla Madre non piaceva dover aspettare.
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Messaggioda Melia » 28/05/2013, 11:56

[Martedì - ore 23.21]


Essere contattata da Marcus per incontrarsi nel bel mezzo della Foresta Proibita, per lo più di notte, era un fatto nuovo, per lei: i due comunicavano poco, e quando capitava la comunicazione si svolgeva solitamente via gufo; in realtà era stato soprattutto nell'ultimo anno che Azhad aveva iniziato a farsi vivo con lei, da quando cioè Melia era venuta a conoscenza della Setta dei 12 grazie a Zephyr, ed aveva cominciato ad apprenderne i meccanismi.
Erano stati loro a cambiarla, ad avvolgere il suo cuore in un involucro fatto di pelle di serpente, ad iniettarle sangue di Veela nelle vene, a donarle quei poteri e renderla speciale, anzi, letale; l'avevano fatto per avere dalla loro parte un burattino che facesse il loro gioco, ubbidendo alle regole e agli ordini da loro imposti, e fino a che questi avessero avuto come obiettivo quello di creare scompiglio all'interno della scuola, divertendosi alle spalle degli altri, alla Herbert andava benissimo.
Da quando aveva ricevuto i suoi poteri aveva ottenuto un giocattolino personale, evitato alcuni compiti, usato gli studenti più piccoli per combinare qualche scherzetto, ed infine aveva fatto sì che una coppia di professori si lasciasse, il suo piano meglio riuscito; eppure non era abbastanza, per Melia, che avrebbe tanto voluto potersi divertire contro le figure più influenti del Castello, come Monique Vireau, oppure creare una rivolta di studenti talmente grossa ed improvvisa da destabilizzare tutti. Sogni, quelli di una piccola mente diabolica che però, nel suo cercare il caos, manteneva una certa neutralità, non andando ad esempio a dare troppo fastidio a chi riteneva mediamente simpatico - come Typhon, al quale aveva fatto dimenticare completamente il loro ultimo incontro.
Sentiva, insomma, di star svolgendo bene il proprio lavoro, per questo non comprendeva il motivo di quell'incontro segreto con Marcus: se fossero stati nuovi ordini, quelli che doveva consegnarle, avrebbe potuto mandarle un gufo come faceva sempre... allora c'era forse qualche problema? Dentro di sé, la Prefetta temeva c'entrasse Dylan Connor; si rendeva conto da sola di essersi fin troppo legata a lui, un giocattolino che la faceva stare bene oltre l'immaginabile, e con cui spesso si ritrovava a passare più tempo del necessario per il semplice gusto di farlo... e tuttavia questo non le impediva di proseguire nei suoi piccoli gesti caotici quotidiani, quindi perché avrebbe dovuto costituire un problema il loro rapporto?
Scosse il capo, pensierosa ma impassibile nello sguardo, nei movimenti del corpo che aveva lasciato il Castello per inoltrarsi nella Foresta, sfruttando il suo essere in ronda con Zephyr per farsi coprire a dovere ed evitare problemi: Marcus le aveva detto che l'avrebbe aspettata nella parte più interna della boscaglia, così da non poter essere visti, e fu lì che si diresse la Herbert, vestita con una canotta grigia, un paio di pantaloni neri lunghi e delle scarpe da ginnastica, incurante del clima esterno un po' perché cominciava a farsi mite, anche di sera, ed un po' perché tanto, vista la sua temperatura corporea non avrebbe mai potuto sentire freddo.

Mi auguro tu abbia un motivo valido per farmi uscire da scuola a quest'ora e rischiare di mettermi nei casini, Azhad.

Lo apostrofò Melia, quando finalmente riconobbe la sua sagoma nella boscaglia, facendo ancora qualche passo per poi fermarsi di fronte a lui ed alzare il viso per poterlo guardare negli occhi, visto che era alto almeno 30 centimetri più di lei.

Immagine


Che succede? Nuovi ordini da parte dei grandi Capi?

Gli domandò, incrociando le braccia all'altezza del petto con espressione piuttosto impaziente: voleva togliersi il dubbio subito e capire quale fosse l'argomento di conversazione così da potersi tranquillizzare sulla questione Dylan; il docente di Alchimia era importante per la Serpeverde, per quanto all'esterno negasse fermamente la cosa con Zephyr - che comunque la conosceva piuttosto bene da sapere che stava mentendo - e sperava ardentemente che non fosse lui l'oggetto di quella conversazione.
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Messaggioda Marcus » 28/05/2013, 14:21

L'attesa durò circa 10 minuti, e per tutto il tempo Marcus non fece altro che rimanere immobile accanto ad un frassino, mimetizzato perfettamente con l'ambiente che lo circondava, scandagliando l'area di fronte a sé con lo sguardo così da cogliere ogni minimo movimento: non a caso Samhain, la sua bacchetta, si trovava stretta nella mano destra, in fondo la prudenza non era mai troppa.
Allo scoccare dell'undicesimo minuto, le fronde dei cespugli si mossero e da esse, finalmente, fece capolino la figura della Prefetta di Serpeverde Melia Herbert, i cui occhi dorati risplendevano in mezzo a quel buio.

Mi auguro tu abbia un motivo valido per farmi uscire da scuola a quest'ora e rischiare di mettermi nei casini, Azhad.

Sono sicuro che saprai ipnotizzare chiunque possa procurarti dei fastidi, se mai lo dovessi incontrare.

Replicò l'uomo, percorrendo Melia con lo sguardo: gli sembrava in salute ed anche piuttosto tranquilla, ma qualcosa nei suoi occhi [Intuito (Perspicacia/Sesto Senso) 40] lo portava a pensare che forse un minimo d'inquietudine ci fosse nell'altra, che probabilmente voleva soltanto comprendere il motivo di quel colloquio urgente.

Che succede? Nuovi ordini da parte dei grandi Capi?

Non esattamente.
Abbiamo notato
- o meglio, lui l'aveva fatto - che ultimamente ti sei avvicinata parecchio al tuo giocattolino, il professor Connor... ed abbiamo avuto la sensazione che tu ti sia legata a lui più di quanto avresti dovuto.

Si prese qualche secondo di pausa, valutando anche la reazione della ragazza per carpirne eventuali conferme silenziose.

Sai bene che la Setta ha principalmente a cuore i propri scopi, e che non vede di buon occhio le... distrazioni, per così dire. Prassi vorrebbe che il tuo prezioso Connor venisse ucciso, ma credo di poterti offrire un'alternativa migliore.

Proseguì Azhad, ponendo intanto avanti quella minaccia nemmeno troppo velata: avrebbero potuto uccidere Dylan quando volevano, in qualsiasi momento, e se avevano deciso di prendere una strada diversa non era stato per necessità, ma per una sorta di regalo nei confronti della ragazza e del suo buon svolgimento del proprio lavoro ad Hogwarts.

Lo porterò alla divisione sperimentale di Pechino... e lì diventerà un'Aberrazione, proprio come te ed il tuo collega Kenway; in questo modo gli verrà preservata la vita, potrai continuare a frequentarlo, e soprattutto la Setta avrà una pedina in più su cui contare all'interno del Castello.
Mi sembra un'offerta molto generosa, non credi?


Aggiunse l'uomo, umettandosi lentamente le labbra, il tono di voce serio ma atono, privo di qualsivoglia inflessione particolare nel timbro: non poteva dare a vedere i propri pensieri, non poteva dimostrare apertamente di avere un qualsiasi sentimento di compassione o pietà nei confronti dell'altra.

E' chiaro che per poterlo portare a Pechino ho bisogno che tu lo convinca a lasciare Hogwarts e a seguirmi senza fare storie... ma immagino non sarà un problema per te, giusto?

Domandò infine, posando sul suo volto uno sguardo intenso e penetrante, quasi si stesse concentrando per poterle leggere dentro.
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2013-01-18 19:41:23 Yamato d20 20  
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